#Io non voglio uscire
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[Io non voglio uscire][Anna De Santis]
La storia di Manuel, nato due volte, racconta la lotta di Martina diventata Manuel. Con determinazione, ha superato la disforia di genere e ha cercato l'accettazione. Scritto da Anna De Santis, riflette la realtà e promuove il rispetto delle diversità.
Da Martina a Manuel: una storia di determinazione e accettazione Titolo: Io non voglio uscire. Storia di Manuel, nato due volteScritto da: Anna De SantisEdito da: Giuseppe de Nicola editoreAnno: 2024Pagine: 168ISBN: 9788885604384 La sinossi di Io non voglio uscire di Anna De Santis In queste pagine fluiscono e riecheggiano le emozioni e gli affanni di una storia vera. Raccontano il doloroso…
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#2024#Anna De Santis#fiction#gay#Giuseppe De Nicola editore#Io non voglio uscire#Italia#LGBT#LGBTQ#LGBTQIA+#libri gay#memoir#narrativa italiana#nato due volte#Storia di Manuel
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Si sono create tante cazzate nel mondo, eppure nessuno ha mai pensato a una cazzata per andare a camminare fuori senza bagnarsi mentre diluvia.
#l'ombrello non è la soluzione#perché i piedi si bagnano sempre#e nemmeno il tapis roulant#perché io voglio uscire e vedere cose#su quel cazzo di coso il tempo non passa mai#random
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scusami io ancora non mi sono ripresa… quindi do fastidio a te….. ma sono due giorni che ho la guerra di piero di de andre in teste, nello specifico questo pezzo
sono così vicina da fare una webweave per una serie rai, non ci avrei mai creduto
JOIN THE DARK SIDE, ABBIAMO LE MILF
#no vabbè non ci avevo mai pensato a La Guerra di Piero#penso spesso a 9 maggio di Liberato#vabbè quella di Liberato è una lore a parte penso che se dovesse far uscire un nuovo album lo direbbe proprio che alcuni pezzi sono su mf#(vedi je te voglio bene assaje)#MA COMUNQUE#se dovessi farci qualsiasi cosa io sarei dalla tua parte. appena finisco la sessione giuro che giffo di tutto#mare fuotag
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A Vienna piove ininterrottamente da giorni. È allarme in tutta l'Austria. C'è così tanta acqua dappertutto che non dovrei uscire di casa ma io esco lo stesso perché devo vedere con i miei occhi e documentare e ricordare. Il canale non troppo distante da dove abito è stato costruito a ridosso della metropolitana che ora è chiusa per rischio di esondazione. Sono passato a controllare e butta davvero male. Per anni ho guardato questo canale pensando "Ma a che diavolo serve una roba così se passa sempre un rivoletto deprimente di acqua". Adesso, a ondate, sta straripando. Mentre camminavo sotto la pioggia ero senza ombrello. Io già di mio ho problemi con gli ombrelli, non mi piacciono, sono solo una responsabilità, devi ricordarti sempre di averceli dietro e portarli con te e stare attento a non perderli. Penso la stessa cosa dei figli. Entrambe sono una responsabilità che non voglio sobbarcarmi. Camminare sotto la pioggia e senza ombrello vuol dire che devi fare una scelta: camminare in mezzo alla strada, dove diciamo ti becchi tutte le gocce possibili ma sono quelle piccole e standard della pioggia, oppure camminare rasente ai muri dei palazzi, che vuol dire evitare una buona percentuale di gocce standard ma incappare nei goccioni che cadono ogni tot metri quando le diverse grondaie dei tetti convergono. Sono quelle goccione pesanti, che si schiantano sul cappuccio del giubbotto facendo una bella esplosione rumorosa. Mentre cammino provo a contarle. Meglio un centinaio di gocce di dimensioni minori o una ventina di gocce di dimensioni maggiori? Provo a fare lo stesso calcolo con i baci, meglio dieci baci che non sanno di niente o uno che sa di tutto? Ecco questa è facile però. Meglio non confondere le cose, ché a essere dei finti romantici da tempo uggioso (o da catastrofe naturale) si finisce ad annegare in un mare che m'è dolce oh cazzo, l'ho fatto di nuovo.
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Vannacci commenta la rielezione della Bordeliner
Ho capito di aver qualcosa che non va ascoltando Vannacci. Mi sembra l'unico che dica cose sensate e abbia le palle per dirle, in mezzo ad un accatastamento di individui di merda. Eppure so che è lui il nemico, lo han scritto su tutti i giornali, lo dicono i satirici, lo scrivono esimi giornalisti, quindi è vero.
Io ci provo a convincermi che sia lui e gente come lui, il problema, ma non ci riesco. Forse ci sono dei posti, tipo la AAA alcolisti anonimi, che possano aiutarmi ad uscire dal mio delirio personale, dalla mia pericolosa allucinazione? Se conoscete qualcuno che anche con psicofarmaci ed elettroshock possa aiutarmi a capire che è Vannacci la merdaccia, contattatemi in privato, grazie. Voglio diventare normale pure io.
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LUCI ROSSE
Quando ero un acerbo adolescente, mi facevo trascinare dagli amici più grandicelli al cinema. Devo dire che nel mio quartiere esistevano ben tre sale cinematografiche, di queste, ne è rimasta una sola in attività, spesso chiusa, gestita alla meglio da qualche associazione locale. Delle altre due, una è diventata una banca e l'altra un piccolo supermercato.
Di queste tre sale, la più intrigante proiettava film a luci rosse. Alla cassa c'era quasi sempre una donna ma la vergogna ad entrare non ci sfiorava. Certamente ci guardavamo intorno per vedere se qualche conoscente ci pizzicava all'uscio e poi di corsa dentro. All'uscita la stessa accortezza, via libera e si fischiettava!
Qualcuno si camuffava con occhiali scuri, il bavero alzato e il tono della voce era roba da doppiatore di Al Pacino: "cinque biglietti, grazie!"
In verità, non eravamo per niente maggiorenni, forse solo uno tra noi, io potevo avere tredici, forse quattordici anni, ma la cassiera non chiedeva i documenti e ci lasciava entrare.
Funzionava che potevi restare seduto anche per tre spettacoli consecutivi, non esisteva il cambio di pubblico, si entrava quando volevi e così per uscire; inutile dire che quasi tutti uscivano dopo aver fatto almeno un bis.
Erano tempi diversi, non esisteva internet e in televisione il nudo era merce rara. Ricordo un programma televisivo su Rai Due: “Odeon. Tutto quanto fa spettacolo”, un rotocalco abbastanza disinvolto. Mia madre conosceva la mia passione per Tex Willer e Diabolik e non comprendeva bene il mio interesse per quel tipo di programma: "bravo, guardi anche programmi intellettuali!?" Le era sfuggito quel servizio che mostrava le ballerine del Crazy Horse a seno nudo!
Non mi voglio dilungare, ma la situazione politica sembra proprio un film a luci rosse. Pensavo alle parole di Giorgetti, che parla di sacrifici che si dovranno fare, di soldi che non ci sono, della grande fregatura che toccherà ancora una volta a quella parte di lavoratori italiani onesti, così capisco che negli anni non e' mai cambiato niente per questa parte d'italiani.. sempre messi in quelle pose che passavano sullo schermo di quel cinema.. @ilpianistasultetto
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Vi prego, qualcuno mi sa dire come prendere una macchina del tempo e tornare a quel giorno?
🎵 Uh piccolino… 🎵
#mahmood#blanco#blahmood#raga#RAGA#come faccio io?#questi due mi faranno uscire matta#lo so#e non mi interessa minimamente#voglio piangere#sanremo 2022#non ce la posso fare#quanto mi mancano
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Ti penso in modo osceno
Non posso fare a meno di toccarmi, quando penso a te. Quando ci vediamo? Presto, per favore: liberati di tua moglie con una scusa, stasera. Sei la mia adorata ossessione. Voglio la tua pelle e il tuo odore addosso. Desidero appassionatamente prenderti in bocca. Mi urge pomparti e infine sentirti pulsare felice, mentre godi e vieni. Perché è solo quando mi sborri in gola che io sono felice e piena di pura gioia. E sai che inghiottirò avida tutto il tuo seme, che tu sia benedetto. Perciò, per favore astieniti dai rapporti con lei e preparane tanto. Destinato a me. Solo a me.
Vieni qui e metti la mano sulla mia fregna: sentirai come s'apre in automatico, per te. Poi pian piano, senza farmi toppo male, infilacela bene tutta dentro. Lo voglio tanto. Inizialmente frugami, fa’ che io inizi a lubrificarmi e a muovere il bacino per riceverla meglio tutta. Ti accoglierò lieta. Ribadisci con i fatti ciò che già sappiamo: la passera che porto tra le gambe non è mia, è tutta per te. Soltanto per te. Io te la tengo semplicemente in caldo, sempre accuratamente rasata, ben pulita e profumata. Poi preparamela, leccamela a lungo, allargamela, fammi bagnare e infine soddisfami. Infilami il tuo cazzo tutto fino alla base, spingendo forte.
Quindi resta così, immobile dentro di me. Mentre ci baciamo lingua in bocca ininterrottamente per almeno cinque, dolcissimi minuti. Quindi, muoviti e divertiti come ti pare. È solo roba tua: usala a piacere e abusa liberamente di me. Stringimi forte sotto di te e immobilizzami col tuo corpo di maschio prepotente. Fammi capire che sei tu quello che comanda. Imprigiona le mie mammelle con le tue mani e strizzale. Fortissimo: dovrò gridare di dolore. Tienimi allargate le natiche e sputaci dentro, tira fuori il tuo membro dalla fica e sii padrone deciso: senza esitare, mettimelo in culo di colpo.
Sentirò un dolore sordo, lancinante: tu dammi dieci secondi per sopportarlo. Perché soltanto così intanto sentirò benissimo come il mio vero Signore mi sfonda l'ano, per star comodo nel mio culo quanto vuole. In seguito, inizia pure la danza adorata, stantuffando dapprima lentamente. Poi, mentre provo la più gustosa sensazione di dolore misto a piacere che esista, procedi come un treno a sfondarmelo senza pietà. Fammi uscire di testa dal piacere, fammi sentire che sono una vera puttana. E godi dentro di me. Sborrami dentro senza timore. Inondami. Dammene tanto. Ti penso sempre; innocentemente tua.
RDA
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“In un commento su Instagram mi chiedevano di non vestirmi con abiti tropo attillati. Avevo infatti condiviso un video selfie in cui rispondevo a un tipo che mi aveva scritto "Dio Loredana non cominciare anche tu a uscire con le mutande, adesso. Questo commento da parte di un utente anonimo, che si firma con un punto interrogativo mi ha davvero infastidito, perché sono conosciuta anche per il mio atteggiamento da sempre trasgressivo, fiero della propria libertà. In una storia ho dunque risposto a muso duro alla richiesta, ribadendo di voler fare quello che voglio, senza che nessuno possa decidere per me. Quindi, caro punto interrogativo, visto che manco ti firmi, io in minigonna ci sono nata. Ricordi gli anni 60? Forse non c'eri, io sì. Comunque mi vesto come caz*o mi pare. A qualunque età, ragazze, donne vestitevi come volete, come vi sentite meglio con voi stesse e con gli altri. Io sono per la libertà totale, quindi sono libera di vestirmi e di fare quello che cavolo voglio.
Suggerisco a chi mi sta leggendo di prendersi la libertà di fare quello che si vuole, anche di poter uscire con la minigonna nonostante l'età. Ricordatevelo bene anche voi, fate come me: a sessanta anni, ma anche a settanta avete delle belle gambe? Mettete la minigonna più corta che avete, come me, ciao smack. E aggiungo, anche se non avete delle belle gambe mettete pure la minigonna, chi se ne frega. E a te, incognito, questo:🖕🏻. Ciao".
Loredana Bertè
(pienamente d'accordo con te, carissima Loredana)
(sei stata per me una grandissima amica e lo sei ancora , anche se mi facevi disperare con le creazioni di moda)
Un'abbraccio forte♥️
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Bologna mi fa sentire sempre come se qui le leggi della società fossero diverse da quelle che regolano la vita altrove. Per esempio: oggi ero a fare la spesa e un tipo che sembrava non so, un padre di famiglia, molto di cuore comunque, si è avvicinato alla cassa dopo aver attraversato tutto il supermercato e ha chiesto se ci fosse il topinambur. No, non c'era e allora cerca di uscire e il signore della sicurezza a cui voglio tanto bene ha scoperto che stava cercando di rubare del tonno in scatola. Mi sono tanto dispiaciuta e in realtà mi sento una merda e una borghese privilegiata del cazzo, mi odio tanto perché non posso fare niente di globale affinché queste cose non accadano a nessuno.
Però poi il tipo girava comunque per strada con una ragazza, in modo molto normale, erano tranquilli, con gli occhi dolci
Io mi sono sentita tanto scossa e sono tornata a casa e ancora un po' mi devo riprendere
Sto facendo le girelle alla cannella con la polpa di mele, ho acceso una candela, dal telefono suona la musica di Lana del Rey e piove ancora, mi sembra di non vedere il sole da settimane e forse è così. Mi sento sempre un peso sulla gola e sul cuore e spero sono che il tempo passi e le cose accadano e di superarle.
Io e G per poco non ci facevamo lo stesso regalo per i quattro anni e che bello starsi vicini anche se so che gli faccio male, mi dispiace così tanto che non si può dire. Lunedì mi rivedo con la mia psicologa, la mia per antonomasia perché con lei ho avuto i miei primi incontri in assoluto e anche perché sento, sentivo, che mi capiva davvero e che mi aiutava senza lasciarmi quel sospiro di insoddisfazione che mi lasciavano le altre.
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GMaps mi ha ricordato, 2 settimane fa, di un viaggio accaduto 9 anni fa, che ha dato origine a tutto il casino che vivo oggi.
Questo screenshot era finito nelle bozze, volevo farci un post, ma Lilly è diventata il mio anti-Tumblr, quindi è complicato essere social di questi tempi :) non che io mi lamenti, anzi, ma ieri la mia stupenda chiacchierata con @neltempodiuncaffe ha riportato a galla la voglia di scriverlo, perché niente ti motiva di più di una persona che ti è vicina in un modo tale da capirti oltre i pensieri.
Insomma, 9 anni fa, ad Agosto, ero in Sardegna per le vacanze, e mi arriva una telefonata, dei tizi a Stoccarda volevano organizzarmi un colloquio per capire se ci potesse uscire una fatica. Prima di quel momento, nonostante qualche offerta di lavoro dall'estero che vedevo di tanto in tanto nella mia casella di posta, rispondevo sempre ma-chi-m'u-fa'-fa' e le cancellavo. Non so chi mi cecò quel giorno e risposi "ma tentiamola, dai", insomma 5 colloqui telefonici e non si decidevano ad assumermi (voglio dire, se non ti sto bene mi mandi affanculo ma massimo al secondo, no?), al che mi rompo le palle e decido di andarci io da loro, fatto il colloquio in presenza, spariti subito dopo.
Avrei dovuto capirlo già all'epoca che i tedeschi erano delle cacche, ma io no, la tigna la tiro fuori solo quando c'è una cagata da fare, e infatti, passata la mia delusione, dopo due anni ci riprovo ed eccomi qua, a tenere lontana questa gente dalla mia vita e a provare a non dimenticare chi sono e da dove vengo, come fanno la maggior parte degli italiani che si trasferiscono qui (e che schifo pure loro, al pari dei tedeschi).
Non che un post simile io non l'abbia mai scritto, se vado indietro con gli anni, un pezzo qui e un pezzo là, potremmo mettere insieme le stesse parole, ma adesso qualcosa è cambiato, è come se quell'abbraccio che ricevo la mattina, quando la sento saltare sul mio letto dandomi la quotidiana ginocchiata nel basso ventre, avesse dato un senso alla mia presenza qui, la possibilità di rendere questo posto migliore, non per tutti, solo per lei. Mi piace pensare che aveva bisogno di me e tutto quello che è accaduto, le valigie, le lacrime, il dover ricominciare da capo, il dover guardare il cielo ogni giorno e ricordarmi di chi voglio bene più della mia vita, tutta questa zuppa è servita a ridare il sorriso ed il futuro a due occhioni ai quali non si riesce a dire di no.
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Vivo costantemente in una dimensione di aspettative altissime e fatico a tirarmene fuori.
Quando ero la figlia maggiore dovevo dare il buon esempio, assumermi compiti e responsabilità genitoriali che non mi sarebbero dovute competere, fare da mamma, sorella e figlia contemporaneamente. Con la preoccupazione che un mio sbaglio potesse fare crollare il castello in mille pezzi.
Ho lavorato, mi sono pagata l'università, almeno quel poco che mi è servito ad entrarci. E per farlo ho sopportato un capo viscido e molesto, con la mano lunga e e le nausee ogni mattina prima di uscire di casa, sapendo che non avrei avuto altra scelta: era l'unica azienda che aveva risposto a tutti i miei curriculum - ed erano amici della parrucchiera della mamma, non avrei mai potuto farle fare una brutta figura.
Poi sono arrivate le borse di studio. Ho lasciato il lavoro perché per ottenerla e mantenerla è fondamentale dimostrare di poter superare un certo numero di esami all'anno e con valutazioni alte per non perdere posizioni nelle graduatorie. Un solo sbaglio, un esame andato male, una giornata nera a laboratorio mi avrebbero lasciata in mezzo a una strada, senza soldi e senza posto letto, anche a metà anno.
Ho fatto l'Erasmus e sono riuscita a trovare un contatto in una scuola nella città che volevo io, per la prima volta. Così sono diventata il punto di riferimento e l'esempio a cui la mia tutor coordinatrice ha indirizzato chiunque volesse sperimentare la stessa esperienza. Ancora una volta la mia possibilità d'errore è stata messa sotto i riflettori, pronta ad essere amplificata a dismisura.
Ora lavoro a scuola e ho la fortuna di essere rimasta nello stesso istituto e nello stesso interclasse dell'anno precedente. La collega che ho affiancato lo scorso anno ha pregato in tutti i modi per ri-avermi con lei: a causa dei suoi improvvisi problemi in famiglia mi sono trovata da sola ad accompagnare una quinta pronta e preparata alla secondaria.
Quest'anno la situazione non è molto diversa. È finito il ciclo, siamo in classe prima - probabilmente la più impegnativa di tutte - con una docente in meno. Ho un posto sul sostegno, quello che speravo, ma mi trovo a occuparmi di tutto. Ho spiegato alla ragazzina a cui hanno assegnato la supplenza sulla classe per qualche settimana tutto quello che doveva fare e in che modo, non la posso lasciare da sola perché è la sua primissima supplenza e non si sa muovere a scuola. Ho preparato le attività della classe e raccolto, schedato e archiviato tutti i materiali perché la collega in cattedra ha ancora una situazione instabile in famiglia e non può dedicare tutto il tempo che vorrebbe alla scuola. Mi hanno assegnato un bambino complesso di cui voglio occuparmi nel miglior modo possibile nonostante la sua rete di professionisti non sia allineata nelle modalità di intervento e mi sia da subito sembrato di trovarmi tra due fuochi, con la mamma in balia di consigli contraddittori. Mi hanno affidato anche la commissione continuità "per il gran lavoro fatto l'anno scorso nelle quinte" che sarebbe bello replicare questo e i prossimi anni.
Ho chiamato i miei fratelli perché non li sentivo da un po', sono stata troppo stanca e mi sono sentita in dovere di giustificarmi per la mia vita raffazzonata. Sono molto stanca, e credo di sentirmi così a terra anche perché ancora non ho il privilegio di poter sbagliare senza che il mondo crolli.
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Perché adesso essere un vero uomo è diventato una cosa cringe?! Tutte le donne nonostante la nostra indipendenza e poter fare tutto da soli vogliamo un uomo che ti dice " non ti preoccupare, faccio io" e lo fa! Posso fare tutto da sola..montare i mobili, appendere un quadro, guadagnare i soldi, guidare la macchina. Ma voglio essere fragile. Voglio fare la fifona e dire che è entrata una farfalla nalla camera e volglio che la fai uscire anche se tranquillamente potrei farlo anche io. Ma se ti dice " ti ho preso i fiori perché lo so che ti piacciono "..."lo so che non stai bene ma insieme risolviamo tutto" ti sciogli. È così facile. Raccogliere i piccoli dettagli che piace alla ragazza che ti piace e fare di tutto per farla sentire bene e al sicuro. Vi ripagherà..spontaneamente e di sua volontà. Perché sta bene..si sente protetta e amata..considerata. Ma come vedo tutti sono diventati superficiali..pretendono ma non danno..ti mettono i limiti. Puoi stare con me sono a certi condizioni..ma va....
La donna è nata per rompere, stare preoccupata, fare le storie e ecc..significa che gli importa di te (sta testa di cazzo)...che vuole combattere e risolvere. Se rimane in silenzio significa che hai passato il punto di non ritorno.
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Non ti cerco perché so che sarebbe peggio, non ti cerco per non soffrire per non sentire la tua voce dire che stai bene anche se non ci sono io a farti stare bene. Non ti cerco perché è pericoloso incontrare i tuoi occhi una volta ancora e rischiare di caderci dentro una volta ancora. So che pensi che sia indifferenza ma io non ti cerco perché ci tengo troppo perché se lo facessi ricomincerebbero i casini, ricomincerei a non stare bene, a non avere mai il sorriso sulla faccia, a sentirmi sbagliata senza di te e a sentirmi sbagliata insieme a te ricomincerei a non dormire la notte, a chiedermi perché non mi cerchi, perché ti trovo ovunque, perché senza di te è tutto spento, perché non sono capace di metterci un punto perché la mia testa e il mio cuore arrivano sempre ad uno scontro e sono io il morto.
Non ti cerco perché non averti accanto mi fa male ma forse averti accanto un po' di più, sapere che per quanto tu mi possa amare io ti amerò sempre un po' di più. Non ti cerco perché ho paura di soffrire, non sono abbastanza coraggiosa da affrontare tutto ciò che mi fai sentire non ti cerco perché ti voglio cercare troppo perché è tutto troppo, mi riempi, mi svuoti, te ne vai e mi lasci qui ad aspettarti e io non ce la faccio più. Non è indifferenza, anche se non ti saluto, anche se di me non sai più niente, anche se mi vedi uscire con la gente, anche se sembra che non me ne freghi niente non ti cerco nerché amarti in silenzio è più semplice che provarci davvero non ti cerco perché fa troppo male.
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Quello che faccio con te
Non avrei mai pensato di poter scendere così in basso. O in alto, dipende dai punti di vista, da come ti hanno cresciuta e dalle preferenze personali. Ci sono momenti in cui mi vergogno molto di me stessa: per la mia educazione e i miei valori. Infatti, tutto ciò che faccio con te è immorale, contrario alla mia etica, ai miei princìpi e soprattutto mi fa sentire fortemente colpevole. Perché lo sono; non ho scusanti.
Ho un marito d'oro, che mi ama e che non fa mancare nulla alla famiglia. Lavora sodo e abbiamo due figli piccoli. Stiamo costruendo una vita insieme, innamorati e complici. Ma poi, nascosta dietro al mio senso del peccato, ingombrante nella mia coscienza e pesante come un macigno, c'è questa relazione illecita, torbida e oscena che ho iniziato con te. Sei uscito fuori dal cilindro per caso e hai tirato fuori una versione di me che io stessa non conoscevo.
È iniziato tutto con dei semplici messaggi gentili; ci hai saputo fare. Hai iniziato a confessarti, lentamente. Solo per farmi aprire a mia volta. Gradatamente, dalle cose personali e passando per le semplici battutine umoristiche, sei passato ai complimenti via via più arditi e frequenti; che erano per me una vera delizia, confesso. Per poi trovarmi oggi col tuo cazzo ficcato profondamente nella bocca o nel culo alternativamente. Pompa adorata che mi sborra in gola libero e padrone.
O mi sfascia lo sfintere anale. Rompimi il culo, fa' si che mi escano le emorroidi e che soffra come la cagna che sono. E ne voglio ancora, sempre di più. Non farmelo mancare mai, bastardo uomo! Tutto mentre mio marito, uomo buono e ignaro, bada ai nostri bambini. Sono una vera porca, ingrata e bastarda. Si: scopami forte e non farmici pensare. Inculami brutalmente. Si, così! Ancora di più: spaccami l'ano, che me lo merito. E poi chiedimi di succhiarti l'uccello fino all'ultima goccia. Perché merito di essere trattata come una puttana. Anzi: peggio! Prima o poi ti chiederò di ingravidarmi, per legarti di più a me.
Ecco fino a che punto hai preso il controllo della mia persona! Comandi sul mio corpo e hai in pugno la mia psiche. In fatto di sesso, mi hai portata pian piano a fare cose che sino a qualche tempo fa avrei ritenuto semplicemente riprovevoli, disgustose. Ma che quando non siamo insieme non vedo l'ora di rifare con te. Solo con te. Le replico di continuo nella mia testa. Voglio solo te. Il tuo cazzo, la tua sborra col suo sapore, quell'odore e quella consistenza. Adoro quando me la spari in faccia o sul petto.
Amo ancor di più quando mi cola dal buco del culo, mentre frettolosamente torno a casa piena di complessi di colpa ma con un sorriso largo sul viso. Chiunque capirebbe che ho appena scopato. Perché sei diventato uno scomodo e amato chiodo fisso, nella mia mente di peccatrice incallita e senza alcuna speranza di redenzione. Dio mio: tradisco mio marito! Non l'avrei mai creduto neppure immaginabile, sino a un paio di mesi fa. C'è poco da fare: sono una vera troia. Come una di quelle di cui si parla tra noi donne quando parte il taglia e cuci; una di quelle che si salutano cordialmente in pubblico, salvo poi sparlarne alle spalle tra noi. Invidiandole un po’. Invidiandole molto.
Il giovedì pomeriggio mi faccio bella per uscire. Ufficialmente per fare un giro di compere, poi un gelato e un caffè con Laura, la mia amica intima. E mio marito è orgoglioso di me. Gli brillano gli occhi, quando mi vede tutta apparecchiata a dovere. Mi bacia sulla guancia e mi raccomanda: “divertiti, con la tua amica; non fate troppo tardi. Ti aspetto per cenare tutti insieme.” Lui è profondamente felice, orgoglioso di me e contento intimamente di lasciarmi qualche ora libera di innocente svago. Sapesse! E io allora mi sento un verme, perché sto per venire da te, a godere di noi. Ma com'è potuto succedere…
Sei l'esatto opposto di ciò che apprezzo, in un uomo; non abbiamo neppure le stesse idee politiche. Eppure non riesco a togliermi dalla testa il tuo maledetto sorriso e l'odore del tuo corpo. Vuoi ridere? Mi eccita da morire carezzare il tuo petto possente pieno di peli, per poi scendere a impugnare il tuo scettro. È una cosa che sogno anche di notte, stando a fianco all'uomo che mi adora. E quando scopo con lui, ho comunque in mente solo te. Sono una puttana: non c'è altro da dire. Amo il tuo cazzo.
Soprattutto quando lo indurisci guardandomi spoglia e pronta. Lo voglio: in bocca, in culo, in fregna. Come vuoi tu. Troia da bordello fatta e finita. Affamata di cazzo. Ma una puttana almeno lo fa perché deve guadagnarsi il pane da mettere a tavola. Io invece vengo con te perché sono ormai innamorata come una tossica, dipendente oramai da te e da questa storia nascosta, disonesta, sporca. Perché sono una persona debole e lurida dentro. Fammi male, ti prego. Coprimi di sborra la faccia. Puniscimi come merito. Perché non finisca mai questa assoluta vergogna della mia anima.
RDA
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SE TU MI DIMENTICHI
Voglio che tu sappia
una cosa.
Tu sai com’è questo:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l’impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se tutto ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m’attendono.
Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d’amarti poco a poco.
Se d’improvviso
mi dimentichi
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell’ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.
Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amore mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne né si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscir dalle mie.
Pablo Neruda
Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973
da “I versi del Capitano
.....e.quando ti diranno che ti ho dimenticato anche se saro' io a dirlo....quando te lo diro'..... ti prego nn credermi....
Pablo Neruda & Matilde Urrutia
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