#Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione
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Grande successo nella Sala Giunta del CONI per l’intesa fra il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e la Fondazione Italian Digital Hub. Anticipate anche una serie di iniziative 2024 per festeggiare il trentennale del CNIFP. Mercoledì 31 gennaio 2024 a Roma, presso la Sala Giunta del Coni al Foro Italico, ha avuto luogo la Conferenza stampa di presentazione della Convenzione tra il Comitato Nazionale Italiano Fair Play (CNIFP), la Fondazione Italian Digital Hub (IDH) e l’Associazione Prestatori Servizi di Pagamento (APSP). Il titolo dell’evento, “Digital Fair Play”, faceva riferimento alla necessità di supportare in maniera etica anche lo sviluppo degli ecosistemi digitali. Italian Digital Hub, presieduta dal Prof. Maurizio Pimpinella, nasce con l’obiettivo di fornire servizi di consulenza tecnologici e innovativi a supporto di Aziende, Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, Enti Pubblici, Associazioni di Categoria, al fine di favorire la Digital Trasformation e lo sviluppo dell’imprenditoria con una più forte cultura della competitività e della codificazione di nuovi modelli di business. La Fondazione IDH, in virtù delle varie ed ampie competenze che la compongono, funge quindi anche da centro studi e laboratorio di idee, progetti ed iniziative sul digitale a supporto dell’APSP. Fra i punti salienti sottolineati in conferenza dal Presidente Pimpinella, il raggiungimento - tramite l’intesa con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, Associazione Benemerita del CONI presieduta dal Commendatore Ruggero Alcanterini - di un segnale forte e deciso: i valori dell’etica, della trasparenza e della correttezza sono imprescindibili per lo sviluppo di una società sana e inclusiva, in un mondo sempre più interconnesso e dipendente dalla tecnologia. Parole chiave come “chiarezza”, “protezione dei dati”, “responsabilità”, “impegno collettivo”, “sostenibilità”, “alfabetizzazione digitale”, “promozione di best practise”, “fiducia”, “accessibilità”, “finanza etica” sono state ripetute a più riprese. La trasparenza sancita pertanto come valore fondamentale non solo per proteggere i consumatori, ma per contribuire anche a prevenire frodi e comportamenti scorretti. Si è posto l’accento sul progetto del circuito etico, un vero e proprio sistema in cui digitale, etica e trasparenza mettono le loro caratteristiche a fattor comune per supportare progetti selezionati. Nell‘occasione della firma della Convenzione fra CNIFP e Fondazione IDH, è stata anche colta l’opportunità di presentare la nomina del Presidente Ruggero Alcanterini come Coordinatore del Dipartimento di Digital Fair Play in seno proprio alla Fondazione Italian Digital Hub. L’annuncio è stato dato direttamente dal Presidente Maurizio Pimpinella, che ha espresso grande soddisfazione in virtù delle notevoli competenze ed esperienza di Alcanterini nel supportare una transizione digitale etica della società civile, delle imprese e dei professionisti. Per celebrare il trentennale del Comitato Nazionale Italiano Fair Play che si festeggia quest’anno, il presidente Ruggero Alcanterini ha ritenuto doveroso da parte sua accennare, fra i numerosi spunti di riflessione offerti in conferenza, ad una serie di iniziative in programma, fra cui quelle afferenti il mondo digitale e volte a supportare operatori del settore e cittadini (inclusione digitale), a partire proprio dall’accordo storico con Fondazione Hub e APSP e nell’ottica di una transizione etica della società civile. Ufficializzato anche il dato che il Comitato Fair Play ha appena certificato l'abilitazione dei primi cinquanta Fair Play Manager in Italia, novità assoluta anche nel panorama internazionale, perseguendo una strategia basata sulla formazione di nuove figure professionali atte alla ottimizzazione del fare. Nel corso dell’anno corrente, infine, verranno rafforzati gli accordi col mondo termale e del verde ambientale con gli appuntamenti di Bologna e Milano, tra gennaio e febbraio, passando per San Remo.
E poi Roma Dance in Aprile, Fair Play for Life a giugno, il Meeting Internazionale della Solidarietà a Lignano Sabbiadoro a luglio e poi Oikoumene Meeting Estate ad Ischia a settembre, dopo aver condiviso il World Fair Play Day con il Fair Play for Peace a Bruxelles. Tanti appuntamenti, in sintesi, per mettere in pratica il principio shakespeariano del rispetto delle regole e promuovere il diritto alla gioia. Per tutto il 2024, il Comitato sarà in campo con il motto "L'ITALIA CHE VORREI - L'ITALIA DEL FAIR PLAY." Fra le molte sorprese per festeggiare il trentennale, accennato anche al “WILLIAM Fair Play Shot” creato dal giovane bartender Davide Bersaglini, che verrà adeguatamente lanciato in uno dei prossimi eventi nel calendario del Comitato. Fra gli intervenuti in Sala Giunta, oltre a numerosi giornalisti, alcuni rappresentanti di organismi del mondo associativo a livello nazionale interessati al processo di digitalizzazione del Paese come Antonino Viti, a capo dell’Associazione Italiana di Cultura, Sport e Tempo Libero (A.C.S.I.) e Michela Perrotta, amministratore unico di You Emergency. Fra i presenti, volti noti e meni noti al grande pubblico, ma tutti interessati agli argomenti in scaletta: il Maestro e direttore d’orchestra Marco Werba; il vicepresidente Associazione MOVE, André De La Roche, insieme al presidente Alessandro Alcanterini; Fabrizio Pellegrini in qualità di Consigliere Nazionale Veterani dello Sport. Ad ascoltare la conferenza, alcuni importanti esponenti dall’entourage CNIFP (Roberto Antonangeli, Arturo Ciampi, Vincenzo Di Rubo, Claudio Perazzini); Simona Mazza ufficio stampa ONA; Osservatorio Roma tramite Maria Teresa Rossi. Per parte istituzionale, a rappresentanza simbolica di tutti i Comuni fair play d’Italia, è intervenuto il Sindaco di Loreto Aprutino (PE) Renato Mariotti. Partners dell’iniziativa sono stati Arena Digitale(www.arenadigitale.it), America Oggi Tv (www.americaoggitv.com), Canale Europa TV (www.canaleeuropatv.tv), Radio Leon(www.radioleon.it), Associazione Move.
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L' ITALIA, LA DIGITALIZZAZIONE e il lungo "Black Friday" delle Privatizzazioni di Stato.
L’ ITALIA, LA DIGITALIZZAZIONE e il lungo “Black Friday” delle Privatizzazioni di Stato.
marcello lopez – geopolitical and intelligence analyst – blogger, editor & entrepreneur
Con lo scoppio della pandemia cinese, che ha costretto tutto il mondo al lockdown, l’arretratezza digitale dell’Italia sta emergendo in tutta la sua drammaticità. Il pensiero allora mi corre al progetto SOCRATE (acronimo di Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso TElecom), ideato negli anni novanta da Te…
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#AISCAT (Associazione Italiana delle Società Concessionarie di Autostrade e Trafori)#Alemagna#Antica gelateria del Corso#ASECAP (Association europènne des concessionaries d’autoroutes et d’ouvrages à pèage)#Autogrill#Autovie Venete#Bertolli#Blu (gestore di telefonia mobile)#Carlo Azeglio Ciampi#Cirio#Confindustria Lazio#De RIca#Delegazione italiana della Fondazione Abertis#Ernesto Pascale#Esco#Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione#G.S.-Società Generali Supermercati#Giancarlo Elia Valori#Giuliano Amato#Gruppo Autostrade#GS#Huawei Technologies Italia#IGI (Istituto Grandi Infrastrutture)#International World Group#Italstrade#La Centrale Finanziaria Generale#La Centrale International#Mario Draghi#Milano Tangenziali#Milano-Mare
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COMUNICATO – APPELLO Squarciamo il silenzio che è sceso sui Beni Confiscati e la lotta alle mafie! Le istituzioni spezzino l'inerzia che ha fatto perdere i fondi alla Fattoria Sociale “Meta”
Tra la calura estiva e l'emergenza Covid rischiano di passare sotto silenzio attentati incendiari e responsabilità burocratiche, che entrambe distruggono anni ed anni di lavoro delle associazioni sui terreni confiscati al Clan dei Casalesi.
Prima la messa a fuoco di diversi ettari di grano nella masseria Abbate, poi l’incendio nella “Balzana” a Santa Maria la Fossa, ora l'incendio ai capannoni dell'Euromilk a San Marcellino, ma anche, come se non bastasse, la revoca di 1.400.000 euro per “La fattoria Meta per l’accoglienza e l’integrazione di immigrati” che l’Autorità di Gestione del PON Legalità 2014/2020 del Ministero dell’Interno ha disposto per il Comune di Santa Maria la Fossa.
Inerzia e silenzio costituiscono il terreno in cui le mafie riprendono forza.
“Nero e non solo!” ha realizzato sui terreni confiscati ai camorristi Francesco Schiavone detto Cicciariello e ad Aniello Bidognetti, un impianto elicicolo, per l’allevamento delle chiocciole per scopi alimentari e per l’estrazione della bava.
In dieci anni centinaia di studenti e volontari provenienti da tutt'Italia, durante i campi di lavoro estivi insieme a giovani rifugiati politici accolti dall'associazione, hanno tenuto fertile il terreno e costruito l'impianto che oggi ha appena iniziato a creare lavoro.
Abbiamo scritto al Ministro dell’Interno, al Presidente della Regione Campania, al Prefetto di Caserta, al Sindaco del Comune di Santa Maria la Fossa, alla responsabile dell’Autorità di gestione del Pon legalità 2014-2020 e al presidente di Agrorinasce, che nel 2011 affidò i terreni all'associazione.
Il progetto “Fattoria Meta” prevedeva la costruzione di una fattoria sociale e la riqualificazione dell’intera area affidata all’associazione. Un progetto innovativo sul piano della sostenibilità ambientale e architettonico sviluppato da un gruppo di architetti vincitrici di un concorso pubblico. Il Comune di Santa Maria La Fossa, una volta realizzata la fattoria, ne sarebbe stato il proprietario.
Oggi la delusione è fortissima. In questi ultimi anni la fattoria “Meta” ha rappresentato il sogno che poteva diventare realtà, il possibile segno concreto del riscatto di un intero territorio.
La fattoria avrebbe portato a compimento gli investimenti che l’associazione ha già realizzato attraverso i finanziamenti della Fondazione con il Sud, la Chiesa Valdese, il 5 per mille e i contributi dei volontari che hanno partecipato ai campi e dei fondi raccolti dallo Spi CGIL per le attività dal 2011 ad oggi.
Più di 80.000 euro, senza considerare gli anni di impegno volontario profusi in questi ultimi 9 anni.
Lo abbiamo fatto, con la consapevolezza che per cambiare le cose non sarebbero bastati i proclami ma che fosse necessario, sporcarsi faticosamente le mani nella terra e sotto il sole.
Abbiamo realizzato i campi della legalità “Terra di lavoro e dignità”, con l’ARCI Nazionale in collaborazione con lo Spi, la CGIL e tante altre organizzazioni locali e nazionali, facendo conoscere la storia, le difficoltà ma anche la ricchezza, la dignità e la voglia di riscatto del nostro territorio, a centinaia di giovani e adulti di diverse parti d’Italia.
Senza la fattoria Meta, non avremo più il laboratorio per l’estrazione e la trasformazione della bava di lumaca, il ricovero degli attrezzi agricoli, la possibilità della guardiania, l’accoglienza dei lavoratori stranieri, gli spazi didattici per i percorsi di educazione alla legalità.
Nero e non solo! da quasi 30 anni è impegnata nella provincia di Caserta per promuovere i diritti degli immigrati per una società aperta e giusta. In tutti questi anni il dialogo interculturale, la lotta alla tratta degli esseri umani e allo sfruttamento lavorativo e sessuale sono stati al centro del nostro agire quotidiano. Nove anni fa ci siamo assunti la responsabilità di costruire su terreni confiscati un’esperienza di antimafia sociale per coniugare il rispetto dei diritti dei braccianti agricoli, l’agricoltura sociale e l’educazione alla legalità.
In questi giorni ci siamo più volte chiesti:
A cosa sono servite le migliaia di ore di impegno sotto il sole, il sudore e la fatica di tanti volontari, di centinaia di giovani provenienti da tante città d’Italia e non solo?
A cosa sono serviti gli sforzi economici per provare a dare una opportunità, un futuro ai giovani braccianti rifugiati?
A cosa sono serviti gli sforzi compiuti per ripristinare i danni dovuti ai danneggiamenti, furti, incendi dolosi, di cui siamo stati vittime sul terreno in questi anni?
NO! Non possiamo accettare questo epilogo.
Non lo possiamo accettare, soprattutto, perché questa non sarebbe solo una nostra sconfitta ma di tutte le persone della società civile che lottano e si impegnano quotidianamente contro le mafie, il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti.
La perdita di questo finanziamento rappresenta una sconfitta non solo per Santa Maria la Fossa, ma per tutta la provincia di Caserta.
Un’altra opportunità persa per la provincia di Caserta, già martoriata da mille problemi.
Chiediamo alle istituzioni e agli enti coinvolti di compiere il massimo sforzo per risolvere questa situazione, recuperare il finanziamento e realizzare l’opera.
Abbiamo incontrato la Prefettura ed il Comune di Santa Maria La Fossa sollecitandoli a fare il possibile per recuperare il finanziamento. Siamo ancora in attesa di una risposta positiva.
Chiediamo alle persone, agli operatori dell'informazione, alle organizzazioni del lavoro e al terzo settore di essere al nostro fianco per spingere le istituzioni e la pubblica amministrazione a non abbandonare l'impegno sui beni confiscati.
NON TORNEREMO AL PASSATO E OGNI GIORNO CONTINUEREMO A COMBATTERE AFFINCHE’ LA NOSTRA PROVINCIA SIA “TERRA DI LAVORO E DIGNITÀ”.
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I social media diffondono teorie complottiste e bufale sulla pandemia
La difficile lotta a bufale e teorie complottiste sul coronavirus. Gruppi di scienziati seguono la diffusione delle false informazioni riguardo a COVID-19 su mezzi di comunicazione e social network nella speranza di riuscire a contenerla, perché in una crisi sanitaria globale bufale e teorie complottiste non si limitano a trarre in inganno, ma potrebbero essere anche questione di vita o di morte. Nei primi mesi del 2020, in rete sono spuntate sfrenate teorie complottiste su Bill Gates e il nuovo coronavirus. Secondo una di queste il miliardario Gates, cofondatore della Microsoft e filantropo che ha finanziato progetti per trovare terapie, vaccini e tecnologie con cui affrontare il virus, in realtà è il suo creatore. Stando a un’altra teoria l’ha brevettato, mentre una terza sostiene che usi i vaccini per tenere sotto controllo le persone. Le tesi false hanno proliferato silenziosamente tra i gruppi predisposti a diffondere il messaggio: persone contrarie ai vaccini, alla globalizzazione o alle violazioni della privacy permesse dalla tecnologia. Poi una è arrivata al grande pubblico.
Manifestazione a Washington contro il lockdown con la partecipazione di no-vax (© Science Photo Library / AGF) Il 19 marzo il sito web Biohackinfo.com ha sostenuto erroneamente che Gates prevedesse di usare un vaccino per il coronavirus come stratagemma per monitorare le persone iniettando loro un microchip, o attraverso un software spia basato su punti quantici. Due giorni dopo, su YouTube un video dedicato a questa idea ha cominciato ad attirare traffico, fino a sfiorare i due milioni di visualizzazioni. L’idea è arrivata a Roger Stone – ex consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che ad aprile ha discusso la teoria in un programma alla radio, aggiungendo che non si fiderebbe mai di un vaccino contro il coronavirus finanziato da Gates. Di questa intervista ha parlato il “New York Post”, che non ha smentito la tesi. Così su Facebook l’articolo ha ricevuto like ed è stato condiviso o commentato da quasi un milione di persone. “È una prestazione migliore rispetto a gran parte delle notizie sui media mainstream”, spiega Joan Donovan, sociologa della Harvard University a Cambridge, in Massachusetts. Donovan sorveglia il percorso di questo pezzo di disinformazione come se fosse un’epidemiologa che segue la trasmissione di un nuovo virus. Come nel caso di un’epidemia, in alcuni momenti avviene un “super-contagio": dopo che il "New York Post" ha trasmesso la notizia, varie figure di spicco, con quasi un milione di follower su Facebook, hanno postato a loro volta commenti allarmati, come se la storia di Gates che progetta vaccini per tracciare le persone fosse vera. Le teorie complottiste su Gates fanno parte di un oceano di informazioni false su COVID-19 che si stanno diffondendo on line. Ogni notizia di grande rilievo è circondata da dicerie e propaganda, ma COVID-19 è "la tempesta perfetta per la diffusione di voci false e fake news", commenta Walter Quattrociocchi, data scientist all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le persone trascorrono più tempo a casa e cercano in rete risposte a una situazione incerta e in rapido cambiamento. "L’argomento è controverso, spaventoso, coinvolgente. Ed è davvero facile per chiunque trovare inform
azioni coerenti con le proprie credenze", continua Quattrociocchi. L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha definito la situazione un’infodemia: "Una sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate, altre no – che rendono difficile trovare fonti attendibili e una guida affidabile". Per gli scienziati che studiano come si diffondono le informazioni, COVID-19 è un oggetto di ricerca ineguagliabile: "Permette di vedere come tutto il mondo segue un certo argomento", spiega Renée diResta dello Stanford Internet Observatory, in California. Al pari di molti altri, si sta prodigando per seguire e analizzare le svariate falsità che circolano: sia la semplici informazioni errate, che però non sono deliberatamente ingannevoli (ovvero la "misinformazione"), sia la cosiddetta "disinformazione", studiata a tavolino proprio per essere fuorviante. In una crisi sanitaria globale le informazioni false non si limitano a fuorviare, ma potrebbero essere questione di vita o di morte se le persone cominciano ad assumere farmaci dall’efficacia non dimostrata, a ignorare le raccomandazioni per la salute pubblica o a rifiutare un vaccino contro il coronavirus, quando sarà disponibile. Studiando le fonti e la diffusione delle informazioni false su COVID-19, i ricercatori sperano di capire da dove arrivano, come si sviluppano e magari anche come far sì che i fatti prevalgano sulle falsità. I ricercatori ammettono che la battaglia non si può vincere del tutto: non è possibile impedire alle persone di diffondere voci infondate. Ma, per dirla con il linguaggio dell’epidemiologia, si spera di trovare strategie efficaci per "appiattire la curva" dell’infodemia, in modo che la cattiva informazione non riesca a diffondersi così lontano e così velocemente. Senza filtro I ricercatori monitorano da anni il flusso di informazioni on line e sanno abbastanza bene come nascono e si diffondono le voci non attendibili. Negli ultimi 15 anni la tecnologia e il cambiamento delle norme sociali hanno eliminato molti filtri che una volta si applicavano all’informazione, come sostiene Amil Khan, direttore dell’agenzia di comunicazione Valent Projects di Londra, che ha lavorato per il governo britannico all’analisi della misinformazione. I propagatori di dicerie, che una volta probabilmente sarebbero rimasti isolati nella propria comunità locale, possono collegarsi agli scettici con idee simili in tutto il mondo. Le piattaforme dei social media che usano sono gestite più per massimizzare il loro coinvolgimento che per promuovere le informazioni basate su prove. Dato che in questi 15 anni la popolarità di quelle piattaforme è esplosa, sono cresciute anche la faziosità politica e le voci scettiche verso l’autorità.
Per studiare l’infodemia attuale, analisti di dati e ricercatori della comunicazione stanno studiando milioni di messaggi sui social media. Un gruppo guidato da Emilio Ferrara, analista di dati all’University of Southern California a Los Angeles, ha pubblicato un insieme di dati provenienti da oltre 120 milioni di tweet sul coronavirus. Manlio De Domenico, fisico teorico alla Fondazione Bruno Kessler di Trento, dove si occupa di ricerca sull’intelligenza artificiale, ha allestito quello che definisce un "osservatorio sull’infodemia", usando un software automatizzato per monitorare ogni giorno 4,7 milioni di tweet su COVID-19. (Il numero effettivo è più alto, ma Twitter non permette al gruppo di seguirne di più.) De Domenico e il suo gruppo valutano il contenuto emotivo dei tweet e, dove possibile, la regione da cui sono stati inviati. Poi eseguono una stima della loro attendibilità in base alle fonti a cui linka un messaggio. (Come molti analisti di dati, per distinguere fonti di notizie e affermazioni attendibili da quelle non attendibili si affidano al lavoro di fact-checking svolto da giornalisti.) Analogamente, a marzo Quattrociocchi e i suoi colleghi hanno presentato un insieme di dati relativi a circa 1,3 milioni di post e 7,5 milioni di commenti su COVID-19 provenienti da varie piattaforme di social media, tra cui Reddit, WhatsApp, Instagram e Gab (noto per la sua utenza di destra), dal primo gennaio a metà febbraio. Uno studio del 2018 ha indicato che in genere su Twitter le notizie false circolano più velocemente di quelle vere. Ma nel caso di questa pandemia – spiega Quattrociocchi – non è sempre così. Il suo gruppo ha seguito alcuni esempi di notizie su COVID-19 vere e false – in base alla loro classificazione su siti di fact-checking – e ha scoperto che su Twitter i post attendibili e quelli falsi ricevevano lo stesso numero di reazioni. Si tratta di un’analisi preliminare, non ancora sottoposta a peer review.
Ferrara afferma che, nei milioni di tweet sul coronavirus comparsi a gennaio, il dibattito non era dominato dalla misinformazione. All’inizio della pandemia gran parte della confusione dipendeva da incertezze scientifiche fondamentali sulla malattia. Le caratteristiche principali del virus, per esempio la sua trasmissibilità e il suo tasso di letalità, si potevano stimare solo con ampi margini di errore. Quando gli scienziati esperti l’hanno ammesso con onestà, spiega il biologo Carl Bergstrom dell’Università dello Stato di Washington a Seattle, si è creato un "vuoto di incertezza" che ha permesso a fonti solo apparentemente attendibili di intervenire pur non avendo un’effettiva competenza. Si trattava – continua Bergstrom – di accademici con poche credenziali in fatto di epidemiologia, o di analisti bravi a maneggiare i numeri ma privi di una conoscenza approfondita della materia di base. Politica e falsità Via via che la pandemia si è diffusa negli Stati Uniti e in Europa – spiega Donovan – le informazioni false sono aumentate. Buona parte del problema è di natura politica. In un briefing per il Parlamento europeo ad aprile è stato detto che la Russia e la Cina stanno "conducendo campagne di informazione parallele, per trasmettere il messaggio di fondo che gli Stati democratici stanno fallendo e i cittadini europei non possono fidarsi dei rispettivi sistemi sanitari, mentre i loro regimi autoritari sono in grado di salvare il mondo". Contribuiscono al caos politico anche i messaggi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e della sua amministrazione: per esempio l’insistenza di Trump nel parlare di coronavirus "cinese" o "di Wuhan", il suo sostegno a "cure" non dimostrate (e perfino rischiose) e l’asserzione del segretario di Stato Mike Pompeo, non suffragata da prove, che il virus provenga da un laboratorio. E non mancano le truffe organizzate: quest’anno – spiega Donovan – sono stati registrati oltre 68.000 domini di siti web con parole chiave legate al coronavirus. Ne ha esaminati alcuni che vendono pseudo-terapie per COVID-19 e altri che raccolgono informazioni personali. Gli algoritmi di ricerca di Google posizionano le informazioni dell’OMS e altre istituzioni sanitarie pubbliche più in alto rispetto a quelle di altre fonti, ma le graduatorie variano in base ai termini di ricerca inseriti. Alcuni siti truffaldini – continua Donovan – sono riusciti ad avvantaggiarsi usando una combinazione di parole chiave ottimizzate e mirate a un pubblico specifico, per esempio a chi ha appena perso il lavoro. Diffusione di obiettivi Molte delle falsità che circolano on line non hanno fonti o intenzioni evidenti. Spesso invece partono dalla mobilitazione di gruppi di nicchia che promuovono i propri obiettivi. Neil Johnson, fisico alla George Washington University a Washington, DC, ha riferito che narrazioni false su COVID-19 prosperano nelle comunità on line di estremisti e gruppi "di odio" di estrema destra, ospitati in piattaforme poco regolate tra cui VKontakte, Gab e 4Chan, così come altre che vanno per la maggiore, per esempio Facebook e Instagram.
Nella conferenza stampa del 23 aprile 2020 Donald Trump ha parlato di ipotetiche cure con disinfettanti (© AGF) Secondo lo studio, un "multiverso di odio" sta sfruttando la pandemia di COVID-19 per diffondere razzismo e altri obiettivi malevoli, trasformando una serie di messaggi inizialmente abbastanza differenti e incoerenti in poche narrazioni dominanti, come l’accusa a ebrei e immigrati di avere creato o diffuso il virus, o l’idea che sia un’arma usata dallo "Stato profondo" per limitare l’incremento demografico. Una caratteristica preoccupante di questa rete è la sua capacità di attirare utenti dall’esterno sfruttando quelli che Johnson e il suo gruppo chiamano link "wormhole". Si tratta di scorciatoie provenienti da una rete dedicata ad argomenti piuttosto diversi. Secondo i ricercatori, il multiverso dell’odio "si comporta come un imbuto globale, in grado di risucchiare le persone da un gruppo mainstream ospitato su una piattaforma che investe notevoli risorse nella moderazione, per indirizzarle su piattaforme meno moderate come 4Chan o Telegram". Di conseguenza – spiega Johnson – iniziano a circolare idee razziste anche nelle comunità no-vax. "L’aumento della paura e della misinformazione su COVID-19 ha permesso a chi diffonde malafede e odio di entrare in contatto con un pubblico di orientamento più convenzionale grazie a un argomento di interesse comune, potenzialmente spingendolo verso idee intolleranti", afferma nell’articolo il suo gruppo. Donovan ha visto emergere strane amicizie negli attacchi a Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. Alcuni gruppi con sede negli Stati Uniti, che spesso pubblicano contenuti di stampo nazionalista bianco, stanno diffondendo vignette razziste su di lui che somigliano a quelle postate da attivisti a Taiwan e Hong Kong. Questi ultimi gruppi da tempo accusano l’OMS di essere collusa con il Partito comunista cinese dato che, come tutte le agenzie delle Nazioni Unite, considera le due regioni parte della Cina continentale. "Stiamo assistendo alla formazione di alleanze insolite", commenta Donovan. Diffusione pericolosa Via via che le informazioni false si diffondono, possono diventare letali. A inizio marzo, su Twitter alcuni imprenditori e investitori nel settore tecnologico hanno condiviso un documento che esaltava prematuramente come antivirale contro COVID-19 la clorochina, un vecchio farmaco antimalarico. Il documento, secondo cui il farmaco aveva ottenuto risultati positivi in Cina e Corea del Sud, è stato ampiamente diffuso prima ancora che il 17 marzo fossero pubblicati on line i risultati di un piccolo studio non randomizzato eseguito in Francia sull’idrossiclorochina, un farmaco simile. Il giorno seguenta Fox News ha dato spazio a uno degli autori del documento originale. E il giorno seguente, a una conferenza stampa Trump ha definito i farmaci "molto efficaci", pur senza prove. Con Google Trends, Donovan ha scoperto che a metà marzo su Google ci sono stati leggeri picchi nelle ricerche di idrossiclorochina, clorochina e chinino; l’aumento più consistente è avvenuto il giorno delle affermazioni di Trump. "Proprio come carta igienica, mascherine e disinfettante per le mani – continua – un prodotto necessario sarebbe andato a ruba." E in effetti da qualche parte è successo proprio così, con preoccupazione di chi assume questi farmaci per curare malattie come il lupus. Gli ospedali hanno segnalato avvelenamenti in persone che hanno subito effetti collaterali tossici di pillole contenenti clorochina, e il farmaco è stato richiesto da un numero così alto di persone affette da COVID-19 che ha bloccato gli studi clinici su altre terapie.
È stato esaminato in particolare il ruolo di Fox News nella diffusione di informazioni false e pericolose. In un sondaggio telefonico effettuato a inizio marzo negli Stati Uniti su 1000 persone scelte a caso, gli studiosi della comunicazione hanno rilevato che i soggetti propensi a informarsi con i media radiotelevisivi e la stampa mainstream avevano conoscenze più precise sulla letalità della malattia e sulle misure di protezione dal contagio rispetto a chi si informava soprattutto con i media conservatori (come Fox News e il programma radio di Rush Limbaugh) o sui social media. E questo anche tenendo conto di fattori come affiliazione politica, genere, età e livello di istruzione. Questi risultati fanno eco a un altro studio, non ancora sottoposto a peer review, in cui alcuni economisti dell’Università di Chicago, in Illinois, hanno cercato di analizzare come due conduttori di Fox News abbiano influito sull’opinione dei telespettatori a febbraio, quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi al di fuori della Cina. Un conduttore, Sean Hannity, ha sminuito il rischio rappresentato dal coronavirus, accusando i democratici di usarlo come arma contro il presidente; l’altro, Tucker Carlson, ha riferito che la malattia era grave. Lo studio ha rilevato che nelle aree del paese in cui i telespettatori hanno visto di più Hannity, i contagi e le vittime sono stati più numerosi che nelle zone in cui era stato più seguito Carlson; questa divergenza è scomparsa quando Hannity ha cambiato posizione, cominciando a prendere sul serio la pandemia. De Domenico è incoraggiato dal fatto che, di pari passo con la crisi, nelle persone si sia rafforzata anche la voglia di trovare informazioni più affidabili. "Quando COVID-19 ha cominciato a colpire ciascun paese – racconta – abbiamo osservato un comportamento molto diverso. Le persone hanno iniziato a consumare e condividere notizie più attendibili da fonti fidate." Naturalmente – aggiunge Donovan – l’obiettivo è far sì che la gente ascolti i migliori consigli possibili sul rischio prima di vedere morire le persone intorno a sé. Appiattire la curva In marzo il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha cominciato a diffondere informazioni false sui social media – postando un video che sosteneva erroneamente l’efficacia dell’idrossiclorochina come terapia per COVID-19 – ma è stato fermato subito. Twitter, Facebook e YouTube hanno preso una decisione senza precedenti: cancellare i post di un capo di Stato a causa dei danni che avrebbero potuto provocare. Le piattaforme dei social media hanno intensificato gli sforzi per segnalare o cancellare la misinformazione e guidare il pubblico verso fonti attendibili. A metà marzo Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Reddit, Twitter e YouTube hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui spiegavano che stavano collaborando per "lottare contro frodi e la misinformazione sul virus". Facebook e Google, per esempio, hanno vietato le pubblicità di "cure miracolose" o mascherine a prezzi eccessivi. YouTube promuove video con informazioni "verificate" sul coronavirus. Spesso le piattaforme dei social media si affidano ai fact-checker di organizzazioni mediatiche indipendenti per segnalare i contenuti fuorvianti. A gennaio 88 di queste organizzazioni in tutto il mondo si sono coalizzate per far confluire le loro verifiche delle dichiarazioni su COVID-19 in una banca dati gestita dall’International Fact-checking Network (IFCN), appartenente al Poynter Institute for Media Studies di St. Petersburg, in Florida. Attualmente la banca dati contiene oltre 6000 esempi e l’IFCN sta invitando gli accademici a esaminare i dati. (Un altro sito, il Fact Check Explorer di Google, comprende oltre 2700 verifiche su COVID-19.) Ma alcune organizzazioni di fact-checking, per esempio Snopes, hanno ammesso di essere sommerse dalla quantità di informazioni che devono affrontare. "Il problema dell’infodemia è la sua dimensione gigantesca: collettivamente produciamo molte più informazioni di quante ne possiamo effettivamente analizzare e consumare", commenta De Domenico. "Anche migliaia di fact-checker professionisti potrebbero essere insufficienti."
La ricerca di Neil Johnson e collaboratori ha mappato la comparsa sul forum 4chan, a dicembre, di un contenuto ingannevole su una malattia simile alla polmonite, forse COVID-19. A gennaio da 4chan (viola) il contenuto si era diffuso in altre piattaforme di social media – Gab (verde), Telegram (arancione) e Facebook (blu) – tramite link che collegavano le pagine tra le diverse piattaforme (Da N. Velásquez et al.) Scott Brennen, studioso di comunicazione all’Oxford Internet Institute, nel Regno Unito, e colleghi hanno scoperto che le aziende dei social media hanno svolto discretamente il lavoro di eliminare i post ingannevoli, considerando la difficoltà del compito. Il gruppo ha seguito 225 notizie sbagliate sul coronavirus, che erano state indicate come false o fuorvianti nelle banche dati dell’IFCN o di Google da fact-checker indipendenti. In un rapporto del 7 aprile il gruppo ha rilevato che entro fine marzo su YouTube e Facebook solo il 25 per cento circa di queste affermazioni false era ancora al suo posto senza messaggi di avvertimento, mentre su Twitter la quota era del 59 per cento. E Ferrara aggiunge che circa il 5 per cento degli 11 milioni di utenti di Twitter studiati finora dal suo gruppo nella sua banca dati su COVID-19 sono stati cancellati per avere violato le condizioni d’uso della piattaforma, ed erano per lo più account particolarmente attivi. Alcuni creatori di contenuti – osserva Donovan – hanno però trovato modi per essere scoperti più tardi dai moderatori dei social media, sfruttando la cosiddetta "viralità nascosta". Un modo è postare i contenuti nei gruppi privati di Facebook. Dato che la piattaforma si affida in gran parte agli utenti per la segnalazione di informazioni scorrette, le condivisioni di post ingannevoli nelle comunità private sono segnalate più raramente perché nel gruppo tutti tendono a essere d’accordo. Donovan ha studiato i gruppi on line di suprematisti bianchi, e spiega che molti contenuti di stampo Alt-right erano segnalati ai moderatori solo quando trapelavano pubblicamente su Facebook. Usando CrowdTangle, uno strumento di monitoraggio dei social media appartenente a Facebook, Donovan ha scoperto che oltre il 90 per cento del milione circa di interazioni legate all’articolo del "New York Post" sul complotto di Gates con i vaccini erano in pagine private. Un altro modo in cui i manipolatori aggirano la moderazione – spiega Donovan – è condividere lo stesso post da un altro punto della rete. Per esempio, quando su Facebook si è cominciato a condividere un articolo secondo cui in Cina COVID-19 avrebbe provocato 21 milioni di vittime, Facebook ha aggiunto un’etichetta per indicare che conteneva informazioni incerte e ne ha ridotto il ranking in modo che non ricevesse la priorità in una ricerca (la Cina ha confermato un numero di morti nettamente minore: 4638). Subito però gli utenti hanno iniziato a postare una copia dell’articolo che era stata salvata nell’Internet Archive, un sito web che conserva i contenuti. Questa copia è stata condivisa 118.000 volte prima che Facebook aggiungesse al link un avvertimento. Un altro post, sul sito web Medium, è stato cancellato dal sito perché affermava erroneamente che tutte le informazioni biomediche note su COVID-19 erano false, e presentava una teoria poco plausibile. Prima di essere eliminato ha ottenuto alcune condivisioni, ma ne rimane una versione su un sito di archivio: ha raggiunto 1,6 milioni di interazioni e 310.000 condivisioni su Facebook, numeri che sono ancora in crescita. Quattrociocchi spiega che, di fronte alla regolazione dei contenuti presenti su piattaforme come Twitter e Facebook, alcune informazioni false non fanno altro che migrare altrove: attualmente – continua – Gab e WhatsApp sono meno regolate. E la sorveglianza dei social media non può essere completa: "Se qualcuno si impegna davvero – aggiunge Ferrara – anche quando è stato sospeso, ricomincia creando un altro account".
Donovan concorda, ma sostiene che i gestori dei social media potrebbero applicare una moderazione più potente e veloce, per esempio scoprendo quando i post che sono già stati segnalati o cancellati ricompaiono con link diversi. Inoltre – continua – forse queste aziende dovrebbero modificare la propria linea sull’ammissione del dibattito politico quando mette a rischio delle vite. Sostiene che sempre più spesso la misinformazione sanitaria è nascosta in messaggi che a un primo sguardo sembrano di natura strettamente politica. In Facebook il gruppo "Re-Open Alabama", che incitava alle proteste contro la quarantena, ha presentato un video (visto 868.000 volte) in cui un medico sosteneva che i suoi colleghi avevano appurato che COVID-19 è simile all’influenza, "mostrando che le persone sane non hanno più bisogno di isolarsi". Simili messaggi – spiega Donovan – potrebbero indurre qualcuno a ignorare le direttive di salute pubblica, mettendo a rischio molte vite. Facebook però è riluttante a frenare questi messaggi perché sembrano esprimere opinioni politiche. Donovan aggiunge: "È importante dimostrare ai gestori delle piattaforme che non si tratta di moderare un dibattito politico. Devono vedere su quale tipo di misinformazione sanitaria si basa la loro tesi che le restrizioni siano ingiustificate". (Facebook non ha risposto a una richiesta di commenti.) Donovan sta cercando di insegnare ad altri a individuare i percorsi della misinformazione: come nel caso di un’epidemia virale, è più facile frenarne la diffusione se si identificano vicino alla fonte, quando hanno contagiato meno persone. Dai suoi finanziatori, tra cui Hewlett Foundation di Menlo Park, California, e Ford Foundation di New York City, dispone di fondi per oltre un milione di dollari per raccogliere casi di studio sul modo in cui si diffonde la misinformazione e per insegnare a giornalisti, ricercatori universitari e decisori politici ad analizzare i dati dei post e le tendenze della loro condivisione. Conquistare la fiducia Secondo DiResta, l’impegno per aumentare la visibilità delle informazioni attendibili, e applicare un’etichetta di avvertenza a quelle inaffidabili, non sempre può portare i risultati sperati. Spiega: "Se le persone pensano che l’OMS sia antiamericana, che Anthony Fauci sia corrotto o Bill Gates sia malvagio, mettere in evidenza una fonte alternativa non serve a molto, se non a far pensare che quella piattaforma sia in combutta con quella fonte. Il problema non sta nella carenza di fatti, ma nelle fonti di cui ci si fida". Brennen è d’accordo: "Chi fa parte di comunità complottiste – osserva – pensa di fare il proprio dovere: essere un utente critico dei media. Pensa di fare le proprie ricerche, e che quanto può trovare consenso nell’opinione pubblica sia a sua volta misinformazione". Quello stato d’animo si può intensificare se le autorità preposte alla salute pubblica non ispirano fiducia, per esempio dando di settimana in settimana indicazioni diverse sulle mascherine o sull’immunità a COVID-19. Secondo alcuni ricercatori, le autorità potrebbero spiegare meglio le prove, o la mancanza di prove, alla base delle loro decisioni. Per ora, negli Stati Uniti i sondaggi indicano che l’opinione pubblica sostiene ancora i vaccini. Ma chi protesta contro di essi è più rumoroso. Per esempio, ai raduni di protesta contro i lockdown tenutisi a maggio in California, alcuni manifestanti portavano cartelli con scritto "No ai vaccini obbligatori". I centri on line del movimento anti-vaccinazioni stanno cogliendo al volo l’occasione di COVID-19, spiega Johnson: "Sembra quasi che non vedessero l’ora. Dà corpo a tutto quello che hanno continuato a dire." (L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Nature" il 27 maggio 2020. Traduzione di Lorenzo Lilli, editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.) Read the full article
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Gli adolescenti hanno bisogni di salute e psico-sociali suoi propri, che permettano loro di affrontare le nuove sfide ed emergenze della società in cui si muovono
SORRENTO (NA) – Al Teatro Tasso in piazza Sant’Antonino sabato 19 ottobre dalle ore 9 alle ore 13 si terrà l’importante convegno La Società degli adolescenti grande evento a favore degli adolescenti a cura della SIMA | Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, presieduta dalla dottoressa Gabriella Pozzobon, e della Consulta Sanità dell’Amministrazione comunale sorrentina, coordinata dal dottor Costantino Astarita.
Il convegno gode del patrocinio degli Assessorati alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, guidato da Maria Teresa De Angelis, e alle Pari Opportunità, retto da Rachele Palomba.
Il Convegno scientifico La Società degli adolescenti, in cui i massimi esperti nazionali forniranno le “istruzioni per l’uso” per vivere al meglio le mille contraddizioni e sfide dell’età della transizione.
La SIMA, inserita dal Ministero della Salute nell’elenco delle Società scientifiche abilitate a produrre linee guida cui i Medici e gli altri operatori sanitari dovranno attenersi nello svolgimento della propria attività. La sua mission è il continuo miglioramento e aggiornamento delle conoscenze e competenze di chi a vario titolo si prende cura della salute degli adolescenti. L’adolescenza è intesa come fase della vita che va dalla comparsa dei primi segni di sviluppo puberale al raggiungimento del pieno e completo sviluppo fisico e psicologico tipico dell’età adulta.
Ciò che rende necessaria l’esistenza di una Società che abbia competenze specifiche sull’adolescente è l’assoluta peculiarità di questa epoca della vita, una sorta di “terra di mezzo”, con bisogni di salute e psico-sociali suoi propri, che spesso non trovano adeguata possibilità di accoglienza e soluzione da parte di chi non sia adeguatamente formato, soprattutto a causa delle nuove sfide ed emergenze della società in cui si muovono i ragazzi.
La Consulta Sanità del Comune è invece un organismo tecnico che affianca e supporta l’Amministrazione pubblica riguardo alle problematiche e decisioni riguardanti la salute del cittadino, e già ha dimostrato in diverse occasioni notevole sensibilità nei confronti di informazione, prevenzione e tutela della salute della comunità.
Il Convegno di aggiornamento e formazione sarà ad ingresso gratuito per tutti, e rivolto sia ai sanitari (medici di varie discipline, psicologi, nutrizionisti, infermieri, fisioterapisti e terapisti della riabilitazione, logopedisti, tecnici, sociologi, pedagogisti) sia a dirigenti scolastici, docenti, educatori e scolaresche (scuole medie e superiori), sia alla cittadinanza tutta. La Giornata prevede brevi relazioni degli esperti con successivo ampio spazio alle domande, alla discussione e allo scambio di reciproci commenti con i partecipanti, ai quali sarà rilasciato attestato di partecipazione.
L’importanza dell’evento informativo/formativo è grande: diverse associazioni no-profit, tanto del territorio quanto nazionali, hanno concesso il loro patrocinio: Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi), Associazione psicologi Penisola sorrentina (Aspes), Associazione culturale Completamente, Associazione culturale Cypraea Onlus, Diamo vita ai giorni, Fidapa BPW Italy sez. Castellammare di Stabia, Fidapa BPW Italy sez. Penisola sorrentina, International Hinner Wheel Sorrento, Istituto di cultura Torquato Tasso, Accademia Calcio Sorrento, Amiche del Museo Correale, Leo-Club Sorrento, i due Lions Clubs di Castellammare di Stabia, Lions Club Penisola sorrentina, Rotary Club Roma Appia Antica, Rotary Club Sorrento, Ricomincio da me, SLAM Corsi e Formazione, Unitre Penisola sorrentina. Il programma prevede una prima parte dedicata agli aspetti clinici: delle modificazioni ormonali che caratterizzano l’adolescenza e della loro patologia parlerà il dottor Armando Grossi, Dirigente endocrinologo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma e Consigliere nazionale SIMA, moderato dal “papà” dell’endocrinologia pediatrica in Campania, il dottor Salvatore Di Maio; la Presidente SIMA, Dirigente Pediatra del Dipartimento Materno-Infantile, Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’IRCCS Ospedale San Raffaele/Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, Gabriella Pozzobon, parlerà dell’importanza dell’attività sportiva in adolescenza, moderata dal Presidente della Società Italiana di pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), Giuseppe Di Mauro; della prevenzione in adolescenza attraverso dieta sana, integratori, probiotici, parlerà Carlo Alfaro, Dirigente Pediatra Ospedali Riuniti Stabiesi, Consigliere nazionale SIMA e membro Consulta Sanità Sorrento, moderato da Renato Vitiello, già Direttore UOC di Pediatria e Neonatologia dei PO di Boscotrecase e di Vico Equense. La seconda parte sarà invece dedicata alle tematiche psico-sociali, a partire dalla relazione, moderata dal dottor Luigi Tarallo, Direttore della UOC di Pediatria degli Ospedali Riuniti Sabiesi, dell’Avv. Giuseppe Fortunato, Roma, “Lo Scudo della Cybervittima”, con il contestuale lancio del “Difensore della Cybervittima”, un organismo costituito da SIMA, Civicrazia (rete di oltre quattromila associazioni impegnate assieme affinché il potere pubblico sia davvero al servizio del Cittadino) e Associazione Nazionale dei Difensori Civici Italiani. L’Avvocato Fortunato, Difensore Civico presso la Regione Campania, è stato componente del Garante per la protezione dei dati personali, Avvocato Capo del Settore legale e legislativo della Vice Presidenza del Consiglio dei Ministri in Palazzo Chigi e Direttore nei ruoli del Consiglio di Stato, ha coordinato più organismi internazionali di autorità pubbliche nel campo della tutela dei diritti (Laboratorio Privacy Sviluppo, Conferenza internazionale di 25 Autorità Garanti della privacy, The International Ombudsman, International ombudsman Counter), è avvocato presso l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica ed è specialista in diritto amministrativo e scienze dell’amministrazione ed in diritto del lavoro e relazioni industriali. Si prosegue poi con la relazione in videoconferenza, moderata dal dottor Luca De Franciscis, endocrinologo, “Cyber education: contesti, modelli, problemi”, a cura del Prof. Mario Caligiuri, Professore associato di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria, dove dall’anno accademico 1996/97 insegna Comunicazione pubblica e nel biennio 2001/2003 è stato ricercatore temporaneo in Psicologia generale. Professore affidatario alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma, collabora con la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (per la quale ha diretto il Corso di Eccellenza “Comunicare lo sviluppo”), ha tenuto seminari in numerose Università italiane, è Presidente della Fondazione “Italia Domani”, è stato coordinatore del Gruppo di lavoro nazionale sulla Comunicazione Pubblica dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia), Presidente del Centro Europeo sull’Etica dei Media e Direttore dell’Universitè d’Etè di Soveria Mannelli. Per la Rubbettino editore dirige le collane “Comunicazione pubblica” e “Intelligence e comunicazione” e ha la Delega alla Cultura ed ai Beni Culturali. Infine, la psichiatra e psicologa clinica Rosalba Trabalzini, Consigliere nazionale SIMA e direttore di Guidagenitori.it, parlerà della funzione degli influencer su emozioni e comportamenti degli adolescenti, moderata dal dottor Antonio Campa, già direttore della UOC Pediatria d’Urgenza dell’Ospedale Santobono e Presidente SIMEUP (Società Italiana di Medicina Emergenza Urgenza Pediatrica) Campania.
I responsabili scientifici del Convegno La Società degli adolescenti sono Gabriella Pozzobon e Costantino Astarita, la segreteria scientifica e organizzativa è a cura di Carlo Alfaro e Luca De Franciscis.
Di seguito il programma in dettaglio
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Adolescenti e Società Gli adolescenti hanno bisogni di salute e psico-sociali suoi propri, che permettano loro di affrontare le nuove sfide ed emergenze della società in cui si muovono…
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