#Fondazione della Felicità
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Happiness On Tour torna a Milano: attese 20.000 persone al Forum di Assago per una serata di ispirazione e benessere
Oscar Farinetti, Paolo Borzacchiello e Walter Rolfo tra gli ospiti di un evento gratuito che celebra la felicità come chiave del successo Il 20 marzo 2025, il Forum di Assago ospiterà un evento unico nel suo genere: “Happiness On Tour”, una live experience gratuita ideata dal Professor Walter Rolfo e organizzata dalla Fondazione della Felicità ETS. L’iniziativa, realizzata in occasione…
#Alessandria today#benessere aziendale#Coaching#Comune di Milano#Crescita Personale#evento gratuito#evento Milano#felicità e successo#Fondazione della Felicità#Formazione Gratuita#Forum di Assago#Giornata Internazionale della Felicità#Google News#Happiness On Tour#illusionismo e magia#imprenditoria e felicità#Intelligenza Emotiva#italianewsmedia.com#Lava#leadership positiva#Matteo Fraziano#mental coach#migliorare la qualità della vita#mindset positivo#Motivazione#networking.#neuroscienze e felicità#Oscar Farinetti#Paolo Borzacchiello#parole e felicità
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Il 20 marzo è la "Giornata Internazionale della Felicità", istituita dall'ONU per riconoscere l’importanza della felicità nella vita delle persone in tutto il mondo.
Per celebrarla, al Forum di Assago (MI) si tiene un evento curato dalla Fondazione della Felicità per promuovere la filiera professionalizzante e una scuola che appassioni ai temi del benessere interiore.
Ingresso gratuito su prenotazione.
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“Happiness On Tour” a Milano Una serata all’insegna della Felicità ... #forumassago #happiness #milano #oscarfarinetti #paoloborzacchiello #tour #walterrolfo https://agrpress.it/happiness-on-tour-a-milano/?feed_id=10142&_unique_id=67dadf55719c2
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Il filosofo imbalsamato
Jeremy Bentham fu un filosofo, giurista e riformatore sociale inglese, considerato uno dei padri dell'utilitarismo.
Nato a Londra il 15 febbraio 1748 in una famiglia benestante, Bentham è noto soprattutto per la sua filosofia utilitaristica, che sosteneva che la moralità di un'azione è determinata dalla sua capacità di produrre la massima felicità per il maggior numero di persone. Questo principio, noto come "il massimo della felicità", doveva guidare la legislazione e la politica.
Le idee di Bentham ebbero una profonda influenza sul pensiero politico e giuridico del XIX secolo. Le sue riforme proposte contribuirono a modernizzare il sistema legale inglese. La sua filosofia utilitaristica rimane ancora oggi oggetto di dibattito e discussione.
Bentham, alla sua morte, avvenuta nel 1832, decise di donare i suoi organi alla scienza. A quell��epoca era una scelta già di per sè singolare, infatti solo i corpi dei criminali erano disponibili per la ricerca scientifica.
Ma il filosofo fece nel testamento anche un’altra richiesta ancora più singolare. Volle che il suo scheletro, rivestito di abiti da lui indossati in vita, venisse esposto, insieme alla sedia e al bastone usati in età avanzata, in un’apposita teca, in una rappresentazione da lui definita Auto-Icon.
Così quando arrivò il momento, il suo corpo fu imbalsamato, rivestito e collocato seduto in una teca vitrea all'University College di Londra, oggi una delle più prestigiose università della città e del Regno Unito, la cui fondazione il filosofo ispirò con le sue idee.
Tuttavia durante l'imbalsamazione, la testa di Bentham fu gravemente danneggiata, risultando annerita e quasi irriconoscibile. Si decise pertanto di asportarla e sostituirla con una riproduzione in cera. La testa fu poi posizionata sul pavimento della "vetrinetta", in mezzo alle gambe del cadavere.
Nel 1975 alcuni studenti la sottrassero e, dopo aver preteso un riscatto di di 100 sterline (rinegoziato poi a 10 sterline), la restituirono. A seguito di ciò, la testa oggi è conservata al sicuro.
La collocazione dell'Auto-Icona nell'atrio principale del College ha dato adito alla diceria (del tutto infondata) secondo cui essa verrebbe occasionalmente portata alle riunioni del College Council e in queste occasioni la sua presenza verrebbe ricordata con le seguenti parole: “Jeremy Bentham: presente ma non votante”.
Ma perché Bentham fece una scelta cosí peculiare? La risposta definitiva forse non la sapremo mai.
Probabilmente Jeremy Bentham chiese di essere imbalsamato dopo la sua morte per diverse ragioni personali e filosofiche. In primo luogo, voleva essere un esempio pratico dei suoi principi utilitaristici, che enfatizzavano il massimo bene per il maggior numero.
Pensava che la sua auto-icona potesse ispirare e educare le generazioni future, dimostrando la sua dedizione alla causa della felicità e del benessere umano.
Inoltre, Bentham voleva essere un'attrazione educativa per gli studenti e i visitatori dell'University College London, dove la sua auto-icona è esposta.
Credeva che la sua presenza fisica potesse stimolare discussioni e riflessioni sulle sue teorie e idee.
Infine, Bentham voleva evitare la decomposizione e la dispersione del suo corpo, preferendo una conservazione permanente.
Questo desiderio rifletteva anche il suo interesse per la scienza e la medicina, visto che la sua auto-icona è stata realizzata con metodi all'avanguardia per l'epoca.
Fonti:
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Oggi è la Giornata Mondiale dell’alimentazione 2024

Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell’alimentazione per ricordare l’anniversario della data di fondazione della FAO. Il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione 2024 Il tema di quest’anno “Good food for all, for today and tomorrow” invita a riflettere sull’importanza di trasformare i sistemi alimentari globali in modo da renderli più inclusivi, resilienti e sostenibili. Milioni di persone nel mondo soffrono ancora di fame e malnutrizione, mentre i cambiamenti climatici, i conflitti e le disuguaglianze continuano ad aggravare il problema. 5 libri da leggere sull’alimentazione Per ricordare l’importanza di adottare un corretto regime alimentare, vi consigliamo 5 libri da leggere. “Yuka. La guida all’alimentazione sana” di Julie Chapon Scritto dai due fondatori dell’app Yuka, Julie Chapon e Anthony Berthou, “Yuka – La guida all’alimentazione sana”concentra in modo chiaro e accessibile i capisaldi di una dieta equilibrata. La guida si articola in tre parti: Il piatto ideale per ognuno dei 4 pasti quotidiani: colazione, pranzo, merenda e cena. Consigli per scegliere bene ogni cibo: pane, cioccolato, olio, uova, pesce, legumi… 36 ricette sane e gustose, adatte a ogni stagione, semplici e rapide da realizzare, per mettere in pratica tutti i consigli presentati nel libro. “Guida completa all’alimentazione sportiva” di Anita Bean Questo libro, unendo il rigore scientifico di un testo specialistico e l’accessibilità di un manuale pratico, incorpora i più recenti e innovativi contributi della ricerca sulla nutrizione legata all’attività fisica. Il testo, scritto da una delle più apprezzate nutrizioniste sportive del momento, fornisce tutte le informazioni necessarie per definire il proprio programma alimentare personalizzato, offrendo approfondimenti su: ottimizzazione di resistenza, forza e performance; calcolo del fabbisogno di calorie, carboidrati e proteine; strategie per migliorare la composizione corporea; consigli specifici per donne, bambini e vegetariani; regimi alimentari per bruciare i grassi, sviluppare i muscoli e prepararsi alle competizioni; idratazione e assunzione di liquidi; integratori per lo sport. “Il grande dizionario degli alimenti. Guida alla scelta consapevole” di autori vari Il grande dizionario degli alimenti è un’enciclopedia di facile consultazione per conoscere le caratteristiche, le proprietà, i valori nutrizionali di ortaggi, legumi, carne, frutta, noci, semi, alghe, cereali, pesci, crostacei… Completo di indicazioni per l’acquisto, l’impiego, la preparazione, la conservazione e i metodi di cottura dei cibi. Un libro per alimentarsi consapevolmente. Questo volume è lo strumento ideale per conoscere le proprietà e le caratteristiche degli alimenti e per imparare a utilizzarli con consapevolezza, nel miglior modo possibile. “L’alimentazione non è competizione” di Elena Casiraghi Elena Casiraghi da sempre ha vissuto lo stare bene come una vera e propria missione. L’alimentazione non è competizione vale come un pratico libretto di istruzioni, con piccoli grandi segreti che cambieranno in meglio la tua efficienza fisica e anche mentale. Elena Casiraghi li conosce bene, li vive e li insegna con passione estrema. Come se avesse scoperto un tesoro, che adesso vuole condividere. “La grande via” di Luigi Fontana e Franco Berrino Le cause della maggior parte delle malattie croniche si nascondono nella nostra vita quotidiana. Traendo spunto dal Codice europeo contro il cancro e da recenti studi sperimentali, in questo libro gli autori spiegano come alcune conoscenze empiriche di molte tradizioni culturali e le attuali conoscenze scientifiche stanno convergendo nel dimostrare che la chiave per mantenere e riacquistare la salute è la combinazione di pratiche per nutrire il corpo con la giusta quantità di cibo sano, mantenerlo in forma con un esercizio fisico regolare e adottare tecniche per coltivare la mente, lo spirito e la felicità interiore. Read the full article
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i Regni Da domani, per due giorni, siamo al Teatro della Tosse di Genova con il nostro spettacolo dall'odore più forte, più sporco, più infestato di pulci e zecche di tutti gli altri: Tarzan ragazzo selvaggio. Del resto se volevamo attraversare il regno animale non potevamo che passare da lì. Se poi lo facciamo raccontando la storia di un bambino rimasto orfano nella giungla e adottato dalle scimmie allora… Sennò, come si dice, staremo a pettinare le bambole. Lo spettacolo è "nero" (chissà se non stava già arrivando Caravaggio), duro, con una scrittura secca, scarna. Frasi brevi. Molti punti. Come se non sapessimo come si nominano le cose. Molti ci hanno detto che è uno spettacolo per gli adulti ma figurati se nei teatri serali potrebbero mai mettere un titolo così. Viene da ridere solo a pensarci. Ieri sera a Busseto dopo la replica di Caravaggio abbiamo chiacchierato a lungo con Federico Abate e Giuseppe Liotta. Che bell'incontro. Federico mi chiedeva qual' era, se c’è, il filo che attraversa queste storie che sembrano così lontane. La risposta mi è arrivata stamattina mentre lavavo i denti. O almeno una: i Regni. Con la spazzolino dei denti in mano ho realizzato che da narratore non sto facendo nient’altro in questi anni che attraversare i Regni. Ho cominciato con quello vegetale e Dio solo sa quanti alberi ho piantato: Storia d’amore alberi, la Grande Foresta, André e Dorine… Poi quello animale: Zanna Bianca, Tarzan , Aspettando il vento… Poi quello degli uomini: Moby Dick, Cammelli a Barbiana, E la felicità prof, Caravaggio… Sì, non sto facendo altro che attraversare i Regni. … domani ore 16 e poi lunedì mattina per i ragazzi delle scuole Fondazione Luzzati Teatro della Tosse - Genova TARZAN RAGAZZO SELVAGGIO “Per me non si tratta di un bambino idiota. È semplicemente un ragazzo che ha avuto la sfortuna di passare sei, sette, forse otto anni nella foresta, in una solitudine e un isolamento completo.” Il ragazzo selvaggio, François Truffaut
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Giovanna Boccalini
Giovanna Boccalini, educatrice e attivista, è stata tra le fondatrici dei Gruppi di Difesa delle Donne e della prima squadra di calcio femminile italiana.
Una lunga vita dedicata alle grandi battaglie per il lavoro e l’emancipazione femminile.
Nata a Lodi il 24 settembre 1901 in una famiglia di operai, si è avvicinata al socialismo da giovanissima grazie a un celebre vicino di casa, lo scultore Ettore Archinti che l’aveva introdotta nella locale Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso e poi nella sezione del partito, a cui si è iscritta a soli 17 anni.
Diplomata in pedagogia alla Scuola Normale Femminile, divenne maestra elementare, lavoro che ha svolto per gran parte della sua vita.
Ha partecipato a progetti educativi in scuole popolari per contrastare l’analfabetismo e l’abbandono e lavorato per introdurre riforme che mirassero a fornire alle donne un più ampio accesso a risorse e opportunità.
Nel 1925 ha sposato Giuseppe Barcellona, procuratore alle imposte siciliano trasferitosi a Lodi, da cui è nato Giacomo, in memoria di Matteotti, il deputato socialista rapito e ucciso dai fascisti.
Nel 1927 la famiglia si è trasferita a Milano dove è nata la secondogenita, Grazia.
Nel 1933, insieme alle sue tre sorelle Luisa, Marta e Rosetta, ha fondato la prima squadra di calcio femminile italiana, il GFC (Gruppo femminile calcistico), osteggiata dal regime fascista che ben presto ne decretò la chiusura. Suo marito, in quel periodo, venne mandato al confino.
Partigiana durante la Resistenza, nel 1943 si è iscritta al PCI, iniziando una militanza nel partito durata fino alla sua morte.
Ha contribuito alla fondazione dei Gruppi di Difesa della Donna, organizzazione interpartitica femminile che aveva tra i suoi scopi il sostegno alla lotta per la Liberazione e l’emancipazione e l’educazione democratica femminile che ha perseguito anche attraverso il giornale Noi Donne, di cui è stata direttrice.
Straordinaria è stata la sua capacità di coinvolgere, organizzare e dirigere gruppi eterogenei di donne facendole sentire parte di un progetto comune.
Nelle prime elezioni amministrative libere è stata eletta al Comune di Milano, per la sua spiccata abilità oratoria, il partito la inviava a presenziare comizi in varie parti d’Italia.
Al termine del conflitto bellico è stata nominata commissaria alla previdenza e all’assistenza e ha fatto parte del CLN in Lombardia come rappresentante dell’Unione Donne Italiane.
Nel 1949 ha contribuito a fondare il patronato CGIL INCA, di cui è stata vicepresidente, ha ricoperto lo stesso ruolo nell’INPS.
Come assessora all’infanzia si è occupata di straordinarie iniziative come quella dei Treni della Felicità, alle amministrative del 1951 è stata rieletta consigliera.
Ha fatto parte del Comitato Centrale del PCI nei difficili anni 1953-56.
Il 25 aprile 1965 è stata insignita della Medaglia d’oro per aver fatto parte del CLN Lombardo, nello stesso anno le è stata consegnata la Mimosa D’Oro, premio riservato a quelle donne che avevano fatto parte del Comitato costitutivo dell’UDI .
Attiva politicamente fino agli anni ottanta, si è spenta ad Osnago il 24 giugno 1991 lasciandoci un’importante testimonianza di impegno civile e politico. Ha gettato un ponte tra l’esperienza emancipazionista pre-fascista e il femminismo.
I suoi importanti contributi all’istruzione, ai diritti delle lavoratrici e lo sdoganamento di attività sportive, precedentemente di appannaggio maschile, hanno lasciato un impatto duraturo sulla società italiana.
Il 12 giugno 2021 il Comune di Milano ha intitolato alle calciatrici del 1933 una via all’interno del Parco Sempione.
Il 24 settembre 2023, per il suo 122esimo compleanno, Google l’ha celebrata con un Doodle facendo conoscere il suo nome e la sua storia a un ampio pubblico che ne ignorava l’esistenza.
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/i-grandi-festival-venezia-roma-lazio/
I GRANDI FESTIVAL - Da Venezia a Roma e nel Lazio
I Grandi Festival – 87 proiezioni nelle sale cinematografiche della capitale e in regione per le anteprime di 50 film presentati all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia
I GRANDI FESTIVAL – Dal 21 al 29 settembre
Direttamente dall’ultima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia arriva, nelle sale cinematografiche di Roma e del Lazio, una significativa selezione dei film che hanno contrassegnato la storica kermesse al suo ottuagenario.
“I GRANDI FESTIVAL Da Venezia a Roma e nel Lazio”, realizzata dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici (ANEC) del Lazio, quest’anno si terrà dal 21 al 29 settembre in numerosi cinema della capitale e della regione, per offrire l’opportunità al vasto pubblico di confrontarsi con film di grande valore artistico presentati a Venezia in lingua originale con i sottotitoli in italiano.
L’iniziativa gode del patrocinio della Regione Lazio, ed è in collaborazione con la Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, Fondazione Cinema per Roma, Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI, gruppo Regione Lazio), Settimana Internazionale della Critica, Giornate degli Autori. Media partner dell’iniziativa sono Dimensione Suono Soft, Metro, Mymovies.it e Rete Oro.
Le proiezioni
Con l’obiettivo di valorizzare l’importanza dell’esperienza cinematografica in sala in un territorio geografico esteso anche oltre la Capitale, la rassegna presenterà 50 film per un totale di 87 proiezioni con opere provenienti dalle sezioni “Concorso” (14), “Fuori Concorso” (2), “Orizzonti” (6), “Giornate degli Autori” (16), “Notti Veneziane” (8), “Settimana Internazionale della Critica” (4). Tra i film premiati si segnalano IO CAPITANO di Matteo Garrone (Leone d’Argento – Migliore Regia; Premio Marcello Mastroianni – Giovane Attore Emergente); AKU WA SONZAI SHINAI – IL MALE NON ESISTE di Ryusuke Hamaguchi (Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria); ZIELONA GRANICA – IL CONFINE VERDE di Agnieszka Holland (Premio Speciale della Giuria); MEMORY di Michel Franco (Coppa Volpi Migliore Interpretazione Maschile); LOVE IS A GUN di Lee Hong-Chi (Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”); VAMPIRE HUMANISTE CHERCHE SUICIDAIRE CONSENTANT di Ariane Louis-Seize (Vincitore del GDA Director’s Award 2023), QUITTER LA NUIT di Delphine Girard (Premio del pubblico GDA 2023); MAGYARÁZAT MINDENRE – UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO di Gábor Reisz (Premio Orizzonti per il Miglior Film); EL PARAÍSO di Enrico Maria Artale (Premio Orizzonti per la Migliore Interpretazione Femminile; Premio Orizzonti per la Migliore Sceneggiatura); FELICITÀ di Micaela Ramazzotti (Premio degli Spettatori – Armani Beauty); LOS OCÉANOS SON LOS VERDADEROS CONTINENTES di Tommaso Santambrogio (Premio Bisato d’oro 2023 per la migliore regia); PHOTOPHOBIA di Ivan Ostrochovský, Pavol Pekarčík (Premio Label Europa Cinemas 2023).
Le sale di Roma coinvolte nella manifestazione saranno i cinema Adriano, Barberini, Farnese, Giulio Cesare, Greenwich, Intrastevere, Lux, Mignon, Nuovo Sacher, Quattro Fontane e Savoy; sul territorio regionale del Lazio, invece, le proiezioni saranno ospitate da Multisala Moderno di Bolsena, Dream Cinema di Frosinone, Multisala Cynthianum di Genzano di Roma, Multisala Oxer di Latina, Multisala Moderno di Rieti e Cinema Palma di Trevignano Romano.
Tutti i principali film saranno introdotti da critici ed esperti cinematografici e alcune proiezioni saranno anticipate da eventi speciali con alcuni dei registi e protagonisti dei film: tra i nomi di rilievo Micaela Ramazzotti e Matteo Garrone, entrambi con cast al seguito, le francesi Chloé Barreau e Céline Sciamma, la macedone Teona Strugar Mitevskam, l’iraniano Ayat Najafi. Nell’elenco degli italiani provenienti dalle Giornate degli Autori e dalla Settimana Internazionale della Critica che presenzieranno alle proprie opere ci sono invece Marco Amenta, Yuri Ancarani, Alessandra Cataleta, Irene Dorigotti, Simone Isola, Dunja Lavecchia, Gianluca Matarrese, Edoardo Morabito, Patrizia Pistagnesi, Alessandro Roia, Fabio Mollo,��Vittorio Moroni, Morena Terranova Pedroni, Tommaso Santambrogio, Beatrice Surano.
I GRANDI FESTIVAL – I biglietti
Il costo del biglietto è di € 7,00 (intero), € 6,00 (ridotto), con la possibilità di richiedere una Fidelity Card che consentirà ogni 5 ingressi 1 omaggio. L’orario della prima proiezione sarà alle ore 16:30, l’ultima alle ore 21:30. I biglietti sono acquistabili ai botteghini dei singoli cinema e in prevendita online sui siti delle singole sale.
Si ringraziano: Academy Two, Barz and Hippo, Bim, I Wonder, Lucky Red, Minerva Pictures, Movies Inspired, Teodora, Tucker; le case di produzione che hanno concesso i film e gli esercenti che mettono a disposizione le sale.
Un ringraziamento speciale a Fabio Fefé che ha curato la programmazione della Rassegna; Gaia Furrer Direttrice delle “Giornate degli Autori a Roma”; Cristiana Paternó Presidente SNCCI con la Squadra del Gruppo Regione Lazio per la disponibilità dei film della “Settimana Internazionale della Critica” e il coordinamento degli incontri introduttivi alla proiezione di alcuni dei film in programma.
Visita il sito ufficiale a questo link.
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Fondazione Terzo Pilastro Internazionale
Il termine Filantropia mi ha sempre incuriosito. Decido di riscoprirne il significato poiché in Italia esiste una realtà molto speciale di cui in pochissimi ne conoscono, a nostro avviso l’esistenza. Filantropia come significato riconduce all’Amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso di un individuo o anche di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri. Il termine appare in Grecia originariamente come sinonimo di affabilità, cortesia di tratto; si evolve poi in età ellenistica, e particolarmente nelle lettere dei sovrani, fino a indicare un atteggiamento benevolo nei confronti dei sudditi. Tale atteggiamento, non privo dell’influsso delle dottrine stoiche, è poi caratteristico della politica ‘filantropica’ di alcuni imperatori romani del 1° e 2° secolo. La filantropia moderna ha radici, quanto a teoria, nella rivendicazione illuministica di diritti uguali per tutti gli uomini fratelli (liberté, égalité, fraternité sarà l’insegna della Rivoluzione francese), ma diventò operante nel 19° secolo. La fondazione di ospedali, l’apertura di scuole di rieducazione, la promozione di iniziative di lavoro o cultura svolsero una complessa azione di assistenza ‘per la felicità e il benessere degli uomini’. In queste forme la filantropia si presenta come un aspetto dell’umanitarismo ottocentesco, soprattutto in quei paesi (come quelli anglosassoni) nei quali lo sviluppo capitalistico aveva avuto non solo un ritmo più rapido e grandioso ma aveva serbato sempre la coscienza di un iniziale impulso religioso. Fatta questa doverosa premessa introduttiva anche dal punto di vista storico, in Italia abbiamo scoperto che esiste La Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, realtà della filantropia che, noi di Vortici.it, vogliamo provare a raccontare. La Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, naturale evoluzione della Fondazione Mediterraneo creata nei primi anni Duemila dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è una fondazione di diritto privato, totalmente autonoma, che opera a livello internazionale, senza alcun vincolo territoriale e con una prospettiva mediterraneo centrica – approdando dal Meridione d’Italia e l’area mediterranea di competenza originaria nei Paesi emergenti del Medio ed Estremo Oriente, veri protagonisti della nostra Storia attuale – per la promozione, la realizzazione e la diffusione di iniziative di valore sociale, culturale, formativo ed artistico, sia direttamente che attraverso i suoi due enti strumentali denominati Fondazione Cultura e Arte e Poema S.p.A. L’operatività della Fondazione è caratterizzata dall’obiettivo costante di raccordare la tradizionale attenzione alle esigenze di sviluppo e ai bisogni sociali dei territori con una visione via via sempre più ampia e globale sulle tematiche urgenti del mondo contemporaneo, anche intervenendo direttamente attraverso progetti ambiziosi, di alto valore socioeconomico e culturale, nei Paesi più bisognosi. La Fondazione Terzo Pilastro, agendo su questi presupposti, si qualifica sia per il carattere strutturale e sistematico degli interventi – che si contrappone alla frammentarietà ed estemporaneità di molte altre iniziative sedicenti simili – sia per l’approccio reticolare derivato dalle proficue collaborazioni avviate con enti e istituzioni esteri che operano con finalità compatibili. Il seguente messaggio del Presidente che vi proponiamo integralmente, ci fa scoprire con non poca emozione quale ruolo può assumere la filantropia oggi. Dal Welfare State al Welfare civile. La Fondazione Terzo Pilastro ed il ruolo del Mediterraneo. Terzo Pilastro: il mondo del “no profit” come unica alternativa valida alla crisi dello Stato ed del mercato per fronteggiare le esigenze imprescindibili della collettività. La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, fondazione privata e indipendente che è la naturale evoluzione della Fondazione Mediterraneo da me creata nei primi anni Duemila, opera nei campi della Sanità, della Ricerca scientifica, dell’Assistenza alle categorie sociali deboli, dell’Istruzione e Formazione, dell’Arte e Cultura, svolgendo in quest’ultimo settore anche la funzione di trait d’union tra le culture dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Essa, infatti, ha esplicato inizialmente la propria attività prevalentemente nelle aree del Mezzogiorno italiano e del Mediterraneo, essendo nata con l’intento di dare sempre maggiore attenzione alle zone neglette del Sud Italia e del Maghreb, ma ormai da qualche anno si impegna anche a proiettare la spinta filantropica e culturale verso il Medio ed Estremo Oriente, nuovi protagonisti della nostra Storia. Dal Mediterraneo è nato, infatti, tutto ciò che di bello ci circonda: la poesia, la letteratura, l’arte, l’istruzione, le religioni monoteistiche, la filosofia e la democrazia. A questo contesto mi sono dedicato fin dagli anni giovanili, qualcuno dice per quell’influenza che sicuramente sulla mia personalità hanno esercitato grandi protagonisti della storia dell’umanità che hanno vissuto nella mia terra d’origine, la Sicilia, ovvero Ruggero II il Normanno e, soprattutto, Federico II di Svevia. Quest’ultimo aveva preferito chiamarsi Re di Sicilia piuttosto che Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Germania. In quest’uomo, che nutriva una passione smisurata per il Mediterraneo, si concentravano tutte le eccellenze del pensiero umano: fu fine giurista, attento legislatore, promotore di una nuova struttura amministrativa dello Stato, letterato, poeta, lungimirante filantropo dalle idee progressiste. A lui si deve il processo di integrazione fra le culture greca, latina, araba, ebrea: aveva persino inventato una lingua, la “romanza”, che permetteva di dialogare tra etnie diverse, aveva raggiunto senza spargimenti di sangue accordi che consentissero ai cristiani di arrivare a Gerusalemme… e molto altro. Dalla sua nascita, la Fondazione Terzo Pilastro molto ha fatto in questa direzione: innanzitutto, ha aperto varie sedi di rappresentanza nell’area di interesse (in Calabria a Cosenza; in Campania a Napoli; in Nord Africa a Rabat; infine, a Malta), per poter “toccare con mano” le realtà locali e creare dei poli operativi strategici nei territori di pertinenza. Inoltre, nel corso degli anni, in maniera via via sempre più strutturata e sistematica, la Fondazione ha avviato e portato a compimento nella maggior parte del bacino del Mediterraneo, e successivamente sempre più ad Oriente, fino a raggiungere la Russia e la Cina, numerose iniziative di alto valore socio-economico, formativo o culturale, anche intervenendo direttamente con incisività nei Paesi più bisognosi. Per una disamina dettagliata e completa dei progetti internazionali realizzati dalla Fondazione nell’ultimo decennio, si rimanda opportunamente alle due macro-sezioni di attività denominate “Nazionale” (relativa al Meridione d’Italia) e “Internazionale” (Mediterraneo e Oriente). Il riscontro a tutte queste rilevanti iniziative è stato imponente, anche se obiettivamente l’ormai annosa stagione di crisi geopolitica generalizzata, aggravata nel 2020 dalla pandemia dovuta al Covid-19 che ha causato un ancor più estesa crisi socioeconomica globale, sta in parte frenando l’operatività della Fondazione. L’augurio è che si tratti di una crisi solo temporanea, al fine di poter riprendere quanto prima, anche nelle zone più “calde”, il cammino già inaugurato. Il riscontro a tutte queste rilevanti iniziative è stato imponente, anche se obiettivamente sta in parte frenando l’operatività della Fondazione. L’augurio è che si tratti di una crisi solo temporanea, al fine di poter riprendere quanto prima, anche nelle zone più “calde”, il cammino già inaugurato. Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale Conosciamo più da vicino la Fondazione e il suo Presidente in occasione di due importanti iniziative promosse:https://youtu.be/DjhtjUnSbpk https://youtu.be/EniBSD5DS2k Immagine di copertina: Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale Read the full article
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Autismo e inclusione scolastica: quanto è importante per i docenti?
Autismo e inclusione scolastica. 6.000 docenti formati in tutta Italia e un alto indice di gradimento e soddisfazione tra gli iscritti. Sono questi i primi risultati ottenuti, a soli 6 mesi dalla sua attivazione, da “AutLab: Laboratorio per menti speciali”, il corso di formazione online gratuito, realizzato da La Fabbrica (www.lafabbrica.net) con la consulenza scientifica di Fondazione Renato Piatti Onlus, il cui obiettivo è facilitare l'inserimento scolastico e sociale degli alunni con autismo valorizzandone le abilità, attraverso la formazione e il coinvolgimento dei docenti non specializzati delle scuole primarie. Il progetto è nato su idea di Roberta Salvaderi, mamma di Giulia - una bambina autistica -, che è riuscita a far conquistare alla figlia spazi di autonomia e felicità proprio grazie alla collaborazione di insegnanti, specialisti ed educatori e che si batte per la formazione di tutti i docenti di classe. Il corso è disponibile su Scuola.net (www.scuola.net), portale dedicato agli insegnanti, ed è riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione. Autismo e inclusione scolastica: AutLab Il successo di“AutLab: Laboratorio per menti speciali" dimostra quanto nelle scuole italiane si avvertisse l'esigenza di acquisire strumenti e competenze per la gestione delle dinamiche dell’autismo, disturbo che in Italia colpisce 1 bambino su 77, tra i 7 e i 9 anni (ultime stime disponibili rilevate nell'ambito del "Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico”, co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute). Grazie ad AutLab, tutti i docenti del team di classe possono apprendere come sviluppare percorsi educativi, scolastici ed extrascolastici finalizzati a valorizzare e potenziare le capacità - a volte anche molto elevate - degli alunni autistici, che vengono riconosciuti non più come bambini che funzionano “meno”, ma diversamente (neurodiversità). Cosa ne pensano i docenti? Da una survey post-corso (più in basso i risultati completi), a cui hanno risposto 500 insegnanti tra coloro che hanno svolto e completato il corso AutLab, è emerso che il 10% ha notato episodi di discriminazione nei confronti degli alunni autistici e che oltre il 95% ritiene che la formazione di tutti i docenti del team di classe possa favorire i percorsi di inclusione per gli alunni autistici. "Nel mondo della scuola si sentiva il bisogno di un progetto come AutLab, tant'è che il corso in soli 6 mesi ha raggiunto un numero importante di partecipanti. AutLab è un’opportunità unica per rendere la scuola più inclusiva”, spiega Angela Mencarelli, Amministratore Delegato de La Fabbrica, “Continueremo a impegnarci nel far conoscere il corso a tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado d’Italia, rendendoci disponibili a nuove sinergie e collaborazioni con enti, associazioni e aziende che vogliono creare valore sociale. Inoltre il successo del corso è un ulteriore incoraggiamento a portare avanti la nostra mission: ideare e sviluppare percorsi educativi finalizzati a dare opportunità più eque a tutte le studentesse e gli studenti, inclusi coloro che vivono in condizioni di fragilità”. Autismo e scuola: i docenti dicono la loro nella survey post-corso Come accennato in precedenza, tra i 6.000 docenti che hanno svolto e completato AutLab, 500 hanno partecipato a una survey ad hoc sulle problematiche dell’autismo a scuola. Dall’indagine emerge che quasi l'unanimità degli intervistati ritiene che la formazione di tutti i docenti del team di classe possa favorire i percorsi di inclusione degli alunni autistici, mentre oltre l’86% pensa che in tutte le scuole andrebbe introdotta la figura di un docente o di un esperto competente sui temi dell’autismo per facilitare percorsi inclusivi. Interessante segnalare che il 90% degli intervistati ha avuto esperienze con lo spettro autistico e il 10% ha notato episodi di discriminazione ai danni degli alunni autistici. Oltre il 70% ha notato che negli ultimi 5 anni nella propria scuola c’è una maggiore sensibilità rispetto all’inclusione scolastica e sociale degli alunni autistici, e la metà ritiene che la scuola consideri con sguardo professionale i problemi delle famiglie. Infine per il 46% il problema più significativo è la necessità di una formazione specifica, mentre per il 24% la gestione degli alunni. Read the full article
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Nuovo Museo Borsalino ad Alessandria dà forma alla storia
Philippe Camperio: ‘Alimenterà il dialogo fra memoria e visione’ “Essere qui oggi, in qualità di presidente della Fondazione Borsalino e amministratore di Haeres Equita, mi riempie di felicità e orgoglio. L’apertura del Museo costituisce un fondamentale passo per la valorizzazione e la promozione di questo straordinario patrimonio storico e culturale, profondamente alessandrino, che è…
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LO SCORSO ANNO È ANDATA COSÌ…
Secondo il credo di François Truffaut, “Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla fine dei miei giorni”, e come dargli torto? Tenendo conto che però i ritmi di Truffaut sono certamente inarrivabili, ne condivido di certo la filosofia. Quest’anno è andata così, però ho la pessima abitudine di non annotare i dischi che ascolto, ecco un buon proposito per il 2023.
ANNO 2022
"Tullio Pericoli: Frammenti", Palazzo Reale Milano, 02.01.22
“Il Mito di Venezia da Hayez alla Biennale” Castello di Novara, 09.01.22
“Tania Bruguera, la verità anche a scapito del mondo” Pac Milano, 15.01.22
“Ciò che si trova solo in Baudelaire” di Roberto Calasso, 12.01.22
“François Berthoud, Hyperillustrations”, Fondazione Sozzani, 22.01.22
“Annientare” di Miche Houellebecq, 23.01.22
"Ennio" di Giuseppe Tornatore, 02.02.22
“Grand Tour, sogno d’Italia da Venezia a Pompei”, Gallerie d’Italia Milano, 04.02.22
“Irreversible Entanglements”, Spazio Nova, Novara Jazz, 06.02.22
"Il capo perfetto" di Fernando Leo de Aranoa, 19.02.22
"Gabriele Boggio Ferraris Quartet" Taste of jazz, 24.02.22
"Chris Pitsiokos & Mulhouse Ensemble", Spazio Nova, 26.02.22
"Gabriele Boggio Ferraris Quartet". Opificio, 25.02.22
"A-Septic W/Vladimir Tarasov". Spazio Nova, 07.03.22
"Belfast" di Kenneth Branagh, 09.03.22
"Flee" di Jonas Poher Rasmussen, 13.03.22
“Chris Pitsiokos and Mulohouse Ensemble”, spazio Nova, 15.03.22
“Limes: la Russia cambia il mondo”, 20.03.22
Francesco Chiapperini: “On the Bare Rocks and Glaciers”, Taste of Jazz Opificio, 28.03.22
“Barry’s Trio”, spazio Nova, 03.04.22
“I Defunti” di Manu Larcenet e Daniel Casanave, 03.04.22
Gustave Flaubert: "Due racconti giovanili" a cura di Chiara Pasetti
Steve Mc.Queen: "Sunshine State", Pirelli Hangar Bicocca, 10.04.22
"Kris Ruhs: Heroes" Fondazione Sozzani, 16.04.22
"Steve Harries. Octopus" Fondazione Sozzani, 16.04.22
Anicka Yi: "Metaspore" Pirelli Hangar Bicocca, 19.04.22
"Bruce Weber wearing Kris Rhus Jewelry" Fondazione Sozzani, 16.04.22
"Tra due mondi" di Emmanuel Carrère, 16.04.22
"Concerto Passio 2022" Cappella Musicale del Duomo di Novara, 23.04.22
"Finale a sorpresa" di Mariano Cohn e Gastòn Duprat, 24.04.22
Elmgreen & Dragset: "Useless Bodies?", Fondazione Prada, 10.05.22
Haruki Murakami: "Gli assalti alle panetterie", 12.05.22
“Nostalgia” di Mario Martone, 29.05.22
“C’era una volta la DDR” di Anna Funder, 10.05.22
“Jazz Notes” di Giuseppe Cardoni, Opificio Novara Jazz 02.06.22
Daniele Cavallanti: “World of Music” di Daniele Cavallanrti Opificio Novara Jazz 02.06.22
“Stilnòva
Lisen Rylander Löve & Mirko Pedrotti + Biennoise, Nòva, 03.06.22
Lisen Rylander Löve “solo”, Mulino Vecchio di Bellinzago, 04.06.22
“Trio Korr”, Doneda, Grossi, Monico, Mezzomerico, 04.06.22
“Mynd”, Museo civico di Oleggio, 04.06.22
“We3” Barriera Albertina, 07.06.22
“Collocutor”: Church of Sound, Basilica di San Gaudenzio, 07.06.22
Tor Yttredal & Roberto Bonati, Museo Faraggiana, 08.06.22
Banda Filarmonica Oleggio e Roberto Mandarini, Broletto, 08.06.22
Shingai, Broletto, 09.06.22
Simone Alessandrini, “Storytellers” Mura rimane, 10.06.22
“L.U.M.E.” Lisbon Underground Musci Ensemble, Broletto, 10.06.22
Peter Evans “solo”, Basilica di San Gaudenzio 11.06.22
Alberto Braida “solo”, Casa Bossi, 11.06.22
Tom Arthurs & Giovanna Pessi, Giardino Palazzo Natta, 11.06.22
“ACRE” con Ermanno Baron e Peter Evans
Theon Cross, “Soundsystem Setup”, Broletto, 11.06.22
Kit Downes “solo”, Chiesa di San Giovanni Decollato, 12.06.22
“Erios Junior Orchestra”, Broletto, 12.06.22
Bruno Chevillon “solo”, Galleria Giannoni, 12.06.22
“Archipelagos” con Francesca Remigi, Parco dei Bambini, 12.06.22
“She’s Analog” Chiostro della Caninica, 12.06.22
“Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp”, Broletto, 12.06.22
“Artivismo” di Vincenzo Trione, 13.06.22
“Sotto gli occhi dell’Agnello” di Roberto Calasso, 20.06.22
“Album D’Annunzio” a cura di Annamaria Andreoli, 30.6.22
“Paris s’il vous plaît” di Eleonora Marangoni, 08.07.22
“Il costume femminile” di Georges Vigarello, 13.07.22
“Zero Gravity” di Woody Allen, 16.07.22
“La figlia unica” di Abraham B. Yehoshua, 19.07.22
“Non date a Cesare quel che è di Dio” di Claudio Balzaretti, 01.08.22
“Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi” di Peter Handke, 10.08.22
“Chris Ware” Centre Pompidou, 20.08.22
“Tatiana Trouvé, le grand atlas de la désorientation” Centre Pompidou 20.08.22
“Le reste est ombre: Pedro Costa, Rui Chafes, Paulo Nozolino” Centre Pompidou, 20.08.22
“Shirely Jaffesi, un américaine à Paris”. Centre Pompidou, 20.08.22
“Simon Hantaï: l’exposition du Centanaire”, Fondation Vuitton, 21.08.22
“La Couleurs en fugue”, Fondation Vuitton, 21.08.22
“Un seconde d’etérnité” Bourse de Commerce Paris, 21.08.22
“Allemagne/Anée 1920/Auguste Sander”, Centre Pompidou, 22.08.22
“Mirdidingkinghati Sally Gabory” Fondation Cartier Paris, 23.08.22
“Jean Painlevé: les pieds dans l’eau”, Jeu de Paume Paris, 23.08.22
“Les mondes Surrealiste de Elsa Schiaparelli” Musée des Arts Decoratifs Paris, 24.08.22
"Maison Dior", Parigi, 25.08.22
"Non date a Cesare quel che è di Dio" di Claudio Balzaretti, 31.08.22
"I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa, 05.09.22
"Il signore delle formiche" di Gianni Amelio, 11.09.22
"Un occidente prigioniero" di Milano Kundera, 20.09.22
"Chris Ware: la bande dessinée réinventée", 22.09.22
"Maigret" di Patrice Leconte, 23.09.22
"Remix the Cinema" Nu Arts and Community, 28.09.22
"Arsenal Ensmble: Nosferatu" Nu Arts and Community, 28.09.22
Gli instabili vaganti: "Lokdown Memory", Broletto Arts and Community, 29.09.22
"Elisabetta Consonni: Il secondo paradosso di Zenone", 29.09.22
"Sofia Donato, piano solo" Giardino Faraggiana Nu Arts and Community, 30.09.22
"Dove è più profondo"" Chiesa di Sant'Agostino, Nu Arts and Communite, 30.09.22
Ghenadie Rodani fisarmonica solo, canonica, Nu Arts and Community, 01.10.22
"As I was moving ahead occasionally I saw brief glimpses of beauty" di Jonas Mekas, Nu Arts and Community, 02.10.22
Joan Thiele, Nova, Arts and Community, 01.10.22
"Omar Soulyman" Nu Arts and community, 28.09.22
Ivan Ronda, organo. Festival di musica sacra. Basilica di San Gaudenzio, 09.10.22
"Unknown Unknows" Triennale di Milano, 15.10.22
"Il corridoio rosso" AA.VV., Catalogo mostra Triennale di Milano, 17.10.22
"Unknown Unknows" catalogo mostra Triennale di Milano, 20.10.22
"L'occasione fa il ladro" di Gioacchino Rossini, Teatro Coccia, 29.10.22
"La stranezza" di Roberto Andò, 30.10.22
"Il crogiolo" di Arthur Miller, regia di Filippo Dini, Teatro Strehler, 4.11.22
"Swinging Stravinsky" di Biagio Bagini, 7.11.22
"Ardenza" di Daniela de felice, 9.11.22
Anna Bassy, Nova, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Andrea Passenger, dj set, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Rosa Brunelo (e Tamara Osborne Collocato" Nòva Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Dayakoda in solo, Nçva, Nj Weekender Fall Editions, 12.11.22
Jeff Parker solo, Nçva Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
Nicola Conte, Dj Set, Nçva, Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
Kahlil 'El Zara Quartet, Nova, Nj Weekender Fall Editions, 13.11.22
"Eros e Thanatos" Ilia Kim, piano. Conservatorio Cantelli-Amici della Musica, 14.11.22
"Tutta un'esistenza" Ivana Francisci, piano e Susanna Rigacci soprano, Conservatorio Cantelli-Amici della Musica, 22.11.22
"Lo stato delle cose" di Chiara Alessi", 23.11.22
“Recycling Beauty”, Fondazione Prada Milano, 03.12.22
Il fotografo Léon Herschritt, 09.12.22
“La Russia di Putin” di Anna Politkovskaja, 11.12.22
“Le otto montagne” di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, 26.12.22
“Bosch, un altro Rinascimento”, Palazzo Reale Milano, 30.12.22
“The Fabelmans” di Steven Spielberg, 31.12.22
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👭"Sisters" is part of the "Temporal Intersection" series. In the artwork "The Three Graces", I explore the relationship between happiness and sisterhood, inspired by beneficial divinities created by the sculptor Antonio Canova, while they are embraced in a hug among sisters, thus expressing tenderness and complicity. It was placed on exhibition at @fondazionerealsitodicarditello collab with @appunti.fotografici "Sisters" fa parte della serie "Temporal Intersection". Nell'opera le "Tre Grazie", esploro il rapporto tra felicità e sorellanza ispirata dalle divinità benefice rappresentate dallo scultore Antonio Canova, strette in un abbraccio tra sorelle che esprime tenerezza e complicità. #artoninstagram #creativeprocess #nftart #artlover #visualartist #modernartist #artcollection #illustrationdaily #artworkoftheday #artcollectors #artexhibition #canova #reggiacarditello (presso Fondazione Real Sito di Carditello) https://www.instagram.com/p/CVIApDQg_dF/?utm_medium=tumblr
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Che ne sarà della solitudine
Mauro Portello
E ora che ne sarà della solitudine? Dopo più di un anno di distanziamenti sociali e clausure, oltre centomila morti (ad oggi quasi tre milioni nel mondo), e tanta angoscia perché non è ancora finita, che ne sarà del sentimento costitutivo della solitudine? Vorremo continuare a scegliere di stare da soli, accetteremo ancora una società che ci spinge a vivere tra gli altri ma non con gli altri? L’individualismo, figlio malato della solitudine, sarà di nuovo una categoria fondante dei nostri comportamenti?
Nell’epoca in cui stiamo vivendo la solitudine è un problema sociale prioritario. In certi Paesi si è ormai da tempo pensato di istituzionalizzarlo facendone il contenuto esclusivo dell’impegno di Ministeri dedicati. La soglia d’allarme è evidentemente stata superata nel momento in cui si è affermata una sorta di “solitudine a una dimensione”, tutta euforica. Costruendo una “comunità” fatta di individui “profilati” per un’esistenza di prestazioni-che-producono-guadagno-che-porta-felicità (vedi qui gli articoli Il sale della solitudine e Happycracy. Socrate contento o maiale soddisfatto), abbiamo trasformato i nostri Sé in qualcosa da poter persino mettere in vendita, sotto forma di stili di vita definiti da altri. Nei rapporti personali stessi seguiamo la logica delle opportunità, della convenienza, della libertà assoluta dai legami, in uno scenario in cui, per dirla con lo psicoanalista, “tutto è revocabile, dove anche le identità possono essere indossate e dismesse come un abito, nessuna identità esprime più il senso e la storia di una vita che fa riferimento a un mondo comune, rassicurante e durevole.” (Umberto Galimberti, Critica all’individualismo, Repubblica-D, 11.04.2021)
Abbiamo orientato all’esterno le nostre vite e l’esteriorità è divenuta la dimensione prevalente a scapito della capacità di stare con noi stessi. E la rinuncia all’introspezione è il prezzo altissimo che abbiamo pagato: ora viviamo nell’epoca delle “intimità fredde”, secondo la definizione che ha usato tempo fa Eva Illouz (Intimità fredde, Fertrinelli, 2007). Il gioco equilibrato tra la paura dell’esclusione sociale e il sano bisogno di isolarsi di tanto in tanto per dialogare con se stessi si è complicato, la rete ne ha confuso i contorni se non lo ha addirittura scardinato. La solitudine del singolo è divenuta monadica perché perfettamente inserita nel sistema di consumo o, per chi non è integrato, è diventata un vero abbandono al proprio destino di emarginazione materiale, senza vie di fuga o salvezza nell’interiorità. Diciamo che questo è l’esito ultimo di un lunghissimo percorso storico e non è molto confortante. È difficile vederlo come il frutto di una evoluzione in senso progressivo perché la solitudine, che per millenni è stata una delle nostre caratteristiche psico-sociali fondanti, è diventata, sotto forma di individualismo, alienandosi da noi, una oggettività addirittura merceologica. Come dire, il fordismo che produce il postfordismo.
Di nuovo: ma adesso, dopo la pandemia, che ne sarà della solitudine? Di questa solitudine così come l’abbiamo realizzata? Credo che ricostruirne le vicende nel tempo sia forse l’idea migliore per provare a immaginarne un futuro. Certo, quando si tratta di sentimenti umani bisogna stare sempre molto attenti a parlarne, da ogni punto di vista: sono troppo ambigui, fluttuanti, cambiano nello spazio e nel tempo per la semplice e fondamentale ragione che gli esseri che ne sono portatori sono vivi. Se poi se ne vuole fare la storia le cose diventano ancora più complesse: qual è la soglia di oggettività raggiungibile nella ricostruzione storica di un sentimento? Oggi, ad esempio, noi possiamo contare su una vita media molto più lunga, di fronte a questo è naturale pensare che anche la nostra “abilità di sentire” stia subendo una qualche trasformazione rispetto al passato. Quindi quelle dei sentimenti non possono che essere storie di ambiguità, meglio, di ambivalenze.
Di sicuro tra i sentimenti umani la solitudine è tra i più rappresentativi, molto adatto a raccontarci quanto e come gli individui si misurino con “l’altro” e a darci, come vedremo, delle chiavi di lettura della nostra contemporaneità. Ben venga dunque la Storia della solitudine (Neri Pozza 2021) di Aurelio Musi, uno studio che ci fa vedere nitidamente come sia cambiato questo sentimento, come la solitudine abbia risentito dei mutamenti delle società in generale, e in modo più radicale, per un’accelerazione progressiva, nel corso degli ultimi duecento anni.
La solitudine, dice lo storico, è qualcosa che appartiene agli uomini, non agli eroi: questa è la lezione che nel V secolo a.C. arriva dalle tragedie di Euripide. E’ un sentimento che sta dentro al perimetro del quotidiano non dell’oltre umano, è parte costitutiva della natura umana. Mentre per gli eroi di Eschilo e Sofocle era un castigo degli dei, con Euripide è l’uomo che nel momento in cui assume su di sé il destino, il dolore, e la solitudine conquista “i veri requisiti di una condotta eroica”. Questo fa dire a Nietzsche che “la solitudine è l’essenza della tragedia greca”. Nel mondo romano è un continuo oscillare della solitudine fra condizione di negatività e condizione di positività. Seneca mette in guardia dalla solitudine, ma vede nel ritiro dell’otium un’affermazione di autentica libertà, un’occasione di perfezionamento della vita interiore, e un rimedio alle socialità ripetitive della vita mondana.
Nell’era cristiana Agostino coniuga la vicenda umana a quella divina, l’uomo non è più solo, ciò che fa è sempre e comunque “la realizzazione della missione divina”. E tuttavia, scrive l’autore riprendendo Heidegger, la vita rimane un affanno, è ricerca del piacere e comporta l’insicurezza della decisione, la solitudine. Di nuovo l’oscillazione dal positivo al negativo. Come in Petrarca, precursore della modernità, che si ritrae dal “mercato” del mondo per dedicarsi a sé, ma consapevole dei limiti della sua solitudine. Così sarà, nel Cinquecento, la concezione della solitudine come necessaria e allo stesso tempo insidiosa di Montaigne e di Pascal. E per Robert Burton (Anatomia della malinconia, 1621) la solitudine non sarà che il sintomo della malinconia. Secondo Musi è con Burton che “la beata e maledetta solitudine entra nel labirinto della malinconia, in un regime di ambiguità che è all’origine dell’inquietudine dell’uomo moderno e dell’oscillazione tra delirio e delizia”.
Nel Seicento si esplicita la natura psichica del sentimento della solitudine. È il momento della nascita della nostra sensibilità contemporanea, in cui la solitudine appare più un sintomo che uno status. Il Barocco, dice l’autore, “la civiltà dell’apparenza, dell’artificio, della simulazione e della dissimulazione”, ci porta “nella malinconica solitudine o nella solitaria malinconia, stadio preliminare verso la disperazione e la catastrofe”. Il 1656 è l’anno di fondazione dell’Hôpital Général di Parigi dove si pensava di poter rinchiudere poveri e folli per ripulire la società, un evento che per Michel Foucault costituisce una vera cesura epocale. La solitudine finisce per essere considerata la condizione umana tout-court, come dimostra Don Chisciotte, opera a cui Musi dedica uno dei suoi capitoli più belli. L’esistenza solitaria immersa nel tormento psicopatologico di Jean-Jaques Rousseau (1712-1778) ne sarà una ulteriore, emblematica testimonianza. Per Giacomo Leopardi, che vive nell’epoca del regresso storico della Restaurazione, l’uomo moderno è disilluso dal potere politico, dalla nazione-patria e sperimenta una “solitudine di ritorno” in cui la riconquista interiore di sé diviene l’alternativa a una società “della miseria e del vuoto”. Scrive nello Zibaldone: “L’uomo disingannato, stanco, esperto, esaurito, nella solitudine appoco appoco si rifà, recupera se stesso, ripiglia quasi carne e lena, e più o meno vivamente, a ogni modo risorge”.
“O beata solitudo, o sola beatitudo!”, scriveva il poeta Corneille Muys nel 1566, una specie di motto ineffabile, un chiasmo che è un nodo inscindibile nel quale il sentimento della solitudine sembra racchiuso, ancora oggi. Questo è forse il punto cruciale: nel momento in cui la solitudine è stata cristallizzata in una dimensione prevalente, quella dell’esteriorità, si è smarrita la componente interiore che rende fertile questo sentimento. Forse è questo il necessario passaggio che dovremmo recuperare: la dimensione di loneliness dovrebbe sempre accompagnarsi a quella di solitude, per usare l’utile distinzione linguistica degli inglesi, ossia il senso di emarginazione e isolamento con la capacità di stare con noi stessi. Come dire, proprio l’oscillare tra la negatività e la positività può ridare di nuovo l’equilibrio per stare nel mondo. Un movimento che deve riprendere perché è nel muoversi che gli uomini trovano stabilità.
In questa condizione di “solitudine di massa” spesso la persona si sente estranea al punto, insopportabile, di non riconoscere nemmeno se stessa. Diceva Hannah Arendt nel 1951 (sembra tanto tempo fa, ma non è così): “quel che rende l’estraneazione così insopportabile è la perdita del proprio io, che può essere realizzato nella solitudine, ma confermato nella sua identità soltanto dalla compagnia fidata e fiduciosa dei propri simili”. È un pensiero contenuto ne Le origini del totalitarismo che giustamente Musi ritiene “la riflessione più compiuta e matura sulla solitudine, adatta anche ad affrontare la questione nella nostra vita e attualità contemporanea”.
Poi venne la pandemia… Non riesco a immaginare metafora più potente per la pandemia della nave, la portacontainer Ever Given, che con la sua abnormità nel marzo scorso ha letteralmente bloccato i traffici commerciali del pianeta mettendosi di traverso nel canale di Suez. Un tappo! Una nuova pressione nelle vene del mondo che costringe tutti i sistemi cardiaci a rivedere e ridimensionare le loro potenzialità. Per ora, in attesa di un’altra concretezza, non si può andare molto oltre le metafore. Anche per la solitudine: disincagliarsi e riprendere a muoversi.
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The Legends
"Even if I have to kill my way through the Underworld, I will still get you back."
Una ragazza ingenua e onesta di nome Zhao Yao salva il Figlio del Re Demone, Mo Qing, dalle grinfie delle Sette Immortali che vogliono condannarlo a morte. Dopo che il nonno muore per riuscire a farla scappare, Zhao Yao apre gli occhi sull’ipocrisia del mondo, fonda una sua Setta e si prende la sua vendetta sigillando il corpo della Divinità Aurea Mingxuan. Per acquistare più poteri tenta poi di impadronirsi della spada Wanjun, ma rimane vittima di un’imboscata e perde la vita, convinta che Mo Qing sia dietro l’inganno. Cinque anni dopo torna in vita grazie all’aiuto inaspettato di Qin Zhi Yan, una ricca ragazza proveniente da una delle Sette Immortali con cui Zhao Yao è costretta a collaborare visto che ne assume magicamente l’aspetto. Torna alla sua Setta, e scopre che Mo Qing ne è diventato il leader. Piena di rabbia, giura di ucciderlo. Il tempo le farà vedere il silenzioso Mo Qing in modo diverso, le sue convinzioni vacilleranno, e la bella e impetuosa Zhao Yao metterà in discussione tutto quello in cui credeva.
Perché non ho sentito parlare prima di questo drama??? Perché mi è piaciuto tantissimo ed è di certo uno dei miei preferiti di quest’anno, so già che si porterà a casa alcune categorie nel quiz finale. Beh, forse non è così conosciuto come meriterebbe perché la storia viene narrata lungo la bellezza di cinquantacinque episodi, e immagino che quando qualcuno si trova davanti un numero del genere non è esattamente spronato a cominciare.
Ma a me questi innumerevoli episodi non hanno fermato per niente, anzi forse mi hanno addirittura entusiasmato, perché Arsenal Military Academy mi ha fatto talmente tanto innamorare di Xu Kai e Bai Lu - di loro due come attori, della loro bellezza, della loro fantastica chimica, insomma quasiasi cosa - che appena ho scoperto l’esistenza di questo drama con loro due insieme di nuovo, sono scoppiata di felicità e mi ci sono subito buttata.
Ho guardato The Legends nell’arco di un mesetto circa. e la prima cosa che mi sento di dire è che questo drama poteva davvero diventare il nuovo The Untamed, sia per me a livello personale che per il grande pubblico.
Voglio dire, è ovvio che The Legends non avrebbe potuto davvero conquistarmi quanto The Untamed, perché TU è semplicemente inarrivabile, ma fin dal primo episodio le vibrazioni che mi hanno ricordato TU sono state parecchie.
Non inizio nemmeno ad elencare le circostanze, gli eventi e le caratteristiche caratteriali dei personaggi simili a quelli di The Untamed, perché sono troppi e sarebbero spoiler.
Ma cosa intendo quando dico che The Legends “poteva diventare il nuovo TU”? Perché parlo al passato? E’ evidente che qualcosa non ha funzionato. Che cosa?
Ci sono alcuni aspetti in cui The Legends regge molto bene il confronto con The Untamed o addirittura risulta superiore, come per esempio per i costumi o gli effetti speciali (non che ci voglia molto a creare qualcosa di migliore di quella specie di brutto cane gigante spelacchiato @dilebe06). The Untamed poteva vantare alcune bellissime scenografie - Gusu sempre nei nostri cuori - ma The Legends è una meraviglia per gli occhi: ogni singolo set è caratteristico e le inquadrature del mondo fantasy nel quale ci troviamo mi hanno incantata per tutto il tempo.
La colonna sonora di The Untamed rimane la mia preferita, ma The Legends sfoggia una soundtrack epica e bellissima, che va dai toni più potenti e badass, a quelli tragici, e a quelli dolci e romantici.
Anche la recitazione è meravigliosamente ottima, sopratutto quella dei due protagonisti, esattamente come The Untamed. Bai Lu ha fatto un lavoro eccellente nell’interpretare la sua Zhaoyao, un personaggio sfaccettato e che nel corso della storia cambia tantissimo presentando tre diverse evoluzioni: dapprima una ragazza allegra, innocente e spensierata, poi una giovane donna piena di rancore, combattiva e sfacciata, e infine una donna matura, consapevole, che impara ad amare e ad essere amata, che rivede totalmente i propri orizzonti e sogni.
Xu Kai dal canto suo ha dovuto interpretare un personaggio forse più semplice a livello di caratterizzazione, ma che ha comunque richiesto una certa bravura recitativa: il suo amore per Zhaoyao è palese in ogni suo sguardo e gesto, la sua gentilezza mi ha toccato il cuore più volte, ma penso che i momenti di disperazione e quelli in cui deve lottare contro l’essenza demoniaca dentro di lui sono stati quelli in cui ha dato il meglio di sé. Mi ha inoltre molto stupita come sia riuscito a rendere così bene un personaggio così diverso dal Gu Yanchen che interpreta in Arsenal.
Bai Lu e Xu Kai ci regaleranno così tante soddisfazioni nei prossimi anni.
La storia d’amore portata in scena è ricca - nel senso che è proprio stra piena - di angst, proprio come quella di The Untamed. Romantica come sono, adoro le storie d’amore in cui i due innamorati sono destinati a stare insieme, ma ammetto che adoro ancora di più le storie in cui del destino non si fa nemmeno menzione, come in questo caso. Sono due persone le cui strade si incrociano per qualche motivo, si innamorano profondamente - lui per primo ed è fottutamente adorabile, mentre lei per l’80% del tempo NON SE LO MERITA - e lottano contro tutto e tutti, morte compresa, per stare insieme.
Lottano anche con se stessi, con gli errori del passato, le incomprensioni, le occasioni perse, con le proprie paure e gelosie. Una coppia che affronta mille sfide e pericoli, che impara a conoscersi e a combattere insieme, il tutto in un arco temporale di quindici anni. Non dirò come va a finire, ma al di là di quello è una storia costruita bene, una storia romantica, triste e tormentata, e in un mondo di drama in cui spesso non è ben chiaro per quale motivo i personaggi si innamorano o sembra che si mettano insieme in modo forzato, ho adorato come siano ben chiari i motivi che portano Lu Zhaoyao e Mo Qing a innamorarsi l’uno dell’altra.
Impossibile battere la Wangxian, ma The Legends mi ha regalato una stupenda storia d’amore.
Venendo ai personaggi, nel mio cuore Wei Wuxian e Lan Zhan avranno sempre un posto specialissimo, e obiettivamente parlando sono davvero due gran bei personaggi. I protagonisti di The Legends fanno la loro bellissima figura, e ammetto che me li hanno ricordati tanto. Lu Zhaoyao è praticamente una Wuxian versione femminile - sarà per questo motivo che l’ho adorata così tanto? Chi sa. Cioè, ovviamente non è esattamente uguale a Wuxian, ma il modo in cui muore e ritorna in vita, certi suoi modi di fare, la fondazione di una setta odiata da tutti, non hanno potuto fare a meno di ricordarmelo. E l’amore silenzioso, incrollabile e fedele di Mo Qing mi ha ricordato tanto quello di Lan Zhan.
Per quanto mi riguarda, sono due protagonisti assolutamente promossi.
Per quanto riguarda i personaggi secondari invece, qui è dove The Legends non è riuscita assolutamente a sostenere il confronto con The Untamed. The Legends, come qualunque drammone cinese, è piena di personaggi e storyline diverse, e pensavo che, come in molti altri casi, tutti questi personaggi, se costruiti bene, potevano essere uno dei punti di forza della serie. Ma la verità è che, a conti fatti, i personaggi secondari di TL sono semplicemente carini. Sono caratterizzati bene, per carità, e anche le storyline che li riguardano trovano tutte il loro spazio, ma siamo ben lontani dalla bellezza di TU, dove i personaggi riuscivano a lasciare un potente segno anche se presenti in sole tre o quattro scene - Signora Yu sempre nei nostri cuori @dilebe06.
Attenzione: non sto dicendo che i personaggi secondari di TL fanno schifo, dico solo che sono meno belli di quelli di TU. La storia d’amore di Sima Rong e Yue Zhu ad esempio, è sì tragica, ma anche abbastanza banale.
Ci sono tuttavia alcuni personaggi che mi sono piaciuti molto e che voglio citare perché ritengo essere i più validi. Prima su tutti Zhi Yan, l’alter ego di Zhao Yao per metà serie: un personaggio che compie una bella evoluzione da ragazza ingenua, superficiale e spaventata, a donna forte, indipendente, sensibile, saggia e consapevole. Non solo uno dei migliori personaggi della serie, ma anche una delle migliori interpretazioni da parte dell’attrice Shane Xiao, che è riuscita a interpretare due personaggi molto diversi tra loro in modo splendido.
C’è poi Jiang Wu, il coglione della serie a cui io non avrei dato due lire e che è finito per essere uno dei miei personaggi preferiti. Sborone, antipatico, ambizioso, astuto, infido - mai fidarsi di lui come alleato - nel corso della storia trova il suo perché e a mio parere spacca di brutto. Un personaggio di cui ci viene svelata la provenienza, ci viene mostrata la cattiveria, e ci vengono raccontati i suoi sentimenti e i suoi lati più umani in un modo che ti portano ad empatizzare anche per lui e magari anche ad amarlo (sì, io l’ho amato, non me ne vergogno).
La parte più bella di Jiang Wu è stato il suo amore per Zhao Yao, che io non credevo credibile ma che mi ha stupita non poco, non dico altro.
Nota di merito per Gu Han Guang, il medico tsundere della serie, che passa il 90% del tempo a sclerare dietro al lead minacciando di non curarlo più perché invece di riposarsi continua a farsi male, ma che alla fine è sempre al suo fianco a fasciargli le ferite ogni santa volta. Per non parlare di quando guarda schifato i due lead che fanno i piccioncini quando lui è il primo a fare il sentimentale e a guardare con occhi a cuore la sua amata. Mi ha sempre fatto morire dalle risate.
È ora dei villain, e qui andiamo bene. Paragonarli con The Untamed è inutile, perché Jin Guangyao e Xue Yang sono dei mostri, ma ho adorato Liu Su Ruo, la mia “cattiva” preferita della serie. La metto tra virgolette perché una delle cose più belle di The Legends è che i personaggi sono tutti molto grigi, con pregi e difetti, che compiono errori e anche delle belle azioni, che provano emozioni molto umane.
Non so se sia piaciuto a tutti, ma ho adorato come si siano presi del tempo per raccontare la storia d’amore tra Su Ruo e Mingxuan. Anche se sono i cattivi della serie, perché non mostrarci il loro lato più amabile e dolce? Anche se sono quei personaggi che i protagonisti dovranno sconfiggere per completare la storia, rimangono comunque degli esseri umani con cui si può anche empatizzare.
Su Ruo fa cose orribili per risvegliare quello che per metà del tempo è il bell’addormentato della serie, non guarda in faccia nessuno, uccide persone, diventa egoista, ma allo stesso tempo ci viene mostrato che sa essere anche giusta e comprensiva. Le cattive azioni che compie non la rendono un mostro umano, in fondo stiamo parlando dell’uomo che ama, del marito con cui vorrebbe felicemente passare la vita e che invece è costretta a guardare mentre dorme un sonno dal quale forse non si risveglierà mai. E comunque devo farle i complimenti per la perseveranza e la fedeltà, non tutti avrebbero avuto la forza e la pazienza di aspettare così a lungo: il suo era vero amore.
The Legends è pieno di storie d’amore - tutte molto tragiche perché il #maiunagioia deve sempre regnare sovrano - e mi sto accorgendo proprio ora che sono tutti amori veri, forti, potenti, che spingono le persone a fare qualsiasi cosa e a sopportare qualsiasi dolore.
Abbiamo poi la capitana Lin, la seconda cattiva femminile della storia e second lead poraccia della situazione, che è l’eccezione che conferma la regola. Sì, poraccia perché non c’è altro modo per definirla. Ammirevole la sua lealtà verso Mo Qing, mi cade però in basso quando si offende e si definisce delusa nel momento in cui lui in modo molto onesto non ricambia il suo amore. Semplicemente patetica negli ultimi episodi.
Cambiando argomento, mi sono resa conto scrivendo che The Legends manca di una dinamica per me molto importante: una parte politica entusiasmante e gioco del trono. In The Untamed quest’ultimo era giocato in modo feroce dal quel genio del male di Jin Guangyao - le sue fossette assassine sono indimenticabili - e la questione dei sopravvissuti Wen aveva davvero colorato le cose. Anche qui si parla di ipocrisia e di cosa è bianco e cosa è nero, ma la questione rimane abbastanza sul generale: mentre quella di Wei Wuxian era una lotta sociale, quella di Zhao Yao è più una battaglia personale di una ragazza ferita e desiderosa di vendetta.
Praticamente inesistente poi il gioco del trono all’interno delle Sette Immortali. L’unico che fa l’ambizioso della situazione è Jinxiu, che io speravo fosse il nuovo Nie Huaisang ma che non è riuscito a conquistarmi. Più interessante invece la questione del leader della Setta Wan Lu: una setta fondata da Zhao Yao ma di cui Mo Qing ha più palesi capacità per occuparsene. A una certa si fa avanti pure l’ambizione di Jiang Wu, e ammetto che in questo frangente le cose si sono fatte davvero divertenti. Senza spoilerare, dico solo che alla fine mi è piaciuto molto vedere quel personaggio sedere su quel trono.
Ho scoperto che Legends è tratto da una novel, come il 90% delle serie cinesi a quanto pare, e intendo leggerla. Ho letto in un commento che la serie ha reso i due protagonisti più deboli, a livello di poteri, rispetto alla controparte cartacea, dove lui era praticamente sempre invincibile e anche lei era super potente. Se ciò è vero, apprezzo moltissimo la scelta del drama di averli indeboliti, rendendoli quindi più vulnerabili e facilmente attaccabili, perché non vado molto d’accordo con i personaggi costantemente over power. E poi, sai, qualunque motivo è buono per aumentare un po’ l’angst XD.
Di cose da dire ce ne sarebbero ancora molte, ma non ho più la voglia per dilungarmi. Solo un paio di appunti ancora.
Sono molto contenta perché The Legends mi ha regalato due buone bromance: la più bella e la più importante quella al femminile tra Zhao Yao e Qin Zhi Yan, e quella molto carina tra lo tsundere Gu Han Guang e il suo lontano compagno di Setta Jiang He.
La mia considerazione sul finale: senza rivelare nulla, posso dire che mi è piaciuto come è andata a finire, ma non il modo in cui l’hanno messo in scena. Avrei gradito un montaggio più comprensibile.
The Legends rimane un drama molto godibile, tragico, romantico, che parla di amore, di amicizia, di vendetta, delle scelte che facciamo e le loro conseguenze, i cui cinquantacinque episodi non risultano mai pesanti grazie a un ottimo mix di romanticismo, tragedia, un po’ di divertimento, tensione e combattimenti.
Punteggio: 8.2
Volevo chiudere il commento con la parte senza spoiler, ma non ce la faccio. Ci sono due o tre appunti che mi devo togliere, tipo sassolini nella scarpa.
Voglio innanzitutto dire che ho adorato Zhao Yao, un personaggio grigio e sfacettato, ma mi ha fatto porconare non poco per oltre metà del tempo per il suo atteggiamento verso Mo Qing. Lo odia, lo vuole uccidere, lo manda in missioni altamente pericolose, sposa un altro perché preferisce la vendetta sull’amore (minchia i santi che ho tirato giù in quella scena), lo inganna fingendosi un’altra e prova pure a sedurlo, gli sparisce davanti agli occhi - facendo letteralmente puff - rischiando di farlo morire di crepacuore, e manco ricorda di aver passato una notte di passione con lui.
E lui non è che a un certo punto perde la pazienza, la manda a quel paese, o si arrabbia. Lui continua ad amarla profondamente, fedelmente, e la aspetta. Quest’uomo è un santo.
Battute a parte, riconosco che Zhao Yao ha sempre avuto le sue ragioni, e poi devo ammettere una cosa: Mo Qing l’avrà amata moltissimo, ma dopo che ha capito di essere innamorata anche Zhao Yao ha amato tantissimo lui, in modo altrettanto profondo e fedele. Ci vuole una grande forza d’animo e devi nutrire un vero amore se rimani al fianco dell’uomo che ami anche quando lui sta male e ha le sue crisi, anche quando diventa addirittura pericoloso. Un’altra avrebbe potuto abbandonare Mo Qing, soprattutto quando perde il controllo dell’essenza demoniaca e uccide le sue guardie. Voglio dire, avrebbe potuto uccidere la stessa Zhao Yao. Quindi l’ammiro molto per aver avuto il coraggio di essere rimasta al suo fianco, anche nei momenti più difficili.
Se questo non è vero amore non so cosa sia.
Ed è qui che mi collego alla seconda cosa che voglio dire. Quella di Zhao Yao e Mo Qing è una bellissima storia d’amore, ma dopo che l’amore scoppia più o meno a metà serie, i due diventano due piccioni che tubano: guardano la luna, parlano di stelle, e si dicono cose altamente sdolcinate. Ho proprio sentito il miele colare da tutte le parti.
Ora, la situazione era comunque piena di angst per via del problema di lui dell’essenza demoniaca e la presenza minacciosa del cattivo, e le loro scene romantiche non sono state troppe, quindi non sono mai risultati noiosi, ma c’è una cosa che voglio ammettere.
Jiang Wu è stato uno splendido second lead. Il dono del suo cuore e il sacrificio della sua stessa vita mi hanno colpito molto. Il rapporto tutto “sale e pepe” tra lui e Zhao Yao mi è piaciuto molto, e la scena di loro che scherzano e ridono insieme è stata davvero carina.
SÌ, IO UN PO’ LI HO SCIPPATI.
MO QING PERDONAMI.
L’ultima cosa che voglio puntualizzare riguarda il finale. Sono contenta del lieto fine, ma non del modo in cui ci siamo arrivati. Pensavo di essere stupida io, invece tantissimi commenti che ho letto hanno lamentato la poca chiarezza delle sequenze negli episodi finali.
Perché creare un montaggio così incasinato? E non ho davvero capito il senso della scena della visione in cui loro due combattono nella grotta e lei “per sbaglio” lo uccide. Era per farci vedere come sarebbero potute andare le cose se lui si fosse lasciato dominare dall’essenza demoniaca? Ma siccome non sarebbe successo, l’ho trovata una scena un po’ fine a se stessa e più che altro per far soffrire lo spettatore. E ammetto che ci sono riusciti: ho pianto disperatamente per dieci minuti.
La sera in cui ho finito il drama ho scoperto che il regista è lo stesso di The Untamed.
TUTTO TORNA.
La storia d’amore piena di angst, i parallelismi tra le due serie, la somiglianza tra Zhao Yao e Wuxian, il finale incasinato: tutto torna.
A quanto pare i finali incasinati sono il marchio di fabbrica di questo regista XD.
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