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A grande richiesta ritorna l'Arte dell'Incontro
A grande richiesta ritorna l’Arte dell’Incontro
L’Arte dell’Incontro – Interviste ai Personaggi dello Spettacolo, edito da Edizioni L’Argolibro è l’ultimo lavoro di Maria Cuono, giornalista e scrittrice, un omaggio agli artisti che affrontano tantissime difficoltà per il proprio lavoro a causa del Covid 19. A grande richiesta ritorna in promozione fino al 28 febbraio a soli 10 euro per chi volesse acquistare una sola copia e a soli 40 euro per…
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“In Gold We Trust”: dialogo con Marco Goldin, il Signore Grandi Mostre. Ha portato 11 milioni di persone davanti a Van Gogh, Vermeer, Monet…
L’arte è il racconto della vita e lui Marco Goldin, il Signore Grandi Mostre, emotività, pop e management ha passato la sua raccontare l’arte. Organizzando esposizioni, portando in Italia capolavori, scrivendo saggi, allestendo spettacoli teatrali. Maestri celebri, opere-icona, impressioni, Impressionisti e code impressionanti. Ogni mostra, un successo. Anni fa su Facebook spuntò un gruppo denominato «Quelli che vogliono diventare Marco Goldin». Alcuni critici contestano le sue scelte mainstream, ma lui tira dritto sulla sua linea, quella che parte da Treviso, dove è nato, nel 1961, e passa dalla laurea all’Università Ca’ Foscari di Venezia con tesi su Roberto Longhi scrittore e critico d’arte (110 e lode), lungo 400 esposizioni curate dal 1984 a oggi, attraversa la sua società di produzione di mostre – «Linea d’ombra» a là Conrad – e arriva dove vuole. Alla fine Goldin è l’unico che può ottenere certe opere da musei stranieri e certi finanziamenti dai privati. Di lui si fidano sindaci, direttori, collezionisti, prestatori, sponsor e pubblico. In «Gold» we trust.
Lui ha creduto nella passione e nelle arti-star. E unendole ha creato, a suo modo, un capolavoro. Portare tutti a vedere le sue mostre. Perché prima di essere le mostre su Van Gogh, su Gauguin, su Monet, le mostre curate da Goldin sono un modo di presentare se stesso attraverso i quadri di Van Gogh, di Gauguin, di Monet… Non sono mostre su. Ma mostre di. Marco Goldin. Uno che ti vien voglia di dirgli come Dino Risi a Nanni Moretti spostati, e fammi vedere la mostra.
Lei, le mostre d’arte, vorrebbero che le vedessero tutti.
Mi piace immaginare che le opere d’arte debbano essere appannaggio di un pubblico largo. E sono convinto che la cultura sia prima di tutto racconto e emozione, abbinati all’erudizione.
I suoi avversari storcono il naso davanti alle «emozioni».
Non è una guerra. Non ci sono avversari. Qualcuno separa scientificità e popolarità. Invece per me stanno insieme. Perché una mostra non può fare 300mila visitatori? Perché – invece che allineare uno dopo l’altro dei quadri – non creare un racconto?
Con le sue mostre ha raccontato i grandi temi del viaggio, dello sguardo, del paesaggio e della notte. Cosa sceglie?
Forse il paesaggio. Sono una grande sportivo, da quando avevo 15 anni. Mi alleno molto. Ciclismo, sci d’alpinismo, fondo. Discipline che ti preparano alla fatica e che ti permettono di stare a contatto con la natura. Amo talmente tanto stare all’aperto da ricercarlo anche al chiuso. Ho una passione per la raffigurazione della Natura. Ecco perché ho curato tante mostre sul paesaggio. Collego lo spirito e il lavoro.
Quando inizia per lei il racconto dell’arte?
Mia nonna dipingeva. A otto anni facevo il modello nel suo atelier, in un’altana veneziana di Treviso. Sono cresciuto respirando olio e trementina.
Da allora è stata una linea retta?
No, al liceo i miei interessi erano di tipo letterario. Scrivevo, leggevo poesia. Poi, iscritto a Lettere a Ca’ Foscari misi nel piano di studi Storia dell’arte contemporanea perché all’epoca con quell’esame potevi insegnare alle superiori, non si sa mai. Lì incontrai Giuseppe Mazzariol. Un professore molto particolare: entrava in aula un quarto d’ora dopo e andava via un quarto d’ora prima, ma le sue lezioni erano indimenticabili.
Il tipo di insegnante che ti affascina raccontando.
Ecco. Il suo corso era su Paul Klee, artista che peraltro oggi non amo particolarmente. Ma è lì che è iniziato tutto. Poi ho cominciato a scrivere per un settimanale di Treviso, città dove negli anni ’80 c’erano moltissime gallerie private: ogni settimana s’inaugurava una mostra. Ho iniziato così, frequentando i vernissage e i pittori. Poi ho cambiato piano di studi.
E la vita.
Sì, anche se in quel momento non lo sapevo. Comunque da allora l’arte è vita, passione, lavoro.
E business.
Nel mio lavoro ha avuto qualche successo, certo. In ogni caso non sono mancate perdite, anche pensati a volte.
Prima mostra curata?
Ottobre 1984, avevo 23 anni. In 35 anni di attività ho curato 400 mostre, cioè 11-12 all’anno, una al mese. Ma la media è così alta perché quando ero più giovane e lavoravo soprattutto sulla pittura italiana del ’900 tenevo un ritmo di 30-35 mostre all’anno, contemporaneamente su più sedi, pubblicando anche il catalogo. Me ne rendo conto: era una follia. Da tempo ne faccio una, al massimo due all’anno.
Curriculum?
Dal 1988 al 2002 ho diretto la Galleria comunale di Palazzo Sarcinelli a Conegliano. Dal 1988 al 2003 ho curato molte esposizioni per la Casa dei Carraresi di Treviso. Dal 1998 ho iniziato un ciclo di grandi esposizioni nel Veneto, Torino, Brescia, Bologna, in particolare sulla pittura francese dell’Ottocento. Ho insegnato allo IULM di Milano. Dal ’91 al ’95 ho scritto recensioni per il Giornale, con Montanelli e con Feltri.
Nel 1996 fonda «Linea d’ombra».
È la mia società che si occupa di organizzare mostre sia di ambito nazionale che internazionale.
Quanti visitatori, da allora?
In 23 anni 11 milioni di persone in tutto. Ho ottenuto prestiti da 1.200 fra musei, Fondazioni e collezioni private di tutti i cinque Continenti, per un totale di oltre 10mila opere portate in Italia, di 1.054 artisti diversi. Per nove anni una delle mie mostre è stata la più visitata d’Italia. E per quattro volte si è classificata tra le prime dieci più viste al mondo.
Numeri record, ma che non le sono stati perdonati.
Invidia? Chissà, qualcuno mi ha fatto passare come quello che ha banalizzato l’arte, ma ci sono in giro tante mostre pessime eppure nessuno ha avuto critiche così feroci.
Ci soffre?
No. Mai fatto mostre per calcolo, solo quelle che mi piacevano.
Il suo secolo d’elezione è il ’900.
In ambito italiano sì. Ma le più note restano quelle su Monet, gli Impressionisti, Van Gogh…
Alla Gran Guardia a Verona ha appena inaugurato “Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky”.
È l’esempio di quanto la passione prevalga sul business. Così come quella su Rodin lo scorso anno. Organizzare una mostra su Giacometti è antieconomico. Produrre questa mostra costa due milioni. C’è uno sponsor privato, che abbassa il rischio di impresa, pagando un quinto dei costi. Il resto dovrebbe arrivare dai biglietti di ingresso. Ci perderò…
Perché?
Perché tradizionalmente le mostre sulla scultura non funzionano. La gente ama guardare i quadri, non le statue.
Però la fa lo stesso.
È una mostra che sognavo da quando andavo all’università. Giacometti è il primo artista internazionale del ’900 che ha attirato la mia attenzione. È stato uno dei miei primi “amici” artisti, fin dagli anni dell’università quando giravo i musei di tutta Europa, e vedevo i suoi disegni prima ancora che le sue sculture. Di lui mi ha sempre colpito la sua forza della verità. Lui diceva: “L’arte mi interessa molto, ma la verità mi interessa infinitamente di più”.
Cosa significa?
Che prima devi essere una persona vera di fronte alle persone, agli oggetti, al paesaggio che vuoi ritrarre. E dopo, verso l’arte. Il risultato sono le sue sculture uniche. Le guardi, eccole qui: la Grande femme debout, L’Homme qui marche. Quella è la Femme de Venise che fu esposta nel 1956 alla Biennale di Venezia e che riscosse un successo incredibile.
Di critica. Ma perché al grande pubblico le sculture non piacciono?
Perché la gente ama il colore. E nelle sculture non c’è. Tutto qui. È il motivo per cui Van Gogh è stra-amato dal grande pubblico e Giacometti nonostante le valutazioni stellari resta poco conosciuto. Da una parte un colore urlato, dall’altra una forma che fa pensare. Tra le due cose, dal punto di vista dell’empatia dello spettatore medio, non c’è gara.
E infatti nel 2020 farà un’altra mostra su Van Gogh.
A Padova, su Van Gogh e il suo tempo. Per farle capire come si può intercettare l’interesse del pubblico prima di aprire una mostra, le racconto questo. Sulla pagina Facebook di Linea d’ombra stiamo postando alcune foto delle opere che porteremo in mostra. Bene. L’autoritratto col cappello di feltro, stranoto, è stata la prima immagine pubblicata. Poi abbiamo messo in rete un paesaggio di Arles con i mandorli in fiore. La seconda opera ha avuto il doppio dei like rispetto alla prima. Cosa significa? Che tra un ritratto, anche iconico, e un paesaggio, suscita più emozioni il paesaggio.
È per questo che gli Impressionisti fanno sempre boom?
Certo. Perché gli Impressionisti hanno dipinto il paesaggio al suo grado massimo di bellezza.
“L’impressionismo e l’età di Van Gogh” del 2003 a Treviso totalizzò 600mila visitatori. Un record.
Nel 2005 presentai poi 80 Van Gogh e 70 Gauguin tutti insieme, una cosa da Metropolitan. Risultato: 541mila biglietti. A Brescia…
Per fare una mostra di successo cosa serve?
Primo: studiare.
Secondo?
Le relazioni internazionali. Spesso servono più dei soldi».
La sua prima conoscenza “giusta”?
Tanti anni fa. Un giovane curatore del Musée d’Orsay di Parigi, conosciuto qui in Italia, Radolphe Rapetti, che poi andò a lavorare a Strasburgo. Fu lui a presentarmi il direttore dell’Orsay, Henry Loyrette. Io stavo organizzando una mostra dedicata a Roberto Tassi, un grande critico dell’arte e grande scrittore, al pari di Longhi e Testori. Avevo in mente una grande mostra, con prestiti internazionali: tra l’altro Tassi, morto nel 1996, era molto apprezzato in Francia. Quando spiegai a Loyrette il progetto, mi disse: cosa ti serve? Prendi questo, un Cézanne, e questo, un Degas, e questo, un Monet… Tutti artisti sui quali Tassi aveva scritto molto. E così, io, piccolo provinciale di Treviso, me ne andai dal museo d’Orsay con in tasca la promessa di prestiti eccezionali. Successivamente Loyrette divenne direttore del Louvre…
E visto il successo della mostra su Tassi, fu più facile ottenere altri prestiti anche da lì.
All’estero ti giudicano anche sui numeri che fai. Portare a una mostra 200mila visitatori non è come portarne 50mila. Per i musei è un investimento in termine di immagine.
Eravamo arrivati al secondo fattore di successo. Il terzo?
Assolutamente la qualità delle opere: a volte si annunciano mostre con nomi altisonanti ma con quadri modesti.
E poi?
Certo, i grandi nomi aiutano, quelli che la gente riconosce. Monet, Van Gogh, Cézanne, Gauguin, Renoir, Degas, Manet, Courbet… O Picasso, o Vermeer…
Vermeer. Goldin è «quello» che portò “La ragazza con orecchino di perla” in Italia.
Grazie alle relazioni internazionali costruite negli anni. Era il 2011. Mi chiama il direttore del museo Kröller-Müller di Otterlo, con il quale ho rapporti di amicizia da vent’anni. Mi dice: Lo sai che chiudono il museo Mauritshuis all’Aia per restauri? Per due anni faranno viaggiare una selezione delle opere in giro per il mondo. Ti interessa? Immaginati se non mi interessava! Faccio di tutto. Vado all’Aia. Mi dicono che la Ragazza andrà solo in Giappone e negli Usa. Occasione persa, mi dico. Poi però nel 2012 il direttore del Mauritshuis mi ricontatta dicendomi che hanno deciso di aggiungere una tappa, ma le richieste sono tantissime, però ricordandosi che ero stato il primo a farsi avanti mi offre la possibilità, a patto che la città fosse importante. E mi dà tre giorni di tempo. Sufficienti per accordarmi con Bologna. Dove l’ho portata.
A Palazzo Fava, nel 2014. Fu la «mostra delle mostre».
Battuto ogni record. In media abbiamo avuto 3200 entrate al giorno, e mai un giorno sotto i 2mila, nemmeno al lunedì. Fu la mostra più visitata nel 2014 con 342mila visitatori in soli cento giorni. E sì che gli ingressi erano contingentati per via delle dimensioni di Palazzo Fava.
Qualità, grandi nomi. E Il resto?
Il resto è comunicazione.
Campo in cui Lei è il numero uno.
Non lo sono, davvero. Però ho capito presto che la sola comunicazione istituzionale non basta. L’arte va raccontata al pubblico, e le mostre ai giornalisti.
Lei è stato il primo a non fare le conferenze stampa seduto, ma nelle sale con la stampa al seguito.
Se è per quello nel 2001 e 2002 per due mostre alla Casa dei Carraresi a Treviso noleggiai un aereo e portai cento giornalisti nei musei di Oslo e Edimburgo per vedere le collezioni da cui sarebbero arrivate alcune delle opere esposte. Da allora lo faccio spesso. Prima di aprire la mostra su Van Gogh a Padova, l’anno prossimo, porto tutti a Otterlo, in Olanda, al museo Kröller-Müller dove si trova una delle maggiori collezioni di Van Gogh al mondo.
Ripeteranno che sarà la solita mega mostra blockbuster. Molto d’effetto e poco scientifica.
E io ripeterò che invece si possono tenere insieme emozione e scientificità. Tra me e un erudito l’unica differenza è il modo in cui raccontiamo la stessa materia. E comunque, prima di criticare senza avere visto, meglio vedere e poi parlare. A Padova si vedranno prestiti assolutamente sorprendenti, altro che mostra blockbuster.
Dicono che Lei si prepara in maniera maniacale sia per curare una mostra sia per scrivere un saggio.
Per questa mostra su Giacometti ho preso centinaia di pagine di appunti. E poi vado sempre nei luoghi in cui gli artisti hanno creato, per provare a capirli meglio, per vedere le cose come le vedevano loro, per cercare un’empatia. Mentre preparavo la mostra sono stato al passo del Maloja tra la Val Bregaglia e l’Engadina: volevo camminare sui sentieri sui quali aveva passeggiato Giacometti, guardare i paesaggi che ha dipinto: il Lago di Sils, il ghiacciaio del Forno, i picchi coperti di abetaie… Solo se vedi quegli alberi snelli e slanciatissimi capisci da dove arrivano gli uomini e le donne filiformi delle sculture di Giacometti. È con questo spirito che nasce la mostra. E che la rende diversa da tutte le altre.
Oggi invece dicono che le mostre siano tutte uguali. Anzi: che l’Italia è diventata un mostrificio.
Un po’ è vero. E poi negli ultimi anni la qualità si è abbassata decisamente. Gli enti pubblici hanno sempre meno soldi, gli sponsor privati sono in fuga, portare grandi opere e grandi nomi in Italia costa troppo, si offre sempre meno, si fanno esposizioni con cinque opere belle e 50 modeste, il pubblico è meno invogliato, si riduce il numero di biglietti e l’intero circuito delle mostre va in crisi.
La sua mostra più bella?
Forse “America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo” al Museo di Santa Giulia a Brescia, 2007-08. Tre anni di lavoro, venti viaggi negli Usa: per raccontare il mito della Frontiera, degli spazi immensi, della vita degli indiani e dei cowboy, esposi 250 quadri prestati da 40 musei americani, più altrettanti pezzi fra fotografie d’epoca e oggetti rituali dei nativi. Una cosa mai fatta prima da noi. A una settimana dall’apertura della mostra c’erano già 80mila prenotazioni. Abbiamo chiuso a 205mila. La Tate di Londra e Amsterdam, sullo stesso tema, erano arrivati a 100mila biglietti.
Allora lei attivò una micidiale macchina di eventi per attirare pubblico: reading, film, concerti, testimonial: Mike Bongiorno, Dan Peterson, Battiato, Salvatores, Volo…
La comunicazione è importante. Ma non puoi comunicare il niente. Se hai qualcosa di bello, lo devi raccontare al meglio, tutto qui.
Luigi Mascheroni
*La presente intervista è la versione integrale di quella apparsa il 16 dicembre 2019 su ‘il Giornale’, in quel caso tagliata per ragioni di spazio, e pubblicata col titolo: “Posavo per mia nonna pittrice. Ora curo mostre da record”.
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Isa Danieli, la storia del teatro italiano
https://www.unadonnalgiorno.it/isa-danieli/
Isa Danieli, poliedrica attrice italiana, si può considerare, senza temere di sbagliare, un monumento vivente del teatro italiano. Ne rappresenta la storia, il ricordo, il pathos.
È nata a Napoli il 13 marzo 1937, come Luisa Amatucci, all’epoca usare un nome d’arte era una convenzione comunissima, proviene da una grande dinastia di attori, i Di Napoli. Sua madre Rosa Moretti fu una delle voci di Radio Napoli. Nata e cresciuta nei teatri della sceneggiata napoletana, debutta a 14 anni con il nome d’arte di Luisa Moretti, in ‘O curniciello. A sedici anni invia una lettera con una sua foto a Eduardo De Filippo per proporsi nella sua compagnia, il grande maestro la convoca e la mette in scena la sera stessa.
Lo spettacolo d’esordio è Napoli milionaria!, viene poi riconfermata per Questi fantasmi! e successivamente il grande Eduardo scrive apposta per lei le parti da cameriera in Mia famiglia, e Bene mio e core mio. Diventa un punto fermo e inamovibile della compagnia De Filippo, con cui lavorerà per molti anni.
Nel 1955 prende il nome d’arte di Isa Danieli.
A fine anni Sessanta, esordisce al cinema, dagli anni ’70 nasce una speciale intesa con Lina Wertmüller che la dirigerà in quasi tutti i suoi capolavori. Sarà successivamente diretta da tanti grandi registi come Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore, Ettore Scola, Nanni Loy, Giuseppe Bertolucci e altri ancora. Nella prima metà degli anni Ottanta, Isa Danieli è tra i protagonisti del film Così parlò Bellavista, tratto dall’omonimo libro di Luciano De Crescenzo che ne curò anche la regia.
Nel 1986 vince un Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista per il film di Lina Wertmüller Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti.
Ma la sua passione per il teatro non verrà mai tradita, in circa 70 anni di carriera, sono innumerevoli gli spettacoli che l’hanno vista protagonista.
Ha fatto tanto avanspettacolo, è infatti anche un’intensa cantante e una discreta ballerina. Ha lavorato con Nino Taranto, è stata nello spettacolo epocale La gatta Cenerentola di Roberto De Simone.
Nella sua lunga e straordinaria carriera ha recitato in drammi, commedie, avanspettacolo, teatro sperimentale e di tradizione, cinema e televisione. È un’artista che non si risparmia mai e che ha un profondo rispetto per il lavoro.
Attrice pluripremiata, ha vinto tre Premi Ubu, un Nastro d’Argento, il Premio Eleonora Duse, gli Olimpici del Teatro e altri ancora.
Isa Danieli è stata la musa ispiratrice degli esponenti della nuova drammaturgia napoletana che le hanno dedicato dei personaggi indimenticabili.
Un’attrice che ha una gloriosa tradizione alle spalle ma sempre aperta alle avanguardie, alle novità, al dibattito politico e sociale.
Qualcuno mi battezzò carinamente ‘La musa’ della nuova drammaturgia. E venne Annibale Ruccello, Manlio Santanelli e poi Enzo Moscato, e ancora Francesco Silvestri e Ugo Chiti fino alla ventunenne Letizia Russo. È stato un viaggio faticoso, spesso doloroso, di cui custodisco gelosamente i calli sotto ai piedi e sopra il cuore, ma anche bellissimo. Avere il privilegio di tenere in sala, o addirittura in scena, chi ha scritto e sta scrivendo per te le parole che dovrai dire penso sia il sogno di chiunque faccia questo splendido mestiere.
Isa Danieli è un’artista impareggiabile, rigorosa e carismatica, è capace di trasformarsi in infiniti personaggi sul palcoscenico e nel cinema, dove buca lo schermo grazie al suo grandissimo talento.
Ironica, intelligente, vera, sentirla raccontare di vicende teatrali della prima metà del secolo scorso, è un vero privilegio che elargisce generosamente. È un’enciclopedia vivente di aneddoti, storie, nomi, date. Rappresenta la storia vivente del teatro e dello spettacolo del nostro paese.
Ancora oggi, con l’umiltà che appartiene soltanto a chi è grande, da vera lavoratrice del teatro, si mette a disposizione della regia e dello spettacolo. È un’antidiva, pur essendo nel firmamento delle grandi attrici italiane di tutti i tempi, è una donna reale, sincera, concreta e inarrestabile e soprattutto compagna di battaglie di tante lotte sociali e civili.
Una donna speciale Isa Danieli, un’artista sublime con una grande umanità, cosa per niente scontata.
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Ben Dj in tv: dal 16/5 tra i 100 giurati di "All Together Now" (Canale 5)
Ben Dj, dj producer d'origine tunisina ormai milanese d'adozione dal 16 maggio 2019 è in tv in prima serata su Canale 5. Fa infatti parte del muro dei cento giurati del programma con Michelle Hunziker e J-Ax.
E' un altro passo di una carriera ormai consolidata, e sempre in crescita, visto che Ben Dj da tempo fa scatenare alcuni dei party più esclusivi, ad esempio quelli di Bullona a Milano, quelli legati al Calendario Pirelli e tanti altri... La carica e l'energia di questo artista sono davvero uniche, per cui in tv si può star certi che si troverà benissimo.
Una calendario di dj set che si susseguono portano Ben Dj sempre in giro per il mondo da Miami ad Ibiza, dall'Europa all'Asia, passando dall'Arabia Saudita e, ovviamente, per le console dei top club italiani. Qual è il segreto di Ben Dj? E' semplice: dischi come il suo recente Ben Dj - "Back & Gucci" (EGO) piacciono a tutti. Non solo a chi frequenta i top club & restaurant. Il suo nuovo singolo? E' "It Feel so Good".
Ben DJ
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Cos'è All Together Now?
La musica e un Muro di 100 giurati, la musica e più di 50 concorrenti cantanti, la musica e 1 solo vincitore… Da giovedì 16 maggio 2019, in prima serata su Canale 5, debutta in Italia "All Together Now", lo show musicale, prodotto da Endemol Shine Italy, che ha sorpreso il mondo!
Il programma, partito nel gennaio dello scorso anno sulla rete inglese BBC One, ha ottenuto da subito un successo incredibile: in poco più di un anno si è affermato come il format più venduto nel mondo nel minor periodo di tempo. Alla guida delle 6 puntate della versione italiana del programma ci sarà una sorprendente Michelle Hunziker. J-Ax sarà invece il presidente d'eccezione di una incredibile giuria, composta da ben 100 personaggi variopinti e competenti, che formeranno un vero e proprio Muro Umano come non si era mai visto prima in tv. Tra i giudici del Muro cantanti e volti noti e tantissimi altri professionisti del mondo della musica e dello spettacolo. Nello specifico, in queste settimane, nel Muro di All Together Now vedremo: Le Donatella, Fernando Proce, Mietta, Simona Bencini, Silvia Mezzanotte, Antonella Mosetti, Cizco, Alma Manera, Ronnie Jones, Marco Ligabue, Leonardo Decarli, Valentina Dallari, Ginta Biku, Ben Dj, Timothy Cavicchini, Palla e Chiatta, Giancarlo Genise, Nathalie, Andrea Dianetti, Pamela Petrarolo, Antonella Lo Coco, Leonardo Monteiro, Davide Papasidero, Valentina Parisse, Samantha Fantauzzi, Luca Valenti, Marcella Ovani, le Karma B, Morena Marangi, Sonia Addario, Alma e Rueka, Mariateresa Amato, Bido Bè, Alexa Selvaggia, Luca Buttiglieri, Brigida Cacciatore, Carmine Caiazzo, Susanna Caira, Sophia Calisti Guidotti, Irene Calvia, Benedetta Caretta, Lanfranco Carnacina, Claudia Casciaro, Sara Jane Ceccarelli, Maria Elisa Cirillo, Valeria Colombo, Beatrice De Do, Fabio2U, Mirkaccio, Claudio Di Cicco, Sherrita Duran, Valeria Farinacci, LaRomAntica, Jonathan Heitch, Marco Gangi, Susanna Gecchele, Anna Guerra, Valentina Gullace, Vito Iacoviello, Valeria Iaquinto, Marco Iecher, Fabio Ingrosso, Elio Irace, Ketzal, Veronica Kirchmajer, Letizia Liberati, Lucya, Maruska Starr, Marc Mari, Marika Voice, Leonardo Martera, Forlenzo Massarone, Lorenzo "Marte" Menicucci, Davide Misiano, Vincenzo Molino, Giorgio Montaldo, Daniele Moretti, Ylenia Oliviero, Serena Ottaviani, Giulio Pangi, Carlo Piazza, David Pironaci, Eleonora Puglia, Ludovica Russo, Marco Salvati, Sara Sartini, Serena Savasta, Angelica Sepe, Serena Menarini, Valentina Shanti, Silvia Specchio, Melissa Sylla, Sunymao, Alessia Tavian, Isotta Tomazzoni, Mikele Trambusti, Gabriella Zanchi, Raffa Zanieri.
Inoltre, Michelle Hunziker e J-Ax ospiteranno in giuria anche grandi nomi dello spettacolo, coi quali, in taluni casi, si esibiranno in performance inaspettate. Oltre ai giudici, a "All Together Now" ci saranno i protagonisti della gara: i concorrenti cantanti, selezionati nei mesi scorsi da Roberto Cenci, direttore artistico e regista del programma. Tutti, amatori e semiprofessionisti, si sottoporranno al giudizio del coloratissimo Muro. La temibile giuria valuterà e commenterà a microfoni aperti e senza freni (anche nel corso delle performance) la presentazione, il look, la simpatia, la postura e, naturalmente, l'esibizione canora degli aspiranti cantanti. Solo chi riuscirà a entusiasmare ed emozionare la giuria, al punto tale da spingerla ad alzarsi, per ballare e cantare, avrà la possibilità di proseguire il suo percorso ad "All Together Now". Infatti, ogni volta che un membro del Muro si alzerà e canterà, attribuirà il proprio voto al concorrente. Otterrà il punteggio maggiore chi riuscirà a fare alzare il maggior numero di giudici. Alla semifinale arriveranno 20 concorrenti e alla finalissima 10, più gli eventuali concorrenti che hanno ottenuto il consenso unanime del Muro, cioè un punteggio pari a 100. Si sfideranno uno contro uno fino alla vittoria finale che decreterà il vincitore assoluto della prima edizione di "All Together Now" che si aggiudicherà un premio da 50 mila euro. "All Together Now" è anche digital: su Mediaset Play (sito, app gratuita per tutti i sistemi operativi, smart tv abilitate) sarà possibile seguire le puntate in diretta streaming, rivedere i momenti più divertenti e conoscere meglio giudici e cantanti grazie a una serie di video inediti. I profili social di Mediaset Play, inoltre, coinvolgeranno gli utenti con curiosità, foto e backstage esclusivi. Radio 101 è l'emittente radiofonica partner del programma. Il programma è basato sul format "All Together Now'' creato da REMARKABLE TELEVISION, una Endemol Shine UK company e distribuito da Endemol Shine IP B.V. #ALLTOGETHERNOW Mediaset Play (sito www.mediasetplay.it, app gratuita per tutti i sistemi operativi, smart tv abilitate) sarà la "casa digital" di "All Together Now". Su qualsiasi device gli utenti potranno: - rivedere le puntate, le singole esibizioni e i momenti più divertenti; - conoscere meglio i giudici del muro e i concorrenti grazie a due serie di video esclusive, only digital: "Questa la so!" e "Chi l'ha detto?". In "Questa la so!" giudici e cantanti si sfideranno a indovinare titoli e interpreti di alcune canzoni a partire dalle prime note: dimostreranno di avere un'anima più pop, rock o… trap? Chi indovinerà più canzoni? In "Chi l'ha detto?" la sfida verterà su alcune citazioni: chi l'ha detto, Raffaella Carrà o Anna Tatangelo? Jovanotti o… Osho? - seguire le puntate in diretta streaming; - utilizzare la funzione "Restart" per far ripartire il programma dall'inizio. I profili social di Mediaset Play (Instagram, Facebook, Twitter: @MediasetPlay), attivi da settimane con una campagna d'avvicinamento in sinergia con i profili di Michelle Hunziker e J-Ax, coinvolgeranno gli utenti durante la messa in onda grazie a: - foto e video "rubati" durante le prove; - commenti a caldo di giudici e cantanti raccolti nel backstage; - gif e meme ispirati ai momenti più divertenti del programma; - "La canzone mimata": un divertente gioco in cui gli utenti saranno chiamati a indovinare il titolo di alcune canzoni "interpretate" da giudici e concorrenti solo con l'aiuto di gesti; - #alzatiecanta: nel corso delle puntate, Michelle e J-Ax inviteranno i telespettatori a condividere sui propri social i video di familiari e amici che, proprio come accade nel programma, si alzano per cantare e ballare scatenati; l'hashtag dell'iniziativa sarà #alzatiecanta e i video più belli verranno ripostati dai profili di Mediaset Play, di Michelle e di J-Ax. L'hashtag ufficiale del programma è #AllTogetherNow.
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Presentato da Gabriele Gobbo al Parco del Cormor di Udine il progetto green attento all’ambiente che coinvolge l’area ristoro: dai piatti in foglia di palma alla criptovaluta green, dalle bici elettriche al menu digitale. È intervenuto anche il Sindaco Fontanini per illustrate il progetto la razionalizzazione dell’area, intervento anche dello studio Pirzio-Biroli per introdurre il progetto di riqualificazione del padiglione.
Da sempre attenta all’ambiente, la direzione dell’area ristoro del polmone verde della Città di Udine ha creato delle importanti sinergie con diverse realtà del territorio per incrementare ancora di più le attività a sostengo dell’ambiente con la partnership ad una startup che genera criptovaluta a sostegno del territorio, l’uso di piatti 100% naturali per abbattere l’uso di acqua, il potenziamento del cicloturismo, l’abbattimento dell’uso della carta per i menù e molto altro.
Piatti naturali in foglia di palma.
Per prima cosa sono stati sostituiti i principali piatti di portata con soluzioni ecosostenibili, piatti 100% naturali e compostabili grazie alla partnership con BioChic, azienda di Torreano (UD) che ha fatto ricerche in tutto il mondo per trovare questa tipologia di stoviglie. La cosa incredibile è che sono prodotte artigianalmente pressando una foglia di palma senza aggiunta di nessun prodotto chimico e usando solo foglie cadute in modo naturale dalla pianta. Questo permette di risparmiare migliaia di litri d’acqua, energia elettrica e diminuire drasticamente l’uso di detersivi per stoviglie.
“Poter mettere a disposizione i nostri rivoluzionari prodotti anche nel nostro amato territorio per noi è sempre stato un obiettivo centrale” – dichiara Tatiana Agosto ideatrice di BioChic – “il bene dell’ambiente passa anche dalla visione green dei titolari di ambienti pubblici a cui noi ci rivolgiamo”.
Partnership per la generazione di criptovaluta green.
Ma non solo sostegno green al territorio adiacente, perché i gestori dell’area ristoro del Parco del Cormor hanno creato una partnership la startup innovativa “4 Good Cause” che crea criptovaluta da usare per sostenere cause ambientali in tutto il territorio nazionale tramite un marketplace di eccellenze italiane. Il Parco del Cormor sarà presente nella piattaforma etica sia con proposte di servizi che genereranno valuta digitale, sia con la selezione di alcuni progetti di recupero ambientale.
“È per noi una fantastica occasione collaborare con il Parco del Cormor e farci conoscere anche in Friuli Venezia Giulia” – dichiara Luca Manca CEO di 4GoodCause – “sono certo faremo grandi cose assieme e aiuteremo territorio e ambiente unendo le forze in modo innovativo e digitale”.
Potenziamento del cicloturismo.
Il parco del Cormor ha aperto una collaborazione con il tour operator Cycletaurus che fa riferimento a Rete Bike FVG che sta gestendo delle attività a Forni di Sopra, Prato Carnico, Chiusaforte, Marano e Muggia per lo sviluppo del cicloturismo. L’obiettivo è di fare per settembre un punto per la promozione delle e-bike sul parco del Cormor. Una parte importante dell’idea green è quindi dedicata alle biciclette: in questo caso il Parco del Cormor partecipa al progetto condiviso per lo sviluppo del cicloturismo in Friuli Venezia Giulia, anche grazie alla sua posizione privilegiata inserita nella ciclovia che collega l’Austria al Mare Adriatico. Servizi, promozioni, open day, eventi dedicati a greenbike, bici elettriche, biciclette, oltre all’idea in via di sviluppo del noleggio di cicli nell’area del parco cittadino.
Tecnologia per abbattere l’uso della carta dei menu.
E poi ancora l’uso spinto della tecnologia e del digitale, possibile grazie alla tech-agency MacPremium, permette di abbattere l’uso di carta attraverso una web app per dispositivi mobili per consultare eventi, listino di bar e ristorante e menu delle serate a tema.
Progetto di riqualificazione a ampliamento del Parco e del padiglione.
La presentazione di GreenAction è stata anche l’occasione per illustrate gli importanti lavori di recupero e miglioramento della pluripremiata struttura del padiglione “Festival Pavilion Cormor Park” ideata dall’archistar Roberto Pirzio-Biroli, che recentemente è stata inserita come una delle cento migliori opere del mondo nella speciale selezione “The best buildings of the last 100 years” curata da una giuria di artisti e intellettuali americani. Da segnalare che il progetto di fattibilità, curato dallo studio Pirzio-Biroli, è già stato approvato e finanziato dal Comune.
Il Sindaco di Udine Pietro Fontanini.
All’appuntamento era presente anche il Sindaco di Udine Pietro Fontanini che ai microfoni della stampa ha dichiarato: “Il parco avrà una espansione significativa e ci saranno dei lavori molto importanti, come la razionalizzazione dell’area del padiglione e ristoro. Grazie anche alle trattative con i rappresentanti militari contiamo di poterlo espandere e collegare anche più a sud, oltre il demanio militare e verso il centro della città. Il mio obiettivo è far arrivare il Parco del Cormor al Parco Moretti”.
LE FOTO DELLA CONFERENZA STAMPA
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Parco del Cormor ancora più attento all’ambiente: nasce il progetto “GreenAction”
Presentato da Gabriele Gobbo al Parco del Cormor di Udine il progetto green attento all’ambiente che coinvolge l’area ristoro: dai piatti in foglia di palma alla criptovaluta green, dalle bici elettriche al menu digitale.
Parco del Cormor ancora più attento all’ambiente: nasce il progetto “GreenAction” Presentato da Gabriele Gobbo al Parco del Cormor di Udine il progetto green attento all’ambiente che coinvolge l’area ristoro: dai piatti in foglia di palma alla criptovaluta green, dalle bici elettriche al menu digitale.
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Presentato da Gabriele Gobbo al Parco del Cormor di Udine il progetto green attento all’ambiente che coinvolge l’area ristoro: dai piatti in foglia di palma alla criptovaluta green, dalle bici elettriche al menu digitale. È intervenuto anche il Sindaco Fontanini per illustrate il progetto la razionalizzazione dell’area, intervento anche dello studio Pirzio-Biroli per introdurre il progetto di riqualificazione del padiglione.
Da sempre attenta all’ambiente, la direzione dell’area ristoro del polmone verde della Città di Udine ha creato delle importanti sinergie con diverse realtà del territorio per incrementare ancora di più le attività a sostengo dell’ambiente con la partnership ad una startup che genera criptovaluta a sostegno del territorio, l’uso di piatti 100% naturali per abbattere l’uso di acqua, il potenziamento del cicloturismo, l’abbattimento dell’uso della carta per i menù e molto altro.
Piatti naturali in foglia di palma.
Per prima cosa sono stati sostituiti i principali piatti di portata con soluzioni ecosostenibili, piatti 100% naturali e compostabili grazie alla partnership con BioChic, azienda di Torreano (UD) che ha fatto ricerche in tutto il mondo per trovare questa tipologia di stoviglie. La cosa incredibile è che sono prodotte artigianalmente pressando una foglia di palma senza aggiunta di nessun prodotto chimico e usando solo foglie cadute in modo naturale dalla pianta. Questo permette di risparmiare migliaia di litri d’acqua, energia elettrica e diminuire drasticamente l’uso di detersivi per stoviglie.
“Poter mettere a disposizione i nostri rivoluzionari prodotti anche nel nostro amato territorio per noi è sempre stato un obiettivo centrale” – dichiara Tatiana Agosto ideatrice di BioChic – “il bene dell’ambiente passa anche dalla visione green dei titolari di ambienti pubblici a cui noi ci rivolgiamo”.
Partnership per la generazione di criptovaluta green.
Ma non solo sostegno green al territorio adiacente, perché i gestori dell’area ristoro del Parco del Cormor hanno creato una partnership la startup innovativa “4 Good Cause” che crea criptovaluta da usare per sostenere cause ambientali in tutto il territorio nazionale tramite un marketplace di eccellenze italiane. Il Parco del Cormor sarà presente nella piattaforma etica sia con proposte di servizi che genereranno valuta digitale, sia con la selezione di alcuni progetti di recupero ambientale.
“È per noi una fantastica occasione collaborare con il Parco del Cormor e farci conoscere anche in Friuli Venezia Giulia” – dichiara Luca Manca CEO di 4GoodCause – “sono certo faremo grandi cose assieme e aiuteremo territorio e ambiente unendo le forze in modo innovativo e digitale”.
Potenziamento del cicloturismo.
Il parco del Cormor ha aperto una collaborazione con il tour operator Cycletaurus che fa riferimento a Rete Bike FVG che sta gestendo delle attività a Forni di Sopra, Prato Carnico, Chiusaforte, Marano e Muggia per lo sviluppo del cicloturismo. L’obiettivo è di fare per settembre un punto per la promozione delle e-bike sul parco del Cormor. Una parte importante dell’idea green è quindi dedicata alle biciclette: in questo caso il Parco del Cormor partecipa al progetto condiviso per lo sviluppo del cicloturismo in Friuli Venezia Giulia, anche grazie alla sua posizione privilegiata inserita nella ciclovia che collega l’Austria al Mare Adriatico. Servizi, promozioni, open day, eventi dedicati a greenbike, bici elettriche, biciclette, oltre all’idea in via di sviluppo del noleggio di cicli nell’area del parco cittadino.
Tecnologia per abbattere l’uso della carta dei menu.
E poi ancora l’uso spinto della tecnologia e del digitale, possibile grazie alla tech-agency MacPremium, permette di abbattere l’uso di carta attraverso una web app per dispositivi mobili per consultare eventi, listino di bar e ristorante e menu delle serate a tema.
Progetto di riqualificazione a ampliamento del Parco e del padiglione.
La presentazione di GreenAction è stata anche l’occasione per illustrate gli importanti lavori di recupero e miglioramento della pluripremiata struttura del padiglione “Festival Pavilion Cormor Park” ideata dall’archistar Roberto Pirzio-Biroli, che recentemente è stata inserita come una delle cento migliori opere del mondo nella speciale selezione “The best buildings of the last 100 years” curata da una giuria di artisti e intellettuali americani. Da segnalare che il progetto di fattibilità, curato dallo studio Pirzio-Biroli, è già stato approvato e finanziato dal Comune.
Il Sindaco di Udine Pietro Fontanini.
All’appuntamento era presente anche il Sindaco di Udine Pietro Fontanini che ai microfoni della stampa ha dichiarato: “Il parco avrà una espansione significativa e ci saranno dei lavori molto importanti, come la razionalizzazione dell’area del padiglione e ristoro. Grazie anche alle trattative con i rappresentanti militari contiamo di poterlo espandere e collegare anche più a sud, oltre il demanio militare e verso il centro della città. Il mio obiettivo è far arrivare il Parco del Cormor al Parco Moretti”.
LE FOTO DELLA CONFERENZA STAMPA
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Parco del Cormor ancora più attento all’ambiente: nasce il progetto “GreenAction” Presentato da Gabriele Gobbo al Parco del Cormor di Udine il progetto green attento all’ambiente che coinvolge l’area ristoro: dai piatti in foglia di palma alla criptovaluta green, dalle bici elettriche al menu digitale.
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di Stefania Mezzina
GROTTAMMARE – Sta per entrare nel vivo, la 35ma edizione del Festival nazionale dell’umorismo “Cabaret, amoremio!”. Venerdì 19 e sabato 20 luglio, alle ore 21.30, si terrà a Grottammare, con due serate di spettacolo e comicità che vedranno in scena artisti affermati e di competizione tra cabarettisti emergenti.
Per la prima volta il Festival nazionale dell’umorismo, che sarà presentato da Maurizio Battista, con la partecipazione di Alessandra Moretti, è ospitato in Piazza Kursaal, dove da giovedì è iniziato l’allestimento del palco e della platea, composta da quasi 800 posti.
La piazza, ad esclusione di alcune aree necessariamente occupate dagli addetti ai lavori, non è chiusa al transito. Lo sarà solamente a partire dalle ore 19 dei giorni di venerdì 19 e sabato 20, fino al termine dello spettacolo.
La direzione artistica della manifestazione è firmata per la prima volta dal cabarettista e attore romano Maurizio Battista, che, attraverso selezioni in vari teatri italiani, avvenute con la collaborazione dell’associazione Lido degli Aranci, ha scelto gli 8 finalisti del concorso per nuovi comici, cuore della manifestazione. Il neo direttore ha inoltre stabilito che il vincitore verrà scelto dal pubblico in platea. Il voto sarà regolato da un sistema approvato e supervisionato da un notaio, che sarà presente durante lo spettacolo.
Gli otto finalisti sono Vittoria Cipriani (Fiano Romano, RM), Raffaello Corti (Roma), Fabrizio Di Renzo (Leonessa, RI), Andrea Fratellini (Ornago, BA), Salvatore Gisonna (Mugnano di Napoli, NA), Ricomincio da Tre (Angela D’Onofrio, Claudia Nicosia, Roberto Giannuzzi, Roma), Loredana Scalia (Mascalucia, CT), Marco Todisco (Roma).
Oltre ai cabarettisti in gara, parteciperà alla edizione 2019 di Cabaret, amoremio! anche il grande Mago Silvan. Personalità di alto valore artistico riconosciuto a livello globale, a Silvan la Città di Grottammare consegnerà il Premio “Arancia d’oro”, nel corso della serata di spettacolo di sabato 20.
Attraverso la campagna “Sorrisi nel deserto”, il Festival di Grottammare è anche solidarietà: dal 2008 sostiene il Progetto Saharawi, ovvero il programma di cure e assistenza sanitaria rivolte ai bambini del popolo senza terra, profugo nel deserto del Sahara da oltre 40 anni.
Ogni anno dal 1999, un gruppo di bambini saharawi soggiorna nei mesi di luglio e agosto a Grottammare per cure mediche altamente specializzate, grazie al contributo di eventi di solidarietà che vengono messi in campo dalla comunità grottammarese e non solo. Con “Sorrisi nel deserto”, le autorità partecipanti alla manifestazione sono invitate a contribuire alla causa Saharawi con il corrispettivo del biglietto di ingresso.
Altri ospiti della manifestazione sono: a conferma del filone magico voluto dalla direzione artistica, il prestigiattore Andrea Paris (19 luglio); in sintonia con la nuova location in riva al mare, la creatrice di sculture di sabbia Stefania Bruno (19 e 20 luglio); e poi, Salvatore Misticone da Benvenuti al Sud e Lallo & i Fusi orari (19 e 20 luglio) per gli intermezzi comico-musicali. Tornerà a Grottammare anche il vincitore del concorso per nuovi comici 2018 (nella foto) Claudio Sciara (19 luglio).
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Lazio, terra di Cinema: le produzioni vincitrici del Lazio Cinema International
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/lazio-terra-di-cinema-le-produzioni-vincitrici-del-lazio-cinema-international/
Lazio, terra di Cinema: le produzioni vincitrici del Lazio Cinema International
Martedì 9 luglio si è tenuta una serata di grande cinema nella sede di WeGil, dove sono state premiate le 16 produzioni vincitrici del “Lazio Cinema International”, e che riceveranno un finanziamento di 5,3 milioni di euro. Leggi anche:– Matteo Garrone e Roberto Beningi: “Pinocchio è un film che fa bene alla salute” Lazio, terra di Cinema: le produzioni vincitrici del Lazio Cinema International Protagonisti non solo i film e le produzioni, ma anche e soprattutto la Regione Lazio; è qui che la settima arte viene prodotta e consumata di più. Ed è per questo, partendo da questa consapevolezza che negli ultimi anni le politiche regionali hanno spinto per fare sistema su un asset fondamentale per la cultura e lo sviluppo di tutto il paese. Anche nel 2019 sono stati investiti 22 milioni di euro, di cui 10 destinati all’avviso pubblico ‘Lazio Cinema International’, gestito da Lazio Innova a sostegno delle coproduzioni internazionali grazie all’attivazione dei fondi europei POR FESR 2014-2020. E dal palco di WeGil arriva la conferma che il bando sarà rifinanziato anche per il prossimo anno. La notizia viene data dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha consegnato i premi. 79 le coproduzioni coproduzioni internazionali cofinanziate dalla Regione Lazio tra cui pellicole di grande risonanza e premiate festival nazionali e internazionali: 65 premi vinti tra festival nazionali e internazionali e 57 nomination. “Dogman”, capolavoro di Matteo Garrone che ha rappresentato il cinema italiano agli Oscar 2019 e ha raccolto successi a Cannes, ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello;“Nico, 1988”, lo straordinario road movie di Susanna Nucciarelli, vincitrice alla Mostra di Venezia e ai David di Donatello, “Loro” di Paolo Sorrentino, solo per citarne alcuni. Lazio, terra di Cinema: le novità della legge regionale Sempre dalla voce del Presidente Zingaretti, inoltre, arriva un’altra importante novità per il settore cinematografico: la proposta di legge regionale per il “Riordino delle norme in materia di cinema e audiovisivo” approvata oggi in Giunta e che sarà votata in Consiglio entro l’anno. L’esigenza di riordinare le norme contenute nella Legge regionale del 2012, risponde a due necessità: l’aggiornamento alle disposizioni della Legge 220/2016 “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” che detta i principi fondamentali dell’intervento pubblico a sostegno del cinema e dell’audiovisivo e la semplificazione e il rafforzamento dell’efficienza amministrativa. Le principali novità contenute nella proposta di legge regionale riguardano: una disciplina uniforme della partecipazione della Regione Lazio in qualità di Socio Fondatore sia all’interno della Fondazione Film Commission sia della Fondazione Cinema per Roma, recependo le disposizioni introdotte dalla 220/2016; una disciplina organica delle modalità e tipologie di interventi di sostegno della Regione al settore cinematografico; un aggiornamento delle disposizioni per il rilascio delle autorizzazioni, definendo le competenze tra amministrazione regionale e comunale Lazio, terre di cinema: le 16 produzioni premiate 3 Piani di Nanni Moretti Bastardi a mano armata di Gabriele AlbanesiFellini degli spiriti di Selma Jean Dell’OlioGlassboy, il bambino di vetro di Samuele RossiGli anni belli di Lourenco De Almeida Barbosa De CarvalhoI Liviatani di Riccardo PapaIl cattivo poeta di Gianluca JodiceIl nostro papa di Marco Spagnoli e Tiziana LupiLo spietato di Renato De MariaL’uomo delle caverne di Tommaso LanducciMaledetta primavera di Elisa AmorusoNest di Mattia TemponiPinocchio di Matteo GarronePlan de table di Dean CraigThe big other di Jan Schomburg The shift di Alessandro Tonda. Lazio, terre di cinema: MOViE UP 2020 Infine sono in corso tre avvisi pubblici finalizzati al consolidamento e trasferimento di competenze degli operatori del settore audiovisivo per l’internazionalizzazione nell’ambito della Sovvenzione Globale MOViE UP 2020, intervento finanziato dalla Regione Lazio – Assessorato Lavoro e nuovi diritti, Formazione, Scuola e diritto allo studio universitario, Politiche per la ricostruzione – P.O.R. Regione Lazio F.S.E. 2014-2020. Il primo avviso stanzia 1,2 milioni di euro per l’erogazione di voucher di mobilità ad operatori del settore audiovisivo interessati a realizzare work experience presso aziende o istituzioni del settore all’estero, in paesi Europei o extra Europei (scadenza 31 luglio); il secondo sostiene con 800mila euro la realizzazione di missioni outgoing e incoming utili a promuovere occasioni di scambio e networking internazionale per gli operatori della filiera (scadenza 1 agosto), mentre il terzo, del valore di 1,5 milioni di euro, ha come obiettivo l’aggiornamento e l’accrescimento delle competenze degli operatori del settore audiovisivo attraverso la realizzazione di azioni formative e seminari volti a potenziarne le capacità di innovazione e internazionalizzazione (scadenza 6 agosto). Per info www.regione.lazio.it/SiGeM. È in fase di approvazione anche il Piano annuale degli interventi per lo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo che conferma la grande attenzione dell’amministrazione regionale a tutte le fasi e gli ambiti del settore audiovisivo dalla produzione nazionale e internazionale, passando per la promozione, la distribuzione, il sostegno agli esercenti, la conservazione del patrimonio e la diffusione di una cultura dell’audiovisivo a partire dalle scuole. crediti foto@funweek The post Lazio, terra di Cinema: le produzioni vincitrici del Lazio Cinema International appeared first on Funweek.
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Esce L’Arte dell’Incontro, il nuovo libro di Maria Cuono ESCE L’ARTE DELL’INCONTRO. INTERVISTE AI PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO E’ in uscita il nuovo libro di Maria…
#Alessandro Haber#allinfo newspage#Barbara D&039;Urso#Benedicta Boccoli#Bianca Guaccero#carmen giardina#casa editrice kimerik#Casa Editrice l&039;Argolibro di Agropoli#cinema#Coronavirus#covid - 19#Daniela Poggi#Debora Caprioglio#Flavio Brighenti#Flavio Bucci#Foto di Roberto Moretti#Gabriele Coen#Gianfranco Jannuzzo#Giuliana De Sio#Io Fabrizio e il Ciocorì#Isa Danieli#L&039;Arte dell&039;Incontro. Interviste ai personaggi dello spettacolo#lorella cuccarini#Luca Lupoli#Luca Manfredi#lucianna de falco#Luisa Corna#Marcello Cirillo#maria cuono#Mario Rivera
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Knights a Siena alla prossima
E' innegabile che la vittoria crei euforia ed entusiasmo. Questo è l'atteggiamento dei Knights dopo la vittoria all'ultimo tiro contro Rieti ma, in quanto a vittorie, domenica l'avversaria dei Knights è ben preparata sull'argomento.
Infatti la squadra di Paolo Moretti, grande ex giocatore della pallacanestro italiana, è una di quelle squadre costruite per vincere subito con nomi importanti di veterani esperti del campionato di A2.
Partiamo con la presentazione del roster dall'ex di turno, ossia AJ Pacher.
Ala grande o centro, a seconda delle circostanze tattiche, Pacher ha giocato con i Knights nella stagione 2015/16 nel suo anno da rookie in Italia dopo gli anni alla Wright St. Raiders.
Dopo la stagione legnanese, un anno in Ungheria al Vasas MÁVAG e uno a Reggio Calabria sfiorando sempre i 15 punti di media a partita, abbastanza simili ai 14.3 che segna ora con la maglia della Mens Sana.
L'altro straniero di Siena è Carlos Morais, miglior marcatore della squadra con 18 punti di media, 5.9 rimbalzi e 2.3 assist.
Angolano del 1985 è una guardia/ala al primo anno in Italia.
Le esperienze al Libolo e al Benfica lo hanno formato come cestista, anche se i migliori risultati li ha ottenuti con la sua nazionale, raggiungendo la medaglia d'oro ai campionati africani nel 2005, 2007, 2009 e 2013 e quella d'argento nelle edizioni del 2011 e del 2015.
Nella parte di roster italiana, tanti nomi di giocatori esperti del campionato e già avversari dei Knights con diverse maglie.
Uno di questi è il "figliol prodigo" Tommaso Marino, che torna nella sua Siena, intesa come città in cui è nato e come società che lo ha formato a livello giovanile.
Servono poche presentazioni per un play che nella stagione 2003-2004 esordisce in Serie A con la maglia della Mens Sana Siena vincendo così, alla sua prima esperienza da professionista, lo scudetto. Successivamente veste diverse maglie anche se la maggior parte delle sue stagioni sono con quella di Treviglio (in totale 7 anni in 3 diverse occasioni). Il 9 giugno firma un contratto biennale con la Mens Sana Siena, facendo così ritorno dopo 14 anni, nella squadra dove è cresciuto e diventando ufficialmente anche il nuovo capitano della società toscana.
Altro avversario recente dei Knights è Mitchell Poletti, incontrato la scorsa stagione con la maglia della Leonis Roma e poi con quella di Verona nei playoff.
Nato a Milano, è cresciuto cestisticamente nel settore giovanile di Casalpusterlengo insieme a Danilo Gallinari e Pietro Aradori, facendo il suo esordio in prima squadra a soli 16 anni e conquistando la medaglia di bronzo agli europei con la Nazionale Under 18 nel 2005. Nella stagione 2006/07 indossa la casacca di Borgomanero (DNB) e nella stagione successiva fa il suo debutto nella seconda serie nazionale (Legadue) con i colori del team sardo della Dinamo Sassari. Il trasferimento a Fossombrone (DNA) nel 2008/09 è il prologo al definitivo passaggio in Legadue, che lo vede indossare le maglie di Forlì (di cui è stato anche capitano) Brindisi, Capo D’Orlando e Imola. Nella stagione 2014/15 torna alle origini, accasandosi nuovamente a Casalpusterlengo, sempre in Serie A2, dove milita fino alla stagione 2015/16. Nelle ultime due stagioni è a Latina, poi Eurobasket, ma già prima delle feste natalizie 2017 passa a Verona.
Adesso con Siena è il terzo realizzatore della squadra con 13.3 punti di media e 6.7 rimbalzi.
A seguire come play e guardie della squadra Giacomo Sanguinetti e Roberto Prandin.
Sanguinetti è un playmaker cresciuto nelle giovanili della Fortitudo Bologna (con cui ha vinto lo scudetto under-16 nella stagione 2005-2006) a 17 anni ha esordito in Serie A disputando una partita nella stagione 2006-07. Nel 2007-08 ha esordito in ULEB Cup contro il Panellīnios.
Ha poi giocato nel campionato di Serie A Dilettanti con il Gira Ozzano, poi in DNB con la Eagles Basket Bologna, e dal 2012 milita nella Pallacanestro Lago Maggiore, con cui ha vinto la Coppa Italia LNP 2012-2013.
Un anno a Livorno e uno a Scafati, prima di firmare con la Pallacanestro Piacentina, con cui rimane due stagioni.
Nella scorsa stagione passa alla Assigeco Piacenza, rimanendo così nella città emiliana e da agosto è con la Mens Sana Siena.
Prandin, invece, play del 1986, ha una carriera che inizia con la Reyer Venezia nel 2008/2009, dopo la classica trafila delle giovanili.
Ozzano, Udine, Casalpusterlengo (2 anni) e Treviso sono le tante successive, prima dell'arrivo a Trieste, città nella quale si ferma per gli ultimi 4 anni, conquistando la serie A1 nella scorsa stagione e diventando un simbolo dei gigliati.
Nelle ultime due gara Prandin non è sceso in campo per problemi fisici; ancora incerto il suo utilizzo contro i Knights.
Avversari dei Knights a più riprese anche Ion Lupusor e Alex Ranuzzi
Lupusor, cresciuto nelle giovanili della Viola Reggio Calabria, dal 2014 fa parte del roster della prima squadra in Serie A2.
Compagno di nazionale del nostro ex Navarini essendo anche lui del 1996, ha giocato fino alla scorsa stagione sempre a Reggio Calabria, passando per la seconda metà della stagione 2016/2017 a Scafati e, nella scorsa stagione, a Roseto.
Ala con ottimi fondamentali sa attaccare fronte e spalle a canestro con un buon tiro da fuori.
Ranuzzi, ala piccola classe 1986, cresce cestisticamente nelle fila della Virtus Bologna e, terminata la trafila delle giovanili, all’età di 20 anni inizia a calcare i parquet più importanti dello Stivale, indossando la maglia del PentaGruppo Ozzano, dove disputava da comprimario quattro campionati di fila, due in serie B e due in serie A Dil. La stagione successiva (2010/2011) gioca con la Fulgor Libertas Forlì in Legadue, per poi scendere in Div. Naz. B nel 2011/2012 e vestire i colori della So.Ge.Ma. Bologna, chiudendo la stagione con 16,67 punti in circa 32’ in media di utilizzo. Gioca nel 2012/13 con l’SBS Castelletto in Div. Naz. A, poi è con gli Stings di Mantova, prima di essere protagonista della risalita dagli inferi della pluriscudettata Mens Sana Siena, con cui disputa due stagioni consecutive. La scorsa stagione, infine, ha giocato in serie A2 Est con l’Andrea Costa Imola, prima dell'arrivo a Scafati. Il ritorno a Siena è per tentare una nuova scalata.
Todor Radonjic guardia/ala di 196 cm per 90 chilogrammi, montenegrino di nascita (1997), ma italiano per la Fip, Radonjic, vanta già una Coppa Italia di A2, vinta la scorsa stagione con Tortona.
A Roseto nel 2016/2017 ha disputato il suo primo campionato di A2, in precedenza la sua formazione è avvenuta nel vivaio della Stella Azzurra Roma, meritandosi l’accesso alla finale nazionale Under 20 del 2016 (e citazione nel quintetto ideale della manifestazione) e concludendo l’annata nella squadra di serie B.
Infine, tra i giocatori della rotazione: Janko Cepic
Giocatore mancino arrivato a Siena in giovane età dal Kk Primorje, finora ha accumulato esperienze con i senior, l’under 18 e l’under 20 Eccellenza oltre che con la nazionale under 18 del suo Paese (Montenegro). Dopo un anno di rodaggio da aggregato è alla sua prima esperienza vera con la prima squadra
A completare il roster Leonardo Ceccarelli e Andrea Del Debbio
Nel link tutte le statistiche di Eurobasket:
CLICCA QUI PER LE STATISTICHE DI SIENA
SITUAZIONE KNIGHTS
Benetti ancora ai box. Bianchi lotta sempre con un dolore al polpaccio che lo limita in settimana durante gli allenamenti e in partita nel weekend
ARBITRI
1° Arbitro: PIERANTOZZI MARCO di ASCOLI PICENO (AP)
2° Arbitro: NUARA SALVATORE di SELVAZZANO DENTRO (PD)
3° Arbitro: GONELLA EDOARDO di GENOVA (GE)
SITO E SOCIAL
Live twitting alla fine dei quarti.
Aggiornamenti Facebook e Instagram
Lunedì il commento, le foto e i video della gara sul nostro sito
TV E MEDIA
Diretta streaming su LNP TV PASS dalle 18.00
Differita della gara lunedì 26/11 su Tele7Laghi (LCN 74) dalle ore 20.30, martedì 27/11 Tele7Laghi2 (LCN 215) alle 18.00 e alle 24.00
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di Marta Zoe Poretti
*la recensione originale è pubblicata sul sito www.lindiependente.it
Con il 10 Maggio arriva in sala Loro 2: seconda e ultima parte del nuovo film di Paolo Sorrentino, nato per indagare il mistero, il fascino e forse perfino l’anima dell’uomo noto col nome di Silvio Berlusconi. Ma non chiamatelo film politico: l’ardita parabola di Sorrentino non ha alcuna pretesa di analisi storica. Piuttosto, obiettivo del cineasta napoletano era costruire un affresco complesso, che lasciasse ampio margine a digressioni, allegorie e quella variopinta corte di amici, galoppini e saltimbanchi che circondano l’imprenditore che ha fatto di sé “un paradiso in carne e ossa”. E se “mistero” è la parola chiave, è altrettanto chiara l’intenzione di Sorrentino: “cinema e letteratura sono gli ultimi avamposti della comprensione” – ha risposto alle immancabili critiche emerse nel corso della conferenza stampa romana, rivendicando un’idea di cinema che non giudica e non condanna, ma sceglie la tenerezza come “tono rivoluzionario”.
Al netto di qualunque considerazione, non c’è dubbio che Sorrentino sia un autore indomito, nonché provvisto di notevole coraggio: se la divisione del lungometraggio in due capitoli l’ha automaticamente escluso dal Festival di Cannes (a differenza di Matteo Garrone, attualmente in concorso con Dogman), la scelta di non rappresentare Berlusconi come “male assoluto” avrà certo scontentato chi aspettava una variante surreale de Il caimano di Nanni Moretti (2006).
Disagio, pochezza, solitudine e un profondo, inarrestabile terrore dell’oblio e la vecchiaia sono le sensazioni che sembrano guidare tutti i personaggi del film. In realtà, Loro 1 rappresenta una sorta di lunga introduzione: protagonista assoluto dei primi 60 minuti è infatti Sergio Morra (Riccardo Scamarcio), figura chiaramente ispirata a Gianpaolo Tarantini, spregiudicato arrampicatore di provincia, capace d’intuire che la via più diretta per arrivare a Berlusconi è riunire in epiche feste le migliori escort sul mercato. La prima parte di Loro diventa così un tetro succedersi di balletti, sessioni di sesso e (letteralmente) un pioggia di ecstasy e cocaina.
Altre figure chiave, la cui identità è un mix di riferimenti reali e deformazioni grottesca: Kira (Kasia Smutniak), variazione di Sabina Began, anche detta l’“ape regina” dei party berlusconiani, legata al Presidente da un sofferto sentimento d’amore, Cupa Caiafa (Anna Bonaiuto), che ricorda decisamente Daniela Santanché, e poi Santino Recchia (Fabrizio Bentivoglio): il personaggio che più ha scatenato la fantasia dei rotocalchi, già che recita poesie come Sandro Bondi, indossa camicie vistose come Roberto Formigoni, ma mira alla leadership del Centro-Destra come (forse) in quegli anni il segretario Angelino Alfano.
Set del film “Loro” di Paolo Sorrentino. Nella foto Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d’autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.
Se la prima parte del film (che non ha convinto buona parte di pubblico e critica) sembra indulgere eccessivamente sullo scenario, la seconda parte è tutta per Lui: Silvio Berlusconi. Toni Servillo apre Loro 2 con una sequenza da vero mattatore: nella parte di Silvio e il suo doppio, Ennio Doris (Presidente di Banca Mediolanum e prediletto tra gli epigoni), Servillo è una perfetta marionetta da Teatro dei Pupi, che agita braccia e mani con eloquenza e precisione, portandoci finalmente al vivo del film, ovvero la storia del “più grande venditore d’Italia”.
Il film inizia nel 2006, quando Berlusconi si trova suo malgrado all’opposizione per poche migliaia di voti: dall’intuizione di sedurre i 6 senatori che determineranno la caduta del governo, vedremo il Presidente ferito superare ansie, depressione e la tristezza per la fine del matrimonio con Veronica (che in Loro 1 aveva cercato di riconquistare), ma anche perdere progressivamente interesse per il potere, mentre avanza l’armata di giovanette e soubrettine.
Oltre all’incredibile cast di attori (tutti folgoranti, dalle comparse a un Toni Servillo in stato di grazia, affiancato da una eccellente Elena Sofia Ricci nella parte di Veronica Lario), con Loro 2 Sorrentino realizza un film davvero efficace: non serve condanna né giudizio, infatti, laddove la tristezza della realtà supera anche la più sfrenata immaginazione. Un’immagine su tutte: il sorriso smagliante di Berlusconi in visita tra le macerie dell’Aquila, devastata dal terremoto del 6 Aprile 2009.
Certo, la divisione in due parti non convince del tutto, tanto che sembra ormai ufficiale un nuovo montaggio per la distribuzione all’estero (e molti spettatori potrebbero scegliere di vedere direttamente Loro 2, senza passare dalla sua ricca introduzione). La sceneggiatura risulta sbilanciata in modo quasi stridente: i protagonisti di Loro 1 nella seconda parte quasi scompaiono, liquidati con poche battute, mentre la stessa struttura del film, che prima indulge su digressioni oniriche, con l’immancabile passaggio di animali mitici, pecore e rinoceronti, diventa improvvisamente più concreta, serrata, arrivando seriamente al cuore del personaggio.
Anche questa volta, Sorrentino si conferma un autore che non accetta limiti né compromessi, senza la minima preoccupazione di compiacere il pubblico, meno che mai la stampa cinematografica. A loro volta, gli spettatori si divideranno nelle consuete, inconciliabili fazioni: da un lato chi resta sedotto da un cinema estetizzante, complesso e sontuoso, dall’altro chi trova auto-compiaciute e irritanti le sue derive anti-narrative.
Di certo, Loro di Paolo Sorrentino è il nuovo esempio di un cinema che non potrà mai lasciarci indifferenti, confermando lo stile unico di un cineasta che non teme gli abissi dello squallore umano, ostinatamente in bilico tra provocazione e tenerezza, reale e grottesco, fantasia e Storia.
#thelovingmemory
#Loro: la recensione del film in 2 parti di Paolo Sorrentino di Marta Zoe Poretti *la recensione originale è pubblicata sul sito www.lindiependente.it Con il 10 Maggio arriva in sala…
#10 maggio#anna bonaiuto#anteprima#elena sofia ricci#fabrizio bentivoglio#kasia smutniak#loro#loro 1#loro 2#paolo sorrentino#recensione#riccardo scamarcio#silvio berlusconi#toni servillo
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Consigli per gli acquisti? Macché, non siamo mica mercanti di meraviglie. Ecco i migliori libri del 2017
Partiamo da una banalità – che libro compro per le feste? – per lanciarci verso l’empireo del giudizio: quali sono i libri migliori dell’anno passato? Gioco facile, parziale, fazioso. Mica troppo. A dicembre è tempo di mettere in ordine una stanza incasinata. Gli alfieri del buon gusto, in effetti, ci dicono che i Più Grandi Scrittori del Tempo Presente sono, per dire, Roberto Saviano, Alessandro D’Avenia, Valeria Parrella, Francesco Sole. Noi non ci ribelliamo al mercato – che per gli editori ha sempre ragione, è il metronomo del talento, che tristezza – ma al desiderio di banalità che anima troppo spesso i lettori. Semplicemente, chiudiamo la porta dell’ovvio – per quella bastano le classifiche dei libri più venduti – e guardiamo altrove. Abbiamo chiesto a Matteo Fais, scrittore (per Robin ha pubblicato da poco L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde) e ‘agitatore culturale’ di stilarci i migliori libri di narrativa italiana dell’anno in corso e a Federico Scardanelli, storico amico, di segnalarci i poeti più interessanti dell’annata. Insomma: ecco i libri necessari del 2017.
Narrativa italiana 2017: i migliori libri
Giuseppe Casa, Io non sono mai stato qui, Clown Bianco Edizioni
Sono vent’anni che Giuseppe Casa non sbaglia un colpo. Ha innovato la lingua letteraria con il suo esordio, Veronica dal vivo, e ancora oggi continua a non accontentarsi, a non adagiarsi in una formula vincente da replicare fino all’esaurimento. Anche le sue storie, oltre lo stile, non conoscono una costante, come si nota in quest’ultimo testo. Un’indagine sul male in cui si alternano cupezza e ironia. Un noir nel quale nessuna caratterizzazione è ferma e sicura e i personaggi ondeggiano, imperscrutabili fino alla fine, avvicendandosi nel ruolo di carnefici e vittime. Casa sbaraglia tutto con un racconto che da lui non ci si sarebbe mai aspettati e riesce a mettere a segno il suo ennesimo capolavoro.
Alessandro Pedretta, È solo controllo, Augh Edizioni
Un romanzo breve, compatto e dinamico nella sua linearità, dalla fantasia psichedelica, con illustrazioni all’interno. Una distopia sui guasti della società moderna, ma non solo. Inquietanti creature mostruose e ibride popolano il testo quali rappresentazioni delle varie forme di sudditanza. Poche domande, ma di quelle che danno le vertigini: qual è la vera natura della libertà? Possiamo essere liberi in questo mondo? E poi: in fondo, vale veramente la pena esserlo? Un libro di fantascienza psicologica, in cui la dimensione onirica incontra quella filosofica.
Massimiliano Parente, Trilogia dell’inumano, La Nave di Teseo
Epico e monumentale. Un romanzo che è tre opere in una sola e condensa in sé la summa di una vita di lavoro. Uno scritto che ai più potrebbe risultare illeggibile, indigeribile, fastidioso anche solo per la mole. Si tratta, invece, di una scelta coraggiosa da parte dell’autore e della casa editrice. Il punto era rilanciare il grande romanzo, osare dichiararsi un classico in vita. I temi sono tanti e tutti cari al Parente che abbiamo imparato a conoscere nei libri e tra i mille rivoli giornalistici. Dalla società dello spettacolo, alla scienza che non è garanzia di salvezza ma presa d’atto dell’insensatezza, fino alla pornografia. Un calderone del nostro tempo, in cui anche la scrittura si sottopone a una revisione senza scampo. Un libro a cui sopravviverete per divenire più forti o che, senza remore, vi porterà nel baratro con sé.
Giuseppe Culicchia, Essere Nanni Moretti, Mondadori
Molteplici influenze in questo romanzo. Una specie di Il sosia, ma rivisto in chiave grottesca. Una colossale presa per i fondelli del mondo editoriale e del provincialismo italiano. La storia è molto semplice: uno scrittore fallito, che odia Giuseppe Culicchia, scopre di assomigliare a Nanni Moretti. A quel punto, non avendo di meglio per guadagnarsi il pane, si spaccia per il noto regista. Va in giro, in lungo e in largo, vivendo di volta in volta alle spese di sindaci e altri patetici personaggi in cerca di gloria della periferia italiana. Un testo spassosissimo e, al contempo, impietosamente profondo. Culicchia è una garanzia che, di romanzo in romanzo, si rinnova.
Mattia Cuelli, La cagna, Clown Bianco Edizioni
Terzo lavoro di Mattia Cuelli, per molti versi un nuovo punto di partenza. I due precedenti costituivano appena dei tentativi, preludi prima del vero ingresso in scena nel panorama editoriale. La cagna è, invece, un thriller che fa del RITMO il motore trainante dell’intera vicenda. Un ritmo martellante e senza respiro che obbliga il lettore a voltare pagina, fino alla fine, senza potersi concedere tregua. Una storia di vendetta e fame di giustizia, nella quale la legge e il giusto si sfidano di continuo nella testa della protagonista. Per combattere il male bisognerà divenire simili a esso. Affinché la giustizia trionfi, ci sarà da sporcarsi le mani e ascoltare la parte oscura che alberga in ogni essere umano, perché sarà proprio quella l’unico vero alleato sul quale fare affidamento. Un romanzo per chi vuole che la lettura lo porti allo stremo delle forze.
Poesia italiana 2017: i migliori libri
Isacco Turina, I destini minori, Il Ponte del Sale
I poeti amano nasconderci. Prof presso l’Università di Bologna, autore di uno “Studio sulle bestemmie” come tesi di laurea e di una indagine su I nuovi eremiti che si è mutata in libro dieci anni fa, Isacco Turina esordisce quarantenne alla poesia con un libro compiuto – e definitivo – dopo un ventennio di scrittura (“le poesie qui radunate sono state composte tra il 1998 e il 2015”). La pazienza dona al libro una potenza distillata, sapienziale. La lucidità granitica del verso sfocia in visioni, in urlo frenato nel quarzo: “La mano del bambino stacca i camion/ dalla strada e li solleva nel volo./ Le come che ora chiami vere/ avranno la misura di un giocattolo”. Magnetico.
Francesca Serragnoli, Aprile di là, LietoColle
Ufficialmente pubblico nel 2016, di questo libro – che è poi una antologia sghemba con qualche inedito, che coglie da altre due raccolte memorabili, Il fianco dove appoggiare un figlio e Il rubino del martedì – non dovremmo smettere di parlare, è una novità permanente, che sbilancia la cronologia in gioco d’acque. Poetessa dalle immagini di allucinata semplicità (“è come se avessi gettato/ gli anelli in mare,/ rovesciato il fiato come cenere”), devota al labirinto visionario, agli dei inconsapevoli (“ingoio pastiglie come ciondoli/ ricamo fiori per calmare le api”), la Serragnoli è un po’ la nostra Emily Dickinson, una purezza che odora di febbre.
Giancarlo Pontiggia, Il moto delle cose, Mondadori
La collana editoriale di poesia più celebre del Paese, ‘Lo Specchio’ Mondadori, rinnova la grafica (bruttina), pubblica troppe cose già viste e già lette. La terza raccolta del poeta ‘laureato’ Giancarlo Pontiggia (dopo Con parole remote e Bosco del tempo) è fieramente inattuale. Trattasi del tentativo, a tentoni lirici, per abbagli e frammenti, di costruire un poema cosmico che colga, in un fittio di aghi-versi che hanno sale epigrammatico (“Chi s’incammina/ già pensa al suo ritorno./ Ma chi resta// salpa ogni giorno”) il fragore della nostra ‘gettatezza’ nel mondo. Il ritmo linguistico sta tra Lucrezio e Philip K. Dick (“grumi, scorie di tempo, stridi/ d’anima, materia/ che si disgrega// in folate di mondo”), dona salutari spaesamenti.
Federico Italiano, Un esilio perfetto, Feltrinelli
Non avendo le palle – o i soldi – di edificare una collana di poesia contemporanea ‘di carta’, Feltrinelli s’è inventato la serie ‘Zoom Poesia’, librini in formato ebook. Tra questi, il più bello è l’antologia di Federico Italiano: frequentare la sua poesia è una esperienza che dona inevitabili godimenti intellettuali, finemente ‘europea’, audacemente narrativa, finalmente alta. “Non dormo in questa stanza estranea/ dove ci ha dislocato la disperazione del quotidiano,/ martorio, invece, i bordi del cuscino/ come fossero le mie labbra, a cui levare/ la pelle secca, consumata da parole troppo spesso/ frenate sull’orlo”. La raccolta più compiuta di Italiano è L’invasione dei granchi giganti (2010), chi è curioso può spiarne la polimorfica attività culturale qui.
Riccardo Ielmini, Una stagione memorabile, senza editore
L’abbiamo già detto: in questi tempi dove ingrassano gli scrittori mediocri e invitano ai festival i poeti pacchiani, la grande poesia, spesso, si trova nel samizdat del sottosuolo letterario. Riccardo Ielmini non pubblica un libro di poesia dal 2000, epoca aurea dell’acclamato Il privilegio della vita: ora ha in mano una raccolta, inedita, dove la nitidezza del racconto s’intaglia a un impeto etico indimenticato, dove la semplicità è sigillo, il bene il marchio del chiamato al coraggio. Pangea ha pubblicato una sua poesia qui. In attesa del libro? La poesia va cercata, come l’oro, come i diamanti, come ciò che è inevitabile e necessario. In libreria troviamo, spesso, solo il succo dell’ovvio.
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Europee, nelle liste del Pd c’è anche Caterina Avanza di En Marche
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Europee, nelle liste del Pd c’è anche Caterina Avanza di En Marche
Europee, nelle liste del Pd c’è anche Caterina Avanza di En Marche
C’è spazio anche per una diretta collaboratrice di Emmanuel Macron nelle liste del Pd per le elezioni europee 2019. Si tratta della bresciana Caterina Avanza, 36 anni, descritta come membro dello staff del partito del presidente della Repubblica francese. Si tratta di una delle novità con le quali i dem guidati da Nicola Zingaretti si presentano alla prossima tornata elettorale. In tutto, i candidati del Partito Democratico saranno 75, divisi nelle cinque circoscrizioni in cui è divisa l’Italia.
Candidati Pd Europee, le liste complete
Nella circoscrizione Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria), il capolista sarà Giuliano Pisapia. Ecco i restanti nomi che completano il parterre:
Irene Tinagli
Enrico Morando
Patrizia Toia
Brando Benifei
Mercedes Bresso
Caterina Avanza
Giuliano Faccani
Monica Bersanetti
Pietro Graglia
Ivana Borsotto
Pierfrancesco Majorino
Edda Crosa
Luigi Morgano
Anna Mastromarino
Pierluigi Mottinelli
Angela Radicchi
Carmine Pacente
Ernestina Signoroni Lomi
Daniele Viotti
Nella circoscrizione Italia Nord Orientale, invece, il capolista sarà Carlo Calenda di Siamo Europei, la scelta più discussa in questa tappa di avvicinamento alle elezioni europee. Il simbolo del movimento di Calenda campeggerà anche nel logo del Partito Democratico. Completano la squadra:
Elisabetta Gualmini
Paolo De Castro
Achille Variati
Isabella Da Monte
Roberto Battiston
Cécile Kyenge
Antonio Silvio Calò
Cecilia Guerra
Furio Honsell
Alessandra Moretti
Eric Veron
Roberta Mori
Francesca Puglisi
Laura Puppato
Candidati Pd europee, l’Italia centrale, meridionale e insulare
Nella circoscrizione dell’Italia centrale, invece, sarà Simona Bonafè, parlamentare uscente, a guidare la lista del Partito Democratico. Ecco il resto dei nomi che saranno candidati in Lazio, Marche, Toscana e Umbria:
David Sassoli
Roberto Gualtieri
Camilla Laureti
Pietro Bartolo
Beatrice Covassi
Nicola Danti
Alessandra Nardini
Angelo Bolaffi
Lina Novelli
Mamadou Sall
Alessia Centioni
Massimiliano Smeriglio
Olimpia Troili
Bianca Verrillo
A guidare la lista nella circoscrizione meridionale che comprende Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria sarà Franco Roberti, come annunciato qualche giorno fa. Completano le liste:
Pina Picierno
Andrea Cozzolino
Elena Gentile
Giosi Ferrandino
Gerarta Ballo
Nicola Brienza
Caterina Cerroni
Nicola Caputo
Lucia Nucera
Franco Iacucci
Anna Marra
Massimo Paolucci
Leila Keichoud
Eduardo Piccirilli
Anna Petrone
Ivan Stomeo
Mariella Verdoliva
Nell’Italia insulare, invece, a guidare la lista del Partito Democratico sarà Caterina Chinnici, anche lei europarlamentare uscende, figlia di Rocco Chinnici, il magistrato che ideò il pool antimafia e che fu ucciso da Cosa Nostra. Completano la lista:
Pietro Bartolo
Andrea Soddu
Michela Giuffrida
Attilio Licciardi
Virginia Puzzolo
Mila Spicola
Candidati Pd europee, Giachetti non voterà le liste in direzione
Sono soltanto due i candidati che appartengono all’area di Mdp – Articolo 1 che, tuttavia, sosterranno le liste del Partito Democratico contro la deriva sovranista. Roberto Giachetti, dell’area di minoranza del Pd, ha affermato che non voterà in direzione per queste liste, anche se ha riconosciuto coerenza a Zingaretti nella loro stesura e se ha individuato alcune candidature di qualità.
FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
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Tutti i nomi scelti dal Partito Democratico per il 26 maggio
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Gianmichele Laino
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SAN BENEDETTO – Continua la kermesse di “Incontri con l’autore, giunto alla sua XXXVIema edizione nei luoghi più evocativi e pittoreschi della nostra bella San Benedetto del Tronto. Sabato 15 luglio è toccato ad Italo Moscati con la sua ultima fatica The young Sorrentino. Il ragazzo vissuto su una panchina (Castelvecchi). Moscati non ha bisogno di presentazioni ma qualche nota sulla sua – per tanti versi straordinaria – esperienza intellettuale varrà per spiegare i motivi soggiacenti a questo libro, così particolare ed intrigante, tanto piccolo quanto sostanzioso.
Milanese di nascita, Moscati è un punto di riferimento irrinunciabile della cultura italiana, soprattutto cinematografica. Una figura trasversale che si è occupata di cinema come regista – ha collaborato con importanti autori del calibro di Liliana Cavani (Il portiere di notte), Bertolucci, i fratelli Taviani, Bellocchio, Montaldo, Petri – e come apprezzato sceneggiatore. Anche di televisione, per la quale ha curato, e firmato, innumerevoli programmi di approfondimento, ottenendo riscontri non solo in Italia ma anche all’estero.
Di documentari – che continua ancora a girare e produrre sulla controversa storia italiana del Dopoguerra e sulla nostra “Grande Bellezza” tradita (buon ultimo un film in corso di lavorazione e di prossima uscita che narra di un viaggio nel “Bel Paese”, di oltre duemila chilometri, alla scoperta del paesaggio insuperabile della nazione). Di scrittore – forse e prima di tutto – con una capacità di attrattiva poetica che rende il suo stile sorprendentemente aggiornato, figurativo e, al tempo stesso, incisivo. La lingua di Italo sa scalfire ed accarezza con la brezza di una metafora, di un’allusione, di un’immagine tratta dagli archivi della sua sfolgorante memoria.
Ecco allora affiorare il vulnus, e l’urgenza, di un libro su Paolo Sorrentino, il regista napoletano, controverso, dibattuto, amato e criticato, che tutti quanti conosciamo almeno per la Grande Bellezza, a cui è andato nel 2013 l’Oscar per la migliore regia, laureato nell’Olimpo internazionale senza titoli, scuole o accademie alle spalle (solo quelle, forse determinanti, della vita: una vita dura, faticosa, segnata da un tremendo lutto famigliare!), introverso ed acuto.
Sorrentino, sicuramente, senza schemi ed inquadramenti troppo astrattamente teorici, senza dovere rispondere a logiche commerciali o politiche, che ingombrano la macchina del nostro cinema – dice ancora Italo Moscati – vuole recuperare tutto il passato della gloriosa tradizione filmica italica – almeno fino agli anni Settanta con il cinema di impegno sociale – riversandola, rielaborandola e ripronunciandola con le parole, scomposte, della contemporaneità.
Anzi, Sorrentino guarda anche alle grandi costruzioni laiche di visionari come Ingmar Bergman che seppero parlare di tematiche, anche religiose (Il settimo sigillo, senza necessariamente scandalizzare, ma ponendo degli accenti nuovi, attrezzando punti di vista spiazzanti, decentrati rispetto all’abitudine, per restituire la complessità, lo spessore dei problemi. Nel 2001 con L’uomo in più era la solitudine del calciatore fallito, disilluso; nel 2004 la storia complessa di un uomo che, da sempre vissuto nei purulenti meandri della riciclaggio di denaro sporco, deve piegarsi ai ricatti della mafia; poi il delicato ma fermo atto di denuncia delle inefficienze politiche con Il divo del 2008 (liberamente ispirato alla vita del senatore Giulio Andreotti, trattato con la stessa aura di ironia e mistero di cui il politico si circondò in vita).
La grande bellezza del 2013, l’impietoso ritratto tracciato della decadente società romana ed italiana della cultura e dell’arte a tutto tondo, riflesso di una più generale crisi; soprattutto The Young Pope (2016), con il Papa giovane, irriverente che – abbandonato dai genitori da piccolo, orfano di affetti – non riesce a riformare od amministrare la Chiesa come le gerarchie ed il popolo fedele avrebbero voluto. Imprigionato nel reticolo della propria complicata sfera psicologia, impossibilitato ad evadere – come invece avviene nell’Habemus Papam di Nanni Moretti (2011) – dalla propria condizione.
E’ il cinema di Sorrentino, pensoso, serissimo, dietro una patina di sottile di straniante malinconia poetica, che vive di dialoghi. Il regista è innanzitutto uno scrittore nato, che cura personalmente, grazie ad un enorme lavoro – quotidiano – sulla scrittura i propri copioni. Qui si salda il legame con Moscati che ha trovato in Sorrentino – conosciuto alla Mostra del Cinema di Venezia, quasi per caso, in una panineria – una nuova speranza per lo stanco cinema italiano, senza più maestri ed insegnamenti, perso in un indistinto presente. Italy in the World.
Moscati ha conversato piacevolmente con il lettore forte, Filippo Massacci, un habitué della manifestazione, con all’attivo decine di presentazioni di scrittori. Peculiare nello stile di Filippo la capacità di entrare in sintonia con la persona che gli si pone davanti mettendone in luce la personalità intellettuale.
Il fittissimo programma degli incontri prosegue in settimana, con, rispettivamente, Roberto Ippolito il 19 luglio (Quartiere Mare, Porto d’Ascoli), Michele Maio il 21 (Circolo Nautico), Cristina Macchiusi il 22 (Circolo Nautico), Don Antonio Mazzi domenica 23 (Palazzina Azzurra). Gli incontri sono ad ingresso gratuito a partire dalle ore 21.15.
foto tratta da Google
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Alla fine di un travagliatissimo campionato, fatto di sconfitte immeritate, pali, traverse e rigori sbagliati, condito anche dall’esonero, a malincuore, di mister Renzo Morreale sostituito in panca da Manolo Manoni, il Grottammare è riuscito a salvarsi andando a vincere – contro ogni pronostico – in casa della Forsempronese con un gol nei tempi supplementari del suo giovane più rappresentativo, quel Michele De Panicis (classe 1997) di cui tutti si aspettavano la definitiva consacrazione dopo il bel campionato 2015-16. E così è stato tanto che ora – dopo le 11 marcature di quest’anno ma soprattutto molte prestazioni convincenti – su di lui si sono concentrate le attenzioni di alcune squadre di Serie D dove nel prossimo campionato sarebbe ancora “under”. Personalmente sono convinto che se Michele riuscisse a superare quel “freno” mentale che gli impedisce di fare i contrasti con la giusta cattiveria sportiva e colpire il pallone di testa, potrebbe tranquillamente giocare in Lega Pro, visto che tecnicamente non ha niente in meno di alcuni suoi coetanei che giocano in questa categoria.
A riflettori spenti da qualche settimana, lo abbiamo incontrato in pizzeria per una doppia scommessa fatta all’inizio del torneo: per “stuzzicarlo” gli avevo detto che gli avrei pagato un aperitivo se in campionato avesse raggiunto le 5 marcature; cosa che lui ha fatto puntualmente dopo poche giornate tanto da “costringermi” ad allungare la scommessa a 10 marcature in cambio di una pizza al piatto. Ho perso e sono stato felicissimo di aver pagato pegno: tra una Margherita ed una Quattro Stagioni, sorseggiando solo acqua minerale, abbiamo parlato del più e del meno ed ho avuto modo di conoscere un ragazzo gentile, educato, un po’ timido. Ecco il rendiconto della chiacchierata.
Michele, hai debuttato in Eccellenza con la maglia della tua città a 17 anni appena compiuti contro il Monticelli di mister Stallone: era il 5 ottobre 2014, che ricordi hai di quella partita?
Una grande emozione, anche perché il giorno prima il mister mi aveva detto che sarei andato in panchina con buone possibilità di entrare durante l’incontro; invece la domenica, entrati negli spogliatoi, mi ha dato la maglia numero 10 e mi ha fatto partire dall’inizio. Lì per lì ho avuto un momento di confusione in testa, poi piano piano mi sono sciolto e già durante il riscaldamento la paura era scomparsa. Di quella partita ricordo ancora tutto, ho cercato di fare le cose in maniera semplice, senza strafare. Ad un quarto d’ora dalla fine sono stato sostituito, ero stremato, non ce la facevo più, ma al gol vittoria di Di Crescenzo al 93’ sono scattato dalla panchina – assieme agli altri miei compagni – per andarlo ad abbracciare. Con la sua rete ha reso il mio debutto ancora più bello!
E il primo gol?
Il calcio è fatto di emozioni, dopo quella del debutto un altro forte batticuore l’ho avuto appunto con la prima rete, oltretutto segnata nel derby vinto contro il Porto d’Ascoli l’8 novembre 2015. Non potevo chiedere di meglio…
La rete più bella che hai fatto?
Tecnicamente credo che i gol realizzati quest’anno a Fabriano e a Macerata contro l’Helvia Recina siano i più belli; il più importante, ovviamente, è quello che ci ha dato la salvezza ai play-out.
Ecco, parliamo di questo gol segnato a Fossombrone.
Che brividi… Ogni tanto ancora lo sogno. Finalmente la fortuna per una volta quest’anno è girata a nostro favore. Dopo 15 legni esterni, il mio tiro deviato sulla traversa dal portiere è entrato anziché uscire. La dea bendata finalmente si è ricordata di noi perché non eravamo certo una squadra da promozione ma sinceramente non meritavano neanche di retrocedere. Noi avevamo un solo risultato a disposizione e siamo andati a giocarcela a viso aperto; la Forsempronese, alla quale bastava anche il pareggio per salvarsi, probabilmente ci ha presi un po’ sottogamba pensando alle due vittorie conseguite in campionato e ai sette gol che ci aveva rifilato. Meglio così. Dopo il gol sono corso verso la tribuna perché avevo notato che c’era la mia fidanzata, Aurora: senza dirmi niente, era venuta in treno fino a Fossombrone per starmi vicino. La cosa mi ha fatto enormemente piacere e, ovviamente, le ho dedicato il gol salvezza.
Ti ha fatto esordire in prima squadra Luigi Zaini, poi l’anno dopo hai avuto come mister Roberto Vagnoni e quest’anno prima Renzo Morreale e poi Manolo Manoni. Dimmi qualcosa per ognuno di loro: cominciamo da Zaini.
Lo devo innanzitutto ringraziare perché mi ha fatto debuttare (alla fine del campionato saranno 14 le sue presenze, nda); di lui posso dire che è un maniaco delle puntualizzazioni, ci faceva ripetere gli schemi fino allo svenimento e rivedere in tv gli errori commessi durante le partite.
Vagnoni?
Un grande allenatore, mi ha sbloccato dal punto di vista psicologico e, da ottimo centrocampista qual è stato, mi ha insegnato dei colpi di cui ancora oggi faccio tesoro.
Morreale?
Un buon mister ma soprattutto un’ottima persona; il suo difetto più grosso – per questo mondo di lupi – è che forse è troppo buono.
Manoni?
Un combattente nato, con lui c’è stata la svolta. Ha sicuramente carisma e farà strada.
Dopo la consacrazione di quest’anno, cosa ti aspetti?
Mi auguro di riuscire a fare il salto di qualità, magari in una categoria superiore.
C’è qualche squadra sulle tue tracce?
Finora solo la Sangiustese di mister Cudini si è informata concretamente sul mio conto. So che qualcun’altra mi ha seguito, per il momento però non ha fatto richieste alla mia società.
E se alla fine del mercato nessuno ti ha preso?
Resto molto volentieri al Grottammare, la squadra della mia città. Sono già arrivato a 75 presenze, magari potrei diventarne una bandiera.
Com’è il rapporto con gli arbitri?
Sicuramente di rispetto perché loro hanno un ingrato compito, quello di tenere a bada 22 animali in campo. Però non capisco perché se la prendono sempre con me quando rispondo male agli insulti di alcuni avversari, soprattutto quelli più avanti negli anni i quali usano il fiato soprattutto per offendermi anziché correre. I direttori di gara dovrebbero capire che se c’è una reazione, anche solo verbale, è perché c’è stata una provocazione. Quindi se vuoi punire qualcuno, sarebbe giusto che venga punito anche il provocatore.
Quale “fischietto” ti è piaciuto di più?
Nella regione Marche ce ne sono diversi bravi, però mi è piaciuto molto Massimiliano Moretti della sezione di San Benedetto del Tronto che, a sorpresa, fu mandato a dirigere il derby Porto d’Ascoli-Grottammare. Gli auguro di cuore di fare una bella carriera, sarebbe ora che un arbitro della nostra zona arrivi in Serie A!
C’è un compagno di squadra con il quale hai legato di più?
Oltre ai miei coetanei (Emanuele Egidi lo frequento anche al di fuori degli allenamenti), mi sono trovato bene con tutti, ma – per i consigli che mi hanno continuamente dato – sarò sempre riconoscente al capitano Nicolò De Cesare, ad Alessandro Beni e a Dion Gibbs. Quest’ultimo, poi, è anche un ottimo imitatore e ci fa ridere un sacco negli spogliatoi, stemperando spesso le tensioni pre-gara.
A chi ti ispiri?
Fin da bambino, ho sempre avuto come idolo Alessandro Del Piero.
Quindi tifi Juve…
Esatto, come tutti in famiglia.
E come sei stato dopo Cardiff?
All’inizio male, il giorno dopo avevo già metabolizzato la sconfitta. Dopo un bel primo tempo, nella ripresa la Juve è rimasta negli spogliatoi – come si suol dire – ed il Real Madrid ha vinto meritatamente. Purtroppo sono crollati proprio sul traguardo.
Da grande che vorrai fare?
Non ne ho ancora l’idea, per il momento penso a divertirmi, poi quando sarà il momento ci penserò. Intanto devo superare a giorni lo scoglio degli esami di stato… (frequenta l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e Socio-Sanitari “N. Ciccarelli” di Cupra Marittima, nda).
Che significato ha il tatuaggio che hai sul braccio?
È una simbologia maori che raffigura un sole che indica la strada per andare avanti.
E allora, in conclusione, facciamo un grande in bocca al lupo a Michele De Panicis per la maturità che avrà inizio il prossimo 21 giugno, sperando poi che imbocchi la migliore strada per andare avanti nella vita e raccogliere quei successi sportivi che merita, magari su campi sicuramente più “adeguati” alla sua cristallina classe. Buona fortuna.
Michele Rossi
Foto © Enrico Tassotti
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