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persinsala · 5 years ago
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Un libro, un video (seppure ancora inedito), un Festival, due spettacoli: Morte di Zarathustra e Pragma. Tenteremo di raccontarvi perché la necessità creativa di Clemente Tafuri e David Beronio continui a perseverare where angels fear to tread.
Scrivere dell’enorme lavoro (vista la mole, l’impegno e la perseveranza) di Teatro Akropolis pare impresa ardua. Farlo in un Dialogo del Cuscino e, quindi, in un approfondimento, ci darà solamente modo di segnalare le ultime fatiche di questa Compagnia e dei suoi due Deus ex machina. Partiremo dalle loro più recenti produzioni per il teatro, Morte di Zarathustra e Pragma – che abbiamo già recensito e, quindi, tenteremo di non ripeterci, per proseguire con una veloce disamina delle altre attività e chiudere con il loro ultimo volume edito da Akropolis Libri.
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Clemente Tafuri
David Beronio
Ossessioni d’artista In questo spazio vorremmo tratteggiare solamente alcuni stilemi del lavoro registico e drammaturgico rintracciabili negli ultimi due spettacoli, e che li pone quali espressioni coerenti di una ricerca poetica ed estetica ai limiti dell’antropologia – con quell’insistenza, o magnifica ossessione, sulle origine mitiche della pratica teatrale in Occidente. Ma anche – e forse proprio per questo – di chiara matrice ermeneutica, dato che si avverte un’esigenza creativa che tenta, nel suo farsi, di spiegare e interpretare, attraverso il teatro, l’essenza stessa dell’essere umano (dalle sue fobie alle sue pulsioni, dalle sue vette ai suoi abissi). Un fare teatro, quindi, connesso non solamente con fatti storici e resti archeologici – rintracciabili in frammenti museali o di testi – bensì calato nella carne (da Nietzsche ad Artaud il passo è breve) e che, dalla carne del performer estrae la forma mitologica, ossia il frutto di quell’immaginario collettivo (intessuto di segni e simboli) indissolubilmente legato alla radice organica. Ovvero, in parole più semplici, alla ragione prima che fa reagire gli esseri umani nello stesso modo di fronte al medesimo evento (quella che Instabili Vaganti definiscono “la memoria del corpo”).
Ecco, quindi, che nei lavori di Tafuri e Beronio, il corpo – squassato, scorticato, sviscerato ai limiti della crudeltà artaudiana o grotowskiana (laddove il performer deve sacrificarsi in qualche modo sull’altare di una verità che, arrivando alla comune matrice psicologica e antropologica, va oltre la rappresentazione dell’esistente – ossia il teatro borghese – per farsi immanenza, ovvero verità più vera, in quanto raggiunge un livello più profondo, di quella che esperiamo normalmente) – diventa strumento di uno scavo filosofico e psicologico nel mito, laddove il mito è immagine dell’Es (ossia dell’insieme caotico delle pulsioni). E qui, Tafuri e Beronio innestano Nietzsche, che interviene con la sua visione mi(s)tico-letteraria della nascita della tragedia greca da rituali ancestrali, ma anche (in Pragma) da una rilettura di quegli stessi rituali individuati nei Misteri Eleusini (su cui torneremo più avanti).
Se è facilmente afferrabile come concetto la ritualità intesa come uomini e donne che, in cerchio intorno al fuoco, sublimano la paura attraverso forme di socializzazione che potremmo definire artistiche (musiche, canti e racconti), la ricerca misterica è strada molto più impervia.
Qualche anno fa Dario Marconcini, regista e attore di grande cultura e talento, e Giovanna Daddi (sua compagna di lavoro e vita) ci raccontarono di avere esperito la propria andando fino: “ai confini tra Togo e Benin, dove si trova la porta del non ritorno (oltrepassata la quale, gli uomini perdevano l’iniziazione vudù ed erano venduti come schiavi ai mercanti bianchi, n.d.g.)”. Per poi aggiungere: “In quel periodo eravamo interessati al teatro della magia, e decidemmo di incontrare persone toccate dalla stessa, che si potevano riconoscere perché portavano sul volto una serie di cicatrici – segni che indicavano la possibilità di affrontare con loro quegli argomenti. Andavamo in cerca di forme primigenie e vedemmo cose che, per brevità, definirò strane, forse anche pericolose” (da una nostra intervista del 2016). Tafuri e Beronio tentano di seguire la propria rotta passando dalla Grecia ateniese alle teorie nietzschiane per approdare a Creta – patria di miti ancestrali, culla di un’umanità femminea che nella Dea dei Serpenti trova la propria immagine – e a quei Misteri Eleusini di cui non si sa quasi nulla perché gli iniziati erano costretti al silenzio. E qui, interviene a spiegare questa ricerca il saggio indubbiamente più interessante del loro ultimo volume, edito per Testimonianze ricerca azioni 2019, ossia Nella foresta del rituale di Stefano De Matteis che, con prosa cristallina e grande capacità di analisi, descrive i rituali di Madonna dell’Arco, nel napoletano, dove pratiche come la processione in strada – assurta a palcoscenico – l’esclusività che ammette solo gli iniziati, la trance e i mancamenti, oltre all’ostilità dei prelati o degli addetti al culto verso questo rito insieme atavico e popolare, sembrano rispecchiare proprio le ipotesi storiche e antropologiche intorno ai succitati Misteri. Unica pecca, tale saggio – essendo decontestualizzato (chi potrà afferrare il legame con la ricerca di Akropolis?) – appare depotenziato rispetto alla sua importanza per capire il lavoro della compagine genovese e, in generale, lo stretto legame tra forme di ritualità religiose – o meno – e la nascita del teatro occidentale.
Tornando, quindi, alla succitata memoria del corpo, potrà la stessa sollecitare e riportare, sull’impiantito del palcoscenico, la visione o, meglio, l’esperienza, di ciò che fu – e che, come dimostra il rituale napoletano, potrebbe ancora essere? Se oggi ritraiamo la mano di fronte al fuoco (perché, anche senza esserci mai scottati, sappiamo che brucia), e sebbene si sia affascinati dalla sua fiamma (che sicuramente pareva benigna e protettiva di fronte al buio della notte atavica), Tafuri e Beronio (ma anche gli eccellenti fiancheggiatori di questa ricerca creativa, Alessandro Romi e Luca Donatiello) riescono a riportare in vita (con un’espressione che spesso rubiamo a Marco Martinelli) quel mito e a farlo riverberare nella nostra contemporaneità – intesa come immanenza – proprio in quanto la loro ricerca parte dalla carne (e non da una asfittica dissertazione filosofica o da un accademico recupero archeologico). Perché solamente quando il sostrato emotivo e psicologico, in questo caso mitico, riesce a legarsi al nostro presente, al nostro esserci qui e ora, il testo e la scena prendono vita, e il teatro si fa esperienziale, laddove “un teatro che non fa morti, che non sollecita crimini, delitti, sabotaggi, non può essere teatro, è spettacolo” (Carmelo Bene).
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Pragma 3
Pragma 4
Dalle assi del palcoscenico all’immaginario collettivo Per indagare questo processo creativo, Teatro Akropolis ha prodotto un video (ancora inedito), nato da una suggestione di Roberta Nicolai per Teatri di Vetro 2019, che non racconta in maniera documentaristica il dietro le quinte della produzione di Pragma, quanto le ossessione d’artista dei registi ma anche, supponiamo, dei performer, Donatiello e Romi. Da una visione privata abbiamo rubato alcune suggestioni seducenti. Il collage di immagini scorre liberamente come le associazioni d’idee dei minuti precedenti il sonno, o come la scrittura automatica dei surrealisti – non a caso, citati anche direttamente. Nel video alcuni elementi sono di più facile lettura se si conosce il lavoro di Akropolis o si è letto il saggio di De Matteis: il senso di abbandono, la ripetizione del gesto fino al parossismo o alla trance, la circolarità vorticosa del tarantato o dei mulini a vento, paiono tutti segni chiari a indicare i significati rintracciabili in Pragma (che, ricordiamo, ha come tema base il mito di Persefone rapita da Ade e la sofferenza della di lei madre, Demetra, che tornerà a sorridere grazie a Baubo e, con maggiore convinzione, dopo la decisione salomonica di Zeus di lasciare che la figlia torni ogni anno sulla Terra, per sei mesi. Un mito assimilato dall’antica Roma con la consueta modificazione dei nomi in Proserpina, Plutone, Cerere e Giove). Altre stringhe di immagini paiono più soggettive. Se, personalmente, ci pare di ravvedere un richiamo a Donne che corrono coi lupi, e a tutte quelle bambine che, attraverso le favole, possono correre questo mondo libere dalle coercizioni e imposizioni sociali rivendicando il proprio sé; il côté surrealista – rappresentato da diversi esponenti della celebre corrente – è indubbiamente un sostrato emozionale ed estetico che sembra porre l’inconscio e la sua indagine tra gli obiettivi del lavoro di Akropolis. Anche la carne e la carnalità, di cui si scriveva, tornano prepotentemente alla ribalta con i colori sanguigni e la figura di Hijikata, che rimanda da subito a Persefone, come rappresentata – o, meglio, esperita/attuata – in Pragma. E adesso un piccolo inciso personale. Dato che questo è un Dialogo del Cuscino e possiamo, quindi, divagare con maggiore libertà, ci fa piacere aggiungere alcune considerazioni su Pragma, che ci sono sorte alla mente. Sebbene siano usciti molti approfondimenti, tutti interessanti, sulla possibile comicità e scurrilità che avrebbero contraddistinto i Misteri Eleusini, ai quali attingono Tafuri e Beronio per la loro ispirazione, forse un aspetto meno evidente è il côté sadomasochistico – ben prima di De Sade – che avrebbe potuto connotare le iniziazioni al culto di Diòniso. Sarebbe interessante riandare al fregio della Villa dei Misteri, esemplare incontro tra ellenismo e arte romana, dove si intravede la figura della flagellata e domandarsi se e come emerga in Pragma il principio del piacere e di quale piacere si tratti (antropologicamente ed esteticamente parlando). Un altro aspetto che verrebbe voglia di approfondire è la discendenza della figura di Demetra (soprattutto quella portata sulla scena da Romi) dalla Dea dei Serpenti. Le sue movenze così ieratiche e geometricamente esatte rimandano sia alla figurina di faenza rinvenuta nelle cripte del Santuario centrale del Palazzo di Cnosso e databile intorno al 1600 a.C., sia alle danzatrici dell’anello d’oro proveniente dalla tomba di Isopata, conservato nel Museo di Iraklion. Risalire dall’azione scenica all’ispirazione – cosciente o inconscia – culturale e artistica, che l’ha generata, ha il medesimo sapore del racconto di Samantha Marenzi (in un altro saggio del succitato volume, su cui torneremo) riguardo alle fotografie di Hosoe che riuniscono in un solo scatto e, quindi, in un unicum spazio-temporale, alcune riproduzioni della pittura italiana rinascimentale e il danzatore di Butoh, Hijikata – così che il corpo si fa elemento paesaggistico mentre l’oggetto perde la sua funzionalità prettamente artistica diventando parte di un processo in atto. E infine ci piace ripensare al libro di Gore Vidal, dedicato a Giuliano, l’ultimo Imperatore romano che tentò di restaurare la libertà religiosa, ivi compresi i Misteri Eleusini. In una pagina del suo diario fittizio, Vidal scrive – con la verità dell’immaginazione creativa, spesso più esatta a livello emozionale e psicologico di qualsiasi realtà storica – che il mistero è rinchiuso nella ciclicità naturale ed eterna: “una luminosa spirale di vita, persa e riconquistata” e non sarà un caso se Libanius chiude il libro con un potente j’accuse nei confronti dei cristiani che guardano, al contrario, a ciò che non è più: “venerano un uomo morto e si dicono l’un l’altro che questo mondo non è per noi, e il prossimo è tutto ciò che conta. Solo, non esiste nessun altro mondo” (t.d.g.). Al contrario, quindi, di quegli antichi iniziati ai Misteri Eleusini che ponevano la centralità della carne, e il qui e ora (come fa il teatro), quale spiegazione ontologica dell’essere nel mondo.
Dal Festival attuato alla pagina scritta Dalla pratica alla teoria fino all’organizzazione di una serie di eventi per stimolare l���occhio e la mente. Nel novembre 2019 Teatro Akropolis ha proposto a Genova la decima edizione del suo Festival che, nell’ambito di un progetto triennale, ha trovato per il secondo anno consecutivo il proprio fulcro nella due giorni dedicata al Butoh (con tre performance, un Convegno, un incontro con i danzatori giapponesi e una mostra fotografica). Come sempre, l’interdisciplinarietà e l’attenzione a ogni forma o linguaggio teatrale, travalicando confini settoriali o accademici, ha permesso di assistere a una serie di lavori molto diversi fra loro ma tutti accomunati da una profonda e genuina necessità creativa – da Lenz Fondazione a Masque Teatro passando per C&C Company, Aline Nari, Alessandro Bedosti e lo stesso Teatro Akropolis. L’ultimo tratto di strada che percorreremo nell’universo di Tafuri e Beronio è, quindi, con il decimo volume dedicato ai contributi dei protagonisti di Testimonianze ricerca azioni, edito da Akropolis Libri e curato dagli stessi. Due le dovute premesse. La prima è l’importanza di aver puntato su un approfondimento anche teorico e sulla carta stampata per far emergere contraddizioni e dietro le quinte, pensieri in libertà e studi teorici così da restituire al pubblico quella complessità di matrice culturale, ma anche esperienziale, che sottende il lavoro in teatro. La seconda è l’importanza del dialogo che, nel Festival così come nelle varie attività formative (pensiamo al Laboratorio Arabesco e alla ricerca attorale sul coro tragico e le origini del teatro occidentale) o nei libri, punta a rivitalizzare il discorso interrotto tra artisti e spettatori – che, negli ultimi decenni, sta diventando sempre più a senso unico. Con i primi spesso autoreferenziali o, al contrario, pressati a produrre per fini commerciali e svuotati di ogni esigenza creativa. E i secondi più avvezzi all’obnubilamento televisivo (o del sempre risorgente e assopente teatro borghese) o alla piattezza dello pseudo scambio da social che non a una riflessione – anche combattuta e urtante, ma per questo catartica – su quelle proposte teatrali che non fanno più pensare, né nelle quali è possibile che una società effettivamente si rifletta. Una scelta, questa, che negli ultimi anni ci ha regalato il volume Morte di Zarathustra (approfondimento sullo spettacolo omonimo ma anche sulla nascita della tragedia e sul pensiero nietzschiano); e la raccolta di saggi dedicati a Giorgio Colli (a seguito di un altrettanto interessante Convegno, tenutosi a Palazzo Ducale il 13 e 14 aprile 2017, intitolato Trame nascoste). Detto questo, veniamo al volume Teatro Akropolis. Testimonianze ricerca azioni 2019, che ha il pregio di una varietà di scritti e autori che spaziano nei più diversi campi e l’obiettivo di legarsi a un Festival altrettanto ricco di contenuti. Il valore aggiunto, però, sta, a nostro avviso, altrove; ossia nell’aver legato tanti tra i saggi contenuti al dietro le quinte, a quella fucina di idee e sogni, immagini e progetti, battute d’arresto sconfitte e improvvise illuminazioni, a quel fare disfare e rifare (come spesso ricorda Ermanna Montanari) che è il mestiere del teatro. A questo proposito ci sembra che Roberta Nicolai, nel contributo intitolato Oscillazioni, sia tra gli autori che hanno spiegato meglio il perché abbia valore la disamina e l’indagine delle pratiche (con parabola finale enormemente godibile) e lo abbia dimostrato, praticamente, nel saggio scritto a quattro mani con Paola Bianchi, ELP. Processo di creazione. Dello stesso livello, la scoperta del sensibile scambio epistolare di Marco D’Agostin e Chiara Bersani; l’intervista impossibile ad Alessandro Bedosti – che apre squarci di verità quando sostiene: “Un’opera artistica non è un indovinello, un quiz a premi. Non nasconde un significato che bisogna indovinare e che il più delle volte coincide con l’intenzione dell’artista. Direi anzi che nel momento stesso in cui l’opera viene consegnata, questa non è già più dell’artista che l’ha creata, ma è del mondo in cui si consuma e si dà”. E ancora, il raccontarsi di Aristide Rontini, Yumiko Yoshioka e Tadashi Endo, la confessione autentica di Sara Pischedda, le spiegazioni puntuali del proprio progetto di Valentina Cortese. Ma anche, oltre al succitato De Matteis, da notare Alessandro Pontremoli con le sue considerazioni demistificanti sulle origini della danza contemporanea italiana; oltre alla riscoperta di una figura quale Giacinta Pezzana dovuta a Laura Mariani. Tutto ciò, del resto, consegue direttamente dalla prefazione, di cui citiamo un paio di dichiarazioni dei curatori oltremodo condivisibili: “Forse il compito di far capire l’arte contemporanea può essere assolto proprio dai festival”, e più oltre: “solo mostrando gli elementi bassi che stanno alla base di un’opera, è possibile umanizzarla, renderla comprensibile come operazione creativa e culturale”, ossia evitando che l’arte sia “ridotta a una pianta di serra” (sempre dalla prefazione, la citazione è da Richard Wagner). E però altre scelte ci hanno convinti meno. In primis, non possiamo apprezzare le citazioni in lingua originale quando non tradotte – dato che il lettore non dovrebbe essere obbligato a conoscere idiomi diversi dal proprio quando si dedichi a un volume di approfondimento. Il secondo dubbio che sorge, leggendo il libro, è se chi non abbia partecipato al Festival abbia, comunque, gli strumenti per comprendere i vari autori e come i saggi si inseriscano in un lavoro per la scena, in una pratica o in un pensiero teorico magari esplicitato durante un incontro o il Convegno. Manca, purtroppo, una contestualizzazione degli interventi che, sebbene offrano una panoramica molto ricca del fare teatro, forse proprio per questo appaiono ancora più difficili da interpretare (come summenzionato per il De Matteis). Anche il linguaggio non è sempre accessibile se non agli addetti ai lavori. L’erudito Roberto Tessari, ad esempio, regala un’autentica lectio magistralis in Baubo, la figlia della terra, ma i lettori cosa capiranno di una frase a caso, come questa: “Sul piano iconologico, la risoluzione classica del polimorfismo simultaneo dell’Archetipo traduce il rifrangersi della sua percezione sintetica in pluralità di “poteri”, generando pluralità di tipologie rigorosamente e “mostruosamente” estranee ai canoni e ai percorsi dell’antropomorfosi”? Qui non si fa un buon servizio all’obiettivo di farsi e far capire. Purtroppo, non è solamente Tessari a mancare di spirito divulgativo (che è, sì, una questione linguistica ma anche di inserimento di uno scritto all’interno di un contesto). Altro esempio a caso, il saggio di Samantha Marenzi, La parata dell’Imperatore e la voce del poeta; e, tra i tanti, il rimando al “gruppo di ragazze morte o perdute”. Lo scritto è interessante ma volendo inserire troppi filoni (come già notato durante il Convegno), a volte perde in profondità – e questo lo si nota soprattutto nel dare per scontati richiami criptici. Nessuno mette in dubbio che sia stimolante (e auspicabile) per il lettore cercarsi dati e informazioni su Eliogabalo o Colette Thomas (anche semplicemente in rete), ma un appunto preciso a un concetto fondamentale o a una pratica o a elementi biografico-estetici è altra cosa. Pensiamo a quando Marenzi scrive della sorella (vera o sublimata, morta o prostituita, biografica o frutto di mistificazione – e perché mai, poi?) di Hijikata. Nel saggio i troppi temi fanno sorgere una miriade di domande, purtroppo senza risposta. E chiudiamo con il discorso di Katja Centonze in Letteratura invaghita del corpo. Chiaro e scorrevole, si attiene a una tematica specifica, ossia il rapporto tra il critico esteta Mishima e il danzatore antiesteta Hijikata. Lo scritto, ben mirato, mette in luce il dialogo tra i due artisti e come il primo abbia saputo leggere il secondo (tra l’altro, le traduzioni in italiano ci regalano un Mishima lineare e arguto, come nel paragone tra danza classica e Butoh), restituendoci il dietro le quinte del fare del coreografo e danzatore giapponese, ma anche un vivido esempio di come l’arte possa essere tradotta dalla penna di un letterato.
Conclusioni? Non è da noi tirare le somme. Tali operazioni aritmetiche spettano agli accademici e, soprattutto, agli storici. A posteriori. Noi che da critici siamo calati nel work in progress possiamo solamente confrontarci con il presente, fare rimandi, creare collegamenti, vedere questi teatri rifrangersi nella società contemporanea e nella sua politica (dato che, “in democrazia, nessun fatto di vita si sottrae alla politica”, Gandhi docet). Come scriveva Claudio Meldolesi: “Il pensiero del teatro è per sua natura ideologico, e, pertanto, ha bisogno di ampi movimenti d’idee, di continue riformulazioni: correnti d’aria che impediscano all’ambiente di bloccarsi nella perfezione della camera chiusa, dove gli oggetti sono a posto ma il tempo ha cancellato le tracce della vita”. E, visto che la figura di Meldolesi aleggia anche nel volume e il suo acume è ancora un faro che indica non una ma una pluralità di direzioni con estrema chiarezza, ci piace ricordare un’altra frase che da sempre è sulle nostre labbra e tastiere (dato che la penna è ormai caduta in disuso): “Il teatro è compresenza di vari tipi di teatri, ognuno dei quali tipi poggia su una mentalità diversa”. Ed è a questa anarchia creativa a cui riconduciamo l’originalità di Teatro Akropolis – un humus che fermenta e fiorisce in sempre nuove espressioni vitali e non in isteriliti prodotti di serra. I teatri, specchio di vita, immanenza e compartecipazione, sono luoghi dell’esperienza e della compresenza e, ognuno di noi, può subirne il fascino fino all’ossessione perché vivere il teatro è vivere tout-court. E se non ci è dato – né vorremmo – trarre conclusioni possiamo però lasciarvi con una nota più leggera, da commedianti, un verso di Giorgio Faletti per Angelo Branduardi: “Con la luce che scende, col sipario che cala, si consuma la corda e la tela. Si divide, d’un tratto, da chi ha solo assistito, chi indicava la luna col dito. E ogni volta lo sciocco che di vite ne ha una, guarda il dito e non guarda la luna”.
Nel titolo: Where angels fear to tread, ossia Dove gli angeli non osano metter piede, dal romanzo di E. M. Forster.
Dieci anni di Teatro Akropolis Un libro, un video (seppure ancora inedito), un Festival, due spettacoli: Morte di Zarathustra e Pragma.
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tmnotizie · 5 years ago
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FERMO – FermHaMente, il festival della scienza di Fermo, ospiterà quest’anno INNWORK, la giornata che Il Centro di Solidarietà Marche Sud organizza in collaborazione con la Compagnia delle Opere Marche Sud nell’ambito del progetto G.O.A.L.S (Giovani – Occupazione – Orientamento – Accompagnamento – Lab – Scuola). Il progetto, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini di Roma nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (secondo la disposizione di legge n. 208 del 27/12/2015, art 1 comma 392) è proposto da Il Faro Società Cooperativa Sociale di Macerata in qualità di Capofila e prevede azioni per ragazzi dagli 11 ai 17 anni, di prevenzione drop-out e disagio giovanile.
Obiettivo della giornata è aiutare i giovani a valorizzare i propri talenti e attitudini personali, migliorando le loro prospettive occupazionali future, grazie al supporto di professionisti e match sinergici fra candidati, aziende e professionisti del territorio.
Il tema di INNWORK è ‘Humachine? Scienza e Immagine nella vita del futuro’. Cosa possono avere in comune un arbitro di calcio, una azienda meccanica, una culla per bambini prematuri e una società che si occupa di Microlearning? Un doppio momento dedicato a ricerca, innovazione, futuro e lavoro in una società in cui Scienza e Immagine hanno un ruolo sempre più decisivo.
La mattinata si strutturerà, nella prima parte,  in una serie di interventi da parte di relatori altamente qualificati, come Franco Amicucci (owner e founder Amicucci Formazione, Skilla.com) Michela Pietracci (Presidente Associazione Italiana Arbitri sez. Fermo), Massimiliano Di Paolo (Direttore Generale di Compagnia delle Opere Marche Sud), Sara Moccia (Postdoctoral Resarcher Vrai Vision, Robotic e Artificial Intelligence UNIVPM), Lucia Migliorelli  (PHD Student  Vrai, Vision, Robotic,  Artificial Intelligence UNIVPM). Introdurrà i Lavori Monia Sabbatini della Cooperativa Sociale Il Faro di Macerata. Modera Roberto Fiore. Dopo i saluti Istituzionali, il dibattito tratterà l’attuale contesto lavorativo: gli interventi saranno incentrati su testimonianze e Case History di successo in grado di dare spunti concreti di riflessione.
Vero fulcro della giornata saranno però i tavoli di lavoro previsti dalle 11.00 in poi all’Hotel Astoria. I ragazzi e le classi che si saranno prenotate potranno costruire un momento di dialogo diretto con i relatori, avendo l’occasione di confrontarsi direttamente, approfondire quanto ascoltato, fare domande e parlare su come approcciarsi sul mondo del lavoro, raccontarsi e magari chiedere suggerimenti sui propri percorsi.
INNWORK è solo il primo passo di un intervento più ampio. Successivamente, infatti, i ragazzi avranno la possibilità di essere accompagnati con percorsi individuali o per piccoli gruppi per verificare se un loro sogno nel cassetto, un talento, un’attitudine può diventare una strada professionale. Attraverso il servizio ‘Hai un idea che spacca?’ (vedi form iscrizione/selezione https://forms.gle/ftvTXUHUFZWUNx4e8) potranno ottenere suggerimenti concreti per mettere in pratica le loro idee.
Innwork: Un’occasione unica per i giovani delle scuole superiori, all’interno di un modello di intervento che il festival Fermhamente e il progetto GOALS promuovono per la costruzione di una comunità educante capace di fronteggiare le problematiche giovanili e adottando approcci di “welfare comunitario”.
Partner del progetto:
• Il Faro – Società cooperativa sociale CAPOFILA • Ambito territoriale sociale XIX – Comune di Fermo capofila • Ass. centro di solidarietà Marche Sud • Ass. Compagnia delle opere Marche Sud • Ass. Papa Giovanni Paolo II onlus  • Capitani coraggiosi s.c.s. • Comune di Civitanova Marche  • Comune di Grottammare  • Comune di Macerata • Comune di San Benedetto del Tronto  • Cooperativa sociale CONSAPEVOLmente a.r.l.  • Elicos s.r.l.  • Fondazione O.R.A.F.A.C. •  Hobbit s.c.s. • Human Foundation  • Ist. comprensivo Dante Alighieri – Macerata • Ist. comprensivo Nardi – Porto San Giorgio   • Ist. comprensivo statale Giacomo Leopardi – Grottammare • Ist. comprensivo Via Ugo Bassi – Civitanova Marche • Ist. professionale alberghiero Filippo Busceni – San Benedetto • Istituzione povera costente Maria • Liceo classico G. Leopardi – Macerata • Liceo classico statale A. Caro – Fermo • ASS. Osservatorio di genere.
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retegenova · 5 years ago
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Officine Papage presenta
NUOVE TERRE Le Arti della Scena
VII Edizione
24 luglio / 30 agosto – Festival
Framura, Deiva Marina, Bonassola, Moneglia (La Spezia) –  Sestri Levante (Genova)
Photokit completo in hd, con video promo al link
https://www.dropbox.com/sh/ku8hcev7jjabgid/AABHSm1_0BqXmjRzD_dq0AnRa?dl=0
In scena: Sotterraneo – If Prana – Lella Costa – Il Mulino di Amleto – Andréanne Thiboutot – Francesco Giorda – Andrea Cosentino – Gli Omini – Carlo Massari/C&C Company – Vicari/Aloisio – Michele Sinisi – Deflorian/Taglierini. In gioco: passato e futuro – realtà e immaginario – potere e amore.
Nuove Terre porta il teatro contemporaneo italiano in riva al mare per toccare le spiagge più belle e colorate del Levante ligure. Da luglio a fine agosto, le baie e le piazzette di Framura – il “paese che non c’è” – e poi Bonassola, Moneglia, il lungomare di Deiva Marina a La Spezia e, quest’anno per la prima volta, Riva Trigoso a Sestri Levante (Genova) ospiteranno, in uno scenario inconsueto, gli spettacoli di alcuni tra i più importanti nomi dell’ultima generazione, con i rituali appuntamenti serali, ma anche con performance a sorpresa sotto l’ombrellone, pedalate, conversazioni e brindisi sotto le stelle. Tra novità e repertorio, linguaggi moderni e storie antiche si intrecciano sullo stesso palcoscenico. E mentre Sofocle, Shakespeare e Moliere si moltiplicano e diventano strumenti per raccontare la nostra realtà, il nostro corpo e i nostri sogni, può capitare di interrogarsi su identità, potere e sentimenti attraverso il gioco di un clown o la magia di un acrobata, e soprattutto ridere assistendo alla pazza esplosione del nostro quotidiano.
Dalla fantasia multiforme del collettivo Sotterraneo (Premio Ubu 2018) all’ormai storico Reality di Deflorian/Tagliarini (Premio Ubu 2012), il programma proposto da Marco Pasquinucci in questa VII edizione del festival Nuove Terre – Le arti della scena, continua a scommettere sul sorprendente successo popolare che la nostra nuova drammaturgia riesce ad ottenere anche al di fuori delle sedi canoniche. Una scommessa vinta, grazie al coraggioso lavoro fatto da Officine Papage negli ultimi anni tra Liguria, Piemonte e Toscana (dove si tiene il Festival quasi gemello delle Colline Geotermiche), sfidando tutte le consuetudini e inventando ogni volta nuove soluzioni per creare un legame profondo tra artisti e pubblico.
Dopo il lancio dell’anteprima festivaliera dedicata a Natura e Arte di Pino Petruzzelli, sabato 6 luglio a Framura, il cosiddetto “paese che non c’è”, Nuove Terre inizia ufficialmente mercoledì 24 luglio a Moneglia con lo storygame teatrale di Sotterraneo che racconta la celebre storia di Jules Verne. Domenica 28 luglio if Prana porta a Bonassola il Realear di Caterina Simonelli, che riscrive la tragedia shakespeariana immergendola in un bagno di umorismo irresistibile e realtà. Spettacolo tout public, giovedì 1 agosto a Deiva Marina, con Gaia e l’energia della terra, il colorato sogno ecologico firmato da Officine Papage e Onda Teatro, seguito (venerdì 2 agosto a Framura) dal ritorno in Liguria di Lella Costa – vera guest star popolare della rassegna – in Questioni di cuore.  Mercoledì 7 agosto è di scena a Deiva Il Misantropo di Moliere nel racconto ultra-dinamico e tutto contemporaneo di una delle formazioni più giovani e promettenti del momento, Il Mulino di Amleto, dove il burbero Alceste siamo tutti noi, con la nostra costante difficoltà nell’incontrare l’altro. Il giorno dopo a Bonassola, il festival propone una doppia serata dedicata al circo contemporaneo, piena di sentimento: le poetiche e strabilianti evoluzioni all’hula hoop della canadese Andréanne Thiboutot in Hoopelaϊ e Francesco Giorda con il suo Love Show, primo e unico talk show teatrale metropolitano. Mercoledì 14 agosto arriva a Framura Andrea Cosentino (Premio Ubu 2018) con il suo caotico e esilarante Kotekino Riff, una clownerie gioiosa e nichilista che trova il suo senso più profondo nel puro gioco della scena. Ancora gioco martedì 20 agosto a Riva Trigoso, ma questa volta con le carte smazzate da Gli Omini per L’Asta del Santo: un mercante in fiera sulle vite dei santi che coinvolgerà tutta la piazza, cavallo di battaglia di una delle più amate e originali compagnie toscane. Danza da mattina a sera – tra spiaggia, lungomare e piazza – giovedì 22 agosto a Deiva Marina, che parte con le performance a sorpresa delle maschere di Carlo Massari in A peso morto, per chiudersi con il suggestivo Eoika (dal greco ἔοικα “sono simile, sembra che io”) di Sabrina Vicari e Federica Aloisio, viaggio visionario attraverso le infinite metamorfosi del corpo. Suggestioni dal mondo classico anche per Michele Sinisi nel suo ultimo spettacolo, Edipo. Il corpo tragico, dove le parole, gli intrecci, il coro e gli altri sono gli arti, gli odori, e i gesti mappati sul fisico dell’attore. Gran finale sabato 30 agosto a Framura, con uno spettacolo che ormai può essere considerato un ‘classico’ del teatro contemporaneo italiano: Reality di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che porta in scena il quotidiano troppo pieno di cose e memorie di Janina Turek, una donna polacca che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente tutti ‘i dati’ della sua vita. Al centro, il problema di come raccontare la realtà e il rapporto che abbiamo con essa.
Completano il progetto gli incontri informali con il pubblico dei ragazzi di RaccontaFestival®, le Interferenze di Officine Papage e degli artisti ospiti, con raid e performance a sorpresa nelle vie e nelle spiagge del litorale, i brindisi sotto le stelle di Notte con l’Artista e l’iniziativa A teatro in bicicletta.
La manifestazione Nuove Terre è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore) nell’ambito dell’edizione 2019 del bando “Performing Arts”, di Fondazione Carispezia, Fondazione Berti per l’Arte e la Scienza, Comune di Framura, Comune di Deiva Marina, Comune di Bonassola, Comune di Moneglia, Comune di Sestri Levante e Regione Liguria.
Si ringraziano le collaborazioni che hanno reso possibile parte del programma: la rete 3+2 che unisce tre programmazioni e 2 regioni a sostegno della creazione contemporanea: Concentrica (Torino), Nuove Terre (Bonassola, Framura, Deiva Marina, Moneglia, Sestri Levante), Testimonianze Ricerca Azioni (Genova). Teatro Akropolis – Progetto Intransito e Sarabanda – Circumnavigando Festival.
Con questa rassegna, Officine Papage è entrato a far parte di PERFORMING +, un progetto per il triennio 2018-2020 lanciato dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, che ha l’obiettivo di rafforzare le competenze della comunità di soggetti non profit operanti nello spettacolo dal vivo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. 
INFO
Officine Papage – 339.8698181 [email protected]
nuoveterre.officinepapage.itPagina Facebook: Festival Nuove Terre
www.officinepapage.it
Ufficio stampa Marzia Spanu
MarcoPasquinucci-Officine-Papage.docx
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NUOVE TERRE. Le Arti della Scena – La Spezia e Genova Officine Papage presenta NUOVE TERRE Le Arti della Scena VII Edizione 24 luglio / 30 agosto - Festival …
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italianaradio · 5 years ago
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FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Il ricco programma della tre giorni curata dalla coop sociale “Hermes 4.0”
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/festival-dello-sviluppo-sostenibile-il-ricco-programma-della-tre-giorni-curata-dalla-coop-sociale-hermes-4-0/
FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Il ricco programma della tre giorni curata dalla coop sociale “Hermes 4.0”
FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Il ricco programma della tre giorni curata dalla coop sociale “Hermes 4.0”
R. & P.
Tre date per parlare di sviluppo sostenibile: l’impegno della Hermes 4.0 in Calabria e non solo
La  Cooperativa Sociale Hermes 4.0, per il secondo anno consecutivo, si farà portatrice dei valori e degli obiettivi dello sviluppo sostenibile nell’ambito del Festival Nazionale organizzato da ASVIS- l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile presieduta da Enrico Giovannini – e che costituisce la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, diffondere la cultura della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La Hermes 4.0, infatti, ha organizzato tre eventi che si terranno a Roma, a Siderno e a Reggio Calabria, e che vedranno il coinvolgimento attivo di Federica Roccisano, Presidente della Cooperativa Hermes 4.0 ed economista che si è occupata e si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e di diversi partner portatori di esperienza positiva di tre macro tematiche centrali nell’Agenda 2030.
Il primo evento sarà centrato sul tema dell’agricoltura sociale e sugli obiettivi di sviluppo sostenibile legati al lavoro dignitoso e al consumo responsabile; si terrà a Roma, il 21 Maggio alle ore 21 presso Il Seminterrato di Via Siena vedrà la partecipazione del padrone di casa, Massimo Leone che rappresenta anche la Q&A associazione tra professionisti, e sarà arricchito delle testimonianze di Alfonso Pascale, esperto di sviluppo locale e di innovazione sociale e promotore dell’associazione “Rete Fattorie Sociali” e di Giancarlo Rafele, presidente della Cooperativa Kyosei, che lavora da anni con minori in difficoltà e sotto protezione all’interno de La Casa di Nilla, il cui lavoro ha ottenuto grandi riconoscimenti a livello regionale e nazionale, quale buona pratica di agricoltura sociale.
La seconda tappa si terrà nella locride , il 23 Maggio alle ore 18.00 a Siderno, presso la libreria Mag la ladra di libri, e verterà sui temi dell’innovazione in ambito educativo. L’obiettivo di sviluppo sostenibile maggiormente trattato sarà quello dell’istruzione di qualità, per questo motivo gli organizzatori saranno affiancati da Massimo Iiritano, docente di filosofia e presidente di Amica Sofia, il quale ha scritto il libro Ma come si fa a pensare? che tratta proprio di strumenti educativi innovativi per i bambini, da Vincenzo Tavernese, dottore in filosofia e dal garante per l’infanzia della città metropolitana di Reggio Calabria, Emanuele Mattia. L’incontro sarà moderato dal direttore di Lente Locale, Gianluca Albanese.
La terza e ultima tappa sarà il 4 giugno alle ore 18.00 a Reggio Calabria, presso il Parco Ecolandia. Durante questo incontro il tema centrale sarà l’unione del lavoro dignitoso ad un uso rispettoso delle risorse ambientali. In questo senso durante l’incontro si alterneranno esperienze sociali innovative con racconti di illegalità e soprusi ai danni dei lavoratori e delle terre. Nel primo gruppo ci saranno le azioni raccontate da Gianni Pensabene, del Consorzio Sociale Macramè che al suo interno racchiude cooperative agricole che lavorano su beni confiscati e di Giancarlo Rafele, della Cooperativa Kyosei. Seguiranno gli interventi di chi ha fatto inchieste, denunce, ricerche e pubblicazioni su ruolo che ha la criminalità organizzata in alcuni territori, quali il Messico, descritto da Claudio Cordova nel suo documentario “La terra degli alberi caduti”, e nelle campagne di Lazio e Campania, di cui parlerà Marco Omizzolo, ricercatore Eurispes e responsabile scientifico cooperativa In Migrazione, il cui lavoro di ricerca e di indagine è riuscito a sventare un sistema di caporalato che sfruttava migliaia di braccianti agricoli indiani. L’incontro sarà moderato da Valentina Femia e vedrà gli interventi musicali e di riflessione sociologica a cura di Fulvio D’Ascola e Francesco Loccisano.
“L’idea di organizzare questi incontri – racconta la Presidente di Hermes 4.0 Federica Roccisano – è finalizzata a contaminare le coscienze del maggior numero possibile di persone verso i temi della sostenibilità. Il 2019 sarà ricordato come l’anno di Greta e dei suoi Friday For Future, i venerdì di denuncia degli studenti. Nessuno può essere da meno con il suo impegno personale e civile, al contrario, siamo tutti obbligati a lasciare tracce esemplari della nostra presenza sul pianeta e cooperare, quanto più possibile, affinché si raggiungano i diciassette obiettivi dello sviluppo sostenibile. Per questo motivo durante le nostre iniziative daremo una mano ai Figli Costituenti, l’associazione che ha avviato una raccolta firme per inserire lo sviluppo sostenibile nella nostra costituzione. Abbiamo aderito al loro invito, e una delegazione dei Figli Costituenti sarà presente alle nostre iniziative di Roma e di Reggio Calabria per tradurre il nostro impegno divulgativo in contributo fattivo per il nostro Paese.”
  R. & P. Tre date per parlare di sviluppo sostenibile: l’impegno della Hermes 4.0 in Calabria e non solo La  Cooperativa Sociale Hermes 4.0, per il secondo anno consecutivo, si farà portatrice dei valori e degli obiettivi dello sviluppo sostenibile nell’ambito del Festival Nazionale organizzato da ASVIS- l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile presieduta da Enrico
Gianluca Albanese
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persinsala · 5 years ago
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Aline Nari
Un autunno caldo per la danzatrice e coreografa toscana Aline Nari, impegnata in questo periodo in una serie di appuntamenti che la porteranno in varie zone d’Italia con tre dei suoi progetti dedicati ai ragazzi. La danzatrice, attrice, studiosa e docente universitaria (presso l’Università di Pisa dove ha insegnato storia della danza) ci racconta, in questa intervista, de Il colore rosa, Luce e M…
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persinsala · 6 years ago
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Testimonianze Ricerca Azioni 2018
Testimonianze Ricerca Azioni 2018
A Genova torna, con un nuovo format concentrato su 11 giorni, il Festival organizzato da Teatro Akropolis. Danza, butō e arti circensi si incontrano per un dialogo tra corpi. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Trame Nascoste / Festival Testimonianze Ricerca Azioni
Trame Nascoste / Festival Testimonianze Ricerca Azioni
A Testimonianze Ricerca Azioni, il Festival teatrale genovese organizzato da Teatro Akropolis, una due giorni dedicata alla figura del filosofo che ha sdoganato, per primo, la figura di Nietzsche in Italia. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Le lezioni-spettacolo di Massimiliano Civica
Le lezioni-spettacolo di Massimiliano Civica
Stand-up comedian funambolico che esprime il meglio del teatro popolare d’arte (da lui teorizzato) quando sale sul palcoscenico, ha un un’unica pecca: definire i suoi numeri di cabaret intellettuale, lezioni. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Farsi Luogo | Festival Testimonianze Ricerca Azioni
Farsi Luogo | Festival Testimonianze Ricerca Azioni
Il Festival organizzato da Teatro Akropolis a Genova entra nel vivo, con la lettura pubblica firmata da Marco Martinelli a Villa Durazzo Bombrini. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Testimonianze Ricerca Azioni 2017. Si riparte
Testimonianze Ricerca Azioni 2017. Si riparte
A Genova il teatro torna protagonista con un mese di eventi, incontri, spettacoli e performance, molti dei quali aperti al pubblico gratuitamente. Teatro Akropolis organizza e ospita. (more…)
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persinsala · 5 years ago
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Testimonianze Ricerca Azioni: Souls in the Sea, Corpus Delicti, 100 Light Years of Solitude
Testimonianze Ricerca Azioni: Souls in the Sea, Corpus Delicti, 100 Light Years of Solitude
Due prime assolute e una prima nazionale nella terza giornata del Festival ideato e organizzato da Teatro Akropolis per passare dal silenzio all’aspirazione al dialogo.
(more…)
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persinsala · 6 years ago
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Dialoghi tra corpi / Testimonianze Ricerca Azioni 2018
Dialoghi tra corpi / Testimonianze Ricerca Azioni 2018
Il Festival, organizzato e promosso da Teatro Akropolis, si inaugura con due performance che dimostrano come linguaggio e scrittura drammaturgica siano ormai significanti fluidi in un universo di senso magicamente caleidoscopico. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Morte di Zarathustra
È appena uscito il libro che i registi Clemente Tafuri e David Beronio dedicano al progetto teatrale – ed esistenziale – che li ha coinvolti negli ultimi cinque anni. (more…)
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persinsala · 8 years ago
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Clemente Tafuri e David Beronio | Teatro Akropolis / L'altra faccia del teatro contemporaneo
Clemente Tafuri e David Beronio | Teatro Akropolis / L’altra faccia del teatro contemporaneo
Teatro Akropolis. La Compagnia nasce nel 2001, diretta da Clemente Tafuri e David Beronio. Realtà alternativa di Sestri Ponente che mette al centro la ricerca, l’innovazione e il radicamento in un quartiere popolare di Genova. Animatori culturali di grande intelligenza e abilità, portano avanti progetti artistici di grande interesse, quali AkropolisLibri e il Festival Testimonianze Ricerca Azioni.
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persinsala · 9 years ago
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Enduring Freedom / My Exile is in my Head | Testimonianze ricerca azioni
Enduring Freedom / My Exile is in my Head | Testimonianze ricerca azioni
A Testimonianze ricerca azioni il filo rosso della sperimentazione tesse nuovi nodi. (more…)
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persinsala · 9 years ago
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Incontro con Imre Thormann | Testimonianze ricerca azioni
Incontro con Imre Thormann | Testimonianze ricerca azioni
A Testimonianze ricerca azioni, l’artista di fronte al vuoto nell’incontro con Imre Thormann e, sul palco, con Flavio Cortellazzi. (more…)
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