#Marta Fabiani
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Milano rovente (Gang War in Milan, 1973)
"We lost a ton of money."
"You didn't lose a goddamn cent! If anyone lost money, it's me! But those bastards are going to pay. Word of Cangemi!"
#milano rovente#gang war in milan#umberto lenzi#italian cinema#ombretta lanza#franco enna#antonio sabato#philippe leroy#antonio casagrande#carla romanelli#alessandro sperli#franco fantasia#marisa mell#tano cimarosa#marta fabiani#elena pantano#vittorio pinelli#tony raccosta#carlo rustichelli#claudio sforzini#poliziotteschi#Lenzi's first poliziottesco and he lays out the formula he'd follow for the next few years: tough‚ brutal‚ nihilistic studies of crime and#society with complex antihero leads. Sabàto's protagonist might be a charming rogue with a sentimental devotion to his ailing mother but#he's also very much a brutal pimp whose coercion of vulnerable women is detailed in an early scene in which he berates and manhandles a new#recruit exactly like the merchandise he views her as. whilst misogyny is a pervading theme here‚ it isn't one that Lenzi interrogates to#any real depth; his interest seems to be more in dual identities (Sabàto is both pimp and legitimate businessman; high ranking Italian#criminal but actually Sicillian; his nemesis is a Frenchman who's really a Corsican‚ a womaniser whose gf is actually a crossdressing man)#the theme is very much nervous outsiders trying desperately (and violently) to maintain their position in an uncertain and dangerous culture#if the film doesn't quite explore that with the depth or subtlety a modern viewer might want then that's hardly a surprise considering the#genre and the era and the creatives here. still this is a solid little flick with some decent setpiece showdowns
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#marta fabiani#poesie#poetry#poesia italiana#le ortique#deforming the canon#letturefuoricatalogo#soundcloud#1985#2023
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Marta Fabiani | Pavia 1953 - Nizza 2014
Stai seduta sul gabinetto con la tua garza indiana mentre bevi la polvere del vomito della donna gravida.
Crediti: https://golfedombre.blogspot.com Notizie esaurienti riguardanti la sua biografia non sono facilmente reperibili. Negli anni Settanta dello scorso secolo, poeti quali Giancarlo Majorino, Carlo Porta e Giovanni Raboni, avevano saputo apprezzare le doti di rara bellezza presenti nella sua poesia. Il linguaggio incalzante con il quale si presenta nella raccolta di poesie Maratona,…
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Milano, 78° anniversario della tragedia di Gorla
Milano, 78° anniversario della tragedia di Gorla. "Fu un errore", dissero. Quella mattina del 20 ottobre del 1944 nessuno poté impedire il bombardamento su Gorla, popoloso quartiere a nord di Milano, e sulla sua scuola elementare, la ‘Francesco Crispi’, uccidendo 184 bambini e bambine, 14 maestre, 4 bidelli, un assistente sanitario e la direttrice. Al suono delle sirene si erano tutti rifugiati nelle cantine, ma una delle bombe, sganciate con l’intento di colpire le fabbriche Breda, Alfa Romeo e Isotta Fraschini, ha raggiunto il vano delle scale provocando la strage. Nella mattinata del 20 ottobre, davanti al Monumento Ossario eretto nel 1947 per accogliere le spoglie delle piccole vittime, la cittadinanza - presenti anche gli alunni e le alunne della scuola 'Martiri di Gorla' - si è riunita per la celebrazione di una Santa Messa e per l’intervento delle autorità e dei rappresentanti dei familiari. Per il Comune di Milano ha preso parte alla commemorazione l��assessore alla Sicurezza, Marco Granelli: "Oggi più che mai – ha detto l’assessore Granelli – il ricordo dei bambini e delle bambine di Gorla ci scuote al pensiero che in altre parti del mondo, anche molto vicine a noi, le bombe stanno uccidendo ancora civili inermi. La guerra ha lasciato nel nostro Paese e nella nostra città ferite profonde. Facciamo in modo che da quel dolore che non possiamo dimenticare possa nascere un nuovo slancio verso la pace e che di questo slancio siano protagoniste soprattutto le giovani generazioni a cui consegniamo la memoria di ciò che accadde". "Le tragedie come la strage di Gorla nel contesto delle guerre moderne – ha dichiarato Michele Corcio, Vicepresidente Nazionale Vicario dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – dove il principale campo di battaglia sono le città, rimangono inevitabili. Questa è la ragione per cui noi vittime civili di guerra, chiediamo con forza l’immediata cessazione dei conflitti in atto, condizione necessaria affinché attraverso il dialogo si possa costruire una pace giusta e durevole. Perché noi vittime civili di guerra italiane sappiamo bene e dolorosamente, che non esistono armi buone e armi cattive o intelligenti. Le armi tutte, per volontà o tragica fatalità, provocano sempre nella popolazione civile sofferenza e morte". Quest’anno il ricordo dei Piccoli Martiri di Gorla sarà veicolato da un podcast e anche da uno spettacolo teatrale, entrambi realizzati grazie alla collaborazione con il Teatro della Cooperativa. Per ascoltare il podcast, con la voce di Marta Marangoni, è possibile collegarsi alla piattaforma del Comune, Milano è Memoria. Lo spettacolo teatrale "Gorla fermata Gorla" è nato con il sostegno del Comune di Milano che ha appoggiato il progetto del Teatro della Cooperativa. Con la regia di Renato Sarti e l’interpretazione di Marta Marangoni e Federica Fabiani (le voci dei bambini che persero la vita) e di Nicoletta Ramorino (la voce di coloro che sopravvissero), le scene e i costumi di Carlo Sale e le musiche di Carlo Boccadoro, metterà in scena la storia dei piccoli martiri, ancora oggi simbolo dell’atrocità della guerra. Tre le rappresentazioni in programma: 20 ottobre, e sabato 22 ottobre alle ore 20, al Teatro della Cooperativa (via privata Hermada 8); venerdì 21 alle ore 17 presso la parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù (via Aristotele 2). La commemorazione si conclusa nella serata del 20 ottobre con la preghiera del Santo Rosario presso la parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù. La cerimonia per il 78° Anniversario della strage dei Piccoli Martiri di Gorla rientra nelle iniziative di Milano è Memoria, la piattaforma del Comune di Milano che intende coltivare e promuovere la trasmissione della memoria cittadina, attraverso date, eventi e figure significative per Milano.... Read the full article
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Nelle mani degli dei, l'odissea di un bimbo invisibile
Il giorno 3️⃣ Agosto, alle ore 20 nel seminterrato della Comunità di San Domenico, via Resistencia, e il giorno 5️⃣ Agosto alle ore 20 al Teatro San Giorgio, via Quintino Sella 4, a Udine, verrà rappresentato, dal #gruppoNonSoChe, “Nelle mani degli dei, l'odissea di un bimbo invisibile” uno spettacolo sul problema dei bambini, nati in Italia da genitori senza permesso di soggiorno, bambini che rischiano di rimanere privi del certificato di nascita a seguito della legge 94/ 2009. Quella legge infatti obbliga tutti i migranti a presentare il permesso di soggiorno per registrare la nascita di un figlio e quindi ad esporsi al rischio di dichiararsi irregolari di fronte a un pubblico ufficiale ed essere espulsi o gravemente penalizzati. Il gruppo NonSoChe ha preso molto a cuore il dramma di questi bimbi senza nome, discriminati, emarginati, e in pericolo perché privi di qualunque diritto e di qualunque protezione. Ci sarà anche un dopo spettacolo, durante il quale verrà ripreso il filo del discorso e verrà coinvolto il pubblico in modo del tutto informale e conviviale con la speciale partecipazione del rapper Dj Tubet e del breaker #Kenji (Francesco Bressan) Noi del gruppo NonSoChe vi aspettiamo, assicurando l'attivazione delle norme di sicurezza conseguenti il Covid19. ------------------------------------------------------------------------------------- Vi avvisiamo che attualmente i posti per la prima serata sono già esauriti ! Vi invitiamo a prenotarvi per la replica del 5 agosto al Teatro San Giorgio di Udine ------------------------------------------------------------------------------------- Regia: Daniela Zorzini e Francesco Cevaro
Attori: Adriano Sabotto, Alda Gaspardo, Eleonora Pitis, Francesco Cevaro, Isa Bellocchi, Roberto Caramaschi.
Testo: Giuseppina Trifiletti
Cantante: Eleonora Pitis
Tecnici: Luciano Ongaro, Gabriele Rabassi
Partecipano a vario titolo allo spettacolo: Caterina e Crisrian Muresan, Maria Grazia e Dino Banahene, Bruno Sandonà, Mariarosa e Paolo Paoluzzi Organizzatori del dopo spettacolo: Enzo Sandretti e Rosanna Bulfoni Collaborano: Maria Teresa Anania, Maria Grazia e Dino Banahene, Giuliana Catanese, Marina Cicchetti, Bruno de Zorzi, Alberto Fabiani, Emilio Gottardo, Bruno Sandonà
Traduzioni: Antonio Liguri, Mia Mastnak, Eloisa Grossi, Ioulia Voronko, Eugenio Raneri, Cecilia Raneri, Giulia Dominici, Giacomo Cristofori, Salvatore Cultrera, Luisa Pasqualino, Marta Raneri.
#Nelle mani degli dei l'odissea di un bimbo invisibile#teatro#diritti#infanzia#immigrazione#irregolari#figli#bambini#anagrafe#rap#dj tubet#hip hop#break-dance#legge 94/ 2009#udine#invisibili
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Vincenzo Ferdinandi, stilista italiano e tra i fondatori dell’Alta moda in Italia. Deve la notorietà grazie al taglio dei suoi apprezzati tailleurs oltre che a una rigorosa conoscenza sartoriale ereditata dalla secolare tradizione di famiglia di costumisti e sartoria presso la Corte Reale dei Borbone nel Regno di Napoli.
Vincenzo è nato a Newark, nello Stato del New Jersey, il 29 novembre 1920 da Antonio ed Ernestina Roefaro; una famiglia originaria di Pontecorvo, italiani, trasferiti agli inizi del secolo negli Stati Uniti dove avevano aperto una sartoria. Sin da giovane, Vincenzo apprende i segreti di un mestiere, tramandato da più generazioni, e inizia il suo percorso fortunato nel mondo della moda.
A metà degli anni ’40 si trasferisce in Italia, paese d’origine dei nonni e, dopo aver trascorso un periodo nella sartoria di famiglia in via del Babuino a Roma e affina il suo stile nella sartoria di Fernanda Gattinoni. Periodo in cui sposa Annamaria Malpieri e ha tre figli.
È stato tra i primi grandi stilisti di alta moda a competere con i più blasonati couturier francesi in ambito internazionale. Nel 1949 va a Parigi chiamato da Christian Dior, conosciuto l’anno prima, per una collaborazione stilistica con la celebre maison francese.
Dopo quell’esperienza anche Londra lo chiama per la progettazione di una linea di calzature che porta a termine con estro e creatività tutta italiana. Nel ’51 a Londra, per il mercato inglese, sigla un contratto con la Clark & Morland Ltd, per una linea di stravaganti calzature, elemento accessorio cui il giovane sarto crede fermamente.
Torna in Italia e, Ferdinandi forte della esperienza parigina, apre un atelier haute couture in via Veneto proprio al centro della Dolce Vita.
“Riconosciuto innovatore già negli anni del dopoguerra, si afferma come uno dei fondatori dell’haute-couture in Italia alla quale imprime con il suo stile un’indiscussa traccia, meritando appieno l’appellativo di maestro del tailleur che gli ambienti della moda nazionale ed estera gli conferiscono”.
Mi sono cucito addosso una passione e l’ho trasformata in un mestiere. Hanno definito ogni mio tailleur “il Signor Tailleur”… Non so se è stato realmente così, so solo che ne ero infinitamente onorato.
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Il suo stile era asciutto, privo di quei fronzoli tanto amati invece dall’amico e collega Emilio Schuberth con cui condivise un giovanissimo apprendista, Valentino Garavani.
Ferdinandi amava lo stile con misurato buon gusto e aveva una innata abilità nel taglio. La sola leziosità che aveva, come gesto scaramantico, era quello di cucire personalmente l’ultimo bottone del capo realizzato.
La donna ferdinandiana ideale era moderna e impegnata, per cui lui realizzava tailleur dalla vita sottile, le spalle prive di cuciture e imbottiture.
Vincenzo Ferdinandi è fra gli importanti stilisti invitati dal nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini a sfilare il 22 luglio 1952 a Firenze per la prima storica sfilata nella famosa Sala Bianca a Palazzo Pitti insieme alla Sartoria Antonelli, l’atelier Carosa, Roberto Capucci, Giovannelli-Sciarra, Germana Marucelli, Polinober, la Sartoria Vanna, Jole Veneziani e sedici ditte di sportswear e boutique. La sfilata contribuì a confermare la nascita e la legittimità di una moda italiana contrapposta alla moda francese e dando il via a “quel pionieristico fermento creativo” ben descritto da una giovanissima Oriana Fallaci inviata a riportarne la cronaca dal settimanale Epoca.
A Palazzo Pitti nel 1952, sfidando le convenzioni dell’epoca, fece sfilare per primo su di una passerella internazionale di Alta Moda, una modella di colore, l’americana Dolores Francine Rhiney che gli costò polemiche e ostracismo.
Vestì Ingrid Bergman, Sandra Dee, Rhonda Fleming, la moglie di Sammy Davis jr. May Britt, Virna Lisi, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sylva Koscina, Lucia Bosè, Ilaria Occhini, Elsa Martinelli, Marta Marzotto,Eloisa Cianni che fu Miss Italia nel 1952. La figlia di Gabriele D’Annunzio fu sua cliente affezionata.
Nel 1953, Vincenzo Ferdinandi, concorre a fondare il SIAM – Sindacato Italiano Alta Moda (diventato poi Camera Nazionale della Moda Italiana) -, in disaccordo con il fondatore dell’Alta Moda in Italia il nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini, insieme ad altri grandi nomi dell’epoca, tra cui: Emilio Schuberth, le sorelle Fontana, Alberto Fabiani, Jole Veneziani, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Gugenheim, Eleonora Garnett, Simonetta. I secessionisti, come vengono chiamati, sono gli stilisti romani che polemicamente fanno sfilare le loro creazioni nei propri atelier a Roma, due giorni prima delle sfilate di Palazzo Pitti a Firenze.
Nel luglio del 1954, insieme alle Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Giovannelli-Sciarra, Garnett e Mingolini-Gugenheim partecipa ad Alta Moda a Castel Sant’Angelo ambientato nella suggestiva cornice del celebre castello.
Jole Veneziani, Emilio Schuberth e Vincenzo Ferdinandi
In quella occasione fu premiata la statunitense Sally Kirkland, Fashion Editor di Life e di Vogue USA, per il suo ruolo di ambasciatrice della moda italiana negli Stati Uniti che ricevette l’onorificenza direttamente da Ferdinandi. Il cocktail/conferenza stampa per la fondazione del SIAM si tenne a Roma all’Open Gate di Rudy con Consuelo Crespi. Tra i partecipanti, un giovane Beppe Modenese che sarebbe poi divenuto presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
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Jennifer Jones indossò un suo tailleur nel film Stazione Termini diretto da Vittorio De Sica, anche se nei titoli di coda i costumi vengono accreditati a Christian Dior.
Rimasi incantato dal suo portamento ricordava Ferdinandi, mi disse che voleva un mio tailleur che la facesse sentire a suo agio durante le riprese del film, ma ne aveva già uno di Dior che gli aveva fornito la produzione. Sottolineò che avrebbe però tranquillamente scelto il mio se le fosse piaciuto di più. E così fece.
Quell’anno Dior vinse l’Oscar per il miglior costume e, da vero gentiluomo gli confidò: “Vincenzo…. a bòn retour….“.
Lo stile asciutto e privo di ornamenti aggiuntivi, valse allo stilista, molti riconoscimenti. I tailleur impeccabili by Ferdinandi, lo fanno apprezzare molto anche all’estero. Negli anni sessanta il produttore di moda tedesco Frederich gli chiese di disegnare una linea prêt-à-porter, cui dà spessore e validità stilistica non indifferente.
Tailleur comodi da indossare ma sempre eleganti tanto da meritarsi l’appellativo coniato per lui da Vogue/USA di A Star Tailor, nel settembre del 1952, e numerosi servizi su riviste specializzate di moda e di settore tra cui Harper’s Bazaar e Marie Claire.
Le creazioni Ferdinandi sono state indossate da attrici e mannequins di quegli anni come: Virna Lisi, Sylva Koscina, Lucia Bosè, Luciana Angiolillo, Eloisa Cianni, Lilli Cerasoli, Jennifer Jones, Eliette von Karajan, May Britt, Ivy Nicholson, Janet Sprague, Loredana Pavone, Anna Maria Ghislanzoni, Marta Marzotto e una giovanissima Elsa Martinelli sono solo alcune.
Elsa Martinelli, molto giovane, accompagnava le sorelle maggiori che lavoravano per Ferdinandi ogni giorno. Restava lì, con loro, fino a tarda sera, trascorrendo del tempo tra tessuti, modelli e disegni, in un mondo tutto suo, fatto di sogni. Elsa voleva esibirsi, non voleva altro che quei vestiti, ma era troppo giovane e mio nonno Antonio l’avrebbe cercata in modo protettivo. “Sei troppo giovane”, le avrebbe detto, ed Elsa non vedeva l’ora di diventare una “ragazza grande” come tutte le altre. Un giorno, alla premiere di una collezione, una modella non si fece vedere e mio padre – contro i desideri di mio nonno – le permise di indossare quei vestiti e la catapultò letteralmente nell’enorme soggiorno, instillandola con coraggio; “cammina con un’altalena come una vera signora”, ha detto, “e tutto andrà bene”, finalmente lanciando la sua carriera. Fu un successo immediato perché la modella in provetta affascinò donne, compratori e giornalisti con la sua elegante postura. Fu proprio quell’esperienza che lasciò il posto a una lunga carriera trascorsa sulle passerelle di diversi atelier prima che, finalmente, arrivando al cinema, diventasse il suo mondo…
Elsa Martinelli nel 1955 con un abito della linea “Sfinge”
Al Festival della moda, tenutosi a Napoli nel ’54, si riconoscono a Vincenzo Ferdinandi anche i meriti per la creazione di cappelli – altro accessorio che lui stesso disegna e fa realizzare da Canessa – quali gli impeccabili “tamburelli” guarniti di visone o ciondoli neri e oro, le sue “pagodine” di velluto nero e le sue piccole “cloches” di feltro fumo di Londra.
Vittorio Gallo realizza per la Astra Cinematografica il docufilm Sete e Velluti sulla moda italiana degli anni ’50 colta negli ateliers romani delle case di moda Ferdinandi, Gattinoni e Garnett.
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Ferdinandi è stato tra i primi ad intuire l’importanza degli accessori applicata alla moda – come borse, scarpe, cinture, profumi – marcata con una propria griffe.
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Personaggio estroverso – nel pieno della Dolce vita capitolina è rimasta famosa una sua scommessa calcistica col pittore Antonio Privitera in occasione di un derby Lazio-Roma, persa la quale fece sfilare per la celebre strada undici mucche addobbate con mutandoni giallorossi.
Ferdinandi negli ultimi anni di vita si è dedicato anche alla pittura, con un suo stile basato tutto sui contrasti e i chiaro-scuri, con una tecnica a olio e ad acquerello.
Con l’inizio degli anni ‘60 Ferdinandi non sfilerà più, ma continuerà con l’attività del suo atelier e lavorerà come consulente per diverse industrie di abbigliamento in Italia e all’estero.
Nel 1963 decide di allontanarsi dal mondo delle grandi istituzioni di moda e con il successo del prêt-à-porter assume una posizione più defilata, pur creando abiti fino alla sua scomparsa avvenuta il 22 aprile 1990 a Roma.
Il suo percorso gli ha portato onorificenze e riconoscimenti: i suoi abiti da cerimonia sono stati indossati da molte donne dell’alta società italiana e internazionale. Molti altri sono stati i riconoscimenti conferiti alla sua arte e alla sua creatività nel corso di tutta la sua esistenza.
Nel 2014 il museo Maxxi di Roma all’interno della mostra Bellissima lo considera tra i pionieri della moda italiana.
aggiornato al 19 aprile 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: wikipedia-org, patrimonio.archivioluce.com, https://ferdinandialtamoda.com/, web
Vincenzo Ferdinandi #vincenzoferdinandi #ferdinandi #creatoredellostile #creatoridellamoda #perfettamentechic #felicementechic Vincenzo Ferdinandi, stilista italiano e tra i fondatori dell'Alta moda in Italia. Deve la notorietà grazie al taglio dei suoi apprezzati tailleurs oltre che a una rigorosa conoscenza sartoriale ereditata dalla secolare tradizione di famiglia di costumisti e sartoria presso la Corte Reale dei Borbone nel Regno di Napoli.
#22 luglio 1952 Firenze#A Star Tailor#Alta Moda a Castel Sant&039;Angelo#Alta moda in Italia#Anna Maria Ghislanzoni#Antonio Privitera#Astra Cinematografica#Beppe Modenese#Camera Nazionale della Moda Italiana#Canessa#Christian Dior#Consuelo Crespi#Dolores Francine Rhiney#Eliette von Karajan#Eloisa Cianni#Elsa Martinelli#Ferdinandi#Frederich#Ivy Nicholson#Janet Sprague#Jennifer Jones#Lilli Cerasoli#Loredana Pavone#Lucia Bosè#Luciana Angiolillo#Marta Marzotto#Maxxi#May Britt#mostra Bellissima#museo Maxxi
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Davvero così poco
“Qualsiasi età tu abbia, senti così spesso il bisogno di «lasciarti andare» e riversare tutto sulle persone della tua carne e del tuo sangue, che ti accettano solo per te stessa, senza chiedere nulla.
Se ci pensi, noi trascorriamo davvero così poco della nostra vita con quelli che amiamo.”
— Sylvia Plath in una lettera alla madre del 22 novembre 1955 (da Quanto lontano siamo giunti – Guanda, traduzione di Marta Fabiani)
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Llega ‘Cuatro al día’
Carme Chaparro conducirá de lunes a viernes Cuatro al día, un nuevo espacio en el que la información será la protagonista desde todas sus vertientes: la actualidad política y las noticias más relevantes que sucedan en distintos puntos de nuestra geografía, a través de un equipo reporteros que se desplazarán a los lugares donde surjan las informaciones más destacadas; los asuntos que más preocupan a los ciudadanos en materias como consumo, salud y bienestar; temas de denuncia; y entrevistas con personajes conocidos y con personas anónimas con historias de interés humano y social, entre otros contenidos.
“Tras 21 años presentando ininterrumpidamente informativos, me llega esta oportunidad maravillosa para seguir haciendo información pero de otra manera, en otro formato. Quiero seguir contando las cosas con el mismo rigor y la misma profesionalidad de siempre, pero mostrando muchos más registros. Estoy entusiasmada, pero tengo un dulce nudo en el estómago”, comenta Carme Chaparro. “Siento nervios porque estamos diseñando un programa prácticamente desde cero, con todo lo que nos gusta y nos hace ilusión. Me apetece salir de la mesa de informativos, hacer entrevistas, moderar tertulias, reírme de vez en cuando… Todo va a ser nuevo: para el equipo, para la audiencia y para mí”.
Cuatro al día también fomentará la interactividad con los telespectadores a través del Whatsapp del programa y sus cuentas en Instagram y Twitter: “Cuatro al día lo hacemos nosotros, pero también lo hacen los espectadores. Queremos que sientan el programa como suyo y que también contribuyan al relato de la actualidad. Por este motivo no sólo dispondrán de las redes sociales para comentar, sino que van a poder enviarnos vídeos y documentos de audio para participar a lo largo de toda la emisión. Si les pilla un temporal, si están atrapados en el aeropuerto, si tienen una denuncia… tendrán una vía de participación en el programa’, explica la presentadora.
Este nuevo espacio, que Cuatro produce en colaboración con Unicorn Content, contará con el periodista Santi Burgoa como copresentador; un equipo de reporteros fijos formado por Adela Úcar (Euskadi), Raquel Atanes (zona norte), Carla Sanz (zona centro), Beatriz Díaz (Andalucía), Mar Guerrero (Levante) y Alejandro Rodríguez (Cataluña); y Mónica Sanz, que se encargará de ofrecer las noticias de última hora.
Cuatro al día contará con un amplio plantel de colaboradores que participarán en el programa aportando sus conocimientos o formando parte de una mesa de debate en la que los temas y los asistentes irán rotando en función de la actualidad. En su plantel de tertulianos habituales, se darán cita los periodistas Andros Lozano, Luis Fernando Durán, Juan Luis Galiacho, Ángel Moya, Dani Montero, Cruz Morcillo, Esther Jaén, Juanan Villanueva, Carmen Ro, Cristina Seguí y Emilia Landaluce; el coach económico Euprepio Padula; las abogadas Emilia Zaballos y Adela Utrera; y la psicóloga Ana Villarrubia.
Para los temas relacionados con salud y bienestar, el programa contará con las intervenciones del chef Mario Sandoval; los expertos gastronómicos Alberto Fernández Bombín y Concha Crespo; el bioquímico Daniel Torreblanca; el médico y escritor Fernando Fabiani; y la experta en orden Vanesa Travieso.
Además, los periodistas Clara Courel, Berta Collado, Antonio Sánchez Casado, Mónica Martínez y Luján Argüelles; la cantante e historiadora del Arte Marta Vaquerizo; y la youtuber Rebeca Terán abordarán los contenidos de entretenimiento.
La ministra Defensa, Margarita Robles y la periodista Sara Carbonero serán las primeras invitadas del programa.
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Olimpiadi Invernali 2018: riusciremo a migliorare il risultato di Sochi?
Le Olimpiadi invernali sono oramai dietro l'angolo e in questo 2018 si svolgeranno in Corea del Sud, precisamente a PyeongChang. Sicuramente la selezione italiana punterà a migliorare la performance di 4 anni fa di Sochi, dove i nostri colori non sono mai riusciti a salire sul gradino più alto del podio, aggiudicandosi solamente 2 medaglie d'argento e 6 di bronzo. Per la prima volta dal lontano 1980 l'Italia non è riuscita a conquistare neanche un oro e di certo si tenterà di raggiungere almeno questo obiettivo minimo. Diamo un'occhiata alle quote sugli sport invernali dove l'Italia avrà più possibilità di conquistare una medaglia a PyeongChang. Cominciamo con lo sci alpino, dove l'Italia arriva con grandi speranze in quanto nelle ultime annate di Coppa del Mondo ha dimostrato di poter dire la sua. Ci sono diverse atlete in campo femminile che potrebbero centrare una storica posizione: Sofia Goggia in tutte le discipline escluso lo slalom, Federica Brignone nel gigante, superG e combinata alpina, e Marta Bassino nel gigante. In campo maschile spiccano invece Dominik Paris e Peter Fill in discesa libera e super gigante. Nonostante le difficoltà fisiche riscontrate negli ultimi anni, una sorpresa potrebbe riservarcela Christof Innerhofer che di solito nei grandi appuntamenti riesce sempre a stupire. Nello sci di fondo Federico Pellegrino potrà ambire alle prime posizioni in tecnica classica, puntando la vittoria specialmente nella staffetta a coppie in tecnica libera, assieme a Dietmar Noeckler. Altri due talenti che potrebbero darci grandi soddisfazioni sono Francesco De Fabiani e Giandomenico Salvadori, entrambi abili fondisti. Nella combinata nordica un infortunio al ginocchio probabilmente ci priverà del campione indiscusso Samuel Costa. Al suo posto, ci si affiderà ad un ormai veterano Alessandro Pittin, atleta che si è sempre fatto valere nei grandi appuntamenti. Per quanto riguarda il biathlon, il settore femminile è quello che regala le più grandi soddisfazioni, con Dorothea Wierer, leader assoluta, Lisa Vittozzi, campionessa costantemente in crescita, Federica Sanfilippo e Alexia Runggaldier, che entrambe hanno già provato l'emozione di salire sul podio nella Coppa del Mondo. Nel settore maschile spiccano invece Lukas Hofer e Dominik Windisch i quali nella loro forma fisica migliore non hanno problemi a competere contro gli atleti più titolati. Nello short track la portabandiera Arianna Fontana ha buone possibilità di raggiungere i primi posti nei 500 metri e, ambiziosamente, anche nei 1500. Importante ritorno è quello di Martina Valcepina, che potrebbe aggiudicarsi un posto sul podio nei 500. Non si può certo non nominare Carolina Kostner, che nel pattinaggio artistico tenterà di stupire nuovamente e ambire al podio. Le previsioni sono ottimiste per quanto riguarda la Germania, dal momento che si stima che possa vincere il numero maggiore di medaglie d'oro, rispettivamente 35 totali, tra cui 14 ori. Subito a seguire, la Norvegia con una predizione di 32 medaglie totali tra cui 12 ori. In terza posizione, gli Stati Uniti, con 29 totali e 10 ori. L’Italia invece, secondo le quote ha una probabilità di vincere il maggior numero di medaglie d'oro di 150/1, mancando quindi la possibilità di essere tra le favorite a dominare i giochi. Anche per quanto riguarda le Paralimpiadi si spera in un risultato migliore, in quanto nell'ultima sfortunata edizione di Sochi, l'Italia non è riuscita a conquistare neanche una medaglia. http://dlvr.it/Q5p15L
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