#Morti 22 dicembre
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22 dicembre … ricordiamo …
22 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Ronan Vibert, Ronan David Jackson Vibert, attore britannico. Figlio di due artisti, Dilys Jackson e David Vibert, studiò alla Royal Academy of Dramatic Art. Vibert ha avuto una lunga carriera nel teatro, nella radio, nella televisione e nel cinema. Vibert è morto in un ospedale all’età di 58 anni, a seguito di una breve malattia.(n.1964) 2020: Giorgio Gucci, nipote del fondatore della…
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Visto che facebook, continuano a censurare questo post, lo rendo pubblico qui:
"...RIPUBBLICO OGGI IL TELEGRAMMA RICEVUTO DAL PRESIDENTE LUCA ZAIA CON LA MAIL CHE GLI HO INVIATO IN RISPOSTA...
Buonasera Presidente Zaia, non so se mai avrà il coraggio di rispondermi o anche di contattarmi, da veneta trapiantata in Toscana me lo aspetto.
Vengo al dunque e sarò diretta.
Mio padre Lino Maeran di anni 85 è deceduto il 24 dicembre scorso e noi famigliari abbiamo ricevuto una sua mail di condoglianze, condoglianze che solitamente inviate a chi ha perso un famigliare per covid.
Mio padre è entrato nell'ospedale di Feltre (BL) il 19 novembre perché stava male ed era pure positivo.
È rimasto in Geriatria covid per circa 2 settimane, poi ad inizio dicembre è passato in Geriatria normale perché si era negativizzato.
Le sue condizioni erano critiche sia per l'età che per le varie patologie pregresse che aveva, ma non aveva più il covid.
Era negativo.
Infatti il 21 dicembre è stato dimesso e portato in una struttura riabilitativa per anziani a Seren del Grappa (Feltre) ed era negativo al covid sia il 21 dicembre che il 22 dicembre 2022.
Il 23 dicembre è stato riportato in ospedale a Feltre perché non saturava correttamente.
Al Pronto Soccorso lo hanno dichiarato nuovamente positivo al covid, possibile che lo fosse ancora dopo che era passato un solo giorno in cui lo stesso ospedale lo aveva dimesso da negativo???
È stato portato in Pneumologia covid sempre il 23 dicembre verso sera e la mattina presto del 24 dicembre siamo stati chiamati perché il papà si stava spegnendo.
Arrivati io e mio fratello in reparto solo 10 minuti dopo essere stati avvisati abbiamo constato che il nostro adorato padre era purtroppo deceduto, non da poco, come dichiarato dai medici, perché era già freddo.
La verità caro Zaia è che mio padre non aveva il covid ma è stato registrato come morte da covid perché l'ospedale incassa il triplo dei soldi dalla regione rispetto ad una morte normale.
Questo è grave e ci sono tanti casi come il nostro.
La cosa ancora più grave è che per soldi lo hanno lasciato morire da solo come un cane impedendo a noi famigliari di accompagnarlo fino alla fine col nostro calore.
Mio padre era Lino Maeran nato il 29/01/1937 residente in via XXXXXXX a Santa Giustina (BL), vedovo da 15 anni.
Mi chiedo Presidente Zaia se lei avrà mai il coraggio di far luce su queste situazioni di finte morti da covid per scopo speculativo ai danni dei deceduti e delle loro famiglie.
Io sono Liana Maeran nata a Feltre, l'ospedale dove è morto mio padre, e residente da qualche anno in Toscana, via XXXXXXXX Vaiano (PO) cell.XXXXXXXXX
Attendo un suo sincero riscontro
Liana Maeran"
#zaia#veneto#covid#feltre#reparto#ospedale#rimborsi#censura#facebook#italia#governo italiano#reparto covid#reparto ospedaliero
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Zelensky: "L'Ucraina deve poter raggiungere i propri obiettivi" | Putin ai soldati: "Siete i nostri eroi, nessuno può fermarci"
31 dicembre 2023 13:45 TEMPO REALE Attacco ucraino sulla città russa di Belgorod: 22 morti e 110 feriti. I russi rispondono con droni e missili su Kharkiv 31 dic 18:00 Zelensky: nel 2024 più risorse possibili per combattere male russo 31 dic 14:36 Raid ucraino a Belgorod: 24 morti – VIDEO 31 dic 13:58 Putin: “La Russia non farà mai un passo indietro” 31 dic 13:23 Putin ai soldati:…
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Il 13 settembre 1940 le truppe italiane guidate dal generale Rodolfo Graziani entrarono in Egitto e conquistarono immediatamente el sollum e sidi al barrani, la spedizione italiana numericamente era di gran lunga inferiore alle truppe inglesi, per cui Graziani si rifiutò di proseguire verso Marsa matru'h sino a che Badoglio non gli avesse inviato i giusti rinforzi.
Il Duce promise 30.000 camion blindati e una nutrita schiera di uomini, ma poi li mando' in Grecia e nell'inutile Jugoslavia, nel frattempo gli inglesi si erano rinforzati di nuovi arrivi dal regno di Albione che il 9 dicembre scatenarono la controffensiva polverizzando in tre giorni 5 guarnigioni italiane, a quel punto Graziani mandò un telegramma al comando polemizzando "continuerò le manovre quando la patria mi metterà in condizioni di agire" e ripiegò in quel di Tripoli.
Quello stesso anno, precisamente il 24 maggio a Dunkerque, dopo aver circondato l'esercito alleato Anglo Francese, Hitler ordinò la ritirata invece di dare l'assalto finale e vincere così la seconda guerra mondiale definitivamente, per poi suicidarsi con il successivo attacco alla Russia di Stalin il 22 giugno dell'anno successivo.
Ora mi porrei una domanda; è mai possibile che due statisti che sino allora hanno dimostrato tanta lungimiranza nelle politiche interne, risollevando l'economia di Italia e Germania e azzerando in toto la disoccupazione possano essersi bevuti il cervello con due distinti suicidi militari? I modi trionfalistici con i quali questi si sono fatti conoscere e rispettare dai rispettivi popoli, sembrano escludere il tradimento e far ricondurre il tutto a dei semplici errori di valutazione bellica, ma possibile che dei capi di stato circondati da generali esperti possano commettere simili errori? A volte la verità sta' innanzi agli occhi e ci si rifiuta di guardarla, per cui nel 2016 è passata quasi del tutto inosservata la notizia della desecretazione di parte degli archivi inglesi.
La notizia però non è sfuggita al bravissimo saggista Giovanni Fasanella, il quale unitamente a Mario José Cereghino si è precipitato a spulciare nei succitati archivi scoprendo come i servizi segreti inglesi abbiano creato, finanziato e guidato il fascismo e il fascista Mussolini, i risultati delle loro ricerche unitamente a copie delle documentazioni consultate hanno dato vita al libro edito da chiarelettere "nero di Londra" tuttora acquistabile. Ma in effetti qualche dubbio doveva sorgere sin dalla ridicola marcia su Roma, fatta in treno, senza sparare un petardo, annunciata in gran fanfara da tutti i giornali dell'epoca e culminata col Re prono ad accogliere al portone di palazzo Venezia, la delegazione di sovversivi e affidargli solo tre giorni dopo il governo dell'Italia. Facciamo un attimo di chiarezza, non molti anni (6/9 maggio 1898) prima un certo Bava Beccaris plurimedagliato dava ordine di sparare sulla folla lasciando a terra 81 morti e 450 feriti, due anni dopo i reali vennero uccisi in quel di Monza alimentando uno stato di allerta per l'incolumità dei sovrani, tale, che a rigor di logica, l'esercito avrebbe dovuto fare tabula rasa dei fascisti sin dalla stazione di Faenza, invece gli si è lasciata spalancata la porta; errore anche in questo caso o ordini superiori? A tal proposito rimando a chi mi segue la questione anglo Savoia, con la creazione del giornale Serbo "pijemont" (Piemonte ) grazie al quale vennero reclutati tutti i personaggi - era il periodo degli anarchici - che dapprima cambiarono la posizione geopolitica della Serbia, poi diedero il là alla prima guerra mondiale con l'uccisione dell'arciduca Ferdinando in quel di Sarajevo, una cosa talmente ben studiata che gli attentatori e gli attentati progettati furono 7 distinti nello stesso giorno; poche ore prima che Gavilo Princip sparasse all'arciduca, una molotov sbaglio mira colpendo l'auto della scorta, l'attentatore fu' linciato dalla folla.
Tornando per un attimo agli archivi inglesi, nel 2017 il Daily mail ha dato notizia della vendita all'asta del primo documento firmato da Chamberlain nel quale la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania: ebbene, è datato 25 agosto 1939, ovverosia una settimana prima che i tedeschi entrassero in Polonia, però attenzione, non dimentichiamo che Hitler posticipò la data di invasione, appunto di una settimana, cioè sembra quasi che tutte le parti in gioco sapessero.
In Germania qualcuno aveva capito il tradimento di Hitler, difatti organizzarono il famoso attentato fallito che costò la vita tra gli altri alla mitica volpe del deserto, il generale Ervin Rommel, e se qualcuno si stia chiedendo per quale oscura ragione Rudolf Hess fece il mitico volo su Londra nel maggio 1941, beh collegate tale data con quella dell'attacco alla Russia di Stalin. A proposito di quest'ultimo, sapete come reagì alla notizia dell'attacco tedesco? Si chiuse per 10 giorni nella sua Dacia a riflettere, ovverosia non se lo aspettava minimamente.
A questo punto la domanda è "cui prodest?"
Chissà perché, chissà percome, da ogni manovra i primi a trarne vantaggio sono sempre gli inglesi.
Facendo notare che se un esperimento funziona lo si replicherà ogni qualvolta lo si ritiene opportuno e vantaggioso, mi sposterei ai giorni nostri. Da circa un ventennio nel vecchio continente, a est, regna incontrastato un grande statista lungimirante che ha risollevato le sorti della sua nazione, quintuplicando stipendi e pensioni, quasi azzerando la disoccupazione, questo statista qualche anno fa' è entrato in guerra contro una piccola nazione e facendo esattamente il contrario di quanto sta' scritto in un manuale di tattica militare, è riuscito sinora nell'improbabile impresa di dilatare all'infinito un conflitto che avrebbe potuto vincere in pochi giorni: si è dimenticato di avere un aviazione, non distrugge le strade di accesso dei rifornimenti del nemico, ha mandato in prima linea gli istruttori distruggendo così il proprio stesso esercito, non salvaguarda le proprie postazioni strategiche, ha lasciato in bella mostra facendola distruggere la nave ammiraglia della sua marina, ha lasciato venissero distrutte le sue strutture logistiche, ha creato divisioni tra le sue stesse truppe creando presupposti per degli ammutinamenti, ma niente, non è bastato per far si che - al pari degli altri due statisti citati- la fiducia del proprio popolo venisse meno e qualcuno cominciasse a pensare che tali "errori" bellici siano in realtà un tradimento.
Veniamo al Mali, quarto produttore di uranio al mondo e unico fornitore per le centrali nucleari francesi; se la Francia dovesse perdere tali forniture dovrebbe ripiegare su altre fonti, amplificando l'attuale crisi energetica europea. La Francia - per chi avesse la memoria corta- è quella nazione che non ci ha pensato due volte a radere al suolo la Libia per impossessarsi del petrolio altrimenti destinato all'italia, ma in questo caso sembra che non abbia intenzione alcuna di muoversi.
Al tempo stesso la Russia ha allargato le sue manovre in Africa disperdendo ulteriormente le proprie forze belliche.
Avete ancora dei dubbi? Temete possa esserci una catastrofe nucleare? Tranquillizzatevi, nessun ordigno nucleare verrà mai utilizzato ( a meno che non si voglia provocare la Corea) e tra parentesi, la Russia amicissima dell'Iran mai si è sognata di fornire loro arsenale nucleare, sarà forse perché non sono allineati al sistema? Stesso discorso per la Siria, eppure Putin e Assad sono amiconi per la pelle.
In tutto questo ho una sola domanda; qual è il vero nome di Putin?
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Lecce, trasmesso il film "Memories - I ragazzi delle scorte"
Lecce, trasmesso il film "Memories - I ragazzi delle scorte". A trent’anni di distanza il film della serie “Memories” racconta la storia degli otto agenti di polizia che morirono insieme a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Francesca Morvillo negli attentati mafiosi del 1992 ed è stato presentato ieri 5 dicembre in anteprima alle 18.00 presso la sala cinema ANICA di Roma. Prima della proiezione il Presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Lamberto Giannini e i familiari delle vittime delle stragi. «Io sono rimasta intrappolata, io non ne esco più da questa storia» inizia così il film Memories “I RAGAZZI DELLE SCORTE”, coprodotto dal Ministero dell’Interno - Dipartimento Pubblica Sicurezza e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Anniversari Nazionali con 42° Parallelo. La voce è quella di Rosaria Costa, vedova dell’agente della Polizia di Stato Vito Schifani morto a Capaci, e sintetizza in maniera profonda e intima il sentimento di un intero Paese. Il senso di colpa che prepotentemente ci riporta a quei giorni, a Capaci, a via D’Amelio. Il film “I ragazzi delle scorte”, che nei prossimi giorni sarà pubblicato su RaiPlay ed andrà in onda su RaiUno il 30 dicembre in seconda serata, mette al centro del racconto le vite spezzate di Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina ed Emanuela Loi, gli otto poliziotti che facevano parte della scorta di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. Insieme a Rosaria Costa nel film la testimonianza del vice sovrintendete della Polizia di Stato Salvatore Lopresti, membro del reparto scorte della Questura di Palermo, che racconta come la ferita personale per la perdita di otto colleghi sia di fatto anche una ferita più grande, che tocca tutti gli italiani. «Per 27 anni non sono riuscito a ritornare in via D’Amelio - racconta Lopresti nel film - perché mi ritornava sempre addosso quella puzza di polvere mista a tritolo e carne bruciata. Ogni tanto quell’odore ancora riaffiora, ora sono passati 30 anni, io credo nelle istituzioni e spero che prima o poi si possa affermare tutta la verità e che quella verità riesca a far finalmente scomparire quella puzza di tritolo e carne bruciata». «Gli orrori - continua Rosaria Costa nel film - non servono per spaventarci, ma devono servire per creare memoria, per capire che otto poliziotti, otto giovani ragazzi sono morti per noi, per tutta l’Italia. All’epoca dell’attentato avevo solo 22 anni, dopo trent’anni non vedo più Vito come un marito ma come un figlio, mi sento la madre di un figlio che non ha avuto giustizia e questo fa ancora più male». “I ragazzi delle scorte” è un prodotto realizzato per celebrare la conclusione del trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio, un film che punta il faro della memoria anche su chi, proprio in virtù della sua funzione di agente di scorta e protezione, spesso rimaneva lontano dai riflettori. Il film è stato scritto da Giorgia Furlan, Alessia Arcolaci e Josella Porto, regia di Gabriele Ciances, fotografia di Claudio Cascavilla con la supervisione di Daniele Ciprì.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Un contributo dell'Usi Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912, tratto da “Lotta di Classe” di aprile 2022 e a cura di Claudia Santi (segretaria generale Nazionale USI)
Per favore non chiamatele morti bianche! Sono morti nere come la coscienza di chi, per non rinunciare a qualche fetta di profitto, taglia sulla sicurezza considerandola un costo improduttivo. E intanto il numero degli incidenti sul lavoro continua ad aumentare. Nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati INAIL). Dall’ inizio dell’anno, gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro sono 279: ben 11 di questi si sono verificati tra il 22 e il 25 marzo. Con questo trend, si prevedono oltre 1000 morti sul lavoro entro la fine dell’anno. C’è poi da considerare tutto il lavoro nero e il lavoro sommerso, che in Italia, ha una notevole incidenza, e per il quale non esistono né numeri, né stime neanche approssimative.
Secondo i dati pubblicati dall’INAIL relativi al mese di gennaio 2022, le denunce di infortunio trasmesse all’istituto sono state 57.583 (+ 47% rispetto a gennaio 2021 e + 23,9% rispetto a gennaio 2019). Il numero degli incidenti sul lavoro che hanno coinvolto lavoratrici ha subito un incremento del 61,9%, mentre quello che ha coinvolto lavoratori è aumentato del 34% (degli infortuni tra i giovanissimi abbiamo trattato nel numero di dicembre 2021). Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale registrate nel mese di gennaio 2022 sono state 46, quasi l’11% in più rispetto a quelle registrate nel primo mese del 2021. L'analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: l’incremento più marcato è relativo all’area del Nord-Ovest (+79,7%), a seguire il Sud (+53,5%), il Centro (+36,6%), le Isole (+32,0%) e il Nord-Est (+22,0%). L’INAIL ha registrato anche un aumento dei casi di infortunio in itinere che sono quasi raddoppiati, passando da 7 a 13 nel solo mese di gennaio. Uno dei settori in cui si muore di più è quello della manutenzione, a causa del carattere fatiscente delle strutture e delle infrastrutture. Il 21 marzo scorso, un operaio ha perso la vita, mentre lavorava alla manutenzione di un palo del telefono a Fagnano Olona (Varese): il palo telefonico si è spezzato e ha ceduto, provocando la caduta dell’operaio da un’altezza di oltre quattro metri.
A questa triste contabilità si aggiunge il rapporto sui decessi da Covid: dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’INAIL sono 229.037, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,8% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. I casi mortali da Covid-19, denunciati da inizio pandemia, sono 835. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne: la percentuale delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati si attesta, infatti, al 68,3%. I comparti produttivi del trasporto e del magazzinaggio hanno registrato nel corso del 2021 e nel primo bimestre del 2022, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020: in particolare, il magazzinaggio a gennaio 2022 conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 2.900 casi). La provincia in cui si registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione (febbraio 2022) è quella di Roma. Questi numeri stanno ad indicare che è venuto a mancare o che è stato carente il sistema delle misure preventive, prima di tutto le misure di igiene e sanificazione.
E mentre mass media e governanti ci invitano calorosamente alla commozione per i “gloriosi caduti” nella difesa delle città dell’Ucraina, la strage sui posti di lavoro continua incessante nel silenzio generale, perché una morte sul lavoro non fa notizia né audience e non attrae proventi dalla pubblicità. LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA SUL LAVORO NON E’ UN “COSTO” DA RIDURRE, ELIMINARE PER MANTENERE MARGINI DI PROFITTO.
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😳 Un gioco che ti fa perdere nella realtà. 👉🏻 #puzzle Lucas Chardon è rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Finalmente decide di raccontare alla sua psichiatra la verità su quel 22 dicembre. Vuole rivelare chi è l’assassino degli otto escursionisti trovati morti in un rifugio in montagna. Intanto Ilan viene contattato dalla sua ex: lei ha trovato l’ingresso di Paranoia, un gioco complesso, criptico, un gioco che ti fa dubitare della realtà e della propria salute mentale. Una volta ammessi al gioco vengono trasferiti insieme agli altri partecipanti in quello che sarà il loro “tabellone”: un ospedale psichiatrico. Dovranno trovare le chiavi per sbloccare gli obbiettivi successivi fino a trovare quella che aprirà la cassaforte. 👍🏻 Delirio, follia, ricordi che svaniscono, omicidi. Un gioco pericoloso che ti confonde, ti fa perdere nella tua stessa mente. In realtà è il gioco a giocare con te. È tutto reale ma non è la realtà, è una finzione difficile da smascherare perché ben impiantata nella mente. 👎🏻👍🏻 La trama, in particolare il tema del gioco pericoloso ultimamente è protagonista di fin troppi libri. Non è quindi originalissimo ma qui viene trattato dal punto di vista psicologico e ciò rende il tutto più affascinante. Mi ha ricordato un po’ “Il ladro di anime”. 👍🏻 Una storia contorta. La mente del protagonista viene stravolta, confusa, raggirata. 👍🏻 Una narrazione scorrevole che ti coinvolge fino alla fine. 👎🏻 Il finale è prevedibile. ❓Anche mai letto qualcosa di questo autore? #franckthilliez #thrillerpsicologico #antrodilibri #bibliophilelegentibus #amicandito #ilclubdeilettorifelici #storiebookite1 #thebookclubpost https://www.instagram.com/p/Ckp3go-qCpM/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Il memorabile intervento del senatore Roberto Scarpinato al Senato. Lo riportiamo integralmente. Da incorniciare
"Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare"
"Signora Presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso Lei e i suoi ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione.
Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante.
Sono consapevole che nel corso della campagna elettorale, lei Signora Presidente ha testualmente dichiarato: “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche”.
Concetto che ha ribadito nelle sue dichiarazioni programmatiche.
Tuttavia lei sa bene che il fascismo non è stato solo un regime politico consegnato alla storia della prima metà del Novecento, ma è anche un’ideologia che è sopravvissuta al crollo della dittatura e all’avvento della Repubblica, assumendo le forme del neofascismo.
Un neofascismo che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche variamente denominate che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e hanno coagulato tutte le forze più reazionarie del paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia.
Un neofascismo eversivo del nuovo ordine repubblicano che è stato coprotagonista della strategia della tensione attuata anche con una ininterrotta sequenza di stragi che non ha uguali nella storia di nessun altro paese europeo, e che ha vilmente falcidiato le vite di tanti cittadini innocenti, considerati carne da macello da sacrificare sull’altare dell’obiettivo politico di sabotare l’attuazione della Costituzione o peggio, di stravolgerla instaurando una repubblica presidenziale sull’onda dell’emergenza.
Ebbene non è a mio parere certamente indice di convinta adesione ai valori della Costituzione, la circostanza che Lei e la sua parte politica sino ad epoca recentissima abbiate significativamente eletto a figure di riferimento della vostra attività politica, alcuni personaggi che sono stati protagonisti del neofascismo e tra i più strenui nemici della nostra Costituzione.
Mi riferisco, ad esempio, a Pino Rauti, fondatore nel 1956 di Ordine Nuovo che non fu solo centro di cultura fascista, ma anche incubatore di idee messe poi in opera nella strategia della tensione da tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti con sentenze definitive autori delle stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro paese, tra i quali, per citare solo alcuni esempi, mi limito a ricordare Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tremonti, tutti gravitanti nell’area di Ordine Nuovo.
A proposito di padri nobili e di figure di riferimento, mi pare inquietante che il 14 aprile del 2022 il deputato di Fratelli di Italia Federico Mollicone abbia organizzato nella sala capitolare di questo Senato un convegno dedicato alla memoria del generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ‘70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi di reclusione per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti e 88 feriti e che diede avvio al periodo stragista della strategia della tensione.
Proprio i depistaggi delle indagini posti in essere in quella strage e in tante altre stragi da personaggi come il generale Maletti, hanno garantito sino ad oggi l’impunità di mandanti ed esecutori, segnando l’impotenza dello Stato italiano a rendere giustizia alle vittime e verità al Paese.
Ebbene il deputato Mollicone ha definito il generale Maletti come un “uomo dello Stato che ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa”.
Dinanzi a simili affermazioni, viene da chiedersi, Presidente Meloni, quale sia l’idea di Stato della sua parte politica.
Lo Stato di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, e di tante altre figure esemplari che hanno sacrificato le loro vite per difendere la nostra Costituzione, oppure lo Stato occulto di personaggi come Maletti, traditori della Costituzione, che hanno garantito l’impunità dei mandanti eccellenti di tante stragi e dato assistenza e copertura agli esecutori neofascisti?
E mi sembrano coerenti con il suo quadro di valori di ascendenza neofascista, antinomici a quelli costituzionali, alcune significative iniziative politiche da Lei assunte nel recente passato.
Mi riferisco, ad esempio, al suo sostegno nel 2018 alla proposta di legge di abolire la legge 25 giugno 1993, n. 205 (c.d. legge Mancino) che punisce con la reclusione chi pubblicamente esalta i metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche.
E ancora, a proposito della incoerenza del suo quadro di valori con quelli costituzionali, mi pare significativa la sua proposta di abrogare il reato di tortura subito dopo che tale reato fu introdotto dal legislatore il 14 luglio 2017, a seguito della sentenza di condanna del nostro paese emessa dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per le violenze ed i pestaggi posti in essere dalle Forze di Polizia alla Scuola Diaz in occasione del G8 svoltosi nel luglio del 2001 a Genova.
La sua parte politica definì testualmente tale nuovo reato “una infamia” e lei Presidente Meloni dichiarò che il reato di tortura impediva agli agenti di fare il proprio lavoro.
Ho citato tali precedenti perché sia chiaro che non bastano né la sua presa di distanza dal Fascismo storico, né la cortese e labiale condiscendenza del neo Presidente del Senato Ignazio La Russa al discorso di apertura dei lavori del nuovo Senato della senatrice Liliana Segre, vittima della violenza fascista, per dichiarare chiusi i conti con il passato ed inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale, che sarà possibile solo se e quando questo paese avrà piena verità per le tutte le stragi del neofascismo e quando dal vostro Pantheon politico saranno definitivamente esclusi tutti coloro che a vario titolo si resero corresponsabili di una stagione di violenza politica che costituì l’occulta prosecuzione della violenza fascista nella storia repubblicana.
Un paese che rimuove il suo passato dietro la coltre della retorica, quella retorica di stato che Leonardo Sciascia definiva il sudario dietro il quale si celano le piaghe purulente della Nazione, è un paese di democrazia incompiuta e malata, sempre esposto al pericolo di rivivere il passato rimosso.
E a questo riguardo desta viva preoccupazione la volontà da Lei ribadita di volere mettere mano alla Costituzione per instaurare una repubblica presidenziale che in un paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condivisi, potrebbe rilevarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico, per fare rivivere il vecchio sogno fascista dell’uomo solo al comando nella moderna forma della c.d. democratura o della democrazia illiberale.
I problemi irrisolti del passato si proiettano sul futuro anche sotto altri profili che hanno una rilevanza immediata.
Può una forza politica che si appresta a governare con simili ascendenze culturali, ampiamente condivise dalle altre forze politiche della maggioranza, Lega e Forza Italia, attuare politiche che pongano fine alla crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia sociale che affligge il nostro paese?
La risposta è negativa.
Perché questa crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia non è frutto di un destino cinico e baro, ma il risultato di scelte politiche a lungo praticate dall’establishment di potere di questo paese che ha surrettiziamente sostituto la tavola dei valori della Costituzione con la bibbia neoliberista, i cui principi antiegualitari e antisolidaristici sono ampiamente condivisi dal grande e piccolo padronato nazionale.
Lei signora Presidente e la sua maggioranza politica non siete l’alternativa all’ establishment.
Come attesta anche la composizione della sua squadra di governo e la crescente condiscendenza dei Palazzi del potere nei confronti del suo governo, siete piuttosto il suo ultimo travestimento che nella patria del Gattopardo consente al vecchio di celarsi dietro le maschere del nuovo, creando l’illusione del cambiamento.
Voi siete stati storicamente e resterete l’espressione degli interessi del padronato.
E quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia tenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire serie perplessità al riguardo tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia.
Perplessità che si accrescono tenuto conto dell’intenzione anticipata dal neo Ministro delle Giustizia di tagliare le spese per le intercettazioni, strumenti indispensabili per le indagini in tale materia, di abrogare il reato di abuso di ufficio, e di dare corso ad una serie di iniziative che hanno tutte la caratteristica di limitare i poteri di indagine della magistratura nei confronti della criminalità dei colletti bianchi.
Noi siamo le nostre scelte On.le Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare.
Certamente non dalla parte degli ultimi, non dalla parte della Costituzione e dei suoi valori di eguaglianza e di giustizia sociale, non dalla parte dei martiri della Resistenza e di coloro che per la difesa della legalità costituzionale hanno sacrificato la propria vita."
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Shoichi Yokoi, la storia del soldato giapponese nascosto per trent’anni nella giungla DI MICHELE GIORDANO (...) Il sergente Shoichi Yokoi nulla sapeva, però, del bombardamento del Giappone né, dunque, della conseguente resa degli irriducibili del Sol Levante: soltanto mezzo secolo fa, il 24 gennaio del ’72 (proprio oggi ricorrono i cinquant’anni dell’evento), Yokoi venne ritrovato ed ebbe contezza (anche se lui dichiarò a caldo, in stato confusionale, di saperlo) che la guerra era finita, dopo aver trascorso quell’interminabile periodo di selvaggia inconsapevolezza nella giungla delle Filippine. La sua unità era stata sorpresa dagli americani che erano sbarcati in quella zona la notte del 21 luglio ’45. Inizialmente con lui avevano vissuto il forzato esilio due compagni (morti nel ’64) e Yokoi restò solo, nascondendosi in un’area montuosa. Del resto, gli ordini erano di combattere fino alla morte in rispetto del rigido codice etico giapponese del Bushido. Isolato dalla civiltà e in armi (inizialmente… fin che non si arrugginirono), si cibò di ciò che la natura gli offriva: noci di cocco, frutti dell’albero del pane, papaia, lumache, anguille e topi, persino di corteccia d’albero, potendo contare temporaneamente solo sull’attrezzatura militare d’ordinanza. La casa di Yokoi era una grotta sotterranea, una sorta di tunnel nascosto in un boschetto di bambù. Essendo stato, da civile, un sarto, riuscì a cucirsi addosso abiti di fortuna realizzati con foglie di palma, ibisco e altre piante. Fu avvistato, dopo 28 anni di isolamento, mentre pescava nel fiume Talofofo, da due cacciatori locali che lo scortarono presso le autorità locali: aveva 57 anni. Il rapporto di polizia lo descrive, al ritrovamento, come “un uomo magro, pallido, apparentemente debole, barba corta, capelli tagliati grossolanamente sulla schiena, scalzo e vestito con pantaloni corti e maglietta sporchi”. I medici del Guam Memorial Hospital dissero che “la sua pressione sanguigna, il cuore e il polso erano normali, ma sembrava anemico, a causa della sua dieta priva di sale”. Tornato in Giappone, sconcertato e inizialmente incapace di rapportarsi con una società a lui sconosciuta nonostante fosse stato accolto come un eroe, dichiarò: “Ho vergogna di ritornare vivo”. Via via si riprese e, divenuto un personaggio, nel ’74 si presentò persino per un seggio alla camera alta del parlamento, ma non venne eletto, e tirò avanti con corsi di sopravvivenza e apparizioni in tv. Scrisse anche un libro (Lettere dal Pacifico). Si sposò e, d’accordo con la moglie Mihoko, decise per una luna di miele proprio… a Guam. Morì, ottantaduenne, per un infarto, il 22 settembre del ’97. Il caso di Yokoi, pur essendo quello che primeggia per lunghezza temporale, non è certo l’unico nel suo genere: i cosiddetti zan-ryū Nippon hei ovvero soldati fantasma nipponici, quelli che, per svariate ragioni, dopo il 2 settembre ’45, non abbandonarono la divisa, sono moltissimi. I servizi segreti Usa stimarono in 550mila uomini l’ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori dal Giappone con un ulteriore milione e 600 mila militari dislocati in Cina e Manciuria, ancora impegnati in guerriglie con sovietici e cinesi. Ma se, fra la metà di settembre e il dicembre ’45, la maggior parte di queste truppe allo sbando si arrese agli alleati, alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, resistettero con azioni paramilitari ancora per parecchi mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata, venne uccisa in scontri a fuoco, morì per cause naturali o, infine, si arrese nella seconda metà degli anni Quaranta. Ma non tutti. Una delle più note vicende dei resistenti è quella dei soldati Hiroo Onada e Fumio Nakahira che uscirono allo scoperto dopo anni di latitanza, nel ’74. Il regista Arthur Harari ha tratto un film, Onoda – 10000 nights in the jungle, sulla loro vicenda. Premiato l’anno scorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard è stato penalizzato, quanto a distribuzione, dal Covid-19. C’è poi la storia di Noubo Sangrayban, che, dopo aver visto, nel ’97, al suo ritrovamento, le foto delle moderne città giapponesi, preferì continuare a vivere nella giungla. Statisticamente – riportano attendibili fonti storiche e giornalistiche – è probabile che altri soldati giapponesi ancora non sanno (o sono morti senza sapere) che la guerra è finita da 76 anni (l’ultimo ritrovamento, non confermato dalle autorità giapponesi, risalirebbe al maggio del 2005!). Sergio Corbucci ci ha persino scherzato su con il film Chi trova un amico trova un tesoro (1981) laddove la coppia Bud Spencer-Terence Hill, alla ricerca di un tesoro, trovano, come suo custode, un samurai che crede d’essere ancora in guerra con l’occidente.
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Matteo Renzi: «Conte mi accusa? Malato di complottismo. Ma con Draghi sono arrivati i risultati»
Senatore Renzi, Giuseppe Conte sul «Corriere» la accusa di essersi prestato a un’operazione per farlo fuori. «Nessuna operazione men che mai segreta: ho lavorato alla luce del sole perché pensavo che Draghi fosse meglio di Conte. Dopo le prime settimane lo penso ancora di più. Non solo non mi nascondo, dunque, ma rivendico questa operazione. Le accuse che Conte mi rivolge sono per me medaglie al merito».
Non crede quindi che vi fossero, come dice Conte, interessi politici economici che convergevano per farlo saltare? «Il complottismo è la malattia di chi non si assume mai le proprie responsabilità. Tutti i media erano schierati contro la crisi, il Pd diceva o Conte o morte, Confindustria sponsorizzava i ministri uscenti fino all’ultimo. Ma quali complotti? Un interesse economico per sostituire Draghi con Conte effettivamente c’era: quello dei nostri figli. Il debito pubblico oggi è in mano più sicure. E io sono orgoglioso di ciò che abbiamo fatto da soli, controcorrente».
Non lo ha fatto saltare, come sostiene Conte, perché Iv non decollava nei sondaggi? «Solo da noi si confondono i sondaggi con la politica. La decisione costante basata sul consenso anima il Grande Fratello, non il Parlamento. Temo che Casalino e Conte non abbiano fino in fondo capito la differenza. Quanto ai sondaggi: ci danno sempre per morti. Però nel 2018 abbiamo impedito il governo Di Maio, nel 2019 abbiamo impedito il governo Salvini, nel 2021 abbiamo impedito il governo Conte ter. Lasciamo pure che gli amanti dei reality si trastullino coi sondaggi, noi facciamo politica. E i risultati arrivano. Gli altri fanno le somme dei sondaggi, noi facciamo la differenza con la politica».
Uno dei punti da lei contestati a Conte era il Pnrr. L’ex premier dice che il suo e quello di Draghi sono praticamente uguali. «Per fare un paragone bisogna conoscere almeno uno dei termini della questione. Conte non aveva letto il Pnrr del suo governo come scoprimmo con sorpresa a dicembre 2020. Da quello che dice evidentemente non ha letto neanche quello di Draghi. La svolta tra i due governi è evidente non solo sul Pnrr, ma anche sui vaccini, sulle riaperture, sul ruolo internazionale dell’Italia. E naturalmente passare da Arcuri a Figliuolo è un piccolo passo per il governo, un grande passo per gli italiani. Spero che si faccia presto una commissione di inchiesta così capiremo che fine hanno fatto in banchi a rotelle di Azzolina, i ventilatori cinesi di D’Alema, le mascherine di Arcuri. Troppi soldi sono girati sempre dagli stessi uffici, presto capiremo perché».
Lei ha presentato una denuncia sul servizio di «Report» che ha mandato in onda un filmato di un suo colloquio con Marco Mancini, sostiene di essere stato intercettato e seguito. «La versione di Report è piena di contraddizioni. La testimone si confonde più volte sul chi è partito prima, sul cosa ha ascoltato, dice cose che poi nega, afferma di aver visto le macchine andare in due direzioni diverse, il che da un autogrill imporrebbe di andare contromano. Su questa cosa vogliamo solo sapere se la Rai manda in onda dei video falsi. E non per me, ma per i cittadini che pagano il canone e hanno diritto a un servizio pubblico di verità. Noi difendiamo il giornalismo di qualità, non un racconto che fa acqua da tutte le parti. Sono a disposizione per intervenire stasera in diretta a Report e commentare i servizi sapientemente tagliati dalla redazione. Sono certo che Ranucci — nominato vicedirettore da questa Rai — mi chiamerà sicuramente. Ci metto la faccia e chiedo par condicio rispetto a chi mi accusa con voce camuffata. E dopo Report sono pronto ad andare al Copasir e in Vigilanza: su questa cosa si va fino in fondo».
Mancini è un personaggio controverso. «Stiamo parlando di un dirigente dello Stato peraltro molto vicino all’allora premier Conte. In ogni caso io non ho nulla da nascondere: se volessi organizzare qualche incontro riservato le garantisco che non lo farei all’autogrill di Fiano Romano, uno dei più trafficati d’Italia, ma tra quattro mura protette. Chi vice di complotti ha un grande nemico: il buon senso. Se sono con Mancini all’autogrill, all’aperto, significa che non ho paura di farmi vedere. Gli scandali veri sono gli incontri segreti di Davigo, il grande moralizzatore che comunica notizie riservate a Nicola Morra, parlamentare dei Cinque Stelle, in un sottoscala del Csm. Io non sono Davigo, giustizialista con gli avversari e divulgatore di notizie con i parlamentari amici».
La campagna vaccinale sembra aver ingranato, ma con le riaperture non c’è il rischio che riprendano i contagi? «Le riaperture sono un dovere morale e una priorità economica. Prima togliamo questo folle coprifuoco meglio è. Il virus non diventa più cattivo alle 22 e noi abbiamo bisogno di tornare al ristornate, al cinema, a teatro. Per uccidere il virus servono i vaccini, non le prediche laiche di qualche catastrofista. Chi tifa per la quarta ondata — come qualche virologo già in crisi di astinenza da Tv — dovrebbe domandarsi perché in Israele, nel Regno Unito, negli Stati Uniti sono già tornati alla normalità. Meno allarmismo e più vaccini. E meno male che la coppia Draghi-Figiuolo ha preso il posto di Conte-Arcuri».
I suoi avversari le contestano le conferenze in Arabia Saudita. «E questo dice molto di loro. Come tanti ex premier, anche italiani, viaggio per il mondo. I miei movimenti bancari sono segnalati come per tutti i politici, la mia dichiarazione dei redditi e pubblica, la mia attività rispetta la legge. Se vogliono impedirmi di fare ciò che è lecito e legittimo possono cambiare la legge. Non chiederò loro invece di cambiare argomento semplicemente perché non ne hanno altri. Aver tolto Conte per mettere Draghi è stato un servizio al Paese. Parlino pure delle conferenze se non sanno cosa altro dire, ormai è l’argomento a piacere di tutte le interviste».
#matteo renzi#giuseppe conte#Domenico Arcuri#mario draghi#Francesco Paolo Figliuolo#movimento 5 stelle#m5s#p.d.#vaccini#Report
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22 dicembre … ricordiamo …
22 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2020: Giorgio Gucci, nipote del fondatore della maison fiorentina Gucci, nonché uno dei fautori della sua espansione all’estero. (n. 1928) 2020: Stella Tennant, è stata una supermodella britannica. Tennant ha sfilato per i più grandi stilisti, da Versace a Alexander McQueen, in campagne pubblicitarie di Calvin Klein, Jean-Paul Gaultier e Burberry ed è stata immortalata sulle copertine…
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#22 dicembre#22 dicembre morti#Alice Frances Taaffe#Alice Terry#Franca Sozzani#Giorgio Gucci#Harry Langdon#Joe Cocker#John Robert Cocker#Jonas Sternberg#Josef von Sternberg#Mario Amendola#Mario Natalino Concetto Amendola#Morti 22 dicembre#Morti oggi#Robert Keith#Rolland Keith Richey#Salah Zulfikar#Stella Tennant#Susan Fleming#Tony Britton
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Natale con i tuoi
Nella prima battaglia dell’Isonzo morirono 15 mila uomini [22 giugno – 7 luglio 1915]*. Nella seconda [18 luglio – 3 agosto 1915]*, 42 mila, tra cui centinaia di ufficiali, che ancora guidavano le cariche con la sciabola in pugno. I comandi intermedi cominciarono ad alterare le statistiche. Il generale Reisoli della II Armata ordinò che le perdite non venissero riferite alle autorità superiori, «a meno che non fosse assolutamente necessario». I giornali si adeguano. Gli italiani intuiscono la gravità di quel che accade quando vedono nelle stazioni treni carichi di feriti. Ma è solo a Natale, quando molti tornano a casa in licenza e possono raccontare liberamente quel che la censura cancella dalle loro lettere, che l’Italia capisce le dimensioni della strage. La risposta è la legge marziale, la repressione. Un artigliere ventunenne di Viterbo è condannato a 22 mesi di carcere per aver detto a suo padre di riferire alla gente che la guerra è ingiusta, perché «voluta da una minoranza di uomini. Chi fa la guerra è il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose sono questi che muoiono». Nella sentenza il tribunale militare precisa che è reato definire ingiusta una guerra «voluta con unanime consenso da tutta la nazione». Un civile viene sorpreso a cantare una canzone di trincea: «Il general Cadorna ha scritto alla regina / se vuoi veder Trieste te la mando in cartolina». Sei mesi di reclusione.
* Nota mia: Nella terza battaglia dell'Isonzo [18 ottobre e 4 novembre 1915] i morti italiani furono 11 mila; nella quarta, [10 novembre–2 dicembre 1915], 7 mila cinquecento.
A. Cazzullo, La guerra dei nostri nonni, Milano, Mondadori, 2014
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Pubblichiamo di seguito l'intervento di Moriba alla conferenza stampa che si è tenuta questa mattina dopo il taglio del nastro. Che mille Case don Gallo nascano! Che mille resistenze e alternative avanzino!
👇🏿👇🏿 Un saluto a tutti e a tutte, mi chiamo Moriba e sono un ex abitante di casa Don Gallo, uno dei primi occupanti di Casa Madiba, oggi sono un operatore sociale di questo spazio che inauguriamo ufficialmente ma dentro il quale abbiamo vissuto dal 24 dicembre 2015 fino all'11 marzo 2019 ed essere ritornati, il 15 ottobre scorso, dopo la fine deii lavori di ristrutturazione. Oggi prima di tutto il nostro pensiero va a Bafode, il piccolo Bafode, abitante di casa Don Gallo deceduto all’età di 22 anni insieme ad altri 11 braccianti, nella strage del 6 agosto 2018 a Foggia, strage e vittime che abbiamo ricordato durante la Dalle radici alle stelle.Marcia per i diritti contro lo sfruttamento Rimini di questa estate nell'anniversario della strage attraverso la testimonianza di Alagie uno dei due superstiti. "Mi chiamo Alagie Saho e ho vissuto nei campi di Lesina un anno e cinque mesi. In camera mia eravamo 3: Alagie Cisse, io e Romanus. In casa con me abitavano anche Bafode, Ebere, Moussa Toure, Alieu e Pap. Abitavamo tutti insieme, mangiavamo insieme, lavoravamo insieme, dormivamo insieme. Nella casa non c’era elettricità ne acqua corrente. Se volevamo fare la doccia, dovevamo camminare fino alla casa più vicina e chiedere di darci l’acqua del pozzo. Per mangiare facevamo una colletta di soldi, e a turni ogni settimana andavamo a comprare da mangiare. Sempre tutti insieme. E il tetto, il tetto era un problema. Quando pioveva, la casa si riempiva di acqua. Ogni mattina ci veniva a prendere un caporale. Di solito alle 4 di mattina, perché i campi da raggiungere sono molto lontani. Ogni giorno caricavano 10 o 15 di noi, non importava quanto grande fosse la macchina. E’ difficile dire quanto si guadagna, il guadagno va a cassone. Ogni cassone è 3,50 euro. Se raccogli i pomodori grandi il cassone si riempie presto e allora puoi farne anche 10. Se invece i pomodori sono piccoli, non riesci a farne più di 5. La sera si lavora fino alle 18, a volte tornavamo a casa che era già buio. La mattina dell’incidente sono venuti a prenderci, e in una macchina che poteva tenere 7 persone ne hanno messe 14. Della mia casa su quel camion eravamo 6: io, Bafode, Romanus, Ebere, Alagie Cisse e Moussa Toure. Le altre persone erano delle case vicine, ci conoscevamo tutti. Quella mattina, sono salito in macchina davanti con l’autista. Stavo stretto stretto, e allora gli ho chiesto se potessi cambiare posto. Mi ha mandato dietro negli ultimi posti e davanti a me c’era Khadim. Mi sono messo le cuffie nelle orecchie e mi sono addormentato ascoltando musica. Non mi ricordo niente dell’incidente, forse sono svenuto. Mi ricordo che quando mi sono svegliato, ero sul ciglio della strada. Ho aperto gli occhi e ho sentito che stavano contando i morti. Ho sentito dire “Sei morti” e così ho capito che erano morte sei persone. Solo in ospedale ho saputo che tutti erano morti, tranne me e Khadim. Ci siamo salvati perché eravamo gli ultimi. Sono stato 14 giorni in ospedale. Il mio corpo è guarito dopo molti mesi, ma quando dormo la notte ancora mi sveglio con i ricordi di quel giorno. Erano i miei fratelli. Erano i miei amici. Mangiavamo insieme, dormivamo insieme, la domenica, quando non andavamo al lavoro, stavamo seduti insieme a bere l’ataya. Io non posso dimenticare. Non voglio".
Casa don Andrea Gallo è nata anche per contrastare queste forme di grave sfruttamento lavorativo e precarietà di vita, ad aiutare le potenziali vittime di queste forme di sfruttamento a prendere coscienza della propria condizione perché queste condizioni sono piuttosto generalizzate e presenti anche in svariati settori del nostro territorio, in particolare quello turistico e i recenti dati dei controlli dell’ispettorato, della ausl, della guardia di finanza nonché le recenti azioni repressive nel contrasto alle forme di infiltrazioni della malavita organizzata, sono li a ricordarcelo. Il problema abitativo e della crescita del numero di homeless che colpisce la nostra come le altre città è strettamente connesso al tema dei working poors, del lavoro povero. Senza un lavoro degno, una salario degno, senza dignità nei luoghi di lavoro non può esserci il diritto alla casa, il diritto alla vita. Oggi è anche la giornata di sciopero generale di svariati settori produttivi, ci uniamo ai lavoratori e alle lavoratrici in sciopero in particolare con quelli del sociale: educatori, operatrici dell’accoglienza che lavorano per 8 euro lordi allora, con una laurea!! Circa due terzi degli attuali abitanti presenti nella casa hanno lavorato questa estate ma nessuno è in grado di andare in autonomia abitativa, molti difficilmente avranno accesso agli ammortizzatori sociali e alla disoccupazione, alcuni di loro si sono rivolti alle istituzioni preposte per denunciare situazione di sfruttamento lavorativo in questo caso parliamo di 2, 3 euro all’ora. Casa don Gallo è allora un approdo sicuro non solo perché da un tetto a chi non ce l’ha, ma anche per imparare a vivere in contesti spesso ostili esacerbati da un razzismo e da forme di sfruttamento feroce ma anche per attivare la città degna che intorno a questo progetto si è organizzata: dal vicinato al centro anziani, da casa madiba alla casa dell’intercultura. Questo perché casa don gallo è molto più di un progetto di accoglienza abitativa innovativo basato sull’autogestione realizzata dagli stessi abitanti che sono così responsabilizzati nella gestione della casa rompendo con modalità gerarchizzanti della relazione di aiuto ma anche perché rappresenta un progetto politico di città da costruire, a misura dei bisogni di tutti e tutte, dove al centro ci sono prima le persone e non gli interessi di una parte. Dove la sicurezza per essere tale deve produrre diritti e condivisione della nostra vita in comune e non paura e clandestinità, ghetti e stigma sociale. A differenza di quanto sta accadendo con le recenti leggi sulla sicurezza, i cui effetti, visibili anche in questo quartiere ci preoccupano molto per i conflitti che potrebbero produrre e per la manovalanza a basso costo che cresce sia per arricchire la malavita organizzata che le filiere del lavoro sfruttato. Invece che guardare al passato, oggi vogliamo guardare al futuro e siamo convinti che di tutte le opere realizzate, l’apertura di questo spazio rimarrà nella storia di RIMINI. Abbiamo una casa, che mille case don Gallo nascano a Rimini come altrove. A tutti e tutte quelli che per svariati motivi, impegni, incarichi, tempo dedicato, si sono attivati per Casa Don Andrea Gallo dobbiamo dei ringraziamenti collettivi per aver riconosciuto, sostenuto, incoraggiato questo progetto e aver ridato a questi luoghi la dignità che meritavano. Una casa per tutt* Avanti Rimini! Che mille case Don Gallo aprano! che mille resistenze e alternative conquistino spazi e vincano la battaglia. ABBIAMO UNA CASA!
Una Casa Per Tutt*
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Attacco ucraino sulla città russa di Belgorod: 22 morti e 110 feriti | I russi rispondono con droni e missili su Kharkiv
31 dicembre 2023 13:45 TEMPO REALE Attacco ucraino sulla città russa di Belgorod: 22 morti e 110 feriti. I russi rispondono con droni e missili su Kharkiv 31 dic 14:36 Raid ucraino a Belgorod: 24 morti – VIDEO 31 dic 13:58 Putin: “La Russia non farà mai un passo indietro” 31 dic 13:23 Putin ai soldati: “Siete eroi, nessuno può fermarci” 31 dic 13:20 Zelensky: “L’Ucraina deve poter…
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IL RAGAZZO E LA PARTIGIANA
Eccoli lì, sul palco improvvisato di Piazza Cavour a Novara, in una notte di gelo, scaldati dal calore di mille sardine a parlare di valori, di tolleranza, di accoglienza, di Resistenza, di morti sul lavoro. Chi l'avrebbe mai detto? Certo adesso qualche commentatore dirà che se mille novaresi erano in piazza altri 104.000 erano a casa o al ristornate, al bar o al cinema. E' vero, solo che quelli che stanno a casa, vanno al ristorante, al bar o al cinema ci stanno o ci vanno per conto loro. Invece questi mille erano qui, tutti insieme, per difendere ciò che in Italia da qualche anno viene messo sotto i piedi, a cominciare dai valori della Resistenza dalla quale è nata la libertà, quella che mi permette di scrivere la mia opinione e la vostra, che vi permette di criticarmi qui sotto nei vostri commenti. Senza quella lotta non ci sarebbe stata, né la mia e nemmeno la vostra. Questo si tende a dimenticarlo e a ricordarcelo dal palco sono state principalmente due persone: la ex partigiana Costanza Arbeia, anni 93 e lo studente (e neolaureato), Alessandro Maffei, anni 22. Ad ascoltarli attenti e quasi estasiate, mille "sardine" nel gelo del dicembre novarese. Tanti? Pochi? Abbastanza? Ognuno trarrà la sua valutazione personale sui numeri. A me piace pormi anche un’altra domanda, non solo "quante" erano le sardine, ma anche "come" erano. Erano bellissime. Erano giovani, erano anziani, erano professionisti, erano operai, erano casalinghe, erano artigiani, erano studenti. Era il "popolo" e non erano il "populismo". Costanza Arbeia, ha ricordato col vigore di una partigiana che la libertà si riconquista giorno dopo giorno e che non ci è regalata una volta per sempre, Alessandro Maffei lo ha ribadito con forza e ci ha parlato di migranti, di giovani, di lavoratori, di ricchezza e di povertà e ci ha ricordato che l'Italia è il paese dei 17.000 morti sul lavoro negli ultimi dieci anni, praticamente una guerra. Nessuna invettiva, nessun odio, solo la consapevolezza che l'Italia non può fare a meno di quei valori sanciti dalla nostra Costituzione. Le sardine sono arrivate nelle gelide acque di Novara, sono arrivate nuotando, tante, vive, libere, perché come cantava Giorgio Gaber, "...La libertà non è star sopra un albero/Non è neanche il volo di un moscone/La libertà non è uno spazio libero/La libertà è partecipazione..."
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Saviano smascherato da un ex giornalista di cronache di camorra:
Gentile Saviano.
Vogliamo raccontare la verità sui giornalisti che si occupano di camorra e di inchieste in generale rischiando sulla propria pelle per pochi spiccioli e nel totale anonimato rispetto ai pochi come te celebrati dai media, per capire una volta per tutte se sei stato più bravo o semplicemente più furbo.
Allora mi presento: sono Francesco Amodeo e sono un giornalista pubblicista; blogger e autore di 4 libri. Campano come te. Da qualche anno non più praticante (mio malgrado). Dopo una laurea in scienze della comunicazione e stage negli uffici stampa di Londra e Madrid per imparare entrambe le lingue. Torno nella mia Campania e dal 2002 comincio ad occuparmi di cronache di camorra prima per Dossier Magazine, poi per il famoso quotidiano campano il ROMA e il Giornale di Napoli.
Dal 2004 al 2005 con lo scoppio delle più cruente faide di camorra vengono pubblicati a mia firma oltre 200 articoli in meno di un anno. Alcuni finiti in prima pagina sia sul Roma che sul Giornale Di Napoli. Te ne elenco solo alcuni tra questi, guardando le date capirai gli intervalli di tempo tra un agguato ed un altro e quindi tra un articolo ed un altro ed i ritmi ed i rischi a cui eravamo esposti noi che facevamo questo lavoro.
• 18 Ottobre 2004 Omicidio Albino
• 29 Ottobre 2004 Omicidio Secondigliano: Scoppia la faida
• 5 Novembre 2004 Carabinieri feriti a Secondigliano
• 13 Novembre 2004 Omicidio Peluso in pizzeria
• 21 Novembre 2004 Ragazza accoltellata a Santa Lucia
• 22 Novembre 2004 Omicidio di Piazza Ottocalli
• 26 Novembre 2004 Omicidio a Secondigliano di Gelsomina Verde (in assoluto il più efferato di tutta la faida)
• 19 Dicembre 2004 Intervista esclusiva alla vittima dell’agguato
L’ultimo mio articolo apparso sulla prima pagina del Roma riguardava l’Omicidio di Nunzio Giuliano.
Sono articoli pubblicati negli stessi anni e riguardanti le stesse faide di quelli che tu hai scopiazzato e ricopiato per intero nel tuo Gomorra e per i quali hai subito la sentenza di condanna per plagio.
A me nel 2005 sono stati corrisposti per tutti gli articoli 2117,70 euro di cui netti 1,800,00 euro. (allego prova documentale). Posso immaginare che più o meno siano queste le cifre che guadagnavano anche i colleghi di cui hai copiato gli articoli per pubblicarli nel tuo libro multimilionario.
Ma andiamo avanti:
Nel raccogliere materiale per gli articoli di cronaca puoi immaginare quante botte io abbia preso, quanti cellulari mi abbiano strappato da mano, quanti registratori distrutto e quante intimidazioni subite. Così decisi che era diventato troppo rischioso e passai alla cronaca politica e qui arriviamo ad un altro settore che ti interessa.
Ho aperto un blog di inchiesta giornalistica e pubblicato video inchieste sul cartello finanziario speculativo che nel 2011 aveva rovesciato il Governo in diversi paesi europei tra cui l’Italia dimostrando i legami tra le organizzazioni del capitalismo speculativo con alcuni dei politici al Governo ed il ruolo dei nostri media. Probabilmente sono proprio le organizzazioni a cui stai facendo appello tu in queste ore esortandole a rovesciare nuovamente un Governo democraticamente eletto.
Tutte le mie ricerche sui legami tra politici, media e cartello finanziario speculativo sono state pubblicate in due libri, l’ultimo dei quali La Matrix Europea è stato definito dal compianto Ferdinando Imposimato, Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione (Giudice istruttore caso Moro) il miglior libro sull'argomento e citando le sue parole: “ Il tuo libro è importante come strumento di verità e libertà ma è assediato da silenzio e omertà. Mi congratulo con te per la tua ricerca che è preziosa per tutti noi cittadini di una società in cui le ingiustizie e diseguaglianze sono enormi. Il tuo libro mi ha fatto capire molte cose, chiaro, preciso, documentato coraggioso, incisivo. Ma non è facile far capire agli altri la verità.” Il Presidente mi chiese poi pubblicamente di collaborare con lui per una ricerca sul tema ma dovetti rifiutare perché non mi sentivo tutelato.
Stai tranquillo Saviano, non sto facendo uno spot al mio libro so che per deformazione penseresti questo. A differenza dei tuoi libri, che ce li ritroviamo davanti anche in autogrill mentre prendiamo un caffè, il mio dopo una breve apparizione è sparito dai radar. Nonostante abbia un titolo ed un proprio codice ISBN se lo richiedi nelle librerie sembra che non sia mai esistito. Spero sia stato solo un errore dell’editore.
Eppure i temi trattati nel libro sono stati oggetto di alcuni video su you tube. Uno dei quali ormai punta ai 6 milioni di visualizzazioni ( si hai capito bene 5 milioni di visualizzazioni già superate con un video di 18 minuti ossia un tempo assolutamente proibitivo per you tube). E non è stato un caso. Ho superato ben 4 volte il milione di visualizzazioni anche quando ho smascherato un servizio delle Iene. Numeri enormi mai raggiunti da nessuno in Italia e forse neanche in Europa per video che trattavano questo tipo di argomenti.
Pensa che il video più visualizzato su Gomorra Channel ha raggiunto 477.000 visualizzazioni contro i miei 5 milioni. Per intenderci sommando tutti i video caricati sul canale Gomorra Channel si raggiungono meno della metà delle visualizzazioni di un mio solo video. Nonostante Gomorra sia una serie televisiva, un film a cinema e tu, Saviano, sei inseguto da tutti i giornali e ti affidano programmi in Tv.
Io non ho avuto il supporto di un solo articolo, solo censure dai media che mi sono venuti a cercare fin dentro l’ufficio solo per provare invano a minare la mia credibilità.
Ma perché secondo te ? Sei d’accordo con me che i conti non tornano ?
Te lo spiego subito: tu sei stato molto bravo ad attaccare i criminali comuni, molti dei quali già in carcere con l’ergastolo ma facendo sempre la massima attenzione a non attaccare il sistema dominante in politica (quello che la manovra) ne il ruolo dei media spesso usati come braccio armato da questi poteri forti. Sei diventato il cavallo di Troia che fa comodo ad un certo tipo di sistema per entrare nelle case degli italiani con una voce che possa fingersi amica, credibile, spostando l’attenzione sui criminali comuni senza mai toccare gli interessi del potere dominante e dei media che lo coprono.
Ecco di chi sei diventato voce.
Ecco perché ti celebrano. Ecco perché sei in tutte le Tv.
Una volta ci sono andato anche io in Tv alla trasmissione in Onda di Luca Telese su la 7 ma è stata la prima e l’ultima volta perché tirai in ballo giornalisti, media e politici che partecipavano alle riunioni di organizzazioni del cartello finanziario speculativo che hanno interessi diametralmente opposti a quelli dei popoli. Sai come intitolarono la trasmissione ? “La web guerra dei blogger antisistema”. Quando dici la verità tirando in ballo queste categorie non sei un eroe sei un ANTI.
Eppure ti assicuro che la crisi economica - che io dimostravo essere stata indotta dai membri del cartello finanziario speculativo di cui facevo nomi e cognomi - ha fatto molti più morti tra imprenditori e lavoratori suicidati di quanti ne abbia fatti, tra i criminali, la più sanguinosa delle faide di camorra. Ha fatto chiudere molte più aziende lo Stato per eseguire i diktat del capitale che i camorristi con il racket. Ma questo il pensiero unico dominante tra i media non ce lo fa sapere.
E tu sei diventato l’icona di questo pensiero unico. Tu che parli di solidarietà verso i migranti, di accoglienza tout court pur sapendo bene che la maggior parte di quelli che arrivano dall’Africa sono in realtà i nuovi schiavi deportati dal capitalismo per abbassare il costo del lavoro e annichilire i diritti sociali nei paesi dove vengono accolti. Gente disposta a tutto come li definisce il filosofo Fusaro: “merce umana nell'economia globale per le nuove pratiche dello sfruttamento neofeudale” pronta ad essere sostituita ai lavoratori europei che invece richiederebbero diritti sociali e rivendicazioni salariari.
Tu conosci questa pratica infame. Ma la copri, la appoggi. Per questo meriti programmi in Tv.
Poi ti vedo attaccare Salvini indossando la maschera del paladino dei più poveri, e mentre con una mano mantieni quella maschera con l’altra tiri acqua al mulino di quella sinistra che ha svenduto i lavoratori e i loro diritti al cartello finanziario europeo e che sempre citando Fusaro è passata “dalla lotta per i lavoratori contro il capitale alla lotta per il capitale contro i lavoratori” che ha sacrificato volontariamente sull'altare dei globalizzatori i lavoratori italiani per gli interessi di una Europa che si è dimostrata il baluardo del capitalismo speculativo contro le classi lavoratrici ed i popoli europei.
Perché queste cose non le racconti ? anzi perchè le neghi ?
Taci perché preferisci essere esaltato dai media per interessi commerciali e contribuire al loro asfissiante, martellante, fuorviante lavoro di propaganda a favore del pensiero unico di chi intende dirigere le sorti dei nostri governi.
Al di la di gomorra che ha soltanto fini commerciali, tu sei considerato un “intellettuale” amico dei popoli. E come può un intellettuale del genere, con il tuo seguito, preoccuparsi dei rimborsi trattenuti dalla Lega, senza mai menzionare i miliardi e miliardi di euro che ogni anno finiscono nelle mani di azionisti privati che si sono autonominati creatori e gestori della moneta del popolo.
Tu questi argomenti non li toccherai mai.
Io, invece, mi sono trovato la serranda del mio ufficio nel centro medico di famiglia, crivellata di colpi di pistola ma i giornali il giorno dopo parlavano di intimidazione ai fini estorsivi da parte dei nuovi clan della zona. Cosa alla quale io non ho mai creduto perché non mi è mai stato richiesto il pizzo in oltre 20 anni di attività che svolgevo nel quartiere dove vivo da 40 anni.
Ed è per questo, che in seguito ad altri episodi che hanno coinvolto me ed i miei colleghi, ho deciso 3 anni fa di chiudere il blog, smettere di scrivere e sto provando ad inventarmi un nuovo mestiere.
Ma il mio è solo un esempio di quello che accade a centinaia di ragazzi che hanno provato a fare questo mestiere senza volersi allineare al pensiero unico dominante.
Per concludere: io non sono un politico, non sono un Ministro, non sono un capopartito; non puoi trovare altri interessi nella mie parole se non la voglia di ristabilire la verità.
Te lo dico da ex giornalista. Da ex scrittore. Per farti capire che parliamo la stessa lingua. E te lo dico nel mio dialetto perché anche quello ci accomuna.
Robè vir e fa l’ommmm.
Il libro La Matrix Europea è disponibile solo sul sito www.francescoamodeo.it
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