#Fabrizio Corazza
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Il riccio è riservato, e ha una corazza ispida di spine che lo circonda.
Ma sapessi la tenerezza che ha dentro agli occhi.
Fabrizio Caramagna
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Il riccio è riservato, e ha una corazza ispida di spine che lo circonda.
Ma sapessi la tenerezza che ha dentro agli occhi.
Fabrizio Caramagna
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Più veloce della luce: intervista a Luca Martini
Più veloce della luce: intervista a Luca Martini
E’ da poco uscita per Pendragon “Più veloce della luce”, 23 racconti sui supereroi, curata dagli scrittori Luca Martini e Gianluca Morozzi. 23 differenti mondi, visioni, storie per celebrare una figura così amata come quella del supereroe. Pronti a conoscere il vostro prossimo eroe preferito? Ecco le note sul libro e l’intervista a Luca Martini. (more…)
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#23 racconti#Alberto Petrelli#Andrea Malabaila#Claudio Guerra#Eliselle#Enrico Brizzi#Eva Clesis#Fabio Cicolani#fabio deotto#Fabrizio Corazza#Federico Guerri#Gianluca Mercadante#gianluca morozzi#luca martini#Luca Ricci#Mario Schiavone#Marta Casarini#Massimiliano Maestrello#Nicola Arcangeli#più veloce della luce#Pierluigi Porazzi#raccolta racconti#racconti#Roberto Battistini#Romano De Marco#Sacha Naspini#supereroi#Valerio Valentini.
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Headcanon MetaMoro senza titolo, perché faccio schifo con i titoli
Questo prompt mi è stato suggerito da @nuvoladimiele. Non me l’ha inviato per domanda, mi ha scritto un messaggio, quindi qui sotto vi lascio il prompt, cosicché possiate leggerlo.
Intanto, io la ringrazio pubblicamente per la piacevole chiacchierata che abbiamo avuto, mi è stata di grande aiuto.
«Prompt: Ermal e Fabrizio si incontrano spesso negli eventi estivi e ogni occasione e buona per passare del tempo insieme. La loro amicizia è sempre più forte e non potrebbero che esserne più felici loro e chi li circonda (che hanno già intuito che forse dietro a quel chiamarsi fratelli c'è qualcosa di più prima dei diretti interessati). Purtroppo però per un evento che lascio all'autore decidere Ermal si accorge improvvisamente di essersi innamorato del suo compare. Questo lo porta a chiudersi a riccio per evitare di essere scoperto dall'altro diventa quindi freddo ma non arriva a chiudere tutti i rapporti con l'altro ovviamente. Fabrizio percepisce questa tensione, cerca spiegazioni ma l'altro gli risponde che va tutto bene. Questo va avanti un po' almeno fino a che uno degli amici di Ermal (lascio a te la scelta) assistendo ad uno di questi siparietti dice a Fabrizio, una volta rimasti soli, che è successo proprio quello che temeva. Alla faccia interdetta di Fabrizio questo risponde una cosa del tipo "È stato Ermal a capire per primo che vi amate e per questo scappa". Fabrizio ci mette un po' a metabolizzare il tutto ma ovviamente non può lasciare scappare il suo cespuglietto troppo a lungo giusto?»
La prima volta in cui Ermal e Fabrizio si sono incontrati – o, per meglio dire, scontrati – è stato a febbraio, durante la prima serata di Sanremo
Era arrivato il turno di Fabrizio e si stava dirigendo a grandi passi verso il palco
Era visibilmente nervoso, lo era sempre prima di esibirsi in tv, anche a distanza di tutti quegli anni
Si stava mangiando le unghie, sebbene gli avessero raccomandato di non farlo
Era completamente nel pallone e non si era nemmeno accorto di aver urtato un ragazzo riccioluto
Stava in piedi lungo il corridoio, mentre una truccatrice gli passava un po’ di fard sulle guance
Ovviamente tutto free nichel
Fabrizio l’ha urtato e la truccatrice gli aveva infilato per sbaglio il pennello nell’occhio
Il ricciolino aveva imprecato in una lingua che Fabrizio non era riuscito a decifrare
Ma figuriamoci se quello stava pensando a quella lingua strana!
Infatti, quando quello si era voltato e con un cipiglio piuttosto irato gli aveva gridato “sta’ attento!”, si era già allontanato di qualche passo
Fabrizio aveva borbottato uno “scusa” non troppo convinto ed era andato via
Ermal l’aveva riconosciuto subito e si era detto che poteva pur essere un cantautore eccezionale, ma era veramente scontroso ed antipatico
Intanto è arrivato giugno ed Ermal si è dovuto completamente ricredere
Entrambi partecipano ai Wind Summer Festival e in quei quattro giorni hanno stretto davvero un buon rapporto
Spesso i membri delle loro band li trovano in disparte a parlare e talvolta anche a scherzare
E dopo essersi esibiti si smezzano sempre una sigaretta dietro le quinte
Senza dimenticare il fatto che ultimamente Ermal non fa altro che parlare di Fabrizio e di un progetto ambizioso a cui vorrebbero lavorare
Dino è talmente pieno ed è a tanto così dallo spaccargli il basso in testa, perché non lo tollera più
Marco scherza su un’ipotetica cotta di Ermal per questo fantomatico Fabrizio
Marco ci ha visto lungo
Questo progetto ambizioso non è altro che una canzone a cui Fabrizio ha già cominciato a mettere mano, ma da subito ha pensato di volerla scrivere con Ermal
Perché l’ha visto a Sanremo e quel ragazzino riccioluto ha davvero un sacco di talento ed è riuscito ad emozionarlo come poche altre cose
Ha cominciato a scrivergli agli inizi di giugno ed Ermal gli è sembrato entusiasta dell’idea sin dall’inizio
Poi si sono incontrati di persona e non solo hanno cominciato subito a lavorarci su, ma si sono anche imparati a conoscere
E adesso si dividono tra i rispettivi tour e la stesura della canzona
Si incontrano un po’ ovunque: lo studio di Ermal a Milano, la cameretta di Anita, il lungomare di Bari e i molteplici eventi estivi a cui entrambi vengono invitati
E dopo un mesetto si può dire che siano ormai diventati amici, buoni amici
Ermal ha ormai cambiato totalmente parere su Fabrizio: ha capito che sotto quella corazza si nasconde un uomo buonissimo e premuroso
E che ama il contatto fisico, ormai ha preso l’abitudine di accarezzargli i capelli ogni volta che ne ha la possibilità
Ermal odia quando gli toccano i capelli, ma quando è Fabrizio a farlo stranamente non gli dispiace
(Anzi!)
Al contempo anche Fabrizio sta conoscendo sempre meglio Ermal e sta imparando a volergli bene
Magari è un po’ troppo permaloso e testardo, ma è determinato ed è un vortice di positività e gli sta portando un bel po’ di buonumore
E poi parla, parla, parla tantissimo
Lo intontisce di chiacchiere e a volte non sa nemmeno cosa rispondergli
Poi qualcosa cambia
Agosto è iniziato da un po’ ed entrambi hanno qualche giorno libero dai loro tour
Ermal pensa bene, allora, di invitare Fabrizio a Bari, così possono finalmente terminare quella canzone
Passano quei giorni tra mare, un bar che Ermal frequentava assiduamente quando era uno studente universitario e la vecchia camera da letto di Ermal, che aveva ancora attaccati alle pareti centinaia di poster di rock band famose e locandine di qualche serata de La Fame Di Camilla
Ed è proprio in quella stanza che la loro Non mi avete fatto niente vede la luce
La stanno canticchiando per un’ultima volta
Ermal sdraiato sul suo letto che strimpella gli accordi, Fabrizio seduto a terra che tiene il tempo battendo una mano sulla sua coscia
Gli ultimi accordi sfumano via e Fabrizio si volta a guardarlo
“È perfetta così”
Poi si siede sul bordo del letto, mentre Ermal risistema la chitarra nella fodera e lo imita
Fabrizio non se ne accorge, ma Ermal lo sta fissando mentre si accende una sigaretta e si porta il filtro alla bocca
È proprio rimasto imbambolato
Non può fare a meno di notare quanto sia bono
E, oltre a quello, è anche umanamente fantastico, una delle persone migliori che ha avuto l’onore di incontrare
E adesso sta cercando di negare in tutti i modi che quelle che sta sentendo nello stomaco non sono le famose farfalle di cui tutti parlano
Perché certo, Fabrizio gli piace ma non in quel senso
Non può piacergli davvero qualcuno che conosce da pochissimo
Non prova sentimenti romantici per Fabrizio, ne è convinto
E poi Fabrizio lo guarda negli occhi, tenendo fra le labbra la sigaretta, e capisce dal suo sguardo vacuo che Ermal si trova in un’altra dimensione
“Oh, che c’hai ricciole’?”
Ermal sbatte le palpebre un paio di volte e si accorge solo ora di avere Fabrizio a pochi centimetri dal suo volto
Il cuore prende inspiegabilmente a battere più velocemente
Merda
Se c’è una cosa in cui Ermal trova difficoltà, è proprio ammettere di essersi innamorato
Forse perché quell’amore di cui tanto canta l’ha sempre spaventato un po’, tutto ciò che è più grande di lui lo mette in soggezione
Ed innamorarsi di nuovo, dopo una storia di nove anni da poco conclusa e la tacita decisione di lasciar perdere l’amore per qualche tempo, onde evitare nuove delusioni, è decisamente spaventoso
Perché non sono più due ragazzini, perché Fabrizio ha dei figli, perché sa che sarebbe impossibile
Sa, però, che l’unico modo per tenere a bada i suoi sentimenti è allontanarsi il più possibile da Fabrizio e dimostrarsi freddo nei suoi confronti
Naturalmente, Fabrizio si accorge subito che Ermal ha qualcosa che non va
Lo comprende dai messaggi, dalle risposte a monosillabi, dall’assenza di emoticon e dalla presenza di punti fermi alla fine di ogni frase, e soprattutto dalle chiamate sempre più brevi e spesso colme di silenzi imbarazzanti
Inoltre, continuano a vedersi per via degli eventi estivi e, se prima dietro le quinte non facevano altro che parlare e scherzare, adesso Ermal si intrattiene giusto il tempo di un saluto e qualche domanda di cortesia
“Come stai?”, “Come procede il tour?” e cose del genere
Ogni volta che lo vede o lo sente, Fabrizio gli pone sempre la stessa domanda e puntualmente Ermal gli risponde allo stesso modo, mentendo
“Aò, ma che hai? Tutto bene?” “Sì, Fabrì, va tutto alla grande” “Sicuro?”
No che non è sicuro, Fabrì!
Fabrizio non gli crede e si è un attimino iniziato a rompere il cazzo di quella situazione
Vorrebbe capire se magari è colpa sua, cos’ha fatto di male per meritarsi tutta quella indifferenza da un giorno all’altro, ma Ermal è testardo come un mulo e non è ancora riuscito a cavargli mezza parola di bocca
E sono passate tre settimane
E probabilmente ne passeranno il triplo se continuerà a non far nulla
Ed Ermal gli manca tanto
Settembre è giunto alle porte ed è arrivato l’ultimo evento estivo di una lunga serie
Entrambi partecipano e Fabrizio è intenzionato a chiarire quella questione una volta per tutte
Dopo averlo cercato in lungo e largo, trova Ermal in prossimità del palco
Se ne sta in disparte e chiacchiera con Marco, probabilmente dell’esibizione
Fabrizio si intromette non molto educatamente e poggia una mano sulla spalla di Ermal, che si volta in sua direzione ma evita di incrociare il suo sguardo
“Possiamo parlare?”
“Non vedi che sono impegnato?”
Il tono acido di Ermal lascia spiazzato anche Marco, che sta origliando la conversazione senza dare troppo nell’occhio
Fabrizio non batte ciglio e più cerca di guardarlo dritto in faccia, più l’altro si ostina a puntare gli occhi in un’altra direzione
“Mi puoi spiega’ cosa t’ho fatto di male? È un mese che mi tratti come se t’avessi ammazzato ‘r gatto”
“Non mi hai fatto nulla, non sei così importante da condizionare il mio umore”
Le parole di Ermal sembrano essere studiate apposta per ferire, peccato che c’è qualcosa nella sua voce che lo tradisce
Per non parlare del fatto che sta facendo il possibile per non guardarlo, come se abbia paura che Fabrizio, in quegli occhi, possa scorgere la realtà che si ostina a non far venire a galla
“Certo” gli fa Fabrizio sarcasticamente “Adesso ripetimelo guardandomi in faccia”
Ermal finalmente lo guarda dritto negli occhi e mette su l’espressione più indifferente che conosce
Peccato che il suo viso l’abbia sempre tradito, rivelando al resto del mondo le sue vere emozioni
Fabrizio capisce in fretta che stava mentendo fino a poco fa e adesso non riesce più a farlo
Si sente vulnerabile, nudo, sotto gli occhi di Fabrizio
Anche la voce lo tradisce, non riesce a pronunciare nuovamente
Allora Ermal decide di andarsene da lì: con un colpo scaccia via la mano di Fabrizio dalla sua spalla e si incammina velocemente verso il camerino
Fabrizio neanche ci prova ad inseguirlo, si limita solo a richiamarlo indietro, invano
Marco, che ha assistito a tutta la conversazione con un’espressione a metà fra il basito e il vagamente divertito, si mette affianco a Fabrizio e non riesce a nascondere un sorrisetto
“Non credo che Andrea sarà molto felice di sapere che ha perso la scommessa”
Fabrizio si rende conto solo in quel momento della presenza di Marco e lo guarda confuso
“Secondo lui saresti stato tu il primo a cedere, mentre io ho puntato tutto sul buon Meta. E anche stavolta non mi ha deluso”
Fabrizio pensa che quell’uomo sia decisamente impazzito
“Scusa, ma di che stai a parla’?”
Marco non riesce a smettere di sorridere e ha l’aria di qualcuno che la sa lunga
“Eppure ti reputavo più sveglio di Ermal!”
Fabrizio continua a non capire un cazzo
“Si è innamorato di te, per questo scappa ogni volta che ti vede. È talmente cotto che non sa nemmeno come dichiararsi e ha paura che tu non possa ricambiare”
E all’improvviso Fabrizio capisce tutto
Perché si è allontanato da lui senza una spiegazione logica, perché è freddo nei suoi confronti, perché prima nemmeno riusciva a guardarlo negli occhi
Perché lo amava
E Fabrizio è rimasto completamente spiazzato
È innegabile che il loro rapporto sia diventato così stretto ed intimo in così poco tempo, era più che una semplice amicizia
Ma non avrebbe mai immaginato che Ermal potesse innamorarsi di lui
E adesso non sa minimamente come comportarsi
E, ad essere onesto, Fabrizio non sa nemmeno con precisione cosa provi per lui
L’unica cosa certa è che non vuole perdere Ermal
La settimana successiva Ermal ha un concerto in Lazio e Fabrizio si è messo d’accordo con Marco e il resto della band per fargli una sorpresa
Fabrizio ci ha rimuginato su parecchio in quella settimana ed è arrivato alla conclusione che non vuole lasciare che Ermal scappi
Avrebbero affrontato tutto questo assieme
Così si è procurato un pass per il backstage, ha comprato i girasoli più belli di tutta Roma e ha guidato fino al luogo del concerto
La guardia a malapena guarda il pass che porta al collo, perché non appena lo riconosce lo fa passare senza alcun tipo di problema
Chiede indicazioni ad una donna della pulizia per il camerino di Ermal
Lungo il corridoio incrocia Marco, che gli fa l’occhiolino, e Andrea, ancora un po’ contrariato per aver perso la scommessa
Una volta davanti alla porta si prende un po’ di tempo e fa un bel respiro profondo
All’improvviso non si sente più sicuro di nulla e non sa cosa succederà quando se lo ritroverà davanti, non sa cosa dirgli
Ma ormai è lì e non può battere ritirata, non sarebbe affatto da lui
Quindi bussa e aspetta che, dall’altra parte, Ermal gli risponda prima di entrare
Quando Ermal lo vede fermo sul ciglio della porta e con un mazzo di girasoli in mano rimane pietrificato e si sente mancare per un attimo il respiro
E quel sorriso timido che ha in volto lo destabilizza e non poco
Quella è senza ombra di dubbio la visione più celestiale che si sia mai trovato davanti
Cerca comunque di rimanere il più posato e distaccato possibile, perché non vuole farsi troppe illusioni
“E questo che significa?” chiede con tono neutro, trattenendo qualsiasi emozione
Fabrizio prova ad ostentare una sicurezza che non gli appartiene
“Che so tutto. E forse so’ ancora un po’ confuso e non so se adesso posso darti quello che desideri, ma la cosa certa è che non voglio che tu esca dalla mia vita”
Tutto questo è troppo anche per uno come Ermal
Va bene, non si tratta di una dichiarazione vera e propria, ma raramente si è sentito dire parole così belle
Nemmeno lui vuole che Fabrizio esca dalla sua vita
E vorrebbe tanto dirglielo ma lo ha lasciato completamente senza parole
Così senza pensarci si fionda tra le braccia di Fabrizio e lo abbraccia, infilando la testa nell’incavo fra collo e spalla e beandosi del suo buon profumo
“Scusami Fabrì” gli mormora in prossimità dell’orecchio
Quelle scuse sono sia per averlo trattato di merda nell’ultimo periodo, sia perché ha rischiato di compromettere il loro rapporto stupendo per colpa dei suoi sentimenti
Perché lui lo ama, certo, ma non per questo vuole perderlo
anche perché Fabrizio sia ancora confuso, dopotutto ha alle spalle una famiglia
Magari un giorno potrà ricambiarlo appieno
Per il momento va bene così
Fabrizio gli dà un bacio sul collo
È il suo modo di dirgli di non preoccuparsi, di nessuna delle due cose
#ermal meta#fabrizio moro#metamoro#scusate il pessimo tentativo di emulare il romano#ovviamente non sono di Roma#io ci ho provato eh#intanto beccatevi questo headcanon vagamente angst e scritto male
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Ciao! Sono qui a romperti le scatole perché ho il tuo blog tra i preferiti del mio pc e se devo scrivere a qualcuno del fandom, il mio riferimento principale sei tu. Sono settimane che voglio scrivere questa trama a qualcuno (non è un prompt, garantisco! È che devo condividere la follia e passare per la scema del villaggio, è proprio un bisogno fisiologico quello di rendermi ridicola e oh mio Dio sto straparlando), ma visto che Tumblr non mi manda la mail di conferma per farmi iscrivere (cont.)
intanto rompo le scatole alla gente con le mie idee malsane. Ed eccomi qui (preparati, sarà lungo e alla fine mi penserai scema, ma sappi che sei in buona compagnia!!). Un respiro profondo e partiamo. Allora tu devi sapere che io venendo dal fandom di HP ho gusti particolari in fatto di fan fiction. Premetto che la mia trama è una deaged!Fic che non scriverò mai ma che qualcuno dovrà pur sorbirsi insieme a me! Ecco. Deaged (uno dei personaggi torna bambino). Scusa la falsa partenza. Vado (cont.)
Inizia con Ermal Meta che muore. Ta-dah. Perché il pubblico adda suffrì. Muore per qualcosa di legato ai traumi del passato, probabilmente, qualcosa che lo avvelena dentro, che ha sempre nascosto dietro a una corazza d’acciaio perché se si fosse concesso di crollare, temeva non sarebbe più riuscito a raccogliere i pezzi. E Fabrizio si sente in colpa, sente che avrebbe potuto capire, avrebbe dovuto farlo (cont.)
insomma, quello è il suo Ermal, e lui ha fatto il possibile per difenderlo e proteggerlo come si farebbe con un fratellino, come è potuto succedere? Ma il pubblico adda suffrì e pure Bizio, quindi… Ma!! Plot!Twist grande come la casa di Fedez! Bizio ha la possibilità di tornare indietro nel tempo per poter cambiare qualcosa! Inizialmente pensa di tornare indietro a pochi giorni prima, di riuscire a fermare Ermal (perché Ermal non può essersene andato senza neanche sapere che lui l’amava,(cont.)
e forse il suo amore sarebbe bastato, forse sarebbe riuscito a curare tutto quel dolore). Ma… poi ci ragiona. E ci ragiona per parecchio, e capisce che l’atto d’amore più grande che possa fare per Ermal è quello di donargli la cosa che più gli è mancata e che più avrebbe meritato: un’infanzia felice. Allora cosa fa? Torna indietro a 33/34 anni fa, a Ermal bambino, e lo sottrae dalla sua famiglia, prendendolo in braccio e portandoselo via. (cont.)
Quando riesce a riportarlo nel presente, nella sua versione di bimbo (a questo punto si sarà capito che in questa fan fiction c’è anche la componente magica, suppongo), il mondo e la vita di Bizio sono diversi, perché è sparita ogni traccia di Ermal Meta dalla storia della musica e dai ricordi dei suoi amici, perché Ermal ora è un bimbetto che passa il suo tempo a mordicchiare i laccetti delle felpe di Fabrizio e a fissarlo con quegli occhioni che sembrano leggergli dentro. (cont)
. APPUNTO IMPORTANTISSIMO: Ovviamente Fabrizio non è innamorato dell’Ermal piccolo. NO NO NO NO NO NO NO. Niente pedofilia, ve ne prego, non pensiamoci nemmeno. Lo adora come si adorerebbe un figlio, perché quello è il suo Ermal ma allo stesso tempo non lo è. Proprio quando pensava che il suo Ermal fosse ormai perduto, cancellato dal suo viaggio per salvare quel bimbo, scopre un modo per farlo tornare alla sua età adulta. Fabrizio è combattuto: avrebbe ricordato la sua vita precedente? (cont)
L’avrebbe biasimato per averlo praticamente rapito e sottratto a sua madre? Oppure non avrebbe ricordato nulla della vita precedente, e l’avrebbe visto soltanto come un fratello maggiore, sempre e comunque? E se questo Ermal senza cicatrici fosse diverso dal SUO Ermal? E se, cercando di far bene, gli avesse fatto ancora più male? E se… (E se Fabrizio la piantasse di farsi mille pippe mentali e lo facesse tornare un uomo, che qui c’è il momento smut che preme per uscire fuori???)
Ecco. Insomma. Uno schifo! Però non è un prompt, non ti sto scrivendo per chiederti di scrivermela. È che ci tengo a rovinarmi la reputazione in anticipo, e ad essere testimonianza viva e diretta di come il fandom di Harry Potter nel suo essere meraviglioso, forma un certo tipo di pensiero magico nella mente di chi legge fan fiction. Grazie per l’attenzione e scusami se ti ho intasato l’ask. Sono Chiara (perlomeno di nome. Di fatto non ne sono tanto sicura). Fine!
————————————-
Ciao Chiara, beh… w o w. Perché io adoro i viaggi nel tempo e questo AU mi ha fatto sospirare di hurt/comfort. In questo AU Ermal muore pur con l’esistenza piena che ha vissuto, ma che un buio pesto (nei diamanti) l’ha divorato e gli ha impedito di continuare a vivere, lo ha… inghiottito.
E Fabrizio diviene coraggioso per due, diviene il padre che non c’è mai stato per Ermal e diviene il ladro che ha sottratto la vera vita di Ermal Meta. Diviene leale e prepotente allo stesso tempo, rischia e lo fa per donargli felicità, ma a quale prezzo? Ermal il cantautore non esiste più. Per donare felicità non all’amante, ma al bimbo. Prima la persona, poi l’uomo che non ha mai scoperto quanto Fabrizio lo ami. Poi ha la possibilità di vederne una nuova versione e ha dubbi, ha ripensamenti, ha l’amarezza…
Piagnucolo. Magari ci faccio un aesthetic e ti credito, è davvero un sacco interessante!
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Put your music on shuffle and post your favorite lyrics from the first 10 songs
Tagged by @themetamorosnsquadtwins ily io le amo ste cose grz per avermi taggata
L'eternità- Fabrizio Moro
È eterna la radice di un albero che ha visto la storia; un pensiero contaminato dalla memoria.
Bufalo Bill- Francesco De Gregori
Ora ti voglio dire: c'è chi uccide per rubare e c'è chi uccide per amore; il cacciatore uccide sempre per giocare, io uccidevo per essere il migliore.
Susy e l'infinito- La Fame Di Camilla
Cerca nello specchio e non si trova mai.
Briciole- Calcutta
E il mondo è un tavolo, e noi siamo le briciole.
Una Storia Sbagliata- Fabrizio De André
Storia diversa per gente normale; storia comune per gente speciale.
Giovanna D'Arco- Fabrizio De André
Nessuna luna per la sua corazza; nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.
Mamma Mia- ABBA
Just one look and I can hear a bell ring; one more look and I forget everything.
Nell'acqua della chiara fontana- Fabrizio De André
Ma il suo seno era così minuto, che fu sufficiente una rosa.
Amore Che Vieni Amore Che Vai- Fabrizio De André
e tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d'amore; fra un mese fra un anno scordate le avrai, amore che vieni da me fuggirai.
È Stata Tua La Colpa- Edoardo Bennato
Vai, vai, e leggili tutti e impara quei libri a memoria, c'è scritto che i saggi e gli onesti son quelli che fanno la storia.
Sì rega mi piace un attimo De André don't @ me.
Taggo @nekosbubi e @iacomary97
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La pigna è una corazza piena di profumo e di mistero. (Fabrizio Caramagna) . . #follower4follower #fotografando #natura_love_ #aghi #fotografianatural #pignasecca #macro_captures #fotografia #fotoart #amofotografia #pino #foto #pictureday #natura #pigna #macro #amofotografar #pinoli #natura_love #followerme #respirofotografia #followers #fotonatura #intags #albero #aghidipino (presso Torre di Cerrano) https://www.instagram.com/p/CTh2y3UDOi3/?utm_medium=tumblr
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Raccontami di te mentre mi tolgo la corazza, ripongo in un cassetto le mie difese, tolgo la sicura al mio cuore, mi slaccio i muscoli, ti mostro tutte le mie vulnerabilità. (Fabrizio Caramagna) Le persone dolci non sono ingenue. Né stupide. Né tantomeno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici. (Marilyn Monroe) In questa fase della mia vita ho imparato ad accettare la mia vulnerabilità, considerata sempre come debolezza, ho scoperto invece essere una grande risorsa per l'evoluzione personale. Dal lat. vulnus, ferita correlato anche al sanscrito vranà, strappare, lacerare. Si indica con vulnerabilità un aspetto di debolezza di un sistema, ossia la sua suscettibilità a subire un danno in presenza di uno specifico evento esterno. Questa apparente debolezza o permeabilità di un sistema permette delle variabili, cambiamento ed evoluzione, che movimentano energeticamente, scongiurando la stagnazione. Vulnerabilità è anche sensibilità e partecipazione alla vita, percezione e appercezione, possibilità di sentire e ascoltare se stessi e l'altro, entrando in relazione profonda, aperta, congruente. Vulnerabilità è anche dolore, cambiare forma, reinventarsi e rialzarsi ogni volta impreziositi da una nuova esperienza, questo presuppone la costruzione di una grande risorsa: la capacità di resilienza. Accettare la propria vulnerabilità offre quella permeabilità che ci permette di attraversare il dolore senza trattenerlo, di gustare la vita pienamente e assumere tutte le meravigliose variabili di forme e colori della danza della propria manifestazione, osmosi personale di apertura e chiusura al mondo, espansione e assorbimento. Sii vulnerabile, ma fanne tesoro ;) Buona Danza della vita Lu' ॐ Ayubowan ❤ ॐ ❤ #beyourself #yoga #yogagram #mandala #asana #yogalover #kundalini #yogacommunity #yogatime #yogalifestyle #pleasefollow #firstpost #buddhismo #instagood #frasi #instalike #followme #italia #picoftheday #tantrismo #benessere #empatia #energiapositiva #counseling #equilibrio #me #buddha #donna #love #meditazione (presso Quartiere San Lorenzo) https://www.instagram.com/p/CHF9Jahhvn6/?igshid=w9f4jsie1t8y
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vuoi guadagnare 10 mila euro al giorno? o di musica non è bello campare e riflessioni affini.
Dettaglio della copertina di Winds of Change disegnata da Robert Crumb, 1981. Le nuove tecnologie per l’ascolto e la diffusione musicale sono ricche e complesse, ma non abbastanza per non ritrovarsi i Maneskin sopra una playlist alla ricerca “indie rock italiano”. Non è un caso isolato. C’è qualcosa che non torna negli algoritmi di Spotify o di Youtube, così spesso ci si trova a non saper descrivere la strana malinconia che si prova nel vedere i nostri gusti non sempre indirizzati al meglio ma al più noto e sapere che nelle chiacchiere da pub saremo sempre sul pezzo ma ancora una volta a discapito di quella visibilità che i più neanche riescono a immaginare - a meno di non essere “sponsorizzati” come i Maneskin appunto, o parecchio fortunati. La società dei consumi sta avendo enormi trasformazioni per quanto riguarda la fruizione di contenuti musicali ma riscontra ancora enormi deficit sul piano contenutistico. La cultura sta cambiando, senza aspettare che qualcuno, e sicuramente non la critica spesso corrompibile delle passate generazioni, stabilisca i limiti di ciò che è possibile. Osservare questo fenomeno, specialmente per una persona idealista e anarchica come me, è allo stesso tempo un’esperienza agrodolce e mozzafiato.
Quando suonacchiavo ai tempi del liceo nessuno poteva accedere alla mole di musica disponibile oggi, neanche se apparteneva all’oscura setta dei giornalisti e dei lettori di magazine musicali, forse una delle fucine di intaccati più prolifiche che il mondo ricordi, piena di collezionisti e di mitomani che aspetta(va)no anche mesi per accaparrarsi un demo in cassetta di un gruppo norvegese morto nel tempo di consegna del pacco. Allora non esistevano generi come il “sadcore” o espressioni come “cantautorato folkatronico” per descrivere il complesso groviglio di ascolti adolescenziali che già allora qualcuno avrebbe potuto chiamare così ma, non avvisandone la benché minima utilità sociale, si limitava a chiamare rock o giù di lì. In un contesto simile si poteva inserire una cover in una scaletta di pezzi propri, oppure sgraffignare una sequenza di accordi, avendo una buona dose di possibilità che nessuno o quasi se ne accorgesse. Ne sa qualcosa Tiziano Ferro, tra gli ultimi a usare questa “possibilità”: nel 2OOO sgraffignò Did You Ever Think di R. Kelly e la trasformò in Xdono - anche se ora polemizza contro lo streaming perché ucciderebbe “l’originalità della musica” (sua o di R. Kelly non c’è dato sapere). Ma ne sapevano qualcosa pure i Nirvana, che presero un pezzo dei The Damned e lo trasformarono in Come As You Are. (Lo facemmo anche con il mio gruppo, riscontrando un certo successo in ambito liceale con una cover mai palesata di Judith degli A Perfect Circle ma, sebbene riscuotesse più successo di un qualunque nostro inedito, grazie al giusto mix di strizza e dignità, non provammo mai a monetizzare la cosa.)
Come cambiano i tempi. Oggi gruppi senza genere come Oneohtrix Point Never e generi senza gruppi come lo “shitgaze” sono diventati alla portata di tutti, siti e sitarelli sono pieni di materiale di ogni tipo. Basta "shazammare" per svelare una cover di un gruppo polacco di trent'anni fa e curiosare su Last.fm per scoprire venti gruppi affini. Molti autorevoli giornali hanno pensato di abolire l’obbligo di specificare un genere ufficiale di appartenenza sostituendolo con simpatiche cazzate come “Texas Power” o “Musica di Protesta per Disastri Imminenti”. Non vogliono dire un bel nulla ma si vede basta per spacciarsi per giovani o credersi degli influencer. Quando parlo con quelli che giovani lo sono sul serio però resto sbalordito da quanto sono informati e all’avanguardia su realtà che alla loro età io non avrei mai raggiunto. Di quanto, grazie a internet, sono in grado di crearsi una discografia che parte dagli Abba e arriva ai Throbbing Gristle, passando per Mac DeMarco, Ed Sheeran, Beatles e Fat White Family senza passare dalle stronzate della stampa specializzata. Sostenendosi e istruendosi a vicenda con una velocità e un’efficacia che la distribuzione culturale convenzionale dei grandi non è mai riuscita a sfiorare. Anche sui banchi di scuola , lo vedo dove lavoro, fa a suo modo notizia il nascere di acerbe realtà già inserite in questo nuovo modo di concepire la musica e tentare di crearne di nuova in prima persona. Laddove l’etimo usato, “nuova”, nasce tanto dalla passione degli allievi quanto dall’essersi resi conto, direi il più delle volte in modo inconsapevole, che sebbene gli adolescenti come loro abbiano un sacco di problemi sulla consecutio temporum della storia della musica che i i loro genitori non hanno mai avuto, nonostante le vistose lacune con cui vivono il proprio presente dettate dalla quantità di contenuti da cui sono sommersi ogni santo giorno, non hanno alcun problema a miscelare generi e gruppi attuali ad altri retrò, sonorità indie (pure) di culto ad altre sfacciatamente pop. C’è Giulia, chitarra dei Before Disaster, che condivide Talking Heads, Maroon 5 e Backhouse Mike. C’è Amedeo, batterista dei Fulcro, che di recente sembra ascoltare solo neopsichedelia e madrigali. Tutto come fosse normalissimo. Riversando poi la loro varia e sgangherata conoscenza in ciò che suonano, alla faccia del ridicolo sadismo da duri e puri con cui hanno vissuto molti miei coetanei.
E’ una bella cosa, naturalmente. Lo è ancora di più perché dimostra che il sapere musicale è cambiato in lungo e in largo e non sempre unidirezionalmente verso le porcherie, le ruffianate e il talent(o) televisivo. Ma non c’è rosa senza spine. In particolare le novità hanno portato al proliferare di una “nuova” categoria di esperti - o music coatch dome qualcuno si definisce. Michele Maraglino, Fabrizio Galassi, Pier Andrea Canei, Michele Boroni, Marco Sensini, ce ne sono a bizzeffe, tutti con il loro spazio in rete. Ma sarebbe poco lungimirante parlare di new technologies senza partire dal presupposto che, proprio essendo tali, ovvero “recenti” e a che fare con tecniche programmate da altri, chi se ne occupa spesso tira a improvvisare. Promuovendo anche cagate (come Hook’d) nella speranza di prenderci (”Quando sarà il fenomeno social pop dell’anno sentiremo dire: ‘Dai, Hookdamelo’” si leggeva tre anni fa, ma nulla si è mai concretizzato grazie a dio). Nonostante si tratti pure di addetti ai lavori, le persone che si propongono per consigliare, spiegare o suggerire, si limitano spesso a un’allegra e scoppiettante sagra dell’ovvio indirizzata agli emergenti. Se Spotify stabilisce che 25O è la quota base di seguaci per essere calcolati vagamente di striscio, il nostro sagace “esperto” di turno farà 5 minuti di video per consigliarvi di raggiungere almeno 25O followers. Se Youtube consiglia i featuring per aumentare il traffico tra un v-log e l’altro, lo scaltrissimo “esperto” consiglierà di aprirsi alle collaborazioni. Facebook fa fare le dirette e il temerario “esperto” vi darà dieci buoni motivi per fare una diretta. E grazie al cazzo ve lo aggiungo io, senza essere un esperto. I ragazzi delle nuove generazioni saranno anche al passo coi tempi, ma mi auguro per loro che non siano totalmente rincretiniti. Che arrivino da soli a capire che se una diretta la fanno i Green Day non sarà proprio uguale uguale alla loro. Che importunare parenti e amici per raggiungere un qualunque quorum o smettere di incidere dischi perché tanto oramai è tutto in streaming, non renderà la strada tutta in discesa. Gli algoritmi di Youtube ci metteranno sempre un Harry Styles tra i suggeriti dopo un video di - che so - Morrissey e Spotify ci inserirà sempre i Maneskin dove sarà possibile infilarceli. A dare questo genere di dritte, oltre a passare come mediocri imbonitori o insicuri che provano a darsi una spiegazione logica in un mondo che la logica l’ha persa da tempo, se non si sta attenti, si finisce per farle indossare a chi le sente come un credo popolare, come una corazza avvolta attorno a quello che dovrebbe essere il vero e unico obbiettivo: sfornare canzoni coi controcazzi. Ai miei tempi il “buon consiglio” che andava per la maggiore era quello di suonare sempre e ovunque. Conosco gente coi valori dei trigliceridi a mille a furia di mangiare le pizze margherita con cui venivano pagati. Col tempo la cosa si è ridimensionata e, salvo casi isolati, chiunque ha capito che a fare 3OO date l’anno (specie se sempre nei soliti posti) più che finire per saturare l’umana sopportazione altrui difficilmente si ottiene altro. Però per i giovani è facile credere a tutto. Non è colpa loro. Ma quella è una regola incisa nella pietra, che non cambierà mai: senza carne sul fuoco potete bruciare tutta la legna che vi pare, sempre di fame morirete.
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Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, il conto alla rovescia è iniziato un anno fa... tu non hai mai voluto sapere esattamente ciò che avrebbe comportato la tua malattia, ma Barbara lo sapeva... sapeva tutto. Non so dove quello scricciolo abbia trovato la forza di andare avanti. Non era più vita quella, quel mostro ti portava ogni giorno più lontano. Ora finalmente sei libero. Non dimenticherò mai le tue parole, quella sera, poco dopo l’intervento, mi hai aperto gli occhi, sei stato tu ad accendere quella scintilla che mi ha fatto riprendere in mano le redini della mia vita, se sono riuscita a liberarmi della mia “corazza” e a buttarmi alle spalle vecchi rancori e tanta sofferenza, è anche merito tuo. Grazie Fabrizio, non dimenticherò mai ciò che hai fatto per me.
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Funerale Diabolik, la famiglia non si presenta al cimitero
Come aveva annunciato ieri, la moglie non si è presentata al funerale di Diabolik, dopo che la Questura aveva vietato le esequie pubbliche, per motivi di ordine pubblico. Fabrizio Piscitelli è morto alcuni giorni fa, dopo essere stato ucciso in un agguato al parco degli Acquedotti a Roma. La Questura si aspettava problemi con gli ultras che sarebbero giunti nella Capitale e nel luogo del funerale, per questo è stato consentito solo il funerale privato. Il Tar aveva respinto il ricorso presentato dalla famiglia di Piscitelli. La stessa moglie, Rita Corazza, aveva chiesto ad amici e tifosi di non partecipare, sostenendo che lei non aveva ancora riconosciuto il corpo del marito. Oggi alle ore del funerale la moglie e le figlie si sono recate a Tor Vergata, proprio per fare il riconoscimento della salma. La polizia ha presidiato la zona del cimitero, per poi spostarsi in altre zone "sensibili", come il circolo degli Irriducibili. Read the full article
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Genova, dal 25 al 30 settembre
(ore 20.30 / domenica ore 18.30)
TEATRO DELLA TOSSE tutte le sale
PRIMA NAZIONALE AXTO Oratorio per corpi e voci dal labirinto
testo Emanuele Conte regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti
coreografie Michela Lucenti
impianto scenico Emanuele Conte
luci Andrea Torazza
costumi Daniela De Blasio
rielaborazioni musicali Massimo Calcagno
collaborazione al testo Elisa D’andrea, Luigi Ferrando
assistenti alla regia Alessio Aronne, Natalia Vallebona, Ambra Chiarello
con Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Filippo Porro, Alessandro Pallecchi, Simone Zambelli, Aristide Rontini, Lisa Galantini, Enrico Casale performer nel labirinto Attilio Caffarena, Pietro Fabbri, Francesco Gabrielli, Luca Hardonk, Gianluca Pezzino, Arabella Scalisi
direttore di scena Roberto D’Aversa
elettricista Davide Bellavia
macchinista Fabrizio Camba
attrezzista Renza Tarantino
sarta Anna Romano
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, Balletto Civile
Artisti In Piazza – Pennabilli Festival
Al Teatro della Tosse dal 25 al 30 settembre (ore 20.30 – domenica 18.30) in scena in prima nazionale AXTO – Oratorio per corpi e voci dal labirinto, nuova produzione del Teatro della Tosse con regia Emanuele Conte e Michela Lucenti. I due artisti per la loro terza regia insieme portano in scena il mito del Labirinto e del Minotauro. La compagnia di danzatori, attori e cantanti del Teatro della Tosse e di Balletto Civile dà corpo e voce a questo racconto, epico e familiare, in uno spettacolo che nasce dalla terra e dal sudore invadendo tutti gli spazi del teatro.
Una casa e come protagonisti, a officiare il rito, i familiari, abitanti di quella casa. Il “mostro” ora è chiuso tra le mura domestiche, l’oscenità nascosta e il sacrificio consumato all’interno della famiglia.
La stagione si apre il 25 settembre con la Prima Nazionale di Axto – Oratorio per corpi e voci dal labirinto regia di Emanuele Conte e Michela Lucenti.
Axto, è il nuovo tassello che si inserisce in un percorso artistico articolato e complesso, che attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi e la contaminazione delle diverse forme d’arte e discipline vuole uscire dagli schemi convenzionali.
Un percorso che Conte e Lucenti hanno iniziato tre anni fa con la messa in scena di ORFEO RAVE, spettacolo allestito negli 11.000 metri quadrati dal Padiglione B della Fiera di Genova che mescolava prosa, danza, musica e arti visive.
Una sfida vinta, che ha dato vita a un lavoro potente e visionario continuato nei successivi lavori. La collaborazione tra i due artisti è proseguita con INFERNO#5 presentato al Festival di Cividale del Friuli e Il MAESTRO E MARGHERITA che ha debuttato lo scorso inverno sul palcoscenico della sala Trionfo.
Il legame tra Conte e Lucenti è andato oltre alla messa in scena degli spettacoli, nel corso del tempo è diventato qualcosa di più articolato e ambizioso. La creazione di un linguaggio artistico totale che mette al centro l’attore-performer, per un teatro sia fisico che di parola, dove i testi originali – spesso legati al mito – e le coreografie sono in costante dialogo con allestimenti scenografici potenti ed evocatici.
Spazio, musica, suono, danza, prosa, vuoto, pubblico, rumore, luce, buio, scena, e silenzio ogni elemento diventa “teatro”. La necessità di creare un proprio linguaggio attraverso l’incontro/scontro tra “teatri” differenti è il punto di convergenza tra due artisti che si sono incrociati dopo percorsi differenti. L’attore di Conte e Lucenti diventa anche danzatore e viceversa e non solo, al centro della scena c’è quindi un performer che è funzionale al linguaggio dello spettacolo.
Axto, presentato in forma di studio lo scorso maggio al Festival Internazionale di Arti Performative Artisti in Piazza di Pennabilli, è il nuovo tassello che si inserisce in un percorso artistico articolato e complesso, che attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi e la contaminazione delle diverse forme d’arte e discipline vuole uscire dagli schemi convenzionali.
Un percorso artistico che passa anche dall’incontro con il pubblico, dall’uso di location inusuali e dalla trasformazione dei luoghi per dare l’idea della complessità del teatro dal vivo.
Anche questo nuovo lavoro che affronta il mito del Minotauro e del labirinto, resta fedele alle idee dei registi e se in forma di studio è stato adatto per essere messo in scena sotto un tendone da circo per il suo debutto nazionale le sale della Tosse sono state trasformate in un vero labirinto.
Il pubblico inizierà il suo percorso in una sala Campana completamente priva di poltroncine e seguirà i sette danzatori e i due attori sul palco, dietro le quinte e nei camerini del teatro dove si svolgerà la storia.
Lisa Galantini e Enrico Casale racconteranno attraverso i testi di Emanuele Conte la storia del labirinto fatto costruire da Minosse per rinchiudere dentro il Minotauro, mentre in scena i danzatori Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Emanuela Serra, Filippo Porro, Alessandro Pallecchi, Simone Zambelli, Aristide Rontini, con le coreografie della stessa Lucenti daranno corpo ai personaggi e alle situazioni del mito.
Sulla scena firmata Conte, la terra ricopre tutto e da questa affiorano pochi mobili e suppellettili come se un appartamento, senza pareti, fosse stato invaso dal fango di un’alluvione e poi fosse riemerso in parte, una volta asciugata l’acqua.
Uno spettacolo che nasce dalla terra e dal sudore.
Ma Cos’è il labirinto? Un posto dove perdersi o un posto dove nascondere quello che ci fa paura, ciò che non si riesce a capire? Una prigione, un manicomio, un’isola.
Il labirinto è il luogo dove si compie il sacrificio simbolico, così l’animale si evolve in uomo. Entriamo nel labirinto, il cervello umano, perdiamoci, lasciamo un filo rosso dietro di noi per ritrovare l’uscita, o forse l’entrata. Un percorso che parla di solitudine estrema e dei muri, che dovrebbero proteggerci e che invece non fanno che consolidare il nostro isolamento. Ci accorgiamo che non c’è via d’uscita, che i limiti sono dentro di noi. I mostri sono nei nostri occhi, i muri nella nostra mente. Avidamente ricerchiamo la luce e riemergiamo dall’architettura infernale dei nostri pensieri solo dopo aver abbandonato lungo la strada un cadavere, o forse un guscio, una corazza, che non ci serve più e voltandoci indietro scopriamo che il mostro aveva il nostro volto.
Axto si esprime con diversi linguaggi tra cui anche una forte manipolazione sonora attraverso le rielaborazioni musicali di Massimo Calcagno, che aiutano a riflettere sui nostri pensieri anche quelli che ci inducono a isolarci e a capire che i muri e i mostri spesso sono dentro di noi perché siamo noi stessi a crearli.
I costumi dello spettacolo sono realizzati da Daniela De Blasio, luci di Andrea Torazza.
INFO: www.teatrodellatosse.it
Biglietteria: 0102470793
Biglietti: 15 euro
Davide Bressanin
Ufficio stampa
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse ONLUS
www.teatrodellatosse.it
Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
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Genova Celebra Colombo
PRIMA NAZIONALE martedì 25 settembre AXTO di Conte/Lucenti (Genova, dal 25 al 30 settembre) Genova, dal 25 al 30 settembre (ore 20.30 / domenica ore 18.30) TEATRO DELLA TOSSE tutte le sale…
#alluvione#Andrea#Artisti#Domenica#fiera di Genova#Genova#Gianluca#musica#stagione#STRADA#TEATRO#Teatro della Tosse
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Ecco la terza e ultima parte dei miei consigli per l’acquisto.
Nella narrativa contemporanea esiste una grande piccola nicchia di libri che hanno un forte impatto sul sociale. Alcuni parlano di religione nel senso più ampio del termine, come un tendere dell’animo umano verso l’armonia. altri sono più di denucia sociale e ereditano l’arduo compito da Charles Dickens. E in questa magica festività, riflettere su noi stessi, sulle nostre ombre serve. per poter arrivare al nuovo anno, migliorati. O almeno si spera
Narrativa contemporanea: Romanzo sociale
Ci sono libri che in realtà rappresentano un vero essere un atto terapeutico. Questo avviene quando, assorbendo l’orrore in essi contenuto, che svela come nel mondo di oggi ci sia un eccesso di male, riusciamo a rulare il nostro sentito NO.
Ci sono libri che nel disgusto provocato dagli eventi narrati, provoca nel lettore attonito un’acuta fame di bellezza, con una corazza di fede più lucente e con una volontà più salda. Ed è questo che fa di noi, semplici mortali, veri guerrieri della luce. Perché il vero guerriero non nega la mostruosità, ne prova pena e la combatte con la lucente spada della speranza. Sto parlando di
“Arrivederci all’inferno” di Luciano Dal Pont, Eroscultura edizioni.
Vi consiglio questo libro proprio a natale?
Sì. Perché quando la luce diventa opaca e la fede sta in silenzio e diventa cieca, allora, il vero Male trionfa.
Coraggioso e agghiacciante, lucido resoconto della verità, è il romanzo di denuncia per eccellenza, capace di svegliare dal torpore sonnolento una parte del mondo che ancora oggi dorme.
Les Fleurs du mal
Un romanzo moderno, sociale che renderebbe il buon vecchio Dickens davvero orgoglioso.
Un romanzo che finalmente e coraggiosamente asserisce che il male abita una parte della nostra anima, ne ha preso dimora e rischia se non si agisce di infettare il resto di noi. Ed in fondo è proprio così.
Un romanzo che libera il concetto da ogni forma di folclore e pastoie religiose lo identifica come disordine, come evento dannoso per la collettività e per il nostro prossimo è accanto a noi, è quell’abisso su cui noi ci muoviamo tronfi, perfetti giocolieri in bilico su un filo sottile, quello stesso che separa la sanità dalla follia. Quello che leggerete qua è un male seduttivo, il gusto del proibito, la volontà dominatrice che ci fa cozzare contro ogni regola e dogma. Ma è differente dalla fede portata con orgoglio sul bavero da molti satanisti. Non sarà un essere o una presenza nata dall’infernale girone, dotata di corna….
Il male che qua viene raccontato e che apre le porte alle nefandezze è il disagio sociale.
Sto parlando di “Il diavolo dentro” di Roberto Ottonelli, Delos digital edizioni.
Ci sono libri che nascono cosi, come se un’entità aliena avesse posseduto la nostra autrice dettandole pagine che si immergono nella luce della raffinata meraviglia, nei labirinti dei multi-significati e nella volontà altra, di dare senso a eventi che, davanti alla logica umana, senso non hanno ma vengono accettati come inevitabili: la guerra.
E in fondo la creazione artistica è questo, lasciarsi avvolgere dalla luce della musa di turno, perché funga da intermediario tra il mondo archetipo e quello umano, ricordando che la vita è molto più di quella che i nostri miseri occhi possono vedere e che sollevato il velo di Maya abbiamo la vera, autentica realtà.
Attraverso l’escamotage della storia d’amore, il testo abilmente, racconta e mostra altro, mostra la disperazione, l’orrore, la perdita di sé che lentamente si riacquista a contatto con il dolore, con la devastazione. Perché forse la guerra, la tragedia è questo: uno schiaffo che la vita ci regala ( si avete letto bene ci regala) per svegliarci dal pigro torpore della quotidianità e dell’abitudine. Sto parlando di “Polvere sui ricordi” di Giorgia Golfetto, self publishing
Raramente leggere un libro mi provoca un emozione tale da doverlo per forza metabolizzare. E ancor più raramente un libro supera la barriera della mia mente analitica, tanto da riposare direttamente in fondo all’anima e risvegliare in essa ricordi emozioni sopite. Eppure succede. In genere io quando leggo sono estremamente lucida. Amo cosi tanto l’arte e la bellezza da trovare un piacere irresistibile nel soffermarmi sui dettagli, analizzare lo stile, compiacermi di aver trovato similitudini e influenze, osservare con severità se la trama è coerente con il genere. Per me è un diletto assoluto quello della ricerca. Ma è un piacere quasi intellettuale, quasi distante dall’altra parte di me, quella che vive con passione e si sporca nel fango felice come una bimba.
Per me questo libro va soltanto letto. Non descritto. Non analizzato ma letto. E letto bene però. Letto con occhi diversi, con una mente che fa pace con il cuore. Letto a prescindere da cosa incontrerete perchè non sarà mai il vero messaggio. Leggetelo aprendo un’anima che ci fa paura quando vibra. Non lasciatevi sviare dalle trappole abilmente nascoste nel testo dal fastidioso pirata. Non vi fate affascinare da quella figura. Essa è li solo per mettervi alla prova, vi confonde il cammino e tenta di velare il messaggio. Perchè signori miei il bisogno di raccontarsi è forte ma altrettanto forte è il desiderio di nascondere, di camuffare il centro del libro, affinché colui che arrivi sia davvero cosi degno da aver superato a testa alta le prove. Perchè arrivare in quel centro, significa togliere strato dopo strato e abbracciare un’anima ferita, lacerata eppur ancora viva. Significa togliere la maschera e asciugare quel sangue rappreso da quelle ferite che non dimenticherete. Non si possono dimenticare. “Il pirata con il pulcino nel taschino” di Giordano Alfonso Ricci, self publishing.
Potrei invogliarvi a leggere questo libro raccontandovi dello stile (eccelso) dell’autrice, dalla sua perfezione nel descrivere psicologicamente i personaggi (nulla da invidiare alla coscienza di Zeno) ma mi rifiuto di farlo. Perché quando un libro è cosi, le parole sono superflue. Non parlo della bellezza. non posso raccontare un dramma che è al tempo stesso redenzione.
Posso solo lasciarvi con delle parole che, secondo me riassumono il libro
Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vender cara la pelle
e quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verità
ora che è morto la patria si gloria
d’un altro eroe alla memoria
ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d’un soldato vivo, d’un eroe morto che ne farà
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d’una medaglia alla memoria.
Fabrizio de Andre
Che il libro possa irrobustire davvero la vostra coscienza. “Soldier series volume primo. Oltre le nuvole” di Stefania Mortini, self publishing.
E cosi, davanti allo sfacelo di quella meravigliosa creazione, in cui Dio in fondo cresceva con noi, si spezzava per, ironia della sorte, ingrandirsi (perché solo perdendo si accresce) si ritrova a vedere l’uomo, la sua scintilla, quella che doveva sperimentare il mondo ampliando esso stesso l’energia divina dispersa, un’energia che doveva tornare ancora più pura alla fonte, perché chi è messo alla prova deve dare il meglio di sé, si trova privo di speranza. L’uomo rinnega il sogno e l’appartenenza…
Immagino il volto etereo di un Dio che ci crea, accorgersi che quella creatura per cui ha sfidato anche l’amore dei suoi angeli, fino a accettarne la ribellione, sputa letteralmente sul dono più bello: la vita. E abbraccia quel male che fornisce sollievo immediato, è un placebo per il suo narcisismo e soprattutto non gli chiede costantemente di farsi domande.
Perché, in fondo, questo è Dio. È la nostra coscienza, quella capacità di dirsi attraverso quel cristo figlio dell’uomo, che in realtà siamo noi stessi, quella parte perfettibile su cui bestemmiamo chi sei e cosa cerchi.
È stancante per un uomo, allenato all’immediatezza al tutto subito, alla filosofia pret a porter, impegnarsi a comprendere e comprendersi. La morte, il dolore gli fanno ribrezzo e cosi volta il viso disgustato abbracciando l’effimero, quel Mammona che ci dice costantemente “Non è vero che non di solo pane vive l’uomo. Guarda puoi avere tutto, bellezza fama, successo, soldi, solo in cambio della tua anima. Cosa te ne fai dell’anima? Ti fa provare emozioni! Ti fa versare lacrime, ti impegna a costruire una vita che possa salire al cielo e rendere onore al creatore. E cosa ti dà il creatore in cambio di tutto questo? Morte, fatica, sangue e polvere. vieni con me….”
E cosi l’uomo cede, ogni giorno, ogni secondo ogni ora.
Cosa deve fare un’energia divina che è fatta di tutto e tutto comprende?
Che si toglie parte di sé, della sua essenza per darci quella libertà che gli angeli non hanno?
Dio si addormenta. Per stanchezza forse. Colpito da un senso atroce di amarezza. Forse per non vedere e sognare un mondo diverso. e non fosse Dio morirebbe di crepacuore. E invece dorme. Lasciando incustodita tutta la sua creazione e dando l’avvio alla guerra millenaria per il dominio della terra: gli angeli da una parte capitanati da Azarel bella e fiera sprezzante e spaventosa e Lucifero, pieno di livore, di rabbia, di senso di vendetta contro colui che lo ha dannato. Una poesia che risplende nell’incanto di un libro che è qualcosa di più, è coscienza fatta carne: “Il sonno di Dio” di Giovanni Galaffu, Eretica edizione
E ora addentriamoci nelle strade intricate del romanzo neovittoriano con due titoli strabilianti:
La Londra vittoriana, splendido esempio di una nazione che diventava una delle maggiori potenze commerciali e industriali ma anche simbolo di decoro, rispettabilità progresso, morigeratezza tutte le caratteristiche che, sembravano ulteriori conferme di un grande progetto di vita. Tutto questo racchiude il fascino dell’epoca vittoriana, lo si ravvisa nella fede del progresso e dell’evoluzione, nella scienza che inventava sempre nuovi modi per combattere il tempo, la natura e perchè no, anche porre un freno al regresso umano. Eppure, come ci hanno rivelato scrittori al pari di Dickens, quella perfetta macchina da guerra che innalzava la bandiera del divenire umana come baluardo contro i tempi oscuri, nascondeva sotto lo strato di perbenismo borghese il suo lato più oscuro, marcio oserei dire.
Ed è quello strato che la perfetta penna di De Angelis va a raccontare.
Una storia apparentemente banale, che cela in se i drammi e il fasto di un epoca che appassiona e atterrisce al tempo stesso poiché sacrifica sull’altare del progresso la libertà individuale. E questa libertà è abilmente simboleggiata nel racconto dalla poesia.
Perché odiare cosi tanto la poesia? Cosa spaventava di quei versi che sono giunti a noi e che sono musicali, perfetti nella loro metrica lirici come un canto, perfetti esempi di alta letteratura?
Scopritelo leggendo il meraviglioso ” Il mistero di Paradise Road” di Pietro de Angelis, Elliot editore.
Una volta letto questo libro sarà difficile e tragico tornare alla realtà, ma sicuramente ci torneremo più ricchi, più forti di quando, per mano di un tale talento, ci siamo addentrati nel mistero che non è soltanto di Paradise Road ma di ciascuno di noi.
Questo è un libro fondamentalmente storico. Racconta si le avvincenti vicende di una ragazza che si affaccia alla vita e all’amore, ma soprattutto, ambisce a descrivere una società controversa, ambigua piena di ombre e di luce, che affascina da sempre, chi come me adora la storia: il periodo denominato vittoriano e riesce a riunire in se tutti i suoi elementi caratterizzanti. questo libro riesce a amalgamare le influenze diverse dei grandi maestri dell’ottocento senza che, queste soffochino una sua peculiare originalità di fondo.
Il testo risulta cioè, classico in quanto richiama lo stile linguistico delle grandi autrici: manieristico, poetico e con quell’afflato verso una ricerca di qualcosa che possa dare senso a un’età che si dibatteva tra due opposte tendenze, senza riuscire a decidere quale seguire. Si riscontra l’ipocrisia bigotta tendente a soffocare la creatività troppo libera della fantasia, che poi lungi dall’essere persa o dissolta, sfociava inesorabilmente, nelle grandi scoperte scientifiche, nella letteratura di ogni genere e forma. Sempre però, con un occhio guardingo, sempre con sospetto, sempre con quella recondita paura di perdere quel poco di identità necessaria alla sopravvivenza. Si ritrova la condizione femminile bloccata, controllata da inflessibili norme di convivenza sociale che apparivano dissonanti in un mondo che, inesorabilmente cambiava, ma proprio per tale motivo diventavano indispensabili per tenere insieme una società che barcollava sotto la spinta della modernità. Si ritrova l’ossessione della sessualità, repressa e fonte di curiosità, tanto da sfociare più tardi nei racconti orrrorifici di stampo vampiresco.
Ma al contempo dona un elemento moderno, impersonato dal narratore esterno e dai pensieri della protagonista che si proiettano in un futuro prossimo, come se la fantasia (ed è la realtà straordinaria di quel potere mentale che abbiamo inserito nella corteccia cerebrale) potesse essere un punto di congiunzione tra presente passato e futuro…..Ed è questo l’elemento originale quello che non troveremo, nelle sorelle Bronte, nella Woolf. Queste autrici, seppur dotate di una notevole modernità, restano inevitabilmente e senza possibilità altra, figlie del loro tempo. La loro ribellione è sicuramente un valore che oggi noi esaltiamo, ma che rimane al margine, che rimane una volontà inconsapevole di donne che , erano soltanto coscienti di un fuoco creativo che non potevano domare se non andando contro alcune e sottolineo alcune, regole.
Ma l’autrice, nata nel mondo di oggi ha una consapevolezza lapalissiana di se, del ruolo femminile, dell’identità personale e umana di ognuno, della necessità tutta contemporanea del dovere che ogni essere umano ha di essere felice. Realizzato. Completo, anche a scapito dei principi sociali che, possono essere contestati e rielaborati, se non si dimostrano idonei allo sviluppo personale e psicologico.
Ecco che unire lo stile vittoriano, come influenza letteraria, non significa copiare un’autrice del passato, significa apprendere uno stile, una modalità di scrittura elaborandola con la mentalità odierna. Ed è la dote straordinaria dell’autrice. E unire in una tela di rara bellezza, passato e moderno senza sacrificare il necessario linguaggio vittoriano, senza alterare l’espressione fondamentalmente rigida di un romanzo storico. Il diario delle cose improbabili di Federica Auriemma. Self publishing
E arriviamo al mio amato thriller con titoli davvero da brivido!
Il geniale autore in questi due testi risponde alle domande fondamentali che attanagliano la mente:
Come intende raccontare Gerosa il male?
E’ questo l’elemento interessante e distintivo del thriller: più che spiegare la genesi che porta a una strana commistione di fissazioni e pazzie, con complicate teorie psicologiche e criminologiche ( non posso svelarvi altro ma invitarvi a leggere attentamente il libro. Il mio ruolo è di fornirvi elementi per inquadrarlo) l’autore parte dalle conseguenze della follia omicida….
Chisi occupa della giustizia a in particolare quelli che sono quasi argini per un male che sembra inarrestabile, deve rispondere a un quesito importantissimo che riguarda non solo il loro lavoro ma anche l’animo umano: cosa spinge una persona, apparentemente sana, a commettere atrocità?
Cosa c’è nel nostro io, di cosi oscuro, capace di azionare l’interruttore che scatena la brutalità più impensabile?
Forse questi libri non risponderanno alle vostre domande, ma sicuramennte la prospettiva che vi racconteranno aiuteranno voi stessi a provarci: Granelli di sabbia e Oscura memoria di Andrea Gerosa, self pubblishing
Sherlock Holmes? Hercule Poirot? Maigret? Montalbano?
Scansateve.
Sta per arrivare Pestalozzi a dominare il giallo!
Amanti di Wilkie Collins, nostalgici dell’ispettore Auguste Dupint di Edgar Allan Poe, non riuscirete, fidatevi, a restare indifferenti al genio ironico, grottesco e totalmente sconveniente di questo personaggio. Esilarante e polemico. Geniale e dotato di un acume che ci ricorda da lontano i grandi detective del passato. Ma con una vena politicamente scorretta che, oggi fa la differenza. Perché esacerbata in cotale maniera, diventa specchio e sberleffo della nostra tragicomica società. Mai come in questo caso si ride dei difetti e delle ipocondrie umane, si demoliscono i miti, persino i sentimenti, si scoprono quei lati che la psicologa junghiana Pinkola Estes chiamava il non bello. Perché oggi, anche il giallo è dotato di apparenza: machismo durezza e alterità fanno da contorno a noir impaccabili, perfettamente radical chic, con la loro ansia da prestazione per potersi distinguere dalla cultura popolare, per essere elevati al rango di libri di alta letteratura. come se il giallo avesse colpe da espiare, o fosse catalogato come genere di serie B tanto da doversi inserire tra la letteratura classica e il romanzo sociale. Sto parlando “L’Agghiacciante caso del gatto nella minestra” di Claudio Vastano, Dunwich edizioni.
Non solo un giallo fantastico, con ogni elemento caratteristico del genere, non soltanto un libro che fa ridere e sorridere, ma anche una satira acuta di una società che decade lentamente, che si rende sempre meno persone e più oggetti. che sacrifica il sentimento alla posizione e alla sicurezza economica. E il gatto? è il protagonista stesso del testo, ma per comprendere il suo importante ruolo dovete leggerlo. E quando un agguerrito micio scapperà di corsa a nascondersi in un tegame ricco di cibarie, avrete sicuramente qualche elemento marcio da stanare e qualche pericolo da evitare.
La Casella con uno stile agghiacciante e ricco di pathos non fa sconti, affonda la penna nei meandri dell’oscurità dell’animo umano, delle sue distorsioni, facendo camminare i suoi protagonisti sul filo di un rasoio e non impedendo loro la definitiva caduta con un finale idilliaco e dedito alla giustizia. La Casella racconta tramite uno straordinario personaggio femminile, privo di leziosità, di giustificazioni ( ricorda la bellezza del taglio giornalistico di Cinzia Tanzi e la sarcastica crudeltà di Maestra della Hilton) l’abisso inquietante in cui ogni essere umano è sospeso….Noi siamo da sempre protagonisti di un’eterna lotta non tra bene e male, ma tra sanità e pazzia, tra abisso puro e paradiso armonico. Ed è questa lotta che ci rende vivi, vitali e creativi. Questo eterno scontro è ben rappresentato nel libro. Uno scontro che coinvolge ogni soggetto, che davanti alla bellezza folle di linda riesce a tirare fuori non il meglio di se ( argomento protagonista di tanti bei libri etici) quanto il marcio, il malvagio, il recondito desiderio di liberarsi da ogni vincolo morale, da ogni eticità, da ogni armonico inserimento nel contesto sociale. Amore obliquo di Terri Casella Melville self publishing.
Ebbene vi confesso la mia debolezza. Io adoro, adoro dal profondo del cuore Alice di Carrol. E’ uno dei miei libri sacri, letto venerato analizzato, vissuto. Le sue frasi sono le mie citazioni. La sua storia è la mia linfa vitale, il mio universo segreto dove carico le energie perdute. Pertanto sono molto severa con tutti i riadattamenti di questo incredibile libro, pur considerandoli necessari perché esso resti eterno. Quando ho avuto tra le mani il libro di Staiano ero titubante e curiosa. Felice anche che il mio mito fosse di nuovo riletto e di novo dotato di vita. Certo il rischio che si rivelasse una delusione esisteva cosi, con un sospiro l’ho iniziato. E divorato in un giorno. Non soltanto perché è una scrittura divertente, soccorrevole e originale, ma perché Staiano ha davvero compreso, come solo chi ama Alice sa fare, il segreto di Wonderland. C’è da dire che l’autore ha Alice tatuato nell’anima ed è riuscito a comprenderne lo spirito profondo autentico di un racconto che non è soltanto favola fantasia immaginazione. Ed è questa sua empatia che gli ha permesso di giocare con il mondo di Wonderland, plasmarlo a suo piacimento, creare una nuova ma antica mitologia. Perché il paese delle meraviglie è in fondo la nostra anima, la parte istintiva folle e creativa di noi stessi. E’ il bambino che non adotta le regole del mondo e va in cerca del Bianconiglio sempre, di quell’entrata nel mondo illogico del non senso, l’unico che in realtà da forma e sostanza alla vita reale. Irrealtà e realtà si fondono nel libro creando un alchimia incredibile alla ricerca del filo rosso che condurrà a unire il mondo di Carrol antico, primigenio con un mondo moderno di cui siamo portatori con le contraddizioni e la sua meraviglie. Wonderland è il nostro alter ego, è lo specchio della nostra percezione della realtà, è il contenitore di miti, mitologie sogni, idee e colori che nascono dentro di noi. E solo chi comprende lo stretto legame tra questo mondo e l’altro può dominarlo.
In questo libro troverete un mondo in crescita cosi come è in crescita l’umanità che lo ha generato. Tante cose dai tempi di Carrol sono cambiate, evoluzione e involuzione si danno la caccia e c’è bisogno di una nuova Alice, di una nuova vitalità che generi altre storie. Ed è in questa ricerca che si immette la novità che squarcia la bellezza di questo mondo: la sete di potere, quella stessa sete che consuma le visioni, l’immaginazione e che renderà Wonderland un posto diverso. Wonderland è il potere della mente e riuscirà a sopravvivere uscendone forse diverso, forse cambiato ma sempre sede di nascita dei sogni. “Murders in Wonderland”di Roberto Staiano, Eretica edizioni.
Che il viaggio di ritorno a Wonderland sia per tutti quello che è stato per me, una corsa ribelle, una linguaccia dissidente alla quotidianità, il mio no alla banalità di una vita senza magia. Staiano ha creato un piccolo grande capolavoro, una porta verso il numinoso, verso il mondo incantato di Alice. Ultima cosa. Ho sempre amato lo Stregatto e grazie all’autore oggi lo amo sempre di più e lascio che il suo sorriso beffardo mi accompagni alla fine di questa splendida avventura.
Les Fleurs du mal
E poteva mancare la bellezza della poesia? No di certo
Petrigliano non è il solito poeta.
Non usa una lirica aggraziata. Non crea armonia ma disarmonia. È l’opposto di chi si bea di una bellezza effimera. Petrigliano omaggia la disarmonia cronica, presente e intrinseca nell’essere umano e che ne disegna l’incredibile splendore.
Ed è questa tara, la sua perfezione. Ne è conscio e orgoglioso, quasi tronfio di quest’umanità chiassosa, irriverente e dissacrante. Un’umanità allo sbando, in cerca di una nuova identità, visto la distruzione sistematica di ogni sua tradizione. Nel suo totale rifiuto per l‘atteggiamento intellettuale, quasi dandy, l’autore lacera l’immagine del poeta come animo tormentato, come spirito che si eleva sopra la banalità e ce lo restituisce come uomo che elabora costantemente il suo quotidiano, ha bisogno di estraniarlo, esorcizzarlo quasi per poterlo metabolizzare meglio, così com’è senza abbellimenti, senza veli, né idealismi. Ed è dal basso di un substrato emotivo di pasoliniana memoria, politicamente scorretto, che emerge una saggezza antica, profumata di fango, fatta di terra e sole e aria.
Insomma, un mosaico di emozioni semplici, immediate, scartate dai grandi geni in favore di un realismo magico di kafkiana memoria, che adombra di colti significati anche l’elemento più banale. E invece, spesso, proprio questa propensione eccessiva verso la ricerca dell’interiorità a ogni costo, ci allontana dalla bellezza del quotidiano reale, senza fronzoli, né liricismi eccessivi. “Come poeta Dio non vale un cazzo” di Giuliano Petrigliano, Eretica edizioni.
E ricordatevi…Dio è Dio. Non edulcora, non filosofeggia, non indaga. Non ha bisogno di domande: lui è le domande e risposte. Dio è atomo, struttura, coordinazione, matematica. È armonia della precisione delle catene di carbonio. È quella realtà della forma che noi dobbiamo illuminare di sostanza. Dio semplicemente è e diventa costantemente.
Leggete ogni verso, ogni riflessione, fatela penetrare dentro di voi affinché conosciate il buio di una notte senza luna, quella che sorrisi accattivanti e egocentrismo mascherato da interesse tenta di divorare la nostra luce interiore.
Siete la bellezza resa viva, voi ogni donna che esiste. Voi miracoli di dio. Voi nate dall’unione cielo e terra. Voi nate non da una costola dell’uomo ma da un autentico soffio divino. La prima Donna fu Lilith. Eva è solo un prodotto maschile. ritrovare grazie a Rita la vostra Lilith interiore.
E tu Autrice di talento, grazie per questo scritto, grazie per aver raccontato il dramma e la speranza della resurrezione. Grazie per credere assieme a noi nel riscatto di ogni madre, figlia, nonna e nipote. Di ogni donna. “Ceramiche a Capodanno” di Rita Angelilli, Mezzelane editore.
Una raccolta di poesie quasi grottesca, quella di Andrea D’urso, quasi un passatempo ilare. Ecco come possono apparire le sua poesie a una lettura superficiale. Ma, c’è un ma. Questa raccolta risponde a due importanti domande, quelle su cui tutti i poeti, artisti, scrittori si sono arrovellati nel trovare una risposta: cos’è la poesia? E qual è il senso della vita?
Tutti gli aspetti di questo nostro a volte comico viaggio umano, sono spesso abbelliti ,edulcorati da gradevoli a livello estetico sicuramente, abbellimenti. Ogni emozione anche la più sviscerale, la più immediata e fisica viene quasi circondata da un alone fatato. Troppo fatato. La poesia cosi, invece di mezzo per diversa percezione del reale, diventa una sorta di svista consapevole che orna di belletti anche gli elementi più terreni e primigeni. Come a voler giustificare la carnalità e la quotidianità dei gesti, come se in essi non aleggiasse la considerevole bellezza della vita. Magiare bere, lavorare, diventano soltanto parole a cui il poeta in modo snobbistico, inserisce significati alti, aulici eccessivamente lirici, privandoli cosi della loro bellezza. Se il poeta è colui che ha il coraggio la capacità e la follia di sollevare il velo illusorio della maschera o dello stereotipo, che senso ha allora liberarlo per poi sotterrarlo nel marasma dei liricismi?
Rubinetterie è diverso e pertanto molto più istintivo, più elegante nella sua semplicità di tanti tentativi di usare la rima per rendere accettabile la banalità. D’urso ci fa comprendere come nulla nella vita, tutto ciò che fa parte della vita è davvero banale. siamo noi alla ricerca costante di qualcosa, cosa sia quel qualcosa non ci è dato sapere. E non è usando un linguaggio ridondante che la poesia svolge il suo arduo compito: in un mondo che è sottomesso alla massificazione alla globalizzazione deve semplicemente ( ma non è cosi semplice) restituirci la vitalità del quotidiano. Cosi senza veli ne orpelli inutili. Questo può essere fatto destrutturando i codici del passato, quelli considerati poesia colta, per inserirvi nuove modalità che spaziano dal non sense, all’ironia seria di D’Urso. L’indifferenza e la noia possono essere combattuti con scoprire il segreto di questo nostro viaggio ossia non è importante dove si va quando piuttosto mantenere un atteggiamento fanciullesco di meraviglia costante. E d’Urso lo riesce a fare. Dissacrante e volte ma con quella ingenuità verace e giocosa del bambino Andrea si muove in un mondo che in fondo non ha bisogno. “Rubinetterie” di Andrea D’Urso, Eretica edizioni.
E per ultimo, una serie di libri che appartengono al favoloso regno del mito:
Vi piacciono i vampiri? Amate la buona cucina?
Ecco per voi un libro classico e moderno, in cui il sangue diventa il mezzo in cui si può sfuggire non solo a regole dei comuni mortali ma anche dalle loro trappole e gabbie morali che spesso sviliscono e imprigionano la donna. Tramite il vampiro, la protagonista sboccia in tutta la sua pienezza, in tutta la sua morbida bellezza come immagine di antiche dee remote.
Ma il vampiro sfida anche la morte, è colui che supera l’atavica paura dell’ignoto e la ricerca non tanto dell’immortalità ma di una capacità perduta di transitare tra due mondi che ci appartengono di diritto.Il vampiro vero, dispensa vita come dispensa morte, come se lui stesso fosse un misterioso dio tribale, dipinto a lettere brillanti nel nostro inconscio. Questo non è fatto però in modo indolore. Ma essendo stato uomo, conserva la memoria mitocondriale della sua umanità e la sua violenza animalesca, se non controllata, viene limitata dal senso di colpa. (un tema inaugurato splendidamente da Anne Rice) Il vampiro non è perfettamente felice e privo di coscienza. Il vampiro sperimenta una profonda sofferenza esistenziale. Sono creature che vivono nel mondo, hanno bellezza, intelligenza cultura, conoscono tutto e tutto hanno visto ma ne sono osservatori esterni. Non fanno parte del mondo lo attraversano. Sono sospesi. Ranieri non è geneticamente maligno o amorale. Ranieri può scegliere sapendo che la scelta comporta o serenità o senso di colpa. Ed è questo senso di colpa che limita la sua sfrenatezza. Ranieri non ha remore a uccidere, ma uccide solo chi considera pericoloso, corrotto o destinato alla sofferenza.
Ultimo questo libro è femminista. Direte femminista uno che divora letteralmente le donne?
Si ragazze. Il vampiro, pur essendo parte di un retaggio leggendario antico, deve la sua fisionomia odierna proprio a una delle epoche cosi controverse della storia: l’epoca vittoriana. In questo secolo esisteva un timore inquietante verso la donna e soprattutto verso la sua sessualità. Cosi la rigida morale vittoriana si prefiggeva di tenere a bada l’umore pericoloso per il vivere comune della donna. All’epoca in cui fu scritto il Dracula di Bran Stoker le donne scendevano in piazza per ottenere emancipazione voto, mentre il resto della società si aggrappava a ideali vittoriani di purezza e religiosità. Mentre il mondo cambiava si serravano le righe dell’ortodossia e del perbenismo. Ed ecco che in questo clima soffocante emergeva il simbolo della sessualità libera, sfrenata, giocosa, erotica del nostro buon vampiro. Tutto questo senza che la donna si sentisse colpevole; era lui che irretiva i sensi, era lui che le prosciugava in un’estasi senza fine. Era lui a rappresentare il bisogno di passione, di animalità della donna troppo costretta non solo da un corsetto strettissimo, ma da una morale che la sviliva. ” Caldo Sangue” di suanna F. Roberti, Delos digital edizioni.
Solo chi come me è cresciuta con le magiche storie celtiche può capire, davvero fino in fondo, la delicata magia di questo romanzo. Fionn, Cu Chulainn, Gwidion, Gwenhwyvar, Ceridwen, Bran il benedetto, la bianca dama, eroi e persino il lupo Fenrir ( di norvegesi richiami, figlio della Dea degli inferi Hel e Miðgarðsormr) tornano, finalmente ad avvolgere radiosi la fantasia del lettore. Non solo la mia, la vostra. La nostra. Una storia nuova ma dal sapore antico, presente in noi, nel nostro DNA, incisa nei genomi di un popolo che ha usato le divinità per esprime l’eterna dialettica tra forze opposte, quelle che un tempo lontano hanno dato forma e sostanza al nostro mondo. Ordine e caos, o bene e male si incontrano in un lungo eterno braccio di ferro che incidono profondamente sullo svolgere di eventi umani, secondo l’antica saggezza ermetica cosi in cielo così in terra.
Aaorn è il collante di questo scontro, colui che dotato della seconda vista è accettato al cospetto di queste divinità, di questi Faerie (corte oscura e corte luminosa) e rappresenta l’ago della bilancia da cui l’eterna lotta dipende. Sarà Aaron in virtù della sua natura di mezzo a dare forza a una o all’altra parte. Perché Aaron è il prescelto, colui capace di ripristinare il collegamento tra i molteplici mondi. Molteplici mondi direte voi? Si miei lettori. Il fantastico mondo celtico e norreno, ha una visione dell’universo che affascina e che Claudio Massimo inserisce con perfezione e eleganza. E vi informo che io, appassionata di leggende e mondo celtico quando mi approccio a un libro che brama di raccontarne, in chiave romanzata l’essenza, divento estremamente severa. Ma in queste pagine, bellissime, poetica, ariose, non c’è nulla da recriminare ma solo da raccontare, affinché anche voi possiate beneficiare di quell’odore muschiato caratteristico dei regni fatati. “Aaron e gli dei combattenti” di Claudio Massimo, Lettere animate edizioni.
Ed è nel campo della mitologia così nebulosa che l’autrice dà prova di genialità, collocando il suo romanzo in questo tempo non tempo. Pertanto non troveremo una dettagliata analisi storica ma più che altro riferimenti reali alla vita egizia, non collocabili in modo preciso o puntuativo.
Il romanzo della Pellegrino si muove sul filo della leggenda, dove tutto esiste in possibilità non manifesta e dove troviamo tutte le caratteristiche della civilizzazione che verranno poi trasferite nel mondo che farà del tempo, dalla data, il suo metro di misura. Vi troverete al momento X laddove lo scontro tra forze motrici, bene e male, darà l’avvio alla civiltà.
E la nostra Ayli è proprio l’ago che aiuterà le due forze che denominerò Seth (il caos) e Horus ( l’ordine) a, sì, scontrarsi ma anche a compenetrarsi, per dare finalmente avvio alla rinascita.
In un calzante susseguirsi di eventi che hanno come obiettivo principale il risveglio del potere della prescelta, la nostra autrice pone le basi per quello che diventerà una saga fantasy di tutto rispetto. Qua troverete gli ingredienti principali, in un parossismo di tensione, quasi irritante, che nel precipitare degli eventi ( la forza oscura che si risveglia) ci daranno i dettagli necessari per seguire la nostra eroina durante il suo apprendimento. E cosa dovrà imparare? Semplicemente a conoscersi, a fare amicizia con un potere che le appartiene ma che è comunque un estraneo che minaccia l’imperturbabilità della sua comoda esistenza.
Perché il prescelto deve, necessariamente, staccarsi dal quotidiano e fare del tempo mitico la sua dimora preferenziale. E questo rappresenta uno shock non solo culturale ma emotivo. Se l’uomo tende a volersi adagiare nella staticità, nell’equilibrio e a raggiungere una sorta di stabilità interiore ed esteriore, altre forze inconsce, presenti in sé, lo spingono a creare nuovi stimoli che lo portano sempre oltre i limiti imposti dalle convezioni sociali.
“Le dodici porte. La scoperta del segreto” di Veronica Pellegrino, self publishing.
Un’imponente rievocazione di un genere spesso vilipeso. Una serie di intriganti simboli e una trama classica eppure moderna. La grandiosa Fedor Galiazzo ha permesso al fantasy italiano di sdoganarsi dal cliché di genere letterario di svago, per precipitarlo con orgoglio nel panorama della letteratura colta. E spero che la lettura di questo testo che è più di una semplice fiaba, possa essere fonte non soltanto di bellezza ma di sapere. E ci possa restituire quelle nostra radici, ammuffite e un po’ ammaccate. La cultura popolare deve tornare a guidare i nostri passi e a dirci finalmente non solo chi siamo ma ci potremmo essere. “Il cavaliere di bronzo” di Fedor Galiazzo, Le Mezzelane Casa Editrice.
E infine, buona lettura e Buon Natale!
Alessandra Micheli
I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità. Jean-Paul Sartre
qui?” Cosa leggere a Natale. Consigli per gli acquisti ultima parte. A cura di Alessandra Micheli Ecco la terza e ultima parte dei miei consigli per l’acquisto. Nella narrativa contemporanea esiste una grande piccola nicchia di libri che hanno un forte impatto sul sociale.
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Anche questa stagione 2017 si può dire terminata, e con buoni risultati.
Ci siamo riconfermati nella specialità del fisso, dove ai campionati italiani di Corgeno abbiamo vinto 5 titoli italiani, 3 medaglie d’argento e 4 di bronzo, vinciamo il trofeo Jole e ritorna ad Arolo anche il Trofeo Sinigaglia nella categoria senior maschile, dopo un testa a testa con la canottieri Osteno. Nel medagliere generale per l’anno 2017 siamo la seconda società.
Nella specialità olimpica conquistiamo una bellissima medaglia di bronzo nel due senza senior femminile ai campionati italiani di società con Lisa e Giada, il nostro Matteo Brunengo si ripete anche quest’anno vincendo il titolo italiano nel 4 pararowing misto con Canottieri Gavirate, e un titolo anche nel Coastal rowing con Fabrizio Corazza e Barbara Franzetti al timone nel 4 master over 54 misto Canottieri Firenze. Per quanto riguarda l’intero anno abbiamo conquistato molti podi a livello regionale e nazionale. La ciliegina è stata la partecipazione di Matteo Pedron con la maglia azzurra alla coupe della jeunesse, manifestazione internazionale riservata alla categoria junior, che quest’anno si è svolta in Belgio. Matteo a bordo del 4 di coppia con atleti della canottieri Milano e Tritium, ha vinto due splendide medaglie d’argento battuti solo dall’Irlanda. Matteo, Giada e Sara vengono convocati per rappresentare il Comitato Lombardia al Trofeo Tera disputato a Macon in Francia dove si aggiudicano il trofeo.
Ed ora passiamo ai “piccoli”… una squadra che cresce di anno in anno. Quest’anno abbiamo sperimentato prima del Festival dei Giovani, il campus estivo per tre settimane, per coinvolgere maggiormente i ragazzi. Direi che è stato un successo grazie anche alla collaborazione di Lisa, Alessandro e Cippo che hanno tenuto tutto sotto controllo, speriamo che si possa ripetere anche per l’anno futuro. Il Festival si è svolto a Eupilio, abbiamo partecipato con 20 ragazzi conquistando 8 medaglie, di cui 4 d’oro, 1 argento e 3 bronzi, piazzandoci al 24 posto generale su 118 società partecipanti. I nostri 2 cadetti Marco e Federico hanno anche gareggiato sull’ammiraglia del Comitato Lombardia conquistando l’oro.
Quest’anno siamo riusciti ad acquistare 3 imbarcazioni nuove, un singolo, un doppio e un 7,20 per i più piccoli, e un remergometro per l’allenamento a terra.
Dire un semplice grazie è quasi riduttivo, comunque grazie Marco, Cippo, Lisa, Alessandro, a tutti gli atleti dal più grande al più piccolo, ai dirigenti vecchi e nuovi, ai genitori, senza di loro non ce la faremmo davvero, a tutte le persone che ruotano intorno alla società, anche un piccolo contributo ci dà supporto e motivazione per continuare questa impegnativa ma ripagante esperienza.
Prossimi appuntamenti 6 gennaio la befana vien dal Lago al Sasso Moro
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Settimana della Cucina italiana A Bruxelles show cooking di Circiello
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Settimana della Cucina italiana A Bruxelles show cooking di Circiello
Nell’ambito della seconda edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo si sono tenute tra ieri e oggi due giornate a Bruxelles con una serie di iniziative interessanti dedicate alla cucina tricolore.
L’iniziativa è stata promossa dal ministero degli Esteri e dal ministero delle Politiche agricole con la sezione Belgio della Federazione italiana cuochi, in collaborazione con la Camera di Commercio Belgo-Italiana e l’Ambasciata d’Italia in Belgio.
Le due giornate si sono sviluppate all’insegna della riscoperta della cucina italiana e della sua genuinità, attraverso le performance dei cuochi membri della Fic provenienti da tutto il Benelux, cui seguiranno le degustazioni dei piatti preparati. Testimonial d’eccezione è stato Alessandro Circiello, che ha illustrato il tema de ‘’La salute vien mangiando’’. Esperto di cucina basata sulla sana alimentazione, da molti anni è impegnato in iniziative e campagne volte ad affermare il valore della salute a tavola.
Presenti allo show cooking di Circiello i dirigenti dell’Ambasciata d’Italia a Bruxelles, della Camera di Commercio Italo Belga, il direttore dell’Ice Fabrizio Di Clemente, Carlo Corazza gabinetto del presidente del Parlamento Europeo, Mattia Pellegrini della Commissione Europea, Pino Nacci presidente FederCuochi Belgio e numerosi cuochi e ristoratori accorsi dal tutto il Belgio. Nella seconda giornata la Camera di Commercio Belgo-Italiana ha presentato il progetto “Valorizzazione e promozione del prodotto agroalimentare italiano autentico”, promosso dal ministero dello Sviluppo economico all’interno del Piano straordinario per il Made in Italy e realizzato da Ice ed Assocamerestero.
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Omicidio ultrà Lazio, Tar respinge ricorso contro il divieto di funerali pubblici
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della famiglia del capo ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli, che avrebbe voluto dei funerali pubblici per "Diabolik", come veniva chiamato. L'omicidio è avvenuto la settimana scorsa, per motivi ancora da accertare, un agguato in piena regola, forse per i trascorsi legati alla droga che ha avuto Piscitelli. La moglie ha già fatto sapere che non andrà al funerale privato e fa un appello: "Nessuno si presenti all'alba al cimitero Flaminio". La decisione della Questura era arrivata per motivi di ordine pubblico, con la probabile presenza dei gruppi ultras della Lazio, con anche alcuni treni monitorati per l'arrivo di altre persone da fuori Regione. "Ad oggi non ho fatto nemmeno il riconoscimento della salma di mio marito - ha dichiarato la moglie Rita Corazza - faccio appello alle persone che gli volevano bene di non presentarsi al cimitero domani". Nei prossimi giorni verrà sentito l'autista cubano, che faceva da guardia del corpo a Diabolik, dalle sue parole si cercherà di capire qualcosa in più sulle dinamiche. Read the full article
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