#Gian Antonio Stella
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Prevenzione, decenni di errori: potevamo tutti fare di più
(Gian Antonio Stella – corriere.it) – La natura, certo, con la pioggia improvvisa e abbondante dopo mesi siccità: ma anche gli essere umani hanno le loro non piccole colpe. Ecco dove abbiamo sbagliato Da Arquà Polesine, isolata e impossibilitata a chiedere aiuti, partì per chiedere soccorsi un ragazzo coraggioso e pazzo, Paride Fabbris, che entrò nel mito nuotando per chilometri nel buio fino a…
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Modena: una corona in ricordo dell'eccidio di Piazza Grande
Modena: una corona in ricordo dell'eccidio di Piazza Grande. Con una breve cerimonia, l'Amministrazione comunale ha ricordato le vittime dell'eccidio di piazza Grande che avvenne 104 anni fa, durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori. Ai piedi dello Scalone del Palazzo comunale, dove nel 2016 il Comune ha collocato una targa commemorativa, è stata deposta una corona con un nastro gialloblù e la scritta "La città di Modena". Assieme al sindaco Gian Carlo Muzzarelli e al presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, alla cerimonia hanno partecipato alcuni discendenti delle cinque persone uccise durante la repressione da parte della forza pubblica: Linda Levoni, Stella Zanetti, Antonio Amici, Evaristo Rastelli e Ferdinando Gatti. La commemorazione rientra nel percorso di rievocazione e riflessione sui conflitti del lavoro nel Novecento intrapreso negli anni scorsi dal Comune. Durante il primo dei quattro giorni di sciopero proclamati dalle due Camere del Lavoro (quella Sindacalista e quella Socialista) per protestare contro l'uccisione a San Matteo della Decima di otto lavoratori e dell'oratore durante una manifestazione a sostegno di una vertenza agraria, i lavoratori modenesi si radunarono in piazza Grande dove la forza pubblica aprì il fuoco, uccidendo quattro persone e provocando la morte di una quinta a seguito delle ferite riportate.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il 12 febbraio 1980, l'Università La Sapienza di Roma divenne teatro di un tragico evento che sconvolse l'opinione pubblica italiana: l'assassinio del professor Vittorio Bachelet, giurista e vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura. L'agguato L'aggressione, orchestrata da due militanti delle Brigate Rosse, e dettagliatamente descritta da Gian Antonio Stella e Bruno Tucci nelle pagine del Corriere della Sera, avvenne sulle scale della facoltà di Scienze politiche, dove Vittorio Bachelet, docente di Diritto amministrativo, fu colpito mortalmente. La tragedia sconvolse il Paese e sollevò interrogativi sulla violenza politica dell'epoca. I terroristi, identificati come membri delle Brigate Rosse, rivendicarono l'omicidio, accusando Vittorio Bachelet di favorire la trasformazione del Consiglio superiore della Magistratura in un organo politico. Chi era Bachelet La storia di Vittorio Bachelet è intrecciata con la sua militanza nell'Azione Cattolica e la sua carriera accademica. Nato a Roma nel 1926, si iscrisse giovanissimo all'Azione Cattolica a Bologna e intraprese gli studi di giurisprudenza. La sua amicizia con Aldo Moro risale a quegli anni, segnando un legame che si consolidò nel tempo. Vittorio Bachelet, nominato vicepresidente nazionale dell'Azione Cattolica da Papa Giovanni XXIII e successivamente presidente da Paolo VI, ebbe il compito di rinnovare l'organizzazione secondo i principi del Concilio Vaticano II. La sua attività politica lo vide iscritto alla Democrazia Cristiana, e nel 1976 fu eletto consigliere comunale a Roma. Nello stesso anno, divenne vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, un incarico che mantenne fino alla sua tragica morte. L'assassinio di Vittorio Bachelet, avvenuto nel contesto dell'escalation della violenza politica dell'epoca, suscitò forte indignazione. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini definì l'atto come il "più grave delitto consumato in Italia", sottolineando l'attacco alle istituzioni democratiche. Il perdono del figlio Il figlio di Vittorio Bachelet, Giovanni, pronunciò parole di perdono al funerale del padre, sottolineando la volontà di non cedere all'odio e alla vendetta. La memoria di Vittorio Bachelet vive attraverso il ricordo di un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto. Le indagini sull'omicidio portarono all'arresto di Bruno Seghetti e Anna Laura Braghetti nel maggio del 1980. Entrambi erano già coinvolti nel sequestro di Aldo Moro due anni prima, furono condannati all'ergastolo. La storia di Vittorio Bachelet rappresenta un capitolo oscuro della storia italiana, ma il suo spirito di impegno civile continua a ispirare coloro che lottano per la democrazia e la giustizia. GUARDA LE FOTO DI VITTORIO BACHELET SUL SITO ARCHIVIORICCARDI.IT
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"Legge Fornero", proclami e realtà, di Gian Antonio Stella, in Corriere della Sera, 3 gennaio 2024, pag. 25
letto in edizione cartacea cerca in: https://www.corriere.it/opinioni/24_gennaio_02/legge-fornero-proclami-realta-efb8fef0-a987-11ee-a408-f95cc646ef40.shtml … Dice ora Alberto Brambilla, massimo esperto di pensioni già vicino alla Lega, che la destra «voleva distruggere la legge Fornero, invece l’ha resa più dura. Mi chiedo come farà Salvini a spiegarlo ai suoi elettori» …
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Ci furono funzionari, cassieri e impiegati che come in Cento domeniche (dove spicca la figura tragica di un giovane travet oppresso dai sensi di colpa, Federico) furono presi dallo scrupolo e cercarono di mettere in guardia i risparmiatori più ingenui se non sprovveduti. «Non mi perdonerò mai di aver tradito chi credeva in me», avrebbe confidato ad esempio Marcello Benedetti, già impiegato della Banca Etruria a Civitavecchia, scosso dal suicidio di un pensionato, Luigino D’Angelo, che si era ucciso per aver perso tutto, 110mila euro, in obbligazioni subordinate «a rischio minimo» che poi «nelle successive carte che il cliente firmava» saliva ad «alto rischio, ma quasi nessuno ci faceva caso. Era scritto in un carteggio di 60 fogli». Perché mai leggerli per ore, codicilli compresi, se il funzionario incoraggiava a fidarsi?
Dall'articolo "Albanese e i crac bancari: film-denuncia sui risparmiatori che hanno perso tutto" di Gian Antonio Stella
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31 mag 2023 17:06
BASTA LAGNE SULLA DESTRA CHE SI PRENDE LA RAI: LA LOTTIZZAZIONE È SEMPRE ESISTITA – GIAN ANTONIO STELLA: “PER QUANTO FACCIA SCHIFO, L’ANDAZZO È STATO VOLTA PER VOLTA USATO DAI PARTITI SENZA CHE L’UNO O L’ALTRO SI SIA POSTO IL PROBLEMA DI RISPETTARE NON IL MANUALE CENCELLI, MA IL PLURALISMO VERO” – “QUELLO CHE COLPISCE È CHE GLI STESSI GIORNALISTI SI LASCINO ATTRIBUIRE ETICHETTE SENZA CHE UNO SI RIBELLI” – QUANDO NEL 2001 L'ALLORA PRESIDENTE (IN QUOTA SINISTRA) ROBERTO ZACCARIA DISSE: “PER FARMI FELICE, SONO PRONTI A DIRE CHE...” -
Estratto dell'articolo di Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
«In Rai, per farmi felice, sono pronti a dire che ho fatto coppia d’attacco con Maradona, ho battuto Pantani in salita e ho incontrato Dio».
Chi l’ha detto: il neo amministratore delegato della Rai Roberto Sergio sotto il cui regno la destra ha fatto la recente ondata di nomine scandalizzando («vergogna!») mezza Italia?
No, lo disse nel 2001 l’allora presidente della Rai Roberto Zaccaria, scandalizzando («vergogna!») l’altra mezza, quella di destra, che urlava allora alla lottizzazione più immonda.
Sempre andata così. E per quanto faccia schifo, l’andazzo è stato volta per volta usato dai partiti senza che l’uno o l’altro, una volta vinto, si sia posto il problema di rispettare non il manuale Cencelli, l’ipocrita finzione del pluralismo bottegaro, ma il pluralismo vero, l’equilibrio vero, la libertà vera. […]
Quello che colpisce, dopo tanti Tg di comizi riempiti di spettatori finti ripresi in occasioni diverse e notizie scomode affogate nel nulla e dibattiti costruiti su misura non per rispettare l’esortazione crociana all’equidistanza («Ogni mattina il buon giornalista deve dare un dispiacere a qualcuno») ma per dare qualche leccatina «equivicina» un po’ a tutti è che gli stessi giornalisti volta per volta promossi a questa o quella direzione si lascino attribuire etichette («il Tg1 al meloniano Tizio, il Tg2 al forzista Caio, il Tg3 al democratico Sempronio, il Gr al leghista Mevio, i regionali al pentastellato Calpurnio») senza che uno si ribelli alla catalogazione che gli è stata appiccicata. Manco uno!
La storia, grazie al cielo, è piena di giornalisti con la schiena diritta che sono saltati su indignati a ogni etichettatura non dico partitica ma neanche politica. Piena. Anche alla lottizzatissima Rai, sia pure più di rado. Stavolta no. Tutti zitti come il palo della banda dell’Ortica cantato da Enzo Jannacci: «Nanca ona piega lù l’ha faa, nanca on plissé».
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...che danni ha fatto agli studenti l'interminabile lockdown delle nostre scuole?
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(via Gian Antonio Stella Ai funerali erano in sedici. […])
Gian Antonio Stella - Ai funerali erano in sedici. […]
Mi era molto piaciuto questo libretto di Gian Antonio Stella, pieno di umanità e di tenerezza. Ho ripescato questa breve citazione per caso, mentre sfogliavo a caso il sito. Sarà il periodo che si vive, o un momento di pensieri cupi, ma l'idea della morte mi accompagna spesso. Non come qualcosa di pauroso sicuramente, sarebbe distorcere la realtà, ma come qualcosa che tira una linea in fondo alla somma prima di mettere il risultato, il totale della vita. Una strana idea la mia forse, ma in questi giorni ho letto quasi tutti i giorni il giornale della mia città, L'Eco di Bergamo, con il terrore di vedere nomi che un tempo (prima di venire qui in Canada) mi erano familiari. Oserei dire che quel giornale era noto in casa mia, direi proprio esclusivamente per i necrologi: non era certo un giornale di informazione effettiva. Pagine intere di decessi in cui io cercavo nomi noti, non sapendo in che fascia di età guardare, ma con il fiato corto e tanta malinconia nel vedere tanti bei vecchi sparire così. Ovviamente faccio parte anche io della categoria, anche se forse ai limiti inferiori di età, e vedere quei volti così "bergamaschi", volti puliti, di gente che ha sgobbato per una vita, mi veniva fatto di chiedermi quanto ulteriore dolore poteva dare l'assenza di funerali. Personalmente ho sempre odiato ogni forma di celebrazione, matrimoni tanto quanto funerali, ma nel concetto italiano sono invece molto importanti. La citazione parla con meraviglia della presenza di SOLO sedici persone al funerale e finisce dicendo:
"Come è possibile che una vita intera lasci un segno solo in sedici persone?"
Non mi ero mai posta questa domanda e peraltro se dovessi riferirla a me stessa, le presenze sarebbero TRE, la mia famiglia. Ma allora il segno che posso avere lasciato nella mia vita si limita a quello, ai miei figli e forse mio marito? Non credo di avere mai combinato nulla nella mia vita, sicuramente nulla di successo o di importante, ma io credo che ognuno di noi lasci molto di sé lungo il suo percorso. Almeno se cerca di essere presente, di vivere, aprirsi agli altri, comunicare, darsi da fare.... Se debbo interpretare il risultato di una vita dal numero di partecipanti ad un funerale o dei necrologi messi sul giornale allora privo una persona di ogni dignità. E non lo dico riferendomi a me ovviamente, ma a tutti quelli che in questi mesi se ne sono andati senza avere avuto una funzione pubblica. Forse per questo erano ancora più numerosi del solito gli annunci sui giornali? Non riesco a ridurre una persona amata, o anche solo conosciuta ed entrata casualmente nella mia vita, ad un trafiletto, ad una partecipazione o ad un fiore. Ognuno di noi è molto di più di questo, e non è compito di cerimonie o giornali ricordarlo: siamo noi a doverlo fare, solo noi. Spero con questo di non offendere nessuno, forse ho semplicemente difeso me stessa per non annegare nella mia realtà 🤗😘
Fonte Liosite Pagina
LioSite su Facebook
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Il guaio è che (nelle guerre coloniali in Africa, ndu)furono usati davvero i gas. Anzi, spiega Angelo Del Boca, lo storico che per primo ha fatto luce sui crimini del colonialismo italiano,«siamo stati gli unici a usare i gas in maniera massiccia» con «una logica di annientamento». Gli ordini, scrive in "Italiani brava gente?", arrivavano direttamente dal duce: «È lui che concede il permesso di usare le armi proibite dalla Convenzione di Ginevra, i micidiali gas tossici. Di questi aggressivi chimici ha autorizzato lo sbarco segreto in Eritrea di 270 tonnellate per l'impiego ravvicinato, di 1000 tonnellate di bombe per l'Aeronautica (caricate a iprite), di 60.000 granate per l'Artiglieria (caricate ad arsine). Di quest'arma assoluta si è riservato l'appalto». Erano quotidiani, quei bombardamenti vietati dalle convenzioni internazionali.Ne fece le spese, come avrebbe raccontato a Del Boca, anche Hailé Selassié: «Non lanciarono bombe, ma strani fusti che si rompevano appena toccavano il suolo o l'acqua del fiume, e proiettavano intorno un liquido incolore. Prima che mi potessi rendere conto di ciò che stava accadendo, alcune centinaia fra i miei uomini erano rimasti colpiti dal misterioso liquido e urlavano per il dolore,mentre i loro piedi nudi, le loro mani, i loro volti si coprivano di vesciche. Altri, che si erano dissetati al fiume, si contorcevano a terra in un'agonia che durò ore. (...) Ci voleva un profondissimo disprezzo razziale verso quegli africani per dare ai nostri un cuore così indifferente davanti alle carneficine di vecchi, donne, bambini. Non poteva bastare la singola indifferenza alla ferocia di questo o quel fascista assassino: ci voleva intorno un'indifferenza corale, collettiva, che coinvolgesse migliaia e migliaia di volonterosi carnefici del duce. Altro che «presunta bonomia» del fascismo italiano «traviata, peraltro soltanto alla fine, dalle "cattive amicizie" del duce», scriveva venti anni fa su «l'Unità» Luciano Canfora: si trattò invece di una «vicenda criminosa che rischiava di essere rimossa per sempre dalla incoercibile tendenza nazionale all'autoassoluzione»
Gian Antonio Stella - Negri, froci, giudei e co. - L’eterna guerra contro l’altro
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Quante Storie (Rai3) - Stella presenta "Diversi" e parla di "Noi Siamo Immortali"
Quante Storie (Rai3) – Stella presenta “Diversi” e parla di “Noi Siamo Immortali”
Giorno 6 Dicembre scorso è stato ospite del programma Quante Storie il grande giornalista Gian Antonio Stella nel quale è stato presentato il suo bellissimo libro “Diversi – La lunga battaglia dei disabili per cambiare la storia“. Tra le tante storie citate si è parlato della mia e soprattutto del mio libro “Noi Siamo Immortali“! Hanno raccontato, ad esempio, la vicenda della prima volta che…
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Il turismo dei diplomifici. Pochi giorni di frequenza e «rette» fino a 10mila euro per una maturità facile
In Campania il record degli iscritti in queste paritarie: il 90% (di Gian Antonio Stella – corriere.it) – Mandereste vostro figlio a fare la maturità in una scuola tanto al chilo? Eppure così appaiono certi istituti paritari denunciati in un dossier di Tuttoscuola. Una rete di diplomifici che sfornano ogni anno migliaia di «titoli» buoni per i concorsi pubblici e si vantano online di «rilasciare…
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Modena. Commemorazione dell'eccidio di Piazza Grande: domenica 7 aprile si ricordano le 5 vittime uccise 104 anni fa, durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori
Modena. Commemorazione dell'eccidio di Piazza Grande: domenica 7 aprile si ricordano le 5 vittime uccise 104 anni fa, durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori. Domenica 7 aprile, alle 9, il Comune di Modena ricorda le vittime dell'eccidio di Piazza Grande che avvenne 104 anni fa, il 7 aprile del 1920, durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori. L'iniziativa si svolge ai piedi dello Scalone del Palazzo comunale, dove nel 2016 venne posta una targa commemorativa. Partecipano il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il vice Gianpietro Cavazza, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi e alcuni discendenti delle cinque persone uccise durante la repressione da parte della forza pubblica: Linda Levoni, Stella Zanetti, Antonio Amici, Evaristo Rastelli e Ferdinando Gatti. La commemorazione prevede la deposizione di una corona di fiori e si inserisce nel percorso di rievocazione e riflessione sui conflitti del lavoro nel Novecento intrapreso negli anni scorsi dall'Amministrazione comunale. Il 7 aprile 1920, durante il primo dei quattro giorni di sciopero proclamati dalle due Camere del Lavoro (quella Sindacalista e quella Socialista) per protestare contro l'uccisione a San Matteo della Decima di otto lavoratori e dell'oratore durante una manifestazione a sostegno di una vertenza agraria, i lavoratori modenesi si radunarono in piazza Grande dove la forza pubblica aprì il fuoco, uccidendo quattro persone e provocando la morte di una quinta a seguito delle ferite riportate. L'episodio si inquadra in una fase tragica della storia nazionale, fra la fine della Grande Guerra e l'avvento del Fascismo, segnata da dure lotte per il lavoro, da violente repressioni di esercito e forze dell'ordine, da pesanti divisioni e scontri, anche violenti, fra le stesse forze popolari e dalla nascente, crescente violenza fascista, via via sempre più tollerata, quando non addirittura agevolata, da alcuni settori dello Stato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Licenziare i padreterni: L'Italia tradita dalla casta
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Licenziare i padreterni: L'Italia tradita dalla casta
Gli stipendi del Senato saliti di un altro 19% in 4 anni – I palazzi del Palazzo che sono diventati 52 – La trincea in difesa dei doppi e tripli vitalizi – Gli aereiblu che volano come mai prima – Sforbiciatine agli affi tti cresciuti di 41 volte dal 1983 – I menù di lusso con le lamelle di spigola ancora a 3,34 euro – I bilanci “ritoccati” solo per fare bella fi gura – I rimborsi elettorali che hanno superato i 5 miliardi e mezzo – I Presidenti regionali che continuano a prendere come tre governatori Usa – Autoblu a vita che aumentano senza freni – La Parentopoli che impazza E DICEVANO D’AVERE TAGLIATO…
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L'ultimo scatto di Fulvio Roiter
-- Che la terra sia leggera al grande fotografo, autore di alcune delle più belle immagini di Venezia, ma prima ancora dei più umili e poveri del mondo
di Gian Antonio Stella
«Me alxo dal leto ne la me casa al Lido, me lavo la facia, me grato 'a testa, comisio a farme 'a barba ancora un pochetìn rimbambìo dal sonno, guardo distratamente 'a finestra. Ghe sbocio!!! La neve!!! La neve a Venessia! In pieno Carnevàl!!! La neve! Ghe sbocio!!!».
© Fulvio Roiter, Carnevale sotto la neve, 1966 (Cibachrome 48x33,5 - Archivio G.M.)
E il vecchio Fulvio Roiter si rovesciava a raccontare, in uno scroscio entusiasta di dialetto veneziano, quella meravigliosa avventura mattutina. Un racconto torrenziale che traduciamo pur sapendo di far torto a quella cronaca magnifica: "Butto la lametta, chi se ne frega della barba, mi infilo le prime braghe che trovo sottomano, un maglione, un giaccone, la Lou mi grida "pettinati almeno!", macché pettine, se smette di nevicare addio, butto nella borsa la macchina fotografica, e un po' di obbiettivi, corro come un pazzo verso l'imbarcadero, guardo l'orologio, vacca miseria devo aspettare sei minuti, non passano mai, cinque minuti, quattro minuti, tre minuti, due minuti, un minuto, arriva finalmente il vaporetto, salto su, "Forza fioi, nemo! nemo!", la neve veniva giù bellissima, lenta lenta, il tragitto dal Lido San Marco mi pare interminabile, Ostia, nol riva mai!", Venezia era stupenda, dico stupen-da!, c'era perfino un po' di "caligo", la nebbiolina, non ti dico il Campanile e il Palazzo Ducale e le due colonne del Leòn e San Tòdaro! Me.ra-vi-glio-si! Scatto una foto drìo l'altra, arrivo, mi butto giù dal vaporetto e comincio a correre per salire su per il Campanile, "ostia! Ancora serà!", giro su e giù disperato: neanche una maschera! "Gnanca una Dio benedeto!", corro e scatto, corro e scatto , ma "gnanca 'na maschera", era troppo presto, erano ancora tutti a letto, "de colpo! No! No posso crederghe! Ghe sbocio! Riva vanti do imbriaghi spolpi che 'a gaveva fato notte e i doveva ancora 'ndare a dormir" Due costumi stupendi. Neri. Con la neve bianca. Dico stu-pen-di! Urlo: "fermi!" Si bloccano: "Cossa ti vol?" Cosa vuoi? Dico "spalancate le braccia come angeli della notte!", l'ho sentita subito, mentre li facevo: quella era "la" foto, non so se mi spiego, non una bella foto: era "la" foto…».
Sono usciti articoli bellissimi, in questi giorni, per ricordare quello che è stato uno dei grandi testimoni dell'arte della fotografia. Ciò che è difficile ricordare, però, è l'entusiasmo con cui Fulvio, uno schiumoso ruscello in piena, riusciva a raccontare le sue storie. Ricordava uno per uno ogni «clic». E ogni «clic», diventava un'avventura sempre incredibile sempre coloratissima, sempre stupefacente: «Tasi che te conto!», taci che ti racconto!
DIETRO LE APPARENZE. Come quando spiegava la sua ammirazione per i vignaioli francesi della Champagne: «Un giorno suona il telefono :"Bonjour monsieur Roiter, rappresento i produttori della Champagne. Vorremmo proporle di fare un libro fotografico sulla nostra regione". Ci vediamo, parliamo, ci mettiamo d'accordo. Dico: per fare una cosa buona dovete darmi una mano. Ogni tanto telefonavano: monsieur Roiter, in questi giorni stanno passando migliaia di uccelli, le abbiamo prenotato un volo da Venezia domani mattina, all'aeroporto ci sarà una macchina ad attenderla…". "Monsieur Roiter, c'è una grande nebbia: le abbiamo prenotato un volo da Venezia domani mattina…" "Monsieur Roiter, tutte le vigne sono bianche di neve, le abbiamo prenotato un volo da Venezia domani mattina…"Così si lavora!».
Qualcuno, a torto, lo ricorderà per le foto di Venezia, i milioni di cartoline vendute con le maschere, certi sguardi lagunari… Finché ha avuto gambe e fiato, però, Fulvio è stato «prima», uno strepitoso fotografo degli ultimi. Il minatore nudo che spinge un carrello nella zolfatara siciliana. Il maniscalco nano andaluso, i gauchos del Rio Grande do Sul, gli indios in Amazzonia, i pastori della Mesamérica, i pigmei del Monte Hojo, la vecchia moglie di un povero suonatore a New Orleans…Che la terra gli sia leggera.
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n.d.r. - Ci vogliamo scusare con i nostri lettori se, eccezionalmente, ricorrendo proprio oggi la scomparsa, avvenuta lo scorso anno, dell'Amico Fulvio Roiter, abbiamo esulato dalla nostra linea di pubblicare solo articoli originali, proponendo un bel ricordo scritto da Gian Antonio Stella per la sua rubrica Cavalli di razza apparso su "Sette" il 29 Aprile 2016.
Ci piace anche sottolineare che proprio a Fulvio nel novembre 2002 fu assegnato a Fotopadova (manifestazione fotografica che abbiamo voluto ricordare nel dare origine questo sito) l'ambito Premio "Dietro l'obiettivo: una vita".
Fulvio Roiter - © G.M. (2002)
#fulvio roiter#champagne#gauchos#rio grande do sul#amazzonia#mesamérica#monte hojo#new orleans#sette#cavalli di razza#gian antonio stella
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Random Flash Rogue Headcanons
Ideas that pop up a lot in my fanfics and fanart:
-Mick Rory was a farm kid.
-Roscoe Neyle Dillon is the son of Reginald Norton Dillon, a well-to-do banker, and Rosa Nicole Dillon, his rather pliant, weak-willed wife. Reginald held his son to punishingly high standards and was quick to criticize, berate, and threaten his son when he failed to live up to them. Rosa never intervened.
-Roscoe grew up in North Ridge, a suburb of Central City. He is on the autism spectrum, but grew up before it was widely recognized. He was constantly bullied by his peers and was disliked by most of his teachers because of his odd behavior. He had a number of special interests but the most prominent was, of course, tops.
-Roscoe is one of only three Rogues to attend high school and one of only two to have attended college. Lisa and Hartley also both graduated from high school, and Hartley also went to college. Roscoe studied (possibly has a degree in) physics.
-Roscoe’s parents currently live in Bridgeville.
-Mark (Marco) Mardon is the son of Patricia (Paloma) and Matthew (Matias) Mardon, and the younger brother of Clyde (Claudio) Mardon. His parents immigrated from Guatemala when he was a month and a half old and Clyde was about a year old. Both parents were college-educated, which made the process simpler than it otherwise would have been, and the family initially settled in Dunhurst, a suburb of Central City. However, they were never accepted there, and they eventually left the town after persistent harassment from the Clan of the Fiery Cross.
-They resettled in Bridgeville, and Matias and Paloma went to great pains to hide the fact that they were immigrants, Americanizing their names and refusing to let their sons speak Spanish outside of the home. Patricia became the head of the local library, and Matthew took a job as a teacher of geography at the local high school. The family eventually settled fairly comfortably in the middle class.
-Clyde was only 11 months older than Mark, so they were always in the same year at school. He was handsome, intelligent, popular, and athletic. Mark, by contrast, was painfully average. He couldn’t live up to the standard set up by his parents’ golden child, and eventually, he stopped trying, knowing that he would never measure up. He and Clyde were very close, but their relationship was often strained by the fact that Mark was so often compared unfavorably to Clyde.
-Mark dropped out of high school at 16 and ran away, eventually drifting into petty theft due to his lack of direction. Clyde, meanwhile, graduated high school early and earned a degree in meteorology. He started work on the Weather Wand when he was still in college, but didn’t finish it until he was 23. He died not long after of congenital heart failure, and then his shiftless younger brother strolled in and took the wand for himself.
-Samuel Joseph Scudder was born to Percival and Martha Scudder. Unfortunately, Percival contracted cancer a few months before Sam was born and died when his son was only 7 months old, leaving his wife with dozens of medical bills. The Scudders had never been particularly well-off, so Martha was forced to move into an apartment complex on Baker Street, colloquially known as Skid Row, where she would raise her young son.
-Martha was a talented seamstress, so much so that she was eventually hired by the Rathaways. While this provided steady work, the Rathaways were extremely demanding employers, and so Martha wasn’t able to be at home with her son as much as she would’ve liked.
-Young Sam loved cowboy movies and superhero comics. He was especially fond of the JSA and gathered a collection of JSA comics that he still owns (currently, he hides them in the Mirror Realm so the other Rogues won’t find out about them). He was also a boy scout and eventually became an Eagle Scout. He was highly intelligent and generally did well in school, and he was close friends with Jennifer Conners, who lived in the same apartment complex he did. When they entered high school, the two started dating, and even fantasized about getting married.
-Unfortunately, life on Baker Street was less than ideal. Sam was embarrassed by the shabby state of his clothes and possessions, had to watch as his mother tried to figure out how to pay their bills, and was surrounded by violence. Fights were common in the apartment complex where Sam lived, and, when he was 15 years old, he and Jennifer bore witness to Jennifer’s father being brutally shot as they came home from school. Both were traumatized. Jennifer began a years-long struggle with PTSD, and Sam’s anxiety levels went through the roof. Not wanting to burden his mother and knowing that they didn’t have enough money for therapy, Sam turned to cigarettes, and then alcohol, in the hopes of relieving his anxiety. As he spiraled into addiction, he got mixed up with the school’s party crowd, and dropped out at 17. He drifted into a life of crime and was sent to prison at age 19 for robbing a convenience store. In this prison, he would mostly break his alcohol addiction, but his smoking habit only got worse. More importantly, however, while serving his sentence for this crime, he would discover the Mirror Realm.
-Sam loves his mother, but he avoids her because he knows his actions disappoint and worry her. His ex-girlfriend, Jennifer Conners, though continually struggling with PTSD, managed to graduate from both high school and college, and currently works as a school counselor. Sam avoids her, too, but still holds a bit of a candle for her.
-Mrs. McCulloch’s first name is Eva. She is devoutly Catholic, and, as a result, Evan is also devoutly Catholic (albeit a very confused Catholic). He goes to Mass at least once a week, believes priests are basically infallible, and will threaten to kill you if you so much as look at a nun funny. He goes to Confession at least once a month and would probably go more often if each session didn’t last three hours.
-Giovanni Giuseppi (James Jesse) is the son of Helen and Alessandro Giuseppi, both of whom are the children of Italian immigrants. He has a very, very, very large extended family, most of whom are in the circus with his parents. Many of them speak Italian; while James isn’t fluent in the language, he can understand it quite well and speak it well enough to get by. The whole family is very emotionally demonstrative and physically affectionate, which is part of why James has no concept of personal space. His relatives include his Zia Catalina (who runs an Italian restaurant), his Nonna Gianna, his Nonno Antonio, his Nonno Aberto, his Nonna Lucrezia, his Zio Luca, his Aunt Stella, his Zio Angelo, his Zia Loretta, his Zia Lucia, his Zio Armani, his Aunt Karen, his Zia Bianca, his Zio Rocco, his Zio Romeo, his Aunt Olivia, his Zia Etta, his Zio Dante, his Uncle Fred, his Aunt Susan, his Uncle Harold, his Aunt Lydia, his cousins Bobby and Susie and Maria and Carly and Matthew and Frank and Julia and Freddie and Joseph and Lucy, and his cousins’ kids, Angela and Charlie and Stefano and Gian and Marsha and Rose and Kaitlyn and Steve. He’s not entirely sure how he’s related to most of them. James’ family is all technically Catholic, mainly because they’re all Italian, but only about half of them are practicing Catholics.
-James invented the airwalker shoes when he was 13 years old.
-There was a very large age gap between Leonard and Lisa’s parents when they got married. This is because Larry/Lewis Snart was a 40-year-old creeper who got a 15-year-old girl pregnant. Shirley married him because she had nowhere else to go; her parents kicked her out when she got pregnant. She dropped out of high school soon after, and, after several years of abuse, she ran away, leaving Len and Lisa alone with Larry/Lewis.
-Len is about 5 years older than Lisa; he dropped out of high school at 14 so that he could support her and left home at 18. He continued to send money to her after he left, even after she became a professional figure skater.
-Lisa’s teenaged years were one long nightmare. She was a beautiful young woman, but because of her background, her mother’s reputation as a loose woman, and her father constantly calling her nasty names, she was demonized by the “nice, proper” people of her neighborhood as a temptress, someone who would lead their sons astray. (This in spite of the fact that they were often the ones making advances on her.) Her father also became increasingly abusive towards her, as Leonard had left the home and, as she got older, Lisa started to remind him of his wife. In response, she threw herself into her figure skating and tried to shut the rest of the world out. By the time she was 16, she was already one of the most talented skaters in the Midwest, and when she was 17, she left her father’s house and moved in with another girl on her skating team for the rest of high school. She graduated with a B+ average and was promptly snapped up by a professional figure skating team. Lisa had managed to escape-at least physically. Her teenaged years left her convinced that her beauty was something dangerous; something evil, and it took Roscoe over a year to break down her defenses when they met. However, once he did, she fell deeply in love. Finally, she had found someone who would never abandon her.
-Roscoe, for his part, was equally in love. After years of being seen as a socially awkward weirdo, he had found someone who thought he was sophisticated and intelligent; someone who didn’t laugh at his tops and who didn’t seem bothered by his quirks. It was intoxicating.
-Geraldine is 20 years younger than Hartley; she was born to replace him as the heir to the Rathaway fortune.
-Hartley’s parents were in their thirties when he was born. Both of them came from long-established “old money” families; their marriage was more the result of a business deal between Hartley’s grandparents than any sort of romantic relationship. Prior to her marriage, Rachel was a Kane. Her uncle was the father of Jacob Kane (father to Kathy Kane) and Martha Wayne (nee Kane), making her the first cousin of Bruce Wayne’s mother. Red hair runs in the Kane family, and she passed it on to both of her children.
-Similarly, Hartley’s paternal grandmother was originally a Queen before marrying into the Rathaway family. And that’s only the tip of the iceberg: Hartley’s at least a distant relative of most of the wealthiest people in the DCU.
-Geraldine is on the autism spectrum; she’s able to mask her symptoms well enough that her parents haven’t decided to pull the “let’s fix her with expensive surgeries” trick that they used when Hartley was born deaf.
-Hartley’s parents engaged him to a girl named Kathryn Kendell, the heir to a fast food corporation, when he was 18; nothing came of it because he got himself disowned before the marriage could actually happen.
-Hartley’s parents are intensely controlling and basically make all the decisions in their children’s lives without actually asking them for their opinions.
-Len Snart is prone to ulcers.
-Albert and Rita Desmond have an infant son named Alan. He likes to chew on his father’s Philosopher’s Stone. Alvin adores his “astral nephew” and kept showing up at Albert’s house uninvited to see him. Eventually Albert got tired of Alvin breaking in and put him on their baby-sitting list. Rita is less than thrilled by this but is at least pleased that Alan keeps Alvin from trying to ruin Albert’s life.
-George Harkness has two half-brothers: an older brother named Tom Harkness, the son of Agnes and Ian Harkness, and a much younger brother named Walter Wiggins, the 12-year-old son of W.W. Wiggins and his wife. (All these characters are canonical, but it’s never actually been officially stated that this is the case.)
-Jai West idolizes Jay Garrick and plans to take up his costume someday.
-Josh Jackam-Mardon’s weather-controlling abilities are directly tied to his mood. When he’s happy, it’s sunny and he makes rainbows. If he’s cold, the temperature will increase. If he’s hot, the temperature will drop and it might even start snowing. If he’s sad, it rains. If he throws a temper tantrum, it creates a thunderstorm-and if he’s really upset, a tornado will form.
-When Barry Allen was 13, he paid the admission fee that was required in order to meet the members of the JSA for both himself and a 9-year-old Sam Scudder. It’s one of both men’s fondest memories, and neither realizes that the other was the boy who met the JSA with him on that day.
-Axel Walker is the son of Alan Walker and Alice Strickland. His father is a used car salesman who left his wife for Axel’s stepmother, Barbie, when Axel was 7 years old. Axel does not like Barbie and isn’t particularly happy with his father, either. Axel’s mother is Jewish. As such, so is Axel (although Axel doesn’t practice his faith much, if at all.) He can read a bit of Hebrew and speak a bit of Yiddish.
-Eobard Thawne is convinced that he is an expert in 21st-century technology. The result: “This is a historical device called a toaster. It served as a primitive form of climate control!”
-Abra Kadabra, by contrast, spends most of his time in the 21st century baffled by the devices used by these primitive savages. What sort of communication device doesn’t send a perfect three-dimensional copy of your body to the person you’re talking to? What kind of food-preparation device takes twenty minutes to cook a meal? Why don’t their hygiene devices instantly clean their bodies of dirt and odors instead of requiring water that’s never a comfortable temperature? HOW DO YOU OPERATE THIS ‘REMOTE CONTROL’? This makes him a very annoying house guest.
-Mick Rory is an accomplished cook, home repairman, and knitter.
-Albert Desmond is often so lost in thought that he puts his keys in the refrigerator.
-All of the Rogues are more scared of Iris Allen than they are of Barry. And with good reason.
-Owen Mercer is good friends with Joan Garrick.
-Sam is developing the early stages of emphysema but refuses to admit it because it would mean having to try to kick his smoking habit.
-Mick Rory’s body is covered by third-degree burns, and his voice is unnaturally raspy because of all the smoke inhalation he’s undergone over the years.
-Mark Mardon is a horrible klutz. If he can trip over something, he will end up doing it. This is part of why he likes being able to fly so much.
-Len Snart and Sam Scudder are huge fans of Central and Keystone City’s sports teams. Linda Park-West is among the few who can rival their civic pride in this regard. Evan and Digger are both big fans of rugby and cricket. Hartley is solely a baseball fan; the other Rogues don’t much care about sports unless betting is involved.
-Mark Mardon watches the weather channel solely so he can make sure that the reporter’s predictions are wrong.
-Digger loves the great outdoors and can hike for hours.
-Mark Mardon is terrible at cards but gambles constantly anyway. He’s lost more money than he’s ever stolen trying to win bets. James, by contrast, is a master cardsharp.
-Sam and Roscoe spend more money on clothes (and more time in the shower) than the rest of the male Rogues combined.
-Dexter Miles knows the birthdays of everyone in the Twin Cities. No one knows how he knows this, he just does. When it’s a Rogue’s birthday, the museum opens a exhibit exclusively about them for a few days. The Rogues don’t know this is intentional and it’s really starting to freak them out.
-When the Rogues found out that the Flash Museum hires people to dress up as them and teach young visitors about science, Sam Scudder waited for a day when the museum’s ‘Mirror Master’ called in sick and showed up in his place. All the visitors to the museum that day were agreed that he was the best “Mirror Master” the museum had ever had.
-James once went to the Flash Museum in full costume and stood right by one of the statues of him. He even posed in exactly the same way. He was immediately informed by a patron that he was much too blonde to be the real Trickster. James found the whole experience very amusing.
-Roscoe insists that all the statues of him at the Flash Museum make him look fat. Lisa thinks that’s ridiculous and says that they’re almost as handsome as the genuine article. Len agrees that the statues make Roscoe look fat and thinks it’s hilarious.
-All three of the Flashes have, of course, been to the Flash Museum while in costume. Like James, they are often told that they don’t look anything like the real Flashes. Barry and Jay are baffled by this; Wally thinks it’s funny.
-Mick Rory donated his chili recipe to the Flash Museum’s diner. It’s one of the more popular dishes amongst people who love spicy food.
-Wally is trying to convince his wife to get the kids a pet cheetah. “Come on, honey! It’ll be good for the twins to have a pet who can keep up with them!”
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