#22 luglio 1952 Firenze
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perfettamentechic · 5 years ago
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Vincenzo Ferdinandi, stilista italiano e tra i fondatori dell’Alta moda in Italia. Deve la notorietà grazie al taglio dei suoi apprezzati tailleurs oltre che a una rigorosa conoscenza sartoriale ereditata dalla secolare tradizione di famiglia di costumisti e sartoria presso la Corte Reale dei Borbone nel Regno di Napoli.
Vincenzo è nato a Newark, nello Stato del New Jersey, il 29 novembre 1920 da Antonio ed Ernestina Roefaro; una famiglia originaria di Pontecorvo, italiani, trasferiti agli inizi del secolo negli Stati Uniti dove avevano aperto una sartoria. Sin da giovane, Vincenzo apprende i segreti di un mestiere, tramandato da più generazioni, e inizia il suo percorso fortunato nel mondo della moda.
A metà degli anni ’40 si trasferisce in Italia, paese d’origine dei nonni e, dopo aver trascorso un periodo nella sartoria di famiglia in via del Babuino a Roma e affina il suo stile nella sartoria di Fernanda Gattinoni. Periodo in cui sposa Annamaria Malpieri e ha tre figli.
È stato tra i primi grandi stilisti di alta moda a competere con i più blasonati couturier francesi in ambito internazionale. Nel 1949 va a Parigi chiamato da Christian Dior, conosciuto l’anno prima, per una collaborazione stilistica con la celebre maison francese.
Dopo quell’esperienza anche Londra lo chiama per la progettazione di una linea di calzature che porta a termine con estro e creatività tutta italiana. Nel ’51 a Londra, per il mercato inglese, sigla un contratto con la Clark & Morland Ltd, per una linea di stravaganti calzature, elemento accessorio cui il giovane sarto crede fermamente.
Torna in Italia e, Ferdinandi forte della esperienza parigina, apre un atelier haute couture in via Veneto proprio al centro della Dolce Vita.
“Riconosciuto innovatore già negli anni del dopoguerra, si afferma come uno dei fondatori dell’haute-couture in Italia alla quale imprime con il suo stile un’indiscussa traccia, meritando appieno l’appellativo di maestro del tailleur che gli ambienti della moda nazionale ed estera gli conferiscono”.
Mi sono cucito addosso una passione e l’ho trasformata in un mestiere. Hanno definito ogni mio tailleur “il Signor Tailleur”… Non so se è stato realmente così, so solo che ne ero infinitamente onorato.
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Il suo stile era asciutto, privo di quei fronzoli tanto amati invece dall’amico e collega Emilio Schuberth con cui condivise un giovanissimo apprendista, Valentino Garavani.
Ferdinandi amava lo stile con misurato buon gusto e aveva una innata abilità nel taglio. La sola leziosità che aveva, come gesto scaramantico, era quello di cucire personalmente l’ultimo bottone del capo realizzato.
La donna ferdinandiana ideale era moderna e impegnata, per cui lui realizzava tailleur dalla vita sottile, le spalle prive di cuciture e imbottiture.
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Vincenzo Ferdinandi è fra gli importanti stilisti invitati dal nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini a sfilare il 22 luglio 1952 a Firenze per la prima storica sfilata nella famosa Sala Bianca a Palazzo Pitti insieme alla Sartoria Antonelli, l’atelier Carosa, Roberto Capucci, Giovannelli-Sciarra, Germana Marucelli, Polinober, la Sartoria Vanna, Jole Veneziani e sedici ditte di sportswear e boutique. La sfilata contribuì a confermare la nascita e la legittimità di una moda italiana contrapposta alla moda francese e dando il via a “quel pionieristico fermento creativo” ben descritto da una giovanissima Oriana Fallaci inviata a riportarne la cronaca dal settimanale Epoca. 
A Palazzo Pitti nel 1952, sfidando le convenzioni dell’epoca, fece sfilare per primo su di una passerella internazionale di Alta Moda, una modella di colore, l’americana Dolores Francine Rhiney che gli costò polemiche e ostracismo.
Vestì Ingrid Bergman, Sandra Dee, Rhonda Fleming, la moglie di Sammy Davis jr. May Britt, Virna Lisi, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sylva Koscina, Lucia Bosè, Ilaria Occhini, Elsa Martinelli, Marta Marzotto,Eloisa Cianni che fu Miss Italia nel 1952. La figlia di Gabriele D’Annunzio fu sua cliente affezionata.
Nel 1953, Vincenzo Ferdinandi, concorre a fondare il SIAM – Sindacato Italiano Alta Moda (diventato poi Camera Nazionale della Moda Italiana) -, in disaccordo con il fondatore dell’Alta Moda in Italia il nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini, insieme ad altri grandi nomi dell’epoca, tra cui: Emilio Schuberth, le sorelle Fontana, Alberto Fabiani, Jole Veneziani, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Gugenheim, Eleonora Garnett, Simonetta. I secessionisti, come vengono chiamati, sono gli stilisti romani che polemicamente fanno sfilare le loro creazioni nei propri atelier a Roma, due giorni prima delle sfilate di Palazzo Pitti a Firenze.
Nel luglio del 1954, insieme alle Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Giovannelli-Sciarra, Garnett e Mingolini-Gugenheim partecipa ad Alta Moda a Castel Sant’Angelo ambientato nella suggestiva cornice del celebre castello.
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Jole Veneziani, Emilio Schuberth e Vincenzo Ferdinandi
In quella occasione fu premiata la statunitense Sally Kirkland, Fashion Editor di Life e di Vogue USA, per il suo ruolo di ambasciatrice della moda italiana negli Stati Uniti che ricevette l’onorificenza direttamente da Ferdinandi. Il cocktail/conferenza stampa per la fondazione del SIAM si tenne a Roma all’Open Gate di Rudy con Consuelo Crespi. Tra i partecipanti, un giovane Beppe Modenese che sarebbe poi divenuto presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
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Jennifer Jones indossò un suo tailleur nel film Stazione Termini diretto da Vittorio De Sica, anche se nei titoli di coda i costumi vengono accreditati a Christian Dior.
Rimasi incantato dal suo portamento ricordava Ferdinandi, mi disse che voleva un mio tailleur che la facesse sentire a suo agio durante le riprese del film, ma ne aveva già uno di Dior che gli aveva fornito la produzione. Sottolineò che avrebbe però tranquillamente scelto il mio se le fosse piaciuto di più. E così fece.
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Quell’anno Dior vinse l’Oscar per il miglior costume e, da vero gentiluomo gli confidò: “Vincenzo…. a bòn retour….“.
Lo stile asciutto e privo di ornamenti aggiuntivi, valse allo stilista, molti riconoscimenti. I tailleur  impeccabili by Ferdinandi, lo fanno apprezzare molto anche all’estero. Negli anni sessanta il produttore di moda tedesco Frederich gli chiese di disegnare una linea prêt-à-porter, cui dà spessore e validità stilistica non indifferente.
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Tailleur comodi da indossare ma sempre eleganti tanto da meritarsi l’appellativo coniato per lui da Vogue/USA di A Star Tailor, nel settembre del 1952, e numerosi servizi su riviste specializzate di moda e di settore tra cui Harper’s Bazaar e Marie Claire. 
Le creazioni Ferdinandi sono state indossate da attrici e mannequins di quegli anni come: Virna Lisi, Sylva Koscina, Lucia Bosè, Luciana Angiolillo, Eloisa Cianni, Lilli Cerasoli, Jennifer Jones, Eliette von Karajan, May Britt, Ivy Nicholson, Janet Sprague, Loredana Pavone, Anna Maria Ghislanzoni, Marta Marzotto e una giovanissima Elsa Martinelli sono solo alcune.
Elsa Martinelli, molto giovane, accompagnava le sorelle maggiori che lavoravano per Ferdinandi ogni giorno. Restava lì, con loro, fino a tarda sera, trascorrendo del tempo tra tessuti, modelli e disegni, in un mondo tutto suo, fatto di sogni. Elsa voleva esibirsi, non voleva altro che quei vestiti, ma era troppo giovane e mio nonno Antonio l’avrebbe cercata in modo protettivo. “Sei troppo giovane”, le avrebbe detto, ed Elsa non vedeva l’ora di diventare una “ragazza grande” come tutte le altre. Un giorno, alla premiere di una collezione, una modella non si fece vedere e mio padre – contro i desideri di mio nonno – le permise di indossare quei vestiti e la catapultò letteralmente nell’enorme soggiorno, instillandola con coraggio; “cammina con un’altalena come una vera signora”, ha detto, “e tutto andrà bene”, finalmente lanciando la sua carriera. Fu un successo immediato perché la modella in provetta affascinò donne, compratori e giornalisti con la sua elegante postura. Fu proprio quell’esperienza che lasciò il posto a una lunga carriera trascorsa sulle passerelle di diversi atelier prima che, finalmente, arrivando al cinema, diventasse il suo mondo…
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Elsa Martinelli nel 1955 con un abito della linea “Sfinge”
Al Festival della moda, tenutosi a Napoli nel ’54, si riconoscono a Vincenzo Ferdinandi anche i meriti per la creazione di cappelli – altro accessorio che lui stesso disegna e fa realizzare da Canessa – quali gli impeccabili “tamburelli” guarniti di visone o ciondoli neri e oro, le sue “pagodine” di velluto nero e le sue piccole “cloches” di feltro fumo di Londra.
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Vittorio Gallo realizza per la Astra Cinematografica il docufilm Sete e Velluti sulla moda italiana degli anni ’50 colta negli ateliers romani delle case di moda Ferdinandi, Gattinoni e Garnett.
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Ferdinandi è stato tra i primi ad intuire l’importanza degli accessori applicata alla moda – come borse, scarpe, cinture, profumi – marcata con una propria griffe.
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Personaggio estroverso – nel pieno della Dolce vita capitolina è rimasta famosa una sua scommessa calcistica col pittore Antonio Privitera in occasione di un derby Lazio-Roma, persa la quale fece sfilare per la celebre strada undici mucche addobbate con mutandoni giallorossi.
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Ferdinandi negli ultimi anni di vita si è dedicato anche alla pittura, con un suo stile basato tutto sui contrasti e i chiaro-scuri, con una tecnica a olio e ad acquerello.
Con l’inizio degli anni ‘60 Ferdinandi non sfilerà più, ma continuerà con l’attività del suo atelier e lavorerà come consulente per diverse industrie di abbigliamento in Italia e all’estero.
Nel 1963 decide di allontanarsi dal mondo delle grandi istituzioni di moda e con il successo del prêt-à-porter assume una posizione più defilata, pur creando abiti fino alla sua scomparsa avvenuta il 22 aprile 1990 a Roma.
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Il suo percorso gli ha portato onorificenze e riconoscimenti: i suoi abiti da cerimonia sono stati indossati da molte donne dell’alta società italiana e internazionale. Molti altri sono stati i riconoscimenti conferiti alla sua arte e alla sua creatività nel corso di tutta la sua esistenza.
Nel 2014 il museo Maxxi di Roma all’interno della mostra Bellissima lo considera tra i pionieri della moda italiana.
aggiornato al 19 aprile 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: wikipedia-org, patrimonio.archivioluce.com, https://ferdinandialtamoda.com/, web
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jacopocioni · 2 years ago
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Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1954 1° parte
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Ci credete? Non ci credete? Poco importa. Il fenomeno ufologico è vecchio quanto il mondo. Gli avvistamenti, reali, finti, "costruiti" nel mondo sono innumerevoli e su Firenze e provincia non mancano. Questa è un piccola rubrica per citare gli avvistamenti registrati su Firenze e provincia dal 1946 al 1980, se poi qualcuno ha a disposizione anche quelli successivi, e ce li fornisce, potremmo pubblicare anche quelli dal 1980 in poi. Questo l'articolo precedente: Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1952 – 1953 Il 1954 è stato un anno particolarmente prolifico per gli avvistamenti UFO su Firenze e provincia, tanto da dividere in più parti la loro segnalazione. Il 1 Luglio del 1954 viene visto, nel cielo di Firenze, verso le 12:00 un fenomeno ufologico. Se ne ha notizia per l'inchiesta di Massimo Beneduci. Racconta la sua esperienza la signora Dina Anna Maria Massai, sposata Bernardini, di anni 51 e di professione insegnante, all'epoca residente in piazza S. Ambrogio 3. La racconta però molti anni dopo, tanto che la signora al momento della descrizione del fatto aveva 80 anni ed era ormai vedova. Nel 1954, la donna non ricordava esattamente giorno e mese, ma ricordava che faceva un gran caldo, si trovava nella terrazza del condominio dove risiedeva. La terrazza era di quelle a tetto su uno stabile di 3 piani. La Dina fu testimone di una nevicata della cosiddetta "bambagia silicea" o "capelli d'angelo". Il particolare interessante risiede nel fatto che in terrazza con lei erano presenti alcuni gatti che rimasero come terrorizzati dal fenomeno. Si accucciarono con gli occhi vitrei e sbarrati e con le code ingrossate come spazzole, poi, ad un tratto, tutti fuggirono spaventati. La signora Dina racconta che la giornata era serena ed il fenomeno ebbe una durata imprecisata, almeno un'ora anche se la donna lasciò il terrazzo prima che il fenomeno terminasse. Durante la strana nevicata era presente anche il figlioletto di 8 anni, che però, ascoltato, non si ricordava assolutamente niente del fenomeno a differenza della signora Dina che ne rimase impressionata cosi tanto da avere a distanza di tanti anni un ricordo ancora vivo e nitido. La signora Dina ricorda che, del fatto, ne parlarono anche i giornali. Possibile che la signora Dina, a distanza di tanti anni, si sbagli sul mese e che il fenomeno sia da ricondurre a quelli di ottobre 1954 di cui parleremo, magari in una giornata particolarmente calda da farle pensare ad un giorno di luglio. Il 12 luglio del 1954, nei cieli di Sesto Fiorentino, verso le 22:30 fu visto un oggetto luminoso. Ne parla Il Giornale dei Misteri n. 10, p. 34, riportando anche delle immagini fotografiche. Il signor Giancarlo Fedi, direttore della libreria Beltramini di Firenze, si trovava in quel momento in prossimità della vetta del Monte Morello. Un misterioso oggetto luminoso si presentò ai suoi occhi ed il testimone ebbe anche l'occasione di fotografare il fenomeno nel buio più completo, avendo l'accortezza di aprire completamente il diaframma della sua macchina fotografica. Il testimone dichiarò in seguito: "Non poteva essere la Luna. Essa è sorta più tardi e dalla parte opposta". Il 19 settembre 1954 viene segnalato un oggetto volante, ma non viene registrato nessun dato in merito, viene solo riportato dal Notiziario UFO n. 75/76.   Read the full article
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