#a perferct circle
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vuoi guadagnare 10 mila euro al giorno? o di musica non è bello campare e riflessioni affini.
Dettaglio della copertina di Winds of Change disegnata da Robert Crumb, 1981. Le nuove tecnologie per l’ascolto e la diffusione musicale sono ricche e complesse, ma non abbastanza per non ritrovarsi i Maneskin sopra una playlist alla ricerca “indie rock italiano”. Non è un caso isolato. C’è qualcosa che non torna negli algoritmi di Spotify o di Youtube, così spesso ci si trova a non saper descrivere la strana malinconia che si prova nel vedere i nostri gusti non sempre indirizzati al meglio ma al più noto e sapere che nelle chiacchiere da pub saremo sempre sul pezzo ma ancora una volta a discapito di quella visibilità che i più neanche riescono a immaginare - a meno di non essere “sponsorizzati” come i Maneskin appunto, o parecchio fortunati. La società dei consumi sta avendo enormi trasformazioni per quanto riguarda la fruizione di contenuti musicali ma riscontra ancora enormi deficit sul piano contenutistico. La cultura sta cambiando, senza aspettare che qualcuno, e sicuramente non la critica spesso corrompibile delle passate generazioni, stabilisca i limiti di ciò che è possibile. Osservare questo fenomeno, specialmente per una persona idealista e anarchica come me, è allo stesso tempo un’esperienza agrodolce e mozzafiato.
Quando suonacchiavo ai tempi del liceo nessuno poteva accedere alla mole di musica disponibile oggi, neanche se apparteneva all’oscura setta dei giornalisti e dei lettori di magazine musicali, forse una delle fucine di intaccati più prolifiche che il mondo ricordi, piena di collezionisti e di mitomani che aspetta(va)no anche mesi per accaparrarsi un demo in cassetta di un gruppo norvegese morto nel tempo di consegna del pacco. Allora non esistevano generi come il “sadcore” o espressioni come “cantautorato folkatronico” per descrivere il complesso groviglio di ascolti adolescenziali che già allora qualcuno avrebbe potuto chiamare così ma, non avvisandone la benché minima utilità sociale, si limitava a chiamare rock o giù di lì. In un contesto simile si poteva inserire una cover in una scaletta di pezzi propri, oppure sgraffignare una sequenza di accordi, avendo una buona dose di possibilità che nessuno o quasi se ne accorgesse. Ne sa qualcosa Tiziano Ferro, tra gli ultimi a usare questa “possibilità”: nel 2OOO sgraffignò Did You Ever Think di R. Kelly e la trasformò in Xdono - anche se ora polemizza contro lo streaming perché ucciderebbe “l’originalità della musica” (sua o di R. Kelly non c’è dato sapere). Ma ne sapevano qualcosa pure i Nirvana, che presero un pezzo dei The Damned e lo trasformarono in Come As You Are. (Lo facemmo anche con il mio gruppo, riscontrando un certo successo in ambito liceale con una cover mai palesata di Judith degli A Perfect Circle ma, sebbene riscuotesse più successo di un qualunque nostro inedito, grazie al giusto mix di strizza e dignità, non provammo mai a monetizzare la cosa.)
Come cambiano i tempi. Oggi gruppi senza genere come Oneohtrix Point Never e generi senza gruppi come lo “shitgaze” sono diventati alla portata di tutti, siti e sitarelli sono pieni di materiale di ogni tipo. Basta "shazammare" per svelare una cover di un gruppo polacco di trent'anni fa e curiosare su Last.fm per scoprire venti gruppi affini. Molti autorevoli giornali hanno pensato di abolire l’obbligo di specificare un genere ufficiale di appartenenza sostituendolo con simpatiche cazzate come “Texas Power” o “Musica di Protesta per Disastri Imminenti”. Non vogliono dire un bel nulla ma si vede basta per spacciarsi per giovani o credersi degli influencer. Quando parlo con quelli che giovani lo sono sul serio però resto sbalordito da quanto sono informati e all’avanguardia su realtà che alla loro età io non avrei mai raggiunto. Di quanto, grazie a internet, sono in grado di crearsi una discografia che parte dagli Abba e arriva ai Throbbing Gristle, passando per Mac DeMarco, Ed Sheeran, Beatles e Fat White Family senza passare dalle stronzate della stampa specializzata. Sostenendosi e istruendosi a vicenda con una velocità e un’efficacia che la distribuzione culturale convenzionale dei grandi non è mai riuscita a sfiorare. Anche sui banchi di scuola , lo vedo dove lavoro, fa a suo modo notizia il nascere di acerbe realtà già inserite in questo nuovo modo di concepire la musica e tentare di crearne di nuova in prima persona. Laddove l’etimo usato, “nuova”, nasce tanto dalla passione degli allievi quanto dall’essersi resi conto, direi il più delle volte in modo inconsapevole, che sebbene gli adolescenti come loro abbiano un sacco di problemi sulla consecutio temporum della storia della musica che i i loro genitori non hanno mai avuto, nonostante le vistose lacune con cui vivono il proprio presente dettate dalla quantità di contenuti da cui sono sommersi ogni santo giorno, non hanno alcun problema a miscelare generi e gruppi attuali ad altri retrò, sonorità indie (pure) di culto ad altre sfacciatamente pop. C’è Giulia, chitarra dei Before Disaster, che condivide Talking Heads, Maroon 5 e Backhouse Mike. C’è Amedeo, batterista dei Fulcro, che di recente sembra ascoltare solo neopsichedelia e madrigali. Tutto come fosse normalissimo. Riversando poi la loro varia e sgangherata conoscenza in ciò che suonano, alla faccia del ridicolo sadismo da duri e puri con cui hanno vissuto molti miei coetanei.
E’ una bella cosa, naturalmente. Lo è ancora di più perché dimostra che il sapere musicale è cambiato in lungo e in largo e non sempre unidirezionalmente verso le porcherie, le ruffianate e il talent(o) televisivo. Ma non c’è rosa senza spine. In particolare le novità hanno portato al proliferare di una “nuova” categoria di esperti - o music coatch dome qualcuno si definisce. Michele Maraglino, Fabrizio Galassi, Pier Andrea Canei, Michele Boroni, Marco Sensini, ce ne sono a bizzeffe, tutti con il loro spazio in rete. Ma sarebbe poco lungimirante parlare di new technologies senza partire dal presupposto che, proprio essendo tali, ovvero “recenti” e a che fare con tecniche programmate da altri, chi se ne occupa spesso tira a improvvisare. Promuovendo anche cagate (come Hook’d) nella speranza di prenderci (”Quando sarà il fenomeno social pop dell’anno sentiremo dire: ‘Dai, Hookdamelo’” si leggeva tre anni fa, ma nulla si è mai concretizzato grazie a dio). Nonostante si tratti pure di addetti ai lavori, le persone che si propongono per consigliare, spiegare o suggerire, si limitano spesso a un’allegra e scoppiettante sagra dell’ovvio indirizzata agli emergenti. Se Spotify stabilisce che 25O è la quota base di seguaci per essere calcolati vagamente di striscio, il nostro sagace “esperto” di turno farà 5 minuti di video per consigliarvi di raggiungere almeno 25O followers. Se Youtube consiglia i featuring per aumentare il traffico tra un v-log e l’altro, lo scaltrissimo “esperto” consiglierà di aprirsi alle collaborazioni. Facebook fa fare le dirette e il temerario “esperto” vi darà dieci buoni motivi per fare una diretta. E grazie al cazzo ve lo aggiungo io, senza essere un esperto. I ragazzi delle nuove generazioni saranno anche al passo coi tempi, ma mi auguro per loro che non siano totalmente rincretiniti. Che arrivino da soli a capire che se una diretta la fanno i Green Day non sarà proprio uguale uguale alla loro. Che importunare parenti e amici per raggiungere un qualunque quorum o smettere di incidere dischi perché tanto oramai è tutto in streaming, non renderà la strada tutta in discesa. Gli algoritmi di Youtube ci metteranno sempre un Harry Styles tra i suggeriti dopo un video di - che so - Morrissey e Spotify ci inserirà sempre i Maneskin dove sarà possibile infilarceli. A dare questo genere di dritte, oltre a passare come mediocri imbonitori o insicuri che provano a darsi una spiegazione logica in un mondo che la logica l’ha persa da tempo, se non si sta attenti, si finisce per farle indossare a chi le sente come un credo popolare, come una corazza avvolta attorno a quello che dovrebbe essere il vero e unico obbiettivo: sfornare canzoni coi controcazzi. Ai miei tempi il “buon consiglio” che andava per la maggiore era quello di suonare sempre e ovunque. Conosco gente coi valori dei trigliceridi a mille a furia di mangiare le pizze margherita con cui venivano pagati. Col tempo la cosa si è ridimensionata e, salvo casi isolati, chiunque ha capito che a fare 3OO date l’anno (specie se sempre nei soliti posti) più che finire per saturare l’umana sopportazione altrui difficilmente si ottiene altro. Però per i giovani è facile credere a tutto. Non è colpa loro. Ma quella è una regola incisa nella pietra, che non cambierà mai: senza carne sul fuoco potete bruciare tutta la legna che vi pare, sempre di fame morirete.
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Thin Divide: Rwby Botw part 3
[Outpost Ruins]
Jaune:Alright, let’s go over what we’ve learned so far.
Ruby:*holding both slates* Okay, for starters it looks like anything that’s in key items is shared between players. You’ve only just around but have the same number of Korok seeds and soul thingies I do.
*number goes up by one*
Ruby:uhhh what?
Jaune:Looks like someone founds another one. There must be something finite about these things that makes us have to share. Whatever they’re used for we should decide as a team probably.
Ruby:If we ever find anyone else.
Jaune:Don’t be like that. Next thing we noticed was towers and shrines. *opens map* Apparently you can fast travel to activated ones.
Ruby:However, I tried using it to go way over to this blue one of this plateau but couldn’t. I’m guessing we might still have to actually climb the tower.
Jaune:Or it’s locked until we find the person who activated it; which brings us to our third major discovery.
Ruby:*sees a picture of Jaune on her slate* the moment we found each other we got linked somehow. *taps icon* I can see your location, health, and stamina currently. We have the same stats so I figure everyone else currently does.
Jaune:Not to mention the most handy thing about this. *clicks her icon twice*
Sheikah Slate:*calling Ruby*
Jaune:They’re basically like our scrolls and we can call each other.
Ruby:Looks like this game encourages splitting up. Expecting you and friends to essentially divide and conquer.
Jaune:Yeah but from what one of the shop keepers said apparently the more people in a game at once, the game will automatically make itself more difficult to compensate.
Ruby:There’s technically eight people in here plus Oz so.....
Jaune:One person could find themself in a nine person situation.
Ruby:You think that’s what this is? *looks at guardian*
*laser sight on her forehead*
Ruby:*ducks down*
Jaune:No I think we’re just noobs.
Ruby:Lame; oh yeah we forgot about what happens when you lose all your hearts. It’s horrible......everything hurts, then everything just gets dark.....
Jaune:.....are you ok?
Ruby:I really hate this guardian....
[Kakariko Village shrine]
Blake:*walking out* That was useful combat info. Now let’s put it to the test. *starts walking*
[Outpost Ruins]
*ding!*
Jaune:Hm? * looks at the slate* Hey Ruby, check this out.
Ruby:What?
“Gameplay mechanics”
Jaune:This is new *reading it*hey do you have a shield?
Ruby:Yeah but laser breaks it in one shot.
Jaune:Even with a perfect counter?
Ruby:A what?
Jaune:I’m reading it right now; looks promising. So what time does the laser fire? *grabing the shield*
Ruby:The timing is weird but I personally wait for the eye to glow and- what are you doing?
Jaune:Testing a theory. *laser sight on him*
Ruby:Jaune! Dying really sucks! Even if it’s fake.
Jaune:Well we can’t sit here all day. *sweating*
Ruby:*covers her eyes* I can’t watch this.....*peeks*
*Laser fires*
Jaune:*perferct counter!*
*laser flies back and blows up the guardian*
Ruby:........I’ve been at this thing forever. All I had to do was that!?
Jaune:In hindsight, probably could’ve circled around somehow. Anyways it’s over. *looks at the shrine* Shall we?
Ruby:You’re surprisingly calm about this.
Jaune:I like games. *opening shrine*
“One player per entry”
Ruby:Looks like shrines are a solo thing. Since you took out the enemy I want to go in. *mumbles* I refuse to be dead weight*
Jaune:*chuckles* Be carful in there. Want your shield back?
Ruby:Nah, it looks better on you. *door closes*
Jaune:*smiles*
*5 minutes pass*
Jaune:I wonder what’s going on there?
*ding! Remote bombs acquired*
Jaune:Remote bombs? *one poofs into his hand* ......sweet.
*door opens*
Ruby:*holding a bomb* Guess what I g- oh I guess we share runes too.
Jaune:Alrighty then, where to next?
Ruby:I have to the shrine on that snowy mountain a little ways away; and two others.
Jaune:Let’s split up then meet to go to the mountain together. Saves time and I got a feeling that one might be tricky.
Ruby:Imagine spawning up there; looks freezing. If the weather is a factor in this game then oh boy....
[Somewhere on that mountain]
Weiss:*standing next to a campfire. Nothing with her but the old clothes*
Weiss:*walks a few feet*
*immediately starts freezing to death*
Weiss:*walks to the campfire*.......*sits down* Someone please help.....
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Maynard James Keenan, Billy Howerdel, and friends emerge for a greatest hits comp and a digital box set
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a perfect circle-judith
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