#LagoNero
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ilatipositivi · 5 months ago
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Still in my mountain era
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lelelatta · 10 months ago
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Montalto Dora, l’Anello dei 5 Laghi e l’importanza di meravigliarsi
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viaggiaescopri · 11 months ago
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Terre Ballerine, alla scoperta dell’Anello dei Cinque Laghi (...Leggi tutto)
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merrowloghain · 4 years ago
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02.02.77 Lago Nero -Hogwarts
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[ Il 25 mattino, un pacchetto di piccole dimensioni, avvolto in carta verde scuro e nastro argento, verrà consegnato a casa Loghain (?).. All'interno, una scatolina imbottita in velluto scuro e sullo stesso adagiata una collana che sembra risplendere quasi di luce propria. ] Le chiamano 'lacrime di sirena'. La leggenda narra di una Sirena che andando contro gli ordini di Poseidone e condannandosi alla sua ira, salvò la nave del suo amato deviando le correnti in una tempesta. Si dice che il Dio la esiliò sul fondo dell'oceano, per separarla dall'umano, lasciandola a piangere tutte le sue lacrime che da quel giorno abbelliscono i fondali con i ricordi di un amore vero e puro. Ma infondo, il senso vero per quanto mi riguarda è che forse alle volte hai bisogno di ricordarti quanto le tue lacrime valgano di più delle persone per cui lei piangi. Buon Natale, Merrow. Tris
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H: « Faccio io » a bassissima voce, cercando di farsi sentire esclusivamente da lui. (...) 
« Petrìficus Totàlus »
T: Concentrato sulla figura di Xavier, ancora distante ma riconoscibile, affiancato da una che può cominciare ad immaginare a quale nome possa rispondere. Concentrato su loro abbastanza da non notare subito come una delle figure da lui ignorata precedentemente scelga di tornare rapidamente indietro e assumere un volto piuttosto familiare. « Torni dentro? » Curioso per il solo gusto di esserlo, una volta che sarà abbastanza vicino per farsi udire, lo sguardo che si concentra sul suo volto, a discapito della coppia più indietro. « Non stavi andando? » Dove non lo sa, ma sicuramente nella direzione opposta a quella che sta percorrendo al momento.
(...) qualcosa la raggiunge alle spalle, pietrificandola sul posto senza nemmeno darle la possibilità d`accorgersi di cosa o chi sia stato, visto che era giusto in procinto d`andarsene. Resta quindi con quel passo a metà, l`espressione vagamente disgustata in viso e gli occhi rivolti in direzione del compagno di classe che sta probabilmente cercando di raggiungere a sua volta il lago. Il respiro le si ferma a metà, le mani dentro le tasche s`irrigidiscono in una sorta di pugno rilassato, la bocca vagamente schiusa e le orecchie che immobili percepiscono la voce della Hazaar raggiungerla, scusarsi e pronunciare altre cose di cui avrà modo di farla pentire dopo. Perchè la Loghain resta come una statua eppure la pelle del collo le si chiazza di rosso in maniera inesorabile, e così anche le guance e le labbra che fino a quel secondo erano rimaste perfettamente bianche. Pessimo, pessimo segno per chi l`ha vista anche solo una volta, esplodere.
X: Ora che lo sguardo è su di lei non può fare a meno di notare il colore della sua pelle, come questa diventi a macchie rosse, presumendo una rabbia che scorre internamente e che può quasi sentire su di sé- « Quanto sei disposta a difendere il tuo animaletto? » no, quella è una delle tante retoriche che riferisce, mentre il catalizzatore finisce ad essere utilizzato come tocco leggero sulla pelle di lei, appena sopra il suo petto. « Il tuo crup mi deve un bisogno. » pipì per l’esattezza. E’ ciò che si erano detti, no? Se l’avesse vista ancora in giro. « Ma a parte questo, se ci tieni tanto a quel coso nei sotterranei non deve più finirci. » il crup. « O potrei fare del male a te e a lei. » entrambe, insomma. Ma per ora, è rapido il movimento della propria mano sinistra a finire in direzione della collanina che ha potuto notare più volte su di lei, aggrappando le proprie dita a questa e tirandola con forza all’indietro con l’intenzione di strappargliela, buttandola a terra con nonchalance. Ed è con la stessa nonchalance che un «Redùcto. » viene pronunciato, scandendo con chiarezza l’incanto, permettendo al polso di compiere una stoccata in avanti, lì dove la punta del catalizzatore passa da lei, alla collana, con l’intenzione che si focalizza ben chiara nella sua mente. Intenzione che si concretizzerebbe con il voler polverizzare quella collanina e quindi il suo ciondolo, riducendolo in mille e mille pezzi, da non poterlo nemmeno più raccogliere, lasciando che quella leggerissima pioggerellina possa nascondere il tutto e mischiarla al terriccio. E’ mai esistita una collanina, dunque, sul collo della Loghain? E se tutto fosse andato secondo i piani « Ci siamo capiti, secondo me. » facendo un rapido occhiolino, mostrando un semplice sorriso sulle labbra, rimanendo lì dinnanzi a lei con il mento alto.
H: Incrocia le braccia al petto e lascia che sia il Prefetto a ricoprire il suo ruolo in maniera impeccabile, difendendo il loro territorio – sì, proprio quei sotterranei che gli appartengono di diritto – un po’ come Merrow difenderebbe Ophelia, probabilmente. E sebbene si trovi concorde, addirittura divertita per certi versi, su ogni parola che esce dalla bocca di Xavier, ben diversa sarebbe la sua reazione qualora quella collanina venisse realmente polverizzata, senza nessun impedimento a concorrere con la volontà del Serpeverde. Di certo, difendere Merrow esula dai suoi compiti e non prenderà parte ad una guerra che non le appartiene e neanche le interessa, a dirla tutta. Al contrario si limita ad osservare, per quanto il suo sguardo si faccia esterrefatto nel captare le reali intenzioni di Xavier, con un cipiglio un po’ interrogativo a lui rivolto. Criptica, in conclusiva. Non è ben chiaro se approvi questi modi o meno, per quanto potrebbe aver fatto peggio a sua volta.
Non ha la possibilità di reagire come vorrebbe, come dovrebbe, ritrovandosi ad assistere al volto di Tristan che sembra volere da lei risposte che al momento non è in grado di dare. Come non può commentare ciò che gli altri si dicono mentre lei resta immobile, almeno finchè il Prefetto non si mette dinnanzi a lei, per sfiorarla con la punta del Catalizzatore altrui che oramai riconoscerebbe anche ad occhi chiusi per quante volte se l`è sentito addosso: lui la sua rabbia, lei il legno della sua Bacchetta. Non lo può nemmeno guardare, dal momento in cui lo sguardo è fisso in direzione della persona di Tristan, ultimo inquadrato da lei prima della Pastoia Totale. Nessuna parola fuoriesce dalle sue labbra in risposta alle domande retoriche di Gutierrez, e nulla può contro la presa di lui sulla propria collanina che viene strappata, buttata a terra ed infine, polverizzata. C`è un lungo istante dove lei comincia a riprendere una sensibilità scarsa e formicolante agli altri, ed il primo vero movimento che si concede, è un chiudere di palpebre a nascondere le iridi grigio-verdi dall`esame altrui. Non fa ancora nulla, ancora bloccata nella posa, fino a che mano a mano l`incanto non scema, con lei che prima di riprendere possesso completo dei movimenti del proprio corpo, ha un alzarsi ed abbassarsi irregolare del petto, segno d`un respiro montante che assieme alle chiazze rosse sul volto, non presagiscono nulla di buono. C`è quasi una sensazione di calore palpabile nell`aria, un metaforico ondulare pari a quello d`una lavica temperatura, che sembra provenire a sensazione, dalla Loghain: gli occhi si riaprono, letargici, puntandosi un solo istante verso Tristan, con uno sguardo che è talmente criptico da risultare indecifrabile, se non fosse per una sorta di tristezza atavica che risiede costantemente nel colore del suo sguardo. Non pronuncia ancora nulla. Non può, ma è vicina alla fine di quell`incantesimo. Pronta probabilmente alla detonazione.
T: Ascolta, le mani ancora infilate nelle tasche dei jeans, ben lontane dal catalizzatore riposto nel suo fodero assicurato al fianco e lo sguardo, fisso, sul profilo del prefetto. Non commenta, non interferisce. Se ne tiene fuori ed attende, cosa non è dato saperlo, così come non è dato sapere, al momento, il perché di quel lampo di fastidio che gli piega i lineamenti per un momento, quando la Lacrima di Sirena viene strappata dal collo della Grifondoro per trovare distruzione sotto il Reducto dell’amico. Ne rimane polvere luminescente e poco altro, e su ciò rimane fisso lo sguardo dell’inglese per un attimo, lasciando che l’altro concluda ciò che deve, prima di parlare, ignorando Merrow e Heaven, con una leggerezza che mal s’adatta alla situazione, un sopracciglio inarcato e le iridi fisse sul volto del prefetto. « Geloso che non l’abbia regalata a te? » Quella collana sì, regalo del Natale passato da poco, un simbolo più che un ninnolo di bellezza.
X: E perché? Perché così distruttivo? Si prende la chiusura delle palpebre di Merrow, osserva la reazione di lei, mentre un passo viene fatto all’indietro e le labbra vengono strette. Consapevole di ciò che ha fatto e voluto, consapevole di molte altre cose al quale dovrà fare i conti quando sarà il momento, ma non del tutto consapevole di come le parole di Tristan riescano a spiazzarlo in una maniera a dir poco sconvolgente per uno che è capace di nascondere ogni singola reazione dietro una patina di ghiaccio e letteralmente impassibile. Mandibola che viene rapidamente stretta in una morsa, occhi che sfrecciano in direzione dell’amico e che finiscono per essere assottigliati, non si sa se per la pioggerellina di troppo o per quel leggero fastidio che lo inonda come acqua gelata, la sua stessa acqua che ogni volta si butta addosso. (...) Catalizzatore che viene stretto ancora nella mancina, prima di fare un passo lateralmente senza mai degnare le spalle a tutti loro, quanto più un cenno alla serpeverde «Rientriamo noi due? » ti va? Il tono decisamente più moderato, apparentemente gentile, persino nei suoi riguardi, tanto che le labbra riescono così a spiegazzarsi in un semplice sorrisetto, forse anche soddisfatto. Per cosa, però? Senza più degnare di uno sguardo a Tristan o ancora di più a Merrow, seppur con la coda dell’occhio rimane pronto per eventuale reazione da parte di lei, consapevole che lì a momenti il proprio incanto verrà a meno. Non è un caso che l’impugnatura del catalizzatore si faccia ancora più salda. Ma forse è proprio qua che si affida su una sicurezza che potrebbe decretare tutto e niente.
H: Al che porterebbe anche una mano sul suo braccio, a congratularsi ulteriormente, nonostante l’intermezzo di Tristan le tolga la possibilità di aggiungere altro, lasciandola con le labbra socchiuse. Scuote il capo divertita mentre le sopracciglia si sollevano per la sorpresa nello scoprire che beh, Tristan fa (bei) regali a Merrow. La sua libera interpretazione della risposta che Xavier dà all’altro Serpeverde è semplice: nessuna. « Ovviamente » le va di tornare dentro, quasi non ci fosse più alcuna attrattiva qui fuori. Di fatti stringe la presa delle dita intorno al braccio altrui (l’altro rispetto a quello in cui stringe il catalizzatore), pronta a riprendere la loro promenade un po’ da coppietta, forse di proposito per dar fastidio – ancora, sì – agli altri due.
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Era un regalo. Era suo, un dono gentile, un simbolo di qualcosa che si era ripromessa di tenere ben a mente e di non dimenticare mai più: perchè le parole che hanno accompagnato quel regalo erano vere, e per qualche tempo le era addirittura sembrato che potesse andare diversamente. Che potesse smettere d`essere quella che soffre. Come invece sta facendo in quel momento, dove non riesce più a sostenere lo sguardo di Tristan, dove non può nemmeno guardare la polvere luminosa si confonde un poco con la sabbia ed i sassi sotto i loro piedi, presa in un limbo che si riflette nella postura del corpo che lentamente ritorna completamente libero, voltandosi lentamente in direzione di Gutierrez che pare aver capito solo adesso a chi appartenesse quella collana prima che venisse data a lei. Se lei coglie il suo fastidio o meno, non è dato sapere, ma è con uno scatto della mancina, nel tentativo d`afferrargli la manica destra, che s`allunga quando l`altro fa per dire alla Hazaar di rientrare, totalmente incurante della bacchetta che ancora stringe in mano. «Guardami.» è un ordine perentorio, pronunciato con un tono così basso e caldo, che pare per un attimo un Drago pronto a sputare fuoco dalle fauci: guardami, Xavier. E sono i suoi occhi che lo cercano, con una forza inaudita, penetranti come forse non lo sono mai stati, mentre la sinistra stringerebbe ancora il tessuto di lui in un artigliare di dita che si fa più pressante un attimo solo, a non volerlo far fuggire, a costringerlo ad affrontare almeno in parte le conseguenze di quel momento: iridi plumbee, in un grigio-verde brillante da un velo pesante di lacrime che s`è conquistato l`affaccio in quei occhi grandi ed affusolati, mentre l`intero viso è d`un gelo inquietante 
«Sei un`Anima orribile.» sono le prime parole che gli rivolge, con una durezza che non pare volergli lasciare scampo «Tu non hai bisogno di un`amica. Non sai nemmeno cosa questo voglia dire.» ardente nel dire di fiele quanto immobile è in tutto il resto, ora per volontà e non per costrizione «Non metto le mani addosso a lei o non affatturo te, solo per rispetto a quello che per me è valso fino a questo momento.» breve pausa mentre il respiro si fa profondo e lei inclina appena il volto verso il basso, alzando sempre lo sguardo ai suoi occhi che non abbandona «Non ti azzardare mai più a toccarmi.» questo viene pronunciato con un fare corrosivo montante, tanto che potrebbe essere addirittura imminente una manifestazione magica incontrollata «Per me sei morto.» chiude così, incurante se l`altro si sia sottratto alla sua presa o meno, perchè è solo ora che li supererebbe tutti, dando si, di nuovo le spalle, come se avessero smesso d`esistere tutto in un solo istante. Basta sguardo a Xavier rivolto, allontanando da lui le iridi colme di sofferenza liquida, una volta per tutte, basta espressione incredibilmente immobile, basta ogni cosa. Rimette le mani in tasca e se ne va, con passo veloce e nervoso, senza soffermarsi su nulla e nessuno. Il fodero con la bacchetta che sbatacchia appena contro la coscia destra a dettare ritmo al suo fare. Solo una scia di pepe nero e cannella a testimoniare che sia stata davvero lì.
X: Per poi rilasciare un respiro piuttosto sentito, apparentemente nervoso, fino a quando non è Merrow a richiamare la sua attenzione, non concedendogli alcun passo, perché ora deve ascoltarla. L’unica cosa che le concede è proprio quella stretta che raggiunge la manica destra, ritrovandosi così appena a sollevare di conseguenza il catalizzatore. Ma tra tutte le cose che avrebbe dovuto fare, guardare Merrow è tra le cose in programma da non fare. Eppure lo fa, rivolge le sue iridi cristalline in sua direzione e incrocia quello sguardo penetrante come se volesse in un qualche modo perforarlo, non solo con le parole che arrivano di conseguenza. Ma se le aspettava, tutte. Una dopo l’altra. Quel fiume di lacrime che non fuoriescono, scelgono semplicemente di arrivare a sgorgare rapidamente a parole. Parole che penetrano come se nulla fosse concretizzando maggiormente quella che è la propria natura. Parole dure e forti, che realizzano ciò che al termine dell’incantesimo ha capito. Quel filo che li teneva uniti non si sa ancora come né perché si è spezzato nell’esatto momento in cui lui ha polverizzato la collana. Quel filo ormai polverizzato insieme a questa. Iridi chiare che rimangono ferme e salde sul volto di lei, il mento alto, il petto ancora trionfo di ciò che ha appena fatto, senza volerlo in un qualche modo ricacciare. Non ci sono scuse, non ci sono parole, non c’è dispiacere che fuoriesce dalle sue labbra, c’è soltanto quella continua sicurezza che non c’è nemmeno il bisogno di spiegare. E sostiene quello sguardo, incantandosi così come se in quel modo riuscisse a non soffermarsi su quel velo di lacrime, ma semplicemente a trapassarlo. Non si lascia coinvolgere, non raggiunge quel dolore, rimane distante. Così come distante è l’espressione che mostra, ferma e apparentemente indifferente. Poi quell’invito che sussegue in direzione della Serpeverde, facilitandole di conseguenza la stretta sul proprio braccio inarcandolo appena, indirizzando così gli occhi su di lei come se niente fosse successo e chissà, in quell’entrata verso il castello, probabilmente prendere una conversazione che nemmeno riguarda quanto accaduto.
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megmacgillivray · 4 years ago
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“io te lo dico, non ho intenzione di andarmene.”
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A quanto pare ha avuto moodo di cambiarsi, lasciando che quella divisa ancora meno sopportabile del solito rimanga in Sala Comune a favore di un outfit total black, composto da una canottiera piuttosto leggera di un paio di taglie in più e pantaloncini corti che arrivano sopra il ginocchio, a dispetto del tempo scozzese. A dar sfoggio alle sue gambe e braccia nude pure i piedini sono lasciati liberi dalle scarpe, buttate lì da qualche parte insieme ai calzini.
Maegan fa quello che fa sempre quando è di cattivo umore, o almeno da quando è ad Hogwarts: sta andando alla Rimessa delle Barche. Entra e si aspetta una bella mattinata in solitudine. Si avvicina al Lago per mettersi seduta in un posto random e lo nota. Finalmente. «oh che bolidi!» e lo esclama decisa, perché lo ha pure riconosciuto: quello dell’articolo. Storce il nasino e nonostante tutto si siede «Io te lo dico, non ho intenzione di andarmene» Buongiorno insomma
Come reazione a quel tono di voce probabilmente troppo alto lui ha le dita della mano destra che vanno a massaggiare le palpebre socchiuse, il capo che va a chinarsi in quel lasciare una pausa dopo le parole altrui «basta che stai zitta.» lanciandole una breve occhiata, la voce bassa ma non per questo meno aggressiva - ben lontana dal sembrare accomodante.
E per un po’ sta veramente zitta e sembra quasi che quella convivenza sia fattibile. Alterna lo sguardo tra la pergamena e il Lago, manco cercasse ispirazione. Ma poi si sofferma anche su Sebastian a un certo punto e solo in quel momento si rende conto che è praticamente nudo e la lingua non viene fermata in tempo «ma come fai?» chiede, e se l’altro la guardasse le farebbe anche un cenno con la testa per fargli capire che gli ha chiesto come fa a non avere addosso almeno un maglione, claro
Al dire di lei va aggrottare le sopracciglia confuso, girando con estrema calma e lentezza il capo verso di lei, serrando le labbra prima di quel «non dovevi farti i ca**i tuoi?» con quel tono indolente che sottintende quella specie di "patto"
«Senti tipo» sì, l’ha chiamato tipo «non ti inca**are per una domanda eh» è un attimo confusa e il tono un po’ arrogantello è di casa quindi un po’ emerge «se hai bisogno di una caramella per non fare lo str»udel, ha detto strudel «ne ho una eh» e quindi afferra una caramella mou e gliela sventola.
«senti. Tu vieni qua, urli» cos «e fai domande.» gli occhi che vanno da capo a piedi di lei per poi tornare ad incrociarne lo sguardo «non mi devi rompere il gramo, mh?» intesi, bimba? «sto così perché ho caldo.» 
«Ci voleva tanto?» a rispondere alla sua domanda, avrebbero evitato tutto quel teatrino. Quasi gliela sputa quella domanda. Però si azzittisce, e la caramella mou se la mangia lei. La bimba mette a posto la pergamena nella borsa, che tanto ora Sebastian le ha fatto passare pure l’ispirazione, si siede e si appoggia contro il muro di pietra e chiude gli occhi. E rimane lì. Non si muove. Se qualcuno deve andarsene non sarà lei, quello è il suo posto.
«come mai sei venuta qua?» 
Maegan è lì seduta, con gli occhi chiusi e dopo minuti interi si è persa nella sua testa e nel filo di pensieri. Uno dei pochi momenti che si concede di perdersi è proprio quel luogo. si era pure dimenticata la presenza di Seb, e infatti quando lui le fa quella domanda apre gli occhi sorpresa. E lo guarda con gli occhi un attimo sgranati. «Vengo sempre qui» dice facendo spallucce. Il tono è semplice e tranquillo, come avesse dimenticato il fastidio e la confusione di cinque minuti prima. «per una pausa» e lo dice inumidendosi le labbra. Lo sguardo che fino a quel momento era su Sebastian si sposta sul Lago. «e tu invece?» 
«è tranquillo.» e quindi ogni tanto gli piace, venirci.
Non le sembra di dover aggiungere altro, come se intuisse in qualche modo che quell’equilibrio tra loro due sia molto precario «vero» e quasi lo soffia e un piccolo sorriso le si forma sul volto. Se non lo fosse non sarebbe il suo posto. Magari è il posto anche di Sebastian. Sta zitta ancora qualche minuto a guardare la distesa d’acqua e poi sposterebbe lo sguardo verso Sebastian «Io ora faccio una cosa» dice con calma e con tono basso, sia mai che pensi che lo voglia disturbare «Ma non sono strana» e lo sottolinea. E poi si alza e si avvicina sempre di più al Lago, si toglie le scarpe con cura e un piccolo brivido le percorre la schiena, si arrotola i pantaloni fino a metà polpaccio e nonostante il freddo si siede sul bordo e mette i piedini a mollo, che in pochi secondi non sentirà nemmeno più.
Va a seguirla con lo sguardo - in modo non troppo insistente, sia chiaro - e la osserva togliere scarpe arrotolando pure i pantaloni, per immergere i piedi. E lui va ad alzarsi molto lentamente, piegando la schiena in avanti e contraendo gli addominali, le braccia in avanti così da tirarsi in piedi. La bacchetta ancora lungo il suo fianco mentre va ad avvicinarsi silenziosamente - complici i piedi nudi - alla Corvonero che se lo ritroverà lì affianco. Peccato lui rimanga in piedi «occhio agli avvincini eh» accennando un mezzo ghignetto divertito in sua direzione
«Speravo di attrarre qualche sirena malefica» gli dice con un ghignetto sul volto. Torna a guardare la distesa nera e poi aggiunge «Fallo anche tu» che suona quasi come un invito gentile, assurdo. «è liberatorio» da cosa non lo dice...  «Io comunque sono Maegan». E non aggiunge MacGillivray. Questo è l’unico posto in cui i cognomi non esistono.
A quel "fallo anche tu" sembra ragionarci un po` sopra «perché non ci buttiamo direttamente dentro?» ehm wtf? 
E invece le propone di buttarsi e lei fa svettare lo sguardo verso di lui. Le sopracciglia sono alzate e un grande sorriso malandrino le dipinge il volto «Sarebbe grinzafico». E nonostante il rischio di morte la bimba potrebbe farlo, ma pensa sia una battuta e quindi ridacchia
E lo fissa così insistentemente quel Lago che lascia ben poco spazio al dubbio, ed ad anticipare la sua volontà lui si inchina per mettere la bacchetta lì per terra tra lo spazio che intercorre tra i due; in precario equilibrio sui suoi piedi con le gambe piegate e il culetto appoggiato sui talloni va pure a sfilarsi la canottiera che semplicemente abbandona lì. Potrebbe quasi sembrare che stia per sedersi, peccato che i piedi siano pericolosamente al bordo del legno che sta prima del Lago Nero e come lei si presenta lui si lascia cadere in avanti in modo teatrale, allungando un po` le gambe così da non rischiare di sbattere la testa o chissà cosa. Un brivido intercorre lungo il suo corpo e quel calore va a contrastare l`acqua gelida del Lago Nero, con la pelle d`oca che va a coprire ogni centimetro del suo volto. Lui però non farsene minimamente un problema, lì che riemerge velocemente rigirandosi verso la Primina con i capelli ora appiattiti, la testa alzata e l`espressione tranquillissima - come se non stesse rischiando l`ipotermia, tipo. Allunga pure la mano in direzione della Primina per farsela stringere «Seb, piacere» 
Scoppia semplicemente a ridere quando Sebastian riemerge dalle acque con tutti i capelli appiattiti. Una risata candida e rumorosa. Afferra con decisione la mano che le porge «Seb, tu sei tutto matto!». ma il tono è divertito e ammirato. E il sorriso malandrino che le si palesa sul volto ne è la prova tangibile.
Quella risata non pare infastidirlo perché a lui basta immergere la testolina fino alle orecchie per far sì che divenga più lieve. Gliela stringe con forza andando a sollevarsi e per un momento la tira pure a sé però niente, non vuole veramente che questa cada ed infatti non ci mette così tanta forza - solo uno scherzetto insomma per avvicinare la testa al corpo altrui e scuotere il capo come l`animale che è e bagnarla tutta (scusate). Il sorriso è così largo che mostra pure la sua dentatura mentre si lascia ricadere all`indietro allargando pure le braccia e lasciandosi ammirare in tutta la sua stupidità mentre sta gelando - ma tutto è meglio di quel caldo atroce di poco fa
E poi Sebastian scuote i capelli e gli schizzi gelati arrivano diretti su Maegan infradiciandola. E lei ride e basta. E un vero sorriso è tutto per Sebastian. Di quelli rari che rivolge a pochi eletti. E poi ci pensa veramente un attimo e quasi pensa di buttarsi, pure lei. Ma è incerta, un minimo di istinto di sopravvivenza ce l’ha. Però intanto si toglie il mantello e lo poggia al riparo dall’acqua. Un brivido le prende la schiena e inizia a battere un pochino i denti «secondo te…» può entrare anche lei.
Tiene gli occhi su di lei e come si toglie il mantello il sorriso si allarga ancora di più mentre con un paio di bracciate torna ai suoi piedi «mh?» secondo me cosa, eh? Ma no, non ti lascia nemmeno rispondere perché una mano va a tenersi al legno - proprio al fianco sinistro di Maegan, particolarmente vicino (se non proprio attaccato). E ciò anticipa solo di qualche secondo quel mettere i palmi sul legno e con un colpo di reni tentare di sollevarsi, con le gambe ad aiutarlo e un «ohw» per la fatica, ringraziando i muscoli di braccia e addome in tutto ciò. Va ad appoggiare il ginocchio ma è tutta una finta la sua, perché vuole solo stare abbastanza stabile da poter staccare entrambe le manine e passando la sinistra davanti a lei va a cingerle i fianchi saldamente e di nuovo va a buttarsi nell`acqua, questa volta all`indietro e portandosi dietro Maegan.
Un «AAAA» è ben udibile prima di finire quasi del tutto vestita dentro il Lago. L’impatto con l’acqua è devastante per la piccola. Il freddo le entra fin dentro le ossa e per un momento le sembra di non riuscire nemmeno a respirare. Ma poi con due colpi di braccia riesce a riemergere e cerca lo sguardo di Sebastian e un sorriso a trentadue denti le increspa le labbra «CHE FREDDOOO»  
Va portarsi una mano instintivamente sulla tempia; ma vabbè, un movimento delle dita e uno stringere gli occhietti prima di tornare a concentrarsi sulla Corvonero, riacquistando quel ghignetto quando va a schizzarle l`acqua addosso con entrambe le mani.
Quando Sebastiana la schizza lei ride e di rimando lo schizza dando il via ad una guerra e la bambina non ha intenzione di arrendersi, avvicinandosi sempre di più al Primino per colpirlo con più forza e decisione. Probabilmente è tutto quell’entusiasmo a far sospendere il discorso freddo, o forse non sente più il proprio corpo e basta. Ma continua a ridere.
Finisce per "arrendersi" tornando con la testolina sott`acqua dopo una bella boccata d`aria. Probabilmente ancora alla ricerca di un sollievo per il visino va a trattenere nuovamente il respiro quanto può, gli occhi aperti - con rossore annesso - mentre individua i polsi altrui e va a stringerli così da compiere una piccola spinta in giù, staccando presto le mani  dopo averla invitata in quella che vorrebbe essere una gara a chi trattiene di più il respire, dove i sorrisi non si sprecano, vabbè.
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«Ti ho battu..» e no, non la finisce la frase che sente una manina che le prende i polsi, e ha giusto il tempo di prendere un respiro più ampio possibile che viene trascinata giù. Ha gli occhi spalancati e vede Sebastian che le sorride e lei cerca di fargli una faccia minacciosa (?), ma mica è molto credibile in realtà. La gara comunque la perde alla grande, perché dopo poco torna su. E non appena anche il Secondino torna su gli dice «ah ma quindi l’avvincino saresti tu?» 
Tra guerra di schizzi e gare di respiro improvvisate non è importante chi vinca e chi no, finiscono solo per arrivare lì a guardarsi faccia a faccia «almeno non sono una sirenaaa»
«certo che non sei una sirena! Quelle sono bellissime» gli dice prendendolo in giro e scoppiando a ridere
Fa l`offeso portandosi una mano al petto «oooh ed io non sarei bellissimo?» 
Meg non si fa prendere dal panico, arrossisce solo un pochino (ma super poco dato il freddo quindi bene così) e dopo un secondo di pausa dice «Non bello quanto me!»
  La piccoletta comunque ancora sguazza, si immerge al di sotto della superficie e ci rimane il più tempo possibile per sentire tutti gli aghetti di gelo anche sulla faccia, ovviamente il tempo è molto poco che se no muore. Quando riemerge un altro sorriso a Sebastian e con due bracciate raggiungere la Rimessa.
Temporeggia un poco guardandola in quei tentativi per uscire «dai dai, aiutati con le gambe su» fa il coach, tipo «ti serve unaa manoo?» detto con un tono volto a prenderla in giro più che altro, seppur si avvicini ad essa con qualche bracciata
Seb non si fa mancare l’occasione per prenderla in giro «sta zitto tuu!» si gira pure verso di lui e gli fa una linguaccia. Però poi ammette un piccolo «sì» quando le chiede se ha bisogno di una mano. È gracilina.
Ridacchia a quella linguaccia ma nel mentre compie quell`abbracciate volte ad arrivarle vicino, fermarsi lì ed intrecciare le proprie manine che dovrebbero fare da scalino «appoggia il piede qua dai» 
Poi finalmente ce la fa, e rimane lì tremante per un attimo per poi sedersi e raccogliere le gambe al petto cercando di riscaldarsi(?). e guarda il Secondino uscire con più agilità di lei e in poco puntarle anche la bacchetta contro.
Alza la mano destra puntando la bacchetta sull`altra, e potrebbe pure sembrare minaccioso se non fosse che pronuncia quel «arefacio» con un tono molto calmo e particolarmente preciso, concentrandosi appunto sul caldo della manina sinistra ancora appoggiata alla guancia.
dalla bacchetta esce solo un getto caldo e lei a quel contatto non può far altro che chiudere gli occhi e sorridere godendosene le sensazioni. E appena è asciutta un forte «etciù». Ma lei guarda Seb e un «Grazie» sincero e quasi sussurrato è quello che le esce dalla boccuccia che ha ripreso un po’ di colore. Si alza in piedi decisamente più asciutta per recuperare tutto quello che ha lasciato al riparo dall’acqua. Si infila il cappello e la sciarpa in fretta e indossa il mantello, la felpa dei Tornados invece la tiene ancora in mano e guarda il Grifondoro con un’aria del tutto seria «Okay Seb. Io ti presto questa, perché fa freddo ora» come se prima invece fosse estate Meg ma okay «Però è la mia felpa del cuore. Quindi me la devi restituire a pranzo. Chiaro?»
La acchiappa al volo con quei riflessi da Mannaro prontissimi «ma tienila tu che hai già il raf-» si blocca, andando a sollevare la testolina per un piccolo «etciù» che lo vede mortare il capo di lato così da non starnutirle in faccia (?). La guarda serio e «noooo Megh» le lancia un`occhiata preoccupatissima da bravo attore «mi hai contagiato!» Una piccola smorfia in direzione di lei e un`occhiata alla felpa lì ancora in braccio «ed ora dovrò pure indossare questa felpaa!» indignatissimo proprio, che i Tornados fanno skyf.
«Hai iniziato tuu» cosa? «quindi ora ti becchi il raffreddore!» afferma convinta e incrociando anche le braccia al petto. Insomma sono pari (?). ma la felpa non sembra apprezzarla, e questo è un sacrilegio e infatti «COSA?!» è sconvolta poverina «ITornadossonoimigliori» 
«Stai scherzando spero» e qua va a sgranare un po` gli occhi «i *wanderers* sono i migliori, volevi dire» piegando pure il capo come ad incoraggiarla, questo era ciò che volevi dire no?
«Ah! E mica la vorrai indossare quando sei tutto bagnato, no?» sì Maegan si preoccupa per la felpa «Non puoi fare anche a te quello che hai fatto a me?» cioè l’arefacio, lei mica lo sa fare sicuro. E lo guarda anche un attimo preoccupato, che poi altro che raffreddore se rimane tutto zuppo.
Va a sbuffare sonoramente «scusa, offri le felpe e poi ti lamenti?» con tanto di sopracciglia che vanno ad alzarsi, e questa volta è serio «te la lavo» lui proprio «se proprio ti schifa» il fatto che lui la mette tutto bagnato: è quello il motivo, no? «non mi va di farmi un arefacio» il tono severo che non ammette chissà quali repliche o domande, così come l`occhiata che le lancia. In tutto ciò la felpa giace ancora nelle mani che hanno iniziato a muoversi come agitate, riducendo l`indumento altrui ad una palla.
Però poi lui pure la maltratta quella felpa arrotolandosela e allora istintivamente si avvicina. Non maltrattare la piccola Seb!!! «Ma non ho detto che mi schifo eh» ed è ancora abbastanza distante «pensavo solo che avrebbe fatto bene anche a te un po’ di caldo?» e sì glielo chiede, perché quell’espressione l’ha resa dubbiosa sulla questione. 
«no, non mi piace» detto in modo mooolto schietto, intendendo il farsi un po` di caldo.
È un attimo confusa quando le dice che il caldo non gli piace «ma quindi non ti piace nemmeno il the?» 
Dire che lo confonda è il minimo «tu sei strana.» ma strana forte eh, il tono vagamente infantile come quell`occhiata che però non ha nulla di cattivo e si collega esclusivamente alle parole dette da lei prima
E ora si avvicina ancora toccando la felpa, ma non se la vuole prendere, ma solo farlo smettere di maltrattarla pikkola ancela. «Dai mettila Seb» e lo guarda anche negli occhi nonostante siano troppo vicini, ma lei non lo nota nemmeno in realtà. La sua felpa ha la priorità su tutto. proprio quella felpa che prova a spingere (?) verso il secondino per fargli capire che se non vuole arefaciarsi almeno si metta quella dannatissima felpa.
Continua a torturare la felpa finché Meg non va a toccare la felpa, e sfiorandogli le mani può sentire quel calore anormale del Mannaro. Non che duri poi molto visto che lui smette di maltrattarla, andando a rispondere con un «okay» molto - troppo, per i suoi standard - pacato, mentre semplicemente andrebbe ad indossarla e guardarsi abbassando la testolina «faccio schifo mh?»  E seppur gli stia bene lui va ad alzare lo sguardo facendo una piccola smorfia piena di disapprovazione, tradita da quel distendere le labbra.
Gli fa uno scanner completo con gli occhi per distendersi in un grande sorriso «Ora sei bellissimo!». insomma tutti sono belli con la magica felpa.
Come risposta si becca un ghignetto soddisfatto con tanto di occhiolino che di malizioso però ha ben poco.
E finalmente si allontana dal Secondino. Che ormai quel ravvicinamento non ha più senso di esistere. E si dirige verso la borsa a tracolla, se la mette sulla spalla e «etciù», un altro forte. «Torniamo al castello?» con un piccolo sorrisetto.
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hektorflaherty · 4 years ago
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«Adesso mi rubi pure il posto?»
[H] «Corvos-» eh? «Séraphine» da bravo paracu-ore si corregge in corso, abbandonando la forza dell`abitudine con quello che risulta come un saluto e un nome storpiato dalla verticalissima pronuncia posh. Volta il busto in suo favore, rivelando così un ampio sorriso affilato e quella stravagante maglietta che sta sotto la zip della felpa spalancata, ossia una babbanissima T-shirt con una stampa centrale, circolare, con all`interno la raffigurazione di un tramonto e di un uomo alato, il tutto coronato dalla scritta Led Zeppelin. «Qui non c`è nessun nome, potrebbe benissimo essere mio, il posto.» Le fa notare, sebbene con un`ammiccata un po` ambigua la inviti a prendere posto lì, al proprio fianco «Ebbene?» E che si muova o no lui aggiunge «Non vuoi riprenderti quel che ti spetta?»
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[D] «Se vuoi te lo scrivo in faccia, il mio nome. Poi vediamo se lo pronunci bene.» Un fare altezzoso come sempre, manco fosse la contessina. Poi uno sbuffetto appena percepibile dal naso, nel riconoscere quel suo solito fare da ruffiano. Ma va bene, Hektor, ti accettiamo anche per questo. «Non ho bisogno di riprendermi quello che è già mio.» Gli fa notare con ovvietà. «Faccia da schiaffi.» Ma comunque, se gli si avvicina è solo perché alla fine quel posticino era la sua meta e non certo perché l`ha invitata lui, che qui siamo un po` orgogliosetti. Non tiriamocela troppo, Flaherty, vorrebbe dire quello sguardo che gli punta dalla testa ai piedi per poi tramutarsi in uno più incuriosito, perché si ferma sulla stampa della maglia decisamente stravagante per una purosangue come lei. «Che è sta roba? Sembra una figata.»
[H] «Se me lo scrivi in faccia come faccio a leggerlo?» E poi «Sèraphine?» … «Seraphìne?» … no, Hektor. Alla Corvosecchia invece lascia il tempo necessario per mettersi comoda, mentre lui raddrizza la schiena, compiacendosi in silenzio di quei centimetri in più che madre natura gli ha dato. «Hai mai sentito parlare di furto?» Inarca un sopracciglio, dispettoso ed eloquente al solo fine di punzecchiarla e anzi, si sporge leggermente col busto verso di lei. «O di conquista?» L`angolo sinistro delle labbra gli si solleva, cauto. «Ecco, io ho conquistato questo posto» sì, se non si fosse capito «Perciò spetta a te riprendertelo –sempre che tu lo voglia– perché attualmente è mio, della “faccia da schiaffi”.» Da come lo ripete, sghignazzando sotto i baffi –che non ha– sembra anche piacergli il nuovo appellativo. Maaa «La maglietta?» L`ha capito, ma ribadiamolo che ci fa bene. «E` di una band babbana grinzafichissima che suonava boh» intanto spalanca per bene i lembi della felpa, lasciandosela scivolare anche un po` giù, a mostrare le spalle e le braccia nude, esibendo la stampa per intero «Tempo fa, ma erano fortissimi, se non li conosci devi sentirti qualcosa!» Sì Dorothy, fatti un po` di cultura. «Che poi mica suoni, tu?» Sbattacchia le palpebre, studiandola diffidente «Che hai fatto fino ad ora» tempo sprecato «Oh ma non sarai come O`Gallagher scopa in» cuore. In cuore.
[D] Gli occhi adesso se ne stanno fissi su quelli del Grifondoro senza sbatter ciglia, come chi osserva con superiorità qualcuno senza volersi sbilanciare a fare il cattivo. «Sì, l`esempio di furto ce l`ho qua davanti» E lo indica pure, premendo l`indice contro la sua spalla, totalmente convinta. «In tutte le volte in cui ci sono venuta non ti ho mai visto.» Poi però si fa più curiosa e si sistema meglio sull`erbetta, degnando alla sua maglietta ancora qualche sguardo. «Fiiigo» si, ammette con un luccichio negli occhi ogni volta che si parla di babbanerie. «Oh senti, faccio parte di una famiglia purista fino allo schifo. Dimmelo tu, furbizia, come conoscere queste robe qua» Già, è tutta orecchie. «Però qualcosa la voglio sentire davvero.» 
[H] «Maaa poi che è tutta questa confidenza?» `nsomma, perché ci pizzichi la spalla? Un altro pezzo di bonaria ironia, come si può ben immaginare. «Ho capito, qui devo fare tutto io» rimediare al lignaggio, istruirla sulla musica quella bella –per lui, bada bene– e chiarire tutto, ma per fortuna che «C`ho una chitarra, che non sarà come sentirsi il Cd, ma meglio di niente, un`idea te la fai.» Dondola di nuovo i piedi, facendo scontrare le suole degli anfibi, finché la interroga con lo sguardo. «Prenotiamo l`aula, quella dove cantate tutti» voi, perché lui non c`è stato ai compromessi dispotici del docente «E ti suono tutte le cose dei Led Zeppelin.» Bene, deciso, ufficiale.
[D] «Però oh» la butta lì, con un po` di intesa «Ma se formiamo una band? Così gli facciamo vedere chi sono i migliori.» Toh.
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[H] E «Ihhh» è sorpreso, palesemente, dato che la fissa prima con gli occhi sgranati e poi con il solito broncio diffidente. «Guarda che se sono le cose gne gne del Prof io non le suono, dobbiamo fare cose grinzafiche» quelle che dice lui, sì. O così o niente, Corvosecchia. «Ci sono anche le tastiere con i suoni tutti belli, che cambiano, grinzafichi anche quelli.» Adeguati. «E ci serve altra gente.» Buonanotte, è partito. Quindi, `sta band?
[D] «Ma che senso ha una band con le cose di quello? Dobbiamo fare la rivoluzione, se no non ha senso.» O bianco o nero, semplice, no? «Lascia fare a me.»
[H] «Okay, tu cerca» e la indica «E io cerco» un po` di merito lo vuole, non credere «E se troviamo qualcuno, ci mandiamo un gufo e ne parliamo, ma intanto la musica tu devi sentirla.» E` importante, devi convertirti, MacGillivray, sennò rimani Corvosecchia senza speranze. «Vabbè, ci ri-aggiorniamo» lui ha finito, quindi «Ci rivediamo Séraphine» pronuncia all`inglese immancabile «A cena o boh, facciamo che ci rivediamo e basta.»
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nonchiamarmimacnamara · 4 years ago
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Emozioni e Luna Piena.
S: Fa un sospiro profondo che sembra anticipare delle parole che come apre la bocca gli muoiono in gola. Il suo capo ruota quindi nuovamente verso il lago ma questa volta va a chiudere le palpebre, le mani strette a pugni che vanno sul suo cappuccio, andando a stringere molto più del dovuto e coprendosi ulteriormente il faccino tirandolo in avanti. Vengono poi aperti i palmi, andando ad appoggiarli sugli occhi, cercando di fare diversi respiri profondi senza riuscirsi a pieno, e il Bro potrà notare come in tutto ciò abbia iniziato a tremare leggermente.
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K: Quando il bro poggia le mani sugli occhi, ed inizia a tentare quei respiri che però si spezzano, ma soprattutto al notare il tremore, Kael si alza, aiutandosi con la mano destra e, il più silenziosamente possibile, s’avvicina, annullando quella poca distanza e lasciandosi cadere a fianco del fratello, spalle che si toccano per un attimo. Poi le braccia si allargano, lo circondano e lo stringono. Non c’è bisogno di parlare. Il bro è qui. Cerca di mantenere il respiro il più regolare possibile, così magari aiuta anche l’altro a fare lo stesso, non importa che sia bagnato ma lo stringe contro la propria felpa.
S: Soprattutto da come alza lo sguardo verso di lui, sentendo quella spalla contro di lui, i denti che mordono il labbro inferiore in modo un po` troppo forte, gli occhi lucidi per colpa del caldo ora sono anche arrossati su tutto il contorno, probabilmente per colpa di quel suo spingere contro le palpebre in modo da non far cadere nemmeno una minima lacrima. [...] Probabilmente non ha mai avuto a che fare con così tanta rabbia mista a tristezza, una rabbia che però nasce dall`animale e che lui non sa più come reprimere; ed è proprio quella che lo fa allontanare dal fratello perché semplicemente...non ce la fa nemmeno a godersi un abbraccio, starsene fermo e tranquillo, e ad avvisare questo c`è la sua testa che si muove velocemente e in piccoli gesti a sinistra a destra, in un "no" mentre si ritira con una velocità attribuibile solo ad un cucciolo ferito, con le mani che vanno velocemente a spostarsi su quella terra bagnata davanti a lui, andando poi ad aiutarsi con quelle gambe magroline per alzarsi. Fa qualche passo lì attorno, le braccia tese con le mani affondate nel felpone gigante che lo tirano ulteriormente verso il basso in quei passi che fa lì davanti, solo un paio per avvicinarsi ulteriormente al Lago « io non ce la faccio più. » senza specificare nulla, mentre il suo respiro si fa sempre più affannoso « sento il bisogno di... » quel tentativo di reprimere la bestia non è servito a nulla « fare del male a qualcuno » serio, con una piccola nota di panico, la parlantina veloce e il tono basso « e mi fa arrabbiare... » la voce si spezza « qualsiasi cosa. Qualsiasi persona » e il suo sguardo va a posarsi su Kael, come se in qualche modo gli stesse chiedendo aiuto.
K: « Seb » lo dice a voce bassa, quasi un sussurro, colmo del suo non sapere che fare « io, non posso capire tutto » quello che affronti ogni dannato mese « ma… ecco, non è colpa tua » solleva lo sguardo cercando il volto, almeno la parte visibile, del fratello « se ti senti così » continua con quel tono leggero e insicuro ma colmo di tutto l’affetto che prova
 « io » e qui non riesce a fermare un singolo singhiozzo, dovuto a tutte le emozioni che la situazione gli porta a provare « non so come aiutarti, però… posso starti accanto. » 
S: Quel viso a lui non sembra nemmeno piacere, quella tristezza che ha l’altro che nell`espressione del secondino si rispecchia esclusivamente in tanta rabbia perché ce l`ha anche con lui, in qualche modo, come ce l`ha con tutto il resto del mondo lì così vicino alla Piena. Ascolta le sue mentre la mascella e va a serrarsi, gli occhi un poco assottigliati e le sopracciglia leggermente aggrottate perché nemmeno capisce probabilmente, spinto esclusivamente dall`impulsività. « e di chi ca**o è la colpa, eh? » perché quella è solo una delle mille domande che si pone « perché io? perché non riesco a trattenermi dal mollare pugni ed odiare le persone? » schiettissimo, con gli occhi fissi in quelli azzurri del Tassorosso mentre dal naso escono dei respiri un po` troppo profondi ed il tono si fa man mano più rabbioso; e quella che era tristezza si è trasformata in un odio profondo che va ora a sfogarsi contro l`unica persona lì presente. [...] E quell`orecchio fine lo sente fin troppo bene l`unico singhiozzo prodotto dal terzino, il quale gli fa ruotare nuovamente la testa davanti a sé, perché addirittura le lacrime altrui lo fanno alterare per una sorta di sano egoismo « se devi rimanere qua a piangere allora vattene » e vabbè, prima o poi si finisce sempre così
 « siete tutti inutili. Tu, quelli là della Squadra e i Professori » 
K: [...] Fa un passo indietro, rischiando pure di inciamparsi in qualche sasso, ma non si muove più di quello. Deglutisce stringendo i pugni ai lati del proprio corpo che ora s’irrigidisce. Nonostante tutto, nonostante sappia che quanto l’altro dice è spinto da emozioni che non riesce a controllare, quelle parole lo feriscono. Lo pensa pure lui, d’essere inutile. Ammutolisce, in ogni caso, e poi torna a fare quel passo in avanti tornando a dove stava prima. Si china e raccoglie un sasso, uno a caso, che ci sta nel pugno stretto, e si raddrizza. Punta lo sguardo sul lago e poi, con un movimento a frusta, lancia quel sasso il più lontano possibile e lo osserva volare e cadere muovendo appena l’acqua. « lo so. » di essere inutile, sussurra appena dopo aver lanciato il sasso, ma tanto l’altro lo sentirà.
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S:  A quel passo indietro gli lancia un`occhiata rimproverante - come se non fossero bastate tutte le sue parole. E come lui torna ad avvicinarsi lo sguardo si distoglie, tornando su di lui solo quando va a raccogliere quel sasso e tirarlo contro il lago, un gesto che Seb segue e che vorrebbe pure provare ad imitare; è così che piega le ginocchia ma quel suo malessere probabilmente non ha retto come desiderato il suo precedente alzarsi di scatto, camminare e rimanere in piedi, ed è per questo che non si rialza, andando a ricadere un poco all`indietro mentre si sta chinando, come se la febbre della Luna Piena non lo permettessero di rialzarsi nuovamente. Le mani prontamente vanno in avanti così da non perdere del tutto l`equilibrio - seppur, per un momento, si potrebbe benissimo dire che lo abbia perso. Ed eccolo di nuovo seduto e pacato, un po` più vicino al lago ora ed in una posizione leggermente diversa, molto più chiuso su sè stesso, con la fronte che va ad appoggiarsi sulle ginocchia portate contro il petto ed abbracciate dal Mannaro. Aspira un po` di aria per poi tirare fuori quel 
« scusami » ... « è colpa sua. » della Piena, e più che rattristito il tono pare arreso.
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tashaodinsbane · 4 years ago
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                                                Rospi e Avvincini 17.09.76 Lago Nero
T: “Hey up. Che fai?”
Una voce, una voce che lo copia pure?Niall si volta, un movimento agile che coinvolge solo il busto. La testa segue il corpo,e pure il braccio destro che porta la bacchetta a puntarla.Una minaccia?
N:”Gnn. Mi usi come modello.” Ed è un’affermazione,eh, mica una domanda.
Lo sguardo di Tasha resta impassibile, quasi indifferente,  mentre fissa il compagno negli occhi chiari, ma le dita sfiorano il portabacchetta che tiene legato alla coscia destra.
T: “Può darsi”
Niall muove la mano sinistra a tirare indietro il ciuffo di capelli mentre si ruota con tutto il corpo,abbassando pure la bacchetta da quella posizione minacciosa. “Come si stava con un occhio solo?”
T: “Come un serpente senza denti,come pensi che si stava?”
N: “C’hai paura”. E prende pure a respirare come se sentisse un odorino. Sì, un odorino di paura.
T: “Non ho paura di te. Ma sei imprevedibile. E hai due bacchette”
N: “Gnn”. Beh,è vero.  
W: “Che combinate voi due qui fuori?” Si impiccia subito mentre si mette Artie sulla spalla destra. “Ho per caso interrotto qualcosa?”
T: “Forse sì,forse no.” Rivolge al tassorosso un sorriso misterioso “Perché?Vuoi partecipare?” E fa su e giù con le sopracciglia in un gesto invitante.
N: “Dai,dammi Artie ,almeno fa il bagno. A meno che non vogliate fare il bagno voi”
T:” Può darsi. Dipende” Ma già si sfila le scarpe e si piega a togliersi i calzini.
W:” Il bagno?Adesso?Ma chissà che c’è in quel lago...”
N: “Nulla che ti rubi l’asticello”. Prende a tirare un filo dei pantaloni che cominciare accorciare la gamba di quella tuta. Un filo di almeno due metri che viene legato attorno alla zampetta di Artie. E poi lo lascia andare a farsi il bagno,sempre che quel rospo voglia farsi la vita del rospo.
Tasha si sfila la felpa e la lascia cadere sopra le scarpe ,ostentando indifferenza. E che c’è in quel lago? Solo pesci,piovre giganti,selme... Tasha afferra il bordo della canottiera e la solleva, quindi si ferma di colpo. Ha realizzato solo ora che dovrebbe restare mezza nuda difronte a ben due ragazzi. Eppure il Lago sembra chiamarla...Si arrotola i pantaloni fino al ginocchio e si immerge nell’acqua raggiungendo lentamente Niall.
Wesley sgrana gli occhi perché è ancora un bamboccio e porta subito lo sguardo verso Niall con una faccia che vuole essere maliziosa. Niall alza le spalle ma c’è da dire che come una calamita quella canotta che viene sollevata lo attira.Gli occhi sgranano un attimo, ma dura poco visto che lei ci ripensa.
N:”Non si fa il bagno vestiti” dice,tornando agli occhi di Tasha mentre porta le due bacchette nella destra e con la mano sinistra tiene il filo del rospo “Ma non ho mani libere...” E che vuole ora?
[...] T: “Mi chiedo se sia una coincidenza.Che ci siamo conosciuti. Tu credi in questi Dèi, in questo Odino. E io,beh, ho questo cognome.” Sembra essersi dimenticata della presenza di Wesley,che probabilmente sta capendo poco e niente della loro conversazione “E’ il motivo per cui temo le tue bacchette. Devo temere una qualche sorta di vendetta per le tue credenze?” Ma a quanto pare,forse, per avere risposte più dirette bisogna stare al suo gioco,accontentarlo. Gli lancia un’occhiataccia, ma poi porta la lingua contro il palato facendo risuonare uno schiocco. E diamogliela vinta. “Vuoi una mano?”. Gli si avvicina ancora di più e allunga le mani verso la maglietta di lui, con l’intenzione di sfilargliela dalla testa. Come poi ha intenzione di liberare le braccia è un problema suo.
W: “Neanche tu ti puoi fare il bagno vestita,eh” fa notare . Dai,Tasha,accontenta i bimbi. Lui però rimane ancora ben vestito sulla riva con solo i piedi a mollo.
Niall si irrigidisce, stringendo la mandibola e gonfia un po’ le guanciotte secche. “Se continui a studiare il mio culto..,e me” perché deve conoscere pure lui “capirai molte cose”. E che risposta è?Sicuramente criptica.E poi ecco l’impensabile. Niall lancia quella domanda e lei l’accoglie in toto avvicinandosi e tirandogli su  quella maglietta larga che sale senza problemi e scoprendo il suo fisico magro e longilineo, con l’unico punto forte oggettivo dato dalle spalle larghe. E le braccia escono dalla maniche, perché prima una e poi l’altra se le libera. Allora aveva le mani libere? Poi ascolta Wesley .“Sì,appunto”.
T:”E’ quello che voglio fare. Studiare il tuo culto” A questo punto bisogna pareggiare i conti...Abbandona quindi il ragazzo,mentre ancora tiene in mano la maglia verde di lui , torna con i piedi sulla sponda ghiaiosa. “Non sbirciate”. Ci tiene proprio tanto a farsi ‘sto bagno. Per sicurezza va’ a nascondersi dietro il grande sasso e che fa?Si sfila velocemente la propria canottiera per infilarsi la maglia di Niall che le arriva a coprire la parte alta delle gambe. Un attimo di indugio per i pantaloni e poi via anche quelli. Niente malizia. Solo tanta voglia di fare un tuffo. Eccola quindi sbucare da dietro il masso per correre velocemente verso il lago.
Wesley ovviamente sbircia ,anche se riesce a vedere poco quando lei si mette dietro al sasso “E’ andata male,Bro”bisbiglia a Niall”. Poi da bravo bamboccio molesto si mette le mani a coppa davanti alla bocca emettendo un fischio “Ti si vede tutto,Tashaaaaa” anche se non è vero.
Le si vede tutto?Niall nel frattempo porta le bacchette dentro i pantaloni, su un fianco,così che stiano ferme. E poi sfiata dalle narici “Hey up” detto in un tono molto strano, così che il suo amico possa capire che qualcosa non va. Ma insomma lei corre e si tuffa e lui cerca di raggiungerla, tuffandosi a sua volta .
Tasha si allontana da lui , tenendo la schiena rivolta verso il basso e le braccia che si allargano per nuotare all’indietro “Sembri stare bene qui nel lago”
N:” Sto benissimo nel Lago” esclama. E visto che fa il morticino, lui la prende per un piede. Una presa veloce e forte,come a simulare quella degli “Avvincini. “ ecco.”c’è  da fare attenzione” come se non fosse ovvio. “Ma forse tu preferisci i morsi”
Uno strattone al piede la fa sussultare, finendo per farle immergere la testa completamente e a bersi un po’ d’acqua. Trattiene bruscamente il fiato e sorpresa, infastidita e anche un po’ spaventata si tira subito in piedi.
T: “Che troll!”
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corneliaharris · 4 years ago
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«Ti devo aggiornare sulle novità prima di andare.» volta qualche pagina mostrando l`immagine della Selma. «Questa è la dolcissima creatura che sta condividendo il lago con la piovra gigante. La piovra, inoltre, è stata avvistata. Non è sparita. E` solo ferita.» fa spallucce. « Le sirene chiedono aiuto, per dargli aiuto ci serve una chiave, questa chiave ce l`ha un professore, sto per andare da quel professore.» fa dei piccoli cerchi con le dita sul tavolo, sta spiegando tutto così in fretta che non si capisce nemmeno lei. «E domenica andiamo al Lago. » quest`ultima frase viene detta molto veloce, come se fosse un obbligo, non una domanda.   
«Selma? C-che cos’è?» chiede perplessa. Fa fatica a star dietro alla coetanea che parla velocemente «Soli? Virgi, non siamo in grado di gestire la situazione…»
«No, non saremo soli, ci saranno studenti più grandi. Ora non ho tempo, ma fidati di me e dimmi semplicemente che ci sarai..» guarda con gli occhi da cucciola la compagna, sperando di convincerla.
«Mi fido di te, ci sarò ma niente infermeria ‘sta volta» ridacchia e poi aggiunge «Aggiornami su come va oggi con il professore» sfodera un sorrisone e la saluta con la mano, osservandola mentre si allontana.
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gisman68 · 6 years ago
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Tempus fugit #torinoècasamia #torino #cesanatorinese #bousson #lagonero #altavallesusa #notav #trekking #labrador #labradorretriever #thehub_piemonte #famiglia (presso Turin, Italy) https://www.instagram.com/p/Bs853cnlar4/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1jaqz43bh60xq
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darkgothicsoul · 2 years ago
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Nel bel mezzo del cammin…..#lagonero #livigno #2650mt https://www.instagram.com/p/ChXfMyKsSNdtSXN-f6Tbi35lARr8j6q-B42SC00/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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danielemontigiani · 6 years ago
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Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna. ~ Jeffrey Rasley ~ #dolomitidibrenta #campiglio #lagonero #walkingmountains #trentino #pointofview @visittrentino @campigliodolomiti @nikonitalia @nikonproeurope @instatrentino @trentinodascoprire (presso Val Nambrone)
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route-rocks · 7 years ago
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Dolomiti UNESCO by VittorioDelliPonti
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viaggiaescopri · 1 year ago
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Una giornata qualunque, una giornata come tante, (...Leggi tutto) https://www.viaggiaescopri.it/?p=464&utm_source=tumblr&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=Tumblr
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merrowloghain · 4 years ago
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08.09.76 Lago Nero - Hogwarts
Si scosta appena solo per riprendere fiato, bocca aperta e vagamente ansante, scivolando col viso per posarsi appena sulla gobba del suo naso, con la fronte. Cerca di fare un po` il punto del momento, di lei, di lui, di cosa stanno facendo. «Hnm..»
Di fatto attirandola un poco di più a sé, ora con decisione, benché il momento sembri ormai finito. Troppo presto, o almeno questa è la sensazione che lo pervade «Mh» conferma, semplicemente, mentre studia con lieve curiosità la sua espressione.
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talesoftheprincesseleonor · 7 years ago
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N:  Si appoggia sulla pietra con il fondoschiena, dando così le spalle al Lago Nero, puntando tutto il busto in direzione della Grifondoro e così anche il viso. « In realtà guardare il Lago mi fa pensare troppo, quindi, direi che guardo te nel frattempo » Nel frattempo che lei guarda il lago, ovvio. Le mostrerebbe un sorriso sincero. 
E:  È alla prossima frase che torna ad essere leggermente stupita, le labbra si schiudono un poco, gli occhi si sgranano, e un rossore pallido si presenta sulle guance. Va bene che è abituata a ricevere sguardi da tutti, ma forse non lo è a ricevere quelle parole. « E io, Nathaniel, non ti faccio pensare? » chiede ingenuamente, lasciando poi che lo sguardo vada a seguire l’infinità dello specchio d’acqua ghiacciato, anche perché lo ha chiamato per nome e non sa come potrebbe prenderla. 
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