#L'immortalità
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" È necessario comprendere il quadrante della vita: Fino a un certo momento la nostra morte è qualcosa di troppo lontano per destare il nostro interesse. È non vista e invisibile. Questo è il primo periodo della vita, il periodo felice. Poi però, improvvisamente, cominciamo a vedere la nostra morte davanti a noi, e non possiamo più liberarci di questo pensiero. Essa è con noi. E poiché l'immortalità è attaccata alla morte come Hardy a Laurel, possiamo dire che è con noi anche la nostra immortalità. E nel momento in cui sappiamo che è con noi, iniziamo a occuparci di lei febbrilmente. Per lei ci facciamo fare lo smoking, per lei ci compriamo la cravatta, con la paura che vestito e cravatta li scelgano gli altri e li scelgano male. Questo è il momento in cui Goethe decide di scrivere le sue memorie, il suo famoso Poesia e verità, il momento in cui chiama presso di sé il devoto Eckermann (strana concordanza di date: avviene nel 1823, lo stesso anno in cui Bettina gli manda la proposta per il monumento) e gli lascia scrivere le Conversazioni con Goethe, quel bel ritratto scritto sotto l'amabile controllo dell'effigiato. Dopo questo secondo periodo della vita, in cui l'uomo non riesce a staccare gli occhi dalla morte, ce n'è un terzo, il più breve e il più misterioso, del quale poco si sa e poco si parla.
Le forze diminuiscono e una disarmante stanchezza si impadronisce dell'uomo. Stanchezza: un ponte silenzioso che conduce dalla riva della vita alla riva della morte. La morte è così vicina che guardarla è ormai noioso. È diventata di nuovo invisibile e non vista: non vista come non vediamo gli oggetti che conosciamo troppo intimamente. L'uomo stanco guarda dalla finestra, vede le chiome degli alberi e pronuncia dentro di sé i loro nomi: castagno, pioppo, acero. E questi nomi sono belli come l'essere stesso. Il pioppo è alto e assomiglia a un atleta che ha alzato un braccio verso il cielo. Oppure assomiglia a una fiamma levatasi verso l'alto e pietrificata. Il pioppo, oh, il pioppo. L'immortalità è una ridicola illusione, una parola vuota, un vento intrappolato in un retino da farfalle, se la paragoniamo alla bellezza del pioppo che l'uomo stanco guarda dalla finestra. Per l'uomo stanco l'immortalità non ha più alcun interesse. "
Milan Kundera, L'immortalità, traduzione di Alessandra Mura, Adelphi (collana gli Adelphi, n° 47), 2023²¹; pp. 85-86.
[Testo originale: Nesmrtelnost, 1988]
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Le tenebre saranno preferite alla luce, e si troverà che la morte è più giovevole della vita. Più nessuno volgerà lo sguardo in alto verso il cielo. Colui che è religioso sarà considerato pazzo, l'empio, saggio; il furente sarà considerato valoroso ed il malvagio sarà ritenuto una persona dabbene. L'anima, infatti, e tutti gli insegnamenti che la riguardano, secondo i quali essa o è nata immortale o confida di raggiungere l'immortalità, quegli insegnamenti che io ti ho rivelato, saranno considerati non solamente ridicoli, ma addirittura inventati. Ermete Trismegisto (I-III secolo d.C)
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Un campo di lavanda, dove si racconta che un giorno di Primavera è nato il colore viola.
Deve aver cercato a lungo un luogo come questo dove i filari vanno dritti verso l'orizzonte come se fossero invitati a un ballo con l'infinito.
Oggi, come nell'antichità, il viola rappresenta la transizione tra la vita e l'immortalità.
Il viola stimola la meditazione e agisce sulla psiche e sulla dimensione inconscia dando forza spirituale e ispirazione.
il colore Viola è posizionato agli antipodi del Rosso e simboleggia attitudine a identificarsi con il prossimo.
Il colore viola si ottiene mescolando il blu che è il colore del Cielo e del Mare con il colore rosso che è il colore della Passione e dell’Amore.
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" Il riso è una contrazione del volto e nella contrazione l'uomo non ha il dominio di sé, è dominato da qualcosa che non è né la volontà né la ragione. E questo è il motivo per cui lo scultore antico non raffigurava il riso. L'uomo che non ha il dominio di sé (l'uomo al di fuori della ragione, al di fuori della volontà) non può essere considerato bello. Se la nostra epoca, contrariamente allo spirito dei grandi pittori, ha fatto del riso la forma privilegiata del volto umano, significa che l'assenza di volontà e di ragione è diventata lo stato ideale dell'uomo. Si potrebbe obiettare che la contrazione mostrataci dai ritratti fotografici è simulata, e dunque razionale e volontaria: Kennedy che ride davanti all'obiettivo non reagisce a una situazione comica, ma apre la bocca e scopre i denti con grande consapevolezza. Questo, però, dimostra soltanto che gli uomini d'oggi hanno innalzato la contrazione del riso a immagine ideale, dietro la quale hanno deciso di nascondersi. Rubens si dice: il riso è la più democratica di tutte le forme del volto: con i lineamenti immobili ci distinguiamo uno dall'altro, ma nella contrazione siamo tutti uguali. Un busto di Giulio Cesare che sghignazza è inconcepibile. Ma i presidenti americani se ne vanno nell'eternità nascosti dietro la contrazione democratica del riso. "
Milan Kundera, L'immortalità, traduzione di Alessandra Mura, Adelphi (collana gli Adelphi, n° 47), 2023²¹; pp. 343-344.
[Testo originale: Nesmrtelnost, 1988]
#Milan Kundera#L'immortalità#Alessandra Mura#identità#letture#leggere#libri#letteratura europea del XX secolo#'900#scrittori cecoslovacchi#Moravia#intellettuali europei#Johann Wolfgang von Goethe#Ludwig van Beethoven#Napoleone Bonaparte#Friedrich Schiller#Richard Avenarius#Ernest Hemingway#romanzi#relazioni#imagologia#fine delle ideologie#volto#narrativa#Arthur Rimbaud#sentimenti#bellezza#anticomunismo#john fitzgerald kennedy#ridere
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L'amore è un capolavoro disegnato da una mano divina, solo chi ama riesce a raggiungere l'immortalità dell'anima...
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Lasciare bei ricordi. Questa è l'immortalità.
UomoUsato
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"La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità"
"Come cazzo è possibile che ad un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi, poi combattere contro il traffico, per finire in un posto dove essenzialmente fai un sacco di soldi per qualcun altro e ti viene chiesto di essere grato per l'opportunità di farlo?"
"Su questa terra, alcuni di noi, scopano più di quanto si muoia, ma i più di noi muoiono meglio di quanto si scopi"
"Qualcuno in uno di questi posti... mi chiese: "Cosa fai? Come scrivi, come crei?" Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l'immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po'."
by Charles Bukowski
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Aforismi e citazioni sul lavoro
Aforismi e citazioni sul lavoro Aforismi e citazioni sul lavoro, una raccolta di varie citazioni di autori famosi su una delle attività più importanti e spesso faticose della nostra società. La festa internazionale dei lavoratori si celebra il 1 maggio di ogni anno, una tradizione che continua ancora oggi in più di 60 paesi. Tutte le professioni sono delle cospirazioni contro i profani. George Bernard Shaw Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei starmene seduto per ore a guardarlo. Jerome Klapka Jerome Dobbiamo lavorare di meno, perché un uomo sfinito dalla fatica è costretto ad essere fedele alla propria moglie. Occorre del tempo, invece, per danzare, cantare, amare la propria donna e quella degli altri. Rajneesh Bhagwan Più desidero che qualcosa sia fatto, meno lo chiamo lavoro. Richard Bach È troppo difficile pensare nobilmente quando si pensa a guadagnarsi da vivere. Jean-Jacques Rousseau Tutti gli sventurati, tutti coloro la cui schiena brucia / sotto il sole feroce e che vanno, che vanno / con la fronte che scoppia in un lavoro infame. / Giù il cappello, borghesi. Questi sono i veri uomini. Arthur Rimbaud Lavoriamo senza pensare: è il solo mezzo per rendere sopportabile l’esistenza. Voltaire Il lavoro è uno sforzo diretto ad ottenere una remunerazione. Th. R. Malthus Si gusta doppiamente la felicità faticata. Baltasar Gracián Non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo. Woody Allen Si sa che il lavoro ha sempre addolcito la vita: rimane tuttavia il fatto che non a tutti piacciono i dolciumi. Victor Hugo Decise di cambiar vita, di approfittare delle ore del mattino. Si levò alle sei, fece la doccia, si rase, si vestì, gustò la colazione, fumò un paio di sigarette, si mise al tavolo di lavoro e si svegliò a mezzogiorno. Ennio Flaiano L'avidità è il pungolo dell'operosità. David Hume Al mondo non ci sono che due modi per fare carriera: o grazie alla propria ingegnosità o grazie all'imbecillità altrui. La Bruyère De, Jean Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore. Bertolt Brecht E' impossibile godere appieno dell'ozio se non si ha un sacco di lavoro da fare. Jerome Klapka Jerome Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno. Voltaire Occorre che un uomo muoia per divenire forza-lavoro. È quella morte che egli trasforma in salario. Jean Baudrillard Dopo tutto, l’intera storia del lavoro umano è una storia di resistenza all’organizzazione del lavoro, al potere politico, all’ideologia del lavoro. Vittorio Foa La grande maggioranza delle persone lavora soltanto per necessità e da questa naturale avversione umana al lavoro nascono i più difficili problemi sociali. Sigmund Freud Lavorare è meno noioso che divertirsi. Charles Baudelaire Intelligenza: quando ti accorgi che il ragionamento del tuo principale non fila. Saggezza: quando eviti di farglielo notare. Anonimo Per ridurre il costo del lavoro si potrebbe ritornare allo schiavismo puro, no! Carl William Brown Fa’ sempre qualcosa, di modo che il diavolo ti trovi sempre impegnato. San Gerolamo Alla fin fine, il lavoro rimane sempre il miglior mezzo per far passare la vita. Gustave Flaubert I consumatori ricercano la massima soddisfazione, i produttori il massimo profitto e i lavoratori devono lottare contro il massimo sfruttamento. Carl William Brown Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità. Demostene Una persona che usa merci e servizi, senza produrre merci e servizi equivalenti, arreca al Paese esattamente lo stesso danno che arreca un ladro: in effetti si tratta proprio di un furto. G.B. Shaw Quando il caos è intorno a te, ricorda: quello che sopravvive alla storia è il lavoro dell'uomo. Anonimo Se il riposo non è un po' ancora lavoro, è subito noia. Jules Renard La riduzione della giornata lavorativa a un punto in cui la quantità del lavoro non impedisce lo sviluppo umano, è il primo elemento di libertà. H. Marcuse E noi qui in tuta a far la classe operaia, come dei pirla. Altan Non dimostrarti insostituibile; se non puoi essere sostituito, non sarai promosso. Anonimo Oggi anche il cretino è specializzato. Ennio Flaiano Tutti lavoriamo per arrivare al riposo: è ancora la pigrizia a renderci laboriosi. Jean-Jacques Rousseau La schiavitù umana ha toccato il punto culminante alla nostra epoca, sotto forma di lavoro liberamente salariato. G.B. Shaw Il lavoro non è altro che uno stupido sforzo per un inutile spostamento. Carl William Brown Siamo arrivati a un tal grado di imbecillità da considerare il lavoro non solo come onorevole, ma addirittura come sacro, mentre non è che una dolorosa necessità. R. de Gourmont Mani inanellate non sanno mungere vacche Mani nere e callose fanno pane bianco. Canto popolare lituano, XVIII sec. Noi viviamo nell'epoca in cui la gente è così laboriosa da diventare stupida. Oscar Wilde Il lavoro d'equipe è essenziale. Ti permette di dare la colpa a qualcun altro. Arthur Bloch Si sa che il lavoro ha sempre addolcito la vita: il fatto è che non a tutti piacciono i dolciumi. Victor Hugo Un uomo non è un pigro, se è assorto nei propri pensieri; esistono un lavoro visibile ed uno invisibile. Victor Hugo Erano in tre e si doveva eseguire un lavoro; il più forte decise che avrebbe diretto le varie fasi dell'esecuzione, il più furbo disse che avrebbe controllato il buon esito dell'operazione e al più debole non rimase altro che iniziare. Carl William Brown La paura della noia è la sola scusa del lavoro. Jules Renard Ogni volta che basta una sola persona per eseguire un compito con la dovuta applicazione, il compito viene eseguito in modo peggiore da due persone e non viene affatto eseguito se l'incarico è affidato a tre o più persone. George Washington I malvagi lavorano più duramente per andare all'inferno di quanto non facciano i giusti per andare in paradiso. Josh Billings La fatica rende le donne loquaci e ammutolisce gli uomini. Clive Staples Lewis Ad ogni periodo di attività deve seguirne uno di riposo. Mao Tse-tung Il frutto del lavoro è il più dolce dei piaceri. Luc de Clapiers de Vauvenargues Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno. Friedrich Nietzsche L'uomo è l'unica creatura che consuma senza produrre. George Orwell Il lavoro duro paga nel lungo periodo. La pigrizia paga subito. Anonimo Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare. Oscar Wilde La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature. Franklin Delano Roosevelt Recessione è quando il tuo vicino perde il lavoro. Depressione è quando lo perdi tu. Panico quando lo perde anche tua moglie. Boris Makaresko Il lavoro è la maledizione delle classi alcolizzate. Oscar Wilde Vivere del proprio lavoro, una necessità; vivere del lavoro altrui, un'aspirazione. Alessandro Morandotti Lui non sa nulla e pensa di sapere tutto: tutto ciò fa pensare chiaramente ad una carriera politica. George Bernard Shaw Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il proprio lavoro. Bertrand Russell La religione ci rende inadatti ad ignorare la nullità e ci butta nel lavoro della vita. John Updike Non un giorno senza una riga. Plinio il Vecchio Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e insicurezza. John Lennon Non ci sono lavoro stupidi, è evidente... Ma ce ne sono di quelli che vengono lasciati agli altri. Miguel Zamacoïs Il lavoro è stato il primo prezzo che si è pagato per ognicosa ed è la misura reale del valore di scambio di ogni merce. Adam Smith Il Governo ha due doveri, quello di mantenere l'ordine pubblico a qualunque costo ed in qualunque occasione, e quello di garantire nel modo più assoluto la libertà di lavoro. Giovanni Giolitti Se fai il lavoro male, dopo magari non te lo fanno fare più. Bill Watterson L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi. B. Russel Gli errori, come pagliuzze, galleggiano sulla superficie: chi cerca perle deve tuffarsi nel profondo. John Dryden Una piccola quantità di denaro che cambia di mano rapidamente farà il lavoro di una grande quantità che si muove lentamente. Ezra Pound L'artista è niente senza il dono, e il dono è niente senza il lavoro. Émile Zola Essere uomo è un mestiere difficile, soltanto pochi ce la fanno. Ernest Hemingway Una macchina è in grado di lavorare come cinquanta uomini comuni, ma nessuna macchina può svolgere il lavoro di un uomo straordinario. Elbert Hubbard L'opera esce più bella da una forma ribelle al lavoro dell'artista: verso, marmo, onice, smalto. Théophile Gautier Dio mi perdonerà: è il suo mestiere. Heinrich Heine La differenza tra un intellettuale e un operaio? L'operaio si lava le mani prima di pisciare e l'intellettuale dopo. Jacques Prévert Sulla tematica del lavoro potete anche leggere: Umorismo nero e lavoro Scuola, ozio e lavoro Labor Day explained Aforismi sulle pensioni Aforismi sulle pensioni di C.W. Brown Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
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Vabbè però questa esce prima quindi concentriamoci
L'ho già visto 6 volte I'm so normal about this show
#tra l'altro raga#se il potere di jean è davvero l'immortalità#che roba inutile#dai a che serve oggettivamente#a vedere lui che si butta sulle macchine ecco a cosa#noi siamo leggentag
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Quest'anno mi vesto da rancore. Quest’anno mi vesto da “bene, bene, e tu?”.
Quest’anno mi vesto da comprensione del testo, da influencer che piange, da neurotipico per fama, da meme buffissimo sul fatto che non avremo la pensione. Quest'anno mi vesto da ci sono questioni più importanti, da benaltrismo, da non si scherza su certe cose, da la guerra è orribile e il mio libro è in libreria. Quest'anno mi vesto da brava persona, da buon padre di famiglia, da troppo amore, da raptus, da titolista di quotidiano. Mi vesto dal tuo vicino di casa, mi vesto dal mio che ha venduto l'anima al diavolo per l'immortalità e un tosaerba, oppure mi vesto da quello stronzo del suo vicino, che poi sarei io.
Quest'anno mi vesto da breve incontro, da sentimento non corrisposto, da visualizzato e non riposto, da tutto quel ghosting, fatto e subito, che potremmo aprirci una casa stregata.
Mi vesto da messaggi alle due del mattino, da telefonata non richiesta, dall'interregionale veloce che ho preso e forse non era il caso. Dal fatto che non posso lasciarlo, mi ama troppo.
Quest'anno mi vesto da accisa, da rincaro, da fine mese, da per il contratto ormai se ne riparla l’anno prossimo. Mi vesto da regali di Natale, da pagami un caffè, da wishlist Amazon sotto il post dov’è morto papà.
Quest'anno mi vesto da dono della sintesi, dalla parola morbidoso, da neolingua, da congiuntivo in una pozza di sangue, da mio cugino che si rivende il bonus cultura da 500 euro a 200.
Quest'anno mi vesto da tastiera. Quest'anno mi vesto da parere, da informazione, da opinione informata, da lungo elenco emozionale per raccattare un po’ di like. Quest'anno mi vesto da commento social, da mio zio che mi vuol bene e mette la faccina che ride sotto il post della strage e io al pranzo di Natale dovrò capire quale dei due sentimenti è più forte.
Quest'anno mi vesto da oh, se funziona significa che ha valore, se vende è bravo, se piace è giusto così.
Quest'anno mi vesto da necrologio a fumetti di uno famoso pronto venti minuti dopo che è morto. Da ordigno sui binari, da tizio sotto un treno, da sciopero generale, da 120 minuti di ritardo.
Quest’anno mi vesto da ponteggio, da elmetto, da norma di sicurezza, da fatalità, da tragico incidente, da morte bianca ma così bianca che non è colpa di nessuno.
Quest'anno mi vesto da corteo, da manifestazione, da raccolta firme, dalla voglia di cambiare il mondo che si scontra con un mondo che non ha tanta voglia di cambiare. Mi vesto da poliziotto troppo zelante, da abuso di autorità, da eccesso colposo di legittima difesa.
Quest’anno mi vesto da quella serie tv che devi troppo vedere, mi vesto da sinonimo, da perifrasi, da non meglio identificata matrice squadrista, da fragilità esistenziale, da anche cose buone. Mi vesto da accorato, coraggioso, disinteressato appello al cessate il fuoco, dove però la parola guerra la censuro perché altrimenti l’algoritmo mi penalizza.
Quest'anno mi vesto dalle parole che non diciamo, dagli specchi che copriamo.
Quest'anno mi vesto da Tosa, da Gramellini, da Fazio, dal primo che ha deciso che il modo migliore per opporsi alla retorica di una destra priva di contenuti fosse imitarla.
Mi vesto dalla condivisione spietata di ogni ricordo importante, di ogni esperienza significativa, di ogni preziosa cronaca famigliare sperando che alla fine ne rimanga qualcuna per me. Mi vesto da persona così naturalmente gentile che ce lo deve raccontare.
Mi vesto dagli eserciti di mamme, nonne e zie che si sono conquistate con le unghie e con i denti prima un palinsesto, poi un social e domani, probabilmente, il mondo.
Quest'anno mi vesto da ansia, da panico, da soffitto di camera da letto, da pelo bianco sul cazzo, da quella cosa che il dottore dice che non sa bene cos'è, magari è psicosomatica, provi a rallentare. Quest'anno mi vesto da io che penso che se rallento ancora un po’, sto fermo.
Quest'anno mi vesto dalla distanza tra l'uomo e l'artista, mi vesto da pessima persona che fa arte bellissima, perché di vestiti da brava persona che fa arte mediocre ce ne sono già troppi.
Quest'anno mi vesto da quella cosa spaventosa che faccio finta non ci sia, che non ho mai detto a nessuno, neanche a me, eppure sta lì e mi fissa ogni giorno.
Quest'anno mi vesto da domani, da futuro, da inutile fasciarsi la testa prima del tempo, da bestemmia quotidianamente voluta, cercata, ponderata, trattenuta e, quietamente, somatizzata.
Anzi no. Quest'anno non mi vesto da niente, che siamo già a posto così.
(Dalla pagina Non è successo niente di Fb, che vi consiglio caldamente di seguire)
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Lucrezia Borgia, donna tra le più note e controverse di ogni epoca, nacque il 18 aprile 1480. Lei era figlia illegittima di un papa, per l'esattezza Alessandro VI, il cui vero nome era Rodrigo Borgia. Si sposò tre volte: la prima a 13 anni e la seconda a 18, dopo l'annullamento del primo matrimonio. Il secondo marito di Lucrezia fu Alfonso d'Aragona, il quale fu fatto uccidere, qualche tempo dopo le nozze, dal fratello Cesare, di cui vi ho parlato di recente. Il terzo marito fu Alfonso d'Este, duca di Ferrara. Lucrezia visse 17 anni nella città del marito, a partire dal 1502, e lì fu amata dai sudditi e circondata dai poeti di corte, tra cui Pietro Bembo, il dotto umanista, innamoratissimo di lei. Bembo aveva sentito parlare di questa donna aristocratica, intelligente, affascinante e simpatica, ma appena la vide, rimase folgorato dalla sua bellezza e dai suoi lunghi capelli biondi. Egli le dedicò l'opera "Gli asolani" e da allora, i due furono legati da un sentimento clandestino. La peste li separò, ma essi si scrissero intense epistole per ben 16 anni, tra le più belle lettere d'amore ancora conservate. Insieme ad esse, Lucrezia inviò una sua ciocca bionda, affinché lui potesse continuare ad accarezzarla. Lucrezia morì a 39 anni, dopo aver dato alla luce l'ultima figlia, e fu sepolta nel monastero del Corpus Domini, a Ferrara, dove tuttora riposa. Lucrezia Borgia ebbe fama di essere molto bella, ma dai facili costumi e spietata come il fratello. Infatti, passò alla storia come mangiatrice di uomini e avvelenatrice, per l' uso di un veleno micidiale, chiamato cantarella, con il quale lei e la famiglia Borgia avrebbero eliminato i propri nemici, versandolo nelle bevande o nel cibo altrui. Oggi sappiamo che tutto ciò è, probabilmente, frutto di calunnie e di immaginazione popolare, ma anche grazie ad esse la Borgia si è guadagnata l'immortalità nell'immaginario comune.
Sotto, Lucrezia Borgia vista da Milo Manara.
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"Depuis huit jours, j'avais déchiré mes bottines Aux cailloux des chemins…
Da otto giorni stracciavo le mie scarpe sui sassi delle strade…
scrive Rimbaud. Strada: striscia di terra che si percorre a piedi. Diversa dalla strada è la strada asfaltata, che si distingue non solo perché la si percorre con la macchina, ma in quanto e una semplice linea che unisce un punto a un altro. La strada asfaltata non ha senso in se stessa; hanno senso solo i due punti che essa unisce. La strada è una lode allo spazio. Ogni tratto di strada ha senso in se stesso e ci invita alla sosta. La strada asfaltata è una trionfale svalutazione dello spazio, che per suo merito oggi non è che un semplice ostacolo al movimento dell'uomo e una perdita di tempo. Prima ancora di scomparire dal paesaggio, le strade sono scomparse dall'animo umano l'uomo ha smesso di desiderare di camminare con le proprie gambe e di gioire per questo. Anche la propria vita ormai non la vede più come una strada, bensì come una strada asfaltata: come una linea che conduce da un punto a un altro, dal grado di capitano al grado di generale, dal ruolo di moglie al ruolo di vedova. Il tempo della vita è diventato per lui un semplice ostacolo che è necessario superare a velocità sempre maggiori. La strada e la strada asfaltata sono anche due diversi concetti di bellezza. Quando Paul dice che nel tal posto c'è un bel paesaggio, significa questo: se ti fermi là con la macchina, vedi un bel castello del Quattrocento con accanto un parco; oppure: là c'è un lago, sulla cui fulgida superficie, che si perde in lontananza, nuotano i cigni. Nel mondo delle strade asfaltate un bel paesaggio significa: un'isola di bellezza unita da una linea ad altre isole di bellezza. Nel mondo delle strade la bellezza è continua e sempre mutevole; ad ogni passo ci dice: «Fermati!». "
Milan Kundera, L'immortalità, traduzione di Alessandra Mura, Adelphi (collana gli Adelphi, n° 47), 2023²¹; pp. 242-243.
[Testo originale: Nesmrtelnost, 1988]
#Milan Kundera#L'immortalità#Alessandra Mura#identità#letture#leggere#libri#letteratura europea del XX secolo#'900#scrittori cecoslovacchi#Moravia#intellettuali europei#Johann Wolfgang von Goethe#Ludwig van Beethoven#Napoleone Bonaparte#Friedrich Schiller#Richard Avenarius#Ernest Hemingway#romanzi#relazioni#imagologia#fine delle ideologie#vita#filosofia#volto#narrativa#Arthur Rimbaud#sentimenti#bellezza#anticomunismo
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(Libero adattamento di uno scritto del prof. Giovanni Giolo su Facebook)
A Leopardi non interessa che gli uomini futuri siano più intelligenti, l'importante è che siano più virtuosi.
Il filosofo David Chalmers prevede che l'uomo del futuro vivrà in un mondo virtuale. Anche Bacone nel Novum Organum (1620) ipotizzava che gli uomini del futuro avrebbero potuto muoversi con la sola forza della immaginazione. E che dire di Ray Kurzwell che promette l'immortalità attraverso l'Intelligenza Artificiale?
Leopardi parla dell'età in cui gli uomini diventeranno macchine e prevede che le macchine presiederanno il futuro dell'umanità. Chiama le macchine "automati", i quali si muoveranno da soli alimentati elettricamente o con la forza del vapore. [...] Le macchine per lui devono fare quello che gli uomini non hanno mai fatto: essere un amico fedele, un uomo magnanimo e una donna virtuosa.
Se gli uomini non sono capaci di essere fedeli, magnanimi o virtuosi, bisognerà sperare che ci riescano le macchine.
Aggiungo io: la proposta e la visione di Leopardi sono chiaramente ironiche; vuole mostrare il paradosso del "progresso", per evitare che vi caschiamo a capofitto. La virtù è dote umana, perché umana è la morale; a meno di non inventare una nuova legge di autoconservazione del sistema che sostituisca la morale (una sorta di virtù utilitaristica, puramente pratico-razionale) il mondo si troverà sulla via dell'autodistruzione.
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L'ALTRO VERSANTE DEL DELITTO
Col Virtuale entriamo non solo nell'era della liquidazione del Reale e del Referenziale, ma in quella dello sterminio dell'Altro. E' l'equivalente di una pulizia etnica che non riguarderebbe solo singole popolazioni, ma si accanirebbe contro tutte le forme di alterità. Quella della morte, che si scongiura con l'accanimento terapeutico. Quella del volto e del corpo, che si perseguita con la chirurgia estetica. Quella del mondo, che si cancella con la Realtà Virtuale. Quella di ciascuno, che si abolirà un giorno con la clonazione delle cellule individuali. E semplicemente quella dell'altro, che si sta diluendo nella comunicazione perpetua. Se l'informazione è il luogo del delitto perfetto contro la realtà, la comunicazione è il luogo del delitto perfetto contro l'alterità. Non vi sono più altri: la comunicazione. Non vi sono più nemici: la negoziazione. Non vi sono più predatori: la convivialità. Non vi è più negatività: la positività assoluta. Non vi è più morte: l'immortalità del clone. Non vi è più alterità: identità e differenza. Non vi è più seduzione: l'indifferenza sessuale. Non vi è più illusione: l'iperrealtà, la Virtual Reality. Non vi è più segreto: la trasparenza. Non vi è più destino. Il delitto perfetto.
Jean Baudrillard
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Seconda soluzione di immortalità
Biennale' 72
Gino de Dominicis
Augura a tutti l'immortalità del corpo
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L'immortalità si paga cara, bisogna morire diverse volte mentre si è ancora in vita...
Friedrich Nietzsche
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