#Esploratori Urbani
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divulgatoriseriali · 9 months ago
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Urbex: Alla Scoperta dei Luoghi Abbandonati e della Bellezza Decadente delle Città
L’urbex, abbreviazione di “esplorazione urbana“, incarna un’esperienza avventurosa e affascinante, invitando gli appassionati a scoprire i recessi nascosti e dimenticati delle città. Attraverso la fotografia, l’arte e la pura curiosità, gli esploratori si immergono in luoghi abbandonati, affascinati dalla loro bellezza decadente, dalla storia silenziosa e dal mistero che li circonda. In questo…
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goonslife · 19 days ago
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Giacca antipioggia impermeabile pieghevole: lo stile incontra la sostenibilità
La giacca antipioggia pieghevole impermeabile di Groonslife è la compagna ideale per le giornate di pioggia, offrendo la combinazione perfetta di praticità, sostenibilità e stile. Realizzata con materiali riciclati, tra cui poliestere riciclato, questa giacca mostra l'impegno di Groonslife per una moda eco-consapevole senza compromettere la qualità o le prestazioni.
Perché è un must-have: Artigianato ecologico: questa giacca antipioggia è realizzata con materiali riciclati, tra cui poliestere riciclato, dando nuova vita ai rifiuti e garantendo al contempo durata e resistenza all'acqua. È una scelta eccellente per chiunque voglia ridurre il proprio impatto ambientale. Opzioni di colori vivaci: disponibile in una varietà di colori, la giacca ti consente di esprimere il tuo stile senza sforzo, che tu preferisca tonalità audaci o toni sobri. C'è una tonalità per ogni personalità e occasione.
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Qualità superiore: nonostante le sue origini sostenibili, questa giacca è progettata per offrire un'eccellente protezione dagli elementi. Il suo tessuto resistente e impermeabile ti mantiene asciutto, mentre il materiale leggero assicura comfort e facilità di movimento. Progettato per la praticità quotidiana: Pieghevole e compatto: il design pieghevole lo rende facile da riporre e trasportare, sia che tu stia andando al lavoro, viaggiando o semplicemente preparandoti per una pioggia inaspettata. Estetica moderna: combinando linee eleganti con caratteristiche funzionali, questa giacca fonde perfettamente stile e utilità, rendendola perfetta per gli esploratori urbani e gli amanti della natura. Caratteristiche funzionali: con aggiunte ponderate come cappucci e tasche regolabili, offre praticità mantenendo un aspetto aerodinamico. La giacca antipioggia impermeabile pieghevole di Groonslife dimostra che la moda sostenibile può essere elegante, funzionale e di alta qualità. Che tu stia sfidando un acquazzone o nascondendolo nella tua borsa per ogni evenienza, questa giacca ti assicura di rimanere asciutto e alla moda, il tutto con un impatto positivo sul pianeta.
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silviascorcella · 1 year ago
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Francesca Liberatore a/i 19-20: Laika e lo stile nell’iperspazio dell’essenziale
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Ci vuole una bella dose di personalità generosa e appassionata per incastonare la propria voce dentro un coro assai fitto e da lì farla emergere con chiarezza cristallina, perché perfettamente autentica: accade così che nell’anno intriso dei festeggiamenti globali del 50° anniversario di quel giorno eterno in cui il primo uomo conquistò il suolo della Luna, lei, Francesca Liberatore, sceglie di omaggiare l’eternità di quel momento in cui la prima creatura raggiunse l’immensità sconosciuta dell’iperspazio.
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La collezione a/i 2019-20 è infatti ispirata a Laika, la cagnolina i cui occhi videro per primi l’ “outer space”, lo Spazio:  occhi che non poterono mai tornare indietro per raccontarlo, ma impressero il suo nome nell’eternità della nostra memoria. Occhi semplici che hanno sostituito, pionieri inconsapevoli, gli occhi esploratori nostri di terrestri così piccoli visti da lassù: un viaggio, quello di Laika, che al di là del suo triste epilogo, dallo Spazio ha di certo spalancato gli orizzonti dei nostri sguardi affacciati sull’essenzialità delle cose e lo ha condotto dentro nuove dimensioni.
Un sovvertimento delle regole frutto di azzardo da spirito creativo? Nient’affatto! Quello di Francesca Liberatore è un gesto gentile ricco di fedeltà alla dedizione alla bellezza che di lei stilista, e della moda che porta il suo nome, è il tratto squisitamente personale e felicemente riconoscibile: la bellezza riposta nel lungo percorso laborioso che precede la compiutezza veloce della sfilata, nel piacere delle scoperte inaspettate che scaturiscono dai lunghi viaggi in terre lontane e dentro culture diverse, nel nutrimento allacciato alla frequentazione ampia dell’arte, della cultura, e della loro contaminazione con la moda.
Fedeltà alla bellezza della femminilità autentica: quella che risiede dentro ognuna di noi e  con noi evolve, perciò merita di essere vestita per essere valorizzata nella propria unicità. Il tutto, naturalmente, interpretato con quella positività brillante e coinvolgente che di Francesca Liberatore è altro tratto profondamente distintivo! 
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Questa volta, come accennato, il viaggio intrapreso nella collezione a/i 2019-20 è stato straordinariamente lontano, e altrettanto straordinaria è la meta raggiunta: una carrellata di creazioni che narrano l’emozione di raggiungere una nuova dimensione, ideale certo, ma anche e soprattutto sartoriale, con i tessuti tecnici, idrorepellenti, quasi nautici, o meglio simili a quelli degli astronauti, con i quali spartiscono la totale assenza di chiusure con zip e bottoni in favore del velcro veloce. Il nero profondo dello Spazio fa da sfondo elegante quasi ovunque, una sorta di cosmo puntellato di stelle, attraversato dai bagliori brillanti del lurex, illuminato delle cangianze metalliche, e acceso dai colori vividi in particolare delle sete stampate che ritraggono Laika.
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L’eccellenza pregiata, altra firma stilistica indiscussa di Francesca Liberatore, incanta con le incursioni delle pellicce, con i tessuti jacquard e le rifiniture raffinate, col talento di plasmare silhouette che sono un gioco d’equilibrismo intrigante in cui la confortevolezza d’ispirazione casual quotidiana di abiti e gonne privi di volumi artefatti, di minidress quasi ginnici, di capispalla assai urbani, accoglie alla perfezione l’incursione sensuale delle trasparenze che svelano la nudità delle pelle sotto.
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A mezza via tra il must-have feticcio dell’anno delle celebrazioni spaziali e il monito si staglia il copricapo: ovvero il casco d’astronauta ricco di Swarovski e colori, illustrato con l’icona Laika appaiata ai motti saggi che percorrono anche i capi in collezione, ovvero “rimani te stessa e andrai ovunque; non dimenticare che il pericolo è dietro l’angolo; non domandarti se c’è vita sugli altri pianeti”. Una lezione di stile spaziale, letteralmente!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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italian-malmostoso · 6 years ago
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«Una carovana multietnica attraversa il quartiere Libertà. Il cartello annuncia la fila di esploratori del 'Free walking tour' di Bari. Non una semplice passeggiata fra i monumenti cittadini, ma "un insieme di itinerari urbani che creano un racconto, incrociando le storie delle persone che hanno qualcosa da dire sulla città". Giuseppe Lastella e Anna Vigilante sono due guide turistiche abilitate, che hanno sposato la filosofia della gifted economy, l'economia del dono, organizzando tour a partecipazione libera e volontaria. Due chilometri 800 metri per due ore e mezza di cammino fra Libertà e Bari vecchia sono il percorso che scoprono gli studenti della scuola Penny Wirton: i migranti che partecipano alle lezioni di italiano organizzate dai volontari nella sede in via Garruba 148. Il free walking tour diventa così un'aula didattica allargata, perché serve a fare conoscere la storia dei nostri luoghi. Per i curiosi l'esperienza si può ripetere contattando gli organizzatori sul sito www.freewalkingtourbari.it o sulla pagina Facebook.»
Come ho già più volte detto, devo dar loro atto. Devo riconoscere che non demordono, non desistono, non cambiano obiettivo, che ostinatamente persistono con un unico tema, quello dell’immigrazione e dell’accoglienza indiscriminata, che ha già fatto perdere loro varie elezioni locali, che li vede in caduta costante nei sondaggi, che li porterà ad una più che probabile disfatta alle prossime elezioni europee.
Ci sarebbero ben altre questioni da trattare, dall’economia al lavoro, dalle grandi opere all’evidente incompetenza dei 5 stelle, ma loro niente, si intestardiscono sull’unico punto che fa ritenere all’elettore medio che le sinistre si preoccupano più dei non Italiani che di loro, che fanno gli interessi di chi qui è giunto irregolarmente che di chi è cittadino a tutti gli effetti.
Gente di sinistra che giustifica, difende e minimizza illegalità varie, più o meno gravi, delitti più o meno orrendi ed infami e degrado diffuso solo perché i responsabili sono ospiti non invitati e titolari di redditi di non-cittadinanza senza data di scadenza e, al contrario, sottolinea ogni episodio di violenza, anche solo verbale, se commesso da un Italiano verso i suddetti giovanottoni.
Un accordo condiviso tra tutte le forze politiche per risolvere il problema potrebbe essere ancora possibile, tipo rimpatriare chi, con tutta evidenza, non ha alcun diritto di rimanere in Italia, ma macché, niente da fare; hanno denigrato, sbeffeggiato e buttato gi�� Renzi perché non era troppo di sinistra ed hanno avuto, in cambio, la Lega al governo, continuano a perseguire obiettivi evidentemente invisi agli Italiani e che avranno come contropartita? Un governo Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e, magari, qualcosina ancora più a destra.
Che dire, Von Sacher-Masoch, se fosse ancora vivo, prenderebbe al volo la tessera del PD o di qualche altro partitino di sinistra...
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simonettaramogida · 4 years ago
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LIFESTYLE/ ROMA, GUIDA INSOLITA PER ESPLORATORI URBANI… ON THE ROAD AGAIN…IL SUCCESSO DEL VOLUME DI CARLO CORONATI
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newspoliticamentecorretto · 4 years ago
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ROMA, GUIDA INSOLITA PER ESPLORATORI URBANI
ROMA, GUIDA INSOLITA PER ESPLORATORI URBANI
di Carlo Coronati (Edizioni il Lupo)   15 Trekking urbani a piedi e in bici per vagabondare nei parchi, nelle periferie, nella street art, nei borghetti della capitale   Disponibile nelle librerie, nei negozi online e sul sito dell’editore https://www.edizioniillupo.it/ La città si apre a molteplici chiavi di lettura se la si esplora con le proprie gambe o anche con le ruote di una bicicletta:…
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foxpapa · 6 years ago
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Un viaggio tra fabbriche dismesse, ville abbandonate ed ecomostri
Le immagini di tre esploratori urbani (che su Instagram si firmano @_lucymyspace_, @pinolo84 e @__tonic__) in giro per il mondo. La mostra fotografica 'Il caos (dentro e fuori di te)', promossa dall'Associazione culturale Il Camaleonte, si terrà dal 15 al 29 settembre presso la Biblioteca 'G. Marconi', in via Gerolamo Cardano 135, a Roma. Grazie alla loro passione, 'Urbex' - contrazione dei termini inglesi Urban Exploration -, i ragazzi raccontano attraverso l'obiettivo un passato non ancora dimenticato
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ortoegrafica · 5 years ago
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Cos’è l’Urbex?  
La parola Urbex è l’abbreviazione della parola Urban Exploration, in italiano Esplorazione Urbana.  
L’esplorazione urbana ha anche altri nomi semplicemente “UE”, “Infiltration” o anche “Reality Hacking” e tutti indicano la perlustrazione di strutture costruite dall’uomo, abbandonate o nascoste, quasi sempre accompagnata da un’attività di documentazione fotografica.
Convenzionalmente il primo esploratore urbano è ritenuto essere stato un certo Philibert Aspairt, un portiere dell’ospedale Val-de-Grâce che nel novembre del 1793, mentre la Parigi di superficie viveva giorni movimentati, si addentrò per un motivo non chiaro nelle catacombe. Il suo corpo fu ritrovato soltanto 11 anni più tardi. A onore del vero fonti autorevoli considerano controversa la sua stessa esistenza, ma nel dubbio gli si può rendere omaggio presso la tomba a lui dedicata proprio nelle catacombe parigine, sotto rue Henri Barbusse.  Il guru dell’esplorazione urbana è invece considerato Jeff Chapman, alias Ninjalicious, un esploratore di Toronto, scomparso prematuramente nel 2005. Fondatore del sito Infiltration, Ninjalicious è noto per aver fornito all’attività una sorta di codice di condotta: una guida con indicazioni – non prelevare nulla dai luoghi, non avventurarsi mai da soli. Il motto dell’urbex è “ Take nothing but photographs, leave nothing but footprints”, ovvero “non prendete nulla ma scattate solo fotografie, non lasciate nulla tranne che le vostre impronte”.  
«l’esplorazione urbana è gratuita, divertente e non fa male a nessuno. Incoraggia le persone a creare le proprie avventure, come quando erano bambini, invece che acquistarne di preconfezionate».  (Jeff Chapman)
Un altro autorevole precursore è il poeta Walt Whitman, che lavorò per il Brooklyn Standard ad alcuni articoli sul tunnel abbandonato di Atlantic Avenue a New York, celebrato una ventina d’anni prima come il primo tunnel sotterraneo mai realizzato e che lui descrive in toni malinconici, come un luogo “oscuro come una tomba, freddo, umido e silenzioso”.
In questi ultimi anni il fenomeno si è molto diffuso anche in Italia.  Da fenomeno di nicchia si sta trasformando velocemente in una attività molto diffusa, in un vero e proprio fenomeno sociale. In un recente articolo (ottobre 2019), si sostiene che solamente sul social network “Instagram” si possono contare oltre sette milioni di post in cui è stato utilizzato l’ hashtag #urbex.
Esperienza Personale
Ho iniziato nel 2012 perché ero attratto da un luogo abbandonato che si trova poco distante da casa mia, ci sono passato davanti molte volte, avevo anche cercato un ingresso secondario ma non ero mai riuscito ad entrarci. Un giorno un amico mi disse che era a conoscenza di un modo per accedervi senza essere notati e così finalmente sono riuscito a varcare la soglia di quel luogo.
Ho scelto di inserire solo i nomi dei luoghi più conosciuti o comunque in avanzato stato di degrado e che non presentano rischi di contenere al loro interno oggetti di valore che potrebbero essere rotti oppure trafugati. Per questo su alcuni di questi luoghi troverete solo una descrizione generica.
Ho voluto dare un senso al mio vagare, cercando di raccogliere in un libro le sensazioni che ho provato durante la mia esperienza.   Ho scelto la formula del Diario poiché è quella che permette di imprimere a questo viaggio una impronta personale, sentimentale.
I rischi dell’Urbex
Visitare luoghi abbandonati è una attività che si può definire “borderline” dal punto di vista della legalità poiché si entra in una proprietà altrui. Dobbiamo pensare che in genere un edificio anche se abbandonato, ha sempre un legittimo proprietario e per entrare in proprietà privata dobbiamo essere autorizzati. Altrimenti si rischia di essere accusati di “violazione di domicilio” (art. 614 c.p.) Ci sono luoghi però che non hanno un proprietario oppure è difficile rintracciarlo.
Diciamo che il più delle volte il proprietario non è presente e la proprietà non è stata chiusa, recintata o comunque delimitata con la dovuta accortezza e pertanto si riesce ad entrare senza commettere alcune sorta di effrazione.
Dobbiamo fare poi una distinzione a riguardo delle condizioni in cui si trova un edificio abbandonato. Diverso è il caso in cui si entri in una villa chiusa e ancora completamente integra con tutti gli arredamenti e gli effetti personali all’interno, dal caso in cui si entri in una costruzione di cui magari rimangono in piedi solo i muri perimetrali ed è ormai completamente sprovvista di porte e finestre, ridotta sostanzialmente ad un rudere.
Questo dal punto di vista della legalità. Ci sono poi i rischi legati alla propria incolumità ovvero alla precarietà della struttura. A me è capitato di fratturami una spalla qualche anno fa mentre facevo delle foto di ritratto all’interno di una vecchia stalla. All’improvviso hanno ceduto dei travetti di cemento sotto ai miei piedi e mi sono trovato con i piedi sospesi sopra alle vasche per la raccolta delle deiezioni animali. Mi è andata bene. In un posto abbandonato anche ciò che può sembrare sicuro a volte, può non esserlo. Occorre fare parecchia attenzione.
Inoltre, un altro rischio connesso all’esplorazione urbana è quello di fare brutti incontri all’interno degli edifici che si vanno a fotografare, perché spesso gli edifici abbandonati diventano il ricovero di persone senza fissa dimora, clandestini ecc…  che potrebbero non essere proprio disponibili a stenderci un tappeto rosso vedendoci arrivare.
Quando fotografare?
L’ideale sarebbe fotografare quando la luce è migliore ovvero alla mattina presto o al tramonto, come consiglia anche il fotografo americano Todd Sipes nel suo libro intitolato “Esplorazione Urbana”. Il più delle volte però, visto che le mete sono lontane è difficile arrivare nei luoghi che ci si è prefissato di fotografare, in orario mattutino e spesso si deve tornare presto a casa e si parte prima che il sole tramonti. Ci si trova così a fotografare durante quelle che fotograficamente sono le ore peggiori, perché è una luce molto dura e ci sono forti contrasti di luce e ombra difficili da gestire.
Ci sono esploratori urbani che fotografano in tutti i periodi dell’anno personalmente preferisco il periodo invernale poiché se è vero che le temperature sono più rigide e che le ore di luce a disposizione sono meno, nel periodo estivo ci sono da affrontare rovi e folta vegetazione, zanzare ed altri insetti potenzialmente pericolosi.    
Colorno
La prima volta ci siamo andati io e la mia compagna, abbiamo trovato l’ingresso non ce la siamo sentiti di entrare. Così abbiamo scelto di visitare la Reggia di Colorno che è l’edificio adiacente all’ex manicomio. La seconda volta invece ci siamo andati in cinque e siamo entrati.
Di questa esplorazione ricordo che non ricordavo bene il percorso a ritroso e se fossi stato da solo mi sarei certamente smarrito e non dico che mi avrebbero trovato dopo 11 anni, ma dopo qualche giorno sicuramente! Per fortuna i miei compagni di avventura si erano ricordati meglio di me da dove eravamo entrati.
Fonti:
https://www.linkiesta.it/it/article/2014/07/06/a-scuola-di-esplorazione-urbana/22081/
https://www.anuararebi.com/149-esplorazione-urbana-urbex
http://www.imagoarezzo.com/articoli/sulla-fotografia/nel-nome-della-legge/55-introdursi-in-edifici-abbandonati
https://www.insidemarketing.it/urbex-fenomeno-social-foto-in-posti-abbandonati/
https://www.phototutorial.net/fotografare_scegliere_lora_giusta/
Todd Sipes - “Esplorazione urbana. Fotografare luoghi nascosti e rendere le vostre immagini spettacolari”, Edizioni Pearson,  2015
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loragipsy · 8 years ago
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Questo racconto lo pubblico solo ora ma giusto per fare un po’ di chiarezza risale al 28 Aprile 2015, ecco perché c’e’ incongruenza con il luogo in cui mi trovo attualmente ora che sono in Italia.
E’ una pagina scritta durante i mesi trascorsi alla roadhouse di Mandi, la belyando crossing roadhouse , appunto vivendo a contatto con quelle che mi sento di definire come alcune delle persone più’ tough (dure) con cui mi sia mai trovata a lavorare.
Il testo si presenta come un breve flashback essendo questo un pezzo tratto dal mio diario personale sul quale annotavo emozioni, impressioni e umori di viaggio. E poi continua ponendo l’accento su un territorio ai miei occhi nuovo ma per un certo senso non così estraneo. 
Il tutto va letto ed immaginato, un’insieme di storie che a mia volta sono state narrate dagli abitanti di quella terra che mi hanno visto muovere qualche passo durante il mio soggiorno da backpacker.
Sul finale vince l’eroico romanticismo della commedia italiana caratterizzante le mie più’ profonde radici e restiamo sospesi in attesa dell’arrivo di quel tanto amato futuro sereno.
Quasi non ricordo quando circa 7 mesi fa mi trovavo in Italia, indecisa riguardo al mio futuro e impegnata in una mostra che voleva essere un tributo in onore degli amici kenioti conosciuti quell’estate. Ora sono in Australia, un’altra terra che per quasi due anni e’ stata la mia patria e cerco le similitudini con l’Africa che mi e’ rimasta nel cuore e con la mia terra d’origine; inevitabilmente mi lascio sorprendere dalle differenze.
Culturalmente mi sento più’ grande e preparata rispetto al 2012 quando in compagnia della mia amica Monica siamo atterrate a Perth. Ricordo l’entusiasmo all’aeroporto (che mi fece pure scordare una bottiglia di vodka al check-out) e l’emozione di “calpestare” una terra dall’altra parte del mondo, sotto l’equatore, lontana quasi un giorno da casa, con le stagioni invertite e dove tutto sembra ed e’ più’ grande. Viaggiando zaino in spalla, con pochi soldi in tasca ed una basilare conoscenza della lingua inglese ( ho scoperto solo in seguito dell’esistenza di oltre 100 lingue dialettali ancora esistenti)  contrattammo per un van second hand con 200.000 km sulle spalle e da Bolide venne poi ribattezzato col nome Trippy n’Trip. Un anno di tempo e un working holiday visa da fruttare al massimo. Questa e’ la vita di quelli che dalla gente del posto vengono definiti backpacker.
Come tutte le cose, cerchiamo di catalogare sotto un’etichetta il mondo esistente per poterlo rendere chiaro ai nostri occhi ma, al contrario, questa parola ha più’ di un significato, in primo luogo dipende da chi la usa.
Personalmente mi sento fiera di appartenere a questa “tribù” ed ogni volta che incontro viaggiatori di questo tipo sento dentro di me qualcosa che si muove, veloce, poi lento e poi veloce ancora, e’ il mio cuore e l’energia che condivido con queste altre persone. Altra cosa bella e’ che nonostante la parola sia una, backpacker, i destinatari sono i soggetti più’ diversi. Ogni anno, e con frequenza sempre maggiore, giovani compresi tra i 18-30 anni lasciano i lori Paesi e vengono in Australia alla ricerca di qualcosa. Molti vogliono provare un’esperienza lontani da casa, molti invece sono attratti dalla vastità’ di questo continente, purtroppo incontro sempre più’ di frequente chi fugge dall’Europa. Francesi, Italiani, Tedeschi ma anche Inglesi, Belgi, Olandesi e non un secondario numero di Taiwanesi e Coreani (del sud). Ci sono infatti paesi che non hanno diritto ad entrare o a lasciare i propri rispettivi Stati di appartenenza, ancora in attesa di futuri sviluppi (ndr), sono costretti a seguire l’unica strada a loro aperta. Limitandomi a ripercorrere la mia personale sfida sul campo, il lavoro in farm (fattoria) che ogni backpacker e’ chiamato a svolgere per guadagnarsi il diritto di fare ritorno in Australia, e’ un’ottima possibilità’ per risparmiare soldi, inserirsi in un contesto multiculturale, imparare le lingue straniere e innamorarsi del mondo e delle sue popolazioni.
Certo le ore di lavoro sono lunghe e faticose, a causa della condizioni climatiche, ma a fine settimana la paga per 10 ore di lavoro 7 giorni su 7 e’ circa 1.500 dollari (..)
Manodopera a basso costo, il paragone con l’australiano medio ovviamente non regge ma anch’ essi hanno numerosi grattacapi con le loro limitazioni dall’alto (ndr), e anche il governo fa poco per incentivare la produzione agricola e, per la vita di tutti quelli che vivono nell ‘outback (entroterra), e’ una bella scocciatura.
La vastità’ di questo Paese rende complesso e costoso il trasporto della merce, la sua incostanza e il bisogno di appoggiarsi all’esportazione e’ oggi realtà’.
E così la terra dei canguri e’ un crogiolo di culture e razze diverse, con una vita cittadina molto frenetica e veloce, località’ balneari turisticamente competitive, centri di studio che rappresentano il punto di incontro per i giovani internazionali, fattorie ormai paragonabili alle fabbriche europee ed americane del XIX secolo principalmente ubicate nell’entroterra vicino a fonti idriche e poi sopravvivono le comunità’ isolate, di aborigeni e non.
L’Australia e’ con la Tasmania quello che viene definito un continente immenso e al suo interno differenze considerevoli contraddistinguono gli stati che ne fanno parte. Interamente circondata dalle acque degli oceani questa grande isola e’ in maggioranza desertica e la vita si concentra lungo le coste con insediamenti simili a quelli conosciuti anche in Europa. Le grandi metropoli non sono numerose ma prevalgono ancora i piccoli centri urbani che nelle zone occidentali e nelle terre del nord sono dislocati a grande distanza gli uni dagli altri.
Durante il mio viaggio in W.A sono rimasta colpita dalle distese praticamente desertiche di sabbia rossa, dove il nero cemento della strada sembrava essere disegnato e correva dritto per centinaia di chilometri, qualche volta sembrava anche adattarsi al profilo curvilineo di qualche basso rilievo, e tutto intorno un panorama arido intervallato da baobab e qualche pianta questa volta a basso fusto sulle creste delle colline in lontananza. Lungo la fascia costiera spiagge apparentemente incontaminate contano una scarsa presenza umana e la natura regola i conti. La’ sono le maree, gli agenti atmosferici ed il solo trascorrere del tempo a scavare le  loro  tracce nel paesaggio, in una trasformazione continua. Poco lontano da Perth un deserto con sabbia dorata nasconde alla vista piramidi rocciose dalla forme e dimensioni più’ diverse.
Un cimitero naturale in cui i secoli, le stagioni ed il legame con la terra da cui deriviamo sono interconnessi.
Ho percorso ogni centimetro di quella lunga strada, tagliando il confine tra W.A e Northern territory; attraversando il Queensland fino al New South Wales ho guardato dal finestrino del mio van malconcio i cambiamenti nel paesaggio, sperimentando sulla mia pelle l’accoglienza della gente del posto. Sto parlando della popolazione autoctona, o meglio, gli abitanti che insieme ad essa vivono oggi questa meravigliosa terra. La storia dell’Australia, conosciuta con questo nome e’ infatti recente, e data l’epoca delle colonizzazioni. Nata come colonia britannica ha poi conosciuto un suo personale sviluppo che naturalmente si riflette nella vita quotidiana di milioni di persone.
Ancora una volta le dimensioni dell’Australia hanno giocato un ruolo fondamentale nella definizione della conformazione urbana, considerando che questa terra all’arrivo dei nuovi esploratori non era disabitata (…)
Orribili stragi e atti di estrema feroci si perpetuano nella mente dei superstiti ancora oggi, in seguito allo sbarco europeo la popolazione “aborigena” e’ quasi del tutto scomparsa così come le comuni usanze locali. Se interessati attualmente in commercio si possono trovare documentari che ripropongono le storie di quelle famiglie; dal  “Sorry Day” ( giorno delle scuse ufficiali) ai conflitti non ancora del tutto appianati all’interno della popolazione. Molte le diffidenze ed i pregiudizi, da entrambe le parti, così che “bianchi e neri” sono ancora incerti riguardo la loro possibile esistenza pacifica. Nelle città’ ho notato una considerevole presenza di coppie miste (..) sebbene nelle località’ meno esposte, in quelle cosiddette comunità’ marginali, sono ancor oggi gli anziani a governare cercando di perseverare con la loro cultura e le antiche credenze tramandate oralmente di generazione in generazione uno stile di vita che ha i giorni contati.
  La terra dell’Australia Questo racconto lo pubblico solo ora ma giusto per fare un po' di chiarezza risale al 28 Aprile 2015, ecco perché c'e' incongruenza con il luogo in cui mi trovo attualmente ora che sono in Italia.
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