#La punta della lingua
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ancora fino al 30 dicembre a recanati, in villa colloredo mels: "cibernetica e fantasmi" (mostra su poesia e i.a.)
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#AI#Associazione Culturale Verde Binario#Brent Katz#cibernetica e fantasmi#code-davinci-002#Comune di Recanati#𝗜𝗹 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲#Emiliano Russo#Fabrizio Venerandi#Francesca Gironi#Gabriele Zaverio#Giorgiomaria Cornelio#I Am Code#IA#Josh Morgenthau#La punta della lingua#Marco Giovenale#Massimo Scaglione#Nanni Balestrini#Paolo Agrati#poesia#Primo Levi#Rai Teche#Recanati Città dell&039;Infinito#Regione Marche Assessorato alla Cultura#Ross Goodwin#Sasha Stiles#scritture complesse#scritture di ricerca#scritture eslege
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- Queste scarpe mi uccidono….., dico con una smorfia mentre mi lascio cadere sul divano e ne sfilo una….
Siamo di ritorno dal matrimonio di mia nipote. Ovviamente, come nonna della sposa, sono stata particolarmente attenta a presentarmi elegante e a posto, sapendo che avrei avuto con il resto della famiglia gli occhi addosso degli altri invitati.
Ma forse alla mia età non posso più permettermi di tenere i tacchi alti per tante ore….
- Vu….vuoi che ti aiuti, nonna?
A parlare è mio nipote, l’altro, il maschio, più piccolo di sua sorella la sposa. È lui che mi ha riaccompagnato a casa. Ci siamo divisi in più auto dopo la cerimonia e Marco mi ha fatto da autista. Sotto casa, gli ho detto di salire con me. Sembrava contento.
Adesso, quella frase mi ha un po’ sorpreso. Lo guardo. È arrossito. Però non so che dire, è una offerta così dolce….
Si inginocchia davanti il divano. Sfila una scarpa con delicatezza. Prende il mio piede tra le mani. Comincia a massaggiarlo. Sono ancora più stupita, ma devo ammettere che era proprio ciò che mi ci voleva…..
- A…a…anche l’altra, nonna?
Non rispondo, ma gli porgo il piede. Sfila anche l’altra scarpa. Le sue dita mi massaggiano i piedi. Avvolgono i talloni. Passano delicatamente sotto la pianta. Inarco il piedino. Massaggia, o dovrei dire piuttosto accarezza, le dita.
Mi sfugge un gemito. - Sei bravo….
Il massaggio è ancora più intenso. E me lo godo. Avvolge con le dita la caviglia, pressa nei punti giusti. È tutto intento nel suo lavoro, lo guardo ma tiene il capo chino, non lo solleva nemmeno verso di me.
- Ma dove hai imparato?, dico ridendo.
Mi sembra che inghiotta a vuoto. - V..vu…vuoi che smetta, nonna?
- oh no, assolutamente, rispondo e inarco ancora i piedini.
- Ha…hai dei piedi bellissimi, nonna….
Che dolce complimento. Da mio nipote, ma pur sempre un complimento, e per una vecchia signora….
- Lo pensi davvero o lo dici solo per fare contenta tua nonna?
Che perfida che sei, così lo metti in imbarazzo, il cucciolo.
Ma lui continua, quelle dita, quello sfiorare delicatamente, ora la monta, ora la pianta dei miei piedini, mmm, non riesco a non pensare a quanto siano sensuali quelle carezze. Cosa mi sta succedendo?
- Si, lo p…pp…penso….
-Grazie Marco, quelle scarpe sono eleganti, ma così strette……
Mi sfugge ancora un gemito, quando Marco prende un piede fra le mani e lo porta alle labbra, e le poggia sopra, per un bacio.
O forse sono stata io a spingere il mio piede verso la sua bocca, fino a premerlo sulle sue labbra….
Che importa. Adesso è la pianta, poggiata sul suo viso, che lui bacia. E poi le dita. E poi di nuovo la monta, e la caviglia, risalendo, finché non è la punta della sua lingua che sento attraverso le calze sulla pelle e lui che comincia a leccare piano la gamba….
Potrei fermarlo, certo, allontanarlo, tirare indietro le gambe, sgridarlo…..Invece poggio l’altro piede sulla sua guancia e lo uso per accarezzargli il viso….
- N…no…nonna, hai delle c..ca….calze bellissime, mormora in un sussurro, senza smettere di baciarmi e leccarmi le gambe.
- Davvero ti piacciono le mie calze, amore?, gli dico mettendo una mano sulla sua testa, le dita fra i capelli.
- e….la …riga…., sussurra ancora. Quelle scarpe, con quei piccolissimi pompon, che sapevo avrebbero guidato gli occhi sulla riga delle mie calze….non ho fatto male a metterle, proprio no….
La sua bocca è risalita, mi bacia sulle ginocchia, ora. Si ferma. Solleva finalmente il viso. I nostri occhi finalmente si incrociano.
- s…scu…scusa, nonna. Ho perso la testa…., lo dice strozzato, quasi un singhiozzo.
- Tu solo?, è la mia risposta. Con le dita laccate stringo il suo viso fra le mani. E, dolcemente lo attiro verso il mio grembo. Lo guido a continuare e baciare e leccarmi le calze, mentre allargo le gambe e lo attiro in mezzo alle mie cosce.
Quando le sue labbra arrivano a sfiorare le mutandine di pizzo, emetto un gemito più forte degli altri e un incontrollato riflesso mi fa stringere le cosce sul suo viso. Le sue labbra sentiranno le mutandine bagnate.
Stamattina le ho indossate sopra il reggicalze. Sarà facile farmele sfilare per poi farmelo su questo divano.
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Fammi sentire come ti batte il cuore con la punta della lingua
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Siamo in un tempo che affida tutto il primato agli occhi.
Si stà fisso davanti ad uno schermo e si comprano vetrine di occhiali.
Ma per me la vista è l'ultimo degli organi a sapere quello che succede.
Una valanga è avvisata dal suono, dall'udito ; un fulmine è avvertito prima dalla pelle, i peli che si rizzano,
i capelli pure; il freddo me lo dice la punta della lingua
e una donna alle spalle me la presenta il naso.
"Sulle tracce di Nives" - Erri de Luca
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Resa d'amore
Mentre facevamo l'amore mi stringeva tenendo la mia testa sul suo petto e io gli baciavo quella sua pelle liscia e profumata… per poi leccarlo lentamente, con la punta della lingua. Sai cosa mi ripeteva?
Cosa?
"Sei mia, tu sei solamente mia." Lo ripeteva di continuo, afferrandomi per i capelli e guardando il mio viso, il mio sguardo, mordendo poi le mie labbra. Voleva lasciarmi qualcosa di sé, affinché io non dimenticassi quelle sue parole, quella sua pretesa.
E tu?
Io cosa?
Cosa gli hai risposto quando ti diceva che eri sua.
( silenzio)
Allora? Vuoi rispondermi?
Gli ho risposto… "sì, stasera sono tua."
www.malikahajer.tumblr.com
Una donna che capitoli davanti a un uomo non è un'anima debole. Normalmente, debole è chi indossa una corazza chiamata carattere. Armatura che in genere è fatta di difficoltà ad ammettere i propri lati fragili, i segreti da non rivelare. E poi un debole si nutre dei 'sono fatto così', dei 'non mi hai capito', della capacità orribile di trattenere le lacrime e non far trasparire le emozioni.
Una donna che confessi appartenenza, amore, sofferenza e attrazione è forte per definizione: ti cattura senza muovere un dito. Con il suo bisogno di essere amata, coccolata e protetta. Senza rendertene conto ti trovi ai suoi piedi, pensando magari di aver vinto la battaglia per la conquista del Paesello. Mentre lei intanto ha già preso possesso della tua intera ragione.
RDA
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Fammi sentire
come ti batte il cuore
con la punta della lingua.
Philip Roth
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Ellen
Chiamai Ellen per uno dei nostri soliti appuntamenti:
«Ciao, ti vengo a prendere verso le 20».
Non se lo fece ripetere due volte e rispose: «Ok, ti aspetto». Cenammo in un locale fronte mare. Due enormi scogli primeggiavano al largo, mentre la spiaggia era illuminata da candele di vario spessore. La serata era un invito a passeggiare al chiaro di luna, che splende più del solito, alta nel cielo, facendo brillare gli occhi di Ellen come fossero stelle. Poco più in là vidi un hotel. Guardai Ellen, splendida nel suo abito leggero a fiori che svolazzava sospinto dalla brezza. Lei aveva capito la mia intenzione e senza esitare annuì. «Una camera per due, grazie». Alla reception, una ragazza molto gentile porse la chiave, dimostrandosi discreta: «Camera 21, secondo piano».
Dallo specchio della hall notai che la ragazza finalmente ci guardava, incuriosita dalla differenza di età tra me ed Ellen, ma poco m’importava!La stanza era molto accogliente, decorata con un vaso e delle rose fresche dal gambo spinoso. Sui cuscini del letto vi erano posate due caramelline a forma di cuore, mentre la stanza da bagno conteneva una vasca idromassaggio. Tutto era perfetto! Ellen, senza parlare, si siede ai bordi del letto, mentre io accendo le candele profumate poste sopra un mobile, arricchito con un grande specchio, spegnendo le luci per creare un’atmosfera accogliente e romantica, dando vita a un contrasto tra buio e luce. Con quel fascio di luce in penombra, Ellen è stupenda, le labbra accentuate dal rossetto, lo sguardo magnetico, la rende attraente più del solito.
Nel osservarla ho un erezione improvvisa.
Sento il pene duro, gonfio, caldo, intrappolato ancora nei boxer, ma pronto a uscire.
Con un gesto di sfida Ellen divarica le gambe e lentamente alza il vestito scoprendo le sue gambe coperte dalle calze a rete autoreggenti, fermandosi poi fino alla sua intimità già nuda.
Quella visione celestiale mi provoca un gran desiderio di possederla.
Con passo deciso mi piazzo di fronte al suo viso e sfioro le sue labbra prima con la punta della lingua come a voler assaporare il rosso fuoco del rossetto. Mi occupo del labbro superiore, poi di quello inferiore, ancora qualche assaggio, poi passo il pollice per contornare quelle labbra carnose, fino a quando mi decido a infilare la lingua.
Iniziamo una guerra di lingue e morsi, di assaggio e desiderio, oramai privo di controllo, appoggio la mano sul suo capo spingendola verso di me il più possibile.
Volevo non finisse mai, quei travolgenti baci passionali, mi provocano una eccitazione irresistibile.
Mi allontano e in silenzio mi tolgo la cintura dei pantaloni, le sfilo le calze e con le stesse la bendo.
Ellen è in balia di ciò che desidero, così mi ritrovo nudo con il cazzo che scoppia dal desiderio.
«Ti prego, scopami la bocca».
La sua voce è un sussurro di piacere, le afferro i capelli, l’avvicino e lei di rimando spalanca le labbra accogliendomi.
“Fammi godere, troia”
Le infilo il membro senza pudore, quasi fino a soffocarla, a lei piace tanto, fino a che mi stringe i fianchi assecondando le spinte.
La sua bocca piena comincia a sbavare, e con decisione aiutandosi con la mano, aumenta il ritmo, lasciando esplodere schizzi caldi che ingoia con devozione.
Sfinito da quel gioco mi sposto e la sbatto sul letto, le spalanco le cosce senza esitare per ammirare la sua figa bagnata, pronta per accogliermi.
Le ordino di stare ferma non sa cosa l’aspetta! La faccio mettere a pancia in giù e comincio a sculacciare il culo dicendole:
"sei stata monella, non indossavi le mutandine "
E ancora giù uno schiaffo più forte:
"Sei una puttanella, lo sai che voglio che indossi le mutandine."
Giù un altro schiaffo.
I suoi gemiti, tra dolore e piacere, spezzavano il rumore degli i schiaffi sul culo arrossato, ma Ellen non si lamenta anzi mi prega di continuare:
"Siiii fammi male, ti prego! Sbattimi, sono la tua puttana”.
A quel punto, con la mano sotto il bacino le alzo il culetto, così da avere la sua fica all’ altezza del mio cazzo . La penetro lentamente, voglio sentire ogni minima contrazione , entro ed esco quasi al rallentatore, movimenti che fanno sentire gli spasmi della sua fica eccitata.
Ellen sibila gemiti a bocca chiusa, ma non mi fermo, anzi!
Affondo tutto dentro di lei, mi soffermo pochissimi attimi per sentire i battiti del cazzo nella sua carne.
Riprendo il ritmo aumentando sempre più veloce, affondo come un animale senza sosta, i suoi gemiti si fanno sempre più intensi, sentire quel suono alimenta sempre più il desiderio.
Il cazzo sembra impazzito, le mie gambe sbattono contro le sue cosce e le sue natiche arrossate, ho voglia di godere dentro ma resisto.
Esco, la lascio lì immobile sul letto in attesa.
Ellen cerca di immaginare la mia prossima mossa, l’incertezza la eccita tantissima.
Mi accingo a prendere una rosa dal vaso.
Il gambo ha tre spine, ma non le tolgo, anzi la faccio voltare con le gambe ben aperte.
Le verso dell’acqua fredda sul seno, i suoi capezzoli si irrigidiscono mentre lei ansima un lungo « mmmmmmm».
La scia dell’acqua scivola giù verso il ventre fino ad attraversare la sua fica già di per sé bagnata.
Ancora un respiro soffocato,
"mmmmmm siiiiiiiii "
A quel punto prendo la rosa e comincio a strusciare i petali sull’inguine mentre lecco i suoi irti capezzoli, fino a morderli.
Arrivo con la rosa fino al monte di venere, per poi scendere lungo le grandi labbra, su e giù con i petali.
Ellen non c'è la fa più, il piacere che si fonde con l’agonia di quel gioco la fa impazzire, con voce eccitata mi ordina,
"slegami e togli la benda, ti prego. Voglio vedere!"
l’accontento,
"Sei perverso!"
La guardo un attimo negli occhi, mentre con il gambo di spine attraverso la fessura delle labbra fino a strofinare sul clitoride che sporge evidente.
Ellen inarca la schiena, il culetto alzato è un invito per la spina verso quel buchetto.
Così attraverso la fica fino allo sfintere e la graffio leggermente, inevitabile il suo «hai», ma subito la ripago da quel piccolo dolorino, portando la bocca sul graffietto ricoprendola di baci soffici e peccaminosi.
Dal culetto alla fica il passo è breve.
D’improvviso le afferro le gambe, senza darle tregua, le posiziono sul mio collo, l’odore del suo sesso è inebriante, la mia lingua si posizione al centro delle sue labbra e comincio a leccare come se non ci fosse un domani.
Ellen ansima, è in estasi, le sue gambe tremano, mentre con le mani, mi accarezza i capelli e affonda il mio viso sulla sua figa strusciandosi il più possibile, In quell’attimo ebbe un orgasmo, scatenando la mia reazione: «non dovevi godere, sarai punita! Girati a pecora».
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10... Cinghiate sul culo:
«sei proprio una puttanella monella».
Ellen è oramai priva di orgoglio e inibizioni tanto che urla:
«sìì, puniscimi! scopami!»
La sua schiena è molto sexy, i fianchi stretti e tra le chiappette sporge quel bocciolo luccicante di umori che mi invitava a scoparla.
Dio che spettacolo non resisto
Comincio a passare la cappella sulle labbra, su e giù, su e giù, poi continuo con tutta l’asta a strofinare, sono in delirio.
La sento pulsare, vogliosa di essere penetrata. Non voglio la fica, così senza lubrificare, le penetro il culo dicendo: «sono dentro, urla per me», lei in risposta afferra le lenzuola e miagola un; «haiiiiiiiii»
Il suo buco è stretto ma non desisto a continuare con colpi decisi, aumentando così il suo dolore che si fonde con il piacere.
A quel punto ero talmente eccitato da volerle venire dentro, ma la troia doveva essere umiliata come piace a lei…
La faccio mettere seduta sul divano e d’improvviso le metto il cazzo davanti alla bocca.
Lei comprende subito quello che le sto ordinando!
Inizia a succhiarlo, con una mano mi strizza i testicoli e continua a farlo scivolare tra le sue labbra:" Sto per venire mia piccola puttanella, continua!” veloce lei si scosta e si inginocchia sotto il cazzo in attesa della schizzata che arriva subito!
La guardo bere il mio sperma con avidità! Non rinuncia neanche a una goccia!
Con una mano sul suo mento le alzo il viso dicendo, «Sarò sempre dentro di te mia REGINA». Lei risponde sorridendo: «Anche tu sei dentro di me, in ogni pensiero, soprattutto quelli più proibiti mio Re»
Fine...
#erotico#raccontierotici#eros#sensualità#sesso #passione#orgasmi#erotic#lingeriesexy# erotismo#scritturaerotica#poesiaerotica
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Fammi sentire come ti "pulsa" il cuore con la punta della lingua...
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Mi piace immaginare che qualcuno dei tuoi colleghi, o un qualsiasi passante che incrocerai, possa scorgere ancora sul tuo viso e nei tuoi occhi, anche a distanza di ore, le smorfie con cui hai espresso la tua passione, nei momenti più intensi e più osceni, la maschera del tuo piacere, e l'urlo strozzato in gola che ti ho costretta a liberare, quando ho tenuto l'estremità del tuo clitoride fra le labbra titillandola con la punta della mia lingua e hai perso il controllo, sussurrandomi gli insulti più volgari, quelli che ti concedi solo quando stai per venire.
Tu da donna adulta e ben educata riponi tutto questo nella tua memoria più nascosta e indossi gli abiti, il trucco, il ruolo che ti spetta nel mondo, e vai per la tua giornata.
Mi piacerebbe che uno sguardo malizioso potesse, come fa sempre il mio, penetrare oltre la tua superficie. Scoprire tutto, a tua insaputa, portare via con sè l'immagine della tua amorevole indecenza, spargerne un poco per il mondo.
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Porto sempre la merenda ai ragazzi mentre studiano, al pomeriggio. È ormai un rito: a una certa ora busso alla porta della camera di mio figlio e porto a lui e ad Antonio, il suo compagno di banco fin dalle elementari, il vassoio, con il tè, i biscotti, le merendine. Sono una brava mamma, giusto?
L’altro giorno la porta non era ben chiusa e quindi….perchè bussare? È stato così che ho sentito chiaramente quelle parole “…..quel gran pezzo di gnocca di tua mamma…”
A dirle Antonio. La voce era bassa, i due stavano confabulando a bassissima voce, i libri aperti, ma, evidentemente, non era sulla lezione che era concentrata la loro attenzione. Ho fatto assolutamente finta di nulla. E loro avranno pensato che non avessi potuto sentire dalla soglia della porta.
Invece….
Ma guarda il ragazzino, ho pensato nei giorni successivi. Eppure senza che provassi indignazione per quella frase così sfacciata. Anzi….e dire che lo conosco da piccolo, chissà da quanto ha sviluppato questa “cotta” per me…..
Comunque sentirmi definire “gnocca”non mi disturba affatto, anzi mi lusinga e mi stuzzica. Antonio è poi un ragazzo adorabile, carino ed educatissimo, niente affatto sfacciato, anzi piuttosto timido e taciturno di solito…..avesse solo qualche anno di più, il fatto che pensi a me come “un gran pezzo di gnocca” più che soltanto lusingare, bè mi farebbe eccitare….
Doveva accadere, ed è accaduto. Antonio che viene a casa, non trova mio figlio, noi due che restiamo soli…..
Lo faccio sedere, anche se solo non è un buon motivo per non preparargli anche oggi il tè con i biscottini. Servirglielo non nella stanza di mio figlio, ma qui in salone. Farlo accomodare sul divano. Sedermi davanti a lui, sul puff….
Che dirgli? Canzonarlo rivelandogli che l’ho sentito definirmi “gnocca”? No, poverino, morirebbe di vergogna. E comunque mi ci sento gnocca, oggi. E da come mi guarda, lo pensa proprio.
È da gnocca questa gonna corta? Si, è vero, mi sono cambiata quando l’ho sentito al citofono, ma lo avrei fatto comunque, non certo per…..fargli vedere le gambe…
Anche i collant ….direi che sono da gnocca….ma porto sempre le calze velate, anche in casa…e a ben pensarci quante volte mi era sembrato che Antonio mi guardasse le gambe mentre stavo in camera loro e attendevo che sorseggiassero il tè …..esattamente come mi guarda le cosce adesso….
Certo, avrei potuto evitare di non mettere il reggiseno. Con il reggiseno, le punte dei capezzoli che si sono induriti sarebbero meno visibili sotto la camicetta. E questi seni gonfi non tenderebbero la camicetta in questo modo, e i capezzoli duri che si vedono non calamiterebbero lo sguardo di questo ragazzo…..
Mi alzo per prendergli la tazza di tè dalle mani. Noto che gli tremano. Mi seggo stavolta accanto a lui. Molto vicina. Non fiata. Spingo il mio corpo a contatto con il suo. Si sposta un po’ ma il divano è finito…..Lo guardo e poggio la mia mano sulla sua. “ Forse disturbo, vado via?” Non rispondo, gli sorrido e porto la sua mano sul mio seno. Spalanca gli occhi. Spalanca la bocca. Mi faccio toccare il capezzolo attraverso la stoffa leggera della camicetta, poi guido la sua mano sulla mia coscia. Mi protendo e gli sfioro le labbra con le mie. Sono morbide, dolci. Gliele lecco con la punta della lingua.
Poi la lingua la spingo tra le sue labbra, gliele faccio aprire, la infilo dentro la sua bocca per il primo vero bacio con una donna della sua vita.
Sento la sua mano contrarsi sulla mia coscia. Anche io gli stringo la patta con la mia. Duro come il ferro. Proprio come lo volevo.
“E così sono un gran pezzo di gnocca, vero?” I miei gesti e l rivelazione che so cosa pensa lo mettono nella confusione totale. Come un bambolotto si lascia guidare in camera da letto, mentre canzonandolo gli dico che merita una punizione…
Mentre lo spoglio nudo, guardo di sfuggita l’orologio per capire quanto tempo ho a disposizione per farmelo. Tre ore almeno, abbastanza per castigare come previsto di fare questo ragazzino insolente.
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Day 17
Giorno 17 - ieri.
Totale caffè bevuti, 2. Mi auto-applaudo: con il livello dei pasti di ieri e con la macchinetta sempre a disposizione, questo è un risultato nel risultato.
Trattandosi di un pranzo di compleanno per mia figlia, eviterò di fare il solito resoconto (a ciò basti una delle frasi più belle della lingua italiana tutta, e cioè: pasta al forno). A cena, in ogni caso, abbiamo finito quello che era rimasto dal pranzo.
Ho pregato mia madre di reintegrare qualsiasi genere di verdura da oggi in poi, di già perlomeno si è messa a preparare delle zucchine per la pasta.
La torta SG era molto buona e merita un piccolo aneddoto.
Avevo ordinato questa torta già durante il viaggio di arrivo, ed il forno che l'ha preparata mi aveva dato appuntamento ieri, a mezzogiorno, per ritirarla. Naturalmente mezzogiorno era più da vedersi come una indicazione di massima, un suggerimento, che non un vero e proprio appuntamento; e per fortuna sono andato a ritirarla da solo, senza la milanese che altrimenti avrebbe iniziato a sbuffare e piantare casini. Io invece ho detto al personale che non c'era problema: hanno chiamato il pasticcere che ha dato un tempo d'attesa di mezz'ora, per cui ho deciso di andarmene a fare un giro. Ne ho approfittato per andare a visitare la tomba di mio padre e metterci qualche fiore fresco, scambiarci due parole in silenzio, immerso nella pace unica che solo un cimitero d'estate può trasmettere. Torno al forno alle 12:35 abbondanti, ancora nessuna consegna: le ragazze, molto imbarazzate, chiamano il titolare, che sta arrivando. Si scusano profusamente. Mi offrono un succo di frutta, nonostante le mie rassicurazioni (sarebbe stato un caffè ma, visto? Non ho trasgredito alla regola) e quando, infine, il titolare arriva, mi offre uno sconto sul prezzo vista l'attesa - ancora una volta, nonostante io gli avessi detto (e sinceramente) che non era necessario. E lo credo tuttora: era 14 di agosto per tutti, specialmente per loro che dovevano fare fronte a un numero eccezionale di consegne. Però ho apprezzato molto il gesto, e la cordialità dei titolari, e ho pensato che forse preferisco un mondo che arriva un pelo in ritardo sulle consegne ma che non risparmia qualche sorriso e del calore umano. Ovviamente la mia coniuge mi aveva già mandato dei messaggi nei quali esprimeva il proprio lombardo disappunto per questa gente che non rispetta gli appuntamenti dati, ma che ci volete fa'... è calabrese anche lei, sotto sotto, e sono sicuro che prima o poi abbraccerà il suo retaggio. Pranzo con i fratelli, le nipoti etc. Riflessione: la mia famiglia è perennemente settata sul livello 11 in una scala da uno a dieci, su qualunque interazione. Ormai riesco a prenderli solo a piccole dosi, estraniandomi dagli infiniti duelli in punta di spada e di fioretto che si scatenano ogni cinque minuti e per - letteralmente - qualsiasi motivo. Mi porto dietro anche questa eredità genetica che cerco di combattere giorno per giorno, conscio però che venga fuori tutta, e bella prepotente, ogni volta che decido di duellare anche io. Per fortuna, non succede troppo spesso: ho sempre l'idea del buon Miyamoto Musashi che cercava di combattere solo battaglie nelle quali fosse possibile avere un vantaggio sull'avversario (e se pensate che sia disonorevole, dovreste investigare un po' della storia della sua vita: è illuminante).
Oggi niente mare per evitare calca e caldo, forse pomeriggio al cinema, per far vedere Inside Out 2 ai nanetti.
Mi godo la brezza incessante della città del vento che passa, come ha sempre fatto, dal salotto alla cucina di casa mia.
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La punta della sua lingua era un tormento,
lo affrontavo scuotendo i suoi pensieri
affinché si spingesse oltre.
A quel punto
né io ne lei potevamo più fermarci.
Le sue labbra gonfie
erano l'unico sollievo,
la sua bocca finalmente colma,
l'estasi.
- Evasioni dell'Anima -
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Fammi sentire
come ti batte il cuore
con la punta della lingua.
Philip Roth
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So che stai leggendo questa poesia
tardi, prima di lasciare il tuo ufficio
con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia
nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete
quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo
questa poesia in piedi, in una libreria lontano dall’oceano
in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti
attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare,
spirali di lenzuola ristagnano sul letto
e la valigia aperta parla di fuga
ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia
mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale
verso un amore diverso
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute,
mentre aspetti le ultime notizie sull’intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto
di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto il neon
nella noia stanca dei giovani che sono esclusi,
che si escludono, troppo presto. So
che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita:
le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere
perché anche l’alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia in cucina,
mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano,
perché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua:
di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere
e io voglio sapere quali sono.
So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza,
per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere,
lì dove sei approdata, nuda come sei.
Adrienne Rich
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Terza e ultima parte (Il parquettista)
A un certo punto gli dissi che non volevo venirgli subito in bocca, perchè volevo di più. Gli proposi di farci una doccia calda per togliergli quella puzza proveniente dagli abiti di lavoro.
Io mi lavai in fretta invece lui s’insaponò e poi si poggiò con le braccia larghe al muro per prendere tutto il getto.
Quella posizione era una chiara ed evidente mossa che signficava che era pronto per la penetrazione. Gli ormoni di entrambi erano a mille, non riuscii a controllare il mio istinto e persi la testa. Mi avvicinai alla sua schiena e appoggiai il mio corpo sul suo. Lui era a mia completa disposizione, dovevo solo approfittarne.
Puntai il mio membro sulla sua apertura e provai a penetrarlo, trovando una certa resistenza, era proprio vergine. Presi un po’ di bagnoschiuma e lo usai come lubrificante. Il mio cazzo scivolò dolcemente dentro di lui e lui si lasciò andare con un grido di goduria. Iniziai a pomparlo con una certa fatica perché lui era più alto di me. Dovevo salire in punta di piedi per affondare bene tutta l’asta.
Lui si lasciò andare indietro ed io lo morsi sul collo provocando in lui un brivido intenso. Allungai le mani, raggiunsi il suo cazzo e iniziai a masturbarlo.
Lui allungò il viso verso di me e mi mise la sua lingua in bocca lasciandomi spiazzata. Avevo già avuto rapporti con l’altri, ma mai nessuno aveva provato a baciarmi. Era una strana e piacevole sensazione. Le nostre lingue s’intrecciarono per lunghi minuti. Su sua richiesta accelerai la masturbazione restando fermo con il cazzo piantato nel suo sedere.
“Sto per venireeee!”urlò mentre un fiotto di sperma m’inondava la mano.
Di scatto sfilò il mio cazzo e dopo averlo lavato velocemente col getto della doccia, se lo infilò in bocca. Era abile e veloce, non mi ci volle tanto per raggiungere il piacere, ma cercai di resistere il più possibile. Quando stavo per venire, glielo dissi cercando di toglierlo dalla sua bocca, ma lui non me lo permise.
Me lo strinse con le labbra e con la lingua contro il palato. Il mio schizzo fu potente e lo sentii ingurgitare fino a quando l’ultima goccia fu uscita dal glande.
Ingoiò tutto il mio sperma e poi tornò a dedicarsi delicatamente al mio membro fino a quando perse tutta la sua forza.
Ci sdraiammo sul letto, entrambi felici ed esausti, mi disse che doveva iniziare il lavoro di messa a punto del parquet. Invece io mi sono subito addormentata.
Dopo questo l’imprinting sarà il mio dolce schiavetto e seguiranno tante altre avventure.
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Fammi sentire come ti "pulsa" il cuore con la punta della lingua...
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