Tumgik
#Libreria dello Stato
intotheclash · 6 months
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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gregor-samsung · 8 months
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“ Nel giro di 24 ore Yuri è diventato libero, ricco e possessore di un autoveicolo. Le leggi della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, cioè la Germania est, non permettevano di visitare i paesi occidentali; prima dell’età della pensione si poteva viaggiare solo nei cosiddetti paesi fratelli, del blocco orientale, e neanche in tutti. A partire dall’ottobre del 1989 le grandi manifestazioni di protesta a Lipsia e a Berlino costringono alle dimissioni il primo ministro Honecker, e in seguito l’intero governo. Il 4 novembre la Cecoslovacchia apre le frontiere con la Germania ovest, creando cosí un corridoio che verrà subito attraversato da decine di migliaia di tedeschi dell’est. Il 9 novembre cade il Muro di Berlino, ma Yuri quasi non se n’è accorto. Come tutti ascoltava le notizie, alla radio e in televisione, ma il giorno prima si erano aggravate le condizioni di suo zio Hannes, che viveva da solo. La madre l’aveva pregato di prendersi un permesso per stargli vicino; nonostante si muovesse ormai a fatica, lo zio non aveva mai voluto farsi ricoverare. Yuri non ha chiesto il permesso, tanto in quei giorni non lavorava nessuno. Aveva le chiavi; è salito dallo zio la mattina presto, e l’ha trovato seduto per terra con la schiena contro il divano. Respirava a fatica, aveva rovesciato sul pavimento delle pastiglie e non era riuscito a raccoglierle. Yuri ha raccolto le pastiglie, ne ha date due allo zio con un bicchier d’acqua e ha chiamato l’ambulanza. Siccome però in quei giorni non lavorava nessuno, l’ambulanza è arrivata due ore piú tardi. Intanto, lo zio Hannes aveva fatto in tempo a rivelare a Yuri dove teneva nascosti i suoi risparmi, convertiti al mercato nero in marchi occidentali (in una cartellina sul tavolo; lo zio aveva letto Edgar Allan Poe); a consegnargli le chiavi della sua Trabant verde pisello; a dirgli che per lui era stato come un figlio, il figlio che non aveva avuto; e a morire. Yuri ha atteso l’ambulanza carezzando i capelli dello zio, ancora folti e quasi neri. Poi, rimasto da solo, ha aperto la busta. Gli è sembrato che i soldi fossero parecchi. Ha passato lo sguardo sulla libreria, enorme, in cui per decenni lo zio aveva conservato, insieme ai grandi capolavori della letteratura mondiale, uno sterminato archivio di riviste, anche qualcuna russa, polacca o cecoslovacca. «Kultur im Heim»; «Eulenspiegel»; la «NBI», la «Neue Berliner Illustrierte»; «Film und Fersehen»; «Frischer Wind»… Le aveva raccolte per tutta la vita, dio sa per farsene cosa, e adesso era morto. A Yuri è venuto prima da piangere, poi un attacco di rabbia. Per metri e metri di scaffali, quelle riviste denunciavano in maniera insopportabile che lo zio, e lui stesso, e tutti, avevano sprecato la vita in mezzo a tante sciocchezze che non contano niente. Cosa se ne faceva lo zio, adesso, dei grandi successi sportivi della DDR, delle grandi conquiste sociali a cui nessuno credeva tranne, forse, lui? Meglio bruciarle, quelle riviste, e subito. Yuri ha aperto la finestra perché voleva buttarle in cortile, ma lo sguardo gli è caduto sulla macchina, parcheggiata lungo il muro; adesso era sua. È andata subito in moto, cosa che non si poteva mai dare per scontata, con una Trabant. Lo zio la teneva bene, teneva bene tutto: i suoi libri, le camicie che si stirava da solo. Trattava con rispetto tutto quello che gli stava intorno, povero zio Hannes, cosí onesto, cosí convinto della bontà delle sue idee, evaporate nel giorno della sua morte. Il serbatoio era pieno. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 150-151.
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suburbandogsclub · 11 months
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Houston, abbiamo un problema
Mancano tre ore all’atterraggio e no, non si tratta di una capsula interstellare che si sta per schiantare contro un meteorite o ha appena riscontrato un’avaria al motore oppure mettete un altro scenario hollywodiano a vostro piacimento. Però a me pare lo stesso così.
Per quanto mi riguarda in effetti il primo pensiero che ho fatto è stato “ma tu guarda quest’essere fu quadrupede oggi bipede che ti combina”. Arrivare a violentare così tanto la psiche con un’esperienza disumana, 10 ore confinati in uno spazio microbico di nostro signore pianeta, però vivere questa prigionia con Lisa goodmorningMrFedericotodayIwilltakecareofyouandyoucanbetyouregonnaloveit, una poltrona che è meglio del letto di casa mia e una libreria multimediale che Hal 9000, per quanto avanzato, non proponeva di certo, almeno non coi sottotitoli poi non so, magari i contenuti anche sì. Perché si lorsignori, questa bottiglia vi arriva direttamente dalla primissima classe di una tratta intercontinentale direzione Houston, il che mi porta a condividere il mio secondo pensiero che ho fatto, e cioè “vabbè ma violentare la psiche umana cosa?? Che ti vengono a portare un drink ogni mezzora e tu pezzente ti sei pure riempito l’acqua in bagno al gate come l’ultimo degli accampati”.
Ma non c’è da scherzare, io il messaggio a Houston lo lancio lo stesso perché questa condizione di parvenu del lusso aka infiltrato no global nel reame del capitalismo un po' mi definisce in maniera univoca, un po' acuisce il disagio. Quindi questo lancio di molotov più che message in a bottle ha la sua genesi proprio qui, nell’epicentro di quella che United Airlines ha concepito come un sogno, dove i messaggi di sicurezza sono un corto da Sundance, dove devi stare attento a non sporcarti con salmone e tenderloin, dove gusterai un sundae che al settimo cielo non ti può portare, visto che già ci sei, ma all’ottavo o al nono si, visto che ormai sky is not the limit anymore, (e io manco sapevo che cazzo era un sundae ma ora so che è una cosa per cui ci si potrebbe effettivamente impegnare a credere a nostrosignore e fare tutta quella manfrina del ringraziamento, espiazione, liturgia ecc. ecc) e dove non si sente la puzza di quelli della seconda classe, cioè la mia 364 giorni all’anno, caratterizzata dalla tipica fragranza con note di lampone e malessere.
Ma questa è solo una parentesi, perché, che uno stia in prima classe, seconda classe, in cabina di pilotaggio o in stiva, il fatto è un altro, e questo, sì, giustifica la richiesta di collegamento col campo base, o se volete manifesta in tutta la sua pienezza il dramma di un volo intercontinentale, dunque al di là del sapore da esperienza divertente che non farò mai più, che ovviamente è già stata ampiamente documentata molto meglio di me e anni fa.
Il fatto Federì, il fatto qual è.
Il fatto è che hai voglia a dopare Netflix di contenuti offline, hai voglia a mettere a soqquadro Spotify e calcolare i tempi da coprire al centesimo con la libreria scaricata, hai voglia a studiare il catalogo dello schermo nel seggiolino (pardon, sofa, dei veri artigiani della qualità l’avranno progettato), e questi capitalisti le hanno studiate proprio tutte, pure per gli snob come me, visto che ci hanno dedicato la categoria film “Indipendenti”, o i live di Ziggy Stardust e Carole King, voi che fata i Masanielli di sta cippa e poi ci vediamo al gate, e vi trattiamo come il nostro bottino più pregiato, vi coccoliamo alla morte perché siete stati i più difficili e noi volevamo proprio voi a bordo. Nulla di tutto ciò impedirà a voi, gentili passeggeri, di trascorrere 10 (anzi, ci hanno tenuto a precisare, 9.59) ore in completa giustapposizione a voi stessi, in balia di un rumore bianco che prende i connotati dei portentosi motori del 777 e del getto voluminoso di pensieri che affollano la vostra testa, o magari la mia, e che hanno giusto il tempo di sputarsi contro uno specchio quando ne incontrano uno e rifiondarsi al doppio della velocità di nuovo dove erano prima, anzi più ingrovigliati, più incastrati, e a ogni giro più profondi, come un chiodo che prende martellate a un ritmo regolare, incessante e nella superficie affonda, affonda, affonda…
Attenzione, idea! La contrapposizione come coping mechanism, dice la mia testa, cioè uno specchio riflesso bambinesco mascherato da psciologia young adult ma da bar, basta poco per crederci, e, dopo aver pagato un altro biglietto, si sale sulla nuova giostra, che sembra più facile. Ho detto “sembra” quindi non la tiriamo per le lunghe, l’idea è un boomerang. Mi dico, “vabbè non è la nave dei pirati che quasi fa il 360 e dura 10 ore, più le macchine a scontro”. Sì, la giostra che il mio coping mechanism ha ideato è quindi un volo più semplice, un’ora scarsa, in una terra nota in cui si parla la lingua di questo rantolo. C’è pure uno scenario più o meno inquadrato: sole sole, tanto sole, ma è un sole maligno e crudele, teatro (ah mai parola fu più centrata!) del dramma che già vedo consumarsi davanti ai miei occhi, e a cui mi preparo, ben consapevole che le macchinine si sono in realtà trasformate in bolidi da Formula 1, senza protezioni dii gomma, e io sto solo prendendo il fiato finchè il respiro si blocca, proprio come durante un tuffo da 3 metri o esattamente prima dello scontro alle giostre. L’impatto non è questione di se, ma quando.
Houston.
Houston.
Houston, credetemi: ho bisogno di atterrare. 
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Titolo e copertine originali sul sito web
Lino Ulderico Cavanna
“CRITICA F.”, UN DISCORSO INTERROTTO
L’italica, originale e ardua “Terza Via” tra Capitalismo e Marxismo
Vincitore del primo premio al Concorso Nazionale “L’Italia tra le due guerre” – nel 1983, quando anche Renzo De Felice ottenne lo stesso riconoscimento nel suo campo di pertinenza – questo saggio ripercorre la storia culturale di quel tempo attraverso l’accurata analisi di “Critica F.”, la celebre rivista fondata da Giuseppe Bottai.
Uno studio approfondito e inedito, dal grande valore storico, che affronta i nodi cruciali del periodo, restituendone una fotografia accurata del clima e dello spirito: dal corporativismo all’organizzazione dello Stato e dall’educazione alle politiche sociali, passando per formazione della classe dirigente, per le scelte di campo, per il dibattito culturale e per la mistica ideale.
Una saggio necessario, frutto della sintesi tra il pensiero e l’azione, dove i fatti concreti smentiscono i pregiudizi.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Episode 10: Sarah Burke Cahalan on upside-down text, a topless terra, and BEES
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Beekeepers in an Exultet Roll.
In Episode 10 of Inside My Favorite Manuscript, Lindsey and Dot chat with Sarah Burke Cahalan about EXULTET ROLLS. These objects, created during a 300 year period in the south of Italy, are used one day a year: during Easter Sunday. Our conversation ranges from the format of the rolls, to candles, to Mother Earth, to BEES.
Listen here, or wherever you find your podcasts.
Below the cut are more page images from the rolls, and further reading.
Unless otherwise indicated, the illustrations are reproduced in Exultet: rotoli liturgici del medioevo meridionale. Istituto poligrafico e zecca dello stato, Libreria dello stato, Roma, 1994.
See the end of the post for more references.
Image of a deacon reading the Exultet roll in church, with the top of the roll draped over the ambo, beside the Paschal candle: Monte Cassino Exultet Roll, British Library Add MS 30337, membrane 11:
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Bees in exultet rolls:
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Virgil’s Georgics on Wikipedia (includes links to editions)
The roll as a speech bubble! This example is from the Annunciation in Bryn Mawr College MS 21 Castle hours #3, f. 18v.
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Giant candles!
Look at that long stick he needs to light the candle.
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Terra aka Mother Earth.
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Romulus and Remus suckling their wolf foster mother, bronze sculpture, c. 500–480 BCE; in the Capitoline Museums, Rome. Height 85.1 cm.
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Hildegard of Bingen’s Viriditas.
Entry on bees in Bestiary.ca.
Eleanor Jackson. “Exultet rolls: celebrating the return of the light” post on the British Library Medieval Manuscript Blog, 11 April 2020
John Rylands Library Latin MS 2, fully digitized
Sarah K. Burke, “Exultet rolls: a medieval Easter tradition“ post on DO / Conversations, 14 April 2014
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vecchiodimerda · 2 years
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Christian Raimo
Ho fondato una piccola società, la ReichRaimo, che si occuperà soprattutto di consulenza editoriale e di formazione.
E dal primo dicembre parte il primo corso intitolato Come odiare i giovani.
Sarà rivolto a tutti, e sarà articolato in quattordici incontri, con orari che cambiano dall'uno all'altro. Si svolgerà sia in presenza che online e costerà 129 euro.
Per l'iscrizione si può scrivere a [email protected]
Questi i temi degli incontri.
1. Il 1868 è più importante del 1968, con Ernesto Galli della Loggia. Riscoprire la fondazione dell’Azione cattolica da parte di Papa Pio IX con il breve pontificio Dum filii Belial. Per un nuovo nazionalismo nella scuola improntato sulla restaurazione della dinastia Meiji in Giappone. Analisi dei testi del cancelliere Bismarck sul cambiamento climatico.
2. Dove va il potere: capirlo un attimo prima. Dibattito con Gianni Riotta e Bruno Vespa, sul futuro dei media e del mercato immobiliare.
3. Vale la pena di fare la punta al cazzo anche se si parla di un massacro, a cura del Novum Consortium Italianae Stampae. Imparare a usare i social come farebbero i monaci cluniacensi, usando il tempo libero della pensione o della disoccupazione per emendare articoli politici sui temi chiave solo sulla base di alcune concordanze grammaticali ambigue o per i font senza grazie usati (si dice la font!)
4. Il capitalismo buono è proprio buono buono buono, con Francesco Giubilei e Fabio Roscani. Riproposizione della conferenza che non si è potuta tenere alla facoltà di Scienze politiche a Roma per il boicottaggio dei centri sociali organizzati. Storytelling dell’accumulo originario. Nuove liturgie preconciliari per il feticcio delle merci.
5. Camerati che sbaglicchiano, con Walter Veltroni. Come rinarrare la violenza dei terroristi neofascisti in chiave pop, con dei bei fumetti anche. Laboratorio artistico in classe sull’utopia Nar.
6. Il colonialismo che non ci è stato insegnato, con Marco Minniti. Per un nuovo turismo consapevole, permanente, fondativo. Alla scoperta virtuale delle strade che gli abbiamo fatto senza pretendere nemmeno un grazie.
7. L’omicidio stradale dei manifestanti ecologisti va completamente depenalizzato, con Matteo Piantedosi. A seguire pillole comiche sui pestaggi di Genova 2001 a cura di Pino Insegno.
8. L’istruzione tecnico militare per un paese che cambia. Tavola Rotonda con Patrizio Bianchi, Luciano Leonardo Violante, Guido Crosetto e Giuseppe Valditara. Presentazione del progetto sperimentale di alternanza scuola lavoro come guardie per i campi di detenzione in Libia.
9. Arbasino generator. Laboratorio dal vivo con la redazione del Foglio per imparare a passare pezzi su qualunque argomento riempendoli di aggettivi eterodossi, locuzioni ammiccanti, sigle in inglese, battute sui vestiti e i capelli, diminuitivi in -elli.
10. Vendicarsi del senso di morte imminente, con Angelo Panebianco. Come scrivere gli editoriali per il Corriere mi ha sollevato dai momenti di solitudine e smarrimento di fronte alla vecchiaia, anche poi mi sono dimenticato delle analisi da fare e di portare fuori il cane che mi ha pisciato in salotto.
11. Il femminismo me lo attacco al cazzo, a cura della Libreria di tutti. Per un femminismo politically uncorrect che possa essere libero di dire la propria su aborto, orientamento sessuale, identità di genere e frocette della minchia, con la possibilità di cambiare idea anche da un giorno all’altro e di prendersi tre mesi di vacanza se si è stanche che sono almeno due anni che non mi faccio una vacanza come si deve.
12. Ridere forte dello schwa, con Massimo Arcangeli. Imparare lo gné gné nell’autoscoscienza collettiva, condividere le pratiche del darsi di gomito dal vivo e in rete.
13. La competenza, il liberalsocialismo di Carlo Rosselli e il fatto che mio figlio mi fa sempre più sclerare e quindi vanno cambiate e subito alcune leggi dello Stato perché non può tornare sempre alle due e lasciare la camera una merda: ted talk con Carlo Calenda.
14. Il fascismo è stato brutto, con Antonio Scurati. Lettura integrale dei tre volumi di M, a seguire esegesi passo passo da parte dell’autore.
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pleaseanotherbook · 1 year
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Ritratto del barone d’Handrax di Bernard Quiriny
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Un trattato su chi guarda ma non compra. «È un tipo umano bizzarro. Si pianta di fronte alla vetrina di un negozio in cui ogni cosa appare desiderabile, ma non acquista nulla. Sa benissimo che non entrerà mai in possesso dell'oggetto contemplato, ma ciò non gli impedisce di continuare a fissarlo, quasi volesse impregnarsi della sua aura; da queste contemplazioni trae un piacere derivato e tuttavia reale, che rimpiazza - e al contempo nutre - il piacere originario e tuttavia virtuale, ovvero quello dell'acquisto. Anch'io, spesso, me ne vado in giro per negozi come quei bambini che, davanti alle vetrine di giocattoli, s'incantano su una macchinina che non possono comprare. Eppure non si scoraggiano; tornano li ogni volta che possono; sanno che non l'avranno mai, ma ciò, lungi dal generare repulsione e frustrazione, rintuzza il loro attaccamento e la loro brama dell'oggetto. A me accade lo stesso. Ecco, credo che questo istinto possa insegnarci qualcosa sulla psicologia umana, sul nostro rapporto con le merci e sulla nostra capacità di sperare senza credere.»
"Ritratto del barone d'Handrax" è l'ultima fatica di Bernard Quiriny edito in Italia da L'orma Editore. Io non vedevo l'ora di leggerlo fin dal momento in cui ho scoperto per caso che era uscito in un giro fortuito in libreria e sono contentissima che sia stato all'altezza delle mie aspettative. Ormai leggo il nome dello scrittore e non mi faccio più nessun tipo di domanda, voglio leggere ogni suo scritto. E ancora una volta mi sono innamorata della sua scrittura.
Il barone Archibald d’Handrax è l’ultimo rampollo di una lunga dinastia nobiliare, vive nel maniero di famiglia in un paesino che porta il nome della sua casata, e incontrarlo significa entrare in un universo bislacco in cui si parlano lingue sconosciute, si collezionano case fatiscenti, si organizzano cene tra sosia e di tanto in tanto ci si trasferisce in collegio per riassaporare il gusto dell’infanzia. Un giorno il narratore Bernard, appassionato d’arte, giunge al castello per chiedere informazioni su un avo del barone, il misconosciuto pittore Henri Mouquin d’Handrax, e si ritrova risucchiato suo malgrado in un mondo spiazzante e fuori dal tempo che finirà per cambiargli la vita. Nel Ritratto del barone d’Handrax Quiriny si abbandona al piacere dell’invenzione e dello stile, e affastella dialoghi arguti, dissertazioni erudite e brevi bozzetti di un’assurda quotidianità per consegnarci un romanzo gioiosamente strampalato che mescola con la consueta maestria umorismo nero e ridanciana ironia.
Da quando per un caso fortuito ho scoperto Bernard Quiriny non ho mai smesso di leggere tutto quello che ha scritto. Immergermi nel suo mondo è una esigenza forte che mi ha conquistato completamente e mi lascia sempre senza parole, come quando scopri un tesoro e lo devi studiare a fondo per capire cosa recuperare e tenere vicino. Quiriny ha la capacità di costruire fondamenta solide per storie che lasciano sempre senza parole, che disegnano i confini di personaggi che emergono dalla pagina scritta con una chiarezza che lascia sorpresi e compiaciuti. Non fa eccezione neanche il Barone Archibald d'Handrax l'ultimo personaggio nato dalla fantasia della sua penna. Lo scrittore belga ricostruisce la vita di questo personaggio tramite le esperienze del narratore, non percepiamo mai interamente l'intimità delle sue emozioni, ma la sua personalità e i suoi guizzi emergono chiari e precisi dalle sue interazioni e dagli episodi raccontati. Il narratore, appassionato d'arte fa conoscenza per caso del Barone d'Handrax, sta infatti cercando informazioni su un suo antenato e si ritrova catapultato direttamente nella sua vita e nelle dinamiche della sua famiglia. Mentre le sue ricerche si approfondiscono, Bernard resta affascinato dalla figura del Barone e mentre le pagine scorrono il lettore ne conosce sempre più aspetti fino a rimanere avvinghiato alla sua personalità. Il Barone è una persona curiosa, effervescente, che cerca sempre nuovi modi per affermarsi in un mondo che lo incuriosisce ad ogni passo. Bernard racconta episodi quotidiani: le cene, gli intrattenimenti, le feste e noi scopriamo la casa del Barone, i suoi hobby, le sue necessità. Mentre il gioco diventa scoprire le persone appena decedute, in una stanza della casa appare la stanza delle mappe, mentre i pasti sono un affare speciale, pure il suo menage familiare non è così scontato. Archibald è un uomo che ha un'opinione su tutto, che non si lascia facilmente spaventare, un instancabile collezionista, un portento affascinante. Mentre organizza cene con sosia di personaggi famosi, invia biglietti divertenti in giro, e mentre gli anni passano, Bernard diventa parte integrante della sua famiglia per più di un motivo. Quiriny è straordinario nel delineare un personaggio con tutta una serie di particolarissimi dettagli che creano una visione di insieme non solo di un uomo, ma di una intera situazione. In un angolo sperduto di mondo d'Handrax è una di quelle personalità molto amate e molto apprezzate, che conosce, che esplora, che vaga, che costruisce. Non è solo adamantino nelle sue esternazioni, ma diventa l'ago di una bussola per distinguere e destreggiarsi nella vita, per Bernard è più di un amico, è un riferimento che determina il cammino che continuerà ad intraprendere attimo dopo attimo. Tutto diventa un pretesto per condividere le opinioni del barone, le sue idiosincrasie, la sua visione dell'esistenza, in un insieme di aneddoti che diventano le pennellate per dipingere il suo ritratto.
Il particolare da non dimenticare? Un armadio...
Il ritratto pieno di contrasti di un uomo che ha vissuto appieno tutte le sue peculiarità, in un insieme di episodi apparentemente scollegati ma che regalano il senso di tutta una vita, difficile e serena, dolorosa ed effervescente, piena di affetti e di sacrifici. Quiriny esplora il barone d'Handrax ma esplora tutta una pletora di emozioni umane distintive della sua produzione, guizzi creativi che si sommano in una storia che rimane nei ricordi, perché il barone diventa una figura cara indimenticabile.
Buona lettura guys!
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L’ente per la sicurezza dell’intelligenza artificiale del Regno Unito ha rilasciato Inspect
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Inspect è un gruppo di strumenti progettato per rafforzare la sicurezza dell’ Intelligenza artificiale nel Regno Unito. Questo toolkit, disponibile con una licenza open source (licenza MIT), mira a facilitare lo sviluppo di valutazioni dei sistemi di intelligenza artificiale da parte dell’industria, delle organizzazioni di ricerca e del mondo accademico. Inspect si propone di valutare alcune capacità dei modelli AI, come la conoscenza di base e la capacità di ragionamento, generando un punteggio in base ai risultati ottenuti. Secondo il comunicato stampa del Safety Institute, Inspect segna la prima volta che una piattaforma di test di sicurezza dell’AI, guidata da un ente sostenuto dallo Stato, viene rilasciata per un uso più ampio. L’istituto si augura che la comunità globale dell’intelligenza artificiale utilizzi Inspect non solo per eseguire i propri test di sicurezza sui modelli, ma anche per contribuire ad adattare e sviluppare la piattaforma open source, al fine di produrre valutazioni di alta qualità in tutti gli ambiti. Inspect, il toolkit open source per testare la sicurezza dell’AI I benchmark dell’IA sono complessi, in parte perché i modelli AI più sofisticati oggi sono scatole nere, la cui infrastruttura, i dati di addestramento e altri dettagli fondamentali sono tenuti nascosti dalle aziende che li creano. Inspectaffronta questa sfida essendo estensibile e adattabile a nuove tecniche di test. Il toolkit è costituito da tre componenti fondamentali: set di dati, sistemi di risoluzione (Solvers) e sistemi di valutazione (Scorers). I set di dati forniscono campioni per i test di valutazione, mentre i Solvers eseguono i test. Infine, gli Scorer valutano il lavoro dei Solver aggregando i punteggi dei test in metriche. Questi componenti possono essere ampliati tramite pacchetti di terze parti scritti in Python. La comunità dell’AI ha accolto con favore l’iniziativa dell’U.K. Safety Institute. Deborah Raj, ricercatrice di Mozilla ed esperta di etica dell’intelligenza artificiale, ha definito Inspect una “testimonianza della potenza degli investimenti pubblici in strumenti open source per la responsabilità dell’intelligenza artificiale“. Clément Delangue, CEO della startup di AI Hugging Face, ha ventilato l’idea di integrare Inspect con la libreria di modelli di Hugging Face o di creare una classifica pubblica con i risultati delle valutazioni del toolset. Collaborazione internazionale per la sicurezza dell’AI Il rilascio di Inspect segue l’iniziativa del National Institute of Standards and Technology (NIST) degli Stati Uniti, che ha lanciato NIST GenAI, un programma di valutazione di varie tecnologie di AI generativa. Inoltre, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno annunciato una collaborazione per sviluppare congiuntamente test avanzati sui modelli di intelligenza artificiale, a seguito degli impegni presi al vertice sulla sicurezza dell’AI tenutosi nel Regno Unito a Bletchley Park nel novembre dello scorso anno. Nell’ambito di questa collaborazione, gli Stati Uniti intendono lanciare un proprio istituto per la sicurezza dell’AI, incaricato di valutare i rischi dell’intelligenza artificiale. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 4 months
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La Porta del tempo di Luisa Colombo
Il fil rouge del romanzo La Porta del tempo di Luisa Colombo edito da Milos è un thriller complesso, ben articolato e ricco di pathos e suspense. L’autrice è stata brava a intrecciare diverse storie di donne che raccontano drammi e condizioni in cui ognuno di noi ci si può ritrovare e che certamente richiamano a pagine buie della nostra attualità. Le donne sono le protagoniste indiscusse di storie che raccontano violenze e culture integraliste, ma anche di storie positive veicolate attraverso vere amicizie e sentimenti profondi.  Dopo il grande successo del Fiore dell’Apocalisse, Luisa Colombo ritorna in libreria con un nuovo e intrigante romanzo, ricco di colpi di scena e dal finale inaspettato. Ringrazio Luisa per la bella intervista che ci ha concesso. Insieme, abbiamo approfondito alcuni elementi cruciali del romanzo e ci siamo fatti raccontare anche qualche curiosità sulla sua scrittura. Siamo certi che troverete le sue parole molto coinvolgenti! La Porta del tempo di Luisa Colombo Salve Luisa, tu sei nuova ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci racconti brevemente quando è nata la tua passione per la scrittura? Ciao, la passione per la scrittura è nata con me, fin da bambina mi piaceva scrivere qualche poesia, poi da adolescente ho scritto dei brevi racconti, ma il mio sogno nel cassetto era quello di scrivere un romanzo. Dopo essermi liberata dagli impegni lavorativi, quel sogno si è avverato. Prima di buttarmi a capofitto, tuttavia ho frequentato un corso di scrittura creativa che mi ha dato gli strumenti per affrontare un simile impegno, la classica cassetta degli attrezzi, insomma. Scrivere per me è catartico, liberatorio, è come un viaggio dentro me stessa che mi ha dà la possibilità di conoscermi meglio. È un percorso, quasi una psicoterapia. Non potrei più vivere senza scrivere, sebbene ci siano stati dei momenti di stasi, il classico blocco dello scrittore, ma li ho sempre superati.   Nella Porta del Tempo che chiude la trilogia, le donne sono le protagoniste indiscusse del tuo romanzo. Poiché non tutti hanno letto gli altri due libri, ci puoi dire se anche in quelli la presenza femminile, carica di disagi e complessità, è così forte come nella Porta del Tempo?  La presenza femminile è il fil rouge della trilogia, la donna è protagonista assoluta, in quanto ho voluto mettere in risalto il ruolo femminile nella società, puntando anche sulla forza della donna. Infatti, Il Fiore dell’Apocalisse ha vinto il Premio Speciale Milano Donna. Anche in Legami Pericolosi vengono messi a nudo gli scheletri che si celano dietro agli armadi di Maia e Anika, due donne completamente diverse, ma con molti problemi irrisolti. Nella Porta del Tempo in effetti la presenza femminile è ancora più forte, dal momento che le protagoniste sono quattro. Viaggeranno su binari paralleli per poi incontrarsi a dare vita a una forte amicizia.  Nel tuo romanzo affronti molti temi di grande attualità legati soprattutto alla violenza fisica e psicologica sulle donne. Qual è l’episodio che hai raccontato nel libro e che  ti ha toccata particolarmente mentre lo scrivevi?  Senza dubbio la violenza fisica subìta da una delle protagoniste. È un argomento purtroppo attuale che mi inquieta. Ogni sera al telegiornale non manca mai un episodio di violenza sulla donna.  Il femminicidio sta assumendo proporzioni spaventose e, quello che è più grave, è l’assenza dello Stato. La donna è sola a combattere contro un mondo che le è ostile, sia in campo professionale e spesso anche famigliare.   Le storie di Maia, Anika, Ambra e di Mègan si intrecciano con continui colpi di scena e momenti di grande suspense. Fermo restando che in ogni personaggio c’è sempre un po’ dell’autore, ci puoi dire a quale delle quattro protagoniste ti senti più vicina per affinità caratteriale?  A dire il vero sono due le protagoniste nelle quali mi riconosco. La prima è Maia, una donna tenace che non si ferma mai di fronte alle difficoltà, e riesce sempre a risollevarsi e ad affrontare momenti difficili e dolorosi della sua vita professionale e privata. L’altra è Ambra, protagonista de La Porta nel Tempo, una donna fragile, in conflitto perenne con sé stessa, una donna che non riesce ad accettarsi per il suo aspetto fisico e che accetta un rapporto con un uomo psicolabile e anche violento, per paura di rimanere sola. Lei mi ricorda un momento della mia vita alquanto simile, sebbene meno violento per fortuna, che è stato per me molto doloroso, ma dal quale ho trovato la forza di uscire e di cambiare radicalmente la mia vita.    La Porta del Tempo è uno psicothriller molto complesso. Poiché noi di CinqueColonne Magazine siamo molto curiosi e particolarmente attratti da tutto ciò che ruota attorno al processo creativo dello scrittore, vorremmo sapere se per trame così intricate ti affidi solo alla sua fantasia o hai punti di riferimento specifici a cui ti rivolgi per attingere all’idea di base per poi elaborarla con la fantasia. Nei thriller è necessaria tanta ricerca soprattutto per la parte investigativa, ma anche psicologica. Io ho impiegato più di un anno per la ricerca nel Fiore dell’Apocalisse, mi sono fatta aiutare dal Commissario capo della Questura di Milano che mi ha introdotto nell’iter delle indagini. In un thriller nulla può essere affidato al caso, se si vuol essere credibili. Per questo ho contattato anche un patologo per poter descrivere la scena del crimine e l’autopsia dei cadaveri e un criminologo per la profilazione del serial killer, In Legami Pericolosi la ricerca è stata importante, mi sono documentata molto sul mondo farmaceutico per poter descrivere come nasce una formula, e tutto ciò che ne consegue. Nella Porta del Tempo, ho letto molti testi di psicologia e psichiatria, dal momento che ho affrontato tematiche alquanto delicate, come la depressione e il suicidio. Tuttavia, la fantasia debba essere presente, anche se spesso nasce da esperienze vissute. Read the full article
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sardies · 4 months
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Una proposta di legge per il riconoscimento dello Stato di Palestina
Sassari. L’Associazione Ponti non muri ha aderito alla raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Servono 50mila firme certificate e ogni singola firma può fare la differenza. Il primo banchetto di raccolta si terrà a Sassari domani, sabato 17 febbraio dalle 10 alle 13 presso Koiné Libreria Internazionale in via Roma 137. Si…
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weirdesplinder · 6 months
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Regalati un libro per Natale
Nella settimana che ci porta al Natale vi presento qualche nuova uscita in libreria nel caso vogliate regalarvi un bel libro.
Iniziamo con:
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Per amore di Rhett
Libro n. 5 della serie Il sensale misterioso di Ella Pointe
Link: https://amzn.to/3RIYjrM
Trama: Sara Rose - Mi si è spezzato il cuore quando il fidanzato di mia sorella si è preso ciò che voleva contro la mia volontà, lasciandomi incinta e ripudiata dalla mia famiglia. Spinta a cercare rimedi estremi, accetto un lavoro come domestica su un’isola remota al largo dello stato di Washington. L’uomo per cui lavoro? È gentile, bello e capisce la mia posizione come nessun altro. Rhett - L’ultimatum dell’agenzia governativa è chiaro: sposarmi o perdere il mio amato posto di guardiano del faro di Whale Island. La mia casa d’infanzia, il mio rifugio, è appeso a un filo. Voglio conservarlo a tutti i costi, ma non ci sono candidate su quest’isola isolata. Finché non arriva Sara Rose. Incinta a causa di un abuso, senza famiglia e alla disperata ricerca di sicurezza, ha bisogno di un marito tanto quanto io ho bisogno di una moglie. Non avendo alternative, accetta la mia proposta di matrimonio, anche se concordiamo che sarà solo per necessità. Ma con il passare del tempo, mi rendo conto di aver bisogno di qualcosa di più di un’unione finta. Sara Rose ha bisogno di me e anch’io ho bisogno di lei. E non solo per conservare il faro. I sensali segreti avranno di nuovo fatto centro, malgrado tutto?
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mypickleoperapeanut · 8 months
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"Giunti Odeon"
La nuova proposta culturale della Giunti Editore, inaugurata sabato 4 novembre 2023, è uno spazio di 1.500 metri quadrati dove libri, cinema, musica, arte e teatro, diventano una realtà integrata, armoniosa, spaziosa e bella.
Il concept 'Giunti Odeon' è stato realizzato all'interno dello storica sala cinematografica Odeon, in Via Degli Anselmi, Piazza degli Strozzi a Firenze.
L'innovativa, interessante e coinvolgente proposta culturale ospita una sala cinematografica con due schermi per le proiezioni, uno per la visione serale dei film, l'altro un led-wall per l'intrattenimento diurno e naturalmente una spaziosa libreria ricavata negli spazi della platea.
Un ampio spettro di proposte culturali renderanno attrattiva l'offerta che spazierà dalle presentazioni di libri agli incontri con ospiti italiani e internazionali, dalle mostre d'arte ai concerti, dalle letture ad alta voce, fino ai laboratori di lettura per i bambini.
Il cinema che ha na capienza di 198 posti a sedere, proporrà ogni sera spettacoli in lingua originale sottotitolati.
L'innovativo e interessante concept prevede anche uno spazio dedicato allo studio e alla lettura,
un cafè ristorante, preesistente già prima del passaggio a Giunti Odeon, rimasto negli stessi.
Il restauro e il rinnovamento del Palazzo dello Strozzino promosso dalla famiglia Germani, che gestisce il cinema dal 1936, è stato possibile in collaborazione con Giunti Editore.
Una eccellente iniziativa che fa della innovazione, la conservazione e la valorizzazioni di beni che sono patrimonio della Città.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Giunti Odeon
Ministero della Cultura Città di Firenze Cultura Feel Florence
https://www.capcut.com/t/ZmFVx2AEU/
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Guido Santulli
AL DI LÀ DEL MAESTRALE
Romanzo
“Il rombo del motore scuote i cuori a bordo, mentre all’esterno le gomme scivolano voraci sull’asfalto. Oscar è sopraffatto dalle emozioni, la scarica di adrenalina aveva cancellato ogni timore, gli sembrava di essere stato catapultato in un film poliziottesco degli anni ‘70 e, a dirla tutta, si stava divertendo.”
Vento freddo, grattacieli, nuove trame per vecchie spie, misteri e sete di potere: sotto il cielo plumbeo di un’Italia inquieta, uomini e donne si danno la caccia senza esclusione di colpi. Immersi in un’atmosfera noir, insospettabili professionisti e persone comuni si ritrovano invischiati in uno dei segreti più inconfessabili del Belpaese. Individuo e Stato, arte e tecnica, futuro e tradizione, un vortice di contrasti accompagna il lettore nell’immediatezza di un racconto reso vivido dalle ambientazioni contemporanee e dalla condotta cinica e disincantata dei protagonisti. Dalle acque agitate del porto di Genova agli scintillanti edifici dello skyline milanese, il paesaggio metropolitano si trasforma in un campo di battaglia fisico e spirituale.
“Al di là del maestrale” è un’avvincente storia di spionaggio all’italiana, dove l’animo libero e controcorrente di Oscar abbraccia una prospettiva di rottura che lo induce a ripensare se stesso e la sua Nazione.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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djs-party-edm-italia · 8 months
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Bettanini, il 7/11 a Milano la presentazione alla Libreria della Natura
"L'Icona di San Pietroburgo" (Il Canneto, Genova, 2023) di Antonio Bettanini verrà presentato il 7 Novembre, alle ore 18:00 a Milano, alla Libreria della Natura di Via Achille Maiocchi 11. 
L'autore presenterà il suo libro insieme a Livia Pomodoro, Presidente Spazio Teatro No'hma, e Giannino della Frattina, capo cronista de Il Giornale  La lettura dei testi sarà curata dall'attore e regista Marco Carniti. 
L'ICONA DI SAN PIETROBURGO, DI ANTONIO BETTANINI
(IL CANNETO, GENOVA, 2023)
Il protagonista è sempre e ancora lui, Brando Costa; dopo aver attraversato gli anni delle stragi di mafia, poi dell'attacco terroristico al cuore dell'Europa infine dello scollamento tra Russia e Nato: in questo terzo libro, "L'Icona di San Pietroburgo"-Il Canneto, Genova 2023, Antonio Bettanini sceglie infatti come sfondo la crisi georgiana, tra complotti, intrighi e tacite alleanze che attraversano una relazione, quella tra Russia e Italia, destinata a conoscere le prime frizioni, dopo la decisione di dar vita ad un fronte comune antiterrorismo (celebrata nel 2002,  in Italia, a Pratica di Mare con il protocollo Russia-Nato) . Il pretesto del racconto non è così distante dalla realtà, in un ponte ideale che collega episodi autobiografici dell'autore e fantasie dello scrittore che rivela, ma non svela.
E' una storia avvincente, che evoca le atmosfere del mondo letterario russo e che torna a celebrare, in Pietroburgo, la Prospettiva Nevskij, vero e proprio teatro di  un racconto che parla di una Professoressa italiana mandata dal nostro  ministro degli Esteri a dirigere una sezione della Dante Alighieri e improvvisamente sparita, a Mosca , in circostanze misteriose. L'imbarazzo di Russia e Italia, le cui delegazioni si scoprono attraversate da alleanze opache dedite al traffico di icone, è decisamente grande. La "colpa" della Professoressa è di aver scoperto questo "mercato nero" scatenando l'inevitabile reazione. Tocca a Brando, quindi, raggiungere Mosca e da lì Pietroburgo alla ricerca della Professoressa scomparsa e forse rapita. Incidenti e colpi di scena, incontri istituzionali e incontri segreti disegnano la missione di Brando che gioca su diversi piani narrativi.
Il racconto Si snoda su tre piani di narrazione, l'oggi rappresentato da un giovane diplomatico che si rivolge a Brando Costa, al passato della sua esperienza ed al presente della sua importante testimonianza, alla ricerca della pistola fumante che serve al suo ministro per riesumare una vicenda opaca per i Russi - appunto il rapimento della Professoressa che ha scoperto un traffico di icone e opere d'arte- e farsi bello con gli Stati Uniti. 
Siamo infatti, come anticipato,  ai primi segnali della rottura tra Russia e Occidente, dopo la luna di miele della lotta comune al terrorismo. Lo ieri: alimento, cuore e origine della storia di cui  Brando è stato appunto testimone e protagonista: su incarico del suo ministro ha infatti dovuto raggiungere Pietroburgo, via Mosca, alla ricerca della Professoressa. Uno ieri che Brando riporta a galla su richiesta del giovane funzionario . Ricorrendo, però, ad una memoria selettiva perché se il suo intento, almeno in parte, è certamente quello di aiutare il diplomatico di cui è stato collega, per un'altra e grossa parte, di custodire gelosamente tutti gli artifici ed i patti cui è ricorso per tenere in piedi e tessere il telaio della diplomazia e della relazione con la controparte russa. Alla ricerca di un difficile lieto fine. Ed è qui che si nasconde quello che potremmo definire come un importante altro ieri narrativo.
Russia e Italia, ieri e oggi.
  Il contesto mobile de L'icona di San Pietroburgo ricostruisce fedelmente nei tre tempi- passaggi che abbiamo evocato una simpatia e un'attitudine indubbie al dialogo con il mondo russo, che l'Italia ha sempre avuto e che hanno attraversato le alternanze di governo della seconda Repubblica, ma che già affondano le proprie radici nel capitalismo italiano tra le due guerre e naturalmente nel mondo politico della sinistra comunista e democristiana dell'Italia repubblicana. Dobbiamo all'autore la difficile tenuta - quella, sembrerebbe, di un tennista che non molla mai - di un amore e di un rispetto per il mondo russo che va certo oltre la seduzione di Pietroburgo e il suo incanto pur così contestato. Dagli stessi Russi (da ultimo con Stalin).  La guerra in Ucraina e gli orrori dell'oggi sembrano infatti voler rovesciare il cannocchiale della memoria e rendere sempre più sfocati e lontani, relazioni e sentimenti che ora - allo sguardo della cronaca  - sembrano appunto del tutto immotivati quasi a configurare una sorta di "intelligenza con il nemico" in chi si accosti con empatia al mondo culturale russo. Un mondo che ha, in San Pietroburgo, importanti radici italiane proprio a cominciare dai gioielli della sua architettura che prima Pietro e poi Caterina vollero, per aprire,con la nuova città, "una finestra sull'Europa" . Un mondo che ancora recentemente è stato celebrato nelle parole del Santo Padre, Papa Francesco, che, al rientro dal suo viaggio in Mongolia, ha voluto ricordare e ribadire, rispondendo ad una polemica di parte ucraina, che: "La cultura Russa non va cancellata per motivi politici"; la cultura russa è d'una bellezza, di una profondità molto grandi. L'eredità russa è molto buona e molto bella nel campo
delle lettere, della musica, dell'arte". 
La città. Il libro accompagna e affascina il lettore anche nella scelta dei luoghi: narrati e descritti con dovizia di particolari.  Eccone alcuni, a cominciare da Il cavaliere di bronzo , il grande monumento equestre che celebra lo zar Pietro I il Grande (1682-1725). Si trova nella piazza del Senato o dei Decabristi a San Pietroburgo, opera dello scultore francese Étienne Maurice Falconet e anche titolo di un poema dedicato alla statua, scritto da Aleksandr Sergeevič Puškin nel 1833 e pubblicato postumo nel 1837. Considerato tra le opere più significative della letteratura russa, il poema in virtù del suo successo finì per dar nome alla statua e ne fece uno dei simboli della città. 
Il Taleon Imperial Hotel - qui si rifugia Brando alla ricerca della Professoressa - con le sue facciate avvolgenti, neoclassiche, bianche e rosa, un edificio d'angolo, morbido, pastello,all'intersezione tra il fiume Moika e la Prospettiva Nevskij, la grande arteria che attraversa la città, resa celebre da Nikolaj Gogol' nei suoi Racconti di Pietroburgo (1836). Non mancano Palazzo Stroganoff, il museo in cui opera segretamente la Professoressa, che si affaccia  sul ponte Aničkov. Poi soprattutto, Ulica Rossi
la via del teatro Aleksandrìnskij, strada/gioiello dell'architettura neoclassica, realizzata tra il 1828 ed il 1834, in soli 3 mesi e mezzo, grazie alla posa di 18 milioni di mattoni. E' intitolata al grande architetto italiano  Carlo Domenico Rossi.  Ma il racconto ci accompagna poi ancora sulla Prospettiva: a Casa Singer (art nouveau e metallo, uno schiaffo all'architettura tradizionale autorizzato da Nicola II), all'Eliseyev Emporium, gioiello glorioso di art nouveau ed in molti altri luoghi magici.  
Una curiosità.  Brando scopre - sono i suoi contatti russi a metterlo sull'avviso - di assomigliare moltissimo ad un famoso anchor man della tv russa, Vladimir Pozner. Scoperta questa sua somiglianza cercherà di avvalersene per facilitare contatti e relazioni. Fino ad un certo punto però...
bio Autore Tonino (Antonio) Bettanini (Genova, 1946) dopo la Laurea in Filosofia e un inizio di attività come ricercatore in Sociologia del Linguaggio, interrompe nel 1990 la sua carriera universitaria per diventare esperto di comunicazione e relazioni istituzionali, temi ai quali ha dedicato numerose pubblicazioni. Ha attraversato le istituzioni italiane della Prima, Seconda e Terza Repubblica: dalla Presidenza del Consiglio alla Presidenza del Senato. Ha lavorato presso la Commissione Europea e ha insegnato all'Università degli Studi di Roma La Sapienza. Ha pubblicato per il Canneto editore Contro tutte le paure (2021), Bruxelles, la Pelouse des Anglais (2022). Questo è il suo terzo romanzo.
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sounds-right · 8 months
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Bettanini, il 7/11 a Milano la presentazione alla Libreria della Natura
"L'Icona di San Pietroburgo" (Il Canneto, Genova, 2023) di Antonio Bettanini verrà presentato il 7 Novembre, alle ore 18:00 a Milano, alla Libreria della Natura di Via Achille Maiocchi 11. 
L'autore presenterà il suo libro insieme a Livia Pomodoro, Presidente Spazio Teatro No'hma, e Giannino della Frattina, capo cronista de Il Giornale  La lettura dei testi sarà curata dall'attore e regista Marco Carniti. 
L'ICONA DI SAN PIETROBURGO, DI ANTONIO BETTANINI
(IL CANNETO, GENOVA, 2023)
Il protagonista è sempre e ancora lui, Brando Costa; dopo aver attraversato gli anni delle stragi di mafia, poi dell'attacco terroristico al cuore dell'Europa infine dello scollamento tra Russia e Nato: in questo terzo libro, "L'Icona di San Pietroburgo"-Il Canneto, Genova 2023, Antonio Bettanini sceglie infatti come sfondo la crisi georgiana, tra complotti, intrighi e tacite alleanze che attraversano una relazione, quella tra Russia e Italia, destinata a conoscere le prime frizioni, dopo la decisione di dar vita ad un fronte comune antiterrorismo (celebrata nel 2002,  in Italia, a Pratica di Mare con il protocollo Russia-Nato) . Il pretesto del racconto non è così distante dalla realtà, in un ponte ideale che collega episodi autobiografici dell'autore e fantasie dello scrittore che rivela, ma non svela.
E' una storia avvincente, che evoca le atmosfere del mondo letterario russo e che torna a celebrare, in Pietroburgo, la Prospettiva Nevskij, vero e proprio teatro di  un racconto che parla di una Professoressa italiana mandata dal nostro  ministro degli Esteri a dirigere una sezione della Dante Alighieri e improvvisamente sparita, a Mosca , in circostanze misteriose. L'imbarazzo di Russia e Italia, le cui delegazioni si scoprono attraversate da alleanze opache dedite al traffico di icone, è decisamente grande. La "colpa" della Professoressa è di aver scoperto questo "mercato nero" scatenando l'inevitabile reazione. Tocca a Brando, quindi, raggiungere Mosca e da lì Pietroburgo alla ricerca della Professoressa scomparsa e forse rapita. Incidenti e colpi di scena, incontri istituzionali e incontri segreti disegnano la missione di Brando che gioca su diversi piani narrativi.
Il racconto Si snoda su tre piani di narrazione, l'oggi rappresentato da un giovane diplomatico che si rivolge a Brando Costa, al passato della sua esperienza ed al presente della sua importante testimonianza, alla ricerca della pistola fumante che serve al suo ministro per riesumare una vicenda opaca per i Russi - appunto il rapimento della Professoressa che ha scoperto un traffico di icone e opere d'arte- e farsi bello con gli Stati Uniti. 
Siamo infatti, come anticipato,  ai primi segnali della rottura tra Russia e Occidente, dopo la luna di miele della lotta comune al terrorismo. Lo ieri: alimento, cuore e origine della storia di cui  Brando è stato appunto testimone e protagonista: su incarico del suo ministro ha infatti dovuto raggiungere Pietroburgo, via Mosca, alla ricerca della Professoressa. Uno ieri che Brando riporta a galla su richiesta del giovane funzionario . Ricorrendo, però, ad una memoria selettiva perché se il suo intento, almeno in parte, è certamente quello di aiutare il diplomatico di cui è stato collega, per un'altra e grossa parte, di custodire gelosamente tutti gli artifici ed i patti cui è ricorso per tenere in piedi e tessere il telaio della diplomazia e della relazione con la controparte russa. Alla ricerca di un difficile lieto fine. Ed è qui che si nasconde quello che potremmo definire come un importante altro ieri narrativo.
Russia e Italia, ieri e oggi.
  Il contesto mobile de L'icona di San Pietroburgo ricostruisce fedelmente nei tre tempi- passaggi che abbiamo evocato una simpatia e un'attitudine indubbie al dialogo con il mondo russo, che l'Italia ha sempre avuto e che hanno attraversato le alternanze di governo della seconda Repubblica, ma che già affondano le proprie radici nel capitalismo italiano tra le due guerre e naturalmente nel mondo politico della sinistra comunista e democristiana dell'Italia repubblicana. Dobbiamo all'autore la difficile tenuta - quella, sembrerebbe, di un tennista che non molla mai - di un amore e di un rispetto per il mondo russo che va certo oltre la seduzione di Pietroburgo e il suo incanto pur così contestato. Dagli stessi Russi (da ultimo con Stalin).  La guerra in Ucraina e gli orrori dell'oggi sembrano infatti voler rovesciare il cannocchiale della memoria e rendere sempre più sfocati e lontani, relazioni e sentimenti che ora - allo sguardo della cronaca  - sembrano appunto del tutto immotivati quasi a configurare una sorta di "intelligenza con il nemico" in chi si accosti con empatia al mondo culturale russo. Un mondo che ha, in San Pietroburgo, importanti radici italiane proprio a cominciare dai gioielli della sua architettura che prima Pietro e poi Caterina vollero, per aprire,con la nuova città, "una finestra sull'Europa" . Un mondo che ancora recentemente è stato celebrato nelle parole del Santo Padre, Papa Francesco, che, al rientro dal suo viaggio in Mongolia, ha voluto ricordare e ribadire, rispondendo ad una polemica di parte ucraina, che: "La cultura Russa non va cancellata per motivi politici"; la cultura russa è d'una bellezza, di una profondità molto grandi. L'eredità russa è molto buona e molto bella nel campo
delle lettere, della musica, dell'arte". 
La città. Il libro accompagna e affascina il lettore anche nella scelta dei luoghi: narrati e descritti con dovizia di particolari.  Eccone alcuni, a cominciare da Il cavaliere di bronzo , il grande monumento equestre che celebra lo zar Pietro I il Grande (1682-1725). Si trova nella piazza del Senato o dei Decabristi a San Pietroburgo, opera dello scultore francese Étienne Maurice Falconet e anche titolo di un poema dedicato alla statua, scritto da Aleksandr Sergeevič Puškin nel 1833 e pubblicato postumo nel 1837. Considerato tra le opere più significative della letteratura russa, il poema in virtù del suo successo finì per dar nome alla statua e ne fece uno dei simboli della città. 
Il Taleon Imperial Hotel - qui si rifugia Brando alla ricerca della Professoressa - con le sue facciate avvolgenti, neoclassiche, bianche e rosa, un edificio d'angolo, morbido, pastello,all'intersezione tra il fiume Moika e la Prospettiva Nevskij, la grande arteria che attraversa la città, resa celebre da Nikolaj Gogol' nei suoi Racconti di Pietroburgo (1836). Non mancano Palazzo Stroganoff, il museo in cui opera segretamente la Professoressa, che si affaccia  sul ponte Aničkov. Poi soprattutto, Ulica Rossi
la via del teatro Aleksandrìnskij, strada/gioiello dell'architettura neoclassica, realizzata tra il 1828 ed il 1834, in soli 3 mesi e mezzo, grazie alla posa di 18 milioni di mattoni. E' intitolata al grande architetto italiano  Carlo Domenico Rossi.  Ma il racconto ci accompagna poi ancora sulla Prospettiva: a Casa Singer (art nouveau e metallo, uno schiaffo all'architettura tradizionale autorizzato da Nicola II), all'Eliseyev Emporium, gioiello glorioso di art nouveau ed in molti altri luoghi magici.  
Una curiosità.  Brando scopre - sono i suoi contatti russi a metterlo sull'avviso - di assomigliare moltissimo ad un famoso anchor man della tv russa, Vladimir Pozner. Scoperta questa sua somiglianza cercherà di avvalersene per facilitare contatti e relazioni. Fino ad un certo punto però...
bio Autore Tonino (Antonio) Bettanini (Genova, 1946) dopo la Laurea in Filosofia e un inizio di attività come ricercatore in Sociologia del Linguaggio, interrompe nel 1990 la sua carriera universitaria per diventare esperto di comunicazione e relazioni istituzionali, temi ai quali ha dedicato numerose pubblicazioni. Ha attraversato le istituzioni italiane della Prima, Seconda e Terza Repubblica: dalla Presidenza del Consiglio alla Presidenza del Senato. Ha lavorato presso la Commissione Europea e ha insegnato all'Università degli Studi di Roma La Sapienza. Ha pubblicato per il Canneto editore Contro tutte le paure (2021), Bruxelles, la Pelouse des Anglais (2022). Questo è il suo terzo romanzo.
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atomheartmagazine · 9 months
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/spotify-superpremium-nuovo-abbonamento/
Spotify si prepara a lanciare il servizio 'Superpremium'
Spotify si prepara a lanciare l’abbonamento ‘Superpremium’ a $19.99/mese con audio lossless, playlist AI e molto altro. Ecco tutti i dettagli emersi.
Spotify Superpremium, cos’è
Sembrerebbe che Spotify sia pronta a lanciare il tanto atteso servizio “Superpremium“. Secondo quanto emerso dal codice di Spotify scoperto da Chris Messina, l’abbonamento disporrà di un elenco di funzionalità più ampio rispetto all’audio lossless a 24 bit che stavamo aspettando. Includerà anche gli strumenti di generazione di playlist AI, strumenti avanzati di mixaggio, ore aggiuntive di ascolto di audiolibri e un’offerta chiamata “Your Sound Capsule”.
Messina aveva già scoperto lo sviluppo di playlist AI da parte di Spotify la scorsa settimana, un modo per creare playlist uniche utilizzando svariati suggerimenti. Spotify, però, aveva rifiutato di confermare lo sviluppo, affermando che non avrebbe commentato possibili nuove funzionalità.
Tuttavia, i leak su Spotify Superpremium sono in giro da svariati giorni. Qualche settimana fa, l’utente Reddit Hypixely ha annunciato che il nuovo abbonamento costerà $19.99 al mese, allegando screenshot del codice di Spotify, e includerà playlist AI e audio lossless. Quest’ultimo non ha più il nome “HiFi“, il servizio premium che Spotify aveva introdotto anni fa ma che non era stato poi lanciato.
Interrogato sulla questione, il CEO di Spotify Daniel Ek dichiara: “Hi-Fi rimane una cosa che riteniamo abbia valore, ma è qualcosa che ha valore probabilmente per un pubblico più esperto nel mercato dello streaming. Siamo interessati a capire come potremmo utilizzarla per aumentare ulteriormente il nostro valore in futuro, ma al momento non abbiamo nulla da annunciare“. Leggendo tra le righe, probabilmente HiFi sarà utilizzato come un modo per aumentare i prezzi in futuro. Allo stato attuale, il servizio è invece stato rielaborato per raggiungere un pubblico più ampio.
Highlights, Your Sound Capsule e molto altro
Oltre all’audio lossless, l’utente di Reddit riferisce che gli utenti Superpremium saranno in grado di filtrare la propria libreria per stato d’animo, attività o genere. Funzionalità che Messina conferma, aggiungendo che ora sono disponibili anche opzioni come “vibrazioni” e “battiti al minuto”. Inoltre, Superpremium includerà 20-30 ore di ascolto di audiolibri, un po’ più delle recentemente annunciate 15 ore gratuite incluse nel classico abbonamento Spotify Premium.
Hypixely ha anche scoperto una funzionalità di Superpremium chiamata Soundcheck che ti informa sulle tue abitudini d’ascolto e ti permette di scoprire quale mix di suoni è “unicamente tuo”. Secondo Messina, questa funzione – chiamata “Your Sound Capsule” – sarà correlata all’esperienza di “Playlist In A Bottle” di Spotify, lanciata all’inizio di quest’anno. Inoltre, Messina ha trovato riferimenti ad un servizio Highlights, che sembrerebbero essere statistiche di ascolto simili a Last.fm.
“Da Spotify, siamo costantemente impegnati a migliorare la nostra offerta di prodotti e a offrire valore agli utenti. Tuttavia, non commentiamo speculazioni su possibili nuove funzionalità e al momento non abbiamo nulla di nuovo da condividere“, ha dichiarato un portavoce a TechCrunch.
Leggi come scaricare musica da Spotify.
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