#Gli ultimi americani
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queerographies · 1 year ago
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[Gli ultimi americani][Brandon Taylor]
Tra racconto e romanzo, Brandon Taylor ci regala un affresco genuino e completo dell’America oggi.
In una Iowa City grigia, freddissima e periferica, tra le aule dell’università e i locali del centro, le vite di alcuni ragazzi si incontrano. C’è Seamus, un aspirante poeta caustico e irriverente, che per mantenersi agli studi lavora nella cucina di un ospizio. C’è Fyodor, madre nera e padre russo, che lavora nell’industria della carne ed è in una relazione travagliata con Timo, che non accetta…
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ros64 · 2 months ago
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From DG on FB.
Lord John Gray and his brother Lord Melton
What's on my mind? Well, mostly work. Also the Normal January Routine, which involves heavy shovel-work in my office...believe me, you don't want to know...
But in the meantime, I'm glad you've all been enjoying the last bits of Season 7. There will be a 2-week break between Ep. 715 and Ep. 716, as I'm sure you all know by now--but there is still all of Season 8 to come!
Now, _when_ Season 8 is coming is still a mystery. STARZ will doubtless unveil Season 8 (and the new "Blood of My Blood"'s first season!) in their own good time.
Meanwhile, though, I thought you might enjoy this link, given to me by Angela Hickey, proprietress of The Queen Bee's Hive. Angela is a sharp and devoted OUTLANDER fan, who often provides Really Interesting material on her website--and among the most interesting things of late are her commentaries--with Jeff Woodman, who is Lord John's voice in the Lord John audiobooks (and does a fabulous job of it! He's my favorite reader, which is saying something...)--on Season Seven.
She's just sent me a link (this is a public link; there's no charge for using it and you needn't sign up for anything) of their commentary on Ep. 715, which includes a wonderful reading by Jeff of a passage in WRITTEN IN MY OWN HEART'S BLOOD, regarding a conversation between Lord John and his brother Hal, in the wake of the Battle of Monmouth--featuring Lord John's recounting of his experiences, including being hit in the eye by Jamie Fraser, doctored by Claire, captured by the Americans...and a few other things.
If you haven't encountered Jeff's performances with the Lord John books, I recommend them highly--but either way, I'm sure you'll enjoy this one:
Ep 715 Book Bonus - Lord John Narrator, Jeff Woodman, Reads the Hal and John Tent Scene Post Monmouth --
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Cosa ho in mente? Beh, soprattutto lavoro. Anche la solita Routine di Gennaio, che prevede un lavoro pesante di riordino nel mio ufficio… credetemi, non volete saperlo…
Nel frattempo, però, sono felice che stiate tutti apprezzando gli ultimi episodi della Stagione 7. Ci sarà una pausa di due settimane tra l’Episodio 715 e il 716, come sicuramente saprete ormai—ma c’è ancora tutta la Stagione 8 in arrivo!
Quando arriverà la Stagione 8 è ancora un mistero. STARZ annuncerà senza dubbio la Stagione 8 (e la prima stagione del nuovo “Blood of My Blood”!) a tempo debito.
Nel frattempo, però, ho pensato che vi sarebbe piaciuto questo link, condiviso con me da Angela Hickey, proprietaria di The Queen Bee’s Hive. Angela è una fan appassionata e acuta di OUTLANDER, che spesso propone materiale davvero interessante sul suo sito—e tra le cose più intriganti di recente ci sono i suoi commenti, insieme a Jeff Woodman, che dà voce a Lord John negli audiolibri della serie Lord John (e lo fa in modo straordinario! È il mio lettore preferito, il che è tutto dire…)—sulla Stagione 7.
Angela mi ha appena inviato un link (è un link pubblico; non c’è alcun costo per utilizzarlo e non serve iscriversi a nulla) con il loro commento sull’Episodio 715, che include una splendida lettura di Jeff di un passaggio di WRITTEN IN MY OWN HEART’S BLOOD, riguardante una conversazione tra Lord John e suo fratello Hal, dopo la Battaglia di Monmouth—con il racconto di Lord John delle sue esperienze, tra cui essere stato colpito all’occhio da Jamie Fraser, curato da Claire, catturato dagli americani… e qualche altra cosa.
Se non avete mai ascoltato le interpretazioni di Jeff nei libri di Lord John, ve le consiglio vivamente—ma in ogni caso, sono sicura che vi piacerà questa:
Ep 715 Book Bonus - Il narratore di Lord John, Jeff Woodman, legge la scena nella tenda tra Hal e John dopo Monmouth
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abr · 4 months ago
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Si vedrà, ma quel che è evidente è che l’entusiasmo democratico delle prime settimane sembra ora svanito trasformandosi in una reale e percepibile difficoltà.
La stessa difficoltà che è apparsa ben evidente in Kamala Harris l’altro giorno, quando è stata intervistata da Bret Baier a Special Report su Fox News.
La vicepresidente è apparsa nervosa e ovviamente poco a suo agio essendo nella tana del lupo, ma soprattutto scontrosa nei confronti del conduttore. A domande precise, come quella se sapesse dare un numero esatto o quanto meno approssimativo sul numero di immigrati clandestini entrati in America sotto la presidenza Biden, Harris ha iniziato come al solito a divagare e, incalzata da Baier sui numeri, ha dato in escandescenza. Ma anche quando il giornalista ha chiesto alla vicepresidente come mai l’attuale amministrazione non ha fatto nulla in tre anni e mezzo per arginare l’inflazione e lei oggi si ripromette invece di sovvertire i dati, Kamala, con la tipica smorfia di quando non le piace la domanda, ha risposto con un imbarazzante: “anche Donald Trump è in campagna elettorale da tre anni e mezzo”. Come se un candidato alla presidenza avesse gli stessi poteri esecutivi di un’amministrazione in carica; esilarante.
L’intervista si è conclusa con otto minuti di anticipo rispetto alle tempistiche concordate, con i quattro componenti senior dello staff di Harris che da dietro le telecamere si sbracciavano affinché la vicepresidente ponesse fine al disastro in diretta televisiva. Una scena pietosa.
I sondaggi servono, soprattutto ai giornalisti per riempire paginate o intrattenere il pubblico, ma la realtà è ben diversa da quel che apparentemente viene descritta: la luna di miele di Kamala Harris con l’elettorato è finita, e già da un pezzo; la corsa per lei è ormai tutta in salita.
Nel frattempo, pare che lo staff di Donald Trump stia già stilando una lista di possibili personalità da inserire nella prossima  amministrazione, al contempo mettendo il veto su alcuni nomi di traditori che l’ex presidente non vuole più nemmeno sentire nominare. L’aria che tira sembra essere quella che noi auspichiamo. Siamo agli ultimi, decisivi, cento metri.
Capite perché gli ultimi giapponesi sull'isola, tipo quelli de Il Manifesto, devono sostenere che Trump stia dando evidenti segni di demenza?
Btw è stata una delle domande di Baier che più ha fatto incazzare Kamela: "quando si è resa conto per la prima volta dei problemi mentali di JoBiden?".
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anchesetuttinoino · 25 days ago
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Certi pifferai magici in questi giorni si affannano a spiegare che i dazi di Trump spingeranno i paesi europei ad abbandonare il modello mercantilista basato sull'export e a rilanciare la crescita scommettendo sui salari.
Purtroppo è una sciocchezza buona solo per esser data in pasto agli ultimi sostenitori rimasti: la verità è che gli unici che possono imporre ai Governi europei di cambiare modello di sviluppo sono... Gli europei. Fintanto che l'UE resterà stabilmente al suo posto, quindi, neppure i dazi americani potranno intaccare di una virgola l'odio ideologico di Bruxelles e Francoforte per il mercato interno. Per quanto riguarda l'Italia, è facile prevedere cosa succederà: assisteremo all'ennesima crisi economica e, mentre imprese e lavoratori soffriranno come hanno già sofferto, ai piani alti ci si limiterà ad attendere che passi la nottata.
Raccontare che la salvezza degli italiani possa arrivare da oltreoceano senza fare nulla di concreto per uscire da quella gabbia infernale chiamata Unione europea è solo e soltanto fuffa. Sappiatelo.
Ludovico Vicino
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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raffaeleitlodeo · 2 months ago
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I CONTI DELLA SERVA. Ieri Trump ha fatto sapere di aver avvertito l’Unione che i paesi europei che hanno avanzo attivo nella bilancia dei pagamenti (cioè che esportano in US più di quanto importano) dovranno pareggiare i conti acquistando più petrolio e gas americano, altrimenti “saranno dazi senza fine!”.
Solo nell’automotive, dazi pesanti sarebbero -25.000 posti di lavoro, per lo più tedeschi ed italiani. Vediamo un po’ la faccenda in soldoni.
La bilancia dei pagamenti Italia-US è attiva per 42 MLD €. La nostra bolletta energetica è di 66 MLD €. Dovremmo quindi stornare 2/3 dei nostri acquisti energetici dai ns fornitori abituali (tra cui il 25% dalla Russia) in favore degli americani. Da vedere però le tariffe applicate dagli americani, tra cui l’oneroso trasporto, ma soprattutto il costo dello shale gas che è parecchio fiori mercato rispetto a gas e petrolio afro-arabo-russo.
Se l’eventuale riorientamento delle forniture sarebbe un terremoto geopolitico e delle relazioni internazionali (operazioni Eni in Libia, Nigeria etc.), il costo sarebbe probabilmente un significativo ammanco di bilancio (spesa su Pil), una importazione netta di inflazione ed un aumento dei costi di produzione (per via del costo energetico) con effetti ultimi di aumento generalizzato dei prezzi e diminuzione delle esportazioni. In pratica, il suicidio non assistito dell’economia nazionale.
Forse potremmo mitigare un po’ la faccenda aumentando l’import dagli US di beni non energetici. Ma questo significherebbe infarcirci di roba per noi non immediatamente utile o fuori mercato. Comunque è da vedere se la condizioni le possiamo trattare o le decide Trump e basta.
Poco tempo fa, il nuovo segretario NATO Rutte, ha fatto sapere che il 2% di Pil in spese militari non è più il traguardo da raggiungere, ma il 3% o forse di più. Ieri Financial Times ha detto di saper per certo che Trump chiederà addirittura il 5%! Noi spendiamo circa 32 MLD € cioè il 1,42% del Pil. Arrivare al 3% significa raddoppiare la spesa ovvero altri 32 MLD €, un altro ammanco deciso del bilancio nazionale.
Che ci frega se abbiamo una delle popolazioni più anziane del mondo e medici ed infermieri scappano dai pronto soccorso perché non più in grado di operare umanamente il servizio? Ci faremo ricoverare in fureria.
A questo punto o Bruxelles manda in soffitta tutte le norme che governano le economie dell’area euro (rapporto debiti/Pil) o dovremo andare a tagliare la spesa pubblica (aumentare le tasse per carità, magari ai redditi più alti non se ne parla nemmeno). Il tutto per infarcirci di sistema d’arma per lo più americani. Forse una parte di questi nuovi acquisti potranno scalare i 42 MLD € di disavanzo attivo commerciale.
Trump realizzerebbe così diversi goal.
Il primo sarebbe che i vecchi patti ipotizzati da Obama anni fa quali il TTIP che doveva legare in una matassa commerciale US ed europei, sarebbero superati da questo ordine di importazioni coatte dove il guadagno è tutto da una parte. Pollo al cloro? Oh yes!
Il secondo è che forzando la vendita di energia americana oltre a rinforzare non più il legame ma la dipendenza geopolitica EU-US, beneficerebbe i principali sponsor della sua presidenza che sono -da sempre- i big dell’energia fossile.
Il terzo sarebbe la totale distruzione dell’economia europea a vari livelli, gli europei pagherebbero la svolta multipolare e l’espansione commerciale e produttiva cinese (e non solo) nel mondo che va a detrimento delle posizioni americane.
Infine, quarto, ci ritroveremmo gonfi di armi la cui gran parte è in elettronica ovvero US e quindi saldati una volta di più al polo US che deciderà dove, come e quando mandarci a far guerra di qui e di là secondo proprie intenzioni e benefici.
Tutto ciò verrà gestito dalla signora in immagine, affascinata da Milei e Musk, con i sodali della Lega e di Forza Italia per i quali tasse ai più capienti, politiche redistributive e di spessa sociale sono anatema. Non sono più di destra come molti dicono (categorie superate!), ci assomigliano solo.
Arrivati qui mi verrebbe voglia di intingere il pennino nel veleno e scrivere una notarella sui teorici del sovranismo e del populismo che forse negli ultimi anni non hanno ben capito che in mondo siamo capitati, i “non c’è più destra e sinistra”, quelli che si son bagnati vedendo eletto il "miliardario del popolo" alle ultime elezioni americane, coloro che passano il loro tempo ancora a volgere le loro ossessioni contro il genderismo, il green deal ed altre ininfluenti questioni di ininfluente guerriglia culturale, ma mi asterrò.
Del resto, se costoro non capiscono la lingua che parla la realtà concreta figurati quanto gliene importa di una nota di Fagan.
Auguri a Voi e famiglia!
NOTA. I conti si riferiscono al bilancio statale, cioè all'Italia e quindi "i conti della serva" del titolo, sono i conti dell'Italia. Ogni altra attribuzione dell'epiteto "serva" ad altro soggetto non era nelle intenzioni dell'autore del post. Pierluigi Fagan, Facebook
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diceriadelluntore · 2 months ago
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Storia Di Musica #356 - Lou Reed, Berlin, 1973
L'ultimo libro del 2024 è stato lo strepitoso Kairos di Jenny Erpebeck, ambientato nella Berlino Est a fine anni '80, tra gli ultimi anni della DDR e la transizione verso la riunificazione. Quel libro mi ha ispirato per la prima serie di dischi della Rubrica del 2025, che sarà dedicata a dischi che hanno a che fare con Berlino. Due tra i più famosi, Heroes di Bowie, fulcro della cosiddetta Trilogia Berlinese (insieme a Low e Lodger, in verità in primo solo in parte registrato lì, il terzo pensato a Berlino ma finito fuori dalla Germania) e Achtung Baby! degli U2 sono stati già protagonisti delle storie di musica. Ma fortunatamente la città tedesca è stata fonte ispirativa per altri grandiosi capolavori musicali.
Il disco di oggi parte da un assunto: dopo che ci aveva quasi rinunciato, e proprio grazie a Bowie era diventato di nuovo leggenda, Lou Reed è ormai un artista di successo oltre la leggenda che lo accompagnava dai tempi dei Velvet Underground. Dopo Trasformer, ha una necessità particolare di fare un disco particolare, personale, ardito. Lo spunto glielo dà il giovane produttore, che diventerà uno dei più grandi di sempre, Bob Ezrin, chiamato dalla RCA a districare le idee di Reed. Ezrin chiede a Reed: tu scrivi grandi canzoni, che però non hanno mai una fine. Che fine hanno fatto per esempio i protagonisti di Berlin (canzone del primo disco solista, Lou Reed, 1972?). Reed fa sua questa osservazione e costruisce un concept album che racconta la storia dei due protagonisti di quella canzone, Jim e Caroline, coppia di americani che vive a Berlino. Una coppia che vive una vita drammatica, oscura, terribile tra droghe, abusi, maltrattamenti, figli non accuditi. Un viaggio nelle tenebre, nella disperazione, nel caos psicologico (con molti accenni autobiografici) di uno dei maestri narratori di questi viaggi, ricordo a tutti che Reed si laureò cum laude alla Syracuse University in Letteratura Americana.
Musicalmente, Reed in Berlin, che esce nel 1973, registrato tra Londra e New York, ripesca nel suo archivio di bozze, scritte anche per i Velvet Underground, e costruisce con Erzin canzoni dai grandi arrangiamenti, con archi, fiati, accompagnato da un gruppo di musicisti eccezionale: l'ex Cream Jack Bruce, Tony Levin mago del basso, Ainsley Dunbar che fu nel gruppo di Frank Zappa, Steve Hunter e Dick Wagner chitarristi di Alice Cooper, e i fratelli Brecker ai fiati. Berlin, che apre il disco, ha perfino un Happy Birthday, sciorina poi nel suo pianoforte quella sensazione di tristezza e angoscia che, volutamente, permea la storia di Jim e Caroline. Lady Day, un omaggio a Billie Holiday, morta prematuramente per abuso di droghe e alcol, è metafora di ciò che caroline va alla ricerca. Men Of Good Fortune (Men of good fortune often wish that they could die. While men of poor beginnings want what they have and to get it they'll die) è l'amara constatazione della loro condizione materiale. How Do You Think If Feels è il brano più autobiografico di tutto l'album: c'è la drammatica paura di Reed di dormire, dovuta alle serie di elettroshock a cui i suoi genitori lo obbligarono a sottoporsi da adolescente, per curarlo da una latente omosessualità. Oh Jim, è la versione di "autoanalisi" che Jim fa a sè stesso, cosa che Reed fa fare a Caroline in due brani, Caroline Says e Caroline Says II, che partono da una canzone pensata per i Velvet, Stephanie Says: soprattutto la seconda è un pugno nello stomaco per ciò che racconta Caroline: Caroline says\as she gets up off the floor\Why is it that you beat me\it isn't any fun (...) But she's not afraid to die\all her friends call her "Alaska"\When she takes speed, they laugh and ask her (...) as she gets up from the floor\You can hit me all you want to\but I don't love you anymore. Da un lato l'umiliazione sociale (La Gelide Alaska, così la chiamiavano gli amici), dall'altro l'abuso fisico. The Kids, così straziante per il pianto dei bambini, ci descrive la squallida situazione familiare in cui vive la coppia, con i bambini che vengono portati via alla coppia. Il finale è potentissimo: The Bed parte dal suicidio di Caroline, Jim prova una struggente nostalgia per lei e la "racconta" elencando tutti i suoi oggetti rimasti: la cronaca ci dice che in quelle stesse settimane la prima moglie di Reed, Bettye Kronstad, tentò un suicidio tagliandosi le vene. Il disco si chiude con Sad Song, che è tra il dolore e l'assoluzione (I'm gonna stop wasting time, somebody else would have broken both of her arms).
Il disco all'epoca fu osteggiato dalla RCA, che si convinse a produrlo solo perchè Reed firmò un contratto per altri due dischi (che furono un live, il fantasmagorico Rock'N'Roll Animal del 1973, e il glam rock sbiadito di Sally Can't Dance nel 1974), e snobbato da pubblico e critica, che lo bollò come un disastro. Con il tempo, le continue trasformazioni di Reed e nella generale riscoperta della sua musica (che ha una data precisa, cioè quando gli U2 lo chiamano a cantare Satellite Of Love durante gli show dello Zoo Tv Tour) il disco viene riconsiderato uno dei suoi grandi capolavori, nonostante la sua dolorosa e tragica natura. Che tra l'altro fece una vittima illustre: Bob Ezrin ebbe un esaurimento nervoso dopo le registrazioni, probabilmente per aver osservato troppo tempo quella oscurità, ma avrà comunque una carriera stellare, a fine decennio produrrà un altro concept leggendario, The Wall dei Pink Floyd. E un verso di The Kids, Oh, I am the water boy, the real game's not over yet\Oh, but my heart is overflowin' each and everyday, arriva fino ad un ragazzo scozzese, Mike Scott, che chiamerà la sua band The Waterboys.
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angelap3 · 5 months ago
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"Mi chiamo Caryn Elaine Johnson, ma tutti mi conoscono come Whoopi Goldberg. Sono un’artista Egot (ossia il poker dei massimi riconoscimenti americani dello spettacolo: Emmy, Grammy, Oscar e Tony) a significare un’attrice che si è misurata con tutto: televisione, musica, cinema e teatro. Dicono abbia una simpatia travolgente e una carica di energia capace di andare in Vaticano e chiedere a papa Francesco di recitare in Sister Act 3 e di rilanciare nel mio show americano l’omaggio fattomi da Fiorello in tv.
Ho vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista per Ghost - Fantasma nel 1990 (seconda donna afroamericana dopo Hattie McDaniel, la Mami di Via col vento) e sono stata candidata come miglior attrice protagonista per Il colore viola di Steven Spielberg. Ho anche vinto due Golden Globe, due Emmy, un Saturn Award, quattro People's Choice Award, cinque Kids' Choice Award, sette Image Award, due Drama Desk Award e un Bafta. Nel 2002 mi è stata assegnata una stella nella Hollywood Walk of Fame.
Ho diretto e prodotto documentari, musical e film acclamati da pubblico e critica. Sono attivista per i diritti umani, il sostegno della ricerca contro l'Aids e i diritti dell'infanzia. Sono apparsa in innumerevoli trasmissioni e serie tv americane e, tra le altre, ho condotto insieme a Billy Cristal e Robin Williams nove stagioni di Comic Relief, uno speciale televisivo benefico a favore dei più svantaggiati. Dal 2007 sono una delle conduttrici della popolare trasmissione e progressista della Abc, The View."
A 68 anni ho scritto la mia autobiografia dal titolo "Frammenti di memoria".
Nel memoir, che ho scritto anche per superare il lutto di mia mamma Emma, mi racconto a partire dalla mia infanzia (nelle case popolari di New York, le gite a Coney Island, gli spettacoli di pattinaggio artistico sul ghiaccio e le visite ai musei) alla mia carriera, successi e fallimenti. Il libro è un omaggio alle figure cardine della mia vita, mia madre e mio fratello Clyde, entrambi venuti a mancare negli ultimi anni. Mia madre, orgogliosa, pratica e indomabile, ha trasmesso a noi figli l’amore e la saggezza necessari per riuscire nella vita, incoraggiandoci sempre a essere onesti almeno verso noi stessi."
Whoopi Goldberg
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gcorvetti · 26 days ago
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E mo basta.
Ho visto sto video approfondimento del Prof Saudino, metto il video in fondo, direi che c'è da preoccuparsi. Fino a quando mr orange dazia i paesi limitrofi, la cina, fotte sega, ma si parla di affossare ancora di più l'Europa, di più di così, si può? Direi di no, a mettere la ciliegina sulla torta ci pensa quel bimbominkia pieno di soldi coi capelli rifatti, che manco è americano visto che è sud africano, lui vuole fondare una sorta di movimento MEGA, acronimo pensate un pò di Make Europe Great Again, minchia, noi siamo sempre grandi coglione ricordatelo che se tu fai quello che fai lo devi a Noi, coglione.
Scusate, un attimo di nervi, no, non è che lo odio, anche per il fatto che ho perso il posto di lavoro su twitter, no, un lavoro per me vale l'altro se non si parla di musica, il mio discorso è un altro e parte molto più indietro negli anni. Sapete che per me siamo invasi dagli americani, è un mio punto di vista che molti hanno opinato, ma semplicemente perché sono servi a loro volta, io non ho padroni e non ne voglio, tanto meno cowboy dalla pistola facile e dall'unico neurone che hanno assopito da droghe, alcol e farmaci di ogni tipo. Si fanno la bocca grossa quando dicono occidente, si ma il pensiero occidentale è nato qua in Europa e nonostante sia cambiato negli ultimi 30 anni penso che sia abbastanza radicato nelle popolazioni del vecchio continente. Va bè sto girovagando, il discorso è che se non vogliamo soccombere completamente a dei primitivi, mr orange è come berlusconi ma con la bomba atomica, e poi voi immaginate l'Europa come gli stati uniti? Già l'Estonia somiglia molto a dire il vero, ma questo è un discorso così enorme che se inizio ora finisco le ferie qua a scrivere 😂​. Dobbiamo fare qualcosa, l'unica arma che abbiamo è quella di non comprare più niente, boicottare i prodotti americani, certo si dovrebbe fare tutti assieme se no non ha molto impatto, ci sarebbe anche il problema degli approvvigionamenti statali, cioè quello che compriamo da loro negli scambi commerciali dove loro prendono anche cose nostre, e boh, non sono un politico ma un rivoluzionario e armato di chitarra. In realtà io questo boicottamento lo faccio da molti anni, ma in maniera generica consumando il meno possibile. Comunque buona visione.
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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L'oracolo Meloni ha parlato:
- No al salario minimo. Si al cuneo fiscale e contributivo!
In soldoni: -lascio che le imprese si mettano in tasca piu' soldi possibili seguitando a pagare meta' lavoratori del Paese a 5-7 euro l'ora e la differenza salariale che si avrebbe applicando un ipotetico salario minimo di 9 euro, la mette lo Stato con un cuneo fiscale ancora piu corposo dei 13 miliardi stanziati fino ad ora dagli ultimi 3 governi. Ad oggi, i vari tagli al cuneo hanno portato nelle tasche dei lavoratori dai 60 ai 100 euro. Costo 13miliardi. Con una spesa di 20miliardi l'anno, si daranno dai 100 ai 150euro complessivi in piu' in busta paga. Come un salario minimo o un rinnovo contrattuale.
Sempre in soldoni: gli imprenditori si ritroveranno 20miliardi di euro in piu'nelle tasche e il Paese avra' 20miliardi in meno da spendere per scuole, sanita', edilizia pubblica, ambiente, strade, cultura ecc..ecc.
Pochi ricchi sempre piu' ricchi, poveri sempre piu' poveri e classe media che si ritrovera' a doversi rivolgere a scuola e sanita' privata se vuole servizi accettabili. Manca solo il Baseball e poi saremo americani pure noi.. Auguri Italia !!
@ilpianistasultetto
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arcobalengo · 14 days ago
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GUERRA CIVILE NELL'ÉLITE OCCIDENTALE. IL CASO MATTARELLA
Come leggere la polemica che mette d'accordo tutti i furbacchioni, da Benigni a Meloni?
Trattandosi di Mattarella, dobbiamo tenere a mente le leggi ferree con cui egli si regola senza eccezione alcuna.
1) Sergio Mattarella non improvvisa MAI: se un suo discorso fa effetto, è perché voleva provocare esattamente quell'effetto. Pertanto, se dice che trattare con Putin è come trattare con Hitler proprio nel momento in cui si prospetta un vero negoziato globale, lo dice esattamente per affondarlo, anche al prezzo di una menzogna storica e una crisi diplomatica acuta.
2) I passi dell'Inquilino Permanente del Quirinale si muovono sulla base di informazioni privilegiate sulle volontà di altri potenti del suo livello precluse ai livelli inferiori della politica: quando Mattarella prende una posizione sa già cosa ne pensano gli ambienti con cui concorda le sue azioni e i suoi silenzi. Si tratta di ambienti sovranazionali che hanno determinato ogni passo della NATO e della UE negli ultimi decenni, e che oggi sono investiti (minacciati) dal ciclone Trump ma non hanno ancora esaurito tutto il loro potere e lo vogliono spendere in una sfida esistenziale.
Se le leggi matarellesche sono così inesorabili, la domanda è una ma articolata: cosa ha deciso il suo ambiente di riferimento per il futuro dell'Europa?
È una domanda scomponibile a sua volta in diverse sotto-domande: questo "ambiente" vuole continuare la guerra con la Russia con un maggiore livello di scontro? Vuole riconvertire tutto in un'economia di guerra votata a un rapidissimo riarmo? Intende superare la NATO e la UE che conosciamo creando una nuova istituzione che disobbedisce a Washington e serra le fila attraverso una nuova "governance" militarista che forza autoritariamente e avventuristicamente la mano fino a schiacciare le resistenze?
I due recentissimi discorsi europei del vicepresidente USA, J.D. Vance, sono stati a loro volta schiaffoni non improvvisati, delle sberle mirate che hanno umiliato e coperto di disprezzo le classi dirigenti europee proprio sul punto della libertà. Li ha trattati come i tristi regolatori di un sistema sempre più dittatoriale e orientato a conculcare chi dissente.
In sostanza, Mattarella, Starmer, Macron avevano già chiaro che c'era un nuovo sceriffo in città e hanno deciso di dare il segnale di voler reagire con un azzardo che contraddirebbe un'intera vita scandita da movimenti felpati in stanze ovattate. Oggi - anche se non hanno certo il fisico del ruolo - puntano a ucrainizzare lo spazio pubblico europeo. Magari poi pensano di trovare un accomodamento con gli americani, ad esempio comprando armi Made in USA. Ma intanto la guerra civile in seno alle élite dell'Occidente collettivo è iniziata. Anche Zelensky - un ex (?) pagliaccio - non aveva il fisico del ruolo, ma ha avuto tempo per creare le condizioni di una guerra catastrofica. I pagliacci europei non vedono l'ora di far danno su una scala più grande. Benigni applaude. Meloni e Schlein pure.
Pino Cabras
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giallofever2 · 6 months ago
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HAPPY BIRTHDAY/BUON COMPLEANNO
Maestro DARIO ARGENTO
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nato a Roma il 7 settembre 1940. Capace di lavorare su generi cinematografici raramente affrontati dal cinema italiano (giallo, thriller, horror), ha creato un suo universo visivo ed espressivo, a tratti in debito con il cinema di Mario Bava. Ha inoltre assimilato e riproposto, sempre in chiave personale, il linguaggio di alcuni registi americani (Roger Corman, George A. Romero, Wes Craven). I suoi film, forti, tesi, ricchi di suggestioni, volutamente antirealisti e soprattutto capaci di suscitare forti emozioni, nascono "per essere rappresentati e non per essere letti. Nascono per immagini e non per concatenazioni di storie" (D. Argento, Profondo thrilling, 1994, p. 351). A partire dal 1973, si è dedicato alla produzione, oltre che di film propri, anche di quelli di altri registi, fra cui Romero, Lamberto Bava, Michele Soavi. Figlio del produttore cinematografico Salvatore e di Elda Luxardo, famosa fotografa di origine brasiliana, abbandonò presto gli studi per trasferirsi a Parigi, dove rimase per un anno vivendo di espedienti. Tornato poi a Roma iniziò a collaborare, poco più che ventenne, a giornali e riviste (in particolare al quotidiano romano "Paese sera" e a "Filmcritica"). Nel 1967 iniziò l'attività di sceneggiatore per film western e commedie, firmando tra l'altro, insieme a Bernardo Bertolucci, C'era una volta il West (1968) di Sergio Leone. Il suo esordio nella regia risale al 1970 con L'uccello dalle piume di cristallo, al quale hanno fatto seguito gialli di grande successo popolare (tra i quali Profondo rosso, 1975) e film di struttura più fantastica come Suspiria (1977) e Inferno (1980). Unica eccezione in questo percorso artistico così caratterizzato, il film di impianto storico, ma dai toni sarcastici, Le cinque giornate (1973).
Generalmente si considera la sua filmografia divisa in due fasi: in quella iniziale A. ha utilizzato sceneggiature dall'impianto apparentemente logico-razionale, con una serie di delitti compiuti da un assassino che viene smascherato al termine del film. A partire da Profondo rosso, uno dei film horror italiani degli ultimi trent'anni che ha maggiormente colpito l'immaginario dello spettatore, nelle sue storie sono risultati prevalenti gli elementi fantastici, e il dato visivo è diventato l'aspetto centrale del film, con un impasto di emozioni barocche e una colonna sonora che ha spaziato dalla musica classica al rock più ossessivo (per le scelte musicali A. si è affidato in particolare ai Goblin). In realtà, molti elementi rivelano una decisa continuità del suo lavoro: la claustrofobia di ambienti e situazioni (con una Torino ricreata come città incubo), le nevrosi dei suoi personaggi, un uso libero e delirante della macchina da presa che esalta la forza delle immagini senza troppo interessarsi della verosimiglianza di storie e dialoghi. Nei gialli dei primi anni, per es., ricorre un elemento decisamente antirealistico: le vittime, infatti, sono spesso pedinate dalla macchina da presa, che sembra così rappresentare il punto di vista dell'assassino, ma il colpo decisivo viene inferto da un diverso angolo visuale tanto da creare un effetto sorpresa per lo spettatore, violando volutamente le regole auree del giallo cinematografico. Più volte colpito dalla censura (Profondo rosso è uscito in Francia tagliato di quasi mezz'ora rispetto alla versione originale), A. ha saputo comunque conquistarsi un pubblico fedele e affezionato: le sue opere sono state distribuite in tutto il mondo ed è sicuramente uno dei registi italiani più noti all'estero. I suoi primi film (L'uccello dalle piume di cristallo; Il gatto a nove code, 1971; Quattro mosche di velluto grigio, 1971) hanno creato un genere e hanno avuto numerosissimi imitatori in Italia e all'estero, come testimonia la lunga serie di titoli in cui viene riproposta la zoologia fantastica che lo ha reso famoso. Anch'essi concepiti per un cast internazionale, ma meno facili da imitare, i suoi horror fantastici lo hanno avvicinato ai migliori autori dell'horror contemporaneo, quali Romero (con il quale ha instaurato un rapporto di collaborazione, essendo stato coproduttore del suo film Dawn of the dead, 1979, Zombi, e avendolo affiancato nel 1990 nella regia di Due occhi diabolici), e John Carpenter. Nel 1993 con Trauma, A. ha inaugurato il rapporto cinematografico con la figlia Asia che si è approfondito in seguito, in particolare per due film che l'hanno vista protagonista: La sindrome di Stendhal (1996) e Il fantasma dell'Opera (1998). Asia Argento, che ha lavorato con registi come Nanni Moretti, Abel Ferrara e Peter Del Monte, nel 2000 ha esordito nella regia con il film Scarlet diva.
Nel 2001 A. è quindi apparentemente ritornato a una struttura narrativa più tradizionale (il giallo classico) con Nonhosonno, anche se le emozioni visive hanno continuato a essere l'elemento più moderno e interessante. Il suo cinema, non sempre adeguatamente apprezzato dalla critica in Italia (che al più lo valuta come un discreto mestierante), è invece oggetto di culto soprattutto in Francia (dove nel 1999 gli è stata dedicata una retrospettiva completa presso la prestigiosa Cinémathèque française) e negli Stati Uniti, dove esiste una vasta e approfondita pubblicistica.
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abr · 1 month ago
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Oggi Hamas ha presentato la lista ufficiale di 33 rapiti che dovrebbero essere rilasciati, scelti su base umanitaria, avendo i mediatori israeliani insistito sul fatto che prima vengano consegnati i vivi e, solo alla fine, i corpi degli ostaggi defunti.
Priorità, dunque, a donne, bambini, anziani e feriti, che lasceranno Gaza scaglionati nei successivi 42 giorni.
Stando all’intesa, Israele riceverà un rapporto completo sullo stato di tutti coloro che sono sulla lista. Dopo che verranno rilasciati i primi tre ostaggi domani e altri quattro sette giorni dopo, per un periodo di quattro settimane saranno liberati tre ostaggi ogni settimana, fino agli ultimi 14 della lista che saranno restituiti nella sesta e ultima settimana della prima fase dell'accordo.
La lista comprende 10 donne – le prime tre dovrebbero rientrare domenica - 20 uomini, 2 bambini e un arabo israeliano, Hisham al-Sayed, beduino catturato dal gruppo terrorista nel 2015 in quanto presunto soldato dell’Idf, nonostante si trattasse di un civile.
Nove i rapiti con doppia cittadinanza: due americani, due francesi, due argentini, una britannica, un russo e l’etiope Avera Mengistu (38 anni) scomparso nella Striscia il 7 settembre 2014.
Pur essendo stati comunicati i 33 nomi, ad oggi non è stato definito né l’ordine di chi e quando uscirà dall’enclave né chi, tra questi, sia ancora in vita. Quindi, purtroppo, questa lista non rappresenta ancora un sospiro di sollievo per le famiglie che li attendono da ormai 470 giorni.
Si teme, soprattutto, per la Famiglia Bibas: per i due fratellini Ariel e Kfir (di 2 e 5 anni), gli unici bambini ancora in ostaggio nell’enclave, e i loro genitori: mamma Shiri (32) e papà Yarden (34).
Oltre che per la vita dei più piccoli si teme molto anche per i più anziani. Tra questi Gadi Moshe Moses (80 anni), Shlomo Mansur (86) e l’ottantaquattrenne Oded Lifshitz – uno dei fondatori del Kibbutz Nir Oz – la cui moglie, Yocheved, era stata uno tra i primi ostaggi ad essere liberata il 23 ottombre 2023. Noto giornalista, Lifshitz si era sempre impegnato nella promozione del dialogo tra israeliani e palestinesi, come la maggior parte di coloro che vivevano nei kibbutz presi d’assalto durante il massacro di sabato 7 Ottobre.
via https://www.avvenire.it/mondo/pagine/i-33-ostaggi-di-hamas-liberi-per-prima-chi-sono
33 su 100. E poveracci rapiti nel 2014 e 2015. 10 anni di schiavitù ! Liberazioni a goccia. E non si sa chi sia vivo. E tutti i vivi poi costretti a dire, almeno fin che non li liberano tutti, che "sono stati trattati bene".
Molto toccante quel "... si era sempre impegnato nella promozione del dialogo tra israeliani e palestinesi, come la maggior parte di coloro che vivevano nei kibbutz e sono stati massacrati sabato 7 Ottobre". E' la fine di chi crede sia possibile dialogare con le bestie. Spiaze.
Gli ingenui non si rendono conto che sostengono laidi mentitori complici omertosi che li pugnalano alle spalle, tipo quella Albanese dell'Onu, Vergogna tra le Genti: per la nazicommie eran solo "coloni" di terre non loro e i loro torturatori stupratori facevano "la Resistenza".
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ross-nekochan · 1 year ago
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Comunque..
Oltre alle inculate da parti dei giapponesi, volevo dire che ultimamente mi sto scassando di video di persone che sono figlie di europei o americani MA sono nate e cresciute in Giappone.
E quindi loro vivono esattamente tutte le esperienze di merda che vivi tu da straniero però con l'aggravante che loro alla domanda da dove vieni? Rispondono chessò Ibaraki e gli si ride in faccia solo perché hanno gli occhi azzurri e i capelli biondi. Allo stesso tempo quando aprono la bocca tu li vedi proprio che hanno il cervello giapponese solo un poco più aperto a causa delle esperienze strane avute.
Mentre altre dopo un poco hanno avuto i genitori che li hanno salvati e gli hanno fatto fare gli ultimi anni di scuola in America e quindi hanno un cervello più funzionante con opinioni un poco più consistenti.
Però questa cosa mi ha fatto realizzare la stessa cosa che ho realizzato quando ho lavorato a Rovigo con gli americani che volevano la cittadinanza italiana per discendenza: che la gente si sposta a livelli che uno non si immaginerebbe mai. E così mentre uno nasce vive e muore con una generazione intera vissuta nello stesso paesello del cazzo o massimo nel paesello a fianco perché di può no oh cioè siamo pazzi (tipo io), ci sono persone da centinaia di anni che si accoppiano alla cazzo di cane tipo svedese e giapponese che vanno a vivere a Budapest oppure ghanese-americano e australiana che si incontrano in Giappone e fanno vita e figli lì oppure ho visto il video della storia di missionari inglesi che da 3 generazioni (!!!) vivono in Hokkaido con sto tipo che ha pure i nonni in Giappone ma inglesi.
Cioè se la gente pensasse a ste cose veramente le guerre e i passaporti non esisterebbero più e sarebbe pure ora...
però vabbè io vivo nel 4043...
e chissà se ci arriviamo.
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libero-de-mente · 1 year ago
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Ti porto a fare un giro
Ti porto a fare un giro mamma, tu così fragile e piccina. Con i tuoi vuoti di memoria e le tue ridondanze.
Ho smesso di raccontarti chi sono io in realtà molto tempo fa, hai sempre avuto le tue convinzioni inamovibili. Le tue certezze senza basi.
Dall'auto sembri guardare il mondo dal finestrino di un treno. Uno di quelli che ti porta lontano. Le strade e il paesaggio cambiano velocemente qui da noi negli ultimi anni sai?
Spesso uso il navigatore per ritrovarmi in zone che non riconosco più o, forse, non voglio più riconoscere.
Le tracce del passato fatto di corti, cascine e oneste case di schietti lavoratori lasciano il posto a nuove palazzine architettonicamente diverse. Così diverse da come le costruiva papà.
Sembra tutto nuovo per te, hai lo sguardo di una bambina che arriva dalla campagna per la prima volta in città.
Posso immaginare uno sguardo simile quando dal tuo mondo partenopeo fatto di terra lavica calda e fertile, di colori vivaci sotto il sole come il tuo carattere, arrivasti qui. In queste terre difficili da comprendere ma che una volta intese sanno comunque stupirti.
Per accompagnarti nel viaggio riproduco musica al pianoforte, tra queste sinfonie parte inaspettatamente un brano suonato magistralmente.
Hai il volto stanco, lo sguardo assente ma quando parte "Reginella" i tuoi lineamenti si rilassano, da quel vuoto creato dal tuo osservare silenzioso sento la tua voce cantare, la tua mente ricordare:
"Te si' fatta 'na veste scullata
Nu cappiello cu 'e nastre e cu 'e rrose
Stive 'mmiezo a tre o quattro sciantose
E parlave francese è accussì
Fuje l'autriere ca t'aggio 'ncuntrata
Fuje l'autriere, a Tuleto, gnorsì"
Sei ancora intonata mamma.
Nella mia mente risalgono i tuoi ricordi che mi raccontasti, di quando piccina cantavi sul palco per gli americani, quelli che entrarono a Napoli in un fine settembre del 1943, riempiendo le strade e le campagne limitrofe di speranze e di aspettative. Tu che la vera fame l'hai sentita stringerti lo stomaco, patendola per una guerra assurda come lo sono tutte le altre.
Ti porto a fare un giro mamma, in quei posti che avresti voluto vedere con lui e invece ci sei andata da sola.
Io mamma viaggio tanto nella mia testa sai? Si che lo sai. Hai sempre detto a tutti che io ho la testa fra le nuvole. Eppure io volevo restare con i piedi per terra, ma la superbia dell'uomo mi ha portato a viaggiare tra le nuvole.
Mi stavo solo proteggendo mamma, o forse sopravvivevo a una vita dove chi è più scaltro e furbo vince. Trattando da perdente chi, come me, da spesso la precedenza. Pensando di fare un gesto gradito.
Ti porto a fare un giro mamma per vedere la bellezza nei tuoi occhi, quelli di chi è diventata di una semplicità disarmante. Di occhi complicati ne vedo troppi.
Ti ho portato a fare un giro mamma, ora riposa tranquilla e ripensa a quello che hai visto, a quello che hai sentito, a un pomeriggio passato con il figlio che ti è rimasto vicino. Quello che oggi chiami ancora "figlio mio".
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diceriadelluntore · 11 months ago
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Storia Di Musica #319 - Black Country Communion, Black Country Communion, 2010
Il mese delle storia degli album delle band con "black" nel nome si conclude oggi. Vorrei ringraziare i suggerimenti, alcuni davvero interessanti, come Federica che mi ha suggerito i Beast Of Black (un gruppo heavy metal scandinavo che ama inserire le tastiere stile anni '80 nelle loro canzoni, e fa cover di qualsiasi cosa, persino di Michael Jackson e non solo dei Manowar), ma ho scelto per chiudere questa carrellata, necessariamente parziale e soprattutto cercando di andare oltre le scelte più ovvie (i Black Sabbath, già protagonisti di questa rubrica, o i Black Keys) un gruppo che ritengo estremamente interessante. L'ultima storia riguarda un supergruppo, che i più attenti hanno già percepito essere un'altra di quelle piccole passioni musicali personali. Questo è uno dei più recenti, e soprattutto uno tra i meglio amalgamati e capace di cose, a mio avviso, davvero notevoli. Tutto nasce quando, per una serie di concerti, Glen Hughes e Joe Bonamassa iniziano a suonare insieme nel 2009. Sono due personaggi grandiosi: Hughes, bassista, è stata una delle voci più belle degli anni '70. Iniziò con i Trapeze, prima un quintetto, poi un trio, che pubblicò nel 1970 due dischi bellissimi, Trapeze e Medusa, quest'ultimo uno dei dischi "tesoro nascosto" di quel periodo, poi nel 1973 viene chiamato a sostituire Roger Glover e Ian Gillian nei Deep Purple: è la seconda voce con David Coverdale in Burn, grandioso disco della band inglese, sebbene non venga accreditato tra gli autori per problemi legali. Continuerà nei Deep Purple fino al 1976, poi deciderà a lungo di andare a suonare un po' a piacere (i suoi anni da zingaro li ha sempre definiti), dischi solisti, cantante anche dei Black Sabbath al posto di Ozzy Osbourne e tante altre cose tra cui ricoveri, dipendenze, collaborazioni. Joe Bonamassa è uno dei più grandi chitarristi rock\blues di questa generazione, collezionista di strumenti vintage, amante del suono puro della chitarra con pochissimi effetti, fondatore e presidente della Keeping The Blues Alive Records, etichetta che permette ai giovani di avvicinarsi al genere e produce i più talentuosi giovani performer. Insieme a loro c'è il grande produttore Kevin Shirley (conosciuto come The Caveman, produttore e ingegnere del suono tra gli altri di Aerosmith, Iron Maiden, Journey, Rush, gli ultimi dischi dei Led Zeppelin) che è incaricato di trovare altri musicisti per un progetto di supergruppo. Shirley chiama due suoni amici: Derek Sherinian, tastierista ex Dream Theater, che furono prodotti da Kevin, e Jason Bonham, figlio del leggendario John "Bonzo", batterista come il padre. Scelgono come nome, in questa sorta di unione anglo americana (Hughes e Bohnam sono inglese, Bonamassa e Sherinian americani) Black Country Communion, dal nome della contea delle West Midlands che si chiamana così per l'effetto dello smog provocato sia dalle miniere che dalle fabbriche che usavano il carbone per l'energia.
L'idea della band è di riprendere il suono vintage del rock anni '70 e di catapultarlo in una atmosfera contemporanea. Non sempre le individualità favolose dei singoli nei supergruppi funzionano come le aspettative vorrebbero, ma stavolta l'amalgama e la musica non lasciano dubbi: sebbene non sia un disco innovativo, Black Country Communion, che esce nel Settembre del 2010 è un disco di grande rock "classico", registrato in poco tempo, con pochi aggiustamenti, sincero, fiero e suonato alla grande. Basta l'intro di Black Country e la sua evoluzione hard rock, per capire che questo non è solo un omaggio ad uno dei periodi storici del rock, ma è la voglia di mostrarsi ancora capaci: sono tre minuti e quindici da antologia. One Last Soul, che fu il singolo di promozione, è più leggera ma prepara il terreno per una prima parte di disco stupenda: The Great Divide, Down Again, Beggarman con assolo favoloso di Bonamassa, ma soprattutto la stupenda Song Of Yesterday, che parte come uno slow blues, sale fino in cima e negli ultimi minuti sfodera una cavalcata che sa di ore passate a suonare insieme. Nella second parte, la bella No Time, la ripresa di uno dei brani che Hughes scrisse con i Trapeze, Medusa, che perde l'atmosfera folk prog della sua versione originale, diviene più muscolare e potente ma si mantiene convincente. Il disco si chiude con due brani molto particolari: Stand, che fa della complessità dei ritmi e della stratificazione degli stili (è il brano più progressive in repertorio) il suo fascino, Sista Jane è un brano in stile AC\DC e gli 11 minuti di Too Late For The Sun sono il commiato jam rock di questo disco, tra acrobazie strumentali da pelle d'oca. In tutto il disco, la voce di Hughes giganteggia, a ricordare che negli anni '70 era soprannominato The Voice of Rock, con la solidità tecnica di Bonamassa, di Bonham e di Sherinian a creare un suono che rimane convincente. Il progetto continuerà con un Black Country Communion II nel 2011, un tour in Europa, racchiuso in parte nello splendido Live Over Europe (con alcune gemme, tipo Burn dei Deep Purple, The Ballad Of John Henry di Mississippi John Hurt suonata dal solo Bonamassa, l'intro di Won't Get Fooled Again degli Who prima di Sista Jane) ma dopo Afterglow del 2012 Bonamassa si chiama fuori. Durerà poco, perchè il piacere è così tanto che già nel 2016 ritornano insieme, e proprio di questi giorni è l'uscita del loro ultimo lavoro, V, a 7 anni da BCCIV.
Questi sono i miei auguri di Pasqua. Decisamente rock.
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curiositasmundi · 11 months ago
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Gli Stati Uniti hanno inviato le garanzie richieste dall’Alta Corte di Londra che potrebbero aprire la strada all’estradizione del fondatore di Julian Assange dalla Gran Bretagna. La Corte inglese, nell’ultima udienza, aveva fermato l’estradizione chiedendo agli USA la garanzia che il fondatore di WikiLeaks avrebbe potuto avvalersi del Primo emendamento (quello che protegge la libertà di stampa), che non sarebbe stato discriminato nel processo e che non avrebbe rischiato la pena di morte. Le rassicurazioni inviate dagli USA accolgono gli ultimi due punti, ma��restano vaghe sul primo, affermando che Assange “avrà la possibilità di provare a fare affidamento su un processo che sia sotto la protezione del primo emendamento, decisione che può essere presa solo dalla Corte americana”. La Corte inglese prossimamente si pronuncerà e potrebbe così avviare l’estradizione di Assange, la cui moglie, Stella Morris, ha affermato che gli USA «si sono limitati a sfacciate parole ambigue» e che la nota diplomatica «non fa nulla per alleviare l’estrema angoscia della nostra famiglia riguardo al suo futuro».
Negli ultimi giorni sono emersi i dettagli delle garanzie fornite dagli Stati Uniti all’Alta Corte di Londra, all’interno delle quali si scrive che il fondatore di WikiLeaks – che nel 2010 ha pubblicato file riservati del governo americano che hanno svelato i crimini di guerra consumati da Washington nella prigione di Guantanamo Bay, a Cuba, in Iraq e in Afghanistan – “non subirà alcun pregiudizio a causa della sua nazionalità per quanto riguarda le difese che potrà cercare di sollevare al processo e alla sentenza”. Oltre a garantire che “una condanna a morte non sarà né richiesta né imposta ad Assange, rispetto alla possibilità per il giornalista australiano di “sollevare e cercare di far valere” il primo emendamento, gli Stati Uniti hanno scritto che la sua applicabilità “è esclusivamente di competenza dei tribunali americani”. Se ad Assange verrà negato il permesso di ricorrere in appello, rischia di essere estradato negli Stati Uniti nel giro di pochi giorni, avendo esaurito tutti i ricorsi presentabili del Regno Unito. A quel punto, l’unica speranza per lui sarebbe l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo. «Gli Stati Uniti hanno rilasciato una non assicurazione in relazione al Primo Emendamento e un’assicurazione standard in relazione alla pena di morte», ha dichiarato in un comunicato Stella Morris, moglie e avvocato di Assange, sottolineando l’angoscia provata per la «cupa aspettativa» del giornalista «di spendere il resto della sua vita in isolamento negli Stati Uniti per aver condotto una pluripremiata attività giornalistica». Gli avvocati di Assange sono ora chiamati a presentare entro il 30 aprile le obiezioni all’attendibilità delle garanzie americane, mentre gli USA avranno tempo fino al 14 maggio per depositare le critiche a quelle obiezioni. Il 20 maggio avrà luogo un’ulteriore udienza in tribunale a Londra, quando la Corte si troverà a riesaminare nuovamente il caso.
Assange è detenuto nella prigione londinese di Belmarsh dal 2019, quando è stato sfrattato dall’ambasciata ecuadoriana che precedentemente gli aveva offerto rifugio. Tre anni dopo, il governo britannico ha ufficialmente approvato la sua estradizione negli Stati Uniti. Dopo essersi riunita in udienza lo scorso 20 e 21 febbraio, l’Alta Corte di Londra ha spazzato via sei delle nove obiezioni alla richiesta statunitense di estradare Assange formulate dai suoi avvocati, chiedendo agli Stati Uniti di fornire garanzie sulle tre rimanenti. Se gli USA non convinceranno i giudici, la richiesta di estradizione formulato dal Department of Justice oltre-atlantico sarebbe respinta. Al contrario, la Corte potrà negare la validità delle tre rimanenti obiezioni della difesa, rigettando la richiesta di Assange di riaprire il suo caso e aprendo alla sua estradizione. Negli Stati Uniti, il giornalista rischia di finire la sua vita in galera.
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