#Il Mangiadischi
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ilpianistasultetto · 4 months ago
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Finalmente!! Dopo qualche anno di abbandono, il Comune di Roma ha riaperto la spiaggia libera di CastelPorziano, la spiaggia dei romani, 6km di sabbia e dune selvagge. Quanti ricordi adolescenziali!! Odori, colori.. baci rubati e amori sperati. A ripensarci, fa tenerezza ricordare quelle masse proletarie caciarone, sguaiate ma anche piene di cuore, sempre pronte a condividere sia l'ombra che il sale e quegli ombrelloni messi alla rinfusa, quasi tutti con la loro radio o il loro mangiadischi. Bello quel cielo pieno di aquiloni e quelle spiagge piene di note.. @ilpianistasultetto
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angelap3 · 7 months ago
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Nabis 
Una vecchia canzone mi ha proiettato indietro nel tempo
Avevo mille fiori stampati sul lungo vestito svolazzante
papaveri margherite e fiordalisi tra i capelli
Tu eri il mio amore capellone e tenero
indossavi jeans un po' sdruciti ed eri bello
bello da morire
Col mangiadischi acceso ballavamo felici sul prato
fino a rimanere senza respiro
Ma c'era sempre fiato per un bacio.
[Opera di Peregrine Heathcote]
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sottileincanto · 11 months ago
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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gcorvetti · 1 year ago
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Il vaso di Pandora.
La settimana scorsa a Milano c'è stato una specie di concerto organizzato da Fedez, Silvestrin è uno attento ad eventi del genere perché è il suo campo e nonostante non gli piaccia lo guarda per cronaca, un pò come Sanremo. Durante l'evento ha fatto diversi tweet di critica forte dove è stato sia attaccato che lodato per la sua sincerità contro un evento da bimbiminkia forzando la mano sul fatto che la musica non è quella e che non c'è speranza per l'Italiano medio di comprendere e andare avanti sul campo. Nei giorni a seguire è stato intervistato da alcuni giornali per, diciamo, chiarire la sua posizione e anche perché quando ci sono polemiche i giornali si sfregano le mani, nelle interviste ha ribadito la sua posizione e rimarcato il fatto che la musica nello stivale è più o meno morta. Mi associo a lui non perché la penso al 100% come lui ma perché penso che abbia ragione su questa cosa, forse è un pò troppo duro e magari non vede che comunque ci sono persone che vanno oltre la trap e la musica commerciale, ma anche oltre alle varie nostalgie e non tutti dicono che non c'è più buona musica, sicuramente chi lo segue ha già una visione diversa; fatto sta che in qualche modo e probabilmente anche per lasso di tempo breve ha aperto il vaso di Pandora o detto che il Re è nudo, fate voi, alzando un pò il polverone che stantio grava sul mondo della musica in Italia. Quello che ha fatto sicuramente lo ha portato un attimino in auge e quelli che non lo cagavano magari si sono incuriositi e hanno guardato alcune sue live, è ogni giorno su twitch e posta video su youtube continuamente, ma oltre al suo ritorno penso che abbia messo la pulce nell'orecchio degli addetti ai lavori, radio e tv in testa, almeno lo spero così magari qualcosa cambia. Nel mio piccolo sono sempre in movimento, quello che facevo ieri non lo faccio domani, sempre in uno stato di incubazione che mi tiene nell'ombra, non sono come molti colleghi attivissimo sui social e non mi interessa avere consensi dai social perché sono effimeri, oggi hai 35540 like domani zero, non sono un content creator come molti che postano video quasi ogni giorno per mostrarsi quanto bravi sono, non sono neanche così bravo faccio il mio e spesso non piace neanche a me. La musica è parte di me da quando avevo 10 anni, ma anche prima adoravo ascoltare i brani dalla radio o dal mangiadischi, da quando poi ho iniziato a suonare nella mia prima band è scattato in me un meccanismo che negli anni è cambiato, se a 16 anni volevo diventare famoso a 20 non lo volevo più, a 23 volevo solo creare e proporre dal vivo i nostri lavori (ero in una band a mio giudizio eccezionale che poi si sciolse come neve al sole che è quasi normale nell'ambiente), quando poi sono andato via da Catania ho iniziato a cercare qualcosa che non sapevo neanche io cosa, non una band, non altri musicisti, ma alla fine era quello che si proponeva continuamente, avendo sempre suonato con altre persone non avevo il concetto di suonare da solo. Il tempo passava e le opportunità diminuivano, le mie idee cambiavano continuamente e il numero di quelli con cui potevo fare comunella si assottigliava, poi l'esperienza a Londra mi ha dato tantissimo, arrivato qua dopo una ricerca sterile di musicisti mi sono reso conto che era meglio intraprendere un percorso solitario, inizia la fase one-man band che è tutt'ora sul binario morto ma pronta a ripartire. Negli ultimi anni, dal lock down, ho ripreso a studiare, ricercare e sperimentare, adesso sono in fase brainstorming, butto giù tutto quello che mi passa per la testa e quando sarà il momento metto tutto online. Posso definirmi senza esagerare un outsider, fuori da tutti i giochi e da tutte le nicchie, anche se sicuramente qualcuno mi ci infilerà, ma mi sento più libero che mai di potermi esprimere al meglio con forme diverse e non cadendo su magri stili ripetitivi.
Posto un video di Enrico che legge una delle interviste che gli hanno fatto in uno dei giornali, video troppo divertente, è anche autoironico e questo è lodevole.
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koufax73 · 2 days ago
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Violet: "Tempesta (fantasmi di te)" è il nuovo singolo
Tempesta (fantasmi di te) è il nuovo singolo di Violet, aka  Viola Bologna, che segna l’inizio  della collaborazione dell’artista livornese con Mangiadischi Label. Violet scrive e compone da quando ha 11 anni brani in italiano e in inglese, con testi figurativi  che riflettono sul mondo in cui viviamo, sul proprio vissuto, ma che parlano anche delle battaglie  personali che porta avanti contro…
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iotnoitutti · 2 months ago
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greenbor · 7 months ago
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Una vecchia canzone mi ha proiettato indietro nel tempo
Avevo mille fiori stampati sul lungo vestito svolazzante
papaveri margherite e fiordalisi tra i capelli
Tu eri il mio amore capellone e tenero
indossavi jeans un po' sdruciti ed eri bello
bello da morire
Col mangiadischi acceso ballavamo felici sul prato
fino a rimanere senza respiro
Ma c'era sempre fiato per un bacio.
di https://www.tumblr.com/angelap3
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unevaguedeprintemps · 11 months ago
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La verità è che l'amore mi ha bruciato❤️
Quand'ero piccolo l'amore mi ha scottato
E me ne stavo seduto sul mio prato
A guardare le stelle nel cielo 🌟
La verità è che l'amore mi ha bruciato
Quand'ero piccolo l'amore mi ha scottato
E ora sono seduto sul mio prato
A guardare una rosa che cresce 🌹
La verità è che io non ho amato
Quand'ero piccolo io non ho amato
E ora starò da solo a guardare
L'aria del mare senza più tornare 🌊
E fermerò il tempo e lo spazio
E con lo sguardo attento guarderò lontano niente
Prima viene la pietra
Che non beve e non mangia
Poi viene il cielo
Il cielo che non ha la forma
Poi viene l'albero
Che non teme l'inverno
Poi viene il sole
Il sole che mai si spegne
Poi una lucertola
Che sta sul muro in campagna
Poi una coccinella
Che vola di fiore in fiore, na-na 🐞
E vorrei essere il sole ☀️
Che sta scaldando una ragazza
Che prende il sole sulla spiaggia
Ed è lucente e splendente
La verità è che la musica mi ha salvato 🎼
Quand'ero piccolo la musica mi ha salvato
E me ne stavo seduto sul mio prato
Ad ascoltare il mangiadischi cantare
La verità è che la musica mi ha salvato
Quand'ero piccolo la musica mi ha salvato
E ascoltavo mia madre parlare
Mio fratello giocare e l'universo a girare🪐
E me ne stavo da solo a sognare
In ripostiglio a giocare, coi soldatini a giocare
Tricarico
.
.
.
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musicletter · 2 years ago
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Il mangiadischi verde e «I can't explain it» dei McCoys
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ilpianistasultetto · 1 year ago
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Chissa' quante volte mi sono ritrovato spettatore in quel traffico nelle domeniche d'estate. Mio zio Giuseppe prendeva noi nipotini, ci caricava sulla sua fiat 600 e puntava verso Ostia. Almeno 4 ore di coda sulla Cristoforo Colombo. Il termometro del traffico si misurava li', sulla discesa del Palasport. Dalla cima si poteva vedere la C. Colombo per un lunghissimo tratto. Quando sotto si vedeva una distesa di auto incolonnate a passo di lumaca, quello era il segnale che anche quella domenica sarebbe stata infernale. I disagi erano mille, dal caldo torrido ai km a piedi per quanto si era parcheggiato lontani dalle spiagge libere, pero'non ti facevi domande, era la normalita'. La cosa che ricordo con piu' stupore era la musica. Dalle radio a transistor, ai mangiadischi, non c'era metro quadrato dove non ascoltavi canzonette estive.. @ilpianistasultetto
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P.s. A distanza di anni ho finalmente capito perche' mio zio Giuseppe ci portava al mare. La sua era solo una scusa per avere l'assenso di mia nonna altrimenti al mare non lo mandava. Caricava noi ma ogni volta caricava anche una qualche ragazzetta di cui s'era innamorato. Insomma, lui tubava con la "pischella" e noi ragazzini facevamo castelli di sabbia 😉
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abatelunare · 2 years ago
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Cose brutte dal mondo
Voi mi dovete perdonare. Ma nel mondo in cui sono cresciuto - e che non esiste più - c’erano i 45 giri. E i mangiadischi portatili nei quali inserirli per ascoltarli. Soprattutto c’erano cantanti che cantavano bene belle canzoni. Poco fa è passata in televisione la pubblicità del gelato Algida. Cui fa da sfondo una cosa che io non posso - per il mio passato cui ho accennato di sfuggita - definire canzone. Questa cosa cui alludo è di Sangiovanni (sempre che Google non mi abbia fornito informazioni errate). Uno che non canta, ma strascica le parole come recitasse una nenia. Infischiandosene di sciocchezze come per esempio l’intonazione. Il testo nemmeno mi interessa, distratto come sono da una voce sgraziata. Oh, questo ragazzo che molti spacciano per cantante ha rischiato di vincere Amici. Lo so che non dovrei prendermela così. Ma come faccio a darmi pace se cercano di convincerci che le cose brutte sono le nuove cose belle? Non posso. E basta.
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sciatu · 3 years ago
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Dalla collezione di Sghembo - Tarzan Albi dell’Audace 1935; Corriere dei piccoli Hugo Pratt 1962; Coriere dei piccoli Hugo Pratt1962; Tex Willer N° 1 La Mano Rossa 1964; Corriere dei Piccoli Ugo Pratt 1965 L’Ombra; Kolosso Salva il Mondo 1966; Hugo Pratt - Gli Scorpioni del Deserto 1969-1993; Hugo Pratt LA Ballata di un Mare Salato
Athos sistemò sulla bancarella l’ultima scatola con i Tex, e si spostò di un passo indietro per vedere se dove erano andavano bene. Sulla destra c’erano i Diabolik e sulla sinistra i kriminal. Dietro c’erano Linus e il Mago. “Bene - Si disse soddisfatto – sono  in buona  posizione” Ed osservò se dietro le prime scatole, si notassero il peccaminoso Le Ore, con i fumetti di Nando il Trombadore Caballero e altri simili. Quella era la zona dei  i più grandi, gli intellettuali di sinistra e di destra.  Dall’altra parte c’erano Trottolino, il Monello, Tiraemolla Topolino, il Corriere dei Piccoli e qualche rara edizione de il Vittorioso. Decisamente l’angolo dei piccoli e dei puri collezionisti “Perfetto” Pensò Athos contento. Si guardò intorno. La bancarella accanto sulla destra, era già pieno di fricchettoni che scavavano tra giacconi, anfibi  borracce militari, camice color kaki e zaini dell’esercito americano e bandiere confederate. Sulla sinistra la bancarella dei dischi 45 e 33 giri con un mangiadischi color rosso che riproduceva l’ultimo di Morandi. Vicino alla bancarella dei ragazzi che stavano osservando un vinile di Santana emanando un intenso odore di erba. Athos alzò le spalle “ Siamo nel 1968, ormai a certe cose non si fa più caso” Incominciarono ad arrivare i suoi clienti più affezionati. Savino con i suoi occhiali spessi un centimetro, il Rosso che apriva tutto e non comprava niente, il professore con il suo maglione rosso e la giacca marrone anche a ferragosto. Con tutti Athos spendeva una parola e rispondeva alle richieste dei collezionisti. Da Corto Maltese a Black Macigno o a Kolosso tutti avevano una richiesta particolare che lui, con i suoi fornitori svuota cantine, cercava di soddisfare. Finalmente apparve Sghembo, il più simpatico di tutti, un ragazzo alto e magrissimo, biondo dagli occhi azzurri arrivato da poco dalla Sicilia insieme alla gran massa di terroni che ogni giorno la stazione Centrale di Milano sfornava copiosamente “ Allora Sghembo come andiamo? Oggi compri qualcosa” “Oggi si – rispose sorridendo il ragazzo – oggi mi devo rifare dell’altro sabato” “Ah bene, allora hai trovato la lista dei fumetti che ti mancano?” chiese Athos contento. La settimana precedente Sghembo era arrivato sorridendo e aveva cercato nelle tasche dei pantaloni la lista dei numeri mancanti che altro non era che un foglio protocollo a quadretti piegato infinite volte a fare un piccolo libricino e riempito con il rapidograph 0,1 di numeri così piccoli che solo Sghembo riusciva a leggerli. “ No, ma ho portato mio fratello” fece sorridendo Sghembo e mostrò un piccolo ragazzo moro e scuro di pelle che nei tratti assomigliava a lui ma in stile Profonda Terronia. Athos guardo il ragazzo e fece la faccia di chi non capiva “Io compro i fumetti e lui che stà sempre a casa li legge tutti e se li ricorda” Athos lo guardò stupito. Aveva venduto a Sghembo scatole di Nembo Kid e Tex, Uomo Mascherato e Mandrake, forse migliaia di fumetti: come poteva ricordarli tutti? “Ah va bene” Fece Athos abituato alle stranezze dei suoi clienti. Sghembo si mise davanti la scatola dei Gordon e incominciò a tirarli fuori delicatamente uno ad uno. Il fratello guardava attentamente le copertine che gli passavano davanti e alle volte diceva un “si” e Sghembo metteva da parte il fumetto. Dai Gordon passarono ai Linus e quindi al Mago e la scena si ripeteva con il moro che con un occhiata veloce della copertina dava indicazione se comprare o no il fumetto visionato con uno sguardo. Sghembo osservò con gioia che vi era una scatola del Corriere dei Piccoli e si mise a tirarli fuori uno ad uno con estrema attenzione. Bastava che dalla scatola spuntasse un angolo del giornale che il moro già diceva “Si” In poco tempo Sghembo aveva messo davanti a se una pila enorme di fumetti. Quando Athos fece il conto Sghembo disse scoraggiato “È troppo, non ho tutti questi soldi, non puoi farmi uno sconto?” Athos fece un espressione seccata. Ora gli sarebbe toccato mettete tutto a posto di nuovo “Quanto hai?” Il ragazzo gli fece vedere i soldi che aveva tirato fuori dalle tasche dei pantaloni. In realtà non mancava molto ma Athos non voleva dare uno sconto a Sghembo che già tirava sempre sul prezzo: lo avrebbe abituato troppo bene. Osservò il moro che lo guardava con la faccia seria e due occhi così neri che non riflettevano neanche la luce. “Facciamo così - disse infine sorridendo – di a tuo fratello di girarsi un momento” Il moro lo guardò diffidente, poi guardò il fratello. Lo Sghembo guardò Athos  poi rivolto al fratello gli disse “votati” Il piccolo si girò e Athos dispose sulla bancarella quattro Corriere dei Piccoli di quelli scartati e uno di quelli che il moro aveva indicato. Li aprì a caso sulle pagine dove vi erano fumetti “Ecco, se tuo fratello indovina qual è quello che ti manca  i fumetti che non puoi pagare te li regalo” Sghembo lo guardò stupito e poi sorrise. Diede un colpetto sulla spalla del fratello “Vidi quali n’ammanca” Il moro si girò e guardò Athos con sospetto, poi si avvicinò e indicò un Corriere che Athos aveva predo tra quelli scartati “Qui, dopo tre pagine, ci sono i soldatini disegnati da Crepax della battaglia di Pavia, avevi detto che me li avresti fatti ritagliare…” “Poi vediamo – disse spazientito Sghembo – ma di al signore quale ci manca” “Quello – fece il moro indicando un giornale sull’estrema destra – c’è la parte finale della Ballata del Mare Salato , non puoi lasciarla” Sghembo guardò sorridendo Athos. Quest’ultimo prese il giornale indicato e lo sfogliò fino a trovare il fumetto di Hugo Pratt. L’osservò stupito. Era proprio l’ultima puntata. Raccolse tutti i giornali che Sghembo aveva raccolto  e glieli passo prendendo i soldi che il ragazzo teneva in mano. “Sono tuoi, vai prima che me ne penta…” I ragazzi presero i giornali e scapparono via . Li osservò scomparire nella folla e guardò tutte le scatole di giornali che il moro aveva passato per tirare fuori i pochi giornaletti che mancavano al fratello e pensò che tutte le storie e le immagini che quelle scatole contenevano erano nella testa del moro. “Cosa farà da grande uno che nella testa ha tutte queste storie?” Si chiese tra il serio e l’ironico. Sorrise “ Farà il sognatore!” Si disse alla fine soddisfatto.
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luciamosca14 · 7 years ago
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Fermo, musica e giovani: al via le semifinali per il contest “Il Mangiadischi” Ai nastri di partenza le semifinali del Mangiadischi Unread Music Contest, proposto da NUFABRIC, nell’ambito progetto WEB YOUNG RADIO, in collaborazione con l’Ambito Sociale XIX di Fermo e il Comune di Fermo con il cofinanziamento della Regione Marche.
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t-annhauser · 5 years ago
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Le canzoni della vieux Milàn. Questa l’ascoltavo da piccolo sul mangiadischi azzurro, non ci capivo niente, avevo inteso che il Cerutti Gino fosse un domatore di draghi che faceva il mago e abitava in un posto strano chiamato ciambellino, che Milano fosse un grande tendone da circo popolato da esseri mitologici, che tutto sommato era pure vero. Mi dice la mia amica che il pezzo è citato in La Fidanzata degli Articoli 31, perché J-Ax ha la mia età e avrà ascoltato anche lui il Gaber da piccolo. Milano una volta era piena di officine di macchine e di bici, il Giambellino, Bullona, Affori, la Ghisolfa, la Bovisa, tutto perduto, ora Milano è città di aperitaviti.
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iotnoitutti · 2 months ago
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Scusate: mi si e' incantata la Giorgia
C’erano una volta, anni fa, quando ero giovane, i giradischi, o mangiadischi, che avevano un difetto: quando un disco veniva sentito tante volte si “incantava” e cioe’ ripteva sempre quel pezzo di brano all’infinito il che’ ti portava una dose immensa di stress e, spesso, a dare un calcio, o comunque un colpo, all’elettrodomestico, in modo che la smettesse di annoiarci con le solite tre note…
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destinazionialternative · 6 years ago
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Viaggi onirici da svegli
Ieri mentre ero in attesa dall’estetista, alzando per caso lo sguardo dallo smartphone mentre ero intenta a ricontrollare email per un evento che avremo con la squadra fra una settimana circa; mi sono accorta che in un angolo dove prima aveva un mangiadischi spostato ora poco più in là, avevo posizionato un soprammobile di un pianoforte in legno laccato nero in miniatura.
La mia estetista è un po’ particolare, ama disseminare la sala d’attesa di dettagli che ti ruban l’attenzione con un abbraccio accogliente, quasi come di casa, o almeno è questo l’effetto che ha su di me. Sta di fatto che sono rimasta a fissare quel soprammobile per 3 minuti buoni, ammirandone la lucidità della vernice nera in perfetto contrasto coi tasti candidamente bianchi, domandandomi se fosse un semplice modellino in scala o una fedele riproduzione funzionante di un vero e proprio pianoforte a coda.
La mia mente ha iniziato a viaggiare e, supponendo fosse funzionante, mi ha proiettata in una realtà in cui per magia mi potessi rimpicciolire e sfiorare quei tasti tutti così uguali e ammirarne i suoni così stupefacentemente differenti. Ho sognato di dare una sferzata alla monotonia che ci circonda ogni giorno, colorando con le mille sfumature dei suoni, quel brusio silenzioso di menti intente a vivere la propria vita egocentrica di cui la quotidianità ci ha resi artefici e al contempo succubi.
Ho sognato di scacciar via il grigiore della monotonia, con le infinite gradazioni della realtà vera fatta dell’emozioni più disparate.
In quel momento esatto mi sono ritrovata a 14 anni fa quando, un’Ilaria piccolina in un Paese a lei straniero, spaventata per quello che le stava per accadere di lì ad un mese, occupava i pomeriggi di un grigio gennaio suonando un pianoforte per l’appunto nero, in una sala di una “casa” piena di estranei che parlavano una lingua a lei ignota. Una me bambina che sapeva trovare l’arcobaleno anche in una tetra tempesta, regalando sorrisi a tutti mentre goffamente suonava un “Für Elise” a tratti interrotto da un “tu es vraiment exceptionnel” da me risposto con un timido rossore e un “mercie beaucoup” biascicato fra i denti con gli occhi bassi.
Ecco, a volte basta così poco per riscoprire un’emozione che credevi di aver seppellito in chissà quale cassetto del tuo passato, facendo riaffiorare sensazioni e ricordi che pensavi oramai perduti. Il ricordo ci rende vivi, ci sprona ad aprire gli occhi e a vedere il presente da un’altra angolazione, con lo sguardo di chi ne ha passate tante ma nonostante ciò, ama la vita per quella che è.
Amare la vita, vuol dire assaporare l’attimo accettando anche le perdite che spesso e volentieri ci regala. Vivere avendo la consapevolezza che per quanto a volte possa essere ingiusta, c’è sempre qualcosa di bello che possiamo cogliere e custodire dalla vita.
Non potrò più suonare come un tempo, le mie mani non saranno certo più capaci a sfiorare quei tasti così apparentemente uguali dando vita ad emozioni attraverso i suoni, la musica; eppure ho imparato che a volte le parole scritte hanno le stesse infinite gradazioni emozionali dei suoni, nonostante il loro grigiore apparente.
Perché l’arte è vita, dà colore dove tutto è così apparentemente nero, basta solo permetterle di entrare e concederle se necessario di cambiarsi di tanto in tanto d’abito, reinventandosi in una nuova forma nel momento in cui le variabili giocano a nascondino fra di loro, disordinando le carte in tavola che a fatica avevi ordinato.
Trovare ordine in mezzo al caos più totale facendo della vita la propria personale opera d’arte, è forse l’obiettivo che ognuno di noi dovrebbe prefissassi, senza dimenticarsi mai di concedere una buona fetta del proprio tempo alle libere emozioni lasciandosi cullare da esse e ammaliare dalle loro infinite sfumature.
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