#Il mare e le campane
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Se ogni giorno cade dentro ogni notte, c'è un pozzo dove la chiarità è rinchiusa. Bisogna sedersi sulla riva del pozzo dell'ombra a pescare luce caduta, con pazienza.
L'invito che egli rivolge è quello di collocarci sull'orlo di quel pozzo e, come fa il pescatore lungo la riva del mare, sostare a lungo e con pazienza a raccogliere almeno un filo della luce sprofondata. Potremmo assumere questa parabola come un'immagine della ricerca umana. Siamo di fronte a tanti misteri, personali e universali. A prima vista paiono buchi neri, grovigli tenebrosi, assenze di significati. In realtà essi hanno inghiottito e contengono luce nascosta, come accade all'acqua in un pozzo profondo o alla notte che ha assorbito il giorno e lo sfolgorare del sole. Bisogna sapervi "pescare", ossia scandagliare il mistero con grande costanza, stando quieti e in silenzio, riflettendo e meditando, e alla fine dalla lenza della nostra anima estrarremo un filo di luce che illuminerà la mente e la vita.
#Pablo Neruda (1904-1973#pablo neruda#Pablo Neruda#poesia#poesie#Il mare e le campane#il mare e le campane#il mare e le campane raccolta#raccolta di poesie
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Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito.
(Federico García Lorca)
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Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell'infinito.
Nessuno mangia arance
sotto la luna piena.
Bisogna mangiare
frutta verde e gelata.
Quando spunta la luna
dai cento volti uguali,
la moneta d'argento
singhiozza nel taschino.
Federico García Lorca, da Canzoni, 1927
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Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.
Quando spunta la luna,
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito.
Nessuno mangia arance
sotto la luna piena.
Bisogna mangiare
frutta verde e gelata.
Quando spunta la luna
dai cento volti uguali,
la moneta d’argento
singhiozza nel taschino.
(Federico Garcia Lorca)
Buona notte ✨️✨️✨️
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Nella notte di Capodanno, quando tutti a nanna vanno, è in arrivo sul primo binario un direttissimo straordinario, composto di dodici vagoni tutti carichi di doni…
Gennaio Sul primo vagone, sola soletta, c’è una simpatica vecchietta. Deve amar molto la pulizia perché una scopa le fa compagnia… Dalla sua gerla spunta il piedino di una bambola o d’un burattino. – Ho tanti nipoti, – borbotta, – ma tanti! E se volete sapere quanti, contate tutte le calze di lana che aspettano il dono della Befana.
Febbraio Secondo vagone, che confusione! Carnevale fa il pazzerellone: c’è Arlecchino, c’è Colombina, c’è Pierrot con la sua damina, e accanto alle maschere d’una volta galoppano indiani a briglia sciolta, sceriffi sparano caramelle, astronauti lanciano stelle filanti, e sognano a fumetti come gli eroi dei loro giornaletti.
Marzo Sul terzo vagone viaggia la Primavera col vento marzolino. Gocce ridono e piangono sui vetri del finestrino. Una rondine svola, profuma una viola… Tutta roba per la campagna. In città, fra il cemento, profumano soltanto i tubi di scappamento.
Aprile Il quarto vagone è riservato a un pasticcere rinomato che prepara, per la Pasqua, le uova di cioccolato. Al posto del pulcino c’è la sorpresa. Campane di zucchero suoneranno a distesa.
Maggio Un carico giocondo riempie il quinto vagone: tutti i fiori del mondo, tutti i canti di Maggio… Buon viaggio! Buon viaggio!
Giugno Giugno, la falce in pugno! Ma sul sesto vagone 10 non vedo soltanto le messi ricche e buone… Vedo anche le pagelle: un po’ brutte, un po’ belle, un po’ gulp, un po’ squash! Ah, che brutta invenzione, amici miei, quei cinque numeri prima del sei.
Luglio Il settimo vagone è tutto sole e mare: affrettatevi a montare! Non ci sono sedili, ma ombrelloni. Ci si tuffa dai finestrini meglio che dai trampolini. C’è tutto l’Adriatico, c’è tutto il Tirreno: non ci sono tuttii bambini… ecco perché il vagone non è pieno.
Agosto Sull’ottavo vagone ci sono le città: saranno regalate a chi resta in città tutta l’estate. Avrà le strade a sua disposizione: correrà, svolterà, parcheggerà da padrone. A destra e a sinistra sorpasserà se stesso… Ma di sera sarà triste lo stesso.
Settembre Osservate sul nono vagone gli esami di riparazione. Severi, solenni come becchini… e se la pigliano con i bambini! Perché qualche volta, per cambiare, non sono i grandi a riparare?
Ottobre Sul decimo vagone ci sono tanti banchi, c’è una lavagna nera e dei gessetti bianchi. Dai vetri spalancati il mondo intero può entrare: è un ottimo maestro per chi lo sa ascoltare.
Novembre Sull’undicesimo vagone c’è un buon odore di castagne, paesi grigi, grige campagne già rassegnate al primo nebbione, e buoni libri da leggere a sera dopo aver spento la televisione.
Dicembre Ed ecco l’ultimo vagone, è fatto tutto di panettone, ha i cuscini di cedro candito e le porte di torrone. Appena in stazione sarà mangiato di buon umore e di buon appetito. Mangeremo anche la panca su cui siede a sonnecchiare Babbo Natale con la barba bianca. Gianni Rodari ******************* On New Year's Eve, when everyone goes to bed, is arriving on the first track a very direct extraordinary, composed of twelve wagons all loaded with gifts…
January On the first carriage, alone, there is a nice old lady. You must be very fond of cleanliness because a broom keeps her company... The little foot emerges from her pannier of a doll or a puppet. – I have many grandchildren, – she mutters, – but many! And if you want to know how many, count all the woolen socks who await the gift of the Befana.
February Second car, what a mess! Carnival goes crazy: there is Harlequin, there is Colombina, there is Pierrot with his lady, and next to the masks of the past Indians gallop at full speed, sheriffs shoot candy, astronauts launch stars streamers, and dream in comics like the heroes of their newspapers.
March On the third car Spring travels with the March wind. Drops laugh and cry on the window glass. A swallow flies, smells like a violet... All campaign stuff. In the city, among the concrete, they only smell the exhaust pipes.
April The fourth car is reserved to a renowned pastry chef which prepares, for Easter, chocolate eggs. Instead of the chick there is the surprise. Sugar bells they will play at length.
May A playful load fills the fifth carriage: all the flowers in the world, all the songs of May... Have a good trip! Have a good trip!
June June, the scythe in hand! But on the sixth car 10 I don't just see the rich and good crops… I also see the report cards: a little ugly, a little beautiful, a little gulp, a little squash! Ah, what a bad invention, my friends, those five numbers before six.
July The seventh car it's all sun and sea: hurry up and assemble! There are no seats, but umbrellas. You dive from the windows better than trampolines. There is the whole Adriatic, there is the whole Tyrrhenian Sea: not all children are there... that's why the carriage isn't full.
August On the eighth car there are cities: they will be given away to those who remain in the city all summer. He will have the roads at his disposal: it will run, turn, park as master. To the right and to the left will surpass itself… But in the evening it will be sad anyway.
September Look on the ninth car remedial exams. Severe, solemn like gravediggers… and they take it out on the children! Because sometimes, for a change, Aren't the adults the ones who repair?
October On the tenth car there are many benches, there is a black board and some white chalk. From the wide open windows the whole world can enter: he is an excellent teacher for those who know how to listen.
November On the eleventh car there is a good smell of chestnuts, gray towns, gray countryside already resigned to the first fog, and good books to read in the evening after turning off the television.
December And here is the last carriage, it's all made of panettone, It has candied cedar cushions and the nougat doors. As soon as he gets to the station he will be eaten in good spirits and with a good appetite. We will also eat the bench on which he sits dozing Santa Claus with a white beard. Gianni Rodari
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E poi c'è Moulaye Niang che ha preferito la vita lenta di Murano. Perché se non hai il silenzio dentro e intorno a te non vivi. Dice: «A Murano ho ritrovato la vita lenta della mia Africa, i ritmi indolenti del villaggio. Non ci sono grattacieli, il cielo si lascia guardare. C’è acqua attorno alle botteghe, nessuna automobile. All’alba gli uccelli annunciano il risveglio, le campane delle chiese sostituiscono il canto del muezzin che ascoltavo da bambino. E poi c’è il vetro. Richiede un passo di lavorazione pacato, che è proprio degli artigiani della mia terra d’origine. Non puoi accelerarne il tempo di fusione, devi adeguarti, imparare ad aspettare».
Primo maestro vetraio africano riconosciuto dai maestri veneziani, Moulaye Niang si sente un artista. E a vedere le sue composizioni, perle di vetro create a lume, arrivano conferme. Cresce a Parigi, ma ogni estate da bambino la trascorre coi genitori, artigiani nel campo dei gioielli e dei tessuti, a Casamance, una regione nel sud del Senegal dove la natura, fra sentieri di sabbia rossa che dalle montagne scendono al mare, è incontaminata. La bellezza l’accompagna da sempre, della bellezza ne ha fatto un mestiere: «Amo il bello – confida –, anche spirituale: cerco di trattenere solo il positivo di ciò che ho attorno, al brutto non faccio caso. E così è il bello che cresce, il resto svapora».
Non è stata una passeggiata la vita di Moulaye. A Casamance lo chiamavano “il piccolo francese”. A Venezia il Muranero, prendendolo in giro. «L’ho preso come un complimento – confida –. Tanto che Muranero è diventato il nome della mia attività. Non ho mai cercato di essere accolto dai muranesi, piuttosto apprezzato. Fin dall’inizio ho voluto dare a Murano qualcosa, la mia arte, piuttosto che attendere qualcosa. Ho creduto che tutto il resto sarebbe potuto venire da sé. E di doni ne ho ricevuti. Un lavoro che amo in un luogo a misura d’uomo. La mia famiglia, una moglie italiana, due figlie. L’Africa era la foresta. Parigi la giungla. Murano il mio Eden».
Di Moulaye Niang ho scritto martedì su Corriere Buone Notizie con cui ho iniziato una collaborazione. Ci sono storie che non fanno rumore ma che meritano di essere raccontate. Quella di Moulaye Niang è una di queste.
Paolo Rodari
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Incontro F. dopo un brevissimo scambio di messaggi su un applicazione, che si riassume in una scrollata, a La Spezia. Come arrivo riconosco quel muro lontano e ricordo che guardavo verso quella galleria quando dicevo ad M. che averla incontrata mi aveva fatto capire che lei era il luogo in cui volevo stare anche se era impegnata con un biglietto pronto per emigrare ed una casa che l'aspettava. M. è stata casa per 3000 giorni, tempo denso, lento e veloce, ed ora che non vivo più a casa gialla io dimoro in me stesso. Arriviamo a Riomaggiore e dopo una breve camminata ci arrampichiamo sugli scogli, sono in hang over dal giorno prima, il mio equilibrio precario, ci sistemiamo sguardo a ovest il sole che tramonta di fronte. Parliamo lenti di relazioni, di attaccamento, di poly, di scuola, di famiglia e famiglie e le parole scorrono fluide, ed il pomeriggio scorre con velocità fermandoci di fronte a muri per guardarci negli occhi, per ascoltarci. Senza esitazioni capiamo che vale la pena di continuare quella conoscenza e mangiando sugli scogli quando ormai l'umidità e le stelle sono in cielo pensiamo di stare a dormire la. Prendiamo stanza senza prenotare, come ai vecchi tempi, dirigendoci nelle strutture, al primo tentativo camera con soffitto a travi a vista e muri spessi. Nessun indugio bollitore e tisane, ed altre chiacchere e poi a cena con una vellutata di zucca ed un dolce. Torniamo in camera stanchi del viaggio e non esiste orologio e quando spengo il cellulare e metto la sveglia sono l'una, svegliami tu mi dice se ti svegli prima. Dormiamo e non è un modo gentile per dire altro, buona notte, si spegne la luce e ci addormentiamo. Nessun pensiero mi è passato perchè questa situazione è magica perchè non ci conosciamo perchè non sapevo il suo nome sino alle nove del mattino, perché in un mese ci siamo mandati 15 messaggi. é magica perché stiamo dormendo nello stesso letto tra perfetti sconosciuti, se non è fiducia ed affidarsi questo non so. Mi sveglio prima della sveglia e alle otto come sento le otto campane della chiesa le poggio una mano sulla spalla si gira e si sveglia, parte il bollitore altro the, controlliamo i treni per andare a Monterosso parlando di scuola, educazione, bambini, ricordi. Arriviamo e prima di avventurarci per il trekking ci prendiamo un caffè vista mare e ci diciamo bello quello che sta accadendo. Sono le 12 sul sentiero 592 il sole è alto la giornata splendida, saliamo e saliamo, il mare che ci accompagna, alberi di limone, case solitarie, rifugio di gatti vista mare e tra un gradino e l'altro, continuamo a parlare ancora più lenti perchè siamo in ascolto dei nostri passi. Penso che camminare sia un buon modo di conoscersi. Arriviamo dopo qualche fermata giù in fondo intravediamo Vernazza e manca ancora tempo e le gambe sono pesanti ma il cuore è leggero. Sono le due passate e come arriviamo all'inzio del paese ci abbracciamo e ci ringraziamo di questi passi insieme, interiori ed esteriori. Arriviamo agli scogli in fondo al porto, vista mare come nemmeno ventiquattrore prima mi siedo, si appoggia a me, e stiamo là a guardare il mare, come se fosse un film proiettato mangiando grissini al posto di popcorn. Alzandomi sento le gambe stanche ma vive, leggero e rallentato. Parliamo di spazio e di tempo, parliamo di performatività, del tutto e subito, del mordi e fuggi e che ascoltarsi richiede tempo e quando impari a farlo lo stesso tempo ci vuole con gli altri e ci vuole spazio per conoscersi, per stare in silenzio, per camminare. Ci salutiamo in stazione con una cioccolata calda e mentre sono in fila per la cassa succede che non ci importa che il bar è pieno e che siamo in fila ma ci stringiamo in un abbraccio breve ma stretto che mi ricorda che i corpi hanno dei ritmi loro che possiamo solo inchinarci. Il treno parte e ci salutiamo veloci in fondo, di abbracci ce ne siamo dati tre in poche ore, di baci nessuno ed quel letto che avrebbe potuto raccontare la più classica delle storie, ne può raccontare una meno scontata.
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Tutti parlano, tutto viene dilaniato dalle parole; e quanto oggi ancora sembra troppo duro per le zanne del tempo, domani, escoriato e scorticato, penderà da mille fauci. Tutti parlano, tutto passa inascoltato; quand'anche uno annunci la propria saggezza con un concerto di campane, i bottegai ne copriranno il suono col tintinnio dei loro spiccioli. Tutti parlano, nessuno che voglia ascoltare. Tutte le acque si precipitano scroscianti al mare, ma il ruscello sente solo il proprio scroscio. Tutti parlano, nessuno che voglia capire. Tutto finisce in fumo, nulla che vada a finire in una sorgente profonda. [...] Tutti parlano, nulla riesce bene, tutti a fare coccodè, ma nessuno che voglia deporre un uovo. O fratelli miei! Perché non imparate da me il silenzio! E la solitudine! Tutti parlano, nessuno che sappia dire. Tutti corrono, nessuno più che impari a camminare. Tutti parlano, nessuno mi sente cantare: Oh, che riusciate a imparare il silenzio da me!
Friedrich Nietzsche - Frammenti postumi
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February, 09 2023
Attraverso i suoi occhi
passava il mare,
passava il sole,
passava il dolore,
passava la fede,
passavano le parole
e passavano le campane…
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For A Spanish Guitar
Gene Clark Testo Le campane dissonanti del mare Che suonano le rime del profondo Mentre cantano delle età addormentate Non così vicine o così lontane E il vento delle onde dei vecchi padroni Si è precipitato per gli uomini liberi e gli schiavi Sussurri di segreti che salva E su chi sono E il funzionamento del sole e della pioggia E le visioni che dipingono che rimangono Pulsano dalla mia anima attraverso il mio cervello In una chitarra spagnola Il mendicante che siede per strada Sul suo misero trono di sconfitta Non immagina alcuna ricchezza lì da incontrare Pensando che nessun posto è lontano E le risate dei bambini impiegati Dalle fantasie non ancora distrutte Dai dogmi di coloro che evitano Non sapendo cosa sono E il giusto e lo sbagliato e la follia E le risposte che non possono spiegare Pulsano dalla mia anima attraverso il mio cervello In una chitarra spagnola Per suonare su una chitarra spagnola Con il sole che splende dove sei Saltando e cantando una battuta Dalla musica
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ROMANZI BIOGRAFICI
I romanzi biografici non sono tra le mie letture preferite, non è un genere che leggo spesso, ma ogni tanto mi capita di restare incuriosita da un particolare personaggio storico e mi ritrovo a volerne sapere di più su di lui/lei. E un romanzo biografico è un buon metodo di approfondimento, specie se basato su reali ricerche storiche documentate e non troppo rivisitato dall'autore. Perciò oggi voglio proporvi 5 romanzi biografici che reputo molto interessanti dedicati a 5 donne molto interessanti:
Vittoria. Le passioni di una donna, il destino di un'imperatrice, di di Philippe Alexandre
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Trama: Vittoria, regina di Gran Bretagna e Irlanda e poi imperatrice delle Indie, fu una delle figure centrali della storia dell'Ottocento. Salita al trono nel 1837, a soli diciotto anni e grazie a una serie di fortunate combinazioni dinastiche, seppe conquistarsi un ruolo decisivo in quella che divenne la maggiore potenza industriale e coloniale del mondo, e diede il nome a un'intera epoca, l'età vittoriana. In questa biografia gli autori tracciano un ritratto interiore della sovrana, attingendo ai diari che Vittoria compilò con scrupolo dall'età di sedici anni fino a pochi giorni prima della morte.
Maria Antonietta. Una normale vita straordinaria, di Stefan Zweig
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Trama: È sempre stato arduo, per uno storico, tracciare i contorni di un personaggio come Maria Antonietta d'Austria. La sua vicenda, infatti, usando le parole di Stefan Zweig, è quella di una «donna comune, non troppo intelligente, non troppo stolta, né fuoco né ghiaccio, senza energie speciali per il bene e senza la minima volontà al male; la donna media di ieri, di oggi e di domani, senza tendenze e genialità eccezionali, senza volontà di eroismi e perciò apparentemente inadatta a divenire oggetto di una tragedia», che «nella suprema sua ora, raggiunge finalmente tragiche proporzioni e si fa grande al pari del suo destino». In mezzo a una quantità innumerevole di documenti, mistificazioni rivoluzionarie e agiografie monarchiche, è il grande scrittore e drammaturgo austriaco a riuscire a fare emergere la vita incalzante di una regina suo malgrado resa grande dagli eventi della storia, restituendo la frivolezza, l’irrequietezza, il dolore e la fermezza di una ragazza del Settecento diventata donna a Versailles e travolta dai venti impetuosi della Rivoluzione.
La regina dei mari, di Alexandra Lapierre
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Trama: Lima, 1595. All'alba le campane della cattedrale suonano a distesa mentre la statua della Vergine è portata in processione fino al mare. Al porto tutto è pronto. Il governatore spagnolo Don Álvaro de Mendaña sta per salire a bordo del suo galeone, il San Jerónimo. Al suo fianco, l'adorata moglie Isabel Barreto, discendente di una grande famiglia di navigatori. È trascorso un secolo da quando Cristoforo Colombo ha oltrepassato i confini del mondo conosciuto, segnando l'inizio dell'epoca dei conquistadores. Don Álvaro ha un piano altrettanto ambizioso: raggiungere le sponde del quinto continente, l'Australia Incognita. Oltre alla sua dote, Isabel mette al servizio dell'impresa intelligenza e temerarietà, ma non sa ancora che con quel viaggio diventerà la prima donna nella storia a capo di un'intera flotta navale. Nonostante i buoni auspici, la traversata in mare si rivela subito difficoltosa, tra conflitti nell'equipaggio e scontri sanguinosi con gli indigeni nelle terre colonizzate. La spedizione assomiglia sempre più a un'infernale corsa verso l'oblio, quando, all'isola di Santa Cruz, Isabel si ritrova sola al comando: in punto di morte, l'anziano Don Álvaro le conferisce pieni poteri e il titolo di capitano generale dell'armada. Così, con un'eredità tanto fortuita e gravosa, comincia la seconda vita di Isabel. Attraverso il Pacifico, dalle Filippine al Messico, si trova a percorrere rotte inesplorate…
Fanny Stevenson. Tra passione e libertà, di Alexandra Lapierre
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Trama: racconta la vita straordinaria della donna che fu il grande amore dell'autore de “Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde” e dell’ "Isola del Tesoro”. Da una tranquilla famiglia borghese al deserto selvaggio del Nevada, Fanny ha vissuto tante avventure nella sua vita. Da giovane abbandona la confortevole vita benestante per seguire il primo marito, un cercatore d'oro, sperimentando l'isolamento e la lotta per la sopravvivenza in una natura ostile. Delusa e stanca della vita americana, lascia il marito e si trasferisce in Francia dove, pur senza denaro né conoscenze, diventa una delle prime pittrici nella Parigi degli impressionisti, incarnando l'ideale femminile dell'American Girl. Ma il momento cruciale della sua vita arriva con l'incontro con Robert Louis Stevenson, di undici anni più giovane di lei. Per lui rinuncia a tutto e insieme si stabiliscono in una sperduta isola delle Samoa. La loro relazione, inizialmente appassionata e romantica, poi più complicata, diventerà il cuore pulsante della trasformazione del giovane e ribelle Stevenson nel genio letterario acclamato che tutti conosciamo. Frutto di cinque anni di ricerca, e con una narrazione coinvolgente, questa biografia trasporta il lettore nell'intensa vita di una donna che ha rappresentato un'intera era.
Sulle vie del Levante. Alla ricerca di lady Hester Stanhope di Claudia Berton
Link: https://amzn.to/3uXK36c
Trama: Ai primi dell'Ottocento - negli stessi anni di Byron e Shelley l'aristocratica lady Hester Stanhope lascia l'Inghilterra per un Grand Tour che si conclude nelle selvagge montagne libanesi, dove si stabilisce definitivamente, divenendo una leggenda vivente: la "Sibilla del Libano". Ricostruendo la vicenda di questa donna eccezionale, l'autrice scopre e disegna l'affresco di un'epoca in cui Oriente e Occidente s'incontrano sullo sfondo di un Mediterraneo brulicante di spie, disertori, archeologi, poeti e avventurieri.
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E di un cuore tanto grande, a me cosa ne resta? Di tutto quel che porto addosso, cosa di questo fa un suono? Il mio cuore che batte, o il modo in cui io faccio battere i denti dalla rabbia e dal freddo o i tasti sul mio piano? Nella mia vita, ho il cuore negli occhi: guardo tutto con una lente d'ingrandimento e riconosco, che i piccoli sassi di campagna, son stati castelli e fortezze incantate che non hanno rinchiuso soltanto principesse, ma anche il suono di segreti, e canzoni che hanno parlato per tanto tanto tempo d'amore. E cosa è per me la musica? È quel linguaggio internazionale che colpisce le corde più profonde della tua essenza, è quella colonna sonora che fa da sfondo alla tua vita e può essere: un pianto disperato, dei pugni al muro, la tua risata. E spero, che possa essere di gioia e non di scherno e di odio. La musica, è quel linguaggio che si declina in diversi generi, artisti e modi di fare musica: c'è chi sa capirti, chi ti ascolta, chi ti salva dai giorni no e nei giorni dove c'è un po' di pioggia ti regala il sole. La musica, come ho spesso imparato io scrivendone, è anche una poesia dedicata alla persona che ami, musicata da una cosa chiamata amore. E l'amore va a braccetto con la musica, questo perché alcune volte per parlare di amore si usa l'amore e la musica che scegliamo parla di noi. Diventa un modo di fare. Mi auguro, di essere sentita nelle canzoni alla radio, nei momenti più semplici e disparati, specie se sono quelle che senti quando non pensi a lui ma a "cazzo, questa cosa sembra proprio essere amore". E a me cosa è rimasto? Se non il suono del tamburo che ho per cuore che modesto e mesto, a testa bassa, mi porta via. Cosa mi è rimasto? Se non la sinfonia generata dal fruscio degli alberi, dal tramonto sul mare rosato, delle campane della chiesa e del rumore dello zucchero filato che ti si appiccica un po'da tutte le parti e ti resta addosso come melma di quando cammini. E poi c'è la musica e non solo lei, ma anche l'amore, che quella melma la scaccia via, c'è anche il fatto che sappia accarezzarti il cuore perché apprezzi i ruderi dai quali è nata: la radio, i giradischi, le prime strutture di musical e di composizione, c'è chi apprezza la sua storia perché anche dei generi che sono alla portata di tutti come il rap, sono nati per rabbia, per farsi sentire e affermare la volontà dei creatori. La musica è l'arte più apprezzata da Platone, questo perché è la più originale e suggestiva. E poi, crescendo, ho scoperto che tutto ha un suono, e solo l'orecchio dell'amore riconosce i primi balbettii di un bambino come delle note. La musica è anche la manifestazione dell'amore: per sé stessi, per la propria famiglia, per il proprio dio, la propria passione, o per i tuoi incantesimi e rituali. È anche quella frequenza che influisce sul cervello. La musica è, quell'aspetto imprescindibile della vita di ognuno di noi: è entrata a far parte della nostra vita così tanto che ormai ci fa da promemoria e veste i panni della nostra persona e della vita nella quale viviamo. Musica e amore si tengono per mano: ho capito che grazie alla musica si può parlare d'amore. E io amo tanto. Quindi, alla fine, di questo cuore cosa mi resta? Se non gli spartiti che avrei voluto comporre io, e farli suonare da te per dire "io sono una persona che amo." Cosa non so, se non gli occhi e le orecchie con cui ascolto con cuore la nostra musica, quella che rende non bella, ma vera la moa vita.-Vostra, Martina*(Jetaime)
No, non mi chiamo Martina. È stato scritto per mia sorella e so che non lo apprezzerà così come non lo apprezzo io. Ma alla fin fine sti cazzi.
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PILLOLE DI NORDIC WALKING RITMICO® DEL MERCOLEDI MATTINA: NOI MAGNIFICI 7 ... OPS CIRCA 7
Il NORDIC WALKING è PER TUTTI, lo può praticare chiunque:
#parkinson
#Alzheimer
#sclerosimultipla
E' una disciplina sportiva quotidiana consigliata anche ai propri famigliari.
Il Nordic Walking è una vera e proprio TERAPIA NATURALE
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La sfida del Nordic Walking è che si coinvolgono le persone a fare attività fisica all' aperto con numerosi benefici.
E’ un’attività aerobica che si pratica ovunque, al mare, in collina, nei parchi cittadini, e che porta numerosi benefici a livello metabolico, cardio-circolatorio, respiratorio e motorio.
In questo modo il lavoro muscolare viene sviluppato su tutto il corpo.
Il gesto tecnico del Nordic Walking può diventare uno strumento per migliorare i parametri spazio-temporali del cammino.
L’uso dei bastoncini può fungere da cues sensoriali in grado di promuovere una miglior pianificazione del movimento durante la deambulazione attivando strategie attentive che possono essere utilizzate dal soggetto anche senza bastoncini.
Inoltre l’uso dei bastoncini richiede un ritmo di cammino con schema crociato in cui l’avanzamento di un arto superiore è sincrono con l’avanzamento dell’arto inferiore controlaterale. Ciò permette fin da subito di ampliare notevolmente l’oscillazione delle braccia e di conseguenza di allungare pure il passo mantenendo un saldo equilibrio migliorando al contempo anche la postura, la coordinazione, il ritmo, la respirazione.
Un altro aspetto interessante è che le persone avvertiranno il beneficio psichico, sociale e aggregativo di questa attività all’aperto e ridurranno la percezione di malattia.
fonte Yeialel Michela
Nordic Walking Salute ASD
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Nello fotografie NOI mercoledì mattina 8 maggio, obiettivo sincronicità.
INSIEME E' MEGLIO
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Tutti gli appuntamenti nel nostro TEAM BERGAMASCO & ALTOMILANESE:
OROBIENORDICWALKING:
WAYS: IL MONDO ITALIANO NORDIC WALKING:
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Paola, fedele a me stessa
Istruttore di Nordic Walking specializzata nel Ritmico e nella Disabilità, Creatrice del metodo Meditare attraverso il Nordic Walking Ritmico®, Esperta in Terapie Vibratorazionali Sonore con le Campane di Cristallo di Quarzo Ialino, Insegnante di Meditazione. Insegnante di Usui Holy Fire & Karuna Reiki, Terapeuta Reiki per Umani ed Animali, Membro dell’ Associazione Canadese del Reiki e del Centro Internazionale di Formazione Reiki Medicine negli Stati Uniti, Cristallo Terapeuta formazione Crystal Academy alle Isole Hawaii. Life and Mental Coach. Esperta in Tecniche di Rilascio Emozionale in Acqua. Esperta in Tecniche Bioenergetiche Quantistiche, formazione Dottor Francesco Oliviero
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La Torre di Pisa è il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta.
Fu fondata il 9 agosto 1173 con la posa della prima pietra.
Pesa 14.453 tonnellate disposte nei suoi sette
piani che, secondo la tradizione liturgica extra biblica, rappresentano le sette vie di Cristo, e le sette fasi della vita, per le quali l'anima deve passare, per giungere a Dio.
Sulla sommità, una vista stupenda:
a nord, la pianura pisana, ad est, i Monti Pisani e la valle dell'Arno; a sud, le Colline Pisane e ad ovest, il mare, con Livorno e le vaste pinete di S. Rossore.
È da quassù che Galileo Galilei, faceva cadere gli oggetti per fare esperimenti sulla caduta dei gravi.
La Torre di Pisa ha inoltre sette campane che pesano complessivamente 9.500 chilogrammi.
Non vengono mai suonate a distesa per non causare, col loro movimento, vibrazioni pericolose per la torre. Ciascuna campana ha il suo proprio nome.
La torre non è mai stata dritta, cominciò fin dall'inizio dei lavori ad inclinarsi verso nord a causa delle condizioni instabili del terreno.
Questa sua particolarità, oltre che la peculiare bellezza artistico/architettonica,
è ciò che infatti l'ha resa famosa in tutto il mondo.
The Tower of Pisa is the bell tower of the Cathedral of Santa Maria Assunta.
It was founded on 9 August 1173 with the laying of the first stone.
It weighs 14,453 tons arranged in its seven
plans which, according to the extra-biblical liturgical tradition, represent the seven ways of Christ, and the seven phases of life, through which the soul must pass, to reach God.
At the top, a wonderful view:
to the north, the Pisan plain, to the east, the Pisan Mountains and the Arno valley;
to the south, the Pisan Hills and to the west, the sea, with Livorno and the vast pine forests of S. Rossore.
It is from up here that Galileo Galilei dropped objects to carry out experiments on the fall of bodies.
The Tower of Pisa also has seven bells that weigh a total of 9,500 kilograms.
They are never played straight out so as not to cause dangerous vibrations for the tower with their movement.
Each bell has its own name.
The tower has never been straight, it began to lean northwards from the beginning of the works due to the unstable conditions of the ground.
This particularity, as well as the peculiar artistic/architectural beauty,
it is what in fact made her famous throughout the world.
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Ma questa musica mi stacca dallo sfondo
E mi ritrovo più gentile con il mondo
Capisco che conta ogni minuto e ancora più
Conta ogni secondo
Prima del grande freddo, prima del grande sonno
E non le sento più suonare 'ste campane
Quasi pare di sognare e di sentire il mare
Io resto qua in cerca di luci lontane
Mentre intanto qualcuno forse sta imparando a fare il padre
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Vie della ceramica, a Vietri sul Mare il lancio del portale
Con l’attivazione del portale http://www.leviedellaceramicaincampania.it, parte, da Vietri sul Mare (Salerno), tappa principale del tour tra le sette città della ceramica campane – le altre sono Cava de Tirreni, Napoli, Cerreto Sannita, San Lorenzello, Ariano Irpino, Calitri – la sfida per realizzare e promuovere un percorso congiunto in più direzioni, che porterà, come ultimo step, alla nascita…
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