#Hawking e la cultura pop
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pier-carlo-universe · 13 days ago
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Cosa disse Stephen Hawking: le riflessioni immortali di un genio senza confini.
Ripercorriamo le parole più significative e i messaggi di speranza, scienza e umanità lasciati dal celebre fisico teorico e cosmologo Stephen Hawking.
Ripercorriamo le parole più significative e i messaggi di speranza, scienza e umanità lasciati dal celebre fisico teorico e cosmologo Stephen Hawking. L’eredità intellettuale di Stephen Hawking. Stephen Hawking, uno dei più grandi fisici teorici del XX e XXI secolo, non è stato solo un brillante scienziato, ma anche un comunicatore straordinario. Le sue parole hanno ispirato generazioni di…
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abr · 7 years ago
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(...) non è male ricordare che secondo Marx le idee dominanti di una società sono sempre le idee della classe dominante. Poiché (...) la classe dominante sono le chattering class, la classe intellettualoide, sviluppo digitale e chiacchierìno del ceto medio riflessivo, non è male domandarsi di quali idee dominanti sia pervasa. Poiché siamo al debutto della manifestazione culturale (suvvia, editoriale) più importante d’Italia, il Salone del libro di Torino, che per di più è un’istituzione semi-pubblica, ci si può domandare che cosa abbiano da dirsi, il ceto culturale professionale (gli organizzatori) e il ceto medio riflessivo (insomma il pubblico) (...).    Il presidente Massimo Bray e il direttore Nicola Lagioia – persone di cultura, appunto (...) ritengono che il Salone “non sia solo una vetrina di eventi ma un grande produttore di contenuti culturali” (...). Hanno chiesto ad “alcune delle migliori menti del pianeta” che verranno ospiti di rispondere a “cinque domande” sull’idea di futuro. (...) A uso, consumo e consolazione dei ceti riflessivi. Soltanto che a leggerle, le domande, si resta storditi dalla pochezza delle dimensioni ortogonali – altezza, larghezza, profondità – e dalla nulla res cogitans che la res extensa dei libri può suscitare. “1. Chi voglio essere? La nostra identità è in continua costruzione. Nell’epoca del culto di sé, chi aspiriamo a essere?”. “2. “Perché mi serve un nemico? I confini ci proteggono oppure ci impediscono di incontrarci e cooperare?”. “3. A chi appartiene il mondo? (…) Chi deve prendersene cura?”. “4. Dove mi portano spiritualità e scienza? Scienza e religione hanno dato forma alla nostra storia e al nostro pensiero. Ma sono state usate anche come strumenti di oppressione. C’è oggi una promessa di cambiamento e di futuro nella spiritualità delle religioni, nel rigore nelle scienze? O altrove?”. “5. Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? (…) Cos’è l’arte, e che cosa deve e può dare a tutti noi?”. E’ un distillato di banalità cui potrebbe rispondere chiunque, da Platone a Stephen Hawking, per citarne due vivi, senza la minima speranza di poter dare una risposta che non sia superflua o idiota, o che nulla aggiunga a quel che il pubblico culturale già non sappia da solo. E’ questo il massimo di idee che la classe dominante sa produrre? Lasciando perdere Marx, (...) è la dichiarazione ufficiale dell’inutilità della “cultura”, umanistica o scientifica che sia, ridotta a un diversivo pop per il ceto medio riflessivo. Quello che gira tra gli stand, acquista Wilbur Smith o Eduard Limonov a seconda dell’offerta, partecipa agli “eventi” come fossero una partita di calcio. E se gli chiedete “un giorno tutto questo?” risponderebbe “boh”, che fa molto chattering class.
https://www.ilfoglio.it/cultura/2018/05/10/news/salone-del-libro-di-torino-cultura-banalita-193884/
ci si sente molto tovinesi al Salone del libro. E’ la difficile arte dell’usare la cultura,  qualunque cosa sia, per coniugar uguaglianza con sentori di snob (molto nocash oltre che notav). 
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madeinpop · 7 years ago
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Made In PoP™ ǁ eventi Rock in Veneto dal 5 all' 11 Aprile 2018 ǁ stagione 15
Ciao Made-In-PoPpers, condividiamo sempre con piacere certe produzioni fatte con anima e cuore, come il progetto tutto al famminile ed acustico di WAV Women Against Violence, che sta realizzando un album con tutte le cantautrice che hanno aderito, per sostenere l'iniziativa vi rimandiamo alla pagina MusicRaiser https://www.musicraiser.com/it/projects/10193 sostenete sostenete sostenete. CHECcO & LoRIS
«Sostenete la Musica, Andate ai Concerti»
► segnalazione Made In PoP ◄
Ω  LAST NITE PARTY Ω Ω VINILE Club via Capitano Alessio 92 ROSÀ (Vi) Ω Ω SABATO 7 APRILE Ω torna la festa indierock per eccellenza presentando un'interessante band,i livornesi SIBERIA, indierock cantautorale dal retro gusto wave. dopo i concerti si balla con i djset di CASTE, ORDINARY NOISE e PAUL dei SLAPS. https://www.facebook.com/events/553476635011892/
► FESTIVAL ◄ ► IRRUZIONI Festival varie location PADOVA fino a Sabato 7 Aprile festival diffuso di peripezie urbane organizzato da Associazione VOYAGER e altre realtà, programma completo e dettagliato qui http://www.irruzioni.it/wp-content/uploads/2018/03/Irruzioni2018-Programma.pdf
► SETTIMANA ◄ ► GIOVEDÌ 5 Aprile ᴥ Centro Culturale CANDIANI piazzale Candiani 7 MESTRE ore 21 prima serata della rassegna Indie Voices con protagonista la musa di David Lynch, CHRYSTA BELL, già protagonista di Twin Peaks e cantautrice texana. ᴥ CA'SANA Cibo Arte e Cultura via SS. Fabiano e Sebastiano 13 PADOVA voce angelica e songwriting profondo per MANEL RODRIGUEZ artista tedesca. ᴥ YOKELZ Plan B pub piazza Marconi 1 TREBASELEGHE (Pd) daranno la scossa qui stasera i FLAT FIFTY indiepoprock. ᴥ COMARÒ via F.M.Preti 26 CASTELFRANCO Veneto (Tv) We//Net ospita il giovane e molto bravo cantautore ALESSANDRO RAGAZZO. ᴥ Osteria da TOCCHETTO via Risorgimento 27 MONTEBELLUNA (Tv) rassegna band emergenti, stasera BEHIND BLUE EYES e HITO+. ᴥ POMOPERO Osteria Musicale via Castelletto 84 BREGANZE (Vi) austriaco di nascita ma teutonico d'adozione il cantautore/producer indietronico ANT ANTIC. ᴥ JACK the RIPPER via Nuova 9 RONCÀ (Vr) il ritorno dei celeberrimi The MOORINGS folk rock in salsa celtica dalla Francia, in apertura il trio femminile KILL THE MAYOR poppunk. ᴥ EL CABALLITO via Pastengo 17 BUSSOLENGO (Vr) due band della scena alternative locale, CAU (indie) e NØEN (alt-rock).
► VENERDÌ 6 Aprile ᴥ ALTROQUANDO Osteria Musicale via Corniani 32 SANT'ALBERTO di Zero Branco (Tv) terza serata di selezione del contest per il Veneto dell'AREZZO WAVE Festival, sul palco BACK to NOISE (Vi) il solo FEYDAN (Tv) e La SORTE (Vr). ᴥ Circolo NADIR piazza Gasparotto 10 PADOVA ospite la bravissima Sara Ardizzoni con il suo progetto DAGGER MOTH one/woman/band tra chitarre elettriche e minimalismo elettronico. ᴥ VIRGO Rock Club via Padana 32 SANT'ANGELO di Piove di Sacco (Pd) serata stumentale progressive con i QUARTO VUOTO band trevigiana di area Lizard Records. ᴥ AL BUSCAGLIONE via Marsala 50 PADOVA serata hammond groove con El DUO composto dai maestri Giulio CAMPAGNOLO hammond e Gioele PAGLIACCIA batteria. ᴥ BIOS LAB via Brigata Padova 5 PADOVA spazio al progetto roots-blues self-made di Stefano DENTONE & Antonio GHEZZANI canzoni proprie e chitarre autocostruite. ᴥ GRINDHOUSE via Longhin 37 PADOVA warp up del festival che si terrà a fine mese con tre band locali, TUTTO BRUCIA punk/HC GRAMIGNA post-HC e ISCHÆMIA post/neo grunge. ᴥ RICKY’s Pub via Commerciale 12 ABBAZIA PISANI Villa del Conte (Pd) il venerdì spazio alle ottime realtà locali come i 3CHIODI prog/grunge/stoner e The WANKERSS hard/punk. ᴥ BISTROCK via Rometta 13 San MARTINO di Lupari (Pd) fusione tra sonorità di ieri e oggi, questo sono i DIRTY ROLL. ᴥ CIVICO 4 via Portello 4 PADOVA inizio ore 20 per il live pop punk con cantato in italiano dei giovani FORGET IT. ᴥ Spazio MAVV via Gelsolino 43 VITTORIO Veneto (Tv) sarà qui SID GRIFFIN grande artista americano co-fondatore del movimento Paisley Underground, con lui anche Alberto GROTTO. ᴥ EDEN Cafè via XV Luglio TREVISO la grande icona della scena jazz nazionale ROSA BRUNELLO e il suo combo LOS FERMENTOS. ᴥ MATTOROSSO via Piave 108 MONTEBELLUNA (Tv) boogie hard rock per il grande LU SILVER (ex Small Jackets) e la sua String Band. ᴥ DIEGO ARMANDO Pub piazza Caduti 6 VALLÀ di Riese Pio X (Tv) accoppiata di band di rock in italiano, i CLUB SANDWICH e i FESTA degli IMPICCATI. ᴥ KRACH music Club via Madonna 3 MONASTIER (Tv) sguaiato hardrock con venature glam per i GIVE US BARABBA e in apertura HELL'n'THEN. ᴥ OUTSIDER pub via San Cassiano 72 QUINTO di Treviso (Tv) l'appuntamento live questa settimana è con STEVE SALUTO & the RIKKANZA rock con ifluenze blues e soul. ᴥ LIGHTHOUSE Pub via Noalese Sud 2 NOALE (Ve) cantautorato al femminile per il duo STORIE STORTE, persone, storie e viaggi contromano . ᴥ NOVAK Club via Castellana 59 SCORZÈ (Ve) appuntamento con MAXIMUM Festival #2 di GoDown Records, sul palco i celeberrimi californiani The LOONS capitanati da Mike Stax, in apertura i "nostri" MOTHER ISLAND + djset garage, freakbeat con svariati dj's. ᴥ ARG0 16 Arci Club via delle Industrie 27 MARGHERA (Ve) serata di sperimentazioni con KRISHNAMURTI (Giovanni Lami e Lorenzo Abattoir) basato sull'uso del shurti box, strumento indiano, e poi il manipolatore SIMON WHETHAM e ancora Mauro e Matilde SAMBO, djset della splendida LECRI. ᴥ Laboratorio MORION salizada San Francesco del a Vigna VENEZIA cucina a km zero, libreria antagonista e concerto del bluesman canadese LEE HOLMES accopagnato dal suo combo The Beautitones. ᴥ GROOVE via Martiri Libertà 8 LUGO (Vi) in arrivo da Mikwaukee (Wn,Us) the FOX FACE (Dirtnap records) punk'n'roll al femminile. ᴥ Bar ASTRA contrà barche 14 VICENZA ore 19 nel passaggio qui del tour italiano si esibiranno l'esuberante miss STEREOCHEMESTRY cantautrice berlinese d'origine slava ma veneta d'adozione e lo svedese GUS RING. ᴥ Circolo MESA via L.Da Vinci 50 MONTECCHIO Maggiore (Vi) serata a tutto punkrock con i DURACEL impegnati nel loro "Supermarket tour" in apertura FDP. ᴥ Bar The BROTHERS via Olimpia 1 GREZZANA (Vr) rock dall'anima soul per il trio guidato da GARY HUDSON. ᴥ COHEN Pub via Scarsellini 9 VERONA ospite la cantautrice e producer VEDA BLACK giovane londinese alternative soul. ᴥ JACK the RIPPER via Nuova 9 RONCÀ (Vr) ritornano ad esibirsi live e soprattutto su questo palco i SPAGHETTI SUPERSTAR r'n'r casereccio, in apertura HI FI STACEY alt/hard/rock.
► SABATO 7 Aprile ᴥ LA STANZA Associazione Culturale via Leopardi 25 San MARTINO di Lupari (Pd) nel passaggio qui del tour italiano si esibiranno l'esuberante miss STEREOCHEMESTRY cantautrice berlinese d'origine slava ma veneta d'adozione e lo svedese GUS RING. ᴥ BAHNHOF Live via Sant'Antonio 34 MONTAGNANA (Pd) suoni violenti e poderosi per i gruppi LAST MINUTE to JAFFNA (To/heavy & psych) 8FULSTRIKE (Pd/hategroove) e NADSAT (Bo/noisemath) ᴥ Circolo NADIR piazza Gasparotto 10 PADOVA performance sperimentale del duo bolognese MACK. ᴥ Bar MAUI via Kennedy 54 TAGLIO di PO (Ro) WannaBe collective organizza un aperitivo tra motociclette e rock'n'roll, suoneranno The BOYLERS. ᴥ DUMP latgo Bailo 7 TREVISO serata Marker Shop, il celebre negozio skater e non solo, con live degli interessanti TWO BIRDS ONE STONED attitudine gargae con inserti blues. ᴥ birreria OLD SALOON via Feltrina 19 PEDEROBBA (Tv) serata punk e metal all'italiana con ANGRY DRIVERS (Mo) RAISE YOUR FALL (Mo) LUCIF&R's NAK6D BODY (Tv). ᴥ RADIO GOLDEN bar piazza San Martino 13 CONEGLIANO (Tv) la tostissima Sara Ardizzoni aka DAGGER MOTH one/woman/band tra chitarre elettriche e minimalismo elettronico in apertura il duo BELFAST. ᴥ Cso DJANGO via Monterumici 11 TREVISO serata strumentale e sperimentale con i locals WATERPROOF armati di djdgeridoo e i bolognesi MASSTANG dirompenti e visionari. ᴥ NASTY BOYS via Pellicciaio 4 TREVISO dal Mexico carichi della loro attitudine garage punk i sensazionali LOS EXPLOSIVOS. ᴥ MATTOROSSO via Piave 108 MONTEBELLUNA (Tv) sonorità oscure per il live dei MADAME SADOWSKY e il djset di Alex DEL DUCA. ᴥ GALA via Canova 288 ASOLO (Tv) klezmer sound e gipsy jazz per il COLLETTIVO ORKESTRADA CIRCUS. ᴥ KRACH music Club via Madonna 3 MONASTIER (Tv) serata stoner/doom/spacepysch con le band HUMULUS (Bs/Bg) e i locali The BLACK LOOSE. ᴥ Auditorium SQUERO isola San GIORGIO Maggiore VENEZIA dalle 17 performance "Ba-Rock Cello" per il violoncellista solista GIOVANNI SOLLIMA che va a lla scoperta dei punti di unione tra la musica classica e il moderno rock con composizioni personali. ᴥ ARG0 16 Arci Club via delle Industrie 27 MARGHERA (Ve) Input-Ve ospita la cantautrice neo-soul JOAN THIELE, in apertura KLUNE nuova realtà indierock patavina. ᴥ ARCADIA Csa via Lago di Tovel 18 SCHIO (Vi) dalle 20:30 festa molesta per i diec'anni di attività per The NUTRIES metalpunx a festeggiare assieme a loro LINEA di CONFINE, GROG, i CARLITO (ritorno sulle scene) e JESUS ain't in POLAND. ᴥ AUDITORIUM via Compans CARRÈ (Vi) ore 20:30 in occasione del festival letterario "Parole a Confine" ci sarà il concerto della grandissima CRISTINA DONÀ che presenta le sue "Canzoni in COntroluce". ᴥ VIAROMA17 via Roma 17 DUEVILLE (Vi) postpunk disturbato per due band su Maple Death records, HAVAH e HIS ELECTRO BLUE VOICE. ᴥ CENTRO STABILE di CULTURA via Leogra 4 San VITO di Leguzzano (Vi) gipsy night con l'arrivo del duo A HAWK & A HACKSAW dal New Mexico con Jeremy Barnes dei Neutral Milk Hotel + djset BimBumBalaton. ᴥ Circolo MESA via L.Da Vinci 50 MONTECCHIO Maggiore (Vi) serata old school con i RESPIRO NOCIVO ska-punk e i ROUND7 hardcore. ᴥ BOSTON SQUARE viale Brenta 70 TEZZE sul Brenta (Vi) alternative metal per i milanesi ANEWRAGE, in apertura MORE THE MURDER metalcore, FATE UNBURIED death prog e BLOODFIELD thrash. ᴥ Club IL GIARDINO via Cao di Prà 82 LUGAGNANO di Sona (Vr) concerto della band locale The MASONS che renderanno omaggio allo scomparso amico Stefano, sul palco anche altre band. ᴥ Bar The BROTHERS via Olimpia 1 GREZZANA (Vr) chitarrista dalla spiccata personalità rock blues per l'argentino DEMIAN DOMINGUEZ e la sua Band. ᴥ COHEN Pub via Scarsellini 9 VERONA per festeggiare il primo compleanno del locale sarà qui SID GRIFFIN grande artista americano co-fondatore del movimento Paisley Underground. ᴥ JACK the RIPPER via Nuova 9 RONCÀ (Vr) glam hardrock di stampo eighties per i FALLEN ANGELS.
► DOMENICA 8 Aprile ᴥ TETRIS Project via Roma 87 ARZEGRANDE (Pd) dalle 12 griglie roventi e dopo pranzo live per i giovani FORGET IT poppunk SARA KENNEDY altrock MEDS indierock VAN GOGH SEASON postrock e jam jazz e acustici. ᴥ PUNKY REGGAE Pub via Barbarigo 15 LIEDOLO di San Zenone degli Ezzelini (Tv) dalle 17 aperitivo electrorock con The DIGITALS duo garage/sinth e FLAT FIFTY indie/ultrapop. ᴥ GOTO STORTO via Villanova 8 TREBASELEGHE (Pd) aperitivo targato RocKonnection con presentazione nuovo disco dei BLARING SILENCE alternative metal/rock, il loro compagnia anche i WELKIN rock metalloso. ᴥ Osteria AL CASTELLO via Rossi A. 15 CHIUPPANO (Vi) aperitivo con la sognante musica da film dei GRIMOON combo deluxe rock, psichedelia ed elettronica. ᴥ Circolo MESA via L.Da Vinci 50 MONTECCHIO Maggiore (Vi) aperitivo desertico con gli ELEPHARMERS (Cagliari) e i locals A FOREST MIGHTY BLACK. ᴥ DUMP latgo Bailo 7 TREVISO stasera qui il duo israeliano JONZ folk intimo armonioso ed ottimista. ᴥ ALTROQUANDO Osteria Musicale via Corniani 32 SANT'ALBERTO di Zero Branco (Tv) GoDown records ospita una delle due date italiane della superband croata PUNČKE stoner/altrock.
► LUNEDÌ 9 Aprile ᴥ meno sette.
► MARTEDÌ 10 Aprile ᴥ Osteria FUORI PORTA via Tiziano Aspetti 7 PADOVA serata WAV Women Against Violence con le cantautrici IRENE BRIGITTE e LIL'ALICE, in favore del Centro Donna Padova. ᴥ CA'SANA Cibo Arte e Cultura via SS. Fabiano e Sebastiano 13 PADOVA concerto che chiude il workshop di REBETIKO tenuto da Sofia LAMPROPOULOU, con tutti i partecipanti.
► MERCOLEDÌ 11 Aprile ᴥ SHERWOOD OPEN LIVE vicolo Pontecorvo PADOVA il classico appuntamento del mercoledì tra birre artigianali cicchetti e pizze e i cantautorato di grande spessore stilistico per VERDIANA RAW (Pippola Dischi).
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ultraisabarrosmartins1978 · 5 years ago
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12 passeios incríveis para curtir o fim de semana em SP ❤
A cena cultural não para nunca! Durante o fim de semana, SP recebe tantos eventos incríveis que fica até difícil de escolher… Mas para te ajudar nessa missão, a Agenda Catraca Livre, em parceria com a Tegra Incorporadora, apresenta uma seleção de rolês sem erro! Vamos lá?
Separe o look, chame os amigos, amigas, crush e a família, porque as dicas são para todos os gostos. Aqui você só encontra passeio cultural, lindo, grátis ou baratinho!
#DicaCatraca: não esquece de dar aquele confere na previsão do tempo e saia pra rua sem medo! O fim de semana está aí para curtirmos sem dó!
Bora descobrir o melhor do fim de semana em SP?
Confira a seleção Catraca Livre + Tegra Incorporadora: 
Março feminista no MIRA | Bloco Eu Acho É Coco!
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O time de Hoje na Biblioteca Vicente Paulo Guimarães
A post shared by Eu acho é coco! (@euachoecoco) on Feb 4, 2020 at 11:11am PST
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Alô, manas! Uma programação feminista ma-ra-vi-lho-sa ocupa o MIRA – aka Mirante 9 de Julho. E pra começar o fim de semana maravilhosamente bem, na sexta-feira rola apresentação do Bloco Eu Acho É Coco!
Criado em setembro de 2018, o bloco feminino e feminista surgiu com a intenção de empoderar e da voz às mulheres, que dentro das manifestações populares, normalmente são minoria. E também com a intenção de passar os conhecimentos da cultura popular, principalmente o coco de roda, que é a maior influência musical do grupo.
Além dos instrumentos de percussão e vocais, o bloco é acompanhado por performances circenses que compõem a grande roda! Coisa linda
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Veja também: Mirante 9 de Julho realiza março feminista com programação incrível
Quando? 6 de março, das 18h às 22h Onde? MIRA – Mirante 9 de Julho | Rua Carlos Comenale, s/n – Bela Vista Quanto? Grátis
Para saber tudinho sobre o evento, clique aqui!
Siga Bem Caminhoneira
Siga Bem Caminhoneira é um bloco de rua composto por mulheres lésbicas e bissexuais que busca garantir um espaço seguro, com acesso à cultura e diversão, antes, durante e depois do Carnaval.
Ocupando as ruas com alegria, autonomia, respeito e segurança, para cantar aos quatro cantos os desejos, anseios e lutas em busca de uma sociedade mais justa e igualitária para as com mulheres lésbicas e bissexuais.
Comandado pela maestrina e multi-instrumentista Jackie Cunha, o repertório contempla clássicos carnavalescos e paródias, como “Ê Sapatão” (Faraó – Divindade do Egito), “Ser sapatão é bom demais” (Ara Ketu Bom Demais) e “Baile do Bloco” (Baile da Gaiola)… Simplesmente maravilhoso!
Quando? 6 de março, das 18h às 20h Onde? Casa de Cultura Chico Science | Rua Abagiba, 20 – Moinho Velho Quanto? Grátis 
Para saber tudo do evento, clique aqui.
“Frida Kahlo – Viva La Vida” na Mooca
Depois do grande sucesso de público e crítica, com temporada esgotada antes mesmo da estreia, o espetáculo “Frida Kahlo – Viva La Vida” volta a SP em curta temporada no Mês da Mulher!
O espetáculo apresenta a mulher humanizada com suas dores, amores e vontade de vivar la vida. O público encontra no palco uma Frida (1907-1954) sofrida, mas também exultante com o prazer de estar viva: pintar, cozinhar e amar. Além de se divertir com seu próprio humor cáustico.
Quando? 7 a 29 de março | Sábados, às 21h; Domingos, às 19h Onde? Teatro Arthur Azevedo | Av Paes de Barros, 955 – Mooca Quanto? Grátis – retirada de ingressos com 1h de antecedência
Para saber mais sobre o espetáculo, clique aqui ❤
Festival SPAM 2020
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O Beiradão, movimento musical amazonense que mistura ritmos como carimbó, lambada, xote, samba, forró e música latina, conduz o tom a terceira edição Festival SPAM, evento que promove intercâmbio entre artistas da cena do Amazonas e de SP.
Na noite, se apresentam Naka & Os Piranha (AM – SP), que mistura o som do Norte com levada pop em terras paulistas; e Alaídenegão (AM), um dos principais expoentes da música regional do Norte do Brasil, que faz uma mistura de ritmos passando pelas toadas do Boi Bumbá, Cirandas, o sotaque amazonense do Beiradão, a Guitarrada e o Carimbó.
Quando? 7 de março, às 21h Onde? Estúdio Bixiga | Rua Treze de Maio, 825 – Bela Vista Quanto? R$ 15 (antecipado) e R$ 25 (na porta)
Para saber mais sobre o festival, clique aqui ❤
Feira de Discos de Reggae #10
A Feira de Discos de Reggae completa três anos de existência em 2020! A entrada é gratuita, a cerveja é sempre geladinha, e a Feira estará pesadíssima, com centenas e centenas de títulos à venda.
Pra botar o som na festa, um time mais que cabuloso: Walds Rocha ft. Sistah Moon, Camis Oliveira e Willian Ornelas… POW!
Quando? 7 de março, das 15h às 21h Onde? Casa Sements | Av. Eliseu de Almeida 1566 – Butantã Quanto? Grátis
Saiba mais detalhes aqui e bora curtir o fim de semana em SP ❤
“Meu Pequeno Universo”
Essa dica é pros pequeninos curtirem o fim de semana em SP: no sábado estreia o espetáculo infantil “Meu Pequeno Universo“, no Teatro Novo.Voltada para crianças de 06 a 12 anos, a peça busca oferecer uma visão concisa, clara e intrigante sobre o lugar onde vivemos.
“Meu Pequeno Universo” foi inspirado pela leitura do Livro “O Grande Projeto” de Stephen Hawking, e conta com linguagem artística de fácil assimilação, música ao vivo, performances e um universo lúdico, para conscientizar o público e principalmente as crianças, sobre a importância do nosso planeta e de que pequenos atos geram grandes resultados.
Quando? 7 de março a 18 de abril | Sábados, às 15h Onde? Teatro Novo | Rua Domingos de Morais, 348 – Vila Mariana Quanto? R$ 10
Clique aqui e compre antecipado.
Vem pro Triângulo – Mulheres
De 7 a 29 de março, sempre aos sábados e domingos, grandes mulheres da história do Brasil e do Mundo vão te levar para uma viagem no tempo na história da cidade, tendo como foco o Triângulo SP!
Entre as mulheres que serão lembradas ao longo do tour de cerca de uma hora pelo centro estão: Inezita Barroso e a cantora Marcia, Índia Bartira, Dona Veridiana Prado, Luiza Galvão Lopes, Domitila de Castro Canto e Melo, a Marquesa de Santos, Nicolina Vaz, Tereza Toledo Lara, Nair Bello, Maria Pia Matarazzo e as gringas Ella Fitzgerald e a Rainha Elizabeth.
Quando? 7 a 29 de março,às 11h, às 13h e às 15h30 Onde? O tour começa na Praça Antonio Prado, passando pelo Edifício Martinelli, o Vale do Anhangabaú, até a Avenida São João Quanto? Grátis – reserva de ingressos antecipada pelo site
Para descobrir tudo, clique aqui. 
Festival do Acarajé + Mercado Místico na Paulista 
Pense num fim de semana saboroso e gostoso! Isso porque a Paulista vai receber o Festival do Acarajé e o Mercado Místico
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O festival recebe vários expositores do quitute dos orixás com os mais variados recheios: camarão, carne seca, bacalhau, vegano, sem contar as outras delícias da gastronomia baiana, como o abará, cocada, cuscuz e muito mais!
E enquanto você mordisca um acarajé aqui, se delicia com uma cocada ali, pode ainda curtir a edição 2020 do Mercado Místico, onde você encontra tudo que precisa nos segmentos esotérico, místico e holístico, como produtos, vivências, serviços, previsões e orientações com principais oraculistas do país, palestras, aula de yoga, limpeza xamânica, apresentações de danças e muito mais!
Quando? 7 e 8 de março, das 10h às 20h Onde? Club Homs | Av Paulista, 735 – Bela Vista Quanto? Entrada Grátis – pague o que consumir
Clique aqui e saiba mais!
Obscênicas, Desculpa e Marabrilhosas
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há um ano, neste mesmo HONK! SP, nascia uma ideia. uma ideia obscena e cênica. uma ideia sonora, feminista, performática. uma ideia para dançar, para militar, para se divertir, para pintar as ruas de rosa, amarelo e preto. foi no HONK! que a semente das Obscênicas germinou, e que simbólico foi nos apresentarmos aqui um ano depois! ainda estamos digerindo tudo que rolou, mas uma coisa é certa: foi lindo! obrigada a quem esteve conosco. segura, que ainda tem muito registro vindo por aí! 📸 @barblacerda
A post shared by Obscênicas (@asobscenicas) on Nov 27, 2019 at 3:36pm PST
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A tradição de reservar uma data para reivindicar a igualdade de direitos da mulher é centenária e, anualmente, no dia 8 de março, celebra-se o Dia Internacional da Mulher na maioria dos países do mundo.
Há somente um ano, neste dia, nasceram as Obscênicas, uma fanfarra debochada, feminina e feminista, que tem como objetivo mostrar que a música também é lugar de mulher e fazer todo mundo dançar e cantar junto.
O repertório, em constante evolução, conta exclusivamente com musicas feitas por mulheres (ou que ficaram famosas na voz delas). Com uma formação totalmente acústica, entre instrumentos de sopro e percussão, tocam uma mistura de jazz e samba, funk e groove, de Elza Soares a Rihanna, pra ninguém ficar parada.
Para completar o time, as Obscênicas convidam as manas das Marabrilhosas e da Desculpa Qualquer Coisa para comandar o som durante todo o dia,
Quando? 8 de março, às 14h Onde? Cervejaria Tarantino – Rua Miguel Nelson Bechara, 316 Quanto? R$ 10
Para saber tudinho sobre o evento, clique aqui!
Funmilayo Afrobeat Orquestra no Sesc Campo Limpo
Funmilayo Afrobeat Orquestra é a única banda de Afrobeat no mundo formada somente por mulheres negras.
O projeto e surgiu da aflição da cantora e saxofonista Stela Nesrine e da trompetista Larissa Oliveira ao perceberem a ausência de um grupo de Afrobeat formado e idealizado por mulheres negras, que tocassem esse estilo essencialmente negro. Diante do desafio, Stela e Larissa começaram a somar forças com outras artistas que abraçaram a ideia.
O nome da banda foi escolhido como forma de homenagear Funmilayo Anikulapo Kuti, professora e uma das ativistas mais importantes da Nigéria, tendo liderado a luta das mulheres por liberdade, pelo direito ao voto e por justiça social. Funmilayo foi mãe de Fela Anikulapo Kuti, músico nigeriano considerado o criador do Afrobeat.
Quando? 8 de março, das 17h às 20h Onde? Sesc Campo Limpo | R. Nossa Sra. do Bom Conselho, 120 – Vila Prel Quanto? Grátis
Para saber tudinho sobre o evento, clique aqui!
Dia da Mulher no MASP
Para celebrar o dia 8 de março, o MASP oferece entrada gratuita para TODAS as mulheres durante seu funcionamento, que é das 10h às 18h.
Além disso, na lojinha, todos os catálogos do museu de artistas mulheres ficam com 50% de desconto e livros de outras editoras sobre mulheres ou escritos por mulheres terão 30% de desconto durante o domingo, dia 8.
Já as mulheres que almoçarem no restaurante A Baianeira, no domingo, ganham um shot de brinde da batidinha da casa, feita com amendoim e catuaba!
E não acabou: durante todo o Dia da Mulher do MASP, basta usar o código 8DEMARÇO para ter 30% de desconto da adesão de qualquer categoria do Amigo MASP, o programa de sócios do museu.
Quando? 8 de março, das 10h às 18h Onde? MASP | Av Paulista, 1.578 – Bela Vista Quanto? Grátis para mulheres
Para saber tudinho sobre o evento, clique aqui!
A Banda Mais Bonita da Cidade na Paulista Aberta 
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Em comemoração aos 10 anos de estrada, a Banda Mais Bonita da Cidade apresenta um show com repertório que vai desde o hit “Oração”, lançado em 2011, até as músicas do terceiro disco “De Cima do Mundo Eu Vi o Tempo” no palco do Domingo na Paulista.
Celebrando também o Dia Internacional da Mulher, a banda convida para a apresentação Ekena, que traz em suas composições temas da mulher contemporânea, como a luta contra o machismo e o empoderamento feminino.
Quando? 8 de março, às 16h Onde? Centro Cultural FIESP | Av Paulista, 1313 – Bela Vista Quanto? Grátis
Para saber tudinho sobre o evento, clique aqui!
Fala sério: o fim de semana em SP não está MARAVILHOSO?! Dá bobeira não e aproveite
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Cinema de segunda-feira é uma bela ideia, hein?
A Cinesala, localizada em Pinheiros, oferece ingressos baratinhos para você:
Veja também: Assista lançamentos do cinema a R$ 8 na Cinesala
12 passeios incríveis para curtir o fim de semana em SP
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publicado primeiro em como se vestir bem
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troppostanca · 7 years ago
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La top 20 del Guardian, i venti libri che hanno cambiato il mondo
1. Stephen Hawking, Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo Un popolare saggio scientifico dell’ astrofisico britannico, pubblicato nel 1988. L’intento del libro è di rendere nota e comprensibile la moderna teoria cosmologica, fornendo dapprima al lettore le basilari nozioni della fisica, corredate da un esauriente profilo storico. Nonostante il genere di nicchia, il saggio divenne un best-seller, vendendo in tutto il mondo oltre nove milioni di copie e rendendo estremamente popolare il suo autore.
2. Mary Wollstonecraft, La Rivendicazione dei diritti della donna Scritto dalla femminista britannica del diciottesimo secolo Mary Wollstonecraft, è una delle prime opere di filosofia femminista. In essa, l’autrice risponde a quegli intellettuali, teorici politici ed educatori dell’epoca che hanno voluto negare l’istruzione delle donne.
3. Immanuel Kant, La Critica della ragion pura Uno degli scritti più importanti del filosofo prussiano. La Critica della ragion pura viene definita come un’analisi critica dei fondamenti del sapere.
4. George Orwell, 1984 1984 (Nineteen Eighty-Four) è uno dei più celebri romanzi di George Orwell, pubblicato nel 1949 ma iniziato a scrivere nel 1948 (anno da cui deriva il titolo, ottenuto appunto dall’inversione delle ultime due cifre). È stato definito il romanzo distopico per eccellenza
5. Charles Darwin, L’origine delle specie (Titolo completo: Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita) è una tra le opere cardini nella storia scientifica, e indubbiamente una delle più eminenti in biologia.
6. Edward Said, Orientalismo Un saggio pubblicato nel 1978, che tentò di spiegare e ridefinire le modalità con cui l’Europa rappresenta, nella sua storia, l'”Oriente”.
7. Rachel Carson, Primavera silenziosa Pubblicato nel settembre del 1962, il libro è comunemente ritenuto una sorta di manifesto antesignano del movimento ambientalista e descrive con tanto di ricerche e analisi scientifiche i danni irreversibili del DDT e dei fitofarmaci in genere sia sull’ambiente che sugli esseri umani.
8. Karl Marx e Friedrich Engels, Il Manifesto del Partito Comunista Scritto fra il 1847 e il 1848, fu pubblicato a Londra il 21 febbraio del 1848. La prima e parziale traduzione italiana fu pubblicata nel 1889. Una successiva traduzione, ancora parziale, nel 1891, mentre nel 1892 fu pubblicata a puntate nel periodico “Lotta di classe”, ad opera di Pompeo Bettini, la prima traduzione completa del Manifesto.
9. William Shakespeare, Opere complete Shakespeare, fatta eccezione per i due poemetti giovanili Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia, non curò mai la pubblicazione delle proprie opere. I Sonetti e altre sedici composizioni teatrali, frutto probabilmente di trascrizioni clandestine, furono pubblicate senza il consenso dell’autore prima della morte di Shakespeare (1616). Nel 1623 gli attori ed amici di Shakespeare John Heminge e Henry Condell curarono un’edizione in-folio intitolata Mr. William Shakespeare’s Comedies, Histories & Tragedies, successivamente denominata “First Folio”. La stampa include tutte le opere teatrali di Shakespeare attualmente riconosciutegli
10. Germaine Greer, L’eunuco femmina Edito nel 1970 e divenuto un bestseller internazionale, fu accolto da critiche sia positive che negative. Rimane ancora oggi un libro importante nella letteratura femminista
11. EP Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra Edward Palmer Thompson è stato uno storico, scrittore e pacifistabritannico. Di idee socialiste, è noto per i suoi lavori sui movimenti radicali britannici di fine Ottocento e inizio Novecento, e in particolare per il suo libro The Making of the English Working Class (1963), una pietra miliare della storia sociale e della storia del lavoro
12.  Albert Einstein, La teoria della relatività generale Si basa essenzialmente sulla nozione che tutte le leggi della fisica possono essere espresse da equazioni «covarianti», cioè da equazioni che conservano la stessa forma matematica indipendentemente dal sistema di riferimento scelto e dalle variabili spazio-temporali usate. Per il resto della sua vita Einstein si dedicò all’elaborazione di una teoria «del campo unificato», vale a dire di una teoria che potesse render conto sia delle forze gravitazionali sia di quelle elettromagnetiche. Le tre appendici alla fine del volume rappresentano, appunto, i successivi tentativi compiuti da Einstein in tal senso fino a poco prima della sua scomparsa.
13. Desmond Morris, La scimmia nuda La fama mondiale per Desmond Morris arrivò nel 1967 con la sua pubblicazione La scimmia nuda. Il libro è rivoluzionario per lo sguardo sconvolgente e al contempo molto scientifico con il quale affronta l’evoluzione del comportamento umano sin dalla preistoria, analizzando l’uomo in quanto primate. Pur essendo l’unica scimmia priva di peli (da qui l’aggettivo nuda) il comportamento dell’uomo è sostanzialmente analogo a quello degli altri primati. Ristampato numerose volte e tradotto in molte lingue, il libro continua ad essere un best-seller.
14. Niccolò Machiavelli, Il Principe Il Principe (titolo originale in lingua latina: De Principatibus, “Riguardo i Principati”) è un trattato di dottrina politica scritto da Niccolò Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per mantenerli e conquistarli. Si tratta senza dubbio della sua opera più nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo “machiavellismo” e l’aggettivo “machiavellico”.
15. Platone, La Repubblica La Repubblica (in greco antico Πολιτεία, traslitterato in Politéia) è un’opera filosofica in forma di dialogo, scritta approssimativamente tra il 390 e il 360 a.C. dal filosofo greco Platone. Ha avuto enorme influenza nel pensiero occidentale.
16. Thomas Paine, I diritti dell’uomo I diritti dell’uomo (Rights of Man) è un’opera di Thomas Paine del 1791. Il libro asserisce in sintesi che un popolo deve rovesciare il regime che non è in grado di salvaguardare i diritti dell’individuo e gli interessi della nazione.
17. Simone de Beauvoir, Il secondo sesso Il secondo sesso (Le Deuxième Sexe) è un saggio della scrittrice francese Simone de Beauvoir pubblicato a Parigi nel 1949 (Gallimard editore) e in Italia, dalla casa editrice il Saggiatore, nel 1961. È una delle opere più celebri e più importanti per il movimento femminista e, ai giorni nostri, è spesso citata come riferimento nei discorsi femministi.
18. Richard Hoggart, The Uses of Literacy Quando una società diventa più ricca, si perdono altri valori? Le competenze che l’istruzione e l’alfabetizzazione sono state spazzate via dalla cultura pop? I media ci costringono in un mondo superficiale e materiale – o possono essere utilizzati a fin di bene? Il libro pone queste domande.
19. Adam Smith, La ricchezza delle nazioni La ricchezza delle nazioni o Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, pubblicata il 9 marzo 1776, è la principale opera di Adam Smith, ritenuto il fondatore dell’economia politica liberale.
20. John Berger, Punti di vista Nel corso della storia, nessuna società è mai stata dominata dai messaggi visivi quanto la nostra. Eppure, paradossalmente, siamo sempre meno capaci di vedere le immagini per quello che sono. Da un lato accettiamo acriticamente i messaggi della pubblicità, dall’altro attribuiamo alle immagini dei quadri del passato un’importanza e un contenuto che va oltre ciò che tali immagini realmente mostrano. Da quando l’opera d’arte è diventata riproducibile attraverso mezzi meccanici, essa ha perso gran parte dell'”aura” che le derivava dall’essere unica e originale. Quello che resta sono le semplici immagini, a prescindere da chi le ha create, e il loro linguaggio, che può essere utilizzato per vari scopi. John Berger dimostra come le opere d’arte del passato e la pubblicità moderna siano due mondi molto più vicini di quanto ci hanno insegnato o siamo abituati a credere
Definizioni da Wikipedia, Ibs, laFeltrinelli.com
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v66mx · 8 years ago
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#VansBookClub - The Impossible: Rodney Mullen, Ryan Schekler and The Fantastic History of Skateboarding
Para que la cruda del VansRoyalSideStripe no pegue tan duro, el buen Wenceslao Bruciaga nos trae la reseña de The Impossible: Rodney Mullen, Ryan Schekler and The Fantastic History of Skateboarding de Cole Louison - a quien GQ ha llamado “David Foster Wallace en patineta”.
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Hace algunos días, las CDMX fue testigo del VansRoyalSideStripe, el regreso del torneo de skate mexicano más relevante, al que se dieron cita prodigios de las tablas, sus grupies, chingadazos, seguidores de los deportes extremos, edecanes y los infaltables posers que sienten que su respiración no vale nada si no se sacan selfies en los eventos más importantes.
Pero, ¿por qué un vato sobre un skateboard haciendo piruetas logra convocar tendencia, moda, deporte, música al mismo tiempo y no se queda en un acto circense?
Porque la patineta no sólo es un vehículo que sirve para transportarse y desafiar la gravedad e impactar a las chicas y uno que otro gay. Desde su invención, se ha convertido en la insignia clave de la simbiosis entre el deporte, la cultura y el pavimento, un ejercicio cuya historia está ligada intrínsecamente al proceso urbano, a diferencia de otros deportes, el skateboarding  es un hijo directo de la arquitectura de las  ciudades, el concreto, el smog, la inconformidad, las psicinas abandonadas, los terraplenes percudidos y grafiteados. Es quizás unas de las apropiaciones más honestas de la ciudad sin la pedantería y la mercadotecnia de las intervenciones artísticas tan de moda en estos días.
“El Rolly Derby Skatboard debutó en 1959 con un costo de un dólar y 99 centavos, en ese entonces era una estrecha tabla de madera con los ejes y las ruedas hechas de metal” recuerda Louison. Después vendría la popularización en 1962 mediante la tienda Val Surf Shop al norte de Hollywood cuando su propietario, Bill Richards, ofrecía una especie de tablas de surf con ruedas que se popularizaron rápidamente.
Me gustan las patinetas y patinar. Empecé porque en Torreón no había mucho que hacer a principios de los noventa, veía porno, buga porque el  porno gay era más difícil de conseguir que un gramo de coca. Tampoco había muchas revistas con desnudos para homosexuales. Leía la Trasher Magazine que llegaba con tremenda puntualidad a la famosa tienda de Revistas Juárez en contraesquina del Palacio Municipal. Quizás por eso desarrollé una fetichista atracción por los patinetos, es decir, los vatos que le dan a la tabla tienden a formar unos músculos pornográficos distinto a los mamados de los gimnasios. Y las cicatrices de tanto madrazos me resultan sexys. Lástima que son contadísimos los skatos putos. Pero no me importa. Me la jalo igual.
También quería imitar los pasos de mi ídolo J Mascis.
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  Lo cierto es que es el día de hoy en que sigo dándole a los ollies o nollies, esas raras mañanas domingueras en las que el amanecer no me agarra saliendo de una orgía con los labios morados de tanto poppers. De hecho, una de esas sudorosas madrugadas orgiásticas conocí a un tipo con el que intercambié teléfonos y mensajitos románticos que básicamente encriptaban la propuesta de volver a coger. Le propuse acompañarme a patinar al Centro Cultural Universitario y después de unas horas me dijo que ya estaba algo huevón para andar partiéndome la madre intentando sacar un crooked grind, “este pendejo seguro no ha visto el video Tiny de Dinosaur Jr  en el que J Mascis sale haciendo ollies con 51 años y su larga cabellera teñida de canas” pensé.
 “En persona, (Ryan) Sheckler se ve como todo un atleta profesional y un supermodelo. Así, al mismo tiempo. Tiene un cuerpo cincelado, bronceado, ojos color verde dorado, pelo suave que quieres tocar, y una cara que reluce en el aire de su alrededor. Pero ahora no se ve así. Ahora está en el cardiaco borde de un denso roll-in en curso, con la apariencia de un compromiso eliminado,  ha visto un montón de cronómetros y tablas y semáforos  y panfletos y stickers y regalos de sus patrocinadores que ha recibido desde que empezó a patinar profesionalmente,  a los diez años de edad – Sheckler es un patinador ya anciano – lo describieron hace poco. Apenas tiene 26 años” escribe Cole Louison en The Impossible.
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Sheckler 
Louison no es un patinador profesional pero lleva años escribiendo de patinetas y patinadores para la Vineyard Gazette o la GQ gringa y con sus conocimientos ha escrito y publicado The Impossible, un libro que toma como pretexto el competitivo perfil de dos superestrellas de la patinetas, Rodney Mullen y Ryan Schekler, antagónicos entre si (Mullen tiene 50 años y se le considera el padre de muchos trucos como precisamente el Imposible mientras que Schekler representa la nueva generación que hizo de la patineta un dildo para al talento, la carrera profesional y el ego, tuvo su propio reality en la Mtv) para contar no sólo la historia del instrumento, sino toda la cultura alrededor: música, grafiti, zapatos, pantalones, sudaderas, mochilas y el sincretismo pop en cada uno de los países en los que se ha arraigado, pues hay estilos propios ligados a la identidad de ciudades como Nueva York, San Francisco, la Ciudad de México, San Salvador o Sao Paulo. La investigación de Louison remonta hasta un par de siglos atrás. lo que aporta un documento histórico fascinante.
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 Rodney Mullen
Lousion rotula con un acento que emparenta el periodismo deportivo  con el entusiasmo punk de los fanzines. El paroxismo en sus detalles al contar una ruta de skateboard es como una línea de serotonina que dan ganas de esnifar. Hace de voyeur en la intimidad  de Mullen y Sheckler para desconfigurar a su vez a otra superestrella de la patineta: Tony Hawk, generando una inclemente aunque velada rivalidad entre sus tres elegidos y entre descripciones de los torneos de la ESPN con fondo de improvisación de jazz que recuerdan (toda proporción guardada) a las tensas expectativas de Norman Mailler (lean la vida de ese maniático) en El Combate.
 ¿Es The Impossible El Combate de Mailler pero con patinetas en lugar de guantes de boxeo? Averígüenlo ustedes.
 Al final, terminé contestándole al ligue de la orgía que se me hacían más grotesco y patético esos gays cuarentones que  insisten en sacar las coreografía de Dime que me amas de las Jeans, que tal cosa despertaría la homofobia hasta en Juan Gabriel, que en paz descanse.
Mientras dense un best of de Mullen y de Sheckler acá.
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pangeanews · 4 years ago
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L’epopea di “Pulp Libri”: quando il romanzo era rock. Francesco Consiglio dialoga con Fabio Zucchella e Umberto Rossi
La parola scritta tracima, inonda il web, ci fa affogare dentro fiumi di parole, migliaia di blog letterari, milioni di utenti social che scrivono, scrivono, scrivono. Tutti scrivono e l’editoria è in crisi. Sempre meno gente legge i giornali cartacei: gente anziana o di età matura. E quanto alle riviste letterarie, chi si ricorda di essersi recato in edicola a comprarne una? Credetemi, siamo in pochi, anche perché quel tipo di riviste non ha mai potuto godere di una distribuzione capillare. Ieri, all’edicola sotto casa, ho contato sedici riviste di gossip e due letterarie: L’indice dei Libri e La Lettura, la testata culturale del Corriere della Sera. Anche la rivista Poesia, fondata nel 1988 da Nicola Crocetti (80 anni questo mese), abbandona le edicole. Finita sotto il controllo della Feltrinelli, verrà distribuita nelle librerie.
Ciò significa che di letteratura si scrive poco? Nient’affatto. I migranti della scrittura hanno trovato i porti aperti del web e sono sbarcati a frotte: giornalisti licenziati o in cassa integrazione, critici senza lavoro, poeti senza lettori, aspiranti scrittori rifiutati perfino dalla Pizza&Fichi Editrice, ma anche tanti appassionati (mi ci metto anch’io, scrittore perennemente in cerca di uno ius soli letterario). Il web accoglie tutti, viva il web!
Oggi per Pangea ho intervistato Fabio Zucchella, caporedattore di una mitica rivista letteraria, Pulp Libri, e Umberto Rossi, uno degli articolisti più attivi e colti della redazione.
Pulp Libri apparve in edicola nell’aprile 1996, nata come inserto di Rumore, una delle più importanti riviste italiane di cultura musicale, e i suoi primi collaboratori provenivano dal mondo dei critici e degli appassionati del rock e della musica alternativa. Fin dalla grafica, Pulp Libri era un unicum, almeno in Italia, poiché richiamava alla mente riviste statunitensi di letteratura popolare che trattavano di fantascienza, racconti polizieschi, western, guerra e splatter. Tuttavia, non fu mai univocamente dedicata al genere pulp, ma, numero dopo numero, provò a indagare l’intero fenomeno della scrittura, dal classico al fumetto, dalle canzoni d’autore alle sceneggiature cinematografiche.
Marco Lanterna, ne Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, ha scritto che Pulp Libri si connotava per “l’assolutezza critica (cioè l’assenza di calcolo o tornaconto), l’anarchia metodologica, il convincimento che si debba combattere per l’idea, anziché lasciar perdere secondo comode nenie fataliste, fosse solo per una questione di stile, di condotta, di etica”.
La versione cartacea ha cessato di esistere con il numero 104, nel luglio del 2013, dopo 17 anni di uscite bimestrali regolari. Oggi è pubblicata on line (www.pulplibri.it).
Pulp Fiction è un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino. Pulp Libri nasce nel 1996. Suppongo che il titolo sia un omaggio al regista statunitense…
Zucchella: No, no. Quel nome non è stato un omaggio in particolare a Tarantino.
Ops, senti il glu glu dell’intervistatore? Colpito e affondato. Vorrei però capire se la rivista mirava a spingere scrittori legati a quel tipo di poetica comunque legata a Tarantino: storie sensazionali con venature grottesche, scrittura epidermica, un forte carattere di divertissement citazionistico.
Zucchella: Da lettore accanito dei Gialli Mondadori o di Urania, da parecchio tempo sapevo benissimo cosa fosse la vera pulp fiction, e il citazionismo postmoderno l’avevo già metabolizzato tramite Barthelme o Barth. Tuttavia, ci piaceva l’idea della “polpa della letteratura” da addentare e da gustare anche cruda, grezza (raw power…), quindi senza particolari mediazioni paludate. Da lettori (certo, un po’ specializzati) per lettori. Volevamo parlare degli autori che ci piacevano, all’epoca spesso dimenticati dall’editoria, degli eterodossi, dei cani sciolti, di quelli confinati nel ghetto delle riviste da edicola, perché pensavamo che in mezzo a quella cosiddetta spazzatura ci fossero cose molto interessanti. Per questo ci accusarono anche di snobismo.
Rossi: Spesso mi chiedevano per quale rivista scrivessi, e quando rispondevo Pulp Libri qualcuno storceva la bocca e rispondeva: “Ma a me non piace il Pulp!”, ovviamente pensando a Tarantino. In realtà la rivista parlava di tutto e il contrario di tutto. È vero che andavamo a trattare gli scrittori trascurati o ignorati o dimenticati sia dall’editoria che dalle pagine culturali dei grandi quotidiani, che già allora correvano appresso alle mode o erano impegnati in scambi di favori. Scrissi due articoli piuttosto sostanziosi su Steve Erickson e John Hawkes, che non sono mai stati autori di moda. E poi c’era sempre l’attenzione per le piccole, anche piccolissime case editrici, che per questo ci si erano affezionate. E poi in ogni numero c’era la rubrica di Renzo Paris che rileggeva i classici; non ci facevamo scappare neanche quelli…
Molti autori che scrivevano per Rumore, cominciarono a scrivere recensioni librarie con lo stile e l’approccio con il quale scrivevano quelle dei dischi. Il target di riferimento erano gli appassionati di rock che occasionalmente leggevano romanzi?
Zucchella: L’idea fu dell’editore di Rumore (e prima ancora di Rockerilla), Claudio Sorge, che mise in piedi una piccola redazione guidata da Claudio Galuzzi e coadiuvata inizialmente da me e da Marco Denti. Da tempo tutti, a vario titolo, scrivevamo di musica, avevamo un passato più o meno anche punk. Sapevamo che il lettore di Rumore sicuramente leggeva romanzi e guardava film: così provammo per un paio di numeri, se non ricordo male, con un inserto di libri e l’esperimento ebbe molto successo. Le cose partirono così. Dopo un paio di anni purtroppo Galuzzi venne improvvisamente a mancare, e il timone passò in mano al sottoscritto. In seguito la redazione comprese Claudia Bonadonna e Marco Philopat. L’approccio diciamo così ‘pop’ era complessivo, quindi riguardava anche il progetto grafico, realizzato da Giacomo Spazio. Poi naturalmente con il passare degli anni la rivista è cambiata (si è evoluta?), ma senza mai perdere di vista la sua natura essenzialmente “pratica”: un bimestrale da edicola che potesse fornire una guida ragionata e affidabile ai libri, a certi libri, cercando di presentare autori o filoni che ritenevo interessanti.
Rossi: Devo aggiungere che la rivista s’era fatta conoscere. S’era fatta un nome. Nel periodo in cui la versione a stampa non esisteva più e quella online ancora non era stata attivata mi capitava ogni tanto di incontrare persone, fisicamente o su Facebook, che dopo un po’, quando mi facevo sfuggire che facevo il critico letterario, mi chiedevano dubbiosi: ‘Ma non sarai mica quell’Umberto Rossi di Pulp?’. Mi resi conto allora che le nostre cose erano lette, e con attenzione. Pensa che ci sono diversi affezionati lettori che hanno la serie completa della rivista, e altri aficionados che, nel periodo in cui feci le funzioni di caporedattore, ci scrivevano per chiederci dove potevano trovare i numeri che gli mancavano. Quando con Gallo facemmo partire la pagina Facebook di Pulp che poi si sarebbe trasformata nella versione online attualmente in attività, non faticammo affatto a convincere gli uffici stampa a mandarci le copie per le recensioni. Erano tutti contentissimi che la rivista fosse tornata. E tutti la conoscevano. Tra gli addetti stampa Pulp Libri era una presenza familiare e tutto sommato rispettata. Specialmente negli uffici stampa della piccola editoria.
Una giovane redazione è un crocevia di speranze, illusioni, utopie e voglia di emergere. Ricordi qualche nome importante che ha scritto su Pulp e successivamente si è affermato come scrittore e come giornalista?
Zucchella: ‘Giovane’ non più di tanto, visto che quasi tutti avevamo superato abbondantemente la trentina. Per quel che riguarda speranze etc, non ti saprei dire: quasi nessuno di noi era un professionista; hanno collaborato soprattutto lettori, certo molto forti e un po’ ‘particolari’, che nella vita facevano altre cose: insegnanti, medici, fotografi, bibliotecari, traduttori, librai, pubblicitari, ricercatori universitari. Inevitabilmente non sono mancati personaggi (pochissimi, per fortuna) in cerca di visibilità e di appigli per costruirsi una carriera, ma sono stati più o meno cordialmente messi alla porta. Tra i collaboratori ci sono stati anche dei professionisti, con i quali c’erano (e ci sono) rapporti personali di stima: ad esempio Severino Cesari, Giuseppe Culicchia, Valerio Evangelisti, Paco Ignacio Taibo, Paul Virilio, Carlo Lucarelli, Niccolò Ammaniti, Tiziano Scarpa sono i primi che mi vengono in mente. Roberto Saviano, il Saviano pre-Gomorra, è stato un collaboratore molto presente e propositivo.
Rossi: Alla lista di mestieri elencati da Fabio andrebbero aggiunti anche un dirigente della sanità regionale e un tecnico di una ASL. Era un’umanità assai variegata quella che collaborava, anche se guardiamo solamente a chi scrisse per la rivista per anni, e non occasionalmente. Volendo riassumere, i collaboratori di Pulp si dividevano grosso modo in quattro gruppi: c’erano gli scrittori e i poeti; c’erano gli operatori dell’editoria (traduttori, editor, talent scout, etc.); c’erano quelli, come me e altri, di formazione accademica, con una laurea in lettere o lingue e letterature straniere in tasca; e c’erano i lettori forti se non fortissimi. E per me proprio la compresenza di queste tipologie così differenziate di recensori faceva della rivista qualcosa di unico.
Un vostro collaboratore mi ha detto: “Se anche massacravi un libro, ma argomentando la tua valutazione negativa, Zucchella non si faceva problemi a pubblicarla. Mai successo che un pezzo venisse respinto perché si osava criticare qualche nome illustre”. Eravate così fuori dal giro da non temere nessuno?
Zucchella: Sinceramente la questione di essere o meno nel giro – o di volerci entrare – non si è mai posta, almeno per il sottoscritto e per molti dei collaboratori. La stroncatura di per sé non mi interessava più di tanto, alla fin fine preferivo usare quello spazio per recensire un buon libro (o che comunque ritenevo tale). Ovviamente la rivista non era così ingenua né sprovveduta, certe storture del sistema erano un po’ sotto gli occhi di tutti, anche degli involontari addetti ai lavori come noi (ad esempio, credo che l’unica recensione negativa a un libro di Baricco la si poté leggere sul New York Times, a firma di Nick Tosches). Per qualche anno sulla rivista c’è stata una seguitissima rubrica intitolata “I ritratti dell’editoria italiana”. Daniele Brolli è sempre stato particolarmente lucido – o feroce, a seconda dei punti di vista – nel descrivere certi tic ‘culturali’, un certo mondo (o demi-monde) popolato di editori, agenti, autori, giornalisti, editor. Naturalmente i suoi “Ritratti” hanno causato problemi, sia a lui che a me. Ma era inevitabile.
Rossi: Di Brolli mi piace ricordare la sua serie di elzeviri sulla Pivano. Come ha detto Fabio, feroci. E secondo me, tutto sommato, giustamente. Comunque, se uno va a leggere un numero scelto a caso di Pulp Libri scoprirà che di stroncature non ne uscivano poi molte. Si cercava sempre di valorizzare il libro per quello che valeva; non si sparava il cannone per antipatie o per guerra di bande, come capita altrove. Diciamo anche che, dando spazio a chi veniva deliberatamente ignorato dalle pagine culturali e dalle rubriche mediatiche monopolizzate dalle grandi case editrici, di fatto operavamo, implicitamente, una critica all’andazzo del sistema. Questo non va trascurato.
Con il gran numero, sempre crescente, di book influencer, le miriadi di blog e un accesso sempre più facile ai palcoscenici del web, scrivere recensioni librarie è diventato un campo minato. Se stronchi un autore mezzo conosciuto, i suoi aficionados ti scatenano addosso una shit storm.
Zucchella: Da questo punto di vista seguo poco il web, e spesso vedo cose che eufemisticamente non mi piacciono granché. Di ciò di cui mi parli non so praticamente nulla – anche se mi pare il corrispettivo, ingigantito, di quello che accadeva vent’anni fa. Presumo sia l’inevitabile corollario dell’information overload connaturato alla rete, e della sua accessibilità.
Rossi: Quando facemmo ripartire Pulp Libri in forma digitale nell’estate del 2017 io mi misi d’impegno a contattare i vecchi collaboratori. M’ero segnato i nomi dei recensori su un quaderno, prendendoli da vecchi numeri della rivista, e li cercai caparbiamente con Google. Alcuni accettarono di tornare a scrivere e ancora scrivono per la rivista online; altri avevano mollato completamente libri ed editoria, per cui declinarono. Qualcuno, come Fabio Donalisio, lavorava per un’altra rivista. Alcuni mi dissero che ormai s’erano fatti il blog, che le case editrici i libri glieli mandavano comunque per le recensioni, e grazie per averli chiamati. Ecco, questo dei blog è stato il grande cambiamento, e non sempre da disprezzare. Ci sono blog validi, come ad esempio quello di Tommaso Pincio. Poi ci sono gli influencer: quelli che postano su Instagram la foto del libro con una composizione più o meno artistica intorno. E non siamo neanche sicuri che l’abbiano letto davvero. Tutte queste modalità nuove di fare critica (sempre che critica si possa chiamare, e non sia semplicemente pubblicità fai-da-te) hanno cambiato il quadro della situazione. Non è solo questione di essere attaccati dai tifosi del dato scrittore se lo valuti negativamente, o dai seguaci del blogger se contesti qualche sua esternazione; il problema è che ora c’è una grossa concorrenza derivante da questi nuovi canali di comunicazione, che in certi casi sono tenuti in gran considerazione dagli uffici stampa…
Tra tanti giovani, c’era Renzo Paris; che a tutti gli effetti potremmo definire il Grande Vecchio di Pulp. Come c’era finito?
Zucchella: Paris fu un contatto di Galuzzi, se non ricordo male. Obiettivo della sua rubrica (“Il tempo ritrovato”) era quello di togliere un po’ di polvere dai Sepolcri Imbiancati della Letteratura, di far rivivere l’attualità di certi classici.
Rossi: Fu Renzo a dirmi, un paio d’anni fa, che su Pulp Libri si recensivano i libri come fossero dischi. Diciamo che lui costituiva un contrappeso allo stile talvolta dadaista e talvolta rockettaro, di alcuni recensori. Come ha detto giustamente Fabio, lui rileggeva i classici. Ma non solo. All’inizio della collaborazione aveva destato interesse un libro che Renzo aveva scritto allora dove cercava di fare una panoramica della letteratura italiana del 2000, nel quale aveva trattato anche nomi e tendenze nuove. Insomma, Renzo teneva d’occhio anche i giovani leoni. E devo dire di aver letto ben pochi articoli su Houllebecq come quello che Renzo fece uscire su Pulp. La classe non è acqua.
Secondo te avrebbe senso oggi un ritorno di Pulp in versione cartacea?
Zucchella: Le condizioni sono drasticamente cambiate rispetto a 25 anni fa, com’è ovvio, sotto tutti i punti di vista. Cambiate molto in peggio, se possibile. Comunque penso di sì, avrebbe un senso.
Rossi: La vedo difficile. Stanno chiudendo le edicole. Parafrasando Bianciardi, la vita è agra per tutte le riviste. Per me la via giusta è quella della rivista online, magari gestita in modo più adeguato ai tempi. Pulp Libri sul web avrebbe ancora molto da dire e da fare, e per questo spero che continui a vivere. Ma per farlo deve giocare meglio la partita sui social, che piaccia o non piaccia sono uno spazio che va presidiato. Mi auguro che si comprenda questo.
Francesco Consiglio
  L'articolo L’epopea di “Pulp Libri”: quando il romanzo era rock. Francesco Consiglio dialoga con Fabio Zucchella e Umberto Rossi proviene da Pangea.
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freemanfrost-blog · 7 years ago
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Boyhood - Da Infância A Juventude: Um Épico Empírico
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                     Um Épico Empírico 
                                              By Freeman Frost
     Esse é um daqueles socos no estômago que reafirmam a importância de jamais subestimar algo baseado apenas em impressões superficiais, porque isso pode estar te privando de momentos sublimes.      Lembro de ouvir alguns comentários sobre o longa, no ano de seu lançamento. O maior destaque era dado ao tempo de produção: 12 anos! Uma das mais demoradas da história do cinema. Minha reação foi quase que um desdém, não semelhante a comoção fingida dos jornalistas na bancada do telejornal, na verdade, devo ter balançado sutilmente a cabeça e revirado os olhos, já aguardando a próxima notícia. Eu era jovem... A sinopse deve ter me atingido como a brisa de uma breve flatulência, porque na época eu era o tipo de pessoa que achava dissertar sobre sentimentos um lance muito afrescalhado. O cinema, pra mim, limitava-se às experiências quase desalmadas proporcionadas pelos blockbusters. Era como se minha noção máxima sobre o fogo fosse a fumaça e as cinzas. Eu diria "fala sério, por que gastar quase três horas da minha vida só pra saber como um garoto viveu em 12 anos?".      Esse é um dos encantos da vida: ela te permite reviver uma situação, e então observa, nostálgica, enquanto você ri ou chora de si mesmo, pela saudade ou pela gratidão ou arrependimento, etc.      Boyhood - Da Infância à Juventude presenteou-me com muito mais do que apenas a felicidade de ter vivido a experiência indescritível de assistir à um filme maravilhoso. Me permitiu uma reflexão profunda e especial da minha própria vida, dando as coordenadas de questões que eu sabia que estavam ali, mas que desconhecia a localização exata.      A narrativa em torno do cotidiano é algo que já há algum tempo tem me fascinado. Nada de perseguições frenéticas, lutas exageradamente coreografadas, CGI demasiado para compensar uma trama medíocre, aspectos presentes nos filmes que costumava consumir imoderadamente. Nada de um propósito específico para submeter toda a história. É simplesmente a vida, de pessoas comuns em constante metamorfose e tendo de lidar com a consequência de suas escolhas enquanto seguem em frente do jeito que dá.      Em alguns diálogos, o personagem de Ethan Hawke parece compartilhar um pouco dessa idéia com seu filho:
- ... Fala sério, é a sequência perfeita! Você tem o Paul que te leva pra balada, George que fala sobre Deus, John que fala "Não! é sobre amor e dor" e daí o Ringo que só fala "Ei... não podemos aproveitar o que temos enquanto temos?"
- Tudo? Pra que isso? Olha, com certeza eu não sei! E ninguém sabe, né... Estamos só... vivendo, entende? Mas a boa notícia é que você sente as coisas, né. E você tem que se apegar a isso. É sério, quando você fica mais velho não sente tanto, você endurece, sabe.
     Vale citar também uma fala de Gandalf, o Cinzento em "O Hobbit: Uma Jornada Inesperada":
- Saruman acredita que apenas um grande poder pode manter o mal sob controle. Mas não foi isso que descobri. Eu descobri que são as coisas pequenas, os feitos diários das pessoas comuns que mantêm o mal afastado. Simples atos de bondade e amor.
     Pensar na rotina como um medicamento natural, o equilíbrio, que aquieta a formulação de pensamentos traiçoeiros que infligem ao ser a paralisia da escolha, é uma idéia complexa, embora, pareça simples. A atmosfera do filme - pelo menos para mim - é uma eloquente exploração dessa idéia. E os 12 anos de produção dão uma ênfase especial, pois você imagina a maturidade que cada um dos atores e demais envolvidos no projeto adquiriu com o passar dos anos, em suas vidas pessoais, e como isso refletiu no resultado final da obra. É como se os bastidores se tornassem um segundo filme, de consonante intensidade. As referências à cultura pop foram uma sacada genial, pois as gravações do longa ocorreram durante a explosão daquilo que é mostrado. Isso atinge em cheio a audiência, dando-lhe a impressão de que está folheando um álbum de recordações, diferente de um mero flashback.      É preciso certa sensibilidade - ainda que o excelente roteiro facilite a imersão do espectador -, pois a experiência pode se tornar massante se você assistir na expectativa pela tradicional história da família que sofre inúmeras dificuldades mas que ao final passa por tudo sem muitos arranhões. Não é esse tipo de recompensa que você irá obter.  Ao final da película, alguns dos problemas continuam, além do surgimento de novos e a expectativa por muito mais, e, ainda assim, com a incerteza imposta pela vida, cada um dos personagens segue em frente. Porque isso é tudo o que há para ser feito. É diferente de conformação, isso é aprender a agir naturalmente, tendo a noção de seus limites e procurando ser o melhor possível dentro deles, sem forçar um final feliz, pois não é o que a maturidade aconselha.      A personagem Olivia Evans tem algumas das melhores falas do terceiro ato, onde se percebe que o conflito interno resultante de diversas relações turbulentas impõe a ela uma nova perspectiva, talvez a chance de redenção que ainda precise ser descoberta, e que é recepcionada na última e melhor fala da personagem, com sua última frase marcando toda a frustração de uma vida que perdeu tempo fantasiando demais a serenidade de um cotidiano estável:
  - Eu só... achei que iria ter mais coisa.
     Essa fala me pareceu genial, pois é possível até mesmo fazer uma analogia com o que - possivelmente - a parte da audiência não satisfeita disse sobre o filme. Como se a compreensão da mensagem contida em cena fosse confirmada, de maneira subconsciente, num comentário que cria um paralelo.      Uma sincera empatia transbordou de mim pelo protagonista, principalmente em sua fase adulta. A começar pela faixa etária que compartilhamos, suas fases até chegar ao "eu" verdadeiro, sua mentalidade que aos poucos foi entendendo que não dava pra entender a vida, seu semblante cansado, sua mania de optar as vezes pelo isolamento e a dedicação praticamente medicinal àquilo que inspira sua liberdade. Não tenho essa sensação de estar sendo compreendido desde a última vez em que assisti um filme do John Hughes.      Ler "Joyland", de Stephen King e escutar "7 Years Old", de Lucas Graham me causaram a mesma comoção, em proporções distintas. Boyhood - Da Infância à Juventude é uma obra sobre a estruturação do indivíduo em meio a desestrutura, sobre reagir à inconstância da vida sem desanimar de vivê-la, entender que "a primeira vez é sempre a última chance": Carpe Diem. Para bem e para mal, a imperfeição humana é a condição imposta pelo livre-arbítrio, e sua presença em nossas vidas é o que cria essa metamorfose em tudo que nos cerca, à partir de nossa ótica, atitude, índole, ambição. O tempo se vai, nos conduzindo em lições, sacrificando e recompensando, magoando e perdoando, ferindo profundamente e até rejuvenescendo... uma aventura à procura de um lar.
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radioktarsis · 7 years ago
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La Vuelta Al Plato En 22 Canciones (pt. 2)
Advertencia:
Debido a problemas logísticos, esta lista inicialmente de 18 temas terminó extendiéndose más y más hasta lograr ser un cumulo de 22 canciones, espero entiendan y disfruten como yo de esta curación musical.
Colombia: Banda Nueva - Rumba Numero 2 (de La Gran Feria de 1973)
Es necesario empezar con este, unos de mis discos favoritos de la historia, sacado en 1973 es quizás la más alta muestra de técnica y complejidad en el espectro rockero de nuestro país. Lastimosamente para curiosos de toda catajarria este grupo solo nos dejo un álbum de abreboca eterno sobre la que sería quizás (en mi opinión eso sí) la mejor banda de rock colombiana.
Haciendo oda al trabajo del húngaro Belá Bartok, vemos reflejado en este tema no solo la capacidad técnica de este audaz cuarteto cogotano por medio de intrincadas melodías, eruditas escalas y complejos tiempos sino el despliegue de una pegajosa y jovial tonada acompañada por una voz casi que pastoral (de las mejores) (cállate). Logrando así un balance impecable que nos deja esta pulida y polvoreada joya que abarca desde los ritmos de la tradición musical europea pasando por el folk, prog-rock, funk y hasta pop.
Plato:
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…y bueno, un equivalente de goulash criollo, cierto?
Nicaragua: Bwana - Tema de Bwana (de Bwana de 1972)
Es increible que este quinteto solo nos haya regalado un trabajo de larga duración antes de desaparecer, por diferentes motivos, entre los cuales se habla del devastador terremoto en suelo nicaragüense en 1973. Pero como veremos más adelante esta fea costumbre de dejar solo un preámbulo musical antes de entregarse al ostracismo será una constante para las bandas que aquí serán mencionadas.
Abriendo el disco tenemos este sabrosón tema instrumental que nos muestra claramente que fue Bwana; una banda de rock progresivo con ácidos tintes latinos. Percusiones, alta improvisación, alucinantes órganos y solos al mejor estilo de Santana, quería rock en tu idioma?
Plato: 
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Delicioso elixir caribeño compuesto por arroz, frijoles y pimientos que exacerba el sentir de todos los pueblos de la región, y pues a la final, en donde en el ancho mar Caribe no se comen los frijoles con arroz?
Canadá: Rush - Time Stand Still (de Hold Your Fire de 1987).
Saltaran muchas cejas sobre el porque escojo la etapa ochentena de Rush y no la setentera, calma puristas, aquí la razón: la etapa ochentera del power trio canadiense es usualmente muy menospreciada, básicamente pues carece de esa excentricidad y pomposidad típica de sus obras 2112 o Hemispheres. Lo anterior es perfectamente valido y entendible, pero los invito encarecidamente a poner oídos sin compromiso; atrás quedan los extensos solos de Lifeson para ser permutados por sutiles texturas propias del AOR y la música ochentera, Geddy Lee intercalando entre bajo y teclados proporcionando respaldo desde dos bandos a la vez, letras que rayan en la introspección más madura que podamos encontrar en el panorama del Pop Rock y el AOR de la época y Neil Peart, bueno, siempre será Neil Peart.
Plato: 
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Plato emblemático de esta multicultural urbe canadiense, data entre los años setentas y ochentas casualmente (como el principio de la carrera de Galy Galiano)
Italia:  Il Rovescio della Medaglia - Il Suono Del Silenzio (de Contaminazione de 1973).
Otra de mis obras musicales preferidas contenidas en esta lista. De la mano de Luis Bacalov, la banda romana, que fuera considerada la banda más pesada de Italia, concibió genialmente este gran elocuente tributo a la obra de Johan Sebastian Bach manteniendo esa convivencia entre la magia intrínseca de la tradición italiano junto con la precisión y la organización armónica de la cuál hacía gala el alemán.
Sintetizado en esta preciosa joya conceptual de 13 temas, comparto con ustedes el tercer corte, advirtiendo que es NECESARIO la escucha inmediata de prologo a epilogo.
Plato:
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Tanto en comida como en música mantiene los cánones de balance entre tradición y perfección, que este plato (al contrario de tus espaguetis con arroz de corrientazo) sin duda logran mantener con completa limpieza.
Alemania: Tangerine Dream - Bent Cold Sidewalk (de Cyclone de 1978).
El primer disco de los dioses de la Electrónica y las bandas sonoras alemanes (ojo, que eran rockeros) que contiene letras y vocales por consiguiente. Increíblemente esta proeza se da apenas en su vigésimo primer lanzamiento, para que vayamos conociendo con el titán que tenemos frente a nuestros oídos.
La ambivalencia sonora se pasea entre la abstracción instrumental electrónica y la fuerza psicodélica que cabalga sobre una voz que presenta diferentes facetas hasta al final retumbar en un grito que rememora a los posteriores cadavéricos gritos del Black Metal escandinavo (supongo no sería casualidad que Euronymous, padrino del Black Metal noruego fuera fanático acérrimo de Tangerine Dream)
Plato:
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Básicamente tenemos un plato que es concebido gracias a la facilitación de insumos proporcionados por soldados británicos. Ahora sustituyan eso por un instrumento: el Mellotron, traído también.
Inglaterra: Genesis - Carpet Crawlers (de The Lamb Lies Down on Broadway de 1974).
Con la soga al cuello me adentro a terrenos fastuosos en esta entrada. Elegir un disco entre el ya colmado de clásicos atemporales de Rock Progresivo británico es una tarea que requiere de sumo celo y calma. En este álbum conceptual que serviría de despedida de Peter Gabriel de la virtuosa agrupación de Surrey (dónde es eso?) Gabriel asume el rol de un joven puertorriqueño que subyace en lo abrumador de las calles de Nueva York.
Es aquí donde Gabriel toma las riendas y no solo se encarga de la lírica y su interpretación, sino de la composición y nos regala un sencillo de despedida para la posteridad, a un ritmo tenue plagado de texturas y acompañamientos sutiles que terminan por darle el merecido protagonismo a Gabriel.
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Básicamente nuestra querida morcilla inglesa es una cuestión de texturas sobre sabores, a sabiendas de la retorcida preparación.
Brazil: Bacamarte - Último Entardecer (de Depois do Fim, 1983).
El mismo año del aclamado debut de Marillion y el comienzo de lo que después se conocería como neo-prog, ese mismo año, en Brasil, después de estar atesorado por mas 5 de años a causa del auge de la música disco,  era lanzada esta joya del progresivo sinfónico. Como su nombre lo dice (bacamarte traduce trabuco al español) este retumbó cual ráfaga estrepitosa en la escena musical del país carioca por su complejidad musical, excelente proeza técnica y a su vez una distintiva y bella voz femenina por parte de Jane Duboc.
Para demostrar lo articulado, tenemos esta pieza (la de más larga duración) con un sonido atípico para la época, más inclinado por el característico rugido de principio de los 70s con canciones extensas, tomando la postura contraria al ya gestado y popularizado movimiento rock-pop progresivo o el comercialmente aclamado AOR (adult oriented rock).
Plagado de pasajes interesantes y acompañados por esta bella voz ya mencionada, esta propuesta ochentera con sonido plenamente setentero siempre será un enigma en el ya enigmático plano progresivo universal.
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Este armónico matrimonio gustativo entre pasta de guayaba y queso fresco de Mina Gerais es reflejo de esta tradición europea presente en lo largo y ancho del país, cómo en la música, el resultado no es más que una pieza que mezcla que pesé a ser producida en territorio latino adquiere un sentido universal y atemporal, dado para el gusto de todos los coterráneos posmodernos.
Sudáfrica: Hawk - African Day (de African Day, 1971).
Resulta increíblemente chocante asimilar que este álbum haya sido concebido completamente en el mismo territorio que se regia bajo el sistema segregatorio del Apartheid sudafricano. Y peor resulta pensar que este sexteto de blancos logró producir uno de los sonidos más singulares de este país, tomando en base los ritmos y manifestaciones musicales propias de la segregada mayoría negra.
Yendo en contravía de la Ley de La Inmoralidad que prohibía los actos sexuales entre los blancos con otras razas, Hawk nos comparte de manera en este extenso tema de manera temeraria su introspección sonora de lo que debería ser Sudáfrica y Africa entera, una armonía entre razas que si bien en el pasado jugaron bajo una dinámica de sometido y sometedor se encontraban en la necesidad de conmutar en aras de un mejor futuro.
En resumidas, está épica de 16 minutos no es más que el reflejo de las necesidades y oportunidades que ofrecía un país polarizado sociopoliticamente como Sudáfrica, el cual solo sería materializado más de 20 después.
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Guiso cocinado y servido en una típica olla tra��da por la conquista holandesa, si eso no es símbolo de multiculturalismo, no tengo idea que será.
Turquía: Erkin Koray - Türkü (de Elektronik Türküler, 1975).
Turquía, un país muy oriental para los occidentales y muy occidental para los orientales, toda una paradoja geocultural. La coexistencia ambivalente de estas dos culturas ha sido escenario histórico para una constante polarización y conflicto en este amplio territorio peninsular. Dicha situación no ha sido ajena a la creación musical en dicho país, casi que se ha desarrollado en paralelo con la compleja historia política turca.
Erkin Koray, se erigió como la figura principal del movimiento rocanrolero turco, siendo considerados como muchos como el primer guitarrista eléctrico del país,  se encargó de tomar esa olla enmarañada que era la civilización Turca y tomando lo mejor de ambos mundos concibió la forma en la que Turquía debía sonar.
Podemos decir Rock Arabesco con Rock Anatolio (haciendo referencia a la península Anatolia), sea como sea esta delirante e hipnótica mezcla de sonidos heredados de la tradición arabe y medio oriental con la vanguardia electrónica y amplificada del rock Occidental dio como resultado este sonido sacado de la genialidad de una mente proveniente de uno de los territorios más complejos de descifrar en el mundo.
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De verdad creían que sería otra cosa?
Holanda: Focus - Hocus Pocus (de Focus II de 1971).
Si me tocara presentarles a Focus por primera vez tomaría una foto cualquiera de Thijs van Leer tocando su flauta transversa con su aparatosa y hiperbólica gesticulación, mientras todos van directo a su extraña combinación de calva, patillas y melena, señores, eso es la música de Focus.
Los neerlandeses, un cuarteto afianzado en la técnica jazzera a quienes les encanta darle rienda suelta a todo tipo de extravagancias música (vocales, escalas atípicas, melodías atractivas) canalizadas en su frontman, o como yo lo describo, un showman.
Plato: 
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Delicado, peculiar, cargado de sabores y sobre todo ‘in your face’ tal como esta cara que presento a continuación.
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Groenlandia (O más bien Dinamarca) : Sume - Nye Tider (de Sumut, 1973).
Partamos de que Groenlandia ni es un país, pero no me crucifiquen (o si?) pues este es quizás el álbum más representativo culturalmente hablando de esta lista. Directo desde Dinamarca (sí, ya sé dije que Groenlandia, pero es técnicamente Dinamarca) este cuarteto de progresivo logró vender este complejo disco a veinte porciento de la población total de Groenlandia, volviéndose así un estandarte del movimiento de la independencia cultura danesa.
Estos tres minutos de hard rock progresivo con toques de folk son especialmente particulares pues son cantados en lengua Kalaallisut, cargados de una potencia política en búsqueda de una identidad cultural(el titulo del disco traduce algo así como ‘’A Dónde?’’). En cierto modo es increible imaginarse un disco con tanta influencia Europea y a la vez atreverse a cantar letras como ‘Es hora de vivir como Inuits de nuevo y no como occidentales’’, toda una paradoja.
Plato: 
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El plato típico de la región, una sopa-guisado de carne de foca, ballena o reno (chúpate esa sancocho trifásico). Si algo llama a ser un diferencial del resto de la tradición occidental, debe ser esta cocción.
Zambia: Musi-O-Tunya - The Wings Of Africa (de Wings Of Africa, 1975).
Efecto contrario al sucedido en Sudáfrica, en Zambia la independencia a principio de los sesentas dio lugar a una postura gubernamental de que el 95% de la música que sonaria en las emisoras nacionales debería ser del territorio nacional, esto sumado a un gusto marcado en diferentes países africanos por la música de artistas como James Brown o Jimi Hendrix en el caso de Zambia, dio como resultado paradójicamente la concepción de un genero que mezclaba lo mejor del mundo occidental con el Zambiano.
En este tema que abre la opera prima de este grupo, llamado como el Parque Nacional más importante de Zambia, vemos en acción los efectos de la búsqueda de identidad musical en un país que se encontraba en una crisis pronunciada en efecto de su propia independencia, efectos evidenciados en la convivencia arquetípica de guitarras con wah wah, baterías retumbantes, con instrumentos de percusión y cuerda propios de la región subsahariana.
Plato:
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Especie de bollo hecho a base de maíz. El maíz fue traído de las Américas entre el siglo XVI y XVII para reemplazar los cultivos de granos propios de la región. En 1990 la alza del  maíz por parte del gobierno genero la protestas que terminaron por desencadenar las primeras elecciones multipartidistas en el país.
Bonus Track: Carmen - Bulerias (de Fandangos in Space de 1973).
Venga, os invito a darse un jaleo que está de puta madre tíos. Ah, y cabe recalcar que este quinteto era paradójicamente norteamericano.
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Bueno, como buen andaluces hay que tapear de la mejor manera, no?
Escucha aquí el compendio en su totalidad: 
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