#Museo Valdese
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Swapmuseum continua con il sostegno del Fondo 8x1000 della Chiesa Valdese
Iniziamo questo lunedì con una super notizia!
Swapmuseum continua per un altro anno insieme grazie al sostegno del Fondo 8x1000 della Chiesa Valdese.
Non vediamo l'ora di condurre 100 nuovi swappers tra i 16-25 anni alla mirabolante scoperta di 11 musei e spazi culturali del Salento:
Museo Sigismondo Castromediano, Lecce
Fabbrica delle parole - Mostra permanente dell'arte della stampa, Lecce
Ecomuseo della Pietra Leccese, Cursi (LE)
Castello Carlo V, Lecce
Palazzo De Gualtieriis, Castrignano de’ Greci (LE)
Museo Archeo - Industriale di Terra d'Otranto, Maglie (LE)
Museo della Ceramica, Cutrofiano (LE)
Castello di Acaya (LE)
Castello di Corigliano d’Otranto (LE)
Museo della Radio, Tuglie (LE)
LaFabbrica - Museo delle Tabacchine, Campi Salentina (LE)
Stay tuned su questi schermi e sui nostri social per rimanere aggiornati delle nuove call 4 swappers!
https://www.swapmuseum.com/
https://www.instagram.com/swapmuseum/
www.facebook.com/swapmuseum
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Guardia Piemontese, la Guardia Lombarda
Guardia Piemontese, la Guardia Lombarda
Racchiusa tra mari e monti, meglio conosciuta come l’isola linguistica del meridione, Guardia Piemontese ha origini che risalgono al lontano XII sec., quando alcuni rifugiati piemontesi, per sfuggire alla miseria e alle persecuzioni, si stabilirono sul territorio vivendo in pace con i paesi limitrofi per molti secoli. (more…)
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#Cardinale Michele Ghislieri#Centro studi lingua occitana#Chiesa del S.S. Rosario#Chiesa di Sant&039;Andrea Apostolo#Guardia Piemontese#isola linguistica del meridione#Museo multimediale#Museo Valdese#Papa Pio V#Porta Carruggio#Porta con spioncino#Porta del Sangue#Portale Palazzo Spinelli#Roccia di Val Pellice#Torre di Guardia
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Il Museo Storico Valdese: otto secoli di storia
Inaugurato il 31 ottobre - giorno della Riforma protestante - a Torre Pellice (Torino) l'unico museo al mondo che racconta gli oltre otto secoli di storia valdese. Un percorso museale che culmina con la torretta panoramica sulle Valli valdesi.
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Turismo sociale
Taormina, giorno dell’Ascensione del 1959: Peppina si fa fare una fotografia da mandare a Raffaele emigrato in Venezuela. È appoggiata alla ringhiera di un terrazzo da cui si dovrebbe godere il panorama sul mare blu e sull’Etna bianca di neve con tanto di pennacchio di fumo, ma come per tante altre cose la sorte non le è propizia e le concede per sfondo solo il grigio uniforme di una foschia in cui si distingue a malappena il profilo della costa.
Peppina è partita all’alba in pullman da Pachino insieme a una trentina di membri della locale comunità valdese per una gita turistica organizzata dal pastore. Non c’è alcun genere di scopo religioso, nessuna comunità consorella da incontrare, nessun convegno da presenziare; pellegrinaggi, chiese e santuari non ne parliamo dacché i valdesi li aborriscono come il diavolo l’acqua santa, e nessuna apparizione miracolosa avrebbe potuto portarli in pellegrinaggio, nessun gioiello d’architettura e d’arte sacra avrebbe potuto portarli in visita a una chiesa o in un museo a vedere cristi crocifissi, madonne e santi. Niente, Peppina è a Taormina per una semplice gita sociale della comunità valdese di Pachino organizzata dal pastore. Per Pachino sono gli albori del turismo sociale, che si sappia nessuno ne aveva fatto prima.
Era la seconda gita sociale a cui Peppina partecipava; la prima, l’anno precedente, l’aveva portata ad Agrigento, al tempio della Concordia. Ma per quella prima gita sociale il pastore non aveva raggiunto un numero di partecipanti sufficienti ad affittare un pullman ed aveva portato Peppina, i suoi bambini e pochi altri ad Agrigento stipati nella sua Fiat 600 multipla: all’epoca non c’erano regolamentazioni, e se c’erano non si conoscevano, e se si conoscevano si poteva esser certi che nessuno avrebbe mai fatto una multa perché quello era il futuro che avanza.
Per quella gita sociale in pullman a Taormina Peppina, che non era mai salita su un pullman per un viaggio così lungo e che sapeva di soffrire di mal d’auto, lei che era abituata al carretto, aveva chiesto consigli alle vicine di casa sugli accorgimenti da usare per non vummucari, per non vomitare. Non potendo far la differenza tra i buoni e i cattivi consigli, aveva deciso di seguirli tutti, e così il giorno della gita s’era portata nella borsetta dei limoni, da che le avevano detto che annusare limoni faceva passare u vuommucu; e poi anche delle olive in salamoia, da che le avevano anche detto che mangiare olive in salamoia faceva passare u vuommucu; e una volta in pullman aveva voluto sedersi nella prima fila di posti dacché le avevano detto che da lì non si sentivano le curve, che erano quelle che facevano vummucari; e durante il viaggio, annusando limoni e mangiando olive salate non avrebbe distolto lo sguardo dalla strada dacché le avevano detto che guardare di lato faceva vummucari; e infine, dacché le avevano detto che u vuommucu dipendeva da come l’autista prendeva le curve, durante il viaggio ad ogni curva non avrebbe mancato di fare le sue raccomandazioni all’autista.
Tutto ciò nonostante, dopo strenua resistenza, giunta alle prime rampe che da Giardini salivano a Taormina, Peppina fece fermare il pullman in un tornante, e vummucau.
“Al mio Raffaele con immenso amore”, scrisse per dedica dietro la fotografia, mettendo davanti ad amore un aggettivo adatto a temperare ogni sospetto che quando le avevano fatto la fotografia si stesse divertendo. E aggiunse luogo e data: “Taormina 7 maggio 1919”, sbagliando clamorosamente anno come a dimostrare a Raffaele quanto quel giorno non fosse stato importante senza di lui.
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MONSAMPOLO DEL TRONTO – Bilancio positivo per la tappa del progetto “Camminata dei musei” che si è svolta sabato 6 luglio.
Un nutrito gruppo di podisti, tra cui una nutrita rappresentanza della comunità filippina ascolana, ha voluto partecipare ad una iniziativa che ha sempre il suo fascino in particolare perché tocca lo splendido “Museo della cripta” capace di attirare l’attenzione di tante persone.
Quest’anno il percorso attraversato ha poi coinvolto anche le due splendide chiese del borgo accogliente di Monsampolo.
Al termine della visita a museo e chiese ha avuto luogo una splendida camminata che si è conclusa con un momento di festa alla presenza di numerose autorità tra cui il sindaco Massimo Narcisi e l’assessore allo sport Luca Schiavi che hanno voluto salutare i podisti della “Camminata dei musei”.
La manifestazione è stata organizzata dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli in collaborazione con Running team d’ lu mont, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Monsampolo del Tronto, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
La partecipazione ai vari eventi del progetto “Camminata dei musei” è gratuita. Per informazioni si può contattare il numero 3495711408 oppure si può visitare il sito www.cooperativemarche.it
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“Il vecchio Padre Tempo ha passato la sua gomma da cancellare su molti uomini, cose, memorie: io invece lo sconfiggo…”: cari ragazzi, per crescere fieri & felici leggete Joseph Conrad (con florilegio di lettere inedite)
Le circostanze congiurano per parlare di Conrad giovane. Soliti piagnistei dalle ‘colonne’ dei giornali laureati a proposito dei giovani che se ne vanno dall’Italia: ‘capitale disperso’, ‘lauree regalate agli altri paesi’, ‘orfanezza dei giovani con genitori che non li seguono’. Un momento. Orfanezza? Tutto vero, la parola è stata lanciata da oltre Tevere non da qualche gerarca, non da qualche direttore di museo ma… da Nicola Lagioia. Sì, l’uomo che scrive “papa Francesco ha pronunciato molte parole nuove” (esordio bestiale, da studente che si è preparato), usa poi raccordi omiletici (“ecco allora che”) e per febbre trasmessagli, immagino, da Recalcati, ci aggiorna con idiozie da prete bello (“viviamo nell’epoca dell’evaporazione dei padri”). Per finire, Lagioia ha il pessimo gusto di sfoderare Conrad.
Conrad e i giovani oggi? Un attimo, qualcosa non torna. Ma se Conrad se n’era andato nei mari d’oriente, una volta rimasto senza genitori… Facciamo un esperimento. Prima vi leggete una lettera di Conrad (1857-1924) al suo mentore ed editore David Garnett che gli impastò la lingua per trent’anni presa da un libro del 1928 mai tradotto in italiano. Poi le sciocchezze di circostanza di Lagioia. Una cosa per volta.
*
20 gennaio 1900
Carissimo Edward,
no, non sapevo di Lord Jim, so soltanto ora che ti piace e ti dico che è vero che per me Jim è sufficiente come lo sono dei muti e sordi sopra le nostre teste (ma hanno una vista così penetrante, sono eloquenti e dall’udito fine). Se pensi che, solo perché non te mandai il manoscritto, la tua opinione non sia più un fattore vitale nella mia esistenza artistica, ti sbagli, purtroppo. Avevo timore di te. Anche ora ho timore. Vedi il lavoro per frammenti. Questo benedetto lavoro è manchevole, lo vedi pur con la tua penetrazione e la tua simpatia ma non potrai proprio dire dove sto puntando e come porrò fine a questo tentativo sconclusionato. Non ci riuscirai. E la verità è che sono imperscrutabile perché sto tutto in superficie, non perché vada in profondità. Sarà come quando ti siedi e ti spostano la sedia da dietro (se volessi gelarti); qualcosa come un pessimo scherzo che ti urterà, senza dubbio. Cattivo e vile. Ora che sei avvisato non cadrai malamente, immagino. (…) C’è stato un John Kochanowski, poeta del Quattrocento che tra altre cose scrisse una trenodia e davvero la nostra letteratura data da allora. Certo il suo nome cognome è simile al mio tanto quanto Brown è come Robinson. Il suo nome viene dal polacco ‘amore’, il mio invece da ‘radice’. Poi negli anni Trenta o Quaranta dell’Ottocento c’era un romanziere del genere del vostro Trollope, ma non era bravo come lui di nome Joseph Korzeniowski. Che è il mio nome ma la famiglia è diversa, il mio nome essendo per intero Joseph Theodor Konrad Natecz Korzeniowski. (…) Il mio altro nonno era Joseph Bobrowski, proprietario terriero, uomo saggio e proprietario di un allevamento di cavalli della Steppa, visse e morì nella sua tenuta di Oratow. Era stimato e se ne sentì la mancanza. Non scrisse nulla tranne qualche lettera (sporadica) e fece molte promesse alla comunità ebraica. Lasciò una grande famiglia di figli e una figlia, Eva, mia madre. In quella famiglia c’era uno straordinario culto per questa sorella della quale ho profittato quando sono rimasto orfano a dieci anni. E certo mia madre non era una donna comune. Le sue lettere a mio padre e ai suoi fratelli le lessi nel 1890, poi le distrussi, per me furono una rivelazione; non scorderò mai il piacere, l’ammirazione e il rammarico inconsolabile per la mia perdita (prima che la potessi apprezzare), lo capii pienamente solo allora. Uno dei suoi fratelli, Thaddeus, per il quale ero più figlio che nipote, era uomo di potente intelligenza e grande forza di carattere, di amplissima influenza nelle tre province di Ucraina, Volhynia e Podolia. Un uomo molto distinto. Un altro, Stefano, nel 1862 fu a capo del Comitato Rivoluzionario Polacco di Varsavia e morì assassinato di lì a poco nell’insurrezione polacca del 1863. Nessun membro delle molte famiglie alle quali si imparentavano questi due zii scrisse mai di lettere; tutti sacrificarono fortuna, libertà e vita per la causa nella quale credevano; e molto pochi ebbero mai la più piccola illusione riguardo al suo successo.
Mio padre era Apollonius N. Korzeniowski. Studente all’università di San Pietroburgo al dipartimento di studi filologici orientali. Mai laureato. Molti debiti. Successi mondani e la solita misura di ‘belle fortune’. Poeta. Si sposò nel 1855. Venne a Varsavia nel 1860. Fu arrestato nel 1862 e dopo dieci mesi di detenzione alla Cittadella fu condannato alla deportazione in Russia. Prima ad Arcangelo, Tsherisgow. Mia madre morì in esilio. Mio pare fu liberato nel ’67 su testimonianza del Principe Gallitzin per il quale non era più pericoloso. Era moribondo. Scrisse una commedia sulla vita moderna in versi, cinque atti (sarà stata del 1854). Tradusse: V. Hugo, Legende du Siécles. Travailleurs de la Mer. Hernani, Alf. de Vigny, Chatterton (dramma in versi). Poi Shakespeare: Much Ado About Nothing, As you like it, Two Gentlemen of Verona, Comedy of Errors, Othello. (Me li ricordo quando gli mandavano le bozze per correzione. Può darsi ve ne fossero altri. Alcuni di questi qui sopra li lessi che avrò avuto non più di otto o nove anni). Dopo la scarcerazione fu a Cracovia (Polonia austriaca) nel comitato editoriale di un giornale (Kraj) fondato allora se ben ricordo dal Principe Leo Sapieha ma era troppo debole per proseguire attivamente in quella direzione. Uomo di grande buon senso, dal temperamento esaltato e sognatore, col dono per l’ironia terribile e dalla disposizione al malinconico, con tutto quel forte sentire religioso che degenerò, dopo la perdita della moglie, nel misticismo accompagnato da disperazione. Dall’aspetto distinto, di conversazione affascinante, il viso quieto e scuro si illuminava quando sorrideva. Lo ricordo bene. Nei suoi ultimi due anni vissi da solo con lui ma perché andare avanti così? C’erano montagne di manoscritti, drammi, versi, prosa, bruciati dopo la sua morte come da disposizioni testamentarie. Un suo amico polacco, critico rispettato, scrisse un pamphlet dal titolo ‘Un poeta poco noto’. E così finis.
Ho scritto abbastanza? Non volevo farlo, quando ho cominciato questa lettera. Avevo sempre il desiderio di scrivere qualcosa del genere per Borys [il figlio] così da risparmiargli abissi peggiori nel futuro. E probabilmente lui non ci darebbe peso. Cos’è Ecuba per lui o cos’è lui per Ecuba. Tempi passati [in italiano], fratello, tempi passati. Lasciamo che se ne vadano.
Sempre tuo
Joseph
*
Ora, con che faccia si può presentare Conrad come il papino dei giovani rimasti soli come fa Lagioia (“nella Linea d’ombra Conrad racconta in modo mirabile il passaggio dalla giovinezza all’età adulta facendo risplendere l’idioma di Shakespeare di nuove luci e di magnifiche ombre”) per portare acqua al suo mulino?
Poi d’accordo, si può andare avanti e vedere chi era il miglior traduttore italiano di Conrad: Piero Jahier, figlio di pastore valdese suicida per adulterio (commesso), uno insomma che capiva la gioventù di Conrad. Manco Conrad fosse uno stinco di santo, se nella lettera a Garnett sulla sua famiglia dice di non voler fare discorsi simili al figlio Borys. Il nostro scrittore era semmai uno che il suo dolore se lo covava da solo: un duro che si oppose a chi gli voleva fargli firmare il manifesto per liberare Casement il quale per non aver distrutto i suoi Diari neri si era messo nelle grane coi Servizi imperiali. E Casement prima era stato un amico col quale Conrad viaggiava in Congo. Ma va bene, battezziamo pure Conrad, tanto per lui parlano le lettere private di quando viaggiava per mare (stampava Cambridge nel 1983). Ecco le più belle.
Le missive di Conrad marinaio sono destinate a un esule polacco che se ne era andato a Cardiff nel 1831 a vendere orologi (era passata la tempesta di rivoluzione del 1830 anche lassù). Per la storia, il suo nome era Spiridion Kliszczewski. Conrad l’aveva conosciuto durante una sosta della nave sulla quale prestava servizio, la Tilkhurst, a Penarth vicino Cardiff per far scorte di carbone. La scena è da immaginarsi così: Conrad si è imbarcato nel 1885, a 25 anni, per Singapore, e scende a Penarth per ripagare un debito al vecchio Spiridion da parte di un altro marinaio polacco, e stringe subito quell’amicizia istintiva che scatta tra esuli. Più crudo e romantico di così…
*
27 settembre, dalla Tilkhurst, Singapore
Caro Signore, d’accordo col Suo desiderio generosamente espresso e alla mia promessa mi affretto a scriverle del mio arrivo qui sano e salvo. Da quando l’ho salutata a Cardiff il globo ha compiuto quasi una mezza rivoluzione su se stesso: il vecchio Padre Tempo che è sempre diligente nei suoi affari ha passato la sua gomma da cancellare su molti uomini, cose, memorie: io invece lo sconfiggo e così non riesce mai a rimuovere dalla mia mente e dal mio cuore il ricordo della gentilezza che Lei e la Sua famiglia avete mostrato a uno straniero in forza di un distante legame nazionale. Temo di non aver espresso adeguatamente questa riconoscenza né a Sua moglie né a Lei; non posso vantarmi di riuscire a farlo con questa lettera, perché nel mio caso quando il cuore è pieno, scarse sono le parole, e tanto più intenso il sentimento che desidero esprimervi.
Ora spero di ricevere una lettera da Lei tra un mese circa. (…) Non desiderando prendere altro del Suo tempo prezioso porto a conclusione questa lettera, riservando per la prossima qualsiasi notizia utile – in risposta alla Sua – spero. I miei complimenti alla signora e una calorosa stretta di mano a tutti i ragazzi di casa, uno per uno. Mi creda, caro Signore,
Suo grato e fedele,
Conrad N. Korzeniowski
*
13 ottobre 1885, da Calcutta
Mio caro Signore (…) il governo liberale è stato sconfitto al voto di bilancio un giorno o due prima che la nostra nave partisse da Penarth, appena arrivato qui ho guardato con ansia tutti i giornali in attesa di grandi cose. Benché meravigliato negativamente, ho notato migliorie nei rapporti con la Germania, che poi è l’unica Potenza con la quale sarebbe da costituire un’utile alleanza in funzione antirussa. Utile, e addirittura possibile. Non si deve meravigliare che il quadro attuale di cose politiche (estere, quantomeno) sia instabile. Gli eventi gettano ombre su di noi – ombre più o meno distorte – e abbastanza profonde da lasciarci intuire una luce sporca, da campo di battaglia, laggiù in un futuro abbastanza prossimo, anche se poi questi eventi grandi e decisivi mi lasciano in un’indifferenza di disperazione; lo sa che, quali che siano i cambiamenti nelle fortune delle nazioni oggi in vita, per il morto non c’è speranza, non c’è salvezza! Abbiamo superato i cancelli con su scritto ‘lasciate ogni speranza’, parole scritte in lettere di sangue e fuoco – ora il cancello è chiuso a tutte le luci di speranza e nulla rimane per noi tranne l’oscura dimenticanza. Davanti a questa sfortuna della nostra nazione, è impossibile la felicità privata nella sua forma semplice che fa esser contenti e sereni. Però sono d’accordo con Lei che una terra libera e ospitale offrirà una certa pace e una piccola dose di felicità anche al più perseguitato della nostra razza – sul piano materiale, si capisce. Quindi ho colto subito il Suo riferimento alla ‘Casa’ e l’ho fatto mio. Quando si parla, si scrive o si pensa in inglese la parola Home sta sempre a indicare, per me, le spiagge accoglienti di Gran Bretagna. (…) Sa che ho letto, studiato e messo su l’abito professionale dei balenieri e dei marinai in questi ultimi quattro anni? Sono di casa riguardo la parte pratica dell’impresa e andrò a fondo. Di più, mi sono assicurato l’aiuto in prima persona di un uomo che è nato e cresciuto in questo commercio il quale, benché si trovi bene dove sta adesso, è pronto a tornare al suo vero compito di cacciatore di balene. Finalmente vedo un vascello tutto per me, e in termini vantaggiosi.
*
A Spiridion, 19 dicembre 1885, Calcutta
Mio caro Signore (…) quando mi leggerà io e il resto del ‘destro pensiero’ saremo aggravati dal risultato delle Elezioni Generali [335 Liberali, 249 Conservatori]. I nuovi idioti affrancati sono stati ripagati dalle aspirazioni del Signor Chamberlain e della sua mandria, e insieme si sono cucinati il piatto nazionale – oca arrosto – come da ricetta. La prossima mossa in cucina sarà un ottimo piatto a base di pesci lessi internazionali. Regna la gioia a San Pietroburgo, nessun dubbio, mentre a Berlino profondo disgusto. L’Internazionale Socialista trionfa e tutte le razze di gatti in Europa prendono a credere in questo giorno di fratellanza universale, di redistribuzione, disordine, tutto in buon ordine, e sul fondo sogni a occhi aperti con canzoncine da infermiere e tutti con le tasche ben piene nel mezzo delle rovine di tutto quel che credevo rispettabile, venerabile e santo. Il grande Impero Britannico è sceso dalla vetta ed è già sul piano inclinato del progresso sociale, delle riforme radicali. Il movimento al ribasso per ora lo si avverte poco, e quei signori astuti che l’hanno provocato possono vantarsi del bel gesto. Ma presto scopriranno che il fato della nazione è fuori dalle loro mani, ora! La valanga alpina scorre sempre più velocemente mentre si avvicina all’abisso, la sua ultima meta! E dov’è l’uomo che possa fermarla? L’opportunità e il giorno per farlo se ne sono andati! Mi creda: se ne sono andati per sempre! Il sole è tramontato, l’ultima barriera è stata rimossa. L’Inghilterra era l’unica barriera contro la spinta di dottrine infernali nate tra la feccia del bordello continentale europeo. E ora, nulla! Il destino di questa nazione e di tutte le altre è venir accolti dalle tenebre nel mezzo di pianto e stridor di denti, passando per rapine, eguaglianza, anarchia e miseria sotto la legge ferrea del dispotismo militare! Questa la lezione del senso comune e della sua logica ‘un uomo, un voto’. Inevitabilmente il socialismo se ne va a finire nel cesarismo. Mi perdoni questa lunga tirata, ma la Sua lettera, così franca in materia, me ne scuserà. La capisco alla perfezione, Lei desidera applicare certi rimedi per sanare i sintomi pericolosi: evidentemente c’è ancora speranza dentro di Lei. Per me non è così da un pezzo, in verità da molto prima ancora. Si va alla deriva!
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Che dire? Orrore, orrore… Ma solo così si spiegano le creazioni di Conrad, quell’odio viscerale per la Russia dura e irrazionale che gli aveva incarcerato ad Arcangelo il padre molti anni prima. E comunque Conrad rimane, le politiche di allora un po’ meno. Conrad rimane perché ha fatto a pugni con la scrittura senza cercare palliativi.
Nel generale disprezzo di Conrad per i russi si staglia però una bella eccezione: Turgenev. Conrad ebbe per lui parole di elogio scrivendo all’amico Garnett nel 1917. A ben vedere, è un encomio che a carriera compiuta poteva rivolgere anche a se stesso… se fosse stato meno spartano. (E fatto salvo il punto sulle donne che il polacco ritraeva a una sola dimensione, mentre Turgenev come il suo mentore Flaubert era il dio che creava donne sulla pagina)
“Quel che rende Turgenev simpatico e benvenuto al mondo anglofono sono le sue creature – esseri umani, fortunati e sfortunati, oppressi e oppressori – non come le altre strane bestie di Russia impegnate nei loro ménage mentre mandano in frantumi le loro anime dannate nelle chiuse alternative delle contraddizioni mistiche. Sono esseri umani, pronti ad amare, pronti a soffrire, pronti a combattere, a vincere e a perdere in quel gioco ispiratore e infinito dove si aspira, giorno per giorno, a un futuro che sempre si allontana da noi. Quando poi questi esseri umani che abbiamo creato vengono portati a provare l’amore, possiamo sperare che rimarranno, almeno, tanto a lungo quanto le emozioni infinite dell’amore. Almeno finché queste non siano rimpiazzate dalla semplicità di una eugenetica perfezionata: e se anche fosse così, le donne non sarebbero cambiate poi molto. Le donne che Turgenev comprese così teneramente, con così tanta reverenza e passione, loro, almeno, sono per sempre”.
Andrea Bianchi
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Conrad a David Garnett
29 novembre 1896
Caro Garnett,
ti mando diciassette pagine ancora, 65-82, del mio amato Negro del Narciso. Mandale a Mr. Pawling, ma prima guardale tu. Mi vergogno a pensare a quante cose mie non ti ho ancora mostrato. È come se avessi fatto a pezzi la mia coscienza, come aver litigato con la mia voce interna: non mi sento al sicuro. Certamente nulla può modificare il corso del Negro. Lasciamo che sia impopolare se così dev’essere. Però mi sembra che la cosa sia preziosa e, in superficie, abbastanza comune per avere del fascino per l’uomo della strada. Come se mancasse un solo punto: bè, è sempre quella la vita. Gioia incompleta, tristezza incompleta, la mezza furfanteria dell’eroismo, la sofferenza a metà. Gli avvenimenti si accumulano e si spingono a vicenda e non succede nulla. Sai quel che intendo. Le opportunità che non durano abbastanza. A meno di non essere in un libro di avventure per ragazzi. Quanto alle mie opportunità, non sono mai finite: si sono consumate prima che avessi l’occasione di fare quel che altri sarebbero riusciti a concludere. Dimmi che ne pensi di quel che vedrai. Io vado avanti. Altre 20 pagine così o anche meno arriveranno a un punto fermo. E non potrò respirare, finché non concludo per me non esistono orologi. Brutta cosa questo scribacchiare. Grazie.
Tuo per sempre, mia moglie vi abbraccia tutti e due
*
27 maggio 1912
Carissimo Edward,
spero di non averti disgustato per il mancato ringraziamento per la vostra traduzione dei Karamazov. Molto bene che tu ti sia ricordato di me, e certo ero estremamente interessato alla cosa. Ma è un grumo impossibile di valore discutibile. È cattivo in modo terrificante e impressionante ed esasperante. Di più, non so da che parte stia Dostoevskij o cosa voglia rivelare, ma so solo che suona troppo russo per me. Come l’urlo di qualche orgoglioso primitivo. Capisco che i Russi l’abbiano appena ‘scoperto’. Auguro loro molta gioia. Certamente la traduzione di tua moglie è incantevole, da spezzare il cuore al solo pensiero, che coraggio e che perseveranza! Lasciami dire, che talento per l’interpretazione. Parlare di ‘traduzione’ per questo suo traguardo è fuori luogo. Eppure l’arte del nostro uomo non si merita questo colpo di fortuna. Turgenev, forse Tolstoj, sono gli unici che si meritano le sue cure. Dille della mia ammirazione e devozione per lei. Le si può solo essere infinitamente grati qualsiasi cosa si pensi o si provi su Dostoevskij.
Sempre tuo
Joseph
* la traduzione è di Andrea Bianchi
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A Torre Pellice apre il nuovo Museo Storico Valdese
Mercoledì 31 ottobre – giorno in cui in tutto in mondo si ricorda la Riforma protestante – a Torre Pellice verrà inaugurato il nuovo Museo Storico Valdese. Grazie al contributo della Tavola Valdese (Otto per mille), della Regione Piemonte e della Società di Studi Valdesi, il sostegno degli sponsor tecnici iGUZZINI e Wunderhaus e il … L'articolo A Torre Pellice apre il nuovo Museo Storico... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2J14WRt via Adriano Montanaro - Alessandria
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Torre Pellice - Passeggiando per l'isola pedonale nella zona valdese. Qui potrete visitare il Tempio, luogo di culto, e il Museo, altrettanto interessante! #valdesi #torrepellice #igerspiemonte #Piemonte
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VENAROTTA – Ancora una volta il progetto “Camminata dei musei” ha fatto centro. Riscontri davvero positivi per l’iniziativa del comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli che in questa quinta tappa della quinta edizione ha coinvolto Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Venarotta, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
La manifestazione che si è svolta domenica 5 maggio a Venarotta ha dato l’opportunità a cittadini marchigiani ed abruzzesi di meglio conoscere alcune delle ricchezze culturali, storiche, naturalistiche ed architettoniche presenti, dimostrando ancora una volta che anche i comuni che sono fuori da grandi circuiti turistici non hanno nulla da invidiare a quelle mete che magari sono maggiormente conosciute e più frequentate.
E Venarotta ha messo a disposizione di questo particolare abbinamento ossia sport (per tenersi in forma e contrastare la vita sedentaria) e cultura (per valorizzare le strutture museali del territorio) davvero dei bei siti. Il Museo del ricamo e dell’artigianato ha incuriosito le persone presenti perché vi sono esposte delle vere e proprie opere di rara bellezza e perché si tratta di un’arte che va sicuramente tramandata.
La cosiddetta chiesa del cardinale, davanti alla quale tutti erano passati almeno una volta in precedenza ma non ci erano mai entrati, è stata illustrata dalla guida turistica Valentina Carradori che ha anche ricordato lo stretto collegamento tra la struttura e San Serafino da Montegranaro.
Particolarmente apprezzato è stato il convento di San Francesco, una struttura che ha davvero affascinato i presenti, che ha subito trasformazioni nel corso dei secoli e che ha un forte legame con due papi, Niccolò IV e Sisto V.
La partecipazione ai vari eventi del progetto “Camminata dei musei” è gratuita. Per informazioni: si può contattare il numero 3495711408 oppure si può visitare il sito www.cooperativemarche.it
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VENAROTTA – Domani, domenica 5 maggio appuntamento alle 9,30 davanti alla sede provvisoria del municipio di Venarotta in via Giorgi per il progetto “Camminata dei musei”.
L’iniziativa è organizzata dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli che in questa quinta tappa della quinta edizione ha coinvolto Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Venarotta, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
In programma visite guidate gratuite al museo del ricamo e dell’artigianato, alla chiesa del cardinale ed al Convento di San Francesco. La manifestazione si svolgerà anche in caso di maltempo.
La partecipazione è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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VENAROTTA – Per la prima volta, alla sua quinta edizione, il progetto “Camminata dei musei” fa tappa a Venarotta. L’iniziativa è organizzata dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli che in questa quinta tappa della quinta edizione ha coinvolto Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Venarotta, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
Domenica 5 maggio, con partenza alle 9,30 davanti alla sede provvisoria del municipio in via Giorgi, prenderà dunque il via una nuova tappa di un progetto che da sempre abbina sport e cultura. E a Venarotta sarà possibile ammirare il museo del ricamo e dell’artigianato, la chiesa del cardinale ed il Convento di San Francesco.
Le finalità dell’iniziativa sono quelle di valorizzare le strutture museali del nostro territorio, soprattutto nei comuni del cratere sismico, ma anche incrementare le opportunità di far movimento per i cittadini, un movimento che contrasta l’insorgere di varie patologie dovute all’inattività fisica. Ma la finalità rimane anche quella di creare momenti di socializzazione e aggregazione per la popolazione.
D’altronde la Nuova Agenda Europea della cultura, un importante documento stilato dalla Commissione europea sul tema delle politiche culturali, evidenzia l’incidenza che proprio la cultura può avere sui grandi temi del terzo millennio: l’integrazione sociale, la salute e l’innovazione. Il segreto per creare un senso di comunità è quello di compiere un’attività insieme, in questo caso una visita a musei e ammirare bellezze storiche, architettoniche e naturalistiche del territorio.
La partecipazione ai vari eventi del progetto “Camminata dei musei” è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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ASCOLI – La tappa “Sulle orme del venerabile Marcucci” del progetto “Camminata dei musei” ha fatto centro. Sono stati numerosi, infatti, coloro che hanno partecipato ad una iniziativa giunta alla quinta edizione che abbina sport e cultura. E sono stati molti i cittadini presenti per la prima volta alla manifestazione.
Il percorso attraversato, da Piazza Arringo fino al Museo in via San Giacomo, è stato particolarmente interessante e la guida Valeria Nicu ha fatto conoscere i luoghi del centro storico strettamente connessi proprio alla vita del venerabile Marcucci.
L’iniziativa è stata organizzata dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli che in questa quinta edizione ha coinvolto Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Associazione Hozho, Comune di Ascoli Piceno, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
Il prossimo appuntamento con il progetto “Camminata dei musei” è fissato per domenica 28 aprile a San Benedetto del Tronto alle 9,30 con la visita al Museo di arte sacra.
La partecipazione ai vari eventi è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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ASCOLI – Domani, domenica 14 aprile è in programma la terza tappa della quinta edizione del progetto “Camminata dei musei” organizzato dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli.
Alle 9,30, con partenza da Piazza Arringo, prenderà il via una nuova camminata tra le vie del centro storico che si concluderà con la visita gratuita al Museo Francesco Antonio Marcucci in via San Giacomo. Il percorso toccherà i luoghi strettamente connessi alla vita del venerabile Francesco Antonio Marcucci fino ad arrivare al convento delle Suore concezioniste.
In caso di maltempo il via sarà dato direttamente davanti al museo. Per questa quinta edizione il progetto “Camminata dei musei” vede il coinvolgimento di Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Associazione Hozho, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
La partecipazione è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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ASCOLI – “Sulle orme del venerabile Marcucci”. E’ questo il titolo di una nuova tappa della quinta edizione del progetto “Camminata dei musei” organizzato dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli. Domenica 14 aprile, infatti, si svolgerà una nuova iniziativa di conoscenza del territorio abbinata alla promozione dell’attività fisica.
Alle 9,30, con partenza da Piazza Arringo, prenderà il via una nuova camminata tra le vie del centro storico che si concluderà con la visita gratuita al Museo Francesco Antonio Marcucci in via San Giacomo.
Per questa quinta edizione il progetto “Camminata dei musei” vede il coinvolgimento di Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Associazione Hozho, Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0. La partecipazione ai vari eventi è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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ASCOLI PICENO – Più di 80 persone hanno partecipato alla seconda tappa della quinta edizione del progetto “Camminata dei musei” organizzato dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli.
In occasione della “Settimana della famiglia 2019 – AP Family”, infatti, sono stati tanti i cittadini di ogni che hanno partecipata ad una lunga camminata nel centro storico (durata quasi tre ore) che ha fatto conoscere la storia delle ceramica ascolana ed i luoghi ad essa collegati come il Museo di Piazza San Tommaso, come il giardino comunale di via dei fiori, come Piazza Cecco d‘Ascoli, come il negozio “Maiolica viva” di Piazza Sant’Agostino e come il Palazzetto Longobardo.
Il percorso, appositamente predisposto dalla guida turistica Valentina Carradori, è stato particolarmente interessante ed ha fatto conoscere ai numerosi partecipanti (tra cui anche stranieri ed un gruppo di abruzzesi) lo splendido centro storico della città.
Per questa quinta edizione il progetto “Camminata dei musei” vede il coinvolgimento di Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Ascoli Piceno (all’interno della manifestazione “Settimana della famiglia 2019 – AP Family”), Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
Il prossimo appuntamento è fissato per il 14 aprile con la visita al Museo Marcucci di Ascoli Piceno. La partecipazione ai vari eventi è gratuita. Per informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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ASCOLI PICENO – Domani, domenica 31 marzo, in occasione della “Settimana della famiglia 2019 – AP Family”, è in programma un nuovo appuntamento con la quinta edizione del progetto “Camminata dei musei” organizzato dal comitato provinciale dell’Unione Sportiva Acli.
E’ infatti in programma (partenza da Piazza Arringo alle ore 9,30) l’iniziativa “Salute in cammino – I luoghi della ceramica”, camminata culturale per le vie del centro storico che comprende anche una visita guidata gratuita al Museo dell’arte delle ceramica in Piazza San Tommaso.
“Ripercorreremo – dice la guida turistica Valentina Carradori – la storia della maiolica ascolana dalle origini alle fabbriche più recenti e poi attraverseremo un percorso, all’interno del centro storico, sui luoghi più insoliti che hanno fatto grande ed importante questa eccellenza ascolana”.
Per questa quinta edizione il progetto “Camminata dei musei” vede il coinvolgimento di Regione Marche, Fondazione nazionale delle comunicazioni, Comune di Ascoli Piceno (all’interno della manifestazione “Settimana della famiglia 2019 – AP Family”), Chiesa valdese fondi 8 per mille e Coop Alleanza 3.0.
La partecipazione è gratuita. Informazioni: 3495711408 o www.cooperativemarche.it
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