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IO/NOI - La forza della vita
Paolo Vallesi feat. Gianni Morandi il nuovo videoclip è on linea
PAOLO VALLESI feat. GIANNI MORANDI “La forza della vita”Dall’album celebrativo Io/Noi per i 30 anni di carriera dell’artista “La forza della vita”, una delle canzoni italiane più famose degli anni ’90, grande successo con cui Paolo Vallesi si aggiudicò il terzo posto al Festival di Sanremo nel 1992, torna a raccontare di sé nella versione con Gianni Morandi, contenuta nel doppio album Io/Noi…
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Il Direttivo della “Fondazione Levi Pelloni”, riunito a Roma sotto la presidenza di Felice Vinci, ha annunciato i nomi degli autori finalisti della XIV edizione del Premio “FiuggiStoria” 2023. I libri selezionati sono stati segnalati dai vincitori le edizioni precedenti, dalle case editrici e dal Comitato di lettura composto dagli “Amici del FiuggiStoria”. Finalisti per la “Saggistica”: Roberto Colozza: “L'affaire 7 aprile” (Einaudi); Eugenio Di Rienzo: “D'Annunzio diplomatico e l'impresa di Fiume” (Rubbettino); Emanuele Ertola: “Il colonialismo degli italiani. Storia di una ideologia” (Carocci editore); Emma Fattorini: “Achille Silvestrini. La diplomazia della speranza” (Morcelliana); Matteo Petrelli e Francesco Fusi: “Soldati e patrie” (Il Mulino); Pier Giorgio Zunino: “Gadda, Montale e il fascismo” (Editori Laterza) Per le “Biografie”: Paolo D’Angelo: “Benedetto Croce. Gli anni 1866-1918” (Il Mulino); Emanuele Di Muro: “Randolfo Pacciardi. Il sogno di una Nuova repubblica italiana” (Efesto); Luigi Giorgi: “Giuseppe Dossetti. La politica come missione” (Carocci editore); Gennaro Sangiuliano: “Giuseppe Prezzolini. L'anarchico conservatore” (Mondadori); Maurizio Sessa: “Edda. Sangue di famiglia” (Edizioni Medicea); Antonio Tedesco “Vittoria Nenni. N.31635 di Auschwitz” (Arcadia Edizioni). Per il “Romanzo Storico”: Ritanna Armeni: “Il secondo piano” (Ponte alle Grazie); Manuela Faccon: “Vicolo Sant'Andrea 9” (Feltrinelli); Valentina Gasparotto: “Diva d'acciaio” (Gaspari Editore); Eleonora Mazzoni: “Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni” (Einaudi); Michela Monferrini: “Dalla parte di Alba” (Ponte alle Grazie); Gaetano Petraglia: “La matta di piazza Giudia” (Giuntina). Per “Diari, Epistolari & Memorie”: Alessandro Carlini: “Nome in codice Renata” (Utet); Caterina Cardona: “Un matrimonio epistolare” (Sellerio); Vittoriano Esposito e Darina Silone: “Il Silone per cui combatto. Lettere 1999-2002” (Ianieri Edizioni); Mara Fazio: “Dal giardino all'Inferno. Lettere di una nonna ebrea dalla Germania” (Bollati Boringhieri); Nico Pirozzi: “Italiani imperfetti. Storie ritrovate di una famiglia di ebrei napoletani” (Memoriae Museo della Shoah); Catia Sonetti: “Attraverso il tempo con le parole” (Il Mulino). Per “Uomini & Storie”: Bruno Cianci: “Una lanterna nel buio. Florence Nightingale la prima infermiera” (Laterza); Eliana Di Caro: “Magistrate finalmente. Le prime giudici d'Italia” (Il Mulino); Sandro Gerbi: “Il selvaggio dell'Orinoco. Sulle orme del padre” (Ulrico Hoepli Editore); Sergio Tazzer: “Milada e le altre” (Kellermann): Enrico Terrinoni: “La vita dell'altro. Svevo, Joyce: un'amicizia geniale” (Bompiani); Marco Ventura: “Il fuoruscito - Storia di Formiggini” (Piemme). La cerimonia di premiazione si terrà il 20 dicembre prossimo in Roma presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto - Camera dei Deputati. Nel corso della cerimonia saranno proclamati anche i La cerimonia di premiazione si terrà il 20 dicembre prossimo in Roma presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto-Camera dei Deputativincitori dei Premi “FiuggiStoriaEuropa”, “FiuggiStoriaMultimedia”, “Menzione Speciale” e “FiuggiScienza”.
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Più veloce della luce: intervista a Luca Martini
Più veloce della luce: intervista a Luca Martini
E’ da poco uscita per Pendragon “Più veloce della luce”, 23 racconti sui supereroi, curata dagli scrittori Luca Martini e Gianluca Morozzi. 23 differenti mondi, visioni, storie per celebrare una figura così amata come quella del supereroe. Pronti a conoscere il vostro prossimo eroe preferito? Ecco le note sul libro e l’intervista a Luca Martini. (more…)
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Ivana Spagna: disponibile in digital download e in rotazione radiofonica “Nessuno è come te”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/ivana-spagna-disponibile-in-digital-download-e-in-rotazione-radiofonica-nessuno-e-come-te/
Ivana Spagna: disponibile in digital download e in rotazione radiofonica “Nessuno è come te”
Ivana Spagna: disponibile in digital download e in rotazione radiofonica “Nessuno è come te”
A partire da oggi è disponibile in digital download e in rotazione radiofonica “Nessuno è come te”, singolo di Ivana Spagna che anticipa il nuovo album in uscita il 25 ottobre, a distanza di 10 anni dall’ultimo disco di inediti. In contemporanea al brano è online anche il videoclip.
“Nessuno è come te” è una canzone che rispecchia in pieno la capacità di sognare che Ivana Spagna infonde nelle sue ballate, con testi diretti e romantici. Uno stile inconfondibile che riporta chi ascolta a quella voce unica dal respiro internazionale che l’artista da sempre dona al suo pubblico: “A volte, sono gli amori impossibili che ti fanno scrivere canzoni. Appaiono all’improvviso, non hanno lunga vita ma ti segnano per sempre – racconta Ivana Spagna -. A volte la vita si trasforma in una strada buia e piena di ostacoli e la solitudine, come una lente magnificatrice, li ingrandisce tutti. Ma a volte basta anche solo un po’ d’amore per illuminarti ancora la via. Gli ostacoli sono ancora lì ma, con quel po’ di luce, ti fanno meno paura. Ti lasci prendere per mano dalla voglia di sognare… e riprendi a camminare”.
La stessa Ivana ha diretto il videoclip (prodotto da Tuned Turtle Management Srl) con la complicità del giovane regista romano, Michele Vitiello, che ha pensato di ambientare le atmosfere del brano scritto da Ivana e dal fratello Teo, lungo il litorale laziale, in particolare nella pineta monumentale di Fregene: un polmone verde e carico di storia. La pineta di Fregene infatti, fu scelta come set cinematografico da Federico Fellini per girare una delle scene più celebri della storia del cinema italiano Lo Sceicco bianco, e così è rimasta legata al nome del grande regista.
Ho scelto il Parco Federico Fellini – racconta il regista Michele Vitiello – perché con Niccolò Carosi, ascoltando in anteprima il brano, ci siamo resi conto che stavamo di fronte a una canzone evocativa, cinematografica: una sceneggiatura del cuore. Per questo abbiamo scelto Fregene; da sempre amata dai registi e dagli attori, in particolare la pineta, unica nel suo genere, con alberi secolari. Speculari ad Ivana e al suo compagno, ci sono due fratellini: Ester e Simone, che sono specchio di un ricordo lontano della cantante. Per interpretare invece il ruolo del coprotagonista, Ivana Spagna ha chiesto ad un suo carissimo amico e imprenditore, Giovanni, che veste perfettamente i panni dell’uomo complice e romantico”.
La fotografia è stata curata da Enrico Petrelli e le foto sono diventate parte integrante del booklet che accompagnerà il nuovo album. Il montaggio porta la firma di Damiano Punzi.
A partire da oggi è disponibile in digital download e in rotazione radiofonica “Nessuno è come te”, singolo di Ivana Spagna che anticipa il nuovo album in uscita il 25 ottobre, a distanza di 10 anni dall’ultimo disco di inediti. In contemporanea al brano è online anche il videoclip. “Nessuno è come …
Rosa Marchetti
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ASCOLI – Enrico Martelli e Primo Pezzini si sono aggiudicati la sesta tappa del campionato provinciale singolo di burraco dell’U.S. Acli giunto alla quarta edizione. Presso la sede del Circolo Santori di Brecciarolo si è disputata un torneo al quale hanno partecipato appassionati del gioco del burraco provenienti da Marche ed Abruzzo.
Nella classifica finale di tappa Martelli e Pezzini hanno superato di un punto le coppie Regina Ferrara e Anna Maria del Moro e Pietro Capecci ed Anna Ianni che hanno chiuso a quota 50 contro i 51 dei vincitori. A seguire poi Maria Angela Sciamanna ed Antonio Accorsi e Maria Petrelli e Silvana Primiani con 47, Giancarlo Catalucci e Silena Salvucci con 43, Enrico Taffora e Annunziata Mari e Maria Rita Teodori e Lorenzo Ciutti con 42.
Dopo sei giornate del campionato al primo posto della graduatoria c’è Anna Rita Passaretti con 301punti, a seguire Lorenzo Ciutti e Maria Rita Teodori 284, Mauro Biancacci con 278, poi Tito Giovannini 276, Primo Pezzini 259.
La prossima tappa della manifestazione si giocherà sabato 28 settembre alle ore 21 presso il Centro socio culturale Tofare. Per ulteriori informazioni sulla manifestazione invece si possono consultare il sito www.usaclimarche.com o la pagina facebook Unione Sportiva Acli Marche.
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Erano per Almirante, ma piacevano a Berlinguer: ode ai “bad boys” del calcio, la Lazio irriverente di Chinaglia e Maestrelli
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”, diceva Jorge Luis Borges. Li hanno definiti maneschi e fascisti, eppure hanno scritto una delle pagine più belle del calcio italiano. C’è tutta una letteratura su quella squadra di cui ha parlato nel libro Pistole e palloni, ripubblicato nel 2017 da Liet Edizioni, il giornalista e scrittore Guy Chiappaventi. La Lazio di Tommaso Maestrelli, l’allenatore buono, nel 1972-’73 sfiorò lo scudetto e vinse il campionato di serie A nel 1973-’74. Due anni prima militava in serie B. L’ambiente non aveva accolto favorevolmente quel gentiluomo nato a Pisa, che aveva combattuto in Montenegro, che era stato un giocatore dell’odiatissima Roma e che aveva guidato, fino quel momento, compagini di serie cadetta come la Reggina, il Bari e il Foggia. Poi, all’improvviso, il miracolo Lazio. Era specialmente la squadra di Giorgio Chinaglia e Giuseppe Wilson, che non sopportavano chi parlasse lombardo. Maestrelli aveva diviso lo spogliatoio in due. Di qua i chinagliani, di là Martini, Re Cecconi e “quelli del nord”. Chinaglia, centravanti, era un ragazzone bizzoso, figlio di emigranti che aveva iniziato a giocare in Galles dove gli italiani venivano definiti con disprezzo “i camerieri”. L’altro, Wilson, difensore colto e raffinato, il primo calciatore laureato ancora in attività. Nell’undici di base della Lazio del ’74 militavano: Felice Pulici, Sergio Petrelli, Luigi Martini, Giuseppe Wilson, Giancarlo Oddi, Franco Nanni, Renzo Garlaschelli, Luciano Re Cecconi, Giorgio Chinaglia, Mario Frustalupi e Vincenzo D’Amico. La squadra si dichiarava politicamente dalla parte dell’Msi di Giorgio Almirante, ma Enrico Berlinguer, segretario del Pci, aveva simpatie per i colori bianco-azzurri e non lo nascondeva. “Eravamo convinti che potessimo fare ciò che volevamo, sempre e dappertutto”, ha ammesso il capitano Wilson in una recente intervista che ho pubblicato sulla rivista “Lazialità”. Quei giocatori sparavano alle lampadine degli alberghi lasciando sbigottiti i proprietari, ma anche in mezzo alle gambe dei massaggiatori che si prestavano a fare da cavie. Qualcuno volava con il paracadute. Eppure hanno scritto una delle pagine più belle del calcio italiano di tutti i tempi, tanto da attirare le attenzioni del figlio del Presidente delle Repubblica Giovanni Leone, Giancarlo (oggi dirigente di spicco della Rai), che il giovedì si allenava con quel gruppo di scalmanati. Durante le partitelle infrasettimanali volavano spintoni, schiaffi, calci e qualche fondo di bottiglia. La domenica, però, il mucchio selvaggio era un blocco unito, granitico. Sono morti quasi tutti, qualcuno addirittura per un’incredibile fatalità (a Re Cecconi il 18 gennaio 1977 spararono dentro una gioielleria in circostanze mai chiarite del tutto, nonostante la versione ufficiale fu che avesse inscenato una finta rapina). Giorgio Chinaglia, latitante negli Stati Uniti e imputato in Italia per i reati di riciclaggio di denaro e aggiotaggio nel tentativo di riprendersi la Lazio, se ne è andato il 1° aprile 2012, di domenica durante l’ora delle partite.
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Ma come fece quella squadra così irregolare a vincere il campionato contro ogni previsione? Annotò Mimmo De Grandis (il padre di Stefano, noto conduttore televisivo di Sky Calcio) in S.S. Lazio (Edi-Grafic 1977): “Nessuno lo pensa, nessuno se ne accorge. La squadra è divisa, c’è un gruppo di maggioranza, uno di minoranza, c’è il gruppo degli indipendenti. Al di sopra di tutti si innalza però la figura di Tommaso Maestrelli che tiene in pugno la situazione e governa la barca con sensibilità e intelligente elasticità”. Il segreto stava nelle capacità umane di questo padre per tutti. Affabile, discreto, in grado di gestire sapientemente i suoi ragazzi. Li capiva, li ascoltava. Li difendeva, li perdonava. Il giornalista Franco Recanatesi ha scritto un volume che lo ricorda affettuosamente: Uno più undici (L’Airone 2006) definendo Tommaso Maestrelli “l’interprete più anomalo e meno integrato di un mondo decisamente venale, discretamente superficiale e un po’ tronfio”. Gianni Brera reputava la Lazio un’eresia calcistica. Giocava un calcio all’olandese, arrembante e dinamitardo. Ma si sa, le storie belle finiscono presto. Nell’inverno del 1975 Maestrelli iniziò a stare male e si accasciò al termine di una trasferta vittoriosa a Bologna. Il perseverare dei sintomi lo costrinse a sottoporsi ad esami clinici. Gli fu diagnosticato un epatocarcinoma al fegato. “Perché mi avete chiamato per farmi vedere un morto?”, disse il famoso chirurgo Paride Stefanini allargando le braccia. Perse quasi quindici chili in due settimane. La squadra dello scudetto, senza il suo allenatore, stava precipitando in serie B. All’inizio della stagione 1975-’76 venne chiamato sulla panchina il bergamasco Giulio Corsini, che entrò subito in conflitto con Chinaglia. L’intransigenza di Corsini cozzava con lo spirito di ragazzi anarchici e ammaestrati solo dalla bontà e della dolcezza di Maestrelli. I giocatori continuavano a pensare al loro secondo padre e passavano ore al suo capezzale. Intanto un immunologo genovese, Saverio Imperato, stava sperimentando sull’allenatore una nuova cura contro il cancro. Si era presentato spontaneamente promettendo la guarigione. I risultati furono stupefacenti. Maestrelli, sul letto di morte, cominciò a reagire bene e gli tornò l’appetito. La cura si chiama sinterapia, ed è un trattamento che agisce in sinergia con le terapie ufficiali utilizzando il vaccino BCG per stimolare le difese immunitarie del corpo a reagire contro le cellule tumorali. L’allenatore buono ordinava il pesce e la carne mentre i ristoranti di Roma si mobilitavano per portargli a casa i piatti più prelibati. L’attrice Lea Padovani, tutti i lunedì, gli faceva recapitare la pasta con i fagioli da lei stessa cucinata.
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Era il 30 novembre del 1975. Un giorno insignificante, una domenica come un’altra, per gli italiani. La Lazio partì per la trasferta di Ascoli Piceno. Negli spogliatori dello stadio, prima della gara, in uno dei tanti diverbi tra Chinaglia e Corsini, l’attaccante diede un ultimatum all’allenatore: “Se oggi perdiamo, tu te ne vai”. Maestrelli, da casa, si apprestava ad ascoltare “Novantesimo Minuto” seduto sulla poltrona del salotto. Ad Ascoli faceva freddo. In Piazza del Popolo, chiusa dallo splendido abside di San Francesco, il convoglio dei tifosi di casa partiva alla volta dello stadio. Ascoli era per tutti la città di Alfredo Alfredo di Pietro Germi, e Dustin Hoffman poteva sembrare un po’ l’americano che sarebbe diventato di lì a poco Giorgio Chinaglia andando a giocare nei Cosmos stellari di Pelé e Beckenbauer, diventando in un paio di anni l’icona del calcio statunitense che si stava espandendo in tutto il paese. Allo stadio Cino e Lillo del Duca l’Ascoli si batté al massimo delle forze, mentre la Lazio appariva smarrita. Segnarono Gola e Morello. All’ultimo minuto l’arbitro indicò il dischetto del calcio di rigore in favore la squadra romana. Chinaglia realizzò con un tiro laterale a sinistra. Il bomber esultò, irriverente, verso il pubblico ascolano che l’aveva fischiato per novanta minuti. Per i laziali Ascoli non era di certo, quella notte, la città del film I delfini di Citto Maselli, in cui i giovani del posto furono incapaci di rompere un ordine prestabilito, di andarsene dal luogo della nascita, ma proprio nella cittadina marchigiana nacque la suggestione dell’incredibile ritorno. Chinaglia e Wilson telefonarono a Maestrelli abbandonando ogni indugio: “Mister, noi senza di lei siamo un’armata brancalone”. L’allenatore buono fece una scelta d’amore. Emaciato, magro, febbricitante, ritornò in panchina per i suoi ragazzi. Quando mercoledì 3 dicembre 1975 sciolse ogni riserva, a molti tifosi vennero le lacrime agli occhi, mentre altri aspettarono che si accomodasse in panchina, per crederci veramente. Fu accolto da 75.000 spettatori per la partita interna con il Napoli del 7 dicembre. Salvò la squadra dalla retrocessione, ma morì l’anno successivo, il 2 dicembre 1976. Per un destino crudele, nel 1999 e nel 2011, sono venuti meno, per lo stesso male, anche Patrizia e Maurizio, due dei quattro figli.
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Tommaso, dopo la partita di Ascoli, aveva chiamato la moglie Lina per dirle: “Amore mio, torno ad allenare. Non mi dire di no”. Si era appena lavato il viso e aveva passato il dopobarba sul mento. Si infilò un maglione e si avviò in corridoio dove era posizionato il telefono. Chinaglia e Wilson si abbracciarono come bambini perché erano stati i primi a saperlo, appena rientrati nella capitale e diretti al night club preferito, il “Jackie’O”, meta del jet set italiano di allora. I bad boys avevano finalmente ritrovato il loro maestro. Belli e maledetti, come quella Lazio eccessiva, indomita. Una formazione dove Giorgio Chinaglia si permetteva di sbeffeggiare la Juventus e perfino Gianni Agnelli in persona, l’unico che lo aiutò nella folle impresa di diventare presidente della Lazio nel 1983. Oggi, in un’epoca oberata da costi e fatturati, il calcio degli affetti è svanito. E ci manca, come ci mancano Maestrelli e Chinaglia. Chissà se Giorgio, Long John dalla marca di whisky che beveva, si sentiva solo, in Florida. Dicono che non facesse altro che parlare di Roma, dei tempi belli. Tante volte era tornato e tante volte se ne era andato. Un’avventura continua. Roma è stato sempre orfana di lui, quando non c’era. Ogni settimana lo raggiungeva Giancarlo Oddi al telefono. Parlavano da vecchie glorie, ma l’amore per quella maglia era rimasto immutato. E pensare che qualche giorno prima ci aveva anche giocato, sulla malattia. L’ex compagno di squadra gli aveva detto: “Mica te ne vorrai andare prima di rivederci?”. Lui rispose che stava bene e rise. Aggiunse poche cose con la voce roca, intervallata dalla boccata di una sigaretta appena accesa. A Naples, nella città dove viveva, il clima era ideale. Ci abitano anche Steven Spielberg e Larry Bird su quella linea costiera dal clima temperato. Ma Roma era Roma. I figli di Tommaso Maestrelli hanno voluto che salma del campione fosse tumulata accanto a quella del padre nel cimitero di Prima Porta a Roma (dove ancora oggi giungono mazzi di fiori da tutta Italia). Per una ricongiunzione ideale, come dopo quella lontana partita di Ascoli, che ormai quasi nessuno ricorda più.
Qualunque cosa può essere mitologia. Anche il mito dell’infanzia, del tutto soggettivo, che in questo caso si lega al gioco del calcio, al “basso epico” che Jorge Luis Borges vede come la faccia moderna di un passato altrettanto mitologico, quello dei gladiatori dell’Impero Romano per intenderci, dei lottatori che sublimavano la lotta per la sopravvivenza. Il mito segue il senso della forza fisica, dell’imposizione fiera ed eroica incarnata da Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia.
Alessandro Moscè
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Radical treatment of oligometastatic non-small cell lung cancer: Ready for prime time?
Publication date: July 2017 Source:European Journal of Cancer, Volume 79 Author(s): Matteo Brighenti, Fausto Petrelli, Sandro Barni, Barbara Conti, Enrico Sarti, Margherita Ratti, Stefano Panni, Rodolfo Passalacqua, Melissa Bersanelli Oligometastatic non-small cell lung cancer (NSCLC), defined as a disease with low metastatic burden and limited organ involvement, is conceived as an intermediate condition between a truly localised disease and a widely metastatic tumour.Traditionally, local ablative therapies (LATs), such as surgery and radiotherapy, have been limited to symptoms' palliation in advanced NSCLC.Several retrospective studies suggest that using local ablative therapy for oligometastatic disease could offer good local control of the disease and improvement in terms of progression-free survival.The first randomised study of local consolidative therapy versus maintenance therapy or observation in oligometastatic NSCLC has been recently published. The results of this phase II trial showed an impressive improvement in median progression-free survival with local therapy and a delay in the appearance of new lesions, suggesting a systemically extended benefit of consolidation therapies.Nevertheless, further confirmation of this evidence with additional future trials is needed to definitively consider the combination of local treatment techniques with novel systemic agents recently approved for NSCLC therapy, such as immune checkpoint inhibitors. http://ift.tt/2pZxbZ7
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Il giudice e la cultura del limite, un convegno sullo stato della magistratura in Italia
In occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario dei penalisti italiani, lo scorso weekend a Matera si è tenuto il convegno “Il giudice e la cultura del limite” organizzato dall’Unione delle Camere Penali Italiane.
Si è parlato (qui il video) di equilibrio e limiti della magistratura, con interessanti spunti su come migliorare il sistema della giustizia in Italia. Un sistema che troppo spesso pone veti alla politica e al mondo dell’imprenditoria, facendo un uso “estremo” del proprio potere. Fra gli ospiti, accademici, esponenti delle istituzioni e della magistratura.
Sono intervenuti: Giuseppe D’Addezio (presidente della Camera Penale di Basilicata), Vincenzo Bonafine (presidente della Camera Penale di Lagonegro), Rosa Patrizia Sinisi (presidente della Corte d’Appello di Potenza), Nicola Rocco (presidente dell’Ordine degli avvocati di Matera), Enrico Costa (ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Area Popolare-NCD-Centristi per l’Italia), Cosimo Ferri (sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia), Francesco Petrelli (segretario dell’Unione delle Camere Penali Italiane), Biagio De Giovanni (professore emerito di Filosofia politica presso L’Università degli Studi di Napoli L’Orientale), Eriberto Rosso (presidente della Camera Penale di Firenze), Ennio Amodio (professore emerito di Procedura penale presso l’Università di Milano), Lia Sava (procuratore della Repubblica aggiunto presso la Direzione distrettuale Antimafia di Caltanissetta), Vittorio Manes (professore di Diritto penale presso l’Università degli studi di Bologna), Giovanni Canzio (primo presidente della Corte Suprema di Cassazione), Gaetano Insolera (professore ordinario di Diritto Penale presso l’Università di Bologna), Beniamino Migliucci (presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane), Oreste Dominioni (professore ordinario di Diritto processuale penale presso l’Università Statale di Milano), Armando Spataro (procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino), Armando Veneto (presidente del Consiglio dei presidenti delle Camere penali italiane).
Il giudice e la cultura del limite, un convegno sullo stato della magistratura in Italia was originally published on Alfredo Romeo
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Enrico & Enrico: De l'Inquitude à l'Art
De l'Inquietude à l'Art. Un'amicizia,un incontro, due spiriti diversi ma simili, due incendi, ma Un Solo Nome. Passando per le Certezze, la Fede, la Lotta, gli Ideali, la Rebellione, le Sconfitte, le Vittorie, I Nemici, Gli Amanti, l'Insurrezione dell'Anima sempre attraverso una certezza: La Contraddizione.
foto (c) www.enrico-petrelli-fotografo.it
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SAN BENEDETTO – Si sono svolte le selezioni dei tre finalisti al concorso “miglior giovane chef” in memoria di Matteo Ascani, giovane studente lamense dell’ Istituto Alberghiero “Buscemi” scomparso prematuramente nel 2014. Per la sua seconda edizione l’associazione Primavera Lamense ha ottenuto la collaborazione dell’Istituto di San Benedetto del Tronto grazie all’interessamento e alla disponibilità della dirigente Manuela Germani.
Favorire la crescita professionale dei ragazzi e la valorizzazione dei prodotti e delle tradizioni locali è lo spirito dell’iniziativa. Pertanto 15 giovani ragazzi appartenenti alle terze classi si sono sfidati sul tema “il dolce del territorio e sue rivisitazioni”.
Guidati e assistiti dai docenti Maurizio De Renzis, Giovanni De Mola, Domenico Chiappani, dai collaboratori della Dirigente Alessandro Capriotti e Felix Francesco, i giovani talenti hanno realizzato il loro dolce deliziando il palato delle giuria interna diretta dal Presidente della Federazione Italiana Cuochi di Ascoli Piceno nonché vice Presidente regionale GianMarco Di Girolami, dalle professoresse Cinzia Quagliarini e Silvia Sobrini, dalla Presidente dell’Associazione Sandra Sprecacè, dalla mamma Monica Rosini e sorella Giorgia Ascani.
Tre i concorrenti del 3° A Pasticceria: Francesco Di Fortunato ha presentato un”tortino al cioccolato e menta” ; Sara Mesorella una “minicake ai frutti di bosco” ; Albana Apostoli un “tortino ai frutti rossi”. Gaia Zazzetta, Sara De Vito e Alessia Petrelli del 3°D Cucina si sono cimentate rispettivamente in un “pan di spagna con mascarpone e gocce di cioccolata”,la seconda in” muffin alla mela- cannella e cioccolato- menta” e la terza in un” tortino tricolore”.
Per il 3° Articolato sala-cucina hanno partecipato Gaia Mozzoni con”torrone morbido al Meletti” ; Lorenzo Giacomobono con” tortino pere e noci” e Alessandro Cavaliere con “ peschette di Acquaviva”. Gli alunni del 3° Enogastronomia hanno realizzato: Axio Xhe ” crema di cachi e mascarpone”, Luca Di Matteo “tortino con crema di panna e philadelphia”, Nico Leonardo” strudel con mele rosa dei sibillini”, Nicolo’ Troiani ” pan di spagna con mousse alla vaniglia e gelatina di cachi”, Emanuele Proia ” pan di spagna con crema ai frutti di bosco e cioccolato bianco “, Enrico Cicinelli “tortino alla zucca”.
Al termine di ogni assaggio, i giurati hanno valutato il dolce assegnando a ciascuno di essi un punteggio. Sono risultati “promossi” alla finale per aver raggiunto la valutazione più elevata Albana Apostoli, Gaia Mozzoni, Alessandro Cavaliere.
Gli aspiranti vincitori sono attesi a Castel di Lama nella serata del 14 dicembre al Ristorante Pizzeria “Il Vernacolo”. Prevista una cena buffet per tutti i partecipanti su prenotazione . In questo modo l’Associazione vuole ricordare Matteo nel giorno del suo 22° compleanno.
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GROTTAMMARE – Grottammare ha reso omaggio a Pio Salvi, sindaco dal 1922 al 1928, avvocato e apprezzato poeta dialettale. All’ esterno di Palazzo Fenili, è stata inaugurata questa mattina una targa commemorativa realizzata dall oscultore Francesco Santori su iniziativa dell’ amministrazione comunale. “Aria, sole e mare… Versi a Grottammare” è stato il titolo della cerimonia, nel corso della qualesi è tenuto anche un recital di poesie contenute nella pubblicazione con interventi di Flora Salvi e di Mario Petrelli.
“Il passato di Grottammare va tramandato al futuro – ha affermato la signora Flora Salvi– perchè la nostra città non è solo una località Bandiera Blu ma un luogo che ha un’anima e che io ho scoperto con la pubblicazione di questo libretto di poesie. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato all’iniziativa ed in particolare Mario Petrelli, che con la sua voce ci ricorderà mio nonno attraverso la lettura delle sue poesie”.
“Se c’è un dovere delle amministrazioni locali -ha aggiunto il sindaco Enrico Piergallini– è proprio quello di estrarre dall’oblio persone come Pio Salvi, che resterebbero solo appannaggio deli studiosi di storia e lontano dal grande pubblico. Sono questi i modelli che ci piace proporre e sui quali costruire un percorso di vita”.
Entrando nel merito dell’opera scultorea l’artisita Francesco Santori ha voluto sottolineare anche la bellezza di una personalità che ha conosciuto attraverso i versi: “Un lavoro interessante perché questo poeta non lo conoscevo – ha commentato –ed è stato bello scolpire e intervallare l’opera con la lettura delle sue poesie” .
La targa (misure 100x50cm) è realizzata in pietra della Maiella, è stata affissa su una parete esterna di Palazzo Fenili, lato via Cavour. Vi sono rappresentati il volto di Pio Salvi e un ramo di arancio, a ricordare l’impegno profuso nella riapertura (seppur breve) del Teatro dell’Arancio nel 1908, che egli stesso suggellò con i versi di “Lu Meraronge”.
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GROTTAMMARE – Grottammare rende omaggio, domani, domenica 18 giugno, a Pio Salvi, sindaco dal 1922 al 1928, avvocato e apprezzato poeta dialettale. L’occasione è legata all’iniziativa della nipote Flora Salvi, che ha dato alle stampe una raccolta di poesie del nonno e domenica alle ore 10.30 la presenterà in via Cavour 1, esternamente a Palazzo Fenili (sede della locale stazione dei Carabinieri), dove visse la famiglia Salvi e dove in occasione dell’evento verrà inaugurata una targa commemorativa, realizzata dallo scultore Francesco Santori su iniziativa dell’Amministrazione comunale.
“Il passato di Grottammare va tramandato al futuro – ha affermato la signora Flora Salvi nel corso della presentazione dell’iniziativa avvenuta nei giorni scorsi nel laboratorio dello scultore Santori – . Questa non è solo una località Bandiera Blu ma un luogo che ha un’anima e che io ho scoperto con la pubblicazione di questo libretto di poesie. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato all’iniziativa ed in particolare Mario Petrelli, che con la sua voce ci ricorderà mio nonno attraverso la lettura delle sue poesie”.
“Aria, sole e mare… Versi a Grottammare” è il titolo della cerimonia, nel corso della quale, appunto, si terrà anche un recital di poesie contenute nella pubblicazione con interventi di Flora Salvi e di Mario Petrelli.
“Se c’è un dovere delle amministrazioni locali è proprio quello di estrarre dall’oblio persone come Pio Salvi, che resterebbero solo appannaggio deli studiosi di storia e lontano dal grande pubblico – ha dichiarato il sindaco Enrico Piergallini motivando il pieno coinvolgimento dell’amministrazione comunale – Sono questi i modelli che ci piace proporre e sui quali costruire un percorso di vita”.
Entrando nel merito dell’opera scultorea che andrà a suggellare il ricordo di Pio Salvi, lo scultore Francesco Santori ha voluto sottolineare anche la bellezza di una personalità che ha conosciuto attraverso i versi: “Un lavoro interessante perché questo poeta non lo conoscevo – ha commentato –ed è stato bello scolpire e intervallare l’opera con la lettura delle sue poesie” .
La targa (misure 100x50cm) è realizzata in pietra della Maiella e verrà affissa su una parete esterna di Palazzo Fenili, lato via Cavour. Vi sono rappresentati il volto di Pio Salvi e un ramo di arancio, a ricordare l’impegno profuso nella riapertura (seppur breve) del Teatro dell’Arancio nel 1908, che egli stesso suggellò con i versi di “Lu Meraronge”.
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GROTTAMMARE – Grottammare renderà omaggio, domenica prossima 18 giugno, a Pio Salvi, sindaco dal 1922 al 1928, avvocato e apprezzato poeta dialettale. L’occasione è legata all’iniziativa della nipote Flora Salvi, che ha dato alle stampe una raccolta di poesie del nonnoche verranno presentate alle 10.30 in via Cavour 1 presso Palazzo Fenili (sede della locale stazione dei Carabinieri), dove visse la famiglia Salvi e dove in occasione dell’evento verrà inaugurata una targa commemorativa, realizzata dallo scultore Francesco Santori su iniziativa dell’Amministrazione comunale.
“Il passato di Grottammare -afferma Flora Salvi nel corso della presentazione dell’iniziativa presso il laboratorio dello scultore Santori- va tramandato al futuro. Questa non è solo una località Bandiera Blu ma un luogo che ha un’anima e che io ho scoperto con la pubblicazione di questo libretto di poesie. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato all’iniziativa ed in particolare Mario Petrelli che con la sua voce ci ricorderà mio nonno attraverso la lettura delle sue poesie”.
“Aria, sole e mare… Versi a Grottammare” è il titolo della cerimonia, nel corso della quale, appunto, si terrà anche un recital di poesie contenute nella pubblicazione con interventi di Flora Salvi e di Mario Petrelli, che ha offerto in anteprima alcuni versi di “Ecche” ai giornalisti presenti.
“Se c’è un dovere delle amministrazioni locali -aggiunge il sindaco Enrico Piergallini– è proprio quello di estrarre dall’oblio persone come Pio Salvi, che resterebbero solo appannaggio deli studiosi di storia e lontano dal grande pubblico. Sono questi i modelli che ci piace proporre e sui quali costruire un percorso di vita”.
Entrando nel merito dell’opera scultorea che andrà a suggellare il ricordo di Pio Salvi, lo scultore Francesco Santori ha voluto sottolineare anche la bellezza di una personalità che ha conosciuto attraverso i versi: “Un lavoro interessante -commenta- perché questo poeta non lo conoscevo ed è stato bello scolpire e intervallare l’opera con la lettura delle sue poesie” .
La targa (misure 100×50) è realizzata in pietra della Maiella e verrà affissa su una parete esterna di Palazzo Fenili. Vi sono rappresentati il volto di Pio Salvi e un ramo di arancio, a ricordare l’impegno profuso nella riapertura (seppur breve) del Teatro dell’Arancio che egli stesso suggellò con i versi di “Lu Meraronge”.
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GROTTAMMARE – Si è tenuta questa mattina, presso la sala consiliare del comune di Grottammare, la conferenza stampa di presentazione delle manifestazioni inerenti alla riapertura al pubblico del sito archeologico Bagno della Regina in programma per il prossimo 14 maggio. Erano presenti Bruno Talamonti (consigliere comunale e volontario in rappresentanza del gruppo “Voler Bene a Grottammare”), arch. Raffaela Cameli responsabile del servizio Patrimonio, Fabrizia Pompei referente del concorso Riflessi di scrittura promosso dall’ISC Capriotti (e la cui premiazione avverrà nel corso dell’inaugurazione del sito), il sindaco Enrico Piergallini, il prof. Fabrizio Pesando archeologo dell’Università di Napoli che ha curato tutte le fasi scientifiche del recupero dell’area e sta conducendo con il suo staff studi analitici sul territorio (oltre a curare il coordinamento del convegno su Adriano del 29 aprile), Lucilio Santoni (coordinatore del reading del 14 maggio) e Filippo Palmaroli (proprietario dell’area). Importante è stato il lavoro svolto dagli architetti Monica Pomili e Antonella Nonnis nelle fasi preparatorie della riscoperta dell’area come volontarie del gruppo “Voler Bene a Grottammare”.
L’Amministrazione Comunale di Grottammare, a seguito di attività di studio e ricerca sviluppate all’interno del progetto di comunità Voler Bene a Grottammare, aveva manifestato interesse a rendere fruibile il Bagno della Regina a lungo dimenticato, segnalandolo alla Soprintendenza e riprendendo le trattative con la famiglia Palmaroli, proprietaria del manufatto in località contrada San Biagio, strada provinciale Valtesino, riuscendo così a conseguire un comodato d’uso della durata di dieci anni.
Il comune ha poi provveduto ad un intervento di pulizia della cisterna e disinfestazione dell’area circostante per permetterne di approfondire gli studi e per proseguire con la messa in sicurezza della vasca. Il Bagno della Regina si trova in contrada San Biagio, già presente con il toponimo di Antico Bagno dal catasto del 1770, di proprietà della famiglia Palmaroli a Grottammare che lo acquistò dalla famiglia Fedeli nel 1843. La struttura segnalata nel PRG come Area Archeologica e relativo ambito di tutela integrale (art.36 Norme Tecniche) è vincolata dal D.M. del 29.09.1952.
E’ situata a circa 2 km dalla foce del fiume Tesino e a 750 m dalla chiesa di San Martino. In antichità la foce del fiume si trovava più a monte rispetto all’ubicazione attuale. I 2 km odierni che la separano dal Bagno della Regina dovevano certamente essere ridotti rispetto alla distanza attuale, come attesta lo strato di frequentazione dell’età del bronzo rinvenuto a circa 10 m dal Bagno della Regina. Si tratta di una cisterna utilizzata per l’approvvigionamento idrico ad uso agricolo. Il Bagno della Regina si presenta come una vasca di forma perfettamente circolare, realizzata in opus caementicium spesso circa 0,50 m, con un diametro di circa 12 m ed una profondità di circa 3 m. L’interno è caratterizzato da un rivestimento impermeabile del tipo cocciopesto o opus signinum, tipico delle costruzioni idrauliche di epoca romana. Il serbatoio un tempo raccoglieva l’acqua proveniente dalla collina sovrastante il lato nord mediante condutture in piombo oggi non più visibili.
Dal lato opposto doveva essere presente un imbocco per lo scarico che tramite altra conduttura convogliava l’acqua verso la chiesa di San Martino, così come risulta da documentazione scritta da Giuseppe Speranza nel 1934: “Dalle alture del colle di Granaro, sgorga una voluminosa sorgiva di pure e limpide acque e nel declive terreno tutt’intorno appaiono anche oggi vaschette e canali di piombo, cui non si può assegnare altro ufficio che quello di sentine per radunare e trasmettere dell’acqua alla vasca della Regina tramite tubi di piombo” (Il Piceno dalle origini alla fine d’ogni sua autonomia sotto Augusto – Ancona 1934).
Tale condotta venne vista per la prima volta da Eugenio Lorenzo Polidori (“Opposizioni alla Cupra Marittima Illustrata” Osimo 1783) che ne rintracciò una parte, quella a settentrione, mentre nel 1910, in seguito a lavori agricoli, il Petrelli trovò il restante cunicolo che arrivava fino a San Martino, verso est. Da fonti orali risulta anche che fu individuato l’imbocco della conduttura, formato da un arco a mattoni, collegante la vasca della Regina alla chiesa di San Martino.
Nel 2010 sono state compiute delle prospezioni geofisiche che hanno permesso di individuare il possibile tracciato di tale conduttura. L’esito è stato soddisfacente: la condotta si trova ad una profondità tra i 1,4 e 2,5 metri e prosegue dal Bagno della Regina fino a San Martino con una lunghezza di 66 metri. Da un punto di vista archeologico, ad oggi, non sono stati eseguiti degli scavi sistematici. L’unica operazione stratigrafica effettuata nei pressi del Bagno della Regina, del 2008, ha permesso di datare la frequentazione del sito all’età del bronzo.
Gli interventi urbanistici degli ultimi trent’anni, hanno profondamente modificato l’ambiente attorno al Bagno della Regina, trasformandolo da “Giardino” a ricettacolo di rifiuti e acque melmose. Ora, però, con il lavori effettuati torna a disposizione della cittadinanza. L’intervento svolto sulla struttura è stato quello di svuotare e pulire la vasca, contemporaneamente ad una disinfestazione ed estirpazione di piante infestanti cresciute ai bordi della cisterna. Lo svuotamento è avvenuto tramite pompa idraulica con rimozione di depositi di materiali dalle pareti e dal suolo della cisterna eseguito a mano. Per la ripulitura dell’area di pertinenza della vasca è stato usato un scavatore a lama liscia. Tutti i lavori sono stati eseguiti sotto la supervisione di un archeologo indicato dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche.
Questo il programma degli eventi. Sabato 29 aprile,Teatro dell’Arancio ore 14,30. Memoria di Adriano, giornata di studi in occasione dei 1900 anni dall’ascesa al trono di imperatore (117-138 d.C.). Interverranno Filippo Demma (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio delle Marche): Memoria di Adriano: una (breve) introduzione. Giuseppe Camodeca (Università degli Studi di Napoli L’Orientale): Adriano costruttore di opere pubbliche in Italia. Enrico Giorgi e Federica Boschi (Alma Mater Studiorum di Bologna): Prospezioni geofisiche nell’area della Chiesa di San Martino. Tiziana Capriotti (Università di Camerino): Una testa e un piede. Sulla statua cosidetta di “Venere”. Fabrizio Pesando (Università degli Studi di Napoli L’Orientale): Indagini nell’Ager Cuprensis
Seguirà la lettura del racconto vincitore e la premiazione della Sesta Edizione del concorso Riflessi di Scrittura-Paesaggi Remoti, I giovani marchigiani raccontano il Passato. Coordina Fabrizia Pompei, a cura dell’IIS “A. Capriotti” di San Benedetto del Tronto, con ill patrocinio del Mibact.
Domenica 14 maggiore ore 17. Strada provinciale Valtesino (zona San Biagio), Il Bagno della Regina, inaugurazione del giardino archeologico. Seguirà una conferenza spettacolo (Sinfonia Letteraria per l’anima e per la terra) con Piergiorgio Cinì, Lucilio Santoni e Filippo La Porta.
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