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[Here Comes the Sun][Nicole Dennis-Benn]
"Here comes the sun" di Nicole Dennis-Benn racconta un mondo vibrante e complesso, un'oasi turistica che agli occhi dei suoi abitanti è tutt'altro che un paradiso.
Sogni infranti e speranze proibite: donne in lotta per la sopravvivenza a Montego Bay Titolo: Here Comes the SunScritto da: Nicole Dennis-BennTitolo originale: Here Comes the SunTradotto da: Federica PrincipiEdito da: 66thand2ndAnno: 2024Pagine: 352ISBN: 9788832973457 La trama di Here Comes the Sun di Nicole Dennis-Benn Margot lavora in un lussuoso resort di Montego Bay, in Giamaica, e pur di…
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#2024#66thand2nd#Federica Principi#fiction#gay#Giamaica#Here Comes the Sun#Lambda Literary Award#LGBT#LGBTQ#libri gay#Narrativa#Nicole Dennis-Benn
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Roma: Il concerto della la Banda musicale della Polizia di Stato per il 171° anniversario
Roma: Il concerto della la Banda musicale della Polizia di Stato per il 171° anniversario. A conclusione delle celebrazioni del 171° Anniversario della Polizia di Stato, nella serata di venerdì 14 il Teatro dell’Opera di Roma ha ospitato la Banda musicale della Polizia di Stato, alla presenza del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Capo della Polizia Lamberto Giannini. Il concerto è stato impreziosito dalla partecipazione di Serena Autieri e del soprano Maria Agresta e da una presentatrice d’eccezione, Paola Saluzzi. Ospiti della serata gli operatori, i ragazzi e i familiari delle associazioni romane che si prendono cura delle persone con disabilità. La banda Musicale della Polizia di Stato diretta dal maestro Maurizio Billi ha suonato grandi classici come la “Carmen” di Georges Bizet, i “Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi, “Io te vurria vasà” di Di Capua-Russo, ma anche “Roma nun fa la stupida stasera”, “Over the Rainbow”, “Almeno tu nell'universo” e “Caruso”. A sorpresa sul palco anche Claudio Baglioni che ha incantato il pubblico intonando “Avrai” e “Strada Facendo”. Durante la serata è stato conferito il premio di Poliziotto ad honorem alla presentatrice Paola Saluzzi per il suo impegno alla divulgazione dei valori della solidarietà e della legalità. Il Poliziotto ad honorem rappresenta un riconoscimento per l’impegno civile, il senso di appartenenza alla comunità, la solidarietà dimostrata senza distinzioni si impegna a promuovere i valori ed i principi di legalità propri della Polizia di Stato. Ad annunciare sul palco la consegna del titolo è stato Massimiliano Ossini, anche lui Poliziotto ad honorem. I nipoti del Maestro Giulio Andrea Marchesini compositore di Giocondità - la marcia d’ordinanza della Polizia di Stato - hanno donato alla Polizia la bacchetta da direttore d’orchestra appartenuta al nonno. Tante le persone del mondo dello spettacolo e della televisione presenti tra i quali il produttore Carlo degli Esposti, gli attori Federica De Benedittis, Massimo Wertmüller, Simone Colombari e Alessandro Parrello interpreti del corto della Polizia di Stato “Segni molto particolari” presentato a Cortinametraggio. Il concerto è terminato con l'Inno Nazionale cantato dal trio d’eccezione Baglioni-Autieri-Agresta. https://www.youtube.com/watch?v=lZx333Uxsc0... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Vietato chiamare il Vaticano in giudizio sulla pedofilia: la Cedu riconosce l'immunità By Federica Olivo Vietato chiamare in giudizio il Vaticano per i fatti di pedofilia. Vietato, in realtà, chiamarlo in causa sempre, perché è immune dai giudizi. Suona più o meno così la sentenza con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto la richiesta di 24 persone che, in Belgio, avevano citato la Santa sede per atti di pedofilia commessi da alcuni preti cattolici. Nessun rappresentante del Vaticano, però, dovrà sedersi in tribunale. Vale per il Belgio, ma anche per il altri Paesi. La Cedu, infatti, ha riconosciuto alla Santa sede un’immunità che ritiene rinvenibile nel diritto internazionale. E che la scherma da eventuali giudizi che riguardano uomini della Chiesa. Senza nessuna eccezione. E nulla cambia se il reato commesso da un religioso - in questo caso ai danni di un minore - è stato accertato da un giudice. È la prima volta che la corte di Strasburgo si pronuncia sul tema, e questa decisione potrebbe costituire un significativo precedente. La vicenda che si è conclusa oggi era iniziata nel 2011. Una serie di persone di cittadinanza belga, francese e olandese aveva fatto un’azione collettiva, davanti ai tribunali del Belgio, per chiedere il risarcimento al Vaticano, ai vertici della Chiesa cattolica nazionale e ad alcune associazioni, dopo gli abusi subìt per mano di religiosi: “Hanno chiesto il risarcimento del danno causato dal modo strutturalmente carente in cui la Chiesa avrebbe affrontato il problema degli abusi sessuali al suo interno”, si legge in una nota della Cedu. (...) “La Corte ritiene che il rigetto (da parte dei tribunali, ndr) non abbia deviato dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti in materia di immunità dello Stato”. Il Vaticano, insomma, ha una sorta di protezione - non scritta, ma ben solida - che gli consente di non stare in giudizio. Neanche se degli uomini che a quello Stato fanno riferimento, in quanto religiosi, hanno commesso un reato. (...) L’orientamento, insomma, pare consolidato. E data la delicatezza del tema certamente questa sentenza farà discutere. Anche perché arriva pochi giorni dopo la pubblicazione dei lavori della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia. L’ente ha calcolato che, a partire dagli anni ’50, 216.000 sono state vittime di sacerdoti o di religiosi. Se a questi si aggiungono gli abusi messi in atto dai laici nell’ambito delle istituzioni della Chiesa il numero sale a 330.000 se si aggiungono gli aggressori laici nell’ambito delle istituzioni della Chiesa. Una quantità di vittime drammaticamente elevata, in un solo Paese. Se l’orientamento della Corte europea dei diritti dell’Uomo sarà confermato, nessuna di queste, tra chi è ancora in vita, potrà mai chiedere il risarcimento al Vaticano per non aver affrontato in maniera diversa, magari più incisiva, il tema spinoso della pedofilia nella Chiesa.
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You fucked me up Hai raccontato a tutti del nostro amore, trasformandolo in un ridicolo pettegolezzo, per manovrarmi. Hai rovesciato il senso di ogni mio gesto, per giocare alla parte della vittima del destino. Hai finto di essere senza un soldo, derelitta, cacciata, quando uno solo dei quadri in una sola delle tua case, costa più dell’appartamento in cui vivo. Hai scritto decine di biglietti, ad ogni festa comandata, per anni, per dirmi che per fortuna mi avevi trovato, per fortuna ci amavamo, che la tua vita era cambiata insieme. Mi hai detto che eri una donna di principi, mi hai chiesto di averne, mi hai chiesto di essere uomo, mentre tu eri implosa in ogni direzione. Mi hai sempre preso in giro.
Non mi importava tanto della tua maschera, dei tuoi finti principi, delle tue centinaia di scene da drama queen. Non ho creduto, a quel che vedevo. Credevo a quel che sentivo. Credevo a quella ragazza che appariva quando stavi male, che era un’altra. Credevo alla donna prigioniera in te, mentra la pazza fuori di te imperversava, e dominava la tua e la mia vita. Credevo il mio amore ti avrebbe aiutato a tirare fuori lei, e calmare la pazza .
Io credevo in te. E come posso essermi sbagliato? Delle diverse persone che sei, una sola era una totale stronza. Ma è quella che decide se afferrare il coltello e uccidere. E’ quella che comanda le altre. E forse è proprio questa la differenza tra sanità e pazzia. Non lasciare che sia la persona sadica e violenta a prendere decisioni.
Forse sei un mostro. Quasi sicuramente. Una persona che non sa la differenza tra bene e male e persegue il male, nella sua banalità. Con la sua banalità. Però dentro quel mostro, prigioniera, in fondo, dentro un pozzo senza luce, c’è la persona che mi ama e che io amo. Ci sei tu. C’è quella ragazza che mi ha detto cento volte, con la luce spenta negli occhi perchè non vedevi, ma sentivi e parlavi, e odoravi e abbracciavi, posso baciarti? (Posso baciarti?)
E io non so più, non so più come raggiungerti. Sepolta sotto i tuoi strati di follia. E la tua ipocrisia. Ma pazienza. Ci sono limiti che un uomo non può superare. Che nessuno può. A volte il coraggio non basta, di sicuro l’amore non basta. Però il senso di colpa non mi lascia. Ho preso il colpo, diretto e mortale quasi, per difendere quella ragazza calma e dolce che sta in te, dal suo diavolo, dal mostro che la tiene prigioniera. Come nel mito di S. Giorgio e il Drago che tu ami tanto, ho preso il colpo di coda del drago che mi ha spezzato in due, senza una corazza. Leggo quel biglietto, forse l’ultimo che mi hai scritto, con la tua calligrafia femminile e delicata
.... e per godersi il futuro tutti gli attimi... tutti gli attimi del nostro futuro insieme
Federica
Lo lascio lì appeso sulla mensola dove l’hai dimenticato, per ricordarmi i miei limiti, e che una persona non può tutto. Che non sono nulla. Che solo Dio può, e a volte neanche Lui.
E che io non ti ho salvata da te stessa.
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La proposta di Italia Viva per la costituzione del distretto del cibo del Chierese e Carmagnolese.
Di seguito la proposta di Italia Viva per la costituzione del distretto del cibo. In sedi diverse e da tempo stanno lavorando sullo stesso tema Sindaci e associazioni del territorio.
Con la nostra presentazione, ci piacerebbe far fare un salto di qualità alla discussione ed avviare un dibattito pubblico largo, che coinvolga istituzioni e cittadini, al fine di condividere la migliore organizzazione possibile a partire da alcuni temi chiave:
· Struttura societaria;
· Governance;
· Capitale;
· Aree di azione;
· Comitato promotore.
Il distretto del cibo del chierese e del carmagnolese diventerà il principale driver di crescita dell’occupazione in tutta la nostra zona alla fine dell’emergenza sanitaria e pertanto occorre la massima condivisione e partecipazione.
Nei prossimi mesi, nonostante il Covid, andrà organizzato un tour di presentazione che coinvolga tutti i 23 comuni interessati, per illustrare l’iniziativa agli operatori economici e ai cittadini, per far conoscere il progetto e per raccogliere le pre-adesioni in modo che il progetto possa partire entro la fine del 2021.
Finora tutti i promotori hanno condiviso principi ispiratori e obiettivi, ma nessuno si è espresso in modo chiaro sugli strumenti da utilizzare per realizzarlo.
Con il nostro contributo alla discussione invece desideriamo suggerire la strada:
· una società di capitali privata, (una Srl) in quanto, rispetto ad una associazione o una società a controllo pubblico, è preferibile, sia per garantire la necessaria continuità sia la forte azione innovatrice a tutto campo;
· un capitale consistente all’altezza della sfida si dalle prime mosse;
· un ruolo forte ma minoritario dei comuni promotori in modo che vi sia un ampio coinvolgimento di tutti gli operatori economici del distretto e di tutti i privati che vogliono sostenere l’iniziativa;
· una governance con un forte radicamento territoriale affidata ad imprenditori con il supporto della struttura pubblica.
I referenti di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
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TEATRO DELLA TOSSE
VENERDÌ 3 maggio, ORE 20:30
SABATO maggio, ORE 19:30
DOMENICA 5 maggio, ORE 18:30
NESSUNA PIETA’ PER L’ARBITRO
di Emanuele Aldrovandi
con Filippo Bedeschi, Luca Mammoli, Federica Ombrato, Alessandro Vezzani
regia Marco Maccieri e Angela Ruozzi
scene Antonio Panzuto
disegno luci Silvia Clai
costumi Rosa Mariotti
con la consulenza scientifica del prof. Marco Giampieretti
produzione Centro Teatrale MaMiMò
VIDEO
https://vimeo.com/220632912
Una famiglia che vive per il basket. Una società post-ideologica, in cui sembra non riusciamo più a scegliere in base a principi di valore. Eppure scelte ne compiamo e continuamente. Ma in funzione di cosa? Giuseppe: storico, ricercatore universitario, mille euro al mese. Sta preparando un discorso per la celebrazione del 2 giugno, anniversario della Repubblica italiana, ma difficilmente riuscirà a scriverlo.
Moglie: in dolce attesa, sarà licenziata non appena il suo datore di lavoro se ne accorgerà.
Incoraggia il marito a scrivere il discorso convinta che sia un modo per avere successo e far quadrare i bilanci familiari. Figlio: disoccupato, a rischio neet, gioca a basket e ha dei seri problemi di gestione della propria collera. Arbitro: come hobby dirige partite di basket, di mestiere fa colloqui di lavoro. Una partita rissosa, un fallo non fischiato e un braccio rotto. Attorno alla figura dell’arbitro la triade dei protagonisti si allea, si accalora, collabora, si accanisce trasformando le situazioni conflittuali in conflitti di natura etica ed esistenziale. La questione “Arbitro” diventa strumento per sviluppare sulla scena, attraverso il meccanismo dello straniamento e il dialogo diretto con il pubblico, temi civili quali individualismo/bene comune, potere/anarchia, legge/libertà, idealismo/utilitarismo. E diventa occasione per Giuseppe per vedere “da fuori” la società in cui vive nel tentativo di cogliere una prospettiva storica all’interno del suo tempo, per riuscire a narrarlo. “E poi siamo sicuri che il nostro mondo sia davvero post-ideologico? Forse fra duecento anni i posteri guarderanno al passato e diranno che noi un’ideologia l’avevamo. Vedranno la legge che governava il nostro mondo, vedranno lo spirito della nostra epoca. E come lo chiameranno?” Tutto questo, passando da De Gasperi a Michael Jordan, da Togliatti a LeBron James…tra principi fondamentali e qualche tiro a canestro …
Prezzo intero 15,00 €
Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS
www.teatrodellatosse.it
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Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
NetParade.it
Quezzi.it
AlfaRecovery.com
Comuni-italiani.it
Il Secolo XIX
CentroRicambiCucine.it
Contatti
Stefano Brizzante
Impianti Elettrici
Informatica Servizi
Edilizia
Il Secolo XIX
MusicforPeace Che Festival
MusicforPeace Programma 29 maggio
Programma eventi Genova Celebra Colombo
Genova Celebra Colombo
NESSUNA PIETA’ PER L’ARBITRO TEATRO DELLA TOSSE VENERDÌ 3 maggio, ORE 20:30 SABATO maggio, ORE 19:30 DOMENICA 5 maggio, ORE 18:30…
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INCONTRO SOFT SKILLS 4/1/2021
Quando tu riconosci del valore/ della bellezza/ luce e bene negli altri, vuol dire che lo hai dentro. La stessa cosa vale per il negativo: quando cominci a criticare e giudicare agli altri è perché lo hai dentro.
Regole soft skills
1. Atteggiamento mentale produttivo e sorriso. Motivazione.
2. Coerenza / Tecnica- applicare le conoscenze tecniche, fare gli esercizi ogni settimana
3. Partecipazione attiva (presenza alle serate e eventi 27 marzo, 19 giugno, summercamp)
4. Puntualità fisica e mentale, essere presenti mentalmente, fare lo sforzo di entrare in serata anche se mi è successo qualcosa di brutto perchè mi può risollevare, anche quando non ho voglia perchè cosí vado contro alle resistenze e rompi uno schema.
5. Professionalità e competenza.
6. Rendersi utili e guidare con l'esempio. Mettiti in gioco da protagonista, non guardare solo gli altri crescere. Sii produttivo -> anticipa le esigenze prima che i problemi possano sopraggiungere. -> influenza il tuo ambiente proattivamente e l'atmosfera rendila come vorresti che fosse. "non aspettare che la nave arrivi in contro, ma valle incontro".
7. Lascia la scia: impara a condividere la tua storia di successo IN MANIERA CONVINTA QUANDO PARLI. IMPARA A SPOSTARE LE PERSONE PERCHÈ SEI SICURO DEI TUOI RICULTARI
8. Definire e perseguire i propri obiettivi senza porsi limiti. Se tu ti poni obiettivi sempre più ambiziosi poi darai sempre di più. Gli obiettivi sono il livello di misura di quanto cresci. È NECESSARIO concretizzare quello che desideri, perchè senza risultati la tua autostima non si alza. E non tradire le aspettative nei confronti di te stesso.
9. Teamwork
10. Contribuire alla crescita del centro: coinvolgere gli altri -> opera unity.
7. Non si lascia mai niente che non va bene. Non fidarti dei tuoi pensieri tipici perchè poi ti porteranno ai tuoi risultati soliti.
8. Quando fai una decisione chiediti: qual'è la cosa che ti fa evolvere di più?
LE REGOLE TI RENDONO LIBERO -> quando hai delle regole che hai capito (non solo accettato in maniera passiva ) poi sei più libero mentalmente.
AVERE ATTEGGIAMENTO MENTALE POSITIVO è importante perchè le nostre azioni partono dalla qualità dei nostri pensieri. Test Amos. -> le persone che hanno tanto successo vuol dire che hanno una motivazione alta e intrinseca. è dimostrato che la gente che ride di più ha una salute e un fisico migliore. dopo due anni puoi cambiare anche la tua genetica comportamentale.
Se sei demotivato vuol dire che non hai autoefficacia -> pianifica e usa le tecniche per essere più efficace. Se non sei energico vuol dire che non stai usando il tuo fisico -> pianifica e allenati. Chi da riceve tantissimo.
NON MOLLARE UN AMBIENTE FINCHÈ NON HAI RAGGIUNTO IL MASSIMO DI RISULTATI O SE SAI DI AVER DATO TUTTO.
Quando guardi le vite degli altri è quando credi nei tuoi principi. Guarda Claire, guarda Federica, guarda Henrike che è andata a Padova e per 4 anni è stata lí.
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Miller Harris ci porta a fare foraging tra le vie di Londra con le sue tre nuove fragranze ispirate agli ingredienti selvatici
“Foraging” è un termine che indica la raccolta di cibo selvatico. Il foraging è stato essenziale per la vita dell’uomo: dal suo arrivo sulla terra, quando raccogliere bacche e frutti era l’unico modo per sfamarsi, ai giorni nostri, in cui i grandi chef hanno riscoperto le erbe selvatiche e le hanno trasformate in protagoniste di piatti prestigiosi. Questa pratica però, ristoranti stellati a parte, ci sembra lontana: viviamo in città, circondate da palazzi e strade, non da campagne ricche di erbe. E se vi dicessimo che, se si sa dove cercare, anche in città si possono trovare tanti ingredienti selvatici? Anche in una città come Londra, dove il territorio è diviso a metà tra un paesaggio urbano spettacolare e parchi e aree verdi tutte da scoprire.
Tre fragranze nate dal foraging urbano
Proprio a Londra, due profumieri di Miller Harris si sono messi alla ricerca di ingredienti che crescessero in modo selvatico per le vie della città, dedicandosi a un vero e proprio foraging urbano. Entrambi i profumieri hanno trovato degli ingredienti selvatici e li hanno reinterpretati a modo loro, dando vita a tre nuove fragranze firmate Miller Harris in cui riusciamo a percepire la natura e l’ambiente urbano, che coesistono creativamente in un contrasto dinamico.
Il miele sul tetto: HIDDEN on the rooftops
Bertrand Duchaufour, profumiere da trent’anni, è salito sui tetti di Londra per Miller Harris. È sui tetti che vivono le api, tantissime api: questo insetto in via d’estinzione è infatti diffuso a Londra più che in ogni altra parte dell’Inghilterra. Su uno dei tetti, Bertrand ha trovato un giardinetto nascosto, dove i fiori freschi e profumati attraggono le api tanto da spingerle a nascondere qui le loro arnie. Miele, polline, fiori: sono questi gli ingredienti che mai penseremmo di trovare in città, e che hanno dato vita alla fragranza HIDDEN on the rooftops di Miller Harris. La fragranza apre con il fresco fruscio floreale di Bergamotto, Lime, Semi di Angelica, Assoluta foglie di Violetta e Salvia Sclarea, addolcito dai Frutti Rossi e reso speziato dal Pepe Nero. Al cuore della fragranza troviamo il tesoro nascosto dalle api, il Miele, circondato da sentori di Lillà, Polline, Fiore di Ligustro, Caprifoglio, Olio di Rosa Turca e Tè. HIDDEN on the rooftops di Miller Harris chiude infine con le note di Vetiver, Ambergris, Sandalo, Driftwood e Musk.
Rabarbaro tra i muri: LOST in the city
Il secondo profumiere ingaggiato da Miller Harris è Mathieu Nardin, un francese figlio di un profumiere che ha già lavorato più volte per il brand. Il suo foraging urbano lo ha portato tra le vie della città, dove le felci si fanno strada attraverso muri e cemento contrastando con il rabarbaro selvatico rosa. È proprio il Rabarbaro l’ingrediente scelto da Mathieu per la seconda fragranza Miller Harris, LOST in the city: affiancato nel cuore da Petali di Rosa e Geranio, il Rabarbaro è introdotto dalla freschezza acre di Scorza di Bergamotto, Semi di Angelica e Ribes Nero, e sfuma in un fondo molto british a base di Earl Grey Tea, Ambra e Muschio.
L’ortica nel parco: WANDER through the parks
Non contento, Mathieu Nardin è voluto andare oltre e si è incamminato tra i parchi di Londra, dove è riuscito a trovare un altro ingrediente: si tratta dell’Ortica, l’erba pungente e profumata che spesso viene usata anche in cucina. L’Ortica è la protagonista della terza e ultima fragranza Miller Harris dedicata al foraging urbano, WANDER through the parks. Pompelmo Rosa, Mandarino Succoso, Ribes Nero e Bacche Rosa aprono la composizione cercano di ricreare il profumo sfavillante delle Ortiche, che si trovano al cuore della fragranza insieme a Galbano, Fico e Tuberosa Indiana. Foglia di Violetta, Legno di Cashmere, Frazione di Patchouli e Muschio chiudono infine la composizione raccontando di come, prima della fioritura, le foglie di ortica vengono smussate, e la linfa degli steli si fonde con i frutti saporiti.
Anima green: un packaging riciclato e riciclabile
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In linea con i principi ambientali di Miller Harris, il packaging delle fragranze Forage è fatto con materiali sostenibili o riciclati in modi nuovi. Merito della collaborazione con Smile Plastics, che a partire da materiali di scarto come tappi per bottiglie e vasi di yogurt è riuscita a creare i porta-profumi riutilizzabili come scatole ricordo: quello di HIDDEN on the rooftops è blu come il cielo che sovrasta i tetti di Londra, quello di LOST in the city è rosa come il rabarbaro protagonista della fragranza, quello di WANDER through the parks è verde come l’ortica.
Federica Miri
SOCIAL FB http://www.millerharris.com/ Distribuite in Italia da Olfattorio srl
Miller Harris. Alla ricerca degli aromi selvatici Miller Harris ci porta a fare foraging tra le vie di Londra con le sue tre nuove fragranze ispirate agli ingredienti selvatici…
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Percorsi di un artista: “Luigi De Giovanni” Luigi a malapena si reggeva sulle sue gambette. Aveva da poco compiuto un anno ed oltre a gattonare cercava tutti gli appigli per camminare o conquistare la posizione eretta. La madre, come spesso le capitava, era intenta a disegnare i decori per delle tovaglie; perciò aveva messo in giro matite colorate, tempere ed acquerelli. Sentì bussare e si alzò, erano alcune ragazze che seguivano i suoi corsi di taglio. Si mise a parlare con loro perdendo, solo per poco tempo, di vista il figlioletto. In quel momento Luigi, dopo tanti sforzi e capitomboli, riuscì a rizzarsi in piedi sulla coperta celeste. Senza esitare mise le sue manine, cicciotelle, in quell’oggetto poggiato sul tavolino che tanto l’aveva incuriosito negli ultimi dieci minuti. Era fatta: le sue manine erano diventate blu, rosse, verdi e gialle. Stava per perdere l’equilibrio: piegò le gambe si curvò in avanti ma la forza di gravità vinse e atterrò sulla coperta, colorando qua e là. Si guardò le manine e cominciò a batterle, il risultato fu di un dripping involontario. Gli piacque. La madre Santa era troppo intenta a parlare di girovita, fianchi, pence, e pieghe con le sue ospiti ed il bambino era così tranquillo che lei pensò che si fosse appisolato. Luigi era sveglissimo e di nuovo ondeggiando ed aggrappandosi alla sedia era in piedi e tastava con le manine sul tavolo alla ricerca della tavolozza. Ecco le sue mani erano ben impregnate ma aveva nuovamente perso l’equilibrio e si risedette bruscamente sulla coperta. Le mani erano ben cariche di colore e cominciò con i gocciolamenti e le striature su tutto quello che era alla sua portata. Non pago mise le mani in bocca ma con una smorfia di disgusto le allontanò subito. Passò ai capelli biondo chiaro e l’effetto fu meraviglioso. Tutto gli appariva magico sino a quando la madre non si voltò facendosi scappare un urlo disperato spaventando il piccolo artista che pianse a lungo. A pochi anni Luigi sottraeva furtivamente i colori alla madre, quando lei dipingeva sui tessuti e li lasciava incustoditi anche per brevi momenti. Colorava tutto, era come se non volesse accettare il monocromo. Colorava maglie, tovaglie, tovaglioli, lenzuola, coperte… perché risparmiare i muri! I pennelli, spesso, non gli bastavano. Per le sue originali creazioni, allora, usava le mani. I suoi occhi grandi, di un blu intenso, si contornavano di rosso, giallo, verde, come pure i suoi indumenti. La madre osservandolo pensò che sarebbe stato meglio aiutarlo nelle sue inclinazioni perciò sin dai primi anni di scuola gli insegnò ad usare i colori: pastelli, tempere ed acquerelli. Questo bimbo aveva trovato la sua felicità: era un pittore. Le sue doti artistiche suscitarono l’interesse degli insegnanti nella scuola elementare, che gli facevano colorare la maggior parte dei disegni. Non tutto era semplice però, in quanto Luigi voleva fare a modo suo e non sentiva i consigli dei maestri. Questo gli procurò non poche punizioni. Quando aveva sette anni morì il padre e questo lasciò la sua famiglia nella disperazione più nera. Frequentò le elementari fra Specchia e Roma, dove vivevano i nonni materni. Intorno agli undici anni fu mandato in collegio dai Buoni Fanciulli, nella borgata di Primavalle a Roma, riservato ai ragazzini che avevano situazioni molto precarie. Fu un disastro. Qui, infatti, decisero di farlo diventare un tipografo. Furono guai! La sua passione continuò ad essere la pittura anche se, non sempre gli era permesso di praticarla come lui avrebbe voluto. L’adolescenza fu difficile. Luigi era diventato molto introverso e timido; mal sopportava i metodi del collegio. Sino allora era cresciuto con poche regole, grandi privazioni e molta fame. Dopo quattro anni fece ritorno al suo paese. A sedici anni, mentre frequentava l’Istituto d’Arte a Poggiardo, fece la prima mostra. Presentò opere che erano un’interpretazione di paesaggi dell’animo, piuttosto informali, con incursioni nelle nature morte e nella figura. Fu un successo che ancora oggi, al suo paese, ricordano in molti. Si diplomò, specializzandosi in Scultura del Legno. Nel frattempo era diventato un animo anticonformista e contestatore: i fermenti del sessantotto e degli anni settanta lo coinvolsero totalmente. Le ragazze del paese, sue coetanee, raccontano di come attendevano l’arrivo di Luigi chiamato affettuosamente Gino capellone. Molte si erano invaghite del suo fascino di pittore ribelle e senza regole. In generale amava la musica del periodo ma era un gran fan dei Beatles e di Joan Beaz. Le sue opere, antiaccademiche, cominciarono ad essere apprezzate da molti. A vent’anni s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diplomò in scenografia. L’immagine che lo descrive, sia come artista che come uomo, è quella di uno che per i suoi ideali è salito e sale sulle barricate per difendere i suoi principi e le sue teorie. Federica Murgia
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[Questa mia carne][Melissa Febos]
Scrittura Creativa e Introspezione: Il Potere delle Storie Personali Titolo: Questa mia carne. Scrivere di sé come atto radicaleScritto da: Melissa FebosTitolo originale: Body WorkTradotto da: Federica PrincipiEdito da: NottetempoAnno: 2024Pagine: 180ISBN: 9791254800959 La sinossi di Questa mia carne di Melissa Febos In questo connubio audace e ben riuscito di memoir e saggio di scrittura…
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#Federica Principi#gay#LGBT#LGBTQ#libri gay#Melissa Febos#memoir#nonfiction#Nottetempo#Questa mia carne#Scrivere di sé come atto radicale#The Radical Power of Personal Narrative#USA
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Milano, Otello al femminile al Teatro Carcano
Milano, Otello al femminile al Teatro Carcano. Lo spettacolo sarà portato in scena al Teatro Carcano di Milano dal 25 al 30 ottobre da uno straordinario cast tutto al femminile composto da: Valentina Acca, Verdiana Costanzo, Francesca Farcomeni, Federica Fresco, Viola Marietti, Federica Fracassi nel ruolo di Iago, Ilaria Genatiempo nel ruolo di Otello e Cristiana Tramparulo nel ruolo di Desdemona. In regia Andrea Baracco, traduzione e drammaturgia Letizia Russo. Musiche Giacomo Vezzani, produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli. Con Otello, Shakespeare ha consegnato alla letteratura occidentale uno dei suoi personaggi più archetipici: Iago. E, attraverso di lui, una riflessione spietata, eppure carica di pietas, sulle debolezze umane e sull’imprevedibile capacità che abbiamo di generare il male e di accoglierlo come insospettabile parte di noi stessi. La potenza del triangolo Otello-Iago Desdemona sta nella corsa verso la distruzione di sé e degli altri, in un gioco che trasforma l’immaginazione in realtà e la realtà in immaginazione. Io non sono ciò che sono, dichiara Iago nella prima scena del primo atto. Questa definizione che dà di sé non cessa di essere vera se applicata anche agli altri protagonisti della tragedia. Cosa siamo, noi esseri umani, se non materia instabile, che le circostanze possono spingere alle scelte più estreme, alle scoperte interiori più inattese, e ai gesti più feroci? La tragedia del Moro di Venezia affonda le proprie radici nella linea d’ombra su cui ognuno di noi cammina come un funambolo in cerca di equilibrio, nella speranza, ma senza la certezza, di non cadere mai.NOTE DI REGIA Il testo di Otello, con le sue domande abissali sull’ambiguità della natura e delle relazioni umane, mi accompagna da molti anni. Esiste, poi, nel testo, un altro tema per me cruciale: la riflessione sulla profonda affinità tra ciò che è teatro e ciò che è vita. Caso e realtà sono le due forze che muovono la storia, gli elementi che Iago, raffinato improvvisatore, combina e manipola per realizzare il suo sogno di perdente radicale, di anima votata alla rovina dentro e fuori di sé. Iago conosce il proprio desiderio oscuro, ma costruisce solo nel tempo, e improvvisando, i dettagli del proprio piano, trasformando scena dopo scena un’oscura volontà in una concreta e collettiva discesa agli inferi. Il suo agire è quello dell’autore che plasma i propri personaggi, è quello del regista che crea l’universo in cui farli vivere (e morire), è quello dell’attore che conosce l’altro da sé perché non teme di conoscere se stesso. Accanto a lui, Otello e Desdemona, complici involontari del suo disegno, e vittime di un caso che li mette crudelmente di fronte alla verità su se stessi. Confrontarsi con Otello nel contemporaneo, poi, significa anche scegliere se fondare la propria riflessione sugli aspetti sociali e di dibattito pubblico che il testo genera nei nostri tempi, o affrontarlo cercandone i principi poetici più profondi, le domande più universali. Per l’amore che ho per questo testo, sento la responsabilità di restituirlo al pubblico come squarcio sull’umano e sulle sue contraddizioni. Da queste considerazioni, ho immaginato a fondazione del progetto un principio di ribaltamento del canone shakespeariano: un cast esclusivamente femminile. Non si tratta di una scelta estetica. Ma poetica: è un inganno, per liberare lo sguardo del pubblico dai pregiudizi sulla storia e i suoi temi, e lasciarsi attraversare dalla terribile consapevolezza che chiunque di noi può, un giorno, trovarsi a giocare il ruolo della vittima o del carnefice, se volontà, fragilità e caso si trovano allineati come astri di una costellazione. NOTE DI DRAMMATURGIA Mai come nell’Otello di Shakespeare il principio per cui la parola non è pura descrizione della realtà, ma strumento di creazione della realtà stessa, si fa vivo e evidente. Ogni destino, in questa tragedia, si compie attraverso la parola. Desdemona si innamora dei racconti di Otello sul proprio passato. Otello conosce il mostro dagli occhi verdi grazie alle parole di Iago. Iago sottomette tutti, anche se stesso, alle proprie parole inventate o soltanto insinuate, fino a ridursi al silenzio. Per questo progetto, il lavoro della drammaturgia sarà stratificato: inizierà con una nuova traduzione dell’originale shakespeariano, per restituirne la possibilità di dialogare col presente. Poi, diventerà ricerca di una lingua diversificata e specifica: bassa, insinuante, pericolosa quella di Iago; in precipitosa trasformazione e frammentazione quella di Otello; concreta e cristallina quella di Desdemona; vivida e sintetica quella di ognuno degli altri personaggi. Come fosse materia organica, la lingua sarà accadimento e spazio, universo in trasformazione. Un’isola in cui i destini degli esseri umani mostrano il volto terribile del Fato. PREZZI posto unico numerato venerdì, sabato e domenica € 38,00 posto unico numerato martedì, mercoledì e giovedì € 27,00 ORARI martedì, mercoledì e giovedì ore 19.30 venerdì e sabato ore 20.30 domenica ore 16.30 VENDITE ONLINE TEATRO CARCANO corso di Porta Romana, 63 - 20122 Milano ... Read the full article
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Percorsi di un artista: “Luigi De Giovanni” Luigi a malapena si reggeva sulle sue gambette. Aveva da poco compiuto un anno ed oltre a gattonare cercava tutti gli appigli per camminare o conquistare la posizione eretta. La madre, come spesso le capitava, era intenta a disegnare i decori per delle tovaglie; perciò aveva messo in giro matite colorate, tempere ed acquerelli. Sentì bussare e si alzò, erano alcune ragazze che seguivano i suoi corsi di taglio. Si mise a parlare con loro perdendo, solo per poco tempo, di vista il figlioletto. In quel momento Luigi, dopo tanti sforzi e capitomboli, riuscì a rizzarsi in piedi sulla coperta celeste. Senza esitare mise le sue manine, cicciotelle, in quell’oggetto poggiato sul tavolino che tanto l’aveva incuriosito negli ultimi dieci minuti. Era fatta: le sue manine erano diventate blu, rosse, verdi e gialle. Stava per perdere l’equilibrio: piegò le gambe si curvò in avanti ma la forza di gravità vinse e atterrò sulla coperta, colorando qua e là. Si guardò le manine e cominciò a batterle, il risultato fu di un dripping involontario. Gli piacque. La madre Santa era troppo intenta a parlare di girovita, fianchi, pence, e pieghe con le sue ospiti ed il bambino era così tranquillo che lei pensò che si fosse appisolato. Luigi era sveglissimo e di nuovo ondeggiando ed aggrappandosi alla sedia era in piedi e tastava con le manine sul tavolo alla ricerca della tavolozza. Ecco le sue mani erano ben impregnate ma aveva nuovamente perso l’equilibrio e si risedette bruscamente sulla coperta. Le mani erano ben cariche di colore e cominciò con i gocciolamenti e le striature su tutto quello che era alla sua portata. Non pago mise le mani in bocca ma con una smorfia di disgusto le allontanò subito. Passò ai capelli biondo chiaro e l’effetto fu meraviglioso. Tutto gli appariva magico sino a quando la madre non si voltò facendosi scappare un urlo disperato spaventando il piccolo artista che pianse a lungo. A pochi anni Luigi sottraeva furtivamente i colori alla madre, quando lei dipingeva sui tessuti e li lasciava incustoditi anche per brevi momenti. Colorava tutto, era come se non volesse accettare il monocromo. Colorava maglie, tovaglie, tovaglioli, lenzuola, coperte… perché risparmiare i muri! I pennelli, spesso, non gli bastavano. Per le sue originali creazioni, allora, usava le mani. I suoi occhi grandi, di un blu intenso, si contornavano di rosso, giallo, verde, come pure i suoi indumenti. La madre osservandolo pensò che sarebbe stato meglio aiutarlo nelle sue inclinazioni perciò sin dai primi anni di scuola gli insegnò ad usare i colori: pastelli, tempere ed acquerelli. Questo bimbo aveva trovato la sua felicità: era un pittore. Le sue doti artistiche suscitarono l’interesse degli insegnanti nella scuola elementare, che gli facevano colorare la maggior parte dei disegni. Non tutto era semplice però, in quanto Luigi voleva fare a modo suo e non sentiva i consigli dei maestri. Questo gli procurò non poche punizioni. Quando aveva sette anni morì il padre e questo lasciò la sua famiglia nella disperazione più nera. Frequentò le elementari fra Specchia e Roma, dove vivevano i nonni materni. Intorno agli undici anni fu mandato in collegio dai Buoni Fanciulli, nella borgata di Primavalle a Roma, riservato ai ragazzini che avevano situazioni molto precarie. Fu un disastro. Qui, infatti, decisero di farlo diventare un tipografo. Furono guai! La sua passione continuò ad essere la pittura anche se, non sempre gli era permesso di praticarla come lui avrebbe voluto. L’adolescenza fu difficile. Luigi era diventato molto introverso e timido; mal sopportava i metodi del collegio. Sino allora era cresciuto con poche regole, grandi privazioni e molta fame. Dopo quattro anni fece ritorno al suo paese. A sedici anni, mentre frequentava l’Istituto d’Arte a Poggiardo, fece la prima mostra. Presentò opere che erano un’interpretazione di paesaggi dell’animo, piuttosto informali, con incursioni nelle nature morte e nella figura. Fu un successo che ancora oggi, al suo paese, ricordano in molti. Si diplomò, specializzandosi in Scultura del Legno. Nel frattempo era diventato un animo anticonformista e contestatore: i fermenti del sessantotto e degli anni settanta lo coinvolsero totalmente. Le ragazze del paese, sue coetanee, raccontano di come attendevano l’arrivo di Luigi chiamato affettuosamente Gino capellone. Molte si erano invaghite del suo fascino di pittore ribelle e senza regole. In generale amava la musica del periodo ma era un gran fan dei Beatles e di Joan Beaz. Le sue opere, antiaccademiche, cominciarono ad essere apprezzate da molti. A vent’anni s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diplomò in scenografia. L’immagine che lo descrive, sia come artista che come uomo, è quella di uno che per i suoi ideali è salito e sale sulle barricate per difendere i suoi principi e le sue teorie. Federica Murgia
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Modificazioni dell'amigdala originano disturbi comportamentali
Il disturbo ossessivo compulsivo e le alterazioni della «sostanza bianca». La ripetitività dei comportamenti e delle attività mentali, tipica della patologia, non permetterebbe la realizzazione dei normali cambiamenti strutturali cerebrali. Migliorano le conoscenze sulle possibili anomalie strutturali presenti nel cervello di chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo. Si tratta di un disturbo caratterizzato da sintomi come idee e impulsi ricorrenti e persistenti riconosciuti come privi di senso dallo stesso individuo (ossessioni) e da comportamenti ripetitivi spesso messi in atto proprio in risposta alle ossessioni, o con lo scopo di prevenire e neutralizzare eventi o situazioni temute (compulsioni). Uno studio realizzato da un ampio gruppo di ricercatori internazionali, pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry indica che nella genesi di questo disturbo potrebbero essere coinvolte anche alcune aree cerebrali posteriori, estendendo così il network di aree coinvolte, finora considerate soprattutto quelle anteriori, come i lobi frontali, e i nuclei di sostanza grigia profondi, come il nucleo striato. Alterazioni molto estese
«I risultati del nostro studio estendono le conoscenze relative alla localizzazione delle anomalie cerebrali nel disturbo ossessivo compulsivo — dicono Fabrizio Piras e Federica Piras, neuropsicologi e ricercatori del Santa Lucia IRCCS di Roma, e Gianfranco Spalletta, psichiatra e direttore del laboratorio di neuropsichiatria del Santa Lucia IRCCS di Roma —. Nel corso delle ultime decadi è stato stabilito che alla base del disturbo c’è un’alterazione del circuito fronto-striatale - lobi frontali e striato. Successivamente il modello neuroanatomico è stato integrato con le aree cerebrali implicate nell’elaborazione delle emozioni, come la corteccia del cingolo, l’amigdala e l’ippocampo. I risultati del nostro studio indicano ora il coinvolgimento anche di aree cerebrali posteriori e sembrano confermare che il disturbo sia da ricondursi ad alterazioni molto più estese di quanto ritenuto finora». Ma quali sono esattamente le alterazioni alle quali le aree cerebrali vanno incontro in questo disturbo? «Diverse evidenze sperimentali suggeriscono l’esistenza di anomalie nella mielinizzazione della sostanza bianca». Il processo di mielinizzazione La mielinizzazione è un processo maturativo delle fibre nervose che le rende progressivamente più isolate e permette così una più veloce ed efficiente trasmissione dell’informazione, quindi una migliore funzionalità. Alterazioni della mielinizzazione oggi sono ritenute potenzialmente responsabili di diversi disturbi psichici. Spiegano ancora i ricercatori: «L’osservazione che alcuni tratti compulsivi sono correlati al processo di mielinizzazione anche nella popolazione normale suggerisce che la compulsiva attuazione di determinati comportamenti o processi mentali possa alterare nel tempo i processi normali di mielinizzazione, con una ridotta crescita della guaina mielinica sin dall’adolescenza. Poi questi effetti si protrarrebbero nell’età adulta. La ripetitività di comportamenti e attività mentali, tipica del disturbo ossessivo compulsivo, non permetterebbe infatti la realizzazione di quei normali cambiamenti strutturali cerebrali che sono conseguenza dell’interazione con l’ambiente, interferendo quindi con il processo di maturazione delle fibre nervose, guidato dall’esperienza. Anche la scarsità di fattori che stimolano il processo di mielinizzazione, come l’esposizione a stimoli esterni che promuovono l’organizzazione e riorganizzazione della sostanza bianca, potrebbe giustificare le alterazioni osservate nei pazienti adulti affetti da disturbo ossessivo compulsivo. Un ambiente impoverito è, infatti, sia causa sia conseguenza del disturbo ossessivo-compulsivo». Il ruolo dei farmaci Sembra inoltre esistere anche una relazione tra integrità di alcuni tratti della guaina mielinica e l’assunzione di farmaci utilizzati per il controllo dei sintomi ossessivo-compulsivi. «L’alterazione della sostanza bianca potrebbe essere anche in qualche modo correlata alla farmacoterapia. Infatti, alcuni dei farmaci utilizzati per il trattamento di questo disturbo, come gli inibitori della ricaptazione della serotonina e certi antipsicotici, potrebbero, nel tempo, influenzare la proliferazione delle cellule responsabili del processo di mielinizzazione. Il funzionamento di questi farmaci è infatti basato sulla riduzione dell’efficienza e velocità di trasmissione all’interno del circuito cerebrale responsabile del disturbo, generalmente caratterizzato da iperattività». Lo studio è stato realizzato utilizzando la Diffusion Tensor Imaging (DTI), una tecnica che sfrutta i principi della risonanza magnetica per quantificare il movimento delle molecole d’acqua all’interno del tessuto cerebrale. «Tramite l’analisi di alcuni indici derivati da questa metodica è possibile evidenziare le alterazioni microstrutturali a carico dei fasci di fibre che connettono le varie aree cerebrali. Il nostro studio dimostra la presenza di tali alterazioni nella sola popolazione adulta, alterazioni che possono essere considerate un segnale di malattia, dal momento che sono correlate ad alcune variabili cliniche, come l’età di esordio e la durata di malattia, anche se non sembrano correlare con la gravità dei sintomi. Interessante notare che non abbiamo trovato alcun risultato significativo nella popolazione pediatrica e questo fa pensare che le alterazioni microstrutturali possano presentarsi più tardivamente nella progressione della malattia». Ricorrere alla psicoterapia Queste ricerche offrono non solo una miglior comprensione dei meccanismi neurobiologici del disturbo ossessivo compulsivo, ma aprono anche a potenziali indicazioni per i possibili trattamenti. «Dato che l’eventuale alterazione del processo di mielinizzazione sembra avere luogo durante l’adolescenza, in corrispondenza con un momento di intenso sviluppo cerebrale, interventi mirati alla promozione del processo maturativo della sostanza bianca potrebbero essere utilmente attuati in questa fase di crescita — concludono Piras e Spalletta —. In particolare, un ambiente ricco di stimoli cognitivi e sociali potrebbe risultare utile nell’orientare positivamente i processi di riorganizzazione cerebrale che generalmente hanno luogo durante l’adolescenza. Per quanto riguarda l’età adulta, considerato l’eventuale effetto avverso a lungo termine della farmacoterapia sul processo di mielinizzazione, sarebbe utile considerare tutte le volte che è possibile il ricorso a tecniche psicoterapiche, soprattutto cognitivo-comportamentali, optando per i farmaci solo in caso di un eventuale fallimento della psicoterapia. Poiché anche il cervello adulto mostra un certo grado di plasticità, eventuali interventi di stimolazione e neuroriabilitazione cognitiva potrebbero risultare utili anche dopo l’adolescenza». Read the full article
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Lettera aperta al Sindaco di Carmagnola Ivana Gaveglio “Decisione sbagliata e fuori tempo per l’area verde di Corso Roma, che rischia di essere aggredita dalla cementificazione”
23 luglio 2021
Lettera aperta al Sindaco di Carmagnola Ivana Gaveglio
Decisione sbagliata e fuori tempo per l’area verde di Corso Roma, che rischia di essere aggredita dalla cementificazione
● Davvero un quartiere di Carmagnola dovrà rinunciare alla sua area verde per lasciar spazio all’ennesimo palazzo?
● Davvero verrà sacrificato questo spazio verde in cambio dell’ampliamento della piazza antistante la chiesa di San Bernardo?
Noi di Italia Viva crediamo che questa decisione amministrativa, avviata anni fa ma assunta con i contorni attuali solo nella primavera scorsa a seguito di un lungo iter burocratico (variante al PRGC, inserimento nell’elenco dei beni pubblici non strategici da dismettere…), sia diventata obsoleta e fuori dal tempo, soprattutto rispetto ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance) oggi seguiti in tutti i nuovi progetti e iniziative.
Infatti, oggi anche le amministrazioni locali, e non solo le aziende e la finanza, sono chiamate a valutare le loro scelte strategiche nel rispetto di tutti i principi di sostenibilità ambientale e sociale.
Da anni ormai le imprese si stanno allineando ai criteri ESG, e la pandemia è stata un catalizzatore di questi processi di cambiamento. Ha iniziato l’Europa con la transizione green; hanno proseguito gli stati nazionali che hanno presentato di recente i loro PNRR sostenibili. D'ora in avanti anche tutti gli enti locali misureranno i loro interventi, i loro investimenti e la loro programmazione secondo i criteri di sostenibilità ESG.
In sintesi, sulla bilancia conterà non soltanto il risultato finale ma ancor più come lo si raggiunge con le nostre azioni e gli strumenti che decidiamo di utilizzare.
In questo caso le motivazioni addotte da lei e giunta per giustificare la costruzione di un palazzo in un fazzoletto di prato verde, dove ora trovano svago e socializzazione i ragazzi e le famiglie, appaiono lontane anni luce da questi chiari principi.
La motivazione economica è tra l'altro caduta, alla luce dell’enorme mole di denaro affluito nelle casse della città attraverso le diverse alienazioni immobiliari e grazie all’installazione di autovelox e controlli ai semafori che hanno permesso inoltre manutenzioni stradali ordinarie e straordinarie.
Il progetto della sua giunta non è quindi in linea con nessun criterio ESG:
● cementifica un’area verde;
● elimina un’area di svago e di socializzazione per l’intero quartiere;
● peggiora la qualità della vita dei residenti;
● aumenta la pressione sulle acque bianche e nere del quartiere, già in passato interessato da allagamenti;
● porta un ritorno economico minimo rispetto ai danni che provoca.
Infine, dopo la pandemia Covid-19 l’attenzione delle persone verso gli spazi interni ed esterni alle abitazioni è aumentata moltissimo. I processi in corso di riqualificazione urbana, incentivati dallo stato attraverso i bonus fiscali edilizi, ha impresso un'accelerazione alla ridefinizione del tessuto urbano e dell’abitare.
Anche la Corte dei Conti (che sarà nostra cura informare) potrebbe non condividere i valori economici in gioco rispetto all’operazione immobiliare di permuta in corso.
Sindaco Gaveglio, ascolti le nostre considerazioni, ascolti le ragioni dei suoi cittadini, rinunci ad inserire all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale la Variante al PRGC che, se approvata, priverà un intero quartiere della sua area verde in cambio dell’allargamento di una piazza.
L’area verde di Via Roma non ha bisogno di essere “completata” o “valorizzata”, ha bisogno di essere vissuta così com’è.
Nel 2020 Carmagnola ha già “conquistato” il terzo posto nella classifica regionale per il consumo di suolo, non proseguiamo con questo infelice posizionamento.
E per chiudere, per una città che insieme ad altri 24 comuni sta per dare vita al “Distretto del cibo del Chierese e Carmagnolese” la terra è un asset strategico sia all’interno dell’abitato che negli angoli più periferici.
Per i Comitati di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
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La Comunità Narconon Il Gabbiano Festeggia il Suo XXXI Anniversario
Domenica 8 settembre 2019, in un clima di grande gioia e spensieratezza, la Comunità Narconon Il Gabbiano ha festeggiato il suo XXXI anniversario, insieme a tutti i membri del suo staff, gli ex-ospiti, sostenitori ed autorità locali, ma non solo.
E’ stata una giornata all’insegna dell’allegria, durante la quale non solo si è reso onore all’attività della Comunità Narconon Il Gabbiano, nella sua costante lotta contro la tossicodipendenza e l’alcolismo, ma si è anche riflettuto sull’importante ruolo che ha la prevenzione nell’educare le nuove generazioni, ma non solo, ed istruire sui pericoli a cui si va incontro facendo uso di droga o alcool.
Dopo un’introduzione del Direttore Esecutivo, che ha illustrato le numerose attività svolte nel corso dell’anno dalla Comunità Narconon Il Gabbiano, sia in ambito sociale che educativo, hanno preso la parola numerose autorità, che hanno sottolineato l’efficacia del Programma Narconon ed encomiato l’impegno dimostrato dal centro nel farsi portavoce di un messaggio che promuove uno stile di vita sano, fatto di sani principi etico-morali, utili per condurre un’esistenza libera da droga o alcool.
Molto importante è stato l’intervento dei rappresentanti politici della zona, che hanno confermato l’ultra decennale collaborazione con la Comunità Narconon Il Gabbiano, che non manca mai di prendere parte alle attività promosse dall’amministrazione comunale, ed hanno elogiato i risultati conseguiti nel corso degli anni.
Tra gli interventi degli esponenti della politica locale, degni di nota sono stati quelli di Ruggiero Mennea, Consigliere Regionale pugliese, il quale ha sottolineato che:
“Centinaia di ragazzi, attraverso il Programma Narconon, recuperano il sapore della vita e ne diventano testimoni attivi e viventi. Combattere le cause dell’uso di droga ed alcool e tendere la mano a chi ne ha estremo bisogno è un atto umano che va valorizzato e diffuso.”
e della Dott.ssa Federica Esposito, Vice Presidente della Provincia di Lecce, che ha descritto così la Comunità Narconon Il Gabbiano:
“Una realtà nuova, diversa, una comunità che dà la possibilità di rinascere una seconda volta. Un gruppo di persone che si pone come missione l’obbiettivo di restituire, a chi purtroppo ha avuto lo spiacevole incontro con le dipendenze da alcool e droga, una seconda vita. […] Da amministratore comunale e provinciale mi rendo conto che il lavoro della Comunità Narconon Il Gabbiano è politica attiva e noi, come istituzioni, abbiamo il dovere di sostenere e divulgare questo notevole lavoro.”
Ospite di rilievo, che ha dato un grandissimo punto di vista sull’efficacia del Programma Narconon, il Dott. Claudio Pagliara, oncologo di fama internazionale, che ha messo l’accento sull’importante ruolo che svolge la Comunità Narconon Il Gabbiano nel panorama della riabilitazione dalle tossicodipendenze, definendolo unico nel suo genere ed affermando che:
“Il programma Narconon dimostra che è possibile liberarsi dalla schiavitù della droga e dell’alcool. La sua efficacia ed efficienza si basa su un percorso che agisce non solo sui sintomi ma anche sulle cause della tossicodipendenza e dell'alcolismo.”
Infine, le emozioni hanno fatto da padrone perchè è stata data la parola ai veri protagonisti di tutto l’evento, ovvero coloro che sono riusciti a sconfiggere la dipendenza da droga o alcool grazie alla Comunità Narconon Il Gabbiano.
Ognuno di loro ha raccontato le loro personali storie, facendo un excursus della loro storia di tossicodipendenza o di alcolismo e di come sono riusciti a riemergere da un baratro che immaginavano senza fondo.
Gli ex-ospiti hanno anche infuso coraggio ai ragazzi che attualmente stanno svolgendo il programma, esortandoli a non lasciarsi abbattere perchè: “Dalla droga e dall’alcool si può uscire…basta crederci!”
Per ulteriori informazioni o per un aiuto immediato visita il sito della Comunità Narconon Gabbiano oppure chiama il Numero Verde Gratuito 800 178 796 - Attivo 24 ore su 24 - 7 giorni su 7
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[Girlhood][Melissa Febos]
Girlhood di Melissa Febos indaga e pone in discussione le narrazioni che vengono imposte alle donne su cosa significa essere donne, le regole cui il corpo femminile si ritrova – a sottostare, il linguaggio che definisce la sottomissione
Questo libro è un mosaico di storie sulle forze e le dinamiche che, sin dalle prime fasi della vita, plasmano le ragazze e ne definiscono il ruolo all’interno della società: “Tutto ciò che so sul sesso”, dice Melissa Febos, “me l’hanno insegnato il capitalismo e il patriarcato”. Girlhood indaga e pone in discussione le narrazioni che vengono imposte alle donne su cosa significa essere donne, le…
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