#Marco Maturo
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Sleepy lamp, lampada libreria https://www.design-miss.com/sleepy-lamp-lampada-libreria/ I #designer milanesi Marco Maturo e Alessio Roscini, fondatori di Studio Klass, hanno realizzato per Busso Sleepy Lamp, una lampada con una scala che diventa una libreria o una portariviste. Sleepy Lamp si appoggia e […]
#Alessio Roscini#alfemminile.com#arredamento#Busso#lampada#libreria#Marco Maturo#porta riviste#scala#Studio Klass
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
I FERMENTI NASCOSTI DELLA RIFORMA
Ecco una delle opere del Botticelli "maturo", influenzato dallo spirito della Firenze di Savonarola, il riformatore "ante-litteram" che a differenza di Lutero subì con la scomunica una sorte tragica. Non è dato sapere quanto la conversione verso la materia della trascendenza, legata all'iconografia cristiana, fosse dovuta a un moto dell'animo oppure alla fine dei fasti medicei e con loro alla committenza del "Magnifico" e della sua cerchia. Tuttavia, lo stile rimane inconfondibile, ormai radicato in un'estetica che non smette mai la ricerca della bellezza e dell'armonia di forme e tratti espressivi. Semplicemente, è trasposta in un nuovo campo del racconto per immagini. Ma qui, a colpire è la separatezza tra il luogo dell'avvenimento celeste (l'incoronazione della Vergine) e la consapevolezza partecipe dell'assemblea dei Santi confinati al di sotto, sulla terra. Era già accaduto alcuni anni prima con la "Pala di San Marco" dello stesso autore. Questa struttura del tema evangelico si affermerà, da lì in avanti, come uno strappo tra la modernità e il modello medievale, rappresentato, per esempio, dalle opere del "Beato Angelico" sul medesimo soggetto: quasi a marcare una distanza impossibile da colmare perfino per le figure dei Santi. Come un fardello pesante, l'esistenza terrena può solo aspirare alla beatitudine dell'ultraterreno. La fede e le opere non rappresentano una misura sufficiente. Non vi è libertà e nessuna certezza della grazia, il destino rimane segnato dal mistero. Questa è forse la traccia pittorica di un sentimento religioso che altrove, nella secolare crisi di autorevolezza del papato, stava meditando la riforma. Che in Italia, l'ancoraggio alla Chiesa di Roma, ha sopito in un limbo cocente ma inespresso. Sorprendente Botticelli.
- Sandro Botticelli (1445 - 1510): "Incoronazione della Vergine e Santi", data incerta tra il 1498 e il 1508, Villa La Quiete, Firenze
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oggi mi ha chiamato Valeria per dirmi che, quando riapriranno il lido, posso andare a farci quello che voglio e sarebbero molto felici di ospitarmi in una delle varie idee culturali. ha usato parole molto inclusive e una particolare morbidezza. sono contento arrivi quel che faccio in maniera diretta e non ci siano ambiguità di nessun genere. Lelio B. mi scrive ogni giorno per delineare bene - con tutte le dovute minuziose attenzioni - l’evento degli artisti di strada in collaborazione col comune e con l’autorità portuale. quando penso che dieci anni fa mi vergognavo di non avere un sogno o quella ‘sicurezza’ di credere nelle mie idee mi viene da sorridere. è servito tutto per arrivare ad oggi. davvero ogni cosa. Bianca e Dani si prendono a parole dopo la giornata nazionale della poesia - che poi è anche la giornata dell’albero e pure delle vittime innocenti di mafia e pure il primo giorno di primavera - e gli fa solo bene. è decisamente più maturo e importante mitragliarsi le cose in faccia invece di farlo alla schiena. non so più scrivere. non ho mai saputo disegnare, però nei bigliettini che ti lascio provo sempre a fare qualche animaletto. Geremia vorrebbe leggere le mie cose extrasensoriali e io ho paura possano piacergli e finire in qualche casa editrice. stanno uscendo troppe cose fuori che non so come controllarle e/o frenarle. l’altro pomeriggio con Marco parlavamo di quando compravamo l’erba dal figlio dell’ergastolano e, sicuramente, mi ha sbloccato il chakra della memoria - che sono certo si chiami ajna -. volevo chiederti perché mi hai chiesto se andassi a vedere Marco Castello a Siracusa ma poi non l’ho fatto perché non ti capisco nemmeno un po’. ho comprato le raccolte di Tarkovskij e di Bernhard e parlavano per lo più di morte, timo e amore. e molte altre cose dopo ogni lettura. che poi non è che la poesia non sia fatta per tutti ma sono tutti a non esser fatti per la poesia. certe volte quando mi parli mi spezzi il cuore e faccio di tutto per non farlo vedere e sono diventato bravissimo a nasconderlo. la mia gatta libera ha partorito quattro gattini liberi. vorrei provare molte altre volte lo stesso brivido dopo il finale di another end. ci sono troppə Ale nella mia vita.
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........desiderio
Pochi giorni fa girava su Instagram un breve video di un concerto di Marco Mengoni. Il cantante si esibiva indossando una giacca senza nulla sotto e il petto nudo, dove glabro ha suscitato una serie di commenti divertiti da parte di molte donne. Ragazze o signore che fossero, si sono sperticate in complimenti e apprezzamenti del tipo: ‘date una camicia a questo ragazzo prima che ci saltino le coronarie’. Le età, guardando i profili erano le più disparate e il tono era leggero e goliardico. La buona notizia è che le donne hanno imparato a fare apprezzamenti in pubblico, li fanno sui social con un certo garbo e nessuno ha commentato che fosse inadeguato apprezzare un corpo maschile di un uomo di 35 anni. Un corpo bello ovviamente, si lascia guardare e ammirare. Ma questo mi ha portato a fare un altra riflessione, ossia che agli uomini non sia più concesso guardare. Anche se fatto senza avances, più l’uomo è maturo e meno ha diritto di essere ‘desiderante’. L’uomo grande di età che desidera, deve essere distinto, elegante e possibilmente ricco e potente. Altrimenti diventa un ‘vecchio porco’. Questa attribuzione è ingiusta, perchè dice esplicitamente che il diritto a desiderate è stabilito socialmente a prescindere. È la società che dice quando possiamo guardare e desiderare, quando sia opportuno e quando no. Dopo i 60 o i 65, ammirare una donna bella di qualsiasi età è inopportuno, sconveniente e rimanda a un desiderio fuorviato. Da che? Dalle rughe? Dalla pelle e dai muscoli non più tonici? Dall’aver perso la bellezza? Bèh, posso assicurarvi che siamo esseri desideranti sino all’ultimo giorno della nostra vita!! Possiamo desiderare, sognare, essere attratti sessualmente. Possiamo avere delle fantasie che questa società ageista tenta di addomesticare. Pochi giorni prima di morire, la madre di un conoscente guardava la tv e disse del cantante Craig David che era ‘un gran figo’, io la presi in giro bonariamente e lei mi disse: ho 75 anni "ma non sono cieca". Non è stata una battuta... ma una grande lezione al tempo stesso. Il desiderio degli anziani è cancellato dal mondo perché, ossessionati come siamo dalla bellezza, i corpi di due ‘vecchi’ che fanno sesso non sono belli da vedere (ma é davvero così?) e perché ‘godere’ dopo una certa età 'non sta bene'. E chi lo ha detto? Anche godere è un diritto, il piacere è un diritto, la seduzione è un diritto perchè non scadono come la patente o la carta di identità. Bisogna lottare per superare questo odioso pregiudizio e bisogna favorire il piacere e l’intimità tra le persone adulte. L’ageismo, termine coniato dal gerontologo Robert Butler nel 1969, è relegare le persone più adulte, anziane, vecchie di età, in una cittadinanza di seconda classe in cui possibilità, diritti e libertà si comprimono. È un meccanismo automatico in cui un gruppo dominante ignora un altro gruppo, gli attribuisce minori diritti, ne fa un unico calderone e cancella le individualità aprendo la strada all’umiliazione. È fatto di pregiudizi, discriminazioni e stigma, come se invecchiare, invece di una conquista, fosse una vergogna. Perché essere vecchi e desiderare o ammirare dovrebbe essere un problema? Perché i diritti dei più adulti sono relegati? Perché, si chiede Ashton Applewhite nel suo best seller ‘Il bello dell’età’ non pensiamo ad un age pride? Liberiamoci quindi una volta per tutte del concetto che qualcosa non sia ‘appropriato all’età’: una gonna di tulle a 70 anni non danneggia nessuno, personalmente adoro gli outfit coloratissimi di Licia Fertz, meravigliosa 94enne influencer su Instagram e il suo corpo anziano che sprizza autostima e che ispira migliaia di persone con il suo ottimismo. Ce ne fossero. E quindi spero che nessuna donna e nessun uomo, a nessuna età, si sentano offesi dello sguardo di ammirazione di un altro essere umano di qualsiasi età, anche di 90 o 100 anni. È ora di costruire una società che sia inclusiva anche di questo aspetto meraviglioso dell’umanità ....con il desiderio, appunto!!
G.G
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➡️🌼🙏Domenica 16 Giugno 2024Ss.
Quirico e Giulitta; S. Aureliano; B. Maria Teresa Scherer
11.a del Tempo Ordinario (anno 😎
Ez 17,22-24; Sal 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34
È bello rendere grazie al Signore
👉🕍📖❤️VANGELO
E’ il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.
+ Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.❤️🙏
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Sospesa la squalifica di Mourinho, in panchina contro Juve
La Corte federale d’appello ha sospeso la squalifica di due giornate a José Mourinho per il diverbio con il quarto uomo Marco Serra durante la gara tra Cremonese e Roma in attesa di ulteriori approfondimenti. Il tecnico giallorosso sarà in panchina domenica sera contro la Juventus. “Il Collegio ritiene che il ricorso non sia maturo per la decisione”, si legge nella nota della Corte sportiva…
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21/01 Sam Paganini al Bolgia - Bergamo
Il 2023 al Bolgia di Bergamo è iniziato con un sound elettronico irresistibile. Sabato 21 gennaio 2023 ecco un altro appuntamento da non perdere: sul palco del top club bergamasco c'è Sam Paganini, da anni protagonista della scena clubbing mondiale. E' una notte speciale. Sia perché, da oltre un decennio, Paganini è uno degli artisti che meglio rappresentano musicalmente l'Italia nel mondo. Sia per il rapporto ormai di lunga data tra questo artista e il pubblico del Bolgia. Se le mode passano e poi finiscono, sia l'artista sia il Bolgia, nel tempo, sono cresciuti.
La prima produzione 'di peso' per Sam Paganini , protagonista della Main Room del Bolgia il 21/01/23, è "Zoe", ed esce nel 1996. Da allora colleziona un'infinità di successi e riconoscimenti. L'ascesa verticale inizia con "Rave", un istant classic dell'album del 2014 "Satellite"l da poco incluso nelle nuove compilation "Drumcode Presents: 2022" e "Global Underground #44 - Amelie Lens - Antwerp" nella ipnotica e potente versione a firma Adam Beyer e Layton Giordani. L'album più recente di Sam Paganini è il maturo "Light + Shadow", pubblicato a fine 2021. Paganini si è esibito in ogni club che conti, da Rotterdam ad Ibiza. E il 28/01, qualche giorno dopo il dj set al Bolgia, fa scatenare il 42 Venue di Instanbul.
Con Paganini in Main Room nel top club sull'A4 si esibisce pure il vicentino Paolo Tamoni. Maestro del beat, è alfiere di una tech-house che guarda al futuro, e la disegna bene in console o in produzioni come "Together". Sempre in Main, chiudono il cerchio Alex Rubino e Giusa. Si continua a ballare forte pure nella Lab Room, dove la festa si chiama "Lift Off" ed in console, oltre a Robbie Dox, si alternano colleghi come Cremo, Fede Rego, Galo, Daniele Granata b2b Ledem. Il Bolgia apre alle ore 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
Quello che vede sul palco del Bolgia di Bergamo il 21 gennaio '23 il top dj producer italiano Sam Paganini è solo l'ennesimo appuntamento d'eccellenza nel top club. Nelle scorse settimane, e per tutta la stagione passata, si son esibiti top dj della portata di Chris Liebing, Len Faki, Ilario Alicante, Luca Agnelli, Sidney Charles, Piero Pirupa, Leon, Raffa FL, Wade & Fer Mesa, Pan-Pot, I Hate Models, Marco Faraone, Joseph Capriati o Marika Rossa.
21/01 Sam Paganini @ Bolgia - Bergamo
Info e prenotazioni:
https://www.bolgia.it/sam-paganini/
Bolgia
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803, dalle 23.30 alle 6 del mattino
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21/01 Sam Paganini al Bolgia - Bergamo
Il 2023 al Bolgia di Bergamo è iniziato con un sound elettronico irresistibile. Sabato 21 gennaio 2023 ecco un altro appuntamento da non perdere: sul palco del top club bergamasco c'è Sam Paganini, da anni protagonista della scena clubbing mondiale. E' una notte speciale. Sia perché, da oltre un decennio, Paganini è uno degli artisti che meglio rappresentano musicalmente l'Italia nel mondo. Sia per il rapporto ormai di lunga data tra questo artista e il pubblico del Bolgia. Se le mode passano e poi finiscono, sia l'artista sia il Bolgia, nel tempo, sono cresciuti.
La prima produzione 'di peso' per Sam Paganini , protagonista della Main Room del Bolgia il 21/01/23, è "Zoe", ed esce nel 1996. Da allora colleziona un'infinità di successi e riconoscimenti. L'ascesa verticale inizia con "Rave", un istant classic dell'album del 2014 "Satellite"l da poco incluso nelle nuove compilation "Drumcode Presents: 2022" e "Global Underground #44 - Amelie Lens - Antwerp" nella ipnotica e potente versione a firma Adam Beyer e Layton Giordani. L'album più recente di Sam Paganini è il maturo "Light + Shadow", pubblicato a fine 2021. Paganini si è esibito in ogni club che conti, da Rotterdam ad Ibiza. E il 28/01, qualche giorno dopo il dj set al Bolgia, fa scatenare il 42 Venue di Instanbul.
Con Paganini in Main Room nel top club sull'A4 si esibisce pure il vicentino Paolo Tamoni. Maestro del beat, è alfiere di una tech-house che guarda al futuro, e la disegna bene in console o in produzioni come "Together". Sempre in Main, chiudono il cerchio Alex Rubino e Giusa. Si continua a ballare forte pure nella Lab Room, dove la festa si chiama "Lift Off" ed in console, oltre a Robbie Dox, si alternano colleghi come Cremo, Fede Rego, Galo, Daniele Granata b2b Ledem. Il Bolgia apre alle ore 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
Quello che vede sul palco del Bolgia di Bergamo il 21 gennaio '23 il top dj producer italiano Sam Paganini è solo l'ennesimo appuntamento d'eccellenza nel top club. Nelle scorse settimane, e per tutta la stagione passata, si son esibiti top dj della portata di Chris Liebing, Len Faki, Ilario Alicante, Luca Agnelli, Sidney Charles, Piero Pirupa, Leon, Raffa FL, Wade & Fer Mesa, Pan-Pot, I Hate Models, Marco Faraone, Joseph Capriati o Marika Rossa.
21/01 Sam Paganini @ Bolgia - Bergamo
Info e prenotazioni:
https://www.bolgia.it/sam-paganini/
Bolgia
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803, dalle 23.30 alle 6 del mattino
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Cagliari, la mostra per il centenario della morte di Ottone Bacaredda
Cagliari, la mostra per il centenario della morte di Ottone Bacaredda. Sarà inaugurata mercoledì 7 dicembre 2022 alle 10,30 alla MEM – Mediateca del Mediterraneo di via Mameli 164 a Cagliari, la mostra "Ottone Bacaredda, il sindaco di una città en marche". L'allestimento, basato sul patrimonio dell'Archivio storico e della Biblioteca Studi Sardi, sarà aperto al pubblico fino al 7 febbraio 2023. Le iniziative organizzate in occasione del centenario dalla scomparsa di Ottone Bacaredda proseguiranno nei giorni successivi con due appuntamenti. Venerdì 9 dicembre 2022 a partire dalle 17,30, anche nello spazio SEARCH – sottopiano del Palazzo Civico di via Roma, con ingresso nel Largo Carlo Felice n.2, si terrà il convegno dal titolo "Ottone Bacaredda nella Cagliari tra fine Ottocento e primo dopoguerra". I relatori Antonello Angioni, Maurizio Corona, Gianfranco Murtas, Giorgio Pellegrini e Marco Pignotti avranno modo di esplorare le sfaccettature di questa importante figura sia nella sua vita privata che nella sua carriera politica, offrendo agli ascoltatori un panorama sullo scenario artistico, architettonico e urbanistico della Cagliari della Belle Époque, dei suoi splendori e dei suoi conflitti. Il giorno dopo, sabato 10 dicembre, dalle 16,30 alle 20 i visitatori potranno assistere alla proiezione del video: "Il sogno della Belle Époque e altre storie cagliaritane". Nel dicembre 1921 moriva Ottone Bacaredda, tra i sindaci cagliaritani che hanno lasciato una memoria indelebile del proprio operato. Lo scrittore Luigi Colomo, pur essendo di diversa corrente politica, così lo ricorda nel 1927 nel suo libro Cagliari...che scompare: "Giovane d'anni, maturo alla vita pubblica, pieno d'entusiasmo per la sua città natale, cui lo stringeva affetto immenso, quale solamente possono nutrirlo le anime grandi, si accinse al rivolgimento e al rinnovamento di essa". Laureatosi in Giurisprudenza, Bacaredda ricoprì vari ruoli all'interno dell'amministrazione cittadina: dal 1886, quando divenne consigliere, il percorso fu breve per diventare prima assessore, poi sindaco, nel 1890. Questo fu l'inizio per la Città di un rapido e significativo cambiamento urbanistico, di cui il municipio di via Roma resta il monumento più emblematico, rappresentando l'amministrazione Bacaredda anche nel nome. Di lui Francesco Alziator ebbe a dire che "fu il primo a sganciarsi dalla rugginosa tradizione scottiano-manzoniana del romanzo storico". Autore di romanzi e racconti, il valente esponente dell'intellighenzia cagliaritana si cimentò anche in alcuni saggi tra cui si ricorda l'autobiografico "L'Ottantanove cagliaritano", in cui il sindaco si difese dalle poche ombre che appannarono la sua carriera, cioè i moti del 1906, causa delle sue dimissioni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Quando fai rumore, e qualcuno se ne accorge
Parole: 1429
Beta: server di Discord (credo)
Fandom: Sanremo RPF (Cenone di Natale AU/Sanremo Family AU)
Ship: background (neanche tanto) Levodie, Jdato (è inutile negare ancora)
Avvertimenti: misgendering (inconsapevole) e cugini troppo impiccioni. E le pippe mentali di Cally.
Note autore: devo tutto a @giulia-liddell, che ha creato questi personaggi. Avviene tutto la sera stessa dell’uscita IN AMICIZIA di Cally e Anita
(X). Sembra passata una vita, da quando l'ho scritta
La serata era iniziata in maniera relativamente tranquilla, se non si considerava la discesa rocambolesca dalla sua stanza, per evitare sguardi indiscreti e il fatto i tacchi nuovi erano decisamente scivolosi.
Le dispiaceva dover sgattaiolare fuori casa come una tredicenne in punizione, ma non voleva neanche dover rispondere alle domande di tutti i cugini.
Insomma, è normale cercare un po’ di privacy, in questo bordello pensò, mentre chiamava un taxi.
Il locale che avevano scelto era davvero carino, anche se a quell’ora era già decisamente pieno.
Era anche abbastanza fuori zona, così non avrebbero dovuto avere nessuno tra i piedi.
Amava i suoi cugini, e tutta la famiglia allargata, ma le era anche mancato passare del tempo con la sua fidanzata, senza uscite di gruppo.
A questo proposito, la vide avvicinarsi, fasciata nel suo abito di tulle rosso svolazzante.
Sussultò, quando se la ritrovò davanti con due bicchieri in mano. Era una dea.
La ragazza, però, sembrava concentrata a fissare un punto dall’altra parte della pista da ballo.
“Tesoro, cosa guardi?” le urlò , appoggiandole una mano sul braccio per attirare la sua attenzione.
“Niente, mi era sembrato di vedere…” sospirò l’altra: “Non importa, siamo qui per divertirci, no?”
La fidanzata annuì, trascinandola verso la pista da ballo.
Ma Claudia non riusciva non pensare a che cosa ci facesse Antonio in quel locale, soprattutto vestito e truccato in quel modo.
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Cally è distrutto: durante il viaggio di ritorno ha addirittura fatto fatica a mantenere lo sguardo sulla strada. Ed anche in quel momento, buttato sul letto ancora vestito, non riesce a togliersela dalla mente. Cazzo, mi ha dato un bacino da scuola materna, ed io sto già fottuto, bene..
Era stato un normalissimo bacio sulla guancia, da amica, prima di rientrare in camera sua. Anche lui ne aveva dati di simili a decine di ragazze, quindi perché quello gli brucia sulla pelle come un marchio infernale?
Dannata Anita.
Ma il pensiero più assurdo lo colpisce mentre sta facendo la doccia: e se andasse davvero a trovarla?
Cally si accorge di aver fatto la scelta più cretina della sua vita, quando a metà della scala di legno appoggiata contro alla sua finestra (o, almeno, spera che sia la sua finestra, perché non vuole di certo ritrovarsi nel mezzo di una hotline tra Riccardo ed Eugenio, dato che il primo si trova nella stanza di fianco) si sporge per guardare giù. Che modo stupido di morire, cadendo da una scala. Fa un respiro profondo, prima di riprendere a salire. Ormai sono qui, devo farcela.
E meno male che la finestra è aperta, perché dubita che Anita abbia voglia di spiegarne l’eventuale distruzione.
È quasi alla fine della scala, quando la vede: è in mezzo alla stanza, struccata e vestita con un semplice abitino di cotone azzurro, che immagina essere il suo pigiama, mentre piega diligentemente la gonna e la camicetta che aveva indossato quella sera.
Cally realizza che non lo stava aspettando, quando lei sposta lo sguardo verso la finestra e sussulta, accorgendosi di non essere più sola.
Arrossisce subito, dandogli le spalle e cercando di coprirsi il viso con le mani.
Con una mossa degna della pubblicità dell’olio Cuore, Cally scavalca il davanzale, fino a raggiungerla in pochi passi. Anita è ormai di uno strano colorito a metà tra le orecchie di zia Ama, e un peperone maturo:“Non dicevo veramente, sul venirmi a trovare,” mormora la ragazza, senza accennare a togliere le mani dal volto: “volevo lasciarti una buona idea di me, così sono orribile, ti farò sicuramente schifo”.
Cally non sa cosa fare, ma rimanere imbambolato dopo ad una confessione del genere sembra bruttissimo anche per i suoi standard, quindi le si avvicina e la cinge da dietro in un abbraccio, appoggiando la testa sulla sua spalla: “Ti dà fastidio?” sussurra, per essere sicuro di non forzarla. Anita sembra trattenere un singhiozzo, mentre gli risponde: “No, anzi, va bene”. Non sa quanto stiano così, ma lei sembra essere quasi a proprio agio, quando Cally si stacca, e le propone di tirare davvero fuori caramelle e computer.
Si accoccolano sotto alle coperte, nelle lenzuola a fiorellini di Anita, e fanno partire una commedia romantica. E nella penombra rischiarata solo dallo schermo del PC, tutto diventa lecito: anche quando le loro mani si sfiorano, per poi stringersi, anche quando Cally le sposta un ciuffo di capelli dal viso con la mano libera, anche quando, poco prima di cadere tra le braccia di Morfeo, lei lo sente sussurrare un “Ani, sei bellissima”.
Pensa che potrebbe benissimo rimanere lì per sempre, con Anita addormentata sul petto e gli orsetti gommosi. Non che al momento scappare sia una possibilità concreta, dato che non può fare movimenti improvvisi senza rischiare di svegliare la sua bella addormentata, ma non si lamenta.
Un po’ la invidia, perché ora, per colpa della sua insonnia si ritrova a guardare le travi a vista del soffitto della sua camera, e non capisce come possa essere successo tutto così in fretta: fino a qualche mese prima non sopportava neanche l’idea di starci di fronte ai pranzi di famiglia, ed ora era nel suo letto. Si sente anche un po’ imbecille, in realtà: insomma, Anita aveva accettato di uscire insieme “in amicizia”, di certo non sente quelle dannate farfalle che attanagliano invece il suo stomaco.
Okay, gli aveva tenuto la mano, ma è un comportamento normale tra amiche, no?
Era stato un normale pigiama party tra ragazze, con il film romantico e le caramelle gommose. Accidenti, non sono come Tarek o Marco, che neanche si accorgono di essere ad un appuntamento, senza che qualcuno glielo faccia notare.
Non era un appuntamento. E gli ci vuole davvero tanta forza di volontà (e di negazione) per non ammettere che, sì, vorrebbe che lo fosse stato.
D’altro canto, però, sa bene come ci si senta a trovarsi a fare i conti con la propria identità di genere, e non vuole assolutamente forzarla a dover affrontare altri casini, in quel periodo già delicato. Soprattutto, non davanti a tutta la famiglia.
E, in fin dei conti, neanche Cally muore dalla voglia di esporsi così.
Esporre cosa? Neanche l’hai baciata.
Anzi, neanche sai quale sia il suo tipo, in fondo. Certo, ha avuto una storia con Claudia,che è decisamente diversa da te. Ma magari faceva parte della recita, in cui interpretava un ruolo:“Antonio, il cugino perfetto, cis ed eterosessuale, con una fidanzata perfetta”.
È strano, constata, in fondo non la conosco neanche così tanto.
Ecco, a questo punto potrebbe anche avere un fetish strano, tipo i piedi.
Sorride, scuotendo la testa. Beh, magari questo no.
Non si riesce ad impedirsi di lasciarle un bacio sulla fronte, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi sopraffare dalla stanchezza.
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Elodie è un po’ preoccupata. Non è sicuramente gelosa, ma non ha ancora metabolizzato a fondo quello che Claudia le ha detto in taxi, al ritorno.
Non è possibile che fosse davvero Diodato, nel locale, vero?
Ha bisogno di schiarirsi le idee, tutto qui. Una passeggiata nel giardino dietro alla casa sembra una prospettiva davvero allettante. Si districa lentamente da Claudia, che nella notte si era mossa fino ad intrecciare le gambe con le sue, e l’aveva stretta in un dolce abbraccio.
La bionda si alza pigramente, per poi afferrare al volo qualcosa da mettersi (probabilmente, quella felpa è anche della fidanzata, ma ormai non ci fa neanche più caso). Lancia un’ultima occhiata a Claudia, che dorme ancora beatamente, prima di uscire dalla stanza, cercando di non fare troppo rumore con la porta.
È così immersa nei suoi pensieri, che non la nota subito. E anche quando la vede, rimane un attimo perplessa. Cosa ci fa quella scala, lì?
Sicuramente, il giorno prima non c’era. Si massaggia le tempie, cercando di ricordare di chi sia quella finestra.
Riccardo dovrebbe avere la stanza in quella parte del corridoio, si ricorda, è possibile che Eugenio sia venuto a trovarlo, e gli abbia fatto una sorpresa?
Oh, no. Realizza, paralizzata dall’orrore. La camera di Riccardo è quella di fianco.
Lì c’è Diodato. Cazzo, perché questa sera porta tutto a lui?
Elodie non si considera un’impicciona, ma ormai ci è dentro fino al collo, quindi tanto vale arrivare alla fine del tunnel. Quello che vede una volta arrivata in cima, però, la lascia ancora più confusa e con più domande di prima: Perché diamine Cally è nel letto di Diodato, e lo sta abbracciando?
È stato lui a mettere lì quella scala?
Oh, Cally, spero che tu abbia una buon spiegazione, pensa, scendendo dalla scala per ritornare nella sua stanza, perché non ne uscirai facilmente .
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Voglio che le mie poesie abbiano osso
e struttura di pietre palpitanti;
vederle sempre in piedi (torri erranti
della vita e l’uomo), grazie al loro peso.
.
Capaci di essere proiettile e bacio,
canto di pace o pugni sonori;
azzurre come il raggio o verdeggianti
come l’olivo maturo… Che il loro spesso
.
suono metallico, alveare o bosco ferito,
mi esca dal sangue, teso a bagnare
un altro labbro deserto e perseguitato.
.
Marcos Ana, da Poesia, 227, Maggio 2008
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Camusac Cassino Museo Arte Contemporanea Comunicato Stampa Rilevamenti 2 La ripresa delle attività espositive presso il Cassino Museo d'Arte Contemporanea, dopo la lunga pausa causata dalla fase più acuta della pandemia da Covid 19, tuttora non estinta, avverrà venerdì 2 ottobre 2020 alle ore 18:00 all'insegna dell'evento Rilevamenti 2, un nuovo appuntamento dopo quello del 2016 rivolto a segnalare il lavoro di nuove generazioni artistiche. Quest'anno l'iniziativa, su progetto e cura di Bruno Corà, vede il contributo critico di curatori come Valentino Catricalà, Tommaso Evangelista, Aldo Iori, Angela Tecce e Marco Tonelli, tutti impegnati a individuare e invitare alla rassegna, giunta alla sua seconda edizione, alcuni artisti di cui seguono da tempo l'azione. La formula espositiva si basa sulla proposta di invito da parte di ciascun curatore critico di tre artisti a cui sono state richieste individualmente due opere. I quindici artisti selezionati rispondono ai nomi di Pier Alfeo, Clarissa Baldassarri, Paolo Bini, Anja Capocci, Francesco Capponi, Diego Cibelli, Auro/Celso Ceccobelli, Giovanni De Cataldo, Pamela Diamante, Antonio Fiorentino, Federica Francesconi, Silvia Inselvini, Lulù Nuti, Nazzarena Poli Maramotti, Paolo Puddu. Criteri di carattere linguistico, professionale, anagrafico, logistico e di altro tipo hanno guidato la scelta dei curatori per un evento che si annuncia ricco di aspettativa, consentendo l'osservazione di trenta opere, in gran parte inedite,che saranno esposte al pubblico nelle grandi navate della sede museale cassinate. In essa, parimenti, distinto in quanto episodio recante un omaggio alla memoria, troverà altresì luogo la mostra retrospettiva di opere fotografiche di Pompilio Fiore, a cura di Bruno Corà. Il giovane fotografo, scomparso nel 1982 a soli trent'anni, si impone all'attenzione pubblica con una serie di opere distintive del suo già maturo linguaggio che lo individuava come sicura promessa nel panorama nazionale e oltre, La mostra delle immagini delle sue opere si è resa possibile grazie alla collaborazione attiva della sua famiglia e della Fondazione Mastroianni di Arpino. Di questi due eventi sarà dato riscontro insieme alle immagini delle opere degli artisti, dei saggi critici dei curatori e degli apparati relativi, in un catalogo edito dall'Editore Gangemi di Roma, che sarà possibile ottenere il giorno dell'inaugurazione. Per ogni eventuale ulteriore informazione si invita a rivolgersi alla Segreteria del Museo.
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Niente pastrocchi
di Marco Travaglio Nella crisi più pazza del mondo, capita anche questo: che il cazzaro primigenio, Renzi, auspichi la cosa più sensata mai detta da un pidino da mesi. E cioè che, contro la destraccia salvinista, l’unico governo possibile è fra 5Stelle e Pd. Purtroppo la proposta ha tre difetti. 1) Arriva con 14 mesi di ritardo e non sarebbe più -come a maggio 2018 – l’unione fra il primo e il secondo partito delle Politiche, ma tra i due sconfitti alle Europee contro chi le ha vinte. 2) Viene da Renzi, che ormai ha la credibilità di Pamela Prati e tifa per il taglio dei parlamentari perché, al prossimo giro, non ne avrà più neanche uno. 3) Sarebbe un regalo a Salvini, che già inizia a pagare caro il suo tradimento di sfasciatutto irresponsabile (è subissato di insulti sui suoi social, specie dopo la ferma risposta di Conte, suo unico vero competitor) e non vede l’ora di farlo dimenticare addossandolo ai 5Stelle e strillando al ribaltone. Certo, la metà e più dell’Italia che guarda con orrore e terrore alla prospettiva di avere presto un monocolore Salvini che si crede il Duce e parla come lui (senza neppure esserlo) a colpi di “Voglio pieni poteri”, “Ordine e disciplina”, “La giustizia la riformo io” accetterebbe di tutto, pur di allontanare l’amaro calice. Anche un ribaltone. Che sarebbe costituzionalmente ineccepibile (avrebbe la fiducia del Parlamento) e moralmente giustificabile (a brigante, brigante e mezzo). Ma politicamente a dir poco discutibile, mettendo insieme il secondo e il terzo partito per far fuori il primo. Con tutti i rischi che comportano, le elezioni restano la via maestra. Se a ottobre o a primavera, lo deciderà il Parlamento, dove Conte ha saggiamente portato la crisi in piena trasparenza. Lì il premier esporrà le riforme in cantiere che Salvini ha bloccato col suo colpo di mano e chiederà la fiducia. La Lega gliela negherà. Il M5S gliela confermerà e nessuno può impedire ad altri di fare altrettanto. Se il Pd gli votasse la fiducia, il governo Conte resterebbe in piedi, senza i ministri leghisti (sostituibili con gli attuali vice o con personalità esterne). Per fare poche cose prima delle elezioni a primavera: la legge di Bilancio, scongiurando le conseguenze inevitabili di un voto a fine ottobre (esercizio provvisorio, spread ecc.); l’ok al taglio dei parlamentari; e la conseguente revisione della legge elettorale. Chissà che i pochi mesi trascorsi a collaborare, senza nuovi governi né ribaltoni, non inneschino la scintilla che noi auspichiamo da anni fra un centrosinistra totalmente rinnovato e ripulito e un M5S più maturo e meno improvvisato sotto la guida di Conte. Per salvarci da Salvini non prima né contro le elezioni. Ma dopo.
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➡️🌺🙏Venerdì 27 Gennaio 2023
S. Angela Merìci (mf); S. Vitaliano; S. Giuliano da Sora
3.a del Tempo Ordinario
Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34
La salvezza dei giusti viene dal Signore
👉🕍📖❤️VANGELO
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
+ Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore. ❤️🙏
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The one with the festival
Non è che Ermal fosse arrabbiato o geloso perché Fabrizio aveva deciso di duettare con Niccolò.
Anzi, in fondo doveva ammettere di averlo sempre saputo che sarebbe andata così.
E poi, ormai aveva quasi quarant'anni e aveva imparato a sopprimere la gelosia, soprattutto in situazioni come quella, in cui era del tutto ingiustificata.
Però, doveva ammettere che un po' di fastidio lo provava.
C'era una parte di lui - quella parte un po' egoista che ognuno di noi ha, quella caratterizzata da quello spirito di autoconservazione che fa di tutto per farci sentire bene, anche a discapito degli altri - che era un po' scocciata per quella situazione, che era infastidita dal fatto che Fabrizio avesse rinunciato alla possibilità di cantare di nuovo con lui su quel palco.
E non lo faceva nemmeno apposta, ma quel senso di fastidio tendeva a saltare fuori all'improvviso e a fargli dire cose che non avrebbe dovuto.
Come quel pomeriggio, durante l'intervista a Radio Bruno, quando aveva detto che quella stessa sera avrebbe visto Fabrizio e gli avrebbe dato "due ciuffetti, così, giusto per ricordarci dei bei tempi."
E non ci voleva un genio per capire che i bei tempi di cui aveva parlato erano tutti quegli attimi in cui era stato insieme a Fabrizio. Solo loro due, contro tutti gli altri.
I bei tempi comprendevano una quantità enorme di momenti, così tanti che Ermal non era nemmeno sicuro di ricordarli tutti.
In quei bei tempi c'era Sanremo, le parole rassicuranti di Fabrizio quando lui era stato male, la vittoria, il loro abbraccio sul palco.
Nei bei tempi c'era Lisbona, l'Eurovision, le interviste fatte insieme, tutti i momenti condivisi lontani dal resto del mondo.
Nei bei tempi c'era la prima volta in cui Fabrizio l'aveva baciato, in un camerino del Forum di Assago, senza dargli nessuna spiegazione se non un messaggio - che Ermal custodiva ancora gelosamente - qualche ora più tardi.
Nei bei tempi c'era la prima volta che avevano fatto l'amore, in una camera d'albergo a Lisbona, la sera prima della finale dell'Eurovision.
C'erano le risate, i litigi, i sorrisi, gli sguardi... E, dopo ormai un mese di lontananza, Ermal sentiva mancanza di tutto quello.
Forse era stato un po' anche per quello che aveva accettato la proposta di Simone di cantare con lui alla serata dei duetti.
Quando Simone lo aveva chiamato, appena aveva saputo che avrebbe partecipato a Sanremo, chiedendogli di cantare con lui durante la serata dei duetti, Ermal non aveva potuto fare a meno di rispondere di sì.
Lo aveva fatto per Simone, che era un caro amico.
Lo aveva fatto perché conosceva il testo della sua canzone e se lo sentiva cucito addosso come se parlasse di lui.
E lo aveva fatto perché Simone gli aveva detto che voleva ricambiare il gesto che lui e Fabrizio avevano fatto l'anno precedente, quando lo avevano invitato a cantare con loro, ed Ermal non vedeva l'ora di salire di nuovo su quel palco insieme ad un suo caro amico e all'uomo che amava.
Quando poi, il giorno successivo, aveva parlato con Fabrizio e aveva saputo che lui aveva già dato disponibilità a Niccolò e quindi non avrebbe cantato con loro, Ermal non aveva potuto fare a meno di sentirsi un po' infastidito, quasi tradito da quel gesto.
Ma non aveva detto nulla. Si era ripromesso di vedere solo il lato positivo della cosa, e cioè che in qualsiasi caso si sarebbero ritrovati di nuovo insieme a Sanremo, dove era iniziato tutto.
Però, anche se riusciva a vedere il lato positivo della faccenda, non poteva controllare le sue emozioni e i suoi sentimenti, e non c'era molto che potesse fare per impedire che ciò che provava venisse a galla.
Si portò il telefono all'orecchio, mentre strisciava la tessera magnetica sulla porta della sua camera ed entrava all'interno, aspettando che Fabrizio rispondesse.
Non aveva idea di che fine avesse fatto, ma gli sembrava strano che non fosse ancora arrivato a Sanremo. E soprattutto che non lo avesse avvertito del suo arrivo.
"Pronto?" rispose Fabrizio dopo un paio di squilli.
Aveva la voce stanca, ma Ermal non ci diede troppo peso.
"Ehi. Sei arrivato?" chiese Ermal sorridendo.
Il fastidio, la gelosia, la tensione... Tutto sembrava svanire ogni volta che sentiva la voce di Fabrizio.
"No, sono in aeroporto" sbuffò Fabrizio.
"A Genova?"
"A Fiumicino."
Ermal rimase un attimo in silenzio, convinto di aver capito male. Poi chiese: "A Fiumicino? Che ci fai ancora lì?"
"L'aereo è in ritardo. Non so quando riuscirò ad arrivare."
Ermal sospirò portandosi una mano tra i capelli.
Non era così che sarebbero dovute andare le cose, non erano quelli i loro programmi. E sapeva benissimo che non era colpa di Fabrizio, che in quella situazione era impotente e che nessuno poteva farci nulla, ma non poteva negare di sentirsi frustrato.
C'era stata una frase della canzone di Simone che l'aveva colpito fin dal primo ascolto.
Siamo in equilibrio sulla parola "insieme".
In quel momento, più che in ogni altro, Ermal si rese conto di quanto quella frase sembrasse riferita a Fabrizio e alla loro storia.
Erano davvero in equilibrio e bastava poco per cadere.
Facevano programmi, spostavano impegni pur di riuscire a vedersi anche solo per cinque minuti. E poi bastava una minima cosa al di fuori del loro controllo - come un aereo in ritardo - per scombinare tutto.
Ermal iniziava a sentirsi stanco di tutta quella situazione. L'unica cosa che gli permetteva di andare avanti era ciò che provava per Fabrizio, un amore totalizzante mai provato prima, e il fatto che era certo che nonostante quell'equilibrio fosse la cosa più fragile del mondo, sarebbero sempre stati disposti a prendersi cura l'uno dell'altro. Non importava quanto fosse difficile.
"Ermal..."
"Lo so, non è colpa tua. Lo so" disse Ermal cercando di rassicurare Fabrizio, che sembrava infastidito quanto lui per quella situazione.
"Ti mando un messaggio prima di imbarcarmi, va bene?" disse Fabrizio.
Ermal sorrise. "Va bene. Non vedo l'ora di vederti."
"Anch'io."
Ermal interruppe la chiamata e appoggiò il cellulare sul comodino, sedendosi poi sul letto un momento più tardi.
Sentiva la mancanza di Fabrizio. Tanto, troppo se considerava che l'ultima volta si erano visti poco più di un mese prima.
Avevano passato molto più tempo senza vedersi, in passato, eppure quel mese era stato più lungo di ogni altro periodo di lontananza.
Ermal non avrebbe nemmeno saputo spiegare il motivo. Forse semplicemente, più passavano i giorni e più lui si innamorava di Fabrizio. Più passavano i giorni e più Ermal gli regalava un pezzetto del suo cuore, un pezzetto che Fabrizio si portava via ogni volta che si salutavano, rendendo insopportabile per Ermal stargli lontano per troppo tempo.
Era difficile portare avanti una relazione in quelle condizioni, ma Ermal sapeva di non poter fare altrimenti. Anzi, di non voler fare altrimenti.
Avrebbe potuto tirarsi fuori da quella situazione in qualsiasi momento. Nessuno lo teneva legato e aveva già superato la fine di una relazione importante, avrebbe tranquillamente potuto farlo di nuovo.
Il punto era che non voleva farlo.
Per quanto difficile fosse quella storia, lui voleva continuare a viverla.
Nonostante le difficoltà, la lontananza, il doversi nascondere. Nonostante tutto, Ermal non avrebbe voluto nulla di diverso.
Fabrizio si rigirò il telefono tra le mani, mentre teneva lo sguardo su un punto fisso davanti a sé.
Era pensieroso e infastidito. E anche un po' teso.
Quando Niccolò gli aveva chiesto di cantare con lui alla serata dei duetti a Sanremo, Fabrizio non aveva esitato a rispondere di sì.
Voleva bene a Niccolò come ne voleva ai suoi figli e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo stare bene, per supportarlo. Anche andare a Sanremo, un luogo con cui da anni aveva un rapporto di amore/odio.
Il palco dell'Ariston è uno di quei posti che, anche se ci canti sopra per anni, continuerà sempre a fare un po' paura. È uno di quei posti che non riesci mai ad amare del tutto perché, nonostante sia un posto magnifico, ti lascia sempre quel senso di inquietudine, di inadeguatezza che non riesci a scrollarti di dosso.
Allo stesso tempo, Fabrizio amava quel palco. Gli riportava alla mente un sacco di bei ricordi, molti dei quali legati al festival dell'anno precedente.
Partecipare al festival di Sanremo insieme ad Ermal l'aveva cambiato.
Non sapeva dire con esattezza in che modo, ma dopo quell'esperienza si era sentito più maturo. E soprattutto si era sentito pronto ad amare di nuovo.
Dopo la fine della storia con Giada, non aveva più avuto nessuna storia importante. Ma con Ermal era stato tutto diverso.
Ermal si era fatto spazio nel suo cuore senza che lui se ne rendesse nemmeno conto, e quando se n'era accorto ormai era troppo tardi.
Fabrizio se lo ricordava bene quel momento.
Era successo al concerto di Ermal al Forum di Assago, l'anno precedente.
Avevano cantato insieme e Fabrizio aveva sentito i brividi, come mai prima di quel momento. Si era reso improvvisamente conto che stare accanto a Ermal lo faceva sentire come se stesse sulle montagne russe, con lo stomaco attorcigliato e l'adrenalina che scorre nelle vene.
E così alla fine del concerto, in uno dei pochi momenti in cui Ermal non aveva nessuno attorno, Fabrizio l'aveva baciato.
Senza dire nulla né prima né dopo, semplicemente aveva premuto le labbra sulle sue.
Quasi subito aveva temuto di aver fatto un errore, ma poi aveva sentito Ermal rilassarsi contro di lui e schiudere le labbra. E allora Fabrizio l'aveva baciato ancora, questa volta con più sicurezza, facendo scivolare la lingua nella sua bocca.
Ricordava che pochi attimi dopo erano stati interrotti da Marco, e Fabrizio ne aveva approfittato per andarsene.
Era scappato, non sapendo bene come comportarsi e volendo evitare un confronto con Ermal. Ma appena arrivato in albergo, non aveva potuto evitare di mandargli quel messaggio che aveva tenuto salvato nelle note del suo telefono per più di un anno.
A quel punto il confronto era inevitabilmente arrivato, perché Ermal aveva risposto a quel messaggio e poi lo aveva chiamato. Gli aveva chiesto il perché di quel bacio, perché lo avesse fatto proprio in quel momento e Fabrizio non aveva saputo dargli una risposta se non una confessione - mormorata a voce bassissima - che suonava come qualcosa di vagamente simile a: "Se tornassi indietro lo rifarei."
Ermal aveva sorriso, premendosi maggiormente il telefono all'orecchio, e aveva risposto: "E io vorrei che lo rifacessi."
Quando si erano rivisti, qualche giorno dopo, era stato Ermal a baciarlo per primo. E da quel momento il loro rapporto era stato un susseguirsi di baci rubati, di notti passate a fare l'amore in qualche camera d'albergo o a casa di Fabrizio, di parole sussurrate al telefono, di programmi fatti insieme, di litigi e di occasioni per fare pace.
Quindi Fabrizio era grato a Sanremo e a ciò che il festival gli aveva dato, ma era comunque terrorizzato da quel palco. Senza contare che sentiva un enorme senso di responsabilità verso Niccolò.
Ecco perché lui ed Ermal avevano deciso di andare a Sanremo un giorno prima.
Ermal voleva passare un po' di tempo con lui e Fabrizio aveva bisogno di ritrovare la sua pace e la sua tranquillità, e riusciva a farlo solo insieme ad Ermal.
E invece, in quel momento, si trovava seduto scomposto su una sedia all'aeroporto di Fiumicino. Bel modo per ritrovare la pace e la tranquillità.
Nel buio di una camera di Sanremo, con solo la televisione accesa a illuminare la stanza, Ermal aveva passato la serata a guardare distrattamente il festival mentre buttava continuamente occhiate al cellulare nella speranza di trovare un messaggio di Fabrizio.
Sbuffò per l'ennesima volta vedendo che non gli era arrivato nessun messaggio.
Quella mancanza stava diventando un peso sul petto insopportabile. E, ciò che era peggio, era che Ermal non era abituato a quella sensazione.
Quando la storia con Fabrizio era iniziata, Ermal si era convinto che sarebbe riuscito a gestirla con facilità.
Aveva già avuto una storia lunga e importante, una storia in cui spesso aveva dovuto fare i conti con gli impegni e la lontananza che essi comportavano, ed era sempre riuscito a farla funzionare. Almeno fino a quando erano venuti fuori altri problemi.
Con Fabrizio, invece, era tutto più difficile.
Non riusciva a sopportare la lontananza, non riusciva a mettersi il cuore in pace sapendo che in quel momento avrebbe potuto essere insieme a Fabrizio e invece era da solo, a guardare il festival sdraiato su un letto troppo grande per una persona sola.
Afferrò il cellulare e sbloccò lo schermo, perdendosi un attimo a fissare la foto della sua nipotina che aveva come sfondo.
Poi iniziò a frugare nella galleria alla ricerca di foto di lui e Fabrizio.
Era una cosa banale, ma riguardare le foto fatte insieme lo faceva sentire meno solo e per un attimo gli sembrava che Fabrizio fosse più vicino.
Evitò volutamente di guardare quelle scattate nel periodo di Sanremo. Sapeva che avrebbero scatenato troppi ricordi - soprattutto perché si trovava proprio in quella città - e non si sentiva pronto a rivivere tutto ciò che era successo l'anno precedente.
Passo velocemente le foto di Lisbona, quelle che racchiudevano i ricordi di una delle più belle settimane della sua vita.
Salire su un palco internazionale era stata una grande soddisfazione sia per lui che per Fabrizio. Ma soprattutto in quella settimana avevano imparato a scoprire ciò che provavano l'uno per l'altro, ciò che quel bacio scambiato di nascosto nel camerino del forum aveva innescato. Avevano imparato ad amarsi e a capire che ormai non potevano fare a meno dell'altro.
E finalmente arrivò alle foto che cercava, quelle che lo facevano sentire bene perché erano solo sue, quelle che non aveva mai avuto il coraggio di pubblicare perché erano venute mosse o semplicemente perché Fabrizio le aveva scattate appena dopo aver fatto l'amore.
Le fissò per un po', concentrandosi sullo sguardo innamorato di Fabrizio, sul suo sorriso, sulle guance leggermente arrossate.
Fabrizio era arrivato nella sua vita come un temporale. Era stato qualcosa di improvviso, che gli aveva sconvolto l'esistenza facendo un gran rumore.
Era stato il primo uomo per cui Ermal aveva capito di provare qualcosa che andava oltre l'affetto, il primo uomo che Ermal aveva desiderato di baciare e di toccare come prima di quel momento aveva fatto solo con persone del sesso opposto.
Aveva confuso tutta la sua vita, mescolando ogni cosa, ma allo stesso tempo sembrava che l'avesse messa in ordine.
Con Fabrizio, Ermal si sentiva euforico e felice come lo era stato poche volte e l'unica cosa che voleva era continuare a provare quelle sensazioni per tutta la vita.
Non sarebbe stato facile, lo sapeva benissimo e quel giorno aveva avuto la prova di quanto fosse difficile riuscire a vedersi anche quando facevano dei programmi con largo anticipo, ma Ermal non avrebbe rinunciato a tutto quello per niente al mondo.
Le palpebre si abbassarono lentamente, facendogli chiudere gli occhi e facendolo sprofondare nel sonno mentre ancora teneva in mano il cellulare. L'immagine di lui e Fabrizio sullo schermo si oscurò qualche attimo più tardi, rimanendo però ben impressa nella memoria di Ermal che, nonostante dormisse, aveva la sensazione di sentire Fabrizio accanto a sé.
Non riuscì mai a capire se fosse stato merito di quelle foto guardate un secondo prima di addormentarsi o della consapevolezza che da lì a poche ore Fabrizio sarebbe davvero stato con lui, ma gli bastava sentirlo vicino e tutto sembrava andare meglio.
La mattina seguente, Ermal si svegliò presto.
Sentiva un peso sul petto, provocato dall'ansia per l'esibizione di quella sera ma soprattutto dal fatto che non vedeva l'ora di riabbracciare Fabrizio.
Afferrò il cellulare - rimasto abbandonato tra le coperte quando si era addormentato qualche ora prima - sorridendo appena vide che Fabrizio gli aveva mandato un messaggio poco prima.
Sono arrivato. Vado a riposarmi un paio d'ore, poi ci vediamo?
Ermal digitò in fretta la risposta, mentre sentiva il peso sul petto affievolirsi rendendosi conto che Fabrizio era letteralmente a pochi passi da lui.
Buongiorno. Faccio colazione poi vado a fare un paio di interviste. Magari riusciamo a vederci per pranzo.
Ovviamente, Ermal aveva fatto in modo di trasformare quel magari in una certezza.
Aveva bisogno di vedere Fabrizio e, sapendo che ormai si trovavano nella stessa città, quel bisogno era diventato ancora più impellente.
Quando all'ora di pranzo riuscì finalmente ad allontanarsi da Paolo e Marco senza destare troppi sospetti, si fiondò in albergo.
Qualche ora prima Fabrizio aveva risposto al suo messaggio scrivendogli il numero della sua stanza - in modo che Ermal riuscisse a raggiungerlo senza problemi - e aveva avvertito Niccolò che non avrebbe pranzato insieme a lui.
Insomma, per una volta tutto sembrava andare secondo i piani ed Ermal non poté evitare di sentirsi sollevato quando finalmente raggiunse la camera di Fabrizio e bussò alla sua porta.
Quando Fabrizio aprì la porta, Ermal entrò in camera e senza nemmeno dargli il tempo di salutarlo si gettò tra le sue braccia.
"Mi sei mancato anche tu" scherzò Fabrizio mentre ricambiava l'abbraccio e chiudeva la porta della camera spingendola con un piede.
Ermal rise tenendo la testa nascosta nell'incavo del suo collo e disse: "Scusa. Non ce la facevo più."
"Ti capisco" rispose Fabrizio, prima di sollevargli il viso e baciarlo.
Ermal sospirò sentendo le labbra di Fabrizio sulle sue, sentendosi finalmente rilassato.
Gli erano mancati i suoi baci, gli era mancato sentire le sue braccia stringersi attorno al suo corpo. Gli era mancata ogni cosa di lui e quasi non riusciva a realizzare che fossero davvero insieme.
"Quanto tempo abbiamo?" mormorò Fabrizio tra un bacio e l'altro, mentre spingeva Ermal verso il letto.
"Non lo so. Ho un paio di interviste nel pomeriggio, quindi non molto."
"Anch'io ho un'intervista più tardi, ma mi sa che do buca" disse Fabrizio mentre faceva scorrere le mani sulle spalle di Ermal, sfilandogli il giubbotto di pelle.
"Perché?"
"Perché sono esausto. E dopo che sarai uscito da questa stanza credo che lo sarò ancora di più" disse Fabrizio con un sorrisetto malizioso.
Ermal sorrise e riprese a baciarlo, mentre infilava le mani oltre il bordo della felpa di Fabrizio.
Gliela sfilò velocemente, gettandola poi su una sedia dove Fabrizio aveva già abbandonato disordinatamente altri vestiti.
"Sei appena arrivato e questa camera è già un cesso" lo prese in giro Ermal. Poi, dopo aver guardato meglio il mucchio di vestiti sulla sedia, aggiunse: "Ma quello è il mio maglione?"
Fabrizio si voltò seguendo lo sguardo di Ermal e disse: "Sì. L'hai lasciato a casa mia l'ultima volta che sei stato da me. L'ho messo per il viaggio, spero non sia un problema."
"Ti mancavo così tanto?" chiese Ermal, accarezzandogli dolcemente una guancia.
"Da morire" rispose Fabrizio, prima di gettarsi di nuovo sulle sue labbra.
Ermal sospirò sentendo le dita di Fabrizio sfilargli la camicia dai pantaloni e poi sbottonarla velocemente.
Appena Fabrizio ebbe tolto anche quello strato di stoffa, Ermal si sdraiò trascinando il più grande sul letto insieme a lui.
Gemette quando Fabrizio iniziò a baciargli il collo, soffermandosi su un punto particolarmente sensibile appena sotto il pomo d'Adamo.
"Non lasciarmi i segni" mormorò Ermal, tenendo gli occhi chiusi e la testa affondata nel cuscino.
Fabrizio si staccò leggermente da lui, osservando la porzione del collo che aveva appena baciato - forse con un po' troppa irruenza - e si morse il labbro inferiore per evitare di confessare a Ermal che era troppo tardi e che ormai il segno glielo aveva lasciato. Sapeva che il suo fidanzato lo avrebbe ucciso se se ne fosse accorto e di certo Fabrizio non intendeva andare incontro alla morte di sua spontanea volontà.
Facendo finta di nulla riportò le labbra sulla sua pelle, questa volta facendo più attenzione a non lasciare altri segni.
In pochi attimi, Fabrizio spogliò entrambi dei vestiti rimasti sotto lo sguardo divertito di Ermal.
"Che c'hai da sorridere?" chiese Fabrizio, mentre si avvicinava ad Ermal come se avesse avuto l'intenzione di baciarlo ma senza far scontrare le loro labbra.
"Pensavo al fatto che poco fa hai detto di essere stanco, eppure stai facendo tutto tu."
"Che c'è? Vorresti averlo tu il controllo della situazione?" chiese Fabrizio.
Non che gli dispiacesse. Anzi, era sempre felice quando Ermal assumeva il controllo in camera da letto.
Ma gli era mancato talmente tanto e aveva immaginato per settimane di fare talmente tante cose, che in quel momento - soprattutto visto che avevano poco tempo a disposizione - voleva essere lui a dettare le regole.
Ermal scosse la testa sorridendo. "No, fai pure. Ricordati solo che non abbiamo molto tempo."
Fabrizio aggrottò la fronte, mentre faceva scorrere lentamente una mano sul corpo di Ermal fino a circondare la sua erezione. "Mi stai dicendo che non vuoi i preliminari?"
Ermal trattenne il fiato per un attimo, gettando la testa all'indietro e godendosi la sensazione della mano di Fabrizio su di lui.
"Ermal?" lo richiamò Fabrizio, leggermente compiaciuto per l'effetto che aveva su di lui.
"Non c'è tempo per i preliminari" riuscì a dire Ermal, dopo aver ripreso fiato.
Fabrizio fece scorrere lentamente la mano, strappandogli un gemito, e disse: "E quindi cosa vuoi che faccia?"
Ermal arrossì di colpo. "Lo sai. Non farmelo dire."
Fabrizio sorrise vedendolo così imbarazzato e non poté impedirsi di chinarsi su di lui e baciarlo.
Era assurdo come dopo tutto quel tempo, tutti quei mesi passati insieme, Ermal si imbarazzasse ancora quando doveva dirgli cosa gli piaceva o cosa voleva che Fabrizio facesse in certe circostanze.
Doveva ammettere che gli piaceva quel lato di lui. Quel suo dimostrarsi un po' sfacciato agli occhi di tutti, ma imbarazzarsi per ogni piccola cosa quando erano soli.
Lo faceva sentire speciale, un po' come se Ermal tirasse fuori il vero sé stesso solo quando era insieme a lui.
Interrompendo per un attimo il bacio, allungò una mano sul comodino e afferrò il lubrificante. Ne versò un po' sulle sue dita e poi iniziò a massaggiare lentamente l'apertura di Ermal, cercando di farlo abituare a quell'intrusione.
Ermal gemette e, senza nemmeno rendersene conto, si mosse andando incontro alle sue dita.
Voleva di più, anzi ne aveva bisogno.
Sentiva la necessità di avere Fabrizio il più vicino possibile, di sentirlo dentro di sé, di toccare la sua pelle.
Fabrizio lo preparò attentamente ma cercando di fare in fretta, consapevole che non avevano molto tempo a disposizione e soprattutto che entrambi aspettavano quel momento da più di un mese.
Quando si spinse dentro di lui, entrambi si lasciarono sfuggire un gemito.
Ermal lo incitò a muoversi più veloce, a non fare le cose con calma come al solito. Aveva aspettato per troppo tempo di sentire di nuovo quella sensazione, di sentirlo di nuovo affondare dentro di lui.
Dopo l'ennesimo affondo, Fabrizio iniziò a sentire la stanchezza. In fondo, non era più un ragazzino e la notte precedente non aveva dormito.
Rotolò su un fianco trascinando Ermal con sé, fino a ritrovarsi con la schiena schiacciata contro il materasso.
"Stanco?" chiese Ermal spostandosi i ricci dalla fronte.
"Un po'. E mi piace vederti su di me" rispose Fabrizio stringendogli un fianco e accompagnando i suoi movimenti, mentre l'altra mano scorreva velocemente sulla sua erezione.
Ermal gemette quando, muovendosi su di lui, sentì Fabrizio toccare il punto giusto.
Vedendo l'espressione sul viso di Ermal, Fabrizio sollevò il bacino cercando di colpire di nuovo lo stesso punto fino a quando, dopo qualche minuto, si riversò dentro di lui ed Ermal venne sul suo petto.
Rimasero per qualche minuto sdraiati l'uno accanto all'altro, cercando di riprendere fiato, entrambi finalmente più tranquilli e con il cuore più leggero.
"Che ore sono?" chiese Ermal tenendo gli occhi chiusi e una mano sul petto, come a volersi assicurare che il suo cuore fosse ancora al suo posto e stesse ancora battendo.
"Non lo so. Guarda sul mio cellulare, è sul comodino" rispose Fabrizio.
Ermal afferrò il telefono e buttò un'occhiata allo schermo, poi sbuffò. "È tardi. Devo andare."
"Ma come? Di già?"
Ermal annuì mentre si alzava dal letto e recuperava i suoi vestiti sparsi per la stanza. "Non ho nemmeno il tempo di farmi una doccia. Spero che i miei capelli non siano troppo disastrosi."
"Io non mi preoccuperei dei capelli" disse Fabrizio fissando i segni rossi sul suo collo, mentre Ermal si abbottonava velocemente la camicia.
"Che vuoi dire?" chiese distrattamente Ermal.
Fabrizio scosse la testa. "Niente. Sei bellissimo e i capelli sono a posto."
Prima o poi Ermal si sarebbe accorto di quei succhiotti sul collo, ma fino a quel momento Fabrizio preferiva fare finta di nulla.
Alla fine, Ermal i succhiotti li aveva notati. O meglio, glieli avevano fatti notare.
E per quanto una parte di lui volesse seriamente rimproverare Fabrizio per non averlo avvertito di essere in quelle condizioni prima di uscire dalla sua stanza, era anche consapevole che non lo aveva fatto di proposito.
In fondo, poteva capirlo. Aveva voglia di vederlo, di fare l'amore con lui, di stare insieme. La stessa voglia che aveva sentito lui, e non poteva fargliene una colpa.
Quando arrivò all'Ariston, Fabrizio era già lì. Stava parlando con Niccolò nel corridoio dei camerini.
Appena i loro sguardi si incrociarono, Fabrizio sorrise e, dopo essersi scusato con Niccolò, raggiunse Ermal e lo abbracciò come se non lo vedesse da mesi.
Simone - che se ne stava qualche passo più in là - sorrise e abbassò lo sguardo, sentendosi spettatore di un momento che, nonostante la presenza di almeno cinquanta persone, sembrava troppo intimo per continuare a guardare.
"Sei consapevole di come hai ridotto il mio collo, vero?" disse Ermal a bassa voce, ancora stretto in quell'abbraccio.
Fabrizio si irrigidì tra le sue braccia, ma non disse nulla.
"Tranquillo, Bizio, non sono arrabbiato" disse Ermal sciogliendo l'abbraccio.
"Strano. Di solito ti incazzi per queste cose" disse Fabrizio leggermente sorpreso.
Ermal si strinse nelle spalle. "Non questa volta. So che non l'hai fatto apposta."
Fabrizio sorrise, mentre si voltava a salutare Simone e Niccolò li raggiungeva facendo un cenno di saluto con la testa.
Ermal gli diede una pacca amichevole sulla spalla e disse: "Nervoso?"
Niccolò sbuffò. "Un po', ma la presenza di Fabrizio aiuta a sentirmi un po' più calmo."
"Andrà bene, hai una bella canzone" disse Ermal.
Fabrizio sorrise guardando l'uomo di cui era innamorato chiacchierare tranquillamente con il ragazzo che ormai per lui era come un figlio.
Si sentiva felice e sereno e sapeva che in qualsiasi modo sarebbe andata quella serata, nessuno avrebbe potuto portargli via quella sensazione.
Forse.
Era ancora preso dalla conversazione tra Ermal e Niccolò, quando vide Morgan passare accanto a loro.
Simone, con il suo solito modo di fare tranquillo e pacifico, sollevò una mano per salutarlo e Morgan ricambiò sorridendo e dicendo: "Ciao."
Poi si fermò in mezzo al corridoio, lanciò un'occhiata prima ad Ermal e poi a Fabrizio, infine si rivolse a Niccolò e disse: "In bocca al lupo per questa sera. Spero che la scelta di avere Fabrizio come partner in questo duetto non giochi a tuo sfavore."
Niccolò aprì bocca per replicare, ma si zittì immediatamente sentendo la mano di Fabrizio posarsi sulla sua spalla. Ingoiò tutti gli insulti che gli erano venuti in mente e rimase in silenzio, mentre Morgan si voltava e continuava a camminare lungo il corridoio.
"Non ne vale la pena, Nic" mormorò Fabrizio.
Nemmeno il tempo di finire la frase, ed Ermal si era già allontanato dal gruppo cercando di raggiungere Morgan.
"Scusa, che vorresti dire?" disse, ignorando gli sguardi curiosi delle altre persone che camminavano lungo il corridoio dei camerini.
Morgan si voltò verso di lui continuando a sorridere e disse: "Niente, solo che il ragazzo ha una bella canzone, una bella voce... Tutto ciò che Fabrizio non ha, quindi non so quanto la sua presenza potrà essergli utile."
"Tu non sai proprio di che cazzo parli" disse Ermal.
Sapeva che non avrebbe dovuto reagire, che avrebbe dovuto lasciare che Morgan se ne andasse senza dargli quella soddisfazione, ma non era riuscito a trattenersi.
Fabrizio l'aveva protetto in più di un'occasione, senza mai chiedere niente in cambio, e da quando stavano insieme Ermal sentiva verso di lui lo stesso bisogno di proteggerlo, anche da provocazioni stupide come quella.
Fabrizio lo raggiunse cercando evitare che Ermal dicesse qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi.
"Sei carino a difendere il tuo fidanzato" disse Morgan, proprio mentre Fabrizio si avvicinava a loro.
Fabrizio si irrigidì e puntò lo sguardo verso Ermal, preoccupato per come avrebbe reagito.
Sapeva che Ermal odiava i gossip su di loro, che quasi sembrava si vergognasse. Non perché provasse davvero vergogna per la loro storia, ma più che altro perché non era ancora riuscito ad accettare del tutto il fatto di essersi innamorato di un uomo.
Questo Fabrizio lo sapeva bene, ne avevano parlato.
Ermal gli aveva confessato di amarlo più di quanto credesse fosse possibile amare qualcuno, ma che allo stesso tempo non riusciva ad accettarsi del tutto. Sapeva di non essere sbagliato, sapeva che non c'era niente di strano se si era innamorato di un uomo piuttosto che di una donna, ma non sempre riusciva a far comandare la razionalità. E per quanto razionalmente sapesse di non avere motivo di nascondere quello che provava per Fabrizio, non poteva farne a meno.
Fabrizio lo sapeva e lo accettava.
Conosceva le sue paure e se ne era fatto carico come se fossero state le sue. E gli andava bene così. Lo avrebbe aspettato fino a quando sarebbe stato pronto, e lo avrebbe aspettato anche se quel momento non fosse mai arrivato.
Ma in quel momento, messo alle strette da una provocazione di Morgan, Fabrizio non aveva idea di come Ermal avrebbe potuto reagire.
"Non c'è nulla da difendere. Che Fabrizio sia un grande artista è un dato di fatto. Se poi non rispecchia i tuoi gusti musicali, è un altro discorso. Ma non mi sembra un buon motivo per criticare il suo modo di fare musica o per mettere ancora più ansia addosso a un ragazzo che questa sera deve esibirsi su un palco importante" disse Ermal tutto d'un fiato. Poi aggiunse: "Ma per rispondere a quello che hai detto, sì. Lo difendo. È quello che faccio da sempre: difendo le persone che amo."
Morgan rimase in silenzio, colpito da quell'ammissione, mentre Ermal gli voltava le spalle e si allontanava seguito da Fabrizio.
Il più grande gli afferrò il polso e lo trascinò dentro il camerino di Niccolò - che aveva osservato tutta la scena con la fronte aggrottata e lo sguardo infuocato dalla rabbia per ciò che aveva detto Morgan - chiudendo la porta dietro di sé.
"Che c'è?" chiese Ermal confuso.
"Ma ti sei reso conto di quello che hai detto?"
Ermal sospirò. "Sì. Mi è sfuggito."
"E non sei preoccupato?"
"Morgan non dirà a nessuno di questa discussione. Gli piace attaccarsi alle cazzate, non alle cose serie come una presunta relazione di un suo collega" disse Ermal.
"È comunque un rischio. Non per me, di me sai che non me ne frega nulla. Ma per te" considerò Fabrizio.
Ermal si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani. "So che spesso mi sono comportato come se quello che provo per te fosse qualcosa di sbagliato, ma in realtà mi sono reso conto che non c'è niente di più giusto."
Poi lo baciò.
Lo fece con calma, assaporando ogni momento, dimenticandosi che da lì a poco sarebbero risaliti su quel palco che per loro era così importante.
Al termine della serata - mentre nel backstage regnava il caos più totale, nell'attesa dei risultati e del premio della giuria per il miglior duetto - Fabrizio sentì la mano di Ermal appoggiarsi sulla sua schiena e spingerlo verso il camerino di Niccolò.
"Ti devo parlare. Ho già parlato con Niccolò, mi ha detto che possiamo stare nel suo camerino" disse Ermal, dopo aver notato l'espressione sorpresa di Fabrizio.
"Ma che succede?" chiese Fabrizio, continuando a non capire.
Arrivati in camerino, Ermal chiuse la porta dietro di sé e disse: "Ogni parola che ho cantato questa sera, era per te. Volevo che tu lo sapessi, perché a volte mi sembra di non dimostrarti abbastanza."
"Ermal..."
"No, fammi finire" disse Ermal. Poi si passò una mano tra i capelli e continuò: "La prima volta che ho sentito la canzone di Simone, ho pensato a noi. Ho pensato a quante volte tu ti sei preso cura di me, a quante volte ti sei fatto carico dei miei problemi. Avrei voluto cantarla insieme a te, lo sai, ma era giusto che tu cantassi con Niccolò. Quindi, non potendo cantarla con te, l'ho cantata per te. Voglio che tu lo sappia, voglio che tu sappia che quella canzone è tua."
Fabrizio non perse tempo e lo baciò, premendo il suo corpo contro la porta chiusa e facendo vagare le sue mani sul corpo di Ermal, insinuandosi sotto quella giacca così simile a quella portava anche lui.
Nonostante fosse così bravo con le parole, Ermal non si era mai sbilanciato troppo su ciò che provava per lui. Erano rari i momenti in cui faceva dichiarazioni di quel tipo e Fabrizio non poteva non sentirsi toccato da ciò che Ermal gli aveva appena detto.
Ermal sospirò mentre portava entrambe le mani sui fianchi di Fabrizio. Le fece scorrere leggermente verso il basso - con l'intenzione di farle scivolare sotto il bordo della sua maglietta - e si bloccò di colpo.
Si staccò da Fabrizio, abbassando lo sguardo velocemente, e disse: "Ti sei messo i miei pantaloni di pelle?"
"Te ne sei accorto solo ora?" chiese Fabrizio trattenendo una risata.
"Sì. Fammi capire, quanti vestiti mi hai rubato?"
"Più che altro, pensa a quanti vestiti hai lasciato a casa mia!"
Ermal abbassò nuovamente lo sguardo, godendosi la vista di Fabrizio con addosso i suoi pantaloni.
"Ti stanno bene" disse Ermal, passandosi poi la lingua sulle labbra.
"Ah, sì?"
"Sì, ma stai meglio senza."
Fabrizio si mise a ridere, coprendosi la bocca con la mano come faceva ogni volta che era imbarazzato.
"Dico sul serio, Bizio" disse Ermal attirandolo di nuovo a sé e baciandolo.
Fabrizio gemette mentre sentiva Ermal sbottonargli frettolosamente i pantaloni e abbassarli insieme ai boxer.
"Ermal, non lo possiamo fare qui" disse Fabrizio, cercando di mantenere un minimo di lucidità.
"Chi lo dice?" chiese Ermal, anche se in realtà non gli interessava.
Erano nel camerino di Niccolò, chiusi a chiave. Nessuno si sarebbe accorto della loro assenza e soprattutto nessuno avrebbe notato qualcosa di strano.
"Ermal..." iniziò Fabrizio con l'intenzione di rimproverarlo, ma si bloccò nel momento in cui vide Ermal inginocchiarsi di fronte a lui e prendere in bocca la sua erezione.
Fabrizio chiuse gli occhi per un attimo, gettando la testa all'indietro e facendo scorrere le mani tra i capelli di Ermal.
Si morse le labbra per impedirsi di gemere sentendo la lingua di Ermal scorrere sulla sua pelle, ma quando abbassò lo sguardo e vide che Ermal si era abbassato leggermente i propri pantaloni e i boxer e si stava dando piacere da solo non riuscì a trattenersi.
Un gemito uscì dalle sue labbra e Fabrizio si rese conto che in quel momento non gli interessava nemmeno che qualcuno lo sentisse.
Pochi minuti dopo sentì Ermal ansimare più forte, mentre continuava a tenere la bocca su di lui, e gli bastò vederlo venire nella sua stessa mano per arrivare al limite. Con un ultimo gemito si riversò nella bocca di Ermal, mentre allungava un braccio per appoggiarsi al muro temendo che altrimenti il suo corpo avrebbe ceduto e sarebbe crollato sotto il peso di quell'orgasmo.
"Tu mi manderai al manicomio, prima o poi" disse Fabrizio, ancora senza fiato, mentre Ermal cercava di ricomporsi.
Ermal sorrise, mentre gettava nel cestino i fazzoletti che aveva usato per darsi una pulita veloce, e disse: "Esagerato."
"Quando impazzirò del tutto, vedremo se dirai ancora che sono esagerato" scherzò Fabrizio.
Si scambiarono un'occhiata sorridendosi a vicenda, entrambi felici come due ragazzini alle prese con la prima cotta, poi Ermal girò la chiave facendo scattare la serratura e uscì.
"Ermal!" lo chiamò Fabrizio, bloccandolo sulla porta.
Il più piccolo si voltò verso di lui. "Dimmi."
"Nonostante tutto siamo ancora insieme."
Ermal corrugò la fronte senza capire per quale motivo Fabrizio avesse detto quella frase.
E poi capì.
Abbi cura di me parlava davvero di loro, in ogni parola c'era racchiuso qualcosa che avrebbero potuto collegare alla loro storia. E forse quella era proprio la frase che più li rappresentava, la frase che più di tutte sembrava descriverli.
Perché dopo un anno, nonostante tutto, erano ancora insieme davvero.
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O amor não tem DNA - 02
Assim que cheguei no meu quarto tudo parecia vazio, as prateleiras no meu closet antes ocupadas pelas coisas da Clara, hoje estão sem nada apenas acumulando poeira, isso tudo aqui tá vazio demais e por horas eu me pergunto o por que dela ter nos deixado, o por que de alguém ter coragem de deixar a família e eu nem digo por mim, eu posso muito bem viver com isso e aos poucos eu vou me acostumando. Mas e a Júlia que é só uma criança que não tem culpa do que tá acontecendo?! Eu quero deixar isso bem claro quando ela crescer que ela não foi a responsável pela Clara ir embora, aqui ela tinha amor, tinha carinho e tinha tudo o que alguém poderia querer pra construir uma família, ela foi embora porque ela quis.
No entanto, o foco agora não eram lamentações e sim o que eu faria de agora em diante para manter a Júlia bem e saudável ao nosso lado. Agradeço por ter minha família ao meu lado nesse momento tão difícil, a Rafa e minha mãe estão sendo as melhores mães que minha filha poderia ter, elas foram até a maternidade fazer o cadastro da minha pequena para que ela pudesse receber o leite das mães que por algum motivo não estavam conseguindo amamentar seus filhos e não poderiam desperdiçar um bem tão precioso, o leite materno, desde então a Júlia vem recebendo o leite de suas mães postiças e aos poucos ela vai ganhando peso e adquirindo resistência para continuar no meio da gente.
- Sim sogra, é umas das mãezinhas que doam leite lá -eu ouvi a Rafa dizer-
- O que aconteceu, Rafa? -eu perguntei ao me aproximar-
- O filho dela nasceu pré maturo, ai tá a quatro meses na incubadora -a Rafa disse e vi seus olhos encherem de lágrimas- Enquanto a Clara tinha uma filha, uma família e não deu valor a mãezinha lá só queria poder amamentar seu bebê que tá doente.
- É Rafa, as vezes algumas pessoas tem mais do que merecem -eu disse e carreguei a Júlia- Já tomou o leitinho meu amor? -eu disse olhando para ela-
- Já filho, logo logo ela dorme -minha mãe disse-
Nós iniciamos nosso jantar e logo em seguida fui para o quarto fazer a Júlia dormir, toda noite é assim eu a faço dormir e não importa o tempo que ela leve até que pegue no sono, eu não deixo de ter esse momento com minha pequena e após ela dormir eu a observo e agradeço diariamente no amanhecer e no anoitecer por Deus tá me permitindo viver com ela.
Narrado por Giselle
- Thaís, você nem sabe -eu disse entusiasmada ao chegar na sala dos professores na escola onde trabalhamos-
- Ai menina que susto -ela disse sorrindo- Mas senta aí, me conta.
- Eu tô grávida -eu disse e meu sorriso não cabia no rosto-
- Meu Deus Gi, que felicidade -ela me abraçou- Tem uma vidinha dentro de você -ela pegou na minha barriga-
- Sim -eu sorri e meus olhos encheram de lágrimas- Eu tô tão feliz.
- Eu posso ver nos seus olhos -ela sorriu- Mas e o Marcos já sabe?
- Não, eu peguei o resultado antes de vim pra cá -eu sorri- Assim que sair daqui vou na casa dele contar -eu disse entusiasmada-
- Ele vai amar a notícia, né? -a Thaís perguntou-
- Vai Tatá -eu disse sorrindo-
Deu nossa hora e cada uma foi pra sua sala de aula, as minhas crianças eram do ensino fundamental menor, tinham em média 3 para 4 anos, era o início da vida acadêmica deles e eu era responsável por faze-los querer permanecer na escola e seguir suas vidas acadêmicas. Eu sempre amei crianças, sempre amei esse contato com esses pequenos e desde que desconfiei que estava grávida eu passei olhar para eles com muito mais amor e passei a imaginar meu filho ou filha nessa etapa da vida deles, seria um sonho poder viver cada momento ao lado desse serzinho que agora habita dentro de mim.
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