#Jackie mclean
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Paul Chambers (with bass), Sonny Clark, Francis Wolff (background), Art Farmer (trumpet), and Jackie McLean (alto saxophone) during rehearsal for Clark's Cool Struttin' LP released 1958 (photos by Francis Wolff)
#sonny clark#art farmer#jackie mclean#paul chambers#1958#francis wolff#blue note#jazz#b&w#cool struttin
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Jackie McLean - It's Time, 1965.
Cover design by Reid Miles.
Photo by Francis Wolff.
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Storia di Musica #334 - Jackie Mclean, It's Time!, 1965
È stata la vista di un poster del disco di oggi che mi ha inspirato la scelta del punto esclamativo, come trait d’union dei dischi del mese di Luglio. Il suo autore è poco conosciuto ai più, ma è uno di quelle “divinità minori” della Storia del Jazz che hanno passato gli stili, suonato con i più grandi, indirizzato anche le scelte musicali, ma appena un gradino dietro le Divinità Maggiori. John Lenwood McLean, per tutti Jackie, nasce nel 1931 in una famiglia di musicisti, a New York. Sfortuna vuole che nel 1939 suo padre muoia, ma ha la piccola fortuna di poter continuare a studiare musica grazie al padrino e al nuovo compagno di sua madre, che possedeva un negozio di dischi. Ma più che altro, quando è adolescente, Jackie ha la fortuna di vivere vicino ad alcuni di quelle Divinità Maggiori: passa infatti spesso a casa di Thelonious Monk, Charlie Parker e soprattutto Bud Powell, che quando Jackie ha 13-14 anni intravede del talento. Inizia a suonare in un’orchestra il sassofono, insieme a Sonny Rollins, si innamora dello stile di Parker e quando a 20 anni è chiamato da Miles Davis per delle registrazioni. Davis raccontò che per le registrazioni di Dig (del 1951, il disco uscirà solo nel 1956) in studio si presentò Charlie Parker, rendendo nervosissimo McLean, terrorizzato di suonare davanti al suo idolo: “Continuava ad andare da lui a chiedergli cosa ci faceva lì, e Bird (il soprannome di Parker, ndr) a rispondergli che si stava solo facendo un giro. Gliel'avrà chiesto un milione di volte. Jackie voleva che Bird se ne andasse perché così sarebbe stato più rilassato. Ma Bird continuava a dirgli come suonava bene e a incoraggiarlo, e questo alla fine rese la prova di Jackie davvero fantastica”. Con Davis suonerà anche in molti altri dischi tra il 1952 e il 1952 e parteciperà allo storico Pithecanthropus Erectus di Charles Mingus: leggenda vuole che Mingus lo picchioò, McLean tentò di pugnalarlo e per ripicca se ne andò a suonare con i Jazz Messenger di Art Blakey.
La sua carriera sembra avvia al massimo successo, ma come moltissimi jazzisti di quegli anni, McLean divenne schiavo delle droghe: per questo motivo gli fu ritirato il permesso di tenere concerti in pubblico a New York e questo lo obbligò a un intenso lavoro in studio, che si rifletté nel gran numero di registrazioni a suo nome negli anni 1950 e anni 1960. Dopo aver registrato per la Prestige Records, egli firmò un contratto con la Blue Note Records per cui incise dal 1959 al 1967. Il suo stile hard bop diviene riconoscibile per il particolare modo di suonare il suo sax contralto, e tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 scrive i suoi dischi capolavoro: prove grandiose sono Quadrangle, da Jackie’s Bag del 1959, e il disco Let Freedom Ring, del 1962, meraviglioso lavoro dove aggiunge elementi distintivi della rivoluzione che Ornette Coleman aveva iniziato pochi anni prima, il free jazz, alla sua comunque ancora solida struttura hard bop.
Il disco di oggi è registrato nel 1964 con una band composta da il trombettista Charles Tolliver, il pianista Herbie Hancock, in uno dei suoi primi lavori di una carriera sconfinata, il bassista Cecil McBee e il batterista Roy Haynes. It’s Time! ha oltre 200 punti esclamativi in copertina quasi a sottolineare una vitalità creativa fiorente e incontenibile, in un periodo alquanto particolare della Storia del jazz: in questo disco è decisivo l’intervento di Tolliver che scrive con Mclean tutti i pezzi, continuando questo fruttuoso percorso al confine tra post-bop modale e free jazz. L'improvvisazione accordale gioca ancora un ruolo importante nella musica di questo bel disco. L'assolo di Hancock nell'apertura di Cancellation è un gioco di spigolature, scandite da un tempo semplicemente mozzafiato. Il funky di McLean Das' Dat ha sicuramente un debito con Horace Silver, ma l'elemento blues, che rimarrà per sempre uno degli amori del nostro, è puro Jackie McLean. Il modo di suonare di McLean non è particolarmente avventuroso, anche se a volte spinge il suo sassofono oltre i limiti. It’s Time! è micidiale - con Tolliver e McLean che si scontrano in un duello spettacolare- così come il ritorno del blues in Snuff. Tolliver, che ha fatto il suo debutto alla Blue Note con It's Time!, ha registrato tre album con McLean e diventerà noto per la sua voce di tromba fluida e lirica. Revillot di Tolliver (il suo nome al contrario) è un altro trampolino di lancio per grandi improvvisazioni. Il bassista Cecil McBee fa un breve assolo nella title track, il suo unico assolo in questa registrazione, anche se aiuta a guidare l'intera sessione.
Nel 1964 McLean passò sei mesi in prigione per questioni di droga, che segnerà sia la via privata sia la sua musica (che si sposterà con forza verso i primi esperimenti di acid jazz e alla sperimentazione più estrema. Tanto che nel 1967 la Blue Note, a seguito del cambiamento di gestione, pose fine al suo contratto, come fece in quegli anni con molti altri artisti d'avanguardia. Le prospettive di registrazione erano talmente poche e malpagate che egli preferì dedicarsi interamente ai concerti e all'insegnamento, che iniziò nel 1968 alla The Hartt School della prestigiosa University of Hartford del Connecticut. Negli anni successivi, egli avrebbe creato il Dipartimento di Musica Afroamericana (ora chiamato "Jackie McLean Institute of Jazz") e l'intero programma di studi jazz. Nel 1970, con la moglie Dollie, fondò a Hartford il gruppo Artists' Collective, Inc. dedicato alla conservazione delle tradizioni africane negli Stati Uniti, promuovendo e realizzando programmi di istruzione nella danza tradizionale, il teatro, la musica e le arti visuali. È stato sempre, come molti jazzisti, artista decisamente impegnato sul fronte sociale, culturale e politico, sin dai tempi delle contestazioni contro la guerra del Vietnam. Uno dei bellisismi documentari di Ken Burns sui grandi del Jazz è dedicato a lui. Morirà dopo una lunga malattia nel 2006, e nello stesso anno fu nominato nella Down Beat Jazz Hall of Fame. Un musicista da riscoprire.
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Jackie McLean & The Cosmic Brotherhood, "New York Calling" (1974)
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Jackie McLean Recorded Oct. 21, 1955
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Billy Higgins: The Rhythmic Pulse of Modern Jazz
Introduction: Billy Higgins, one of the most influential drummers in jazz history, has been celebrated for his extraordinary ability to bring a sense of joy, sensitivity, and creativity to every performance. Over the course of his prolific career, Higgins became a key figure in the development of several jazz movements, particularly hard bop, free jazz, and post-bop. Known for his subtle touch,…
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JACKIE McLEAN / ONE STEP BEYOND
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Jackie McLean, It's Time I Truth (Digital Remaster/2006), 1964
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今日のおはジャズ「Swing Swang Swingin'」Jackie McLean '59
ちょっと荒っぽくて、同じパーカー・リックを連発する…って印象のマクリーンですが、たまにめっちゃ聴きたくなります。日々クールジャズだのコンテンポラリー・レーベルだのを聴いてると、こういうブルーノートのヴァンゲルダー・サウンドに身を委ねたくなります。
で、昨日深夜に久々にフレディ・���ッドの「The Connection」を聴いたら、自分の印象を吹き飛ばす勢いでとても良くて、今朝もマクリーン祭り。このアルバムは有名曲ばかりで、タイトル通りスイングしまくりで楽しく聴けます。コルトレーン4のイメージが強いギャリソンがベースなのも興味深いです。至って堅実な演奏ですが。
アルトを吹くにしても、自分はこうはならないし、こうなろうとも思ってないのですが、テナーのデクスターと同じで、真逆に居る憧れの存在…という感じです。
ブルーノートを中心に多くのアルバムを残してるマクリーンですが、やはり値が高騰しつつあります。これはたまたま安く買えたのだと思います。あまり必死にならず、お買得商品を見つけたらまた買う…ってスタンスで行こうかと思います。
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Jackie McLean in a more straight forward, but no less engaging session with Blue Note friends.
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Jackie McLean, Right Now!, 1966.
Cover design : Reid Miles.
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Daily Listening, Day #1,046 - November 11th, 2022
Album: Right Now! (Blue Note, 1966)
Artist: Jackie McLean
Genre: Post-Bop
Track Listing:
"Eco"
"Poor Eric"
"Christel's Time"
"Right Now"
Favorite Song: "Poor Eric"
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Jackie McLean, 'bout soul (1967)
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