#Il Gobbo Di Londra
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kiki-de-la-petite-flaque · 7 months ago
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"Sono rigorosamente della classe operaia. La differenza è che prima salivo su un autobus, andavo a lavorare in una fabbrica e tornavo di sera nel mio appartamento. Ora ho una casa più grande, e vado a lavorare in una Rolls Royce. Ma sto ancora lavorando in una fabbrica, solo che ora si chiama Universal.
Se aspirassi ad essere Robert Redford, mi raddrizzerei gli occhi e sistemerei naso e finirei come ogni altro attore pessimo, con due battute su Kojack. Ma invece in questo modo sono me stesso, sono una novità."
8 LUGLIO 1934 nasceva MARTY FELDAMN
attore comico. Lo sguardo strabico lo accompagnerà sulla scena e fuori. Il naso 'modellato' da un incontro di boxe e gli occhi plasmati un po' da ipertiroidismo e un po' da un'operazione in seguito ad un incidente stradale: fu così che la sua inconfondibile faccia poté diventare il suo marchio di fabbrica. Inizia a lavorare ad alcune commedie in teatri minori, cominciando a poco a poco a sviluppare una propria comicità surreale, seguendo l'esempio dei suoi idoli, Buster Keaton e i fratelli Marx. Nel ‘74 interpreta il film che gli darà la notorietà mondiale: Frankenstein Junior di Mel Brooks. Feldman interpreta il leggendario servitore gobbo del dottor Frederick Frankenstein (interpretato dall'amico Gene Wilder)
Marty Feldman, Londra, 8 luglio 1934 – Città del Messico, 2 dicembre 1982.
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weirdesplinder · 1 year ago
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LA MIA TOP TEN DEI CLASSICI DELLA LETTERATURA FRANCESE
Questa lista è stata molto più dura di quella dedicata ai classici della letteratura americana. decidere chi escludere è stato quasi come tagliarsi via un braccio, perché tra i classici della letteratura francese ho tantissimi preferiti, ma alla fine questa è stata la mia decisione, non vogliatemi male, anche perchè ho aggiunto diverse onorevoli menzioni che andavano fatte per forza.
Inoltre ho scelto di non citare di nuovo autori che avevo già citato nella lista La mia top ten dei classici della letteratura mondiale, che potete leggere qui: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/729284916889698304/la-mia-top-ten-dei-classici-della-letteratura
Ma passiamo alla lista odierna:
Il fantasma dell’opera, di Gaston Leroux
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Trama: Gira voce che il teatro dell'opera Palais Garnier sia infestato da un fantasma. Una giovane soprano, Christine Daae, sorprende tutti con la sua esibizione una sera, e il Fantasma dell'Opera diventa ossessionato da lei. I gestori del teatro dell'opera ricevono una lettera, chiedendo che Christine interpreti il ​​ruolo principale nella produzione di Faust. La lettera viene ignorata, con conseguenze orribili. Il Fantasma rapisce Christine e si rivela essere un uomo sfigurato (Erik) che si è costruito una tana nel teatro dell'opera, completa di passaggi nascosti.
2. I tre moschettieri, di Alexandre Dumas
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Trama: Il giovane d'Artagnan va a Parigi in cerca di fortuna. Divenuto amico dei moschettieri Porthos, Athos e Aramis, entra con loro al servizio del re. I quattro devono combattere le trame del cardinale Richelieu e della perfida Milady de Winter. Salveranno l'onore della regina che imprudentemente aveva regalato al duca di Buckingham, come pegno d'amore, una collana di diamanti avuta in dono dal marito Luigi XIII. Giustizieranno Milady, che aveva fatto uccidere il duca e una cameriera amata da d'Artagnan. Questi, riconciliatosi col cardinale, verrà promosso luogotenente, Athos si ritirerà in campagna, Porthos si sposerà e Aramis si farà abate.
3. Il giro del mondo in ottanta giorni, di Jules Verne
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Trama: Londra, 2 ottobre 1872. Il gentleman inglese Phileas Fogg e il suo nuovo aiutante francese Jean Passepartout tentano di circumnavigare il globo in 80 giorni, per vincere la scommessa di 20.000 sterline stipulata con gli altri soci del Reform Club.
4. Le relazioni pericolose, di Laclos
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Trama: Considerato il più grande romanzo epistolare della letteratura francese, Le relazioni pericolose (1782) è ambientato nella Parigi del Settecento, dove la Marchesa de Merteuil, falsa e devota, abbandonata dall'amante, Gercourt, decide di vendicarsi disonorandolo. A questo scopo conquista la complicità del Visconte di Valmont, suo ex amante e noto seduttore senza scrupoli. Valmont accetta la sfida e decide di sedurre la giovane Cécile, promessa sposa di Gercourt. Inizia così lo scambio epistolare (175 lettere) che mette in scena la rete diabolica elaborata da Valmont e dalla Marchesa di Merteuil, tessuta in cinque mesi di progetti, manovre, sotterfugi, confessioni, elaborate ipocrisie, colpi di scena e complicatissimi intrighi.
5. Notre-dame de Paris, di Victor Hugo
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Trama: In una Parigi tardomedioevale si mescolano lo spettrale profilo della basilica di Notre-Dame, abitata dal gobbo Quasimodo, e la notturna Corte dei Miracoli, dove risplende la bellezza di Esmeralda. Come in un grande melodramma, forze del bene e forze del male si scontrano facendo fulcro intorno all'attrazione, alla sensualità, all'innocenza della bella zingara.
6. Il barbiere di Siviglia ovvero La precauzione inutile,  di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
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Trama: Commedia teatrale da cui Rossini ricavò poi il libretto per una delle sue opere liriche più famose. La storia segue una struttura tradizionale della commedia dell'arte in veste di satira, col servitore furbo che prova di essere più intelligente dei nobili e degli intellettuali dell'epoca.  La trama coinvolge un conte spagnolo,  che si è innamorato a prima vista di una ragazza di nome Rosina. Per assicurarsi che lei ami davvero lui e non solo i suoi soldi, il Conte si traveste da povero studente universitario di nome Lindoro e cerca di corteggiarla. I suoi piani sono vanificati dal guardiano di Rosina, il dottor Bartolo, che la tiene rinchiusa in casa e sogna di sposarla in futuro. L'incontro fortuito con un suo ex servitore, Figaro, può cambiare il destino della coppia. Figaro lavora come barbiere e quindi ha accesso alla casa del dottore. Dopo aver avuto promesse di denaro e temendo che il Conte cercherà vendetta su di lui se rifiuta, Figaro escogita una varietà di modi in cui il Conte e Rosina possono incontrarsi e parlare, prima come Lindoro, poi come Alonzo, un compagno di studi dello stesso maestro di musica, Basilio. La storia culmina nel matrimonio del Conte con Rosina.
7. L’avaro, di Moliere
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Trama: Commedia teatrale in cinque atti scritta nel 1668. Narra la storia di Arpagone, un vecchio taccagno che pur di tenere per sé i suoi soldi, sceglie di far sposare al figlio una vedova molto ricca e alla figlia un marchese che, ricco com'era, aveva rinunciato alla dote di lei. Per sé vuole invece una ragazza bellissima e con molte virtù, seppure senza dote. Purtroppo quello che vuole il padre non corrisponde ai sentimenti dei figli: infatti Elisa è innamorata del valletto Valerio, che ha perduto la famiglia in mare, mentre Cleante è innamorato di Marianna, la giovane che suo padre vorrebbe sposare.
8. Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
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Trama: L'opera più celebre del drammaturgo francese Edmond Rostand. Portata in scena per la prima volta alla fine del 1897, fu accolto in maniera trionfale dal pubblico e dalla critica: la storia dello spadaccino dal naso lunghissimo, amante della poesia e dei giochi di parole ma incapace di concretizzare il proprio amore nei confronti della bella Rossana, invaghita di un altro uomo.
9. Il medico di campagna, di Honore de Balzac
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Trama: Nel 1829, il Genestas comandante dell'esercito napoleonico, arriva in un villaggio della Savoia, dove incontra il dottor Benassis medico parigino che, con impegno e dedizione, si applica al miglioramento della vita della comunità, che lo ripaga eleggendolo sindaco. I due diventano amici e il comandante accompagna quotidianamente il medico nel suo giro di visite durante le quali racconta come in dieci anni ha trasformato un paese arretrato in fiorente cittadina. Ma i due protagonisti hanno ciascuno un doloroso segreto che verrà confessato alla fine della storia.
10. Nanon, di George Sand (pseudonimo di Aurore Lucile Dupin)
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Trama: L’eroina, una contadina del Berry che sposerà il marchese Émilien de Franqueville, racconta la sua vita a partire dall’infanzia e dalla giovinezza prima e durante la Rivoluzione francese.  Questa giovane che possedeva soltanto delle grandi qualità e una pecora da allevare giungerà a ottenere la ricchezza grazie al suo lavoro e ad un insieme di circostanze fortunate, ma senza alcuna speculazione. Qui la Rivoluzione francese è evocata attraverso quello che potevano comprendere gli abitanti di una povera regione campestre, lontana dal centro degli avvenimenti rivoluzionari. I protagonisti si trovano a combattere con una vita quotidiana difficile e, a volte pericolosa, ma la affrontano con molta fermezza. Émilien, sequestrato dal tribunale rivoluzionario, viene liberato grazie a Nanon. Si rifugiano insieme in un luogo nascosto e magico di Valcreux, dove aspettano la fine del Terrore, poi il giovane si arruola allora nell’ esercito repubblicano, ma fortunatamente ritornerà dalla guerra seppur ferito sia nel corpo che nello spirito e si riunirà a Nanon.
George Sand è autrice di molti romanzi degni di nota, tra cui vi voglio citare almeno La palude del diavolo e La piccola Fadettte.
Onorevoli menzioni:
Gargantua e Pantagruel, di François Rabelais
La principessa di Clèves, di Madame de La Fayette, il primo romanzo storico francese e uno dei primi romanzi della letteratura moderna
Senza famiglia (Remì) e In famiglia (Perrine), romanzi di formazione di Hector Malot
La monaca, di Denis Diderot
Manon Lescaut, di Antoine-François Prévost
Non cito opere di Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, ma andrebbero certamente letti almeno una volta nella vita, anche perchè le loro idee sono alla base delle tematiche di quasi tutti gli scrittori (loro contemporanei o  vissuti dopo di loro)  che invece cito nella lista.
Sicuramente non avrò citato autori di classici della lettaratura francese che molti di voi amano, perciò non esitate a segnalarmi i vostri preferiti nei commenti.
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k-i-l-l-e-r-b-e-e-6-9 · 4 years ago
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60’s and 70’s pulp horror movies
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cinquecolonnemagazine · 3 years ago
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Il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti nuovo Presidio Slow Food
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Le prime fonti scritte sulla sua coltivazione nella piana alluvionale del fiume Tanaro risalgono al 1914, quando un concorso della Società Orticola Astigiana ne evidenzia la produzione da parte di numerosi orticoltori di Costigliole d’Asti e di alcuni comuni vicini. Da lì in avanti è stato un crescendo, fino ad arrivare ai 40-50 mila quintali degli anni ‘60 e ‘70, quando la zona della Motta era orgogliosamente soprannominata “piccola California”. Poi il declino, con gli orti rigogliosi sostituiti da altre culture. Finalmente, oggi, si può parlare di una nuova rinascita del peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti che diventa Presidio Slow Food. Quella di questo ortaggio, tanto pregiato quanto delicato, è una storia antica che negli anni ha appassionato cuochi, gastronomi, contadini, tecnici e ricercatori e che è stata raccontata oggi, sabato 7 agosto, in una conferenza ospitata a Costigliole. È stato il sindaco Enrico Cavallero ad accogliere, tra gli altri, Stefano Scavino, referente dei produttori del Presidio, Carlo Petrini, presidente di Slow Food e lo chef Ugo Alciati, figlio di Guido e Lidia Alciati, dello storico ristorante Da Guido, di cui quest’anno ricorrono i 60 anni dalla nascita. Ed è proprio dai ricordi di questi ultimi che vogliamo partire oggi con questo racconto che segna un pezzo della storia gastronomica del Piemonte, e non solo. La sapienza e la tenacia dei cuochi che lo hanno reso famoso Quadrangolare la forma della bacca, gialla o rossa, generose le dimensioni, spessa e carnosa la polpa, e poi quel gusto intenso, ma dolce e delicato, dato dall’elevato contenuto zuccherino, con cui Lidia Alciati, la grande cuoca del ristorante Da Guido, ha incantato avventori provenienti da ogni dove, richiamati dal suo peperone quadrato farcito con tonno, capperi, acciuga, e condito con un po’ di maionese e una goccia di aceto di vino bianco. A scovare i migliori prodotti per lei era il marito Guido: «Fin dai primi anni ‘60, quando il ristorante ha aperto, mio papà andava in giro per le campagne dell’astigiano con l’intento di convincere i piccoli produttori della zona a non abbandonare la coltivazione di varietà locali rare e di qualità. Alcune, dopo gli anni dell’oblio ce l’hanno fatta e hanno segnato una svolta per il loro territorio, come il cardo gobbo di Nizza Monferrato, oggi Presidio Slow Food. Il peperone quadrato si è un po’ perso per strada ma speriamo che oggi con questo riconoscimento riesca a ripercorrere quelle stesse orme» ricorda Ugo Alciati, chef e patron del ristorante Guido da Costigliole. L’intuizione del gastronomo: da qui nasce l’ecogastronomia che ha rivoluzionato l’azione di Slow Food I peperoni quadrati d’Asti, una varietà carnosa, profumata e gustosa, non erano quasi più prodotti nella zona. Incontrai un contadino, mi confermò che appunto là, fino a pochi anni prima, si coltivavano quei magnifici ortaggi. Ma ora non più e mi disse in dialetto: «Non conviene, gli olandesi costano meno e nessuno ce li compra più, i nostri! Danno lavoro ed è tutta fatica buttata al vento!». Per me quel giorno fu la data d’inizio ufficiale dell’ecogastronomia: la materia prima dev’essere coltivata e prodotta in maniera sostenibile, la biodiversità e le tradizioni alimentari e produttive locali vanno salvaguardate a tutti i costi. È da questo estratto del libro Buono, pulito e giusto (Einaudi, 2005) in cui Carlo Petrini, presidente di Slow Food, parla di una sua esperienza del 1996, che emerge il legame e l’affetto speciale per questa varietà di peperoni. «Oggi, dopo 25 anni, sapere che il peperone quadrato della Motta rientra a pieno titolo tra i Presìdi Slow Food, è per me motivo di grande orgoglio e appagamento. Il fatto che proprio questo ortaggio, che ho portato nel mondo come simbolo dei paradossi dell’agroindustria, torni a rappresentare valori buoni, puliti e giusti e in piena armonia con tradizioni alimentari e produttive, significa che nessuno sforzo è stato vano, e che la strada segnata da Slow Food in questi anni è quella giusta da perseguire, anche per le nuove generazioni di contadini disposti a impegnarsi in un’agricoltura più pulita e sostenibile» dichiara Carlo Petrini. Il messaggio dei giovani: quelli che credono in un futuro più etico e più prospero Ed è proprio un giovane contadino, già protagonista di un altro Presidio Slow Food piemontese, il carciofo astigiano del Sorì, che si è lasciato ispirare da questo brano, battezzando la sua azienda agricola Duipuvrun. «Avevo letto il libro di Carlo e mi aveva colpito questa storia, inoltre avevo un ricordo d’infanzia, di quando andavo con i nonni al mercato a comprare i peperoni». E così, fin dal 2015, Stefano Scavino, oggi trentatreenne, decide di investire una parte del suo ettaro, coltivato con metodo biointensivo, su questa varietà, ma i semi della cultivar tradizionale non sono così facili da identificare. L’unica soluzione diventa rivolgersi alla Banca del Germoplasma dell’Università di Agraria a Grugliasco: «Mi diedero una piccola quantità di semi che cominciai a coltivare. Nel 2017 ho partecipato a un bando dell’Unione europea che sosteneva la valorizzazione degli ecotipi locali, insieme al Cnr, all’Università di Agraria e all’Agrion di Manta, presentando sia il carciofo che il peperone. Per due anni, grazie al loro apporto scientifico e agronomico abbiamo selezionato le piante in campo per migliorare la resa e la resistenza alle malattie» continua Stefano. Oggi i semi di peperone frutto del lavoro di selezione in campo nell’orto dell’azienda Duipuvrun sono stati messi a disposizione del vivaio Casto che ha prodotto i piantini per l’anno in corso e dell’azienda di Giorgio Austa che ha aderito al progetto. «Se dovessi esprimere un auspicio, vorrei che l'istituzione del Presidio fosse un messaggio diretto ai giovani, affinchè capiscano che si può avere un ruolo in questo mondo anche facendo il contadino e utilizzando metodi agroecologici». Inoltre, ci racconta Stefano, fare squadra consente di investire in ricerca agronomica, di avere quantitativi di prodotto più elevati e di aumentare i margini di profitto: «È importante che il peperone del Presidio ricominci a essere utilizzato dai ristoratori e bottegai della zona, che sono i primi ambasciatori, ma è pur vero che se la produzione aumenta si possono conquistare altri mercati: un mio cliente di Londra che acquista il carciofo del Sorì aspetta già da un po’ il peperone quadrato della Motta, spero quest’anno di riuscire a spedirgli il primo lotto». L’impegno delle istituzioni per la rinascita di un territorio e di una comunità Chi non si è lasciato scappare tutto questo patrimonio storico e culturale, oltre che agricolo, sono il sindaco di Costigliole d’Asti Enrico Cavallero e la sua amministrazione, che si è adoperata per avviare il Presidio Slow Food e rilanciare il peperone quadrato della Motta. «Ho sempre fortemente creduto in questo peperone, l’unico autoctono della sua categoria. Il tutto è iniziato quasi 13 anni fa quando del peperone si era quasi perso il seme e se oggi ne celebriamo la rinascita, lo dobbiamo al lavoro di selezione fatto in questi anni con Stefano e gli altri orticoltori pionieri della produzione, che con grande soddisfazione abbiamo presentato in questa giornata. Quello che abbiamo cercato di fare, insieme all’assessore all’agricoltura Alessandro Borio e agli amici orticoltori della Motta, è sostenere e promuovere un’operazione comunitaria in sintonia con Slow Food e con la filosofia amministrativa, che ci porta a essere attenti, in modo concreto, alla valorizzazione e alla qualità dei nostri prodotti. Sono convinto che questo primo raccolto permetterà di mettere basi solide per un più ampio progetto di rilancio complessivo del comparto orticolo, con interventi mirati ad agevolare lo sviluppo delle imprese presenti, che sicuramente genererà un indotto utile a mantenere vivo il prodotto» sottolinea il sindaco Enrico Cavallero. Il peperone quadrato della Motta di Costigliole d'Asti è il 37esimo Presidio Slow Food piemontese, grazie anche al grande lavoro che il coordinamento regionale di Slow Food Piemonte e Valle d'Aosta sta facendo sui territori per il recupero di produzioni e varietà a rischio estinzione. Read the full article
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stripeout · 5 years ago
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#born8thofjuly #Repost @corriere • • • • • • L'8 luglio 1934 nasceva a Londra Marty Feldman, attore noto in tutto il mondo per aver ricoperto il ruolo di Igor in «Frankenstein Junior» (1974). Inconfondibili i suoi lineamenti, perfetti per interpretare il simpatico e imprevedibile aiutante gobbo del dottor Frederick von Frankenstein (interpretato da Gene Wilder). Il naso venne infatti deformato da un incontro di pugilato, mentre i bulbi oculari prominenti sono il risultato non solo del suo strabismo divergente, ma anche di un'operazione subita a seguito di un incidente stradale e di problemi legati all'iperattività tiroidea. Nato professionalmente in ambito radiofonico, ebbe anche l'occasione di cimentarsi come regista. Morì improvvisamente d'infarto a soli 48 anni durante la lavorazione del film «Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo», mentre si trovava in Messico. Lo ricordiamo con una delle sue battute più celebri. https://www.instagram.com/p/CCY1ebSIZoC/?igshid=y6y4cxj5doj7
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lampioneditrieste · 4 years ago
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07/08/20 - "JACOPO LINUSSIO E IL NUOVO SPIRITO EUROPEO" - Carniarmonie - Concerto - M.Del Gobbo, viola da gamba - A.Busettini, fortepiano - Pieve S.Giorgio - Comeglians (UD)
07/08/20 – “JACOPO LINUSSIO E IL NUOVO SPIRITO EUROPEO” – Carniarmonie – Concerto – M.Del Gobbo, viola da gamba – A.Busettini, fortepiano – Pieve S.Giorgio – Comeglians (UD)
Vi informiamo che venerdì 7 agosto 2020, ore 20.45, presso Pieve S.Giorgio – Comeglians (UD), vi sarà il concerto nell’ambito della manifestazione “Carniarmonie”.
dettagli
Venerdì 7 Agosto 2020 – Ore 20.45
MADDALENA DEL GOBBO viola da gamba ALBERTO BUSETTINI fortepiano
programma
Musiche di J. Ch. Bach, C. Ph. E. Bach, C. F. Abel
Londra 23 gennaio 1765, un elegante salotto di un…
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whogoesthere-thething · 8 years ago
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(Victor Frankenstein, USA 2015, 110’, C)
Regia di Paul McGuigan.
Sceneggiatura di Max Landis dal romanzo di Mary Shelley Frankenstein; or, the modern Prometheus, 1831.
Con Daniel Radcliffe, James McAvoy, Jessica Brown Findlay, Andrew Scott, Charles Dance, Freddie Fox, Mark Gatiss.
Il periodo tra il 2013 e il 2015 è apparso come quello del revival della famosa creatura assemblata con pezzi di cadavere (ma non nel romanzo originale di Mary Shelley), con l’uscita di ben quattro film molto diversi tra loro ma avendo in comune l’ambizione, non sempre riuscita, di rielaborarne i temi (d’altronde dopo più di sessanta film con protagonista il celebre dottore e la sua creatura, difficile dire qualcosa di veramente nuovo sull’argomento): The Frankenstein Theory (Andrew Weiner, USA 2013) era un found footage che partiva dal principio che la vicenda raccontata dalla Shelley fosse reale e che la creatura fosse ancora in giro nei boschi dell’America settentrionale; I, Frankenstein (Stuart Beattie, USA/Australia 2014) era invece un pastiche fantasy/action molto lontano dal modello letterario; Frankenstein (FrankƐn5tƐ1n, Bernard Rose, USA 2015) cercava di aggiornare nell’epoca contemporanea i temi sempre attuali della Shelley; infine questo Victor-La storia segreta del dottor Frankenstein, diretto da uno dei registi della premiata serie televisiva Sherlock e sceneggiato dal figlio d’arte Max Landis. Al gruppo bisogna poi aggiungere la seria televisiva Penny Dreadful (USA/GB 2014-2016) che tra i numerosi personaggi annovera quelli di Frankenstein e delle sue creature, forse le interpretazioni più riuscite del lotto citato sopra.
Il giovane e brillante scienziato Victor Frankenstein (James McAvoy), conosce in un circo itinerante, dove si esibiva come freak, Igor (Daniel Radcliffe), altro giovane deforme nel corpo ma dalla mente arguta e particolarmente portato per la medicina. Intuite le potenzialità dello sfortunato, segretamente innamorato di Lorelei (Jessica Brown Findlay), la trapezista del circo, lo prende sotto la sua protezione, curandone le deformità aspirandone il pus dalla gobba e creando un bustino per fargli ottenere una corretta posizione eretta. Alla fine del trattamento Igor si trasformerà in un aitante giovane uomo che, per riconoscenza e ammirazione, deciderà di aiutare Victor nei suoi esperimenti atti a generare la vita dalla morte. Gli studi e le classiche incursioni notturne nei cimiteri per rubare cadaveri, attireranno l’attenzione dell’ispettore Turpin (Andrew Scott), un conservatore fervente cristiano che guarda i due con sospetto di blasfemia. La creatura che i due riusciranno a creare, dopo vari infruttuosi tentativi e solo dopo aver ottenuto dei finanziamenti dal nobile Finnegan (Freddie Fox), si rivelerà però un essere bestiale tale da dover essere soppressa dal suo stesso creatore.
Come spesso accade nelle produzioni americane che prendono spunto da classici della letteratura inglese, anche in questo caso trama e contenuti del romanzo di Mary Shelley sono cambiati se non proprio stravolti. Già dal titolo si intuisce che l’attenzione del film dovrebbe essere spostata tutta sul dottore e sul suo background (il motivo della sua ossessione per i suoi esperimenti, data dalla morte del fratello in una rielaborazione dello sceneggiatore delle pagine del romanzo), il che non sarebbe neanche filologicamente errato, ma la vicenda concede davvero poco spazio alla creatura e alla sua tragedia. Tutta la vicenda è vista attraverso gli occhi del gobbo, figura presa di peso dai classici della Universal piuttosto che dal romanzo (e anche, forse involontariamente, dall’altrettanto classico di Mel Brooks, Frankenstein Junior…) e trasformata in pratica nel vero protagonista del film (tanto che un titolo più corretto sarebbe stato Igor & Victor!).
Eccessivamente repentina e forzata, appare poi la “guarigione” dallo stato di freak, la sua parabola richiama inizialmente quella del Gobbo di Notre Dame di Hugo per poi trasformarsi, almeno fisicamente, in una specie di Dorian Gray wildeiano. Dall’Europa centrale di inizio ottocento della Shelley, l’azione si sposta nella più classica Londra vittoriana, ambientazione cittadina che in pratica soffoca una storia che meritava e aveva un più ampio respiro anche a livello di contenuti morali e filosofici, qui ridotti al consueto dilemma sui limiti etici della ricerca scientifica. In pratica un film che poco rielabora dal testo originale, ma che aggiunge alla vicenda eccessive divagazioni narrative e non tutte portate avanti adeguatamente, tanto che i vari spezzoni del film sembrano a volte mal cuciti assieme, quasi a richiamare l’aspetto classico della creatura dello scienziato.
  VICTOR-LA STORIA SEGRETA DEL DOTTOR FRANKENSTEIN (Victor Frankenstein, USA 2015, 110’, C) Regia di Paul McGuigan. Sceneggiatura di Max Landis dal romanzo di Mary Shelley…
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