#L’illustrazione italiana
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“ Eravamo nell'atrio, tutto rivestito di capelvenere. Dinnanzi m'era lo scenario che godevo da un mese e che mi sembrava di vedere ogni giorno per la prima volta. Il declivio verde di aranci, costellato di frutti d'oro, poi l'azzurro del mare, l'azzurro del cielo; e su quell'orizzonte a tre smalti diversi, i piú divini modelli che l'arte dorica abbia, col Partenone, tramandato sino a noi. Il Tempio della Concordia, e vicino il Tempio d'Era con la sua fuga di venti colonne erette e di venti colonne abbattute, e, piú oltre, il Tempio d'Ercole, ossario spaventoso della barbarie cartaginese, meraviglia ciclopica tale che la nostra fantasia si domanda non come sia stato costrutto, ma come sia stato abbattuto; e oltre ancora il Tempio di Giove Olimpico, il Tempio di Castore e Polluce: tutte le sacre rúine che Agrigento spiega a sfida tra l'azzurro del cielo e del mare, ecatombe di graniti e di marmi che sembra dover ricoprire tutta la terra di colonne mozze o giacenti, di capitelli, di cubi, di lastre, di frantumi divini. Ma dinnanzi a noi era quello che Miss Eleanor chiamava «il mio tempio», il tempio di Demetra, eretto ancora sulle sue cinquantaquattro colonne, l'unico intatto fra dieci altri abbattuti, l'unico sopravvissuto, per uno strano privilegio, al furore fenicio e cartaginese, al fanatismo cristiano e saraceno. — No, amico mio. Dobbiamo ai cristiani e ai saraceni se il tempio è giunto intatto fino a noi.
Fu San Rinaldo, nel IV secolo, che lo scelse fra «i monumenti infernali dell'idolatria» per convertirlo in una chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista, chiesa che fu trasformata in moschea al tempo dell'invasione saracena. E l'edificio divino fu salvo, mascherato e protetto come un fossile nella sua custodia di pietra e di cemento. Quale grazia del caso! Pensate allo scempio che fu fatto degli altri! Pubblicherò un manoscritto di mio padre dedicato tutto allo studio di queste distruzioni nefande. Pensate a quel colossale Tempio d'Ercole che forni materiale per tutti i porti nel Medio Evo! Tutto fu abbattuto e spezzato. Abbattute le colonne ciclopiche, ogni scannellatura delle quali poteva contenere un uomo, come in una nicchia, abbattuti i giganti e le sibille alte dodici metri che reggevano l'architrave, meraviglia di mole titanica e di scultura perfetta. Pensate le teste, le braccia, le spalle divine, i capitelli intorno ai quali si gettavano gomene colossali, tese, tirate da schiere di buoi fustigati, mentre le seghe tagliavano, le vanghe scalzavano i capolari alle basi. E le moli precipitavano in frantumi spaventosi, con un rombo che faceva tremare le terra. Ora sulle nudità divine, tra le pieghe dei pepli, nidificano le attinie e i polipi di Porto d'Empedocle. — Cose da invocare un secondo toro di Falaride per i cristianissimi demolitori. — Il gregge! Il gregge dell'Abazia! — Miss Eleanor si interruppe ad un tratto, ebbe uno di quei suoi moti fanciulleschi di bimba sopravvissuta, — il gregge dell'Abazia! Guardate che incanto! Dall'interno del Tempio, sul grigio delle colonne immani, biancheggiarono d'improvviso due, trecento agnelle color di neve. Uscivano dal riposo meridiano, dalla fresca penombra, correvano lungo il pronao, balzavano sui plinti, scendevano con grandi belati e tinnir di campani. Tre pastori s'affaccendavano con i cani per adunare le disperse e le ritardatarie. Alcune, le piccoline, non s'attentavano a balzare dagli alti cubi di granito, correvano disperate lungo il pronao, protendevano il collo invocando soccorso, con un belato lamentevole. I pastori le prendevano tra le braccia, passandole dall'uno all'altro, tra l'abbaiare dei cani. “
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Brano tratto dal racconto di Guido Gozzano Alcina, pubblicato per la prima volta sulla rivista culturale milanese L’illustrazione italiana il 26 dicembre 1913.
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I sensi della volgarità. La volgarità dei sensi. Su «Lingua volgare» di Paola Maritati
«Lingua volgare» verrà presentato per la prima volta a Lecce il 21 aprile prossimo, alle ore 19, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce.
Si tratta del libro d’esordio, il primo libro di Paola Maritati, di cui cerco di dare, una mia opinione e spiegazione, a partire dal titolo. Interpreto la scelta di «Lingua volgare» in due modi, il primo è inerente al fatto che qui ci si riferisce a una lingua “diretta”, “sconcia”, volgare appunto, afferente a un linguaggio che noi utilizziamo quotidianamente quando vogliamo essere il più diretti possibile. Quindi queste poesie sono poesie che nascono da situazioni reali e le affrontano in maniera esplicita, diretta.
«Lingua volgare», in battuta parallela, è anche un richiamo alla lingua delle origini. Quando Dante Alighieri decide di realizzare le sue opere dove si parla di lingua, dove si affronta la tematica della scrittura in lingua volgare, decide di utilizzare la lingua volgare e fa diventare questa scelta una scelta politica. La Commedia è scritta in volgare, è l’opera a cui lui crede di affidare il suo messaggio per i posteri, l'opera percepita da lui stesso come più importante. Non è la stessa scelta che è stata fatta per esempio da Petrarca che ha scritto in latino molta della sua scrittura anche poetica («Africa», «De Vita Solitaria», «Secretum»).
Dante fa questo passo in avanti, che è quello di scrivere la Divina Commedia in volgare, ed è anche con lo spirito di questo esperimento dantesco che va colto il riferimento di questo titolo, «Lingua volgare», la raccolta di poesie ideata e scritta da Paola Maritati, uscita numero quarantuno della collana di poesia di Musicaos Editore. È quindi un'esordiente con uno sguardo alla contemporaneità e allo stesso tempo rivolta alle origini. Un altro discorso della lingua volgare è un richiamo allo stesso canzoniere di Francesco Petrarca, che si intitolava «Rerum Vulgarium Fragmenta», cioè ‘frammenti di cose scritte in volgare’, o ‘frammenti di cose volgari’, perché lo stesso Petrarca riteneva che le poesie, il «Canzoniere» a cui lui ha lavorato per tutto il corso della sua vita, fossero in realtà una raccolta di cose e meno importanti rispetto alla sua scrittura poetica, filosofica, trattatistica in latino. Il fatto quindi di utilizzare questo aggettivo “volgare” come per riferirsi a qualcosa di poco importante, perché l’utilizzo dell’aggettivo volgare “all'origine”, significa esplicitare “immediatamente comprensibile”.
“Immediatamente comprensibile”, lingua volgare perché “lingua del volgo”, quindi quando Dante scrive in lingua volgare scrive la lingua del volgo, del popolo, e quando Petrarca decide di definire le sue poesie “rerum vulgarium”, sa che sta utilizzando il linguaggio del volgo, sappiamo bene a posteriori quanto questo linguaggio del volgo nella scrittura di Petrarca e nella scrittura di Dante abbia fondato la letteratura e la lingua italiana.
Nella lingua italiana è avvenuta una cosa, grazie a Dante e grazie a Petrarca, straordinaria, ovvero sia la lingua italiana al contrario delle altre letterature, ha raggiunto il suo apice, il suo picco, all'inizio della propria storia. Difficilmente riusciremo a raggiungere i vertici raggiunti dalla poesia di Petrarca, che ha tracciato una strada “lirica” nella produzione della letteratura italiana, e allo stesso modo da Dante, che ha approntato una strada poetico lirica di poesia che parla anche della quotidianità, della politica, che affronta i fatti accaduti nella cronaca trasfigurandoli in un pensiero politico, filosofico e religioso. Queste due linee date da Petrarca e da Dante sono nate in una lingua volgare decisa, fortemente voluta; è quella che poi ha "vinto", ed era questa linea poetica che racconta la lirica dell’io, quindi quella petrarchesca, insieme a poesie che raccontano le cose quotidiane, la politica, le cose che accadono nella società.
L’illustrazione di copertina di «Lingua volgare» è opera di Andrea Moriero, raffigura un pesce, ha le pinne, anche se somiglia un po’ a un uroboro che si morde la coda. Mordendosi compie un cerchio al cui interno ci sono le corde di una lira, un antico strumento musicale per cantare qualcosa che in teoria non è cantabile, quella lingua sommersa dei pesci che non emettono suoni. Questa raccolta, «Lingua volgare» di Paola Maritati, ha la coerenza interna di un canzoniere, per lingua e tematiche.
«Lingua volgare» è la raccolta poetica esemplare dello stupore che genera la realtà e diviene verso in una scrittura dalla cifra stilistica tracotante, dal discorrere ripido. L’esordio poetico di Paola Maritati si muove in un terreno polisemantico dove la tenzone è accesa, brillante, tra poesia aulica e verso sconcio, nella ricerca continua di un punto di equilibrio in una forma che fa suoi alcuni modi della poesia italiana delle origini, per arrivare a spingersi in zone ipermoderne, invettive. «Le persone che hanno molta immaginazione naturalmente sono spinte a parlare ad alta voce», scriveva Pietro Verri, «… vi è però un che di scurrile in questo modo di esprimersi».
Qui c’è una voce alta, dal tono “in levare”, che delinea personaggi archetipici, protagonisti di filastrocche per adulti e rime del disincanto, dove gli hashtag sono segnavia e allo stesso tempo indizi di smarrimento, tendono la mano nella costruzione di un filo rosso che coniuga modalità antiche e moderne, per poi ritrarsi lasciandoci un quadro organico, coerente. «Lingua volgare» è poesia che ci riporta all’istante immediato di una vita «qui e ora», con una radicalità da medioevo contemporaneo, sacro e profano, tra trivialità e ironia, sarcasmo e irrisione, con echi poetici dai Limerick, Rodolfo Wilcock e «Carmina Burana».
Luciano Pagano
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LXIV. GLOBALIZZAZIONE LUNARE
Mi piace pensare alla globalizzazione lunare
come alla prima forma, quella vera,
che unica sarebbe dovuta restare.
Luna,
s o g n o p o p o l a r e
ovunque uguale e disponibile da ammirare,
a portata di occhi,
di tutti i tipi
grandi piccoli poveri e ricchi.
Luna globale,
l ’ o r i g i n a l e.
Neanche nei migliori negozi te la puoi comprare.
Che cazzo ci siamo globalizzati a fare
#noglobal #luna #globalizzazionelunare #originales #scrivocomeparlo
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Paola Maritati, nata nel 1985 a Galatina, vive a Nardò. Laureata in scenografia teatrale e cinematografica all’Accademia di Belle Arti di Lecce, lavora nel teatro come scenografa, costumista e progettista teatrale. Firma progetti in campo sociale e artistico, collabora con varie cooperative impegnandosi maggiormente sui problemi legati all’immigrazione e alla lotta di genere sul territorio Pugliese. Appassionata d’arte, politica e fantascienza, attualmente lavora presso l’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce come Social Media Manager. Ha due figli, Cosimo e Alice.
“Lingua volgare”, Paola Maritati (Musicaos Editore, Collana Poesia, 41) | formato 12,7x20,3cm, pagina 182, prezzo €15,00, ISBN 9791280202796
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Un nuovo evento MAD per l'Animazione italiana: dal 27 al 30 novembre la prima edizione del festival diretto da Marino Guarnieri
Mad Entertainment organizza la prima edizione del FAN – Festival Animazione Napoli. Diretto da Marino Guarnieri, il festival si propone come punto di riferimento per il cinema d’animazione, offrendo un’occasione unica di incontro e confronto per professionisti, appassionati e curiosi del settore. L’illustrazione immagine del festival è stata realizzata dall’illustratrice Rita Petruccioli. Il suo…
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President-elect Donald Trump and War Criminal President Barack Obama shake hands after a meeting in the Oval Office, 10 November 2016. Photograph: Win McNamee/Getty Images
US Presidential Transition Meetings Through The Years – In Pictures
It is Traditional in the US for the Outgoing President to Receive the President-Elect at the White House Before their Inauguration to Prepare for a Smooth Transition. Donald Trump Broke with this Tradition in 2020 in Disputing the Election Result. As Trump meets Joe Biden in 2024, we Take a Look Back at Past Transition Meetings
— Matt Fidler | Wednesday 13 November 2024
Top: The president-elect, Donald Trump, and War Criminal & Genocidal President Joe Biden talking in the Oval Office of the White House, 13 November 2024. Photograph: Evan Vucci/AP
Bottom: Two War Criminals: President George W Bush and President-elect Barack Obama meet in the Oval Office, 10 November 2008. Photograph: Eric Draper/Reuters
President-elect Bill Clinton is greeted by War Criminal President George Bush (Now Resting, Rotting and Burning 🔥 in Hell Forever) at the White House, 18 November 1992. Photograph: AFP/Getty Images
President-elect War Criminal President George Bush (Now Resting, Rotting and Burning 🔥 in Hell Forever) and President Ronald Reagan, accompanied by their wives, head for the Oval Office, 9 November 1988. Photograph: Bettmann archive
Top: President Jimmy Carter and President-elect Ronald Reagan shake hands in front of their wives on the White House’s South Portico, 20 November 1980. Photograph: Arnie Sachs/Consolidated News Pictures/Getty Images
Bottom: Gerald Ford and Richard Nixon talk in the Oval Office about the transition of power prior to Nixon’s resignation after the Watergate scandal, 9 August 1974. Photograph: Consolidated News Pictures/AFP/Getty Images
Top: President-elect Richard Nixon and President Lyndon B Johnson confer on the orderly transition of power, 12 December 1968. Photograph: AFP/Getty Images
Bottom: President Dwight D Eisenhower greets President-elect John F Kennedy on the North Portico of the White House, 6 December 1960. Photograph: Bettmann archive
Top: Vice-president Harry S Truman and President Franklin D Roosevelt, 1945. When Roosevelt died in office in 1945, Truman took over. Photograph: Universal history archive/Getty Images
Bottom: President-elect Franklin D Roosevelt holds a telegram of congratulations from President Herbert Hoover, 8 November 1932. The transition between Hoover and Roosevelt was not a smooth one, with FDR refusing Hoover’s requests for meetings to calm investors amid a financial crisis. Photograph: Bettmann archive
President Thomas Woodrow Wilson, left, and his successor, President Warren G Harding, in the back of a carriage on inauguration day, 1921. Photograph: Historica Graphica Collection/Heritage Images/Getty Images
President William Howard Taft (left) and his successor, Thomas Woodrow Wilson, in Washington, 23 March 1913. Photograph: Trampus, from L’Illustrazione Italiana/Bibioteca Ambrosiana/De Agostini/Getty Images
An illustration of the former first lady Julia Dent Grant entertaining President Rutherford B Hayes and his wife at a party in the White House after Hayes’s inauguration, 1877. Photograph: Library of Congress/Corbis/VCG/Getty Images
#US 🇺🇸 News 📰 🗞️#US 🇺🇸 Politics#Miscellaneous Photographs | US Presidents#Gallery#Matt Fidler#US Presidential Transition Meetings#Tradition#Outgoing President#President-Elect#White House#Inauguration#Smooth Transition#Election Result
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Trento: arriva “Arte in bottega” e la città si trasforma in palcoscenico
Trento: arriva “Arte in bottega” e la città si trasforma in palcoscenico. Mancano solo un giorno ad “Arte in bottega”, l’evento che trasformerà il centro storico di Trento in un palcoscenico a cielo aperto con 26 formazioni artistiche e oltre 70 performance per 6 ore di spettacolo. L’appuntamento è per venerdì 8 settembre a partire dalle ore 17. La pluralità di linguaggi espressivi appartenenti al mondo della musica, della danza, del teatro, dell’arte di strada, della poesia e della sperimentazione elettronica offrirà al pubblico occasioni di divertimento adatte a tutte le età e a tutti i gusti. Grande varietà degli stili nell’ambito della danza con coreografie di modern, hip hop, danza urbana e freestyle, ma anche nel teatro che offrirà spettacoli di prosa, reading musicati e musical. Il panorama musicale permetterà inoltre al pubblico di assaporare ritmi e suoni diversi, passando dalla purezza della musica classica all’energia vibrante del rock, dalle note calde e sensuali del repertorio sudamericano all’eleganza del jazz, senza dimenticare le più belle canzoni della musica italiana o delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema. DANZA Nta Dance School con Voci di principessa, ospitato da Amanito shop in via Cavour 26 alle ore 17, 19 e 21, omaggerà i più bei film di animazione Disney con il linguaggio della danza modern, hip hop e contemporanea su basi musicali cantate. L’associazione Gdm Val di Cembra proporrà in collaborazione con Infinity Dj uno spettacolo di danza urbana e freestyle con dj set. Urban Show si svolgerà al Bar Pasi di piazza Pasi alle ore 17, 19 e 21. La compagnia di danza D.Lab farà invece viaggiare il pubblico tra i ritmi dell’Oriente con Est, spettacolo di danza moderna contemporanea che si svolgerà alla Bottega del caffè Dersut in Piazzetta delle Erbe alle ore 18, 20 e 22. TEATRO Gli amanti del teatro potranno soffermarsi al City Bar di via Roggia Grande 24 alle ore 17, 19 e 21 per vedere lo spettacolo de Il Funambolo A distanza, in cui il teatro incontrerà la letteratura e l’illustrazione dal vivo. Luna racconta...storie all'ombra della luna è invece la proposta di Elisa Salvini (attrice) e Martina Mosconi (fisarmonica), ospiti di Trentino Weddings in via Torre Verde 58 alle ore 17, 19 e 21. Musica e parole saranno le protagoniste anche dello spettacolo A second of feare, ideato dalla compagnia Rifiuti speciali che si esibirà all’enoteca Vinom di via Verdi 71 alle ore 17, 19 e 21. La storia di Trento entra in scena nello spettacolo La soffitta di Trento “a la carte” dell’omonima compagnia La Soffitta di Trento, che animerà in dialetto alcune foto storiche della città alla libreria Due punti di via San Martino 78 alle ore 17, 19 e 21. Gli amanti del musical e del tip tap potranno divertirsi con Tapsteps to Broadway, proposto da Triple Threat Musical, che si esibirà alla boutique Ana Duia di Largo Carducci 22 alle ore 17, 19 e 21. La Compagnia dei Bravi alle ore 18, 20 e 22, porterà in scena alla Casa del caffè di via San Pietro 38 Circus Bidonì, performance che unisce clownerie e teatro comico. MUSICA DuoCellissimo (duo di violoncelli) con Happy Cello Hour presenterà al Bar Incentro di piazza Duomo alle ore 18, 20 e 22 opere originali appositamente scritte per esaltare i suoni gravi e morbidi del violoncello. Viaggio a più tappe nella tradizione popolare del Duo Andretti – Lenardon, che si esibirà al bar Il Monello di via Mazzini 11 alle ore 17, 19 e 21, calerà il pubblico nell’atmosfera di brani folkloristici creati dall’incontro di flauto e chitarra. Ritmi latini, musica brasiliana e bossanova, ma anche italiana d’autore saranno invece il filo conduttore del trio Eu, Vocè, Nos Duet, che aspetterà il pubblico al Gallo Blu Bar di piazza Santa Maria Maggiore 19 alle ore 18, 20 e 22. Anche Anemos Trio con il suo spettacolo Il soffio sonoro che incontra il mare e si fa canto porterà il pubblico a viaggiare tra Sud America e Italia, vicino all’osteria Il posto di Ste nella piazzetta del Sass alle ore 18, 20 e 22. La band Fare Jazz si esibirà invece in Sextet Quartet Dixie Band proponendo al pubblico le pietre miliari del Dixieland e del New Orleans Jazz al KT Store di via Galilei 22 alle ore 17, 19 e 21. Arrangiamenti per lo strumento in solo e composizioni originali di musica classica, jazz e pop saranno il repertorio del chitarrista Federico Bosio, ospite di 19dieci in Largo Carducci 37 alle ore 18, 20 e 22. Il ritmo del blues incontrerà soul, jazz e pop nell’esibizione Anima Blues del Villanova Duet, che suonerà al bar La bella vita in piazza Lodron alle 18, 20 e 22. Al ristorante Le scuderie del castello, in piazza Mostra 30 alle ore 17, 19 e 21, il pubblico potrà assistere al concerto Acoustic live session della band True Notes, che spazierà dal pop al rock, alla musica leggera internazionale. Il duo Double Trouble (voce e contrabbasso) con la performance 6 gradi di swing proporrà alle 17, 19 e 21 al negozio Sottosopra Calaresu di via del Simonino 7 una serie di pezzi in chiave swing inframmezzati dal racconto di aneddoti. Alla pasticceria Momi di piazza Cesare Battisti 4 alle ore 18, 20 e 22 If Sara Wakes Up si esibirà in una serie di cover dei più grandi successi pop, rock e dance dagli anni Novanta ad oggi. Escape Rum suonerà al pub L’angolo dei 33 di via Calepina 33 alle ore 18, 20 e 22, proponendo con Distillato di musica ad alto “volume” un tributo agli artisti della scena rock internazionale di cui racconteranno aneddoti e curiosità. Direttamente da Innsbruck arriverà al bar Baccus di piazza Fiera 11 il gruppo Echoes, che si esibirà alle ore 18, 20 e 22 in un concerto che unisce i suoni tipici dello shoegaze alle chitarre elettriche. A La quinta del sordo in via del Suffragio 86 arriverà Chiara Gilmozzi alle ore 17, 19 e 21 con la performance Il suono della rivolta, che unisce poesia a brani di musica pop, rock, folk cantati e suonati. Maria Devigili accoglierà il pubblico da Uva & Menta Cafè in piazza Garzetti 5 alle ore 18, 20 e 22 proponendo cover e brani originali editi e inediti in lingua italiana, francese, spagnola e inglese. Ospite della libreria Due punti anche la B-Ing Band formata da biologi e ingegneri dell’Università di Trento che si esibiranno alle ore 18, 20 e 22 in un variegato repertorio di brani intervallato da descrizioni culturali e scientifiche. Allo Store 67 di via degli Orbi 9 sarà possibile ascoltare alle ore 17, 19 e 21 Fm. 199 nel suo Concerto in “3D”, un’interpretazione di tre cantautori della musica italiana del calibro di Francesco De Gregori. Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla. Alle ore 18, 20 e 22 il Bar Duomo di via Verdi 40 ospiterà il gruppo Kyma che proporrà una performance in cui i suoni dell’ambiente verranno rielaborati in maniera estemporanea per offrire al pubblico un’esperienza musicale amplificata. Maggiori dettagli sono reperibili sul sito del Comune di Trento, al link. Si ricorda che, in caso di maltempo, la manifestazione sarà posticipata a sabato 9 settembre. Per informazioni, è possibile contattare l’ufficio Cultura, turismo ed eventi chiamando il numero 0461.884287 o scrivendo a [email protected]. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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I colori della libertà a Torino
Fino all'8 maggio 2023, per la nuova edizione di Biennale Democrazia Ai confini della libertà, è da vedere a Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica di Torino, la mostra I colori della libertà. Si tratta di un'ampia riflessione visiva all'interno della Corte Medievale intorno al percorso tematico Immaginare la libertà, declinato con il filo rosso dei quattro elementi naturali, che sono il fondamento della vita e comuni a tutte le cosmogonie. Il museo, che ospita quattro incontri di Biennale Democrazia 2023, ha commissionato a un gruppo di quattro giovani illustratori italiani, di profilo artistico internazionale, una serie di illustrazioni volte a offrire un possibile immaginario di riferimenti per i quattro colori della mostra. Manfredi Ciminale, autore per Einaudi, Il Saggiatore, L’Espresso, Il manifesto e Linus, ha sviluppato il tema della Libertà dell’aria, Antonio Zeoli, illustratore e fumettista per Rai, Mondadori, Rizzoli Lizard, Feltrinelli e Sergio Bonelli Editore, il tema della Libertà dell’acqua, Luca Font, artista per la Repubblica, Il Sole 24 Ore e Galleria Campari, il tema della Libertà della terra e infine Elisa Talentino, tra i cui committenti ci sono The New Yorker, The New York Times, The Washington Post e Corriere della Sera, ha articolato la Libertà del fuoco. Sono quattro artisti a rendere nel contesto di immagine una delle miriadi possibili di declinazione del tema della libertà e suggerire l’avvio di un percorso che deve stimolare il visitatore a una riflessione sulla rappresentazione della libertà nelle arti, dalla letteratura alla musica, dal cinema alla televisione, dalla pittura alla scultura e all’architettura. Le nuove opere sono affiancate da 11 illustrazioni, in un allestimento che riprende parzialmente quanto commissionato nel 2022, in occasione della sessione annuale del Comitato Interministeriale per gli Affari Esteri a Torino, con il progetto Europa. L’illustrazione italiana racconta in questo modo l’Europa dei popoli, in modo da consentire di ampliare la riflessione su quanto la libertà debba essere il fulcro del pensiero contemporaneo sul futuro, dato che è il tema fondamentale di ogni sistema democratico dalla Rivoluzione francese in avanti. Read the full article
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Lora Lamm
https://www.unadonnalgiorno.it/lora-lamm/
Lora Lamm, illustratrice svizzera, importante protagonista della grafica dell’Italia del secondo dopoguerra.
Insieme a Anita Klinz è stata l’unica donna, negli anni del boom della pubblicità, a emergere in un mondo totalmente dominato da talenti maschili.
Il suo stile fresco e iconico, l’approccio giocoso e sperimentale, l’ha resa una delle principali contributrici del design milanese degli anni ’50 e ’60.
Nata in Svizzera, ad Arosa, nel Cantone dei Grigioni, l’11 gennaio 1928, ha studiato a Zurigo alla Kunstgewerbeschule.
Nel 1953, in pieno boom economico, come molti suoi connazionali, si è trasferita a Milano, dove ha cominciato a lavorare per lo Studio Boggeri in cui ricopriva piccoli incarichi come il packaging dei dolciumi per Motta.
In quel periodo, tutte le grandi aziende investivano sulla pubblicità dando l’occasione alle migliori menti del settore della grafica e dell’illustrazione di creare immagini e campagne passate alla storia.
Nel 1954 è arrivata alla Rinascente grazie al suo compagno di scuola e collega Max Huber, uno dei più illustri grafici del novecento che era capo del dipartimento creativo e, per i grandi magazzini, aveva disegnato il logo e l’immagine coordinata.
Ha fatto una rapida carriera, da semplice impiegata che disegnava locandine, pubblicità, cataloghi, inviti, packaging, nel 1958 sostituito Huber e diventata consulente fino al 1962, quando ha deciso di ritornare in patria. Nello stesso periodo ha lavorato per grandi marchi come Pirelli, Elizabeth Arden, Olivetti, Consorzio del Latte Milano ed altri.
Il decennio che Lora Lamm ha trascorso nel capoluogo lombardo è stato indubbiamente il suo periodo d’oro, le creazioni di quegli anni sono entrate nella storia della Grafica internazionale.
La sua tecnica di riferimento è stata l’illustrazione con risultati freschi e attuali ancora oggi. Ha creato opere dirette soprattutto al pubblico femminile, stilizzate, inaspettate, piene di colore che inducono un senso di meraviglia e coinvolgimento comunicando entusiasmo e spensieratezza.
Nel 1963 è rientrata a Zurigo come partner presso Frank C. Thiessing dove ha lavorato fino alla fine degli anni ’90.
Per La Rinascente ha dato forma a immagini aggraziate e accattivanti, sono rimaste alla storia quelle per le mostre mercato dedicate a culture come la giapponese e la messicana, che hanno fatto registrare un enorme successo di pubblico anche per merito della sua grafica allegra, giocosa e perfetta.
Le donne che ha rappresentato le somigliavano, emancipate, dinamiche, disinvolte, figlie delle ottimistiche certezze degli anni del boom economico.
Con uno stile inconfondibile, grande efficacia comunicativa e eleganza, ha contribuito a traghettare il gusto della classe media italiana verso la modernità.
La sua abitudine di conservare per sé una copia di ciascuno dei propri lavori, persino dei bozzetti, le ha permesso di dare vita all’archivio che ha donato al Museum für Gestaltung di Zurigo.
Nel 2013 il m.a.x. museo di Chiasso le ha dedicato una grande mostra personale e nel 2015 le è stato conferito il Gran Premio Svizzero per il Design.
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Gli anni che svestirono l’Italia
Tentazioni e desideri di carta 1962-1973
a cura di Roberto Roda , Ferruccio Giromini
Editoriale Sometti, Mantova 2004, 192 pagine, ill. b/n e col., cm 14x16. ISBN 9788874950737
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Tentazioni e desideri di carta (1962 - 1973): un decennio in cui, come recita la dedica al compianto Guido Crepax, ci fu un "passaggio indimenticabile da un'Italia imbacuccata e bacchettona a un'Italia infine più evoluta e disinvolta". Il senso della mostra, e quindi di questo catalogo, sta forse tutto qui; un viaggio nel tempo che ci riporta l'evoluzione del costume attraverso fumetti, fotoromanzi, l'illustrazione e la fotografia.Questo eccezionale evento è dedicato alla memoria di Guido Crepax, recentemente scomparso, di cui sono esposte per la prima volta opere emblematiche, realizzate per il mondo della moda milanese. 1962 – 1973: sono gli anni in cui la società italiana mostra mutamenti di costume epocali: accade quel fenomeno che è la rivoluzione sessuale, accompagnata, sostenuta e spesso addirittura anticipata da immagini stampate innovative e creativamente geniali. I linguaggi popolari come il fumetto e il fotoromanzo, fino ad allora ignorati se non disprezzati dagli intellettuali, diventano terreno, grazie soprattutto all’influenza del Surrealismo Francese, quella sperimentazione artistica che investe anche la fotografia e l’illustrazione editoriale e pubblicitaria. Attraverso rarissimi documenti d’epoca, illustrazioni, disegni, foto e pubblicazioni originali distribuiti in 6 sezioni ( Ai tempi dell’illusione / Surrealismo, amore folle /Yé yé / Peccati gialli, brividi neri / Pelle e pellicole / Femmine, femminili, femministe ), la maggioranza dei quali mai esposti in precedenza, la mostra ricostruisce quegli undici anni che cambiarono il costume degli italiani. Illustrazioni, disegni e fotografie originali di: Ferruccio Moro, Fantoni, Jean Claude Forest, Magnus, Luigi Corteggi, Lanfranco, Dino Buzzati, Guido Crepax, Sidney Jordan, Marco Rostagno, José Pin, Giorgio Montorio, Carlo Jacono, Antonio Masotti, Sam Haskins, Leandro Biffi, Alessandro Biffignandi, Leone Frollo, Stenlio Fenzo,ecc.
17/12/21
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Tentazioni e desideri carta#1962-1973#Barbarella#Guido Crepax#evouzione costume#fumetti#fotoromanzi#illustrazione#fotografia#Mostra Palazzo Ducale -Revere 2003#fashionbooksmilano
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Rebus
1. Definizione
Il rebus è un gioco enigmistico (➔ enigmistica) che propone un insieme di lettere e figure in una successione ordinata oppure nel contesto di un’illustrazione. Se sono correttamente combinate e interpretate secondo le regole di genere del gioco, lettere e figure si risolvono in un’espressione linguistica preordinata dall’autore.
2. Tecnica del rebus
Il rebus italiano contemporaneo si presenta come una vignetta in cui alcuni soggetti sono contrassegnati da una, due o tre lettere. Il solutore ha anche a disposizione (nell’intestazione del gioco) un diagramma numerico che riporta il numero delle lettere che compongono le parole della cosiddetta frase risolutiva (o seconda lettura). A volte il rebus viene corredato da un doppio diagramma, in cui è indicato il numero delle lettere che compongono le parole della chiave (o prima lettura). Dalla prima alla seconda lettura si passa con il procedimento di risegmentazione tipico delle ➔ sciarade e delle frasi doppie.
Un’illustrazione che riporti, da destra verso sinistra, un palmipede contrassegnato dalle lettere GI e un’insenatura contrassegnata dalle lettere MA (Rebus, 6, 1, 4) può essere risolta come segue:
(1) (prima lettura) GI oca, rada MA = (seconda lettura) Giocar a dama
Ogni elemento contrassegnato dalla vignetta deve comparire nella prima lettura del rebus, o per quel che è (un’oca, una rada) o per quello che fa. In un rebus che si risolvesse come segue:
(2) (prima lettura) G alle sei RL a N dà = (seconda lettura) Galles e Irlanda
è indifferente chi sia G, chi sia N e cosa sia RL: G può essere un postino che consegna alla casalinga N il plico RL; G può essere uno staffettista che passa al suo compagno N il testimone RL; G può essere Dio che consegna a Mosè N le Tavole della Legge RL. In ognuna di queste realizzazioni, o delle innumerevoli alternative possibili, il rebus è valido.
Fino agli anni Cinquanta del Novecento alcune oscillazioni terminologiche assegnavano a volte al rebus detto di relazione il nome di rebus crittografico o crittografia (ingenerando ambiguità con un’omonima famiglia di giochi enigmistici non illustrati). Oggi la tendenza dominante denomina come rebus ogni gioco enigmistico illustrato, in cui cioè una sequenza linguistica interpreta una scena rappresentata figurativamente (per denominazione, per relazione o nelle due modalità combinate).
3. Archeologia del rebus
Il gioco del rebus ha radici nelle antiche forme di scrittura pittografica e ideografica in cui la notazione di un concetto prevedeva la sua rappresentazione figurativa: forme che a volte sono state designate dagli storici della materia come scritture-rebus (cfr. Diringer 1969). Già in epoca antica era possibile che elementi linguistici privi di una propria raffigurazione univoca, come per es. i nomi propri, venissero scomposti in segmenti invece raffigurabili. Così la tavoletta che raffigura il faraone Narmer (III millennio a.C.) lo nomina attraverso i disegni di un pesce (nar) e di uno scalpello (mer).
Il passaggio alla scrittura alfabetica decretò l’abbandono dell’iconismo diretto della rappresentazione, ma d’altro lato rese ancora più evidenti le possibilità di scomposizione delle sequenze alfabetiche; quando Cicerone saluta un corrispondente in questo modo:
(3) Mitto tibi navem prora puppique carentem («Ti mando una nave priva di prua e di poppa»: n-ave-m)
costruisce una sorta di rebus tutto linguistico, in cui il lato figurativo è lasciato all’evocazione del tropo analogico (la prima e l’ultima lettera di navem come la prua e la poppa di una nave).
L’aspetto linguistico e l’aspetto figurativo si congiungono sulla scena del sogno. Il primo trattato sull’interpretazione dei sogni, l’Onirocritica di Artemidoro di Daldi (II sec.) riferisce il responso che Aristandro diede a un sogno di Alessandro Magno. Impegnato nell’assedio della città persiana di Tiro, Alessandro aveva sognato un satiro danzante sopra uno scudo. Aristandro ne aveva tratto un auspicio favorevole: Satyros = sa Tyros «Tiro è tua»: una perfetta sciarada, o frase doppia. L’Interpretazione dei sogni (1901) di Sigmund Freud riprenderà e approfondirà questo tema, distinguendo fra contenuto manifesto e contenuto latente, e definendo il sogno come un «indovinello figurato» (Freud 1899). Come ha poi dimostrato François Lyotard (1971), Freud stava facendo diretto riferimento al gioco delle rätselhafte Inschriften («iscrizioni enigmatiche»), una sorta di rebus epigrafico che all’epoca di Freud compariva sulla pubblicazione viennese «Fliegende Blätter». Un analogo raccostamento è stato poi operato da Jacques Lacan, che ha assimilato il sogno al gioco salottiero della sciarada, chiamata charade en action.
Il principio linguistico della sciarada (scomposizione di un’espressione in sillabe o altre unità che si scoprono dotate di senso proprio) e il principio verbo-visivo del rebus (rappresentazione iconica di unità linguistiche) si trovano combinati anche nell’immediato antecedente del rebus: l’impresa rinascimentale (per la quale si rinvia a Praz 1946). Del rebus l’impresa ha innanzitutto l’intento criptico: a differenza degli emblemi manieristi e barocchi, rivolti a un pubblico anche analfabeta (e per questo intento ripresi anche dalla catechesi gesuitica), le imprese realizzavano una comunicazione criptica. Il loro carattere non era universale, ma particolare: intendevano rappresentare in modo incomprensibile ai non adepti l’intenzione segreta, il movente intimo delle azioni di un cavaliere, il suo motto personale o familiare. Vicino al ritratto dell’amata, Orazio Capete Galeota conservava un’impresa in cui una tigre si specchia in una sfera di vetro, con il motto fallimur imagine «siamo ingannati dall’immagine»: l’impresa si spiega grazie a un racconto di sant’Ambrogio in cui i cacciatori ghermiscono un cucciolo di tigre e gettano una sfera di vetro alla madre, che scambierà la propria immagine riflessa e rimpicciolita con quella del figlio, consentendo ai cacciatori di allontanarsi. Solo l’erudizione e la conoscenza diretta dell’interessato consentiva di cogliere il contenuto criptico dell’impresa.
Oltre al meccanismo perfettamente concettuale dell’impresa era disponibile una rappresentazione per segmenti linguistici. Una prima forma, moderata, segmentava le sequenze conservando l’omofonia: è il caso dello stemma della famiglia Anguissola, realizzato con l’immagine di «un solo serpente» (anguis sola). Trattatisti come Paolo Giovio non consideravano questo caso diverso da quello della colonna che campeggia nello stemma della famiglia romana Colonna: la semplice scomposizione che mantiene l’omofonia veniva avvertita come una variante dell’omonimia. Diverso invece, e spesso censurato dai trattatisti, il genere dell’impresa-rebus o impresa cifrata, in cui la sequenza viene scomposta in segmenti che comprendono lettere isolate e in cui l’omofonia è perduta, o faticosa (una perla, una lettera T, una suola di cuoio o coramo: «Margherita, Te, sôla di coramo = Margherita, te sola di cor amo»). È questo il caso dei cosiddetti rebus di cui ➔ Leonardo da Vinci costellò il codice Windsor: la figura di due quaglie e quella di due ossa erano intervallate dalle lettere C, H, I, P. Soluzione: «qua gli è chi possa» (quaglie, C,H,I,P, ossa). È anche il caso dei Rébus de Picardie (fine XV - inizio XVI sec.), ove la figura di una monaca che sculaccia un abate (nonne abbé bat au cul), seguita dalla figura di un osso (os), va risegmentata e reinterpretata come motto latino: Nonne habebat oculos? «ma non aveva occhi?». È questa la prima apparizione del nome rebus, la cui etimologia viene comunemente ricondotta al plurale dell’ablativo strumentale di res «cosa», dunque «con le cose».
4. Il rebus enigmistico
Già dal Rinascimento la produzione italiana di rebus si è differenziata da quella in altre lingue, pur fiorente, per il fatto di accogliere solo esempi rigorosamente omografici. Nella tradizione anglosassone (come nella francese), il soggetto raffigurato può stare per una parola o per un segmento di parola anche solo in virtù dell’omofonia; così in una famosa lettera-rebus di Lewis Carroll il pronome I è rappresentato dal disegno di un occhio (eye).
Nel corso dell’Ottocento il genere del rebus era impreziosito ma anche limitato nelle sue possibilità di sviluppo dal costo della riproduzione tipografica. Rispetto alle sciarade, ai logogrifi, agli acrostici, agli anagrammi, agli enigmi e agli altri generi puramente linguistici dell’incipiente enigmistica, il rebus richiedeva procedimenti di stampa peculiari, che ne limitavano la presenza sulle riviste.
Il rebus enigmistico ottocentesco e del primo Novecento si rivolgeva a estese frasi di tipo proverbiale e gnomico, come sopravvivenza delle radici concettistiche ed emblematiche: «è vano ad amor ardente opporsi», «latte sopra vino è veleno», «senza danari non si àn rosari». Lo sviluppo decisivo del rebus italiano si è prodotto nella seconda metà del Novecento, sulle pagine della «Settimana enigmistica», dove si sono assestati i canoni di accettabilità della frase risolutiva, di chiarezza espositiva della vignetta, di innovazione e correttezza sintattica della prima lettura.
La frase risolutiva si è liberata dai vincoli della proverbialità, adottando come criterio la maggiore prossimità possibile alla dimensione semantica del paralessema e del modo di dire (famosi rebus hanno avuto frasi risolutive come: «bagarre tra vari spettatori»; «fare sberleffi giocosi»; «Sodoma e Gomorra»; «leghe superleggere»; «audace scenetta»; «melodia d’amore medioevale»; Bosio 1993).
L’illustrazione, la cui tecnica è stata codificata da Maria Ghezzi Brighenti, si è caratterizzata per nitore e neutralità del tratto e per l’estensione delle peculiari tecniche di composizione che sottolineano la pertinenza degli elementi utili per la risoluzione.
La prima lettura si è giovata innanzitutto dell’invenzione del «rebus stereoscopico», da parte di Gian Carlo Brighenti (1924-2001): distribuendo la rappresentazione del rebus su più di una vignetta è possibile raffigurare sequenze temporali o meramente logiche (un’aquila C che discende a più riprese dalle stesse montagne: «C a valle rialeggerà = Cavalleria leggera»).
Più recentemente il relativo esaurimento delle chiavi utili alla composizione di rebus si è combinato con l’elevato virtuosismo degli autori e degli illustratori, portando alla pubblicazione di difficili rebus in cui la prima lettura consiste in un’interpretazione particolarmente raffinata (e a volte al limite dell’aleatorio) della vignetta. Per es., un rebus in cui gli sposi G sembrano quasi tardare a scambiarsi gli anelli F si risolve tramite un congiuntivo esortativo e una postilla esplicativa: «G abbiano F: è rito! = Gabbiano ferito».
fonte: Treccani
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L’enorme scultura della testa del Duce scolpita nel 1935 in Etiopia
Un primo articolo che la descrisse uscì il 14 Febbraio 1936 su La Nazione ma la prima immagine dell’enorme effige del Duce, alta circa 4.80 m., realizzata nell’Ottobre 1935 sull’Addì Ghebbetà nei pressi di Adua comparve sulla copertina del numero del 16 Febbraio 1936 de “L’Illustrazione italiana” con questa didascalia:
“Nella conca di Adua, di fronte al monte Sullodà, un enorme effige del Duce è stata scolpita in un masso di pietra dura. Opera anonima di soldati-artisti che hanno voluto imprimere il segno più espressivo della loro passione richiamo possente della Patria lontana, incitamento ed auspicio ai combattenti ed ai colonizzatori”.
Il volto di Mussolini venne scolpito come una figura solida e possente, ma al contempo reale. Questo nuovo linguaggio artistico si rifaceva alla descrizione di Filippo Tommaso Marinetti che divenne l’indicazione guida per le rappresentazioni istituzionali del Duce: «Labbra prominenti […] Testa massiccia solidissima […] testa dominatrice proiettile quadrato […] denti d’acciaio».
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L’enorme testa di Mussolini all’epoca venne attribuita ad anonimi soldati artisti, invece venne realizzata dal Gruppo Leggero di Artiglieria Motorizzato al comando del tenente colonnello Piero Malvani che ne curò la progettazione.
Malvani infatti conciliò la sua carriera militare con la passione artistica.
In particolare si dedicò alla scultura in bronzo ma fu anche pittore ed illustratore di cartoline celebrative, di manifesti e di libri. Partecipò a numerose manifestazioni, tra le quali nel 1930 alla IV Fiera Campionaria di Tripoli e nel 1931 all’Esposizione coloniale di Parigi, dove curò l’allestimento del padiglione italiano per il quale realizzò una serie di manichini riproducenti i vari corpi militari in servizio nell’Africa orientale.
Malvani morirà nel 1962.
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Della testa del Duce oggi non vi è più traccia, probabilmente demolita con l’esplosivo.
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di Alberto Alpozzi
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GALLERIA FOTOGRAFICA
Adua 1935. Chi scolpì nella roccia l’enorme effige? L'enorme scultura della testa del Duce scolpita nel 1935 in Etiopia Un primo articolo che la descrisse uscì il 14 Febbraio 1936 su…
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“ Miss Eleanor era veramente la prima «coscienza», la prima «intelligenza» ch'io incontrassi in una donna; e m'attirava in modo irresistibile quella sua serenità emanante dalla persona miserrima, quella sua fede veemente alla quale l'anima si riscaldava come ad una fiamma spirituale, m'attirava quella sua virtú di consolazione inesauribile. — Voi conoscete l'arte d'esser felice. — È facile. Basta dimenticarsi nella felicità altrui. — Io non sento l'umanità. Non amo il mio prossimo. — Ma voi e il vostro prossimo siete la stessa cosa. L'anima... — Non credo nell'anima, voi sapete! — Non è vero. Voi credete, perché soffrite di non credere. Come non credere nell'unica cosa certa, nella sola realtà che abbiamo in noi, piú certa di qualsiasi realtà fisica, piú palese — che so io? — della rotondità della Terra, dell'infinità dello Spazio? Perché ridete? No, non ridete, caro! Non farò della teosofia. So che la detestate. Vorrei farvi parte delle cose che sono il mio bene, ecco tutto! Ragioniamo; — Miss Eleanor mi prese le mani, le tenne nelle sue, fissandomi con tenerezza piú intensa, — ragioniamo, voi che amate il nudo ragionamento. Ecco le nostre mani che si stringono oggi. Non saranno piú quelle che s'incontreranno tra sei, tra sette anni. È risaputo anche dalla scienza piú volgare. Saranno altre, mutate fino all'ultima particella. Tutto il nostro corpo sarà mutato. Le nostre due persone si muoveranno incontro, chiamandosi a nome, sorridendo, e saranno due sconosciuti che si vedono per la prima volta. Eppure c'incontreremo con la stessa effusione, non è vero? Ci riconosceremo con gioia, e noi saremo sempre noi. La nostra amicizia sarà immutata e parleremo del passato, parleremo di questi giorni fatti lontani come di cosa presente. C'è dunque, sotto l'apparenza del corpo che varia, una cosa che non varia, un elemento spirituale che registra i cambiamenti della materia miserabile. Come non credere in questo testimonio che assiste? “
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Brano tratto dal racconto di Guido Gozzano Alcina, pubblicato per la prima volta sulla rivista culturale milanese L’illustrazione italiana il 26 dicembre 1913.
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DF - All’università Episodio 12 Guida
/!\ Avviso che i dialoghi di Castiel sono tradotti dall’inglese, non spaventatevi se non sono fedelissimi alla versione italiana. Il significato è lo stesso! /!\
- Risultato negativo / Risultato neutro + Risultato positivo / o + Significa che il mio Lov’o’metro con quel personaggio è al massimo, ciò vuol dire che il risultato può essere sia neutro che positivo.
Punti Azione: 1.200 massimo
Illustrazioni: 5 in totale, una per ogni ragazzo. E’ possibile prendere 1 illustrazione per giocata. Se volete l’illustrazione con la vostra crush bisogna avere il lov’o’metro più alto con lui/lei, con il colpo di fulmine.
La zia: Si può trovare al parco, prima di andare a trovare Rosalya
Soldi: - 180 $ Gonna con bottoni, stivali e sciarpa: Castiel/Hyun - 180 $ Pullover largo e gonna a fiori: Rayan/Priya - 180 $ Jeans di velluto: Nath
~ Nuova giornata.
Se avete passato la serata con Castiel:
A. (Mi distendo vicino a lui, baciandogli il collo teneramente.) - B. (Prenoto il bagno per prima e faccio una doccia mentre lui continua a dormire...)
A. Di già? di Sabato? di mattina presto? B. Ti dispiace se esco un po'? Potrei... preparare qualche colazione, o un brunch per quando tornerai. C. Ok, nessun problema. Anche io, devo tornare al campus. +
A. (Dopo tutto... è stato deciso così. Mi va bene cos’è successo, tutti e due siamo d’accordo sul fatto che fosse solo per una notte...) B. (Sono delusa da come ha agito... mi aspettavo più rispetto lo stesso...) -
Se avete passato la serata con Priya:
A. Possiamo fare tutto quello che vuoi... B. Sfortunatamente, ho delle cose da fare oggi, ma è sicuramente una proposta allettante! C. E DEI GELATI! +
Se avete passato la serata con Nathaniel:
A. Devi andare via per davvero? Resta qui... È sabato, potremmo continuare a dormire. B. Perché devi andare via così presto...? C. Voglio che resti qui... +
A. Sembro disgustata? B. Penso che possa rischiare di inciampare in questo tipo di attività molto più facilmente di quanto non pensiamo. Quindi... non voglio giudicare. C. Sono semplicemente felice del fatto che tu sia riuscito ad aprirti a me. +
Se avete passato la serata con Hyun:
A. Mmmm, avresti dovuto lasciarmi dormire. Il riposo del sabato mattina è sacro. B. Hai fatto bene, altrimenti mi sarei fatta qualche domanda. C. Devi proprio andare via? +
Morgan: A. Sei un po' triste, forse perché è da tanto tempo che non organizziamo una serata di ripetizione insieme? Confessalo! + B. Anche per te non è una delle giornate migliori? /
A. Capisco perfettamente... Allo stesso tempo, sei il suo ragazzo. + B. Rosalya ci ha fatto promettere di non parlarne. Sono un po'... sorpresa che l'abbia fatto. -
~ Cerchiamo Alexy.
Alexy: A. Va tutto bene Alex, hai fatto bene. Hai fiducia in Morgan quindi ce l'ho anch’io. + B. Ad ogni modo avevi bisogno di parlarne, dunque hai fatto come hai potuto. / C. Non è stata una buona idea... Se Rosa venisse a saperlo, potrebbe prenderla male. -
~ Al lavoro.
Nina: A. Wow, non so se è davvero una buona notizia questa. - B. Fantastico, spero che all'inizio andrà meglio per te, ahah! + C. Top, sono contenta per te! /
A. Lo sai… non te l’ho detto… ma anche io ho fatto una denuncia. + B. Sono qui per te se ne avessi bisogno /
Hyun: A. L’esperienza non è la stessa per tutti. I tuoi genitori hanno fatto questa scelta, ciò non vuol dire che non incontrerai mai l'amore, quello vero! - B. Non è mai facile accettare dei genitori che divorziano, poco importa l'età dei figli. È normale che tu la stia vivendo male Hyun… /
Rosa: A. Sta a te decidere Rosa... Se non te la senti, non andiamo. / B. Devi uscire da queste mura, non lascerai mica l'università in quinto anno? - C. Ti farà solo tanto bene. Ha ragione. /
Rosa e Alex: A. Il waffle alla frutta e alla chantilly è per Rosa e quello al brownie per te, Alex. / B. Il waffle alle pepite di cioccolato è per te, Alex, e quello al brownie per Rosa. / C. Il waffle alla frutta per Rosa e quello alle pepite di cioccolato è per te, Alex. +
A. Quando inizierete i lavori nella casa in riva al mare? - B. Trovi che la luce sia troppo forte? / C. Continuiamo a camminare? +
Hyun: A. Penso solo che provi troppa empatia per le persone e le situazioni. - B. Solo un po', ma penso che tu debba fare dei passi indietro. Passerà. / C. No, affatto. +
A. Oh, mi scusi, sono Luce. / B. Oh, sono Luce, felice di conoscervi. Ho sentito parlare a lungo di voi. +
A. (Ho guardato Hyun che non diceva niente. Penso che ha bisogno di restare in famiglia…) (Serve per prendere le illustrazioni delle altre route) B. Eh bene, se siete certi che non sono di disturbo, resto con voi. (Illustrazione Hyun)
Finale con Castiel:
A. Mi hai deluso, sei andato troppo oltre. B. Stai giocando con i miei sentimenti Castiel. +
A. Eppure credo che sia stato detto tutto. B. Ti lascio un'ultima opportunità per parlarmi. + C. Ti ascolto. /
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Mi chiamo Maddalena Gerli e sono un’illustratrice freelance con base a Milano. Mi sono diplomata nel 2008 in “Illustrazione e Animazione multimediale” presso l’istituto Europeo Di Design (IED) a Milano; ho iniziato a pubblicare per l’editoria dell'infanzia tra Francia e Italia mentre stavo ancora terminando i miei studi nel 2008 e ad oggi ho all’attivo diverse pubblicazioni sparse per il mondo. Negli anni mi sono potuta approcciare a diverse realtà, clienti spesso molto differenti tra loro che mi hanno saputo dare spunti ed esperienze davvero varie, tra questi: Einaudi, ZOOlibri, Terre di mezzo, Edizioni San Paolo, Langue&parole, Pearson, Giunti Editore. Oltre all’editoria per l’infanzia affianco collaborazioni con aziende e privati; mi piace spaziare in diversi campi e mettermi alla prova sempre in nuovi progetti; questi sono alcuni dei clienti con cui ho avuto l'opportunità di lavorare: Martini, Ferrero, Acqua di Parma, La Repubblica, Max Mara, The Walt Disney Company. Ogni volta che mi si propone un nuovo progetto, è come se m’immergessi in un piccolo “universo” dal quale posso trarre nuove ispirazioni, spingendomi a realizzare qualcosa di nuovo, pur mantenendo sempre il mio immaginario. [video width="600" height="480" mp4="https://static.occhidibimbo.com/uploads/2017/02/video-sottosopra_ZOOlibri.mp4"][/video] Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione? Ho sempre amato disegnare, in un certo senso penso di esser nata illustratrice! Già da piccola avevo ben chiaro che “da grande” avrei fatto qualcosa che avrebbe avuto a che fare con il disegno, anche se fino a vent’anni mi sono sempre esercitata da autodidatta. Disegnavo sempre e ovunque, i miei quaderni di scuola erano stracolmi di ritratti dei miei professori mentre camera mia era un cumulo di colori e disegni di ogni tipo. Finito il liceo classico, ho deciso di frequentare il corso di “Illustrazione e animazione multimediale” presso lo IED di Milano che mi ha davvero aperto un mondo! Dal secondo anno, iniziando a partecipare a concorsi e presentando il mio portfolio a diversi editori, ho avuto i primi riconoscimenti (come l’AWARD dell’illustrazione italiana nel 2007) e le prime pubblicazioni in Italia e Francia. Da lì un lavoro me ne ha portato un altro e poi un altro ancora e così via. Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni? Dipende un po’ dal progetto che mi si presenta. Normalmente lavoro su carta di riso con acrilico, pastello e collage; altre volte utilizzo Photoshop, anche se più per esigenze di tempo che per piacere. Cosa pensi del tuo futuro da illustratrice? Col tempo ho imparato ad accettare e ad amare l’imprevedibilità di questo lavoro e il suo continuo mutamento. Di solito mi piace avere un piano in mente ben delineato e degli obiettivi specifici da raggiungere, ma in questo campo è davvero difficile poter programmare tutto e saper per certo come si evolverà il proprio percorso, solo il tempo può dirlo. Per il momento ho un progetto personale che sto portando avanti e che vorrei veder realizzato per la fine di quest'anno, dall'altro vedrò un po' dove mi porteranno i nuovi progetti che mi si presenteranno; Fino a ora "l'imprevedibilità" mi ha sempre regalato belle sorprese e spero che continui a farlo, facendomi percorrere sempre strade nuove e stimolanti. Nel tuo lavoro hai avuto modo di stringere collaborazioni particolari? Di recente ho collaborato con The Walt Disney Company. E' stato selezionato un mio progetto per l'evento "Topolino e L'Italia", una mostra itinerante dedicata a Mickey Mouse che ha fatto il giro dello stivale. Ho avuto l’opportuna di reinventare una statua di grandi dimensioni del topolino più famoso del mondo! Per tutta la durata dell’evento ho continuato a ricevere foto del mio topolino nei posti e con le persone più disparate, è stato davvero emozionante! Perché illustrazione per bambini? L'idea che anche
un solo bambino legga il mio libro da piccolo e poi lo ricordi ancora con affetto da grande, è lo stimolo più grande che possa avere per continuare a fare questo lavoro! Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri? Ho tanti illustratori che amo, tra questi alcuni: Quentin Blake, Tove Jansson, Ivan Bilibin, Lorenzo Mattotti, Carson Ellis ecc. Traggo ispirazione dalla realtà che mi circonda, non solo libri ma soprattutto persone, atmosfere, film, musica ecc. Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia? I libri hanno una forza incredibile. Hanno la capacità di portarci in posti lontani, metterci nelle scarpe di altre persone e di farci passare concetti e pensieri importanti con estrema leggerezza e facendoci divertire. La giusta ricetta per una illustrazione efficace. A mio avviso un'immagine deve saper raccontare e avere la capacità di portarti in un'altra dimensione, una sorta di finestra su un'altra realtà. In questi anni, chi ti ha supportato e creduto nel lavoro che fai? Da un lato ho avuto il supporto della mia famiglia, che ha sempre avuto fiducia in me e nelle mie capacità, dall'altro ho avuto una serie d'incontri “fortunati” con persone incredibili che mi hanno saputo aiutare con consigli e motivandomi in diversi momenti del mio percorso, tra cui: insegnanti, amici e colleghi. Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura? Oltre ad avere talento servono determinazione e tanta (tantissima!) perseveranza. Essere illustratori non è un hobby, è un lavoro, quindi bisognerà accettare una serie di compromessi come per qualsiasi altra professione. Inoltre penso che sia fondamentale essere curiosi, informarsi, partecipare a fiere, concorsi, non fermarsi mai! Segui Maddalena Gerli su Facebook, Behance, Tumblr e ZOOlibri
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La mostra di Duillio Cambellotti a Terracina dal 25 luglio
Mostra Cambellotti E una mostra dal titolo “Duilio Cambellotti al di là del mare” che il Comune di Terracina ospiterà dal 25 luglio al 20 novembre negli ambienti della duecentesca chiesa di San Domenico, una splendida architettura cistercense bombardata durante la seconda guerra mondiale e finalmente restituita alla vita della comunità cittadina da un filologico intervento di restauro. La mostra a cura di Francesco Tetro è organizzata dalla Fondazione Città di Terracina e Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti. Non è casuale la scelta di inaugurare il nuovo spazio culturale con una mostra dedicata a Duilio Cambellotti, artista di vertice nel panorama artistico italiano della prima metà del ‘900, legato al territorio dell’Agro Pontino e, in particolare, alla città di Terracina da un rapporto profondo e di nodale importanza nella sua ricerca, come opportunamente messo in luce dalla rassegna. Le novantatre opere e l’interessante repertorio di fotografie d’epoca messe a disposizione dall’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti costruiscono una mostra dall’andamento antologico che segue l’attività del poliedrico artista-artigiano dalla fine dell’Ottocento, l’epoca del suo esordio come disegnatore di manifesti teatrali e pubblicitari, alla fine degli anni ’40. Un lungo cammino nel corso del quale la sua torrentizia creatività viene assoggettata alla missione di produrre arte totale per tutti. Cambellotti si esprime nel campo delle arti applicate realizzando mobili, ceramiche e vetrate, è illustratore, incisore, grafico pubblicitario, scultore, scenografo, non pone limiti alle sue incursioni nel campo dell’arte. Sullo sfondo, il costante richiamo a una terra amatissima, la sua inesauribile fonte di ispirazione. Figura del tutto eccentrica nel contesto dell’arte italiana del ‘900, tenacemente impegnato in una ricerca dai modi arcaizzanti ma in realtà d’avanguardia, Duilio Cambellotti è un artista difficile da inquadrare. Francesco Tetro, il curatore della mostra, sceglie di iniziare il racconto della sua carriera dall’incontro che cambierà la sua vita, quello con i paesaggi, la gente, gli animali e la storia del paludoso, malsano, affascinante territorio immediatamente a Sud di Roma, lungo il rettilineo della via Appia. L’artista e il territorio: “Sto rivivendo! Ho rivisto oggi la palude e i neri animali. Ho rivisto il mare; Questo è bastato perché il torpore del mio cervello e delle mie membra scomparisse per incanto. Nuove visioni così appaiono ai miei occhi e potranno, lo spero sinceramente, rimettere in movimento la mia produzione”. È il 1910, nelle lettere inviate da Terracina alla futura moglie Maria Capobianco si legge quanto importante fosse diventata per Cambellotti la frequentazione dell’arcaico mondo contadino in cui, all’inizio del secolo, lo aveva introdotto l’amico Alessandro Marcucci, direttore delle Scuole dell’Agro Romano impegnato nel programma di alfabetizzazione delle arretrate popolazioni rurali locali. Un programma che, oltre a Marcucci, coinvolge anche altri illustri esponenti dell’ambiente socialista umanitario romano: Giovanni Cena e la compagna Sibilla Aleramo, Anna Fraentzel Celli con il marito, il malariologo Angelo Celli, anche Giacomo Balla condivide i loro ideali. Cambellotti, un convinto sostenitore della funzione educatrice dell’arte, si getta a capofitto nell’impresa, contribuendo a realizzare, nella zona compresa tra Cisterna di Latina e Terracina, una fitta rete di scuole ricavate in locali di fortuna concessi da privati, chiese rurali o capanne costruite ex novo da allievi e maestri. Per quelle scuole illustra i sillabari, realizza decorazioni e arredi, suoi persino i crocifissi da appendere alle pareti. Quando è nell’Agro, soggiorna a Terracina, la città che lo incanta per la bellezza delle sue marine con vista sul promontorio del Circeo e sulle Isole Pontine, per la fierezza della sua gente e la ricchezza di una storia millenaria che affonda le sue radici nel mito. Benché la sua arte finalizzata a raggiungere massivamente la parte migliore del pubblico, il popolo si esprima preferibilmente attraverso le arti applicate, la scenografia teatrale, la grafica pubblicitaria e l’illustrazione, la suggestione esercitata dall’ambiente di Terracina gli ispira una produzione particolare, quella delle visioni, il modo in cui chiama certe composizioni fantastiche “Nate per fissare sulla carta cose che non erano dinanzi ai miei occhi ma…sorgevano da dentro di me”. Attento osservatore della natura, Cambellotti riempie di annotazioni e schizzi dal vivo i taccuini che porta sempre con sé. Giunto a casa, quelle idee raccolte en plein air germogliano in narrazioni visionarie che attingono al suo profondo interesse per la mitologia greco-romana. L’allestimento della sala che introduce il visitatore alla mostra si sviluppa proprio attorno a una di quelle visioni, per la precisione la prima di una famosa serie di quattro grandi tempere acquarellate su carta a sviluppo orizzontale, le Allegorie del Circello, esposte nel 1922 alla mostra degli Amatori e Cultori. L’essenziale, elegante composizione eseguita a monocromo mostra il promontorio del Circeo trasformato in una nave dalla prua equina pronta a salpare, mentre, sullo sfondo, le Isole Pontine, assumono le fattezze di chimere dalla testa leonina. Il lavoro per il teatro classico Un artista che produce arte programmaticamente diretta al popolo per promuoverne l’educazione e migliorarne le condizioni di vita non può che apprezzare le opportunità di diffusione dei propri principi offerti dal mezzo teatrale. Esteso ed entusiasta fu infatti l’impegno di Cambellotti nel campo della scenografia e, più in generale, dell’allestimento di spettacoli all’aperto tratti dal repertorio della drammaturgia classica. Una sezione della mostra è interamente dedicata a documentare il contributo offerto dall’artista alla realizzazione di indimenticabili rappresentazioni presso il Teatro greco di Siracusa, il Teatro antico di Taormina e quello di Ostia antica. Nei modellini e nei bozzetti scenografici si evidenzia la sua moderna propensione alla riduzione degli elementi scenici. Cambellotti fa muovere gli attori entro ambienti dalle geometrie essenziali in cui un sapiente uso del colore svolge la funzione di evocare i principi etici sottesi al dramma. La scultura. Anche per motivi economici, Cambellotti produce soprattutto sculture di piccole dimensioni, grandiose, però, nella potenza dell’invenzione iconografica. Ai visitatori della mostra è riservata la sorpresa di una ricostruzione del prototipo dei famosi vasi cambellottiani con gli animali, il Vaso dei cavalli del 1903, semidistrutto nell’incendio della Sezione Arti Decorative dell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906. Dalle macerie fumanti Cambellotti trasse due cavallini di bronzo, quel che restava del manufatto. Nell’occasione della mostra, i cavalli superstiti sono stati montati su un vaso di gesso della stessa forma di quello originario, in modo da rivelare la deliziosa idea compositiva dei due animali che sporgono il muso oltre l’orlo del recipiente nell’atto di abbeverarsi. La Cibele del 1910, arcaica dea della fecondità calata nei panni di una stilizzata contadina dell’Agro, è una delle più felici invenzioni di un artista capace di traghettare il mito nella dimensione del quotidiano. Sono anche esposte due versioni di Buttero a cavallo, quella realizzata tra il 1918 e il 1919 e il Magister Equitum del 1924. Monumento equestre più volte e in varie dimensioni realizzato nel corso della sua carriera, il buttero è la risposta antiretorica alle celebrative sculture di eroi a cavallo che popolano le piazze dell’Italia post risorgimentale. Nel progredire degli anni, Cambellotti avvia su questa sua originale tipologia scultorea un processo di semplificazione formale in cui il profondo legame tra cavallo e cavaliere viene sottolineato modellando il gruppo come un’unica creatura, un centauro della Campagna Romana. Dal Simbolismo alle Arti Applicate. Nell’ambiente un tempo occupato dalla sagrestia della chiesa di San Domenico è stata infine ricavata una sorta di Wunderkammer che rende conto della molteplicità di interessi di Duilio Cambellotti. Il suo talento di designer di mobili di minimale eleganza in cui l’apparato decorativo è sacrificato a favore di una approfondita ricerca sulla struttura è testimoniato dal Tavolo dei timoni, modernissima creazione del 1912 in cui il sostegno che regge un semplice piano rotondo è costituito da tre timoni per barca. Tante le ceramiche e le terrecotte che traggono ispirazione da motivi naturalistici: il vaso con il serpente e quello con i porcellini lattonzoli, il vasellame dipinto con motivi di falchi, leopardi e cavalli, un repertorio zoologico completato dai corvi di palude che occupano lo spazio di una vetrata degli anni ’30. In memoria del suo impegno di costruttore di scuole per l’alfabetizzazione delle popolazioni contadine stanziate a sud della capitale, si espongono i suoi abbecedari illustrati e la grande raffigurazione di un olivo multicolore che decorava l’interno di un’aula affacciata su un cortile dominato da un olivo vero, in un gioco di corrispondenze tra arte e natura che è tipico del suo modo di progettare gli ambienti destinati alla vita dell’uomo. Di grande raffinatezza la serie dei bozzetti esecutivi di manifesti pubblicitari, un genere che sente congeniale alla sua vocazione di divulgatore dell’arte: “Preferivo sempre il cartellone al quadro perché diretto al popolo E da questo fu facile passare ad una forma più atta alla diffusione perché moltiplicabile: la silografia”. E infatti nella camera delle meraviglie cambellottiana compaiono alcune bellissime illustrazioni. Chiude la mostra una serie di xilografie del ’47 di eccezionale qualità esposte, accanto alle loro matrici in legno, in un ambiente in cui è ricostruito lo studio dell’artista. I Monumenti ai caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale Appendice ideale del percorso espositivo della mostra è la visita al Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale in piazza Garibaldi e al Monumento ai caduti della II Guerra Mondiale in piazza IV Novembre (Borgo Hermada). Commissionati a Cambellotti dal Comune di Terracina all’indomani dei due conflitti mondiali. La mostra sarà ospitata a Terracina presso l' Ex Chiesa di San Domenico Via San Domenico, 15, fino al 30 settembre tutti i giorni dalle 17 alle 24 e dal 1 al 20 novembre dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19 il sabato e la domenica anche dalle 10 alle 13 Info: +39 06 6789949 - +39 345 0825223 [email protected] Read the full article
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Trento: “Arte in bottega”: musica, teatro, danza e arte di strada nelle vie del centro
Trento: “Arte in bottega”: musica, teatro, danza e arte di strada nelle vie del centro. Selezionate le 26 formazioni di artisti che in occasione della terza edizione di “Arte in bottega” animeranno il centro storico il prossimo venerdì 8 settembre a partire dalle ore 17. Anche quest’anno l’iniziativa sarà un omaggio alla pluralità dei linguaggi espressivi e unirà sotto lo stesso cielo musica, danza, teatro, arte di strada, poesia e sperimentazione elettronica. Oltre 70 le performance che si alterneranno in vie e piazze, offrendo al pubblico occasioni di divertimento adatte a tutte le età e a tutti i gusti. Grande varietà degli stili nell’ambito della danza con coreografie di modern, hip hop, danza urbana e freestyle, ma anche nel teatro che offrirà spettacoli di prosa, reading musicati e musical. Il panorama musicale offrirà inoltre al pubblico la possibilità di assaporare ritmi e suoni diversi, passando dalla purezza della musica classica all’energia vibrante del rock, dalle note calde e sensuali del repertorio sudamericano all’eleganza del jazz, senza dimenticare le più belle canzoni della musica italiana o delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema. DANZA: Nta Dance School con Voci di principessa, ospitato da Amanito shop in via Cavour 26 alle ore 17, 19 e 21, omaggerà i più bei film di animazione Disney con il linguaggio della danza modern, hip hop e contemporanea su basi musicali cantate. L’associazione Gdm Val di Cembra proporrà in collaborazione con Infinity Dj uno spettacolo di danza urbana e freestyle con dj set. Urban Show si svolgerà al Bar Pasi di piazza Pasi alle ore 17, 19 e 21. La compagnia di danza D.Lab farà invece viaggiare il pubblico tra i ritmi dell’Oriente con Est, spettacolo di danza moderna contemporanea che si svolgerà alla Bottega del caffè Dersut in Piazzetta delle Erbe alle ore 18, 20 e 22. TEATRO: Gli amanti del teatro potranno soffermarsi al City Bar di via Roggia Grande 24 alle ore 17, 19 e 21 per vedere lo spettacolo de Il Funambolo A distanza, in cui il teatro incontrerà la letteratura e l’illustrazione dal vivo. Luna racconta...storie all'ombra della luna è invece la proposta di Elisa Salvini (attrice) e Martina Mosconi (fisarmonica), ospiti di Trentino Weddings in via Torre Verde 58 alle ore 17, 19 e 21. Musica e parole saranno le protagoniste anche dello spettacolo A second of feare, ideato dalla compagnia Rifiuti speciali che si esibirà all’enoteca Vinom di via Verdi 71 alle ore 17, 19 e 21. La storia di Trento entra in scena nello spettacolo La soffitta di Trento “a la carte” dell’omonima compagnia La Soffitta di Trento, che animerà in dialetto alcune foto storiche della città alla libreria Due punti di via San Martino 78 alle ore 17, 19 e 21. Gli amanti del musical e del tip tap potranno divertirsi con Tapsteps to Broadway, proposto da Triple Threat Musical, che si esibirà alla boutique Ana Duia di Largo Carducci 22 alle ore 17, 19 e 21. La Compagnia dei Bravi alle ore 18, 20 e 22, porterà in scena alla Casa del caffè di via San Pietro 38 Circus Bidonì, performance che unisce clownerie e teatro comico. MUSICA: DuoCellissimo (duo di violoncelli) con Happy Cello Hour presenterà al Bar Incentro di piazza Duomo alle ore 18, 20 e 22 opere originali appositamente scritte per esaltare i suoni gravi e morbidi del violoncello. Viaggio a più tappe nella tradizione popolare del Duo Andretti – Lenardon, che si esibirà al bar Il Monello di via Mazzini 11 alle ore 17, 19 e 21, calerà il pubblico nell’atmosfera di brani folkloristici creati dall’incontro di flauto e chitarra. Ritmi latini, musica brasiliana e bossanova, ma anche italiana d’autore saranno invece il filo conduttore del trio Eu, Vocè, Nos Duet, che aspetterà il pubblico al Gallo Blu Bar di piazza Santa Maria Maggiore 19 alle ore 18, 20 e 22. Anche Anemos Trio con il suo spettacolo Il soffio sonoro che incontra il mare e si fa canto porterà il pubblico a viaggiare tra Sud America e Italia, vicino all’osteria Il posto di Ste nella piazzetta del Sass alle ore 18, 20 e 22. La band Fare Jazz si esibirà invece in Sextet Quartet Dixie Band proponendo al pubblico le pietre miliari del Dixieland e del New Orleans Jazz al KT Store di via Galilei 22 alle ore 17, 19 e 21. Arrangiamenti per lo strumento in solo e composizioni originali di musica classica, jazz e pop saranno il repertorio del chitarrista Federico Bosio, ospite di 19dieci in Largo Carducci 37 alle ore 18, 20 e 22. Il ritmo del blues incontrerà soul, jazz e pop nell’esibizione Anima Blues del Villanova Duet, che suonerà al bar La bella vita in piazza Lodron alle 18, 20 e 22. Al ristorante Le scuderie del castello, in piazza Mostra 30 alle ore 17, 19 e 21, il pubblico potrà assistere al concerto Acoustic live session della band True Notes, che spazierà dal pop al rock, alla musica leggera internazionale. Il duo Double Trouble (voce e contrabbasso) con la performance 6 gradi di swing proporrà alle 17, 19 e 21 al negozio Sottosopra Calaresu di via del Simonino 7 una serie di pezzi in chiave swing inframmezzati dal racconto di aneddoti. Alla pasticceria Momi di piazza Cesare Battisti 4 alle ore 18, 20 e 22 If Sara Wakes Up si esibirà in una serie di cover dei più grandi successi pop, rock e dance dagli anni Novanta ad oggi. Escape Rum suonerà al pub L’angolo dei 33 di via Calepina 33 alle ore 18, 20 e 22, proponendo con Distillato di musica ad alto “volume” un tributo agli artisti della scena rock internazionale di cui racconteranno aneddoti e curiosità. Direttamente da Innsbruck arriverà al bar Baccus di piazza Fiera 11 il gruppo Echoes, che si esibirà alle ore 18, 20 e 22 in un concerto che unisce i suoni tipici dello shoegaze alle chitarre elettriche. A La quinta del sordo in via del Suffragio 86 arriverà Chiara Gilmozzi alle ore 17, 19 e 21 con la performance Il suono della rivolta, che unisce poesia a brani di musica pop, rock, folk cantati e suonati. Maria Devigili accoglierà il pubblico da Uva & Menta Cafè in piazza Garzetti 5 alle ore 18, 20 e 22 proponendo cover e brani originali editi e inediti in lingua italiana, francese, spagnola e inglese. Ospite della libreria Due punti anche la B-Ing Band formata da biologi e ingegneri dell’Università di Trento che si esibiranno alle ore 18, 20 e 22 in un variegato repertorio di brani intervallato da descrizioni culturali e scientifiche. Allo Store 67 di via degli Orbi 9 sarà possibile ascoltare alle ore 17, 19 e 21 Fm. 199 nel suo Concerto in “3D”, un’interpretazione di tre cantautori della musica italiana del calibro di Francesco De Gregori. Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla. Alle ore 18, 20 e 22 il Bar Duomo di via Verdi 40 ospiterà il gruppo Kyma che proporrà una performance in cui i suoni dell’ambiente verranno rielaborati in maniera estemporanea per offrire al pubblico un’esperienza musicale amplificata. Come affermato dall’assessora alla cultura Elisabetta Bozzarelli, “Torna arte in bottega nel centro cittadino per valorizzare tanti e diversi luoghi e sostenere attraverso la cultura le economie di piccole imprese e pubblici esercizi: botteghe, plateatici e luoghi urbani saranno teatro di nuovi racconti, concerti e performance. La cultura nei caffè, nelle vie e piazze con musica, danza, parole e dialoghi. Valorizzare insieme la cultura, con importanti opportunità per gli artisti trentini, e farne volano per l’economia, esprime una caratteristica di Trento Aperta, sempre più contemporanea e plurale!”. Maggiori dettagli sono reperibili sul sito del Comune di Trento, a questo link. Si ricorda che, in caso di maltempo, la manifestazione sarà posticipata a sabato 9 settembre. Per informazioni, è possibile contattare l’ufficio Cultura, turismo ed eventi chiamando il numero 0461.884287 o scrivendo a [email protected].... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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