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#Elisabetta d'Austria
fashionbooksmilano · 1 year
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Grandi Regine
Giuliana Pistoso
Illustrazioni di Ugo Fontana
Mondadori, Milano 1968, 155 pagine, 20x28cm
euro 15,00
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Galla Placidia - Adelaide di Borgogna - Margherita d'Austria - Isabella di Castiglia - Caterina de Medici - Elisabetta d'Inghilterra - Maria Teresa d'Austria - Caterina di Russia
Le protagoniste delle vicende narrate in questo volume - otto eccezionali figure di sovrane - abbracciano e dominano, anche per la loro longevità, un arco vastissimo di tempo: circa quattrocento anni di storia. Intelligenza, sensibilità, coraggio, intuito politico sono le doti che queste regine leggendarie, quasi un simbolo dei tempi in cui vissero, rivelarono nel corso del loro governo, meritando l'attributo di "grandi". In queste pagine, impreziosite da documenti e tavole di raffinata concezione, le grandiose figure delle otto regine riacquistano per il lettore di oggi contorni umani, pur sfumati fra toni di luce e d'ombra, fra verità e leggenda.
Grandi regine è un volume di biografie di sovrane dall'antichità fino all'età moderna (da Galla Placidia e Caterina di Russia): per illustrare il testo di Giuliana Pistoso, Ugo Fontana si è ispirato alla storia dell'arte, soprattutto del Rinascimento, rielaborandone in modo originale l'iconografia. 
24/07/23
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cuoresognante · 2 years
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reginadeinisseni · 11 months
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La storia di Luigi XIV: "Il Re Sole"
Luigi XIV di FranciaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Disambiguazione
– "Re Sole" rimanda qui. Se stai cercando il film del 1963, vedi
I re del sole
.
Disambiguazione
– "Luigi XIV" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi
Luigi XIV (disambigua)
.Luigi XIV di Francia
Hyacinthe Rigaud
,
ritratto di Luigi XIV
, olio su tela, 1700-1701 circa.
Parigi
,
Museo del Louvre
.
Re di Francia e di Navarra
In carica14 maggio
1643
1º settembre
1715
Incoronazione
Cattedrale di Reims
, 7 giugno
1654
Predecessore
Luigi XIII
Successore
Luigi XV
Conte di Barcellona
[1]
In carica14 maggio
1643
ottobre
1652
Predecessore
Luigi XIII di Francia
Successore
Filippo IV di Spagna
Nome completo
francese
: Louis-Dieudonné de France
italiano
: Luigi Deodato di Francia
Trattamento
Sua Maestà
Altri titoli
Coprincipe di Andorra
(1643-1715)
Delfino di Francia
(1638-1643)
Nascita
Castello di Saint-Germain-en-Laye
, 5 settembre
1638
Morte
Reggia di Versailles
, 1º settembre
1715
(76 anni)
Luogo di sepoltura
Necropoli reale della basilica di Saint-Denis
Casa reale
Borbone di Francia
Dinastia
Capetingi
Padre
Luigi XIII di Francia
Madre
Anna d'Austria
Coniugi
Maria Teresa di Spagna
Françoise d'Aubigné, marchesa de Maintenon
(
morg.
)
Figli
Luigi
Anna Elisabetta
Maria Anna
Maria Teresa
Filippo Carlo
Luigi Francesco
vedi altri
Religione
Cattolicesimo
Firma
Luigi XIV di Borbone, detto il Re Sole (Le Roi Soleil) o Luigi il Grande (Saint-Germain-en-Laye, 5 settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715), è stato un membro della casata dei Borbone nonché il 64º re di Francia e 44º di Navarra. Regnò per 72 anni e 110 giorni, dal 14 maggio 1643, quando aveva meno di cinque anni, fino alla morte nel 1715, quando ne aveva quasi 77.
La concezione di governo che lo ispirava è perfettamente sintetizzata nella celebre frase: L'État, c'est moi! ("Lo Stato sono io!").
Per la sua durata il regno di Luigi XIV è al primo posto nella classifica dei regni più lunghi della storia seguito da Elisabetta II del Regno Unito.
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SABATO 04 MARZO 2023 - ♦️ 🔸 SAN CASIMIRO 🔸♦️ San Casimiro (Cracovia, 3 ottobre 1458 – Hrodna, 4 marzo 1484) è venerato come santo patrono della Polonia e della Lituania[1] dalla chiesa cattolica, che lo ricorda il 4 marzo. Casimiro della nobile famiglia dinastica dei Jagelloni, nacque a Cracovia nel Wawel, il famoso palazzo reale della città. Terzogenito di Casimiro IV re di Polonia, e della regina Elisabetta d'Austria, nipote di Ladislao II di Polonia. Suo nonno materno era Alberto II d'Asburgo, Re di Boemia, d'Ungheria, e "Re dei Romani" nel Sacro Romano Impero. Dall'età di nove anni ricevette la propria educazione da Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, e da Filippo Buonaccorsi (anche conosciuto come Callimachus). A tredici anni gli fu offerto il trono d'Ungheria dalle fazioni avverse al Re Mattia Corvino al momento in carica. Casimiro, inizialmente entusiasta di difendere i territori cristiani dai Turchi, esternò la propria disponibilità in tal senso e si recò in Ungheria per essere incoronato. La sua nomina aveva legittimazione per il fatto che suo zio Ladislao III, Re di Polonia e di Ungheria, era stato ucciso nella battaglia di Varna nel 1444. Appena seppe però della contrarietà del Papa Sisto IV alla sua incoronazione, contrarietà legata all'obiettivo di non accrescere le tensioni già elevate con l'Impero ottomano, Casimiro fece ritorno nella propria terra polacca. Suo padre, Re Casimiro IV, iniziò allora ad indirizzarlo verso la politica interna della Confederazione polacco-lituana e sugli affari pubblici del regno e quando suo fratello Ladislao ascese al trono boemo, Casimiro diventò l'erede designato per il trono polacco. Nel 1479 il Re si recò per 5 anni in Lituania, lasciando di fatto il figlio al potere in Polonia. Dal 1481 al 1483 amministrò lo Stato con grande saggezza ed equilibrio. Suo padre nel frattempo cercò di combinare il suo matrimonio con la figlia dell'Imperatore Federico III, ma Casimiro preferì rimanere celibe. Per la sua grande devozione religiosa, si esponeva a frequenti e prolungati digiuni che forse minarono il suo stato di salute. Indebolito nel fisico, fu colpito dalla tubercolosi, dalla quale non riuscì più (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CpXs42_I3Wv/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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daniela--anna · 2 years
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Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nata duchessa in Baviera (in tedesco: Elisabeth Amalie Eugenie, Herzogin in Bayern; Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898), meglio nota come Sissi (Sisi), fu imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d'Austria.
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gabbianotitania · 4 years
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«Sissi è il simbolo di un mondo condannato. Lei stessa era troppo raffinata, troppo nobile, troppo – senza posterità. Una sorta di maledizione pesava sulla sua famiglia e quasi su tutta la cultura alla quale apparteneva. Se fosse questione soltanto della sua vita, della sua personale esistenza, già varrebbe la pena di occuparsene. Ma, dopotutto, si tratterebbe semplicemente di un caso. Sissi invece è al tempo stesso un caso e un simbolo. Per questo non la si può trascurare. Come fenomeno umano fu la figura più affascinante di una decadenza, di una rovina». E.M. CIORAN
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museoweb · 3 years
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Francois Clouet - Elisabetta d'Austria - 1572
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pangeanews · 5 years
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“Si deve desiderare tutto, essere indifferenti a tutto”. Sissi, ovvero: la filosofa implacabile, la principessa esorbitante
Bella e impossibile. Alla bellezza, eccessiva come una colpa, si perdona ogni cosa, anche l’eccesso di stupidità. Eppure lei confondeva e turbava i propri ospiti – sarebbe meglio dire, la vorticante truppa degli adoratori – nelle due forme che caratterizzano le dee: con il corpo, perfetto, atletico, che culminava in un volto leggendario; e con la mente, abissale, in grado di partorire voragini dentro cui gli ascoltatori annegavano, come rospi dentro una pozza.
*
In una fotografia ha il mento arcuato, contratto, le labbra rigide e sicure, fiere le sopracciglia, e gli occhi che scavano qualcosa, oltre il nulla, come vanghe di cristallo. Sembra caduta in quell’era per caso, come un esempio, destinata a simboleggiare qualcosa di assoluto. Il precedente potrebbe essere Anna Karenina, comunque una creatura letteraria, leggendaria. Per paradosso, l’unico che si sottrasse al suo fascino fu l’assassino, un italiano, tale Luccheni, che la fiocinò con un punteruolo il 10 settembre del 1898: «Non ero riuscito a trovare il duca d’Orléans […] e così ho ammazzato l’altra, in mancanza di meglio» (così ricostruisce l’interrogatorio all’omicida Paul Morand). «Il miserabile Luccheni smaniava di fare rumore, uccidere qualcuno in vista; ma fu la lunga malinconia vagabonda di Elisabetta Wittelsbach, nei dialoghi misteriosi delle anime, a chiamare a Ginevra quel piemontese pazzo, scegliendolo come suo assassino», scrive Guido Ceronetti ne Il silenzio del corpo.
*
Lei, Elisabetta d’Austria, che per la corte era una sorta di Democrito ghignante, di inaccettabile mostro, accettò la morte più assurda con un sorriso, l’aureola di quel paradosso che fu la sua vita, che è la vita di ognuno. In fondo, spappolò i marchingegni muschiosi dell’aristocrazia, fece affondare la tarlata chiatta austriaca e incarnò la donna selvaggia, l’amazzone, la vezzosa pin up da manifesto cubitale, la Circe maliarda e sapiente. In un salto, ci trascina dalle eroine di Flaubert impiastrate di parole alla polpa cruda e desiderata di Marilyn Monroe.
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Anticipò i tempi, la principessa Sissi, e la moda della femmina-Sfinge, bella da pietrificarti, il cui enigma non si scioglierà mai, pena la morte. Teneva l’Europa sulla punta della lingua, l’Austria in una tasca, era ammirata e godeva nel farsi amare, ma non guardare (alcune immagini la raffigurano velata da ombrellini o da ampi ventagli, per cui il suo viso appare di sguincio, come una mezza luna, o è eternamente nascosto): è sacrilego per un mortale scoprire la nudità della dea. Eroina nobile, ma facilmente popolare, la ricordiamo cinematograficamente con il volto di Romy Schneider, nei melodrammi dei pieni anni Cinquanta dedicati a “Sissi”. Pellicole coreografiche, da fanciulle in cerca del principe azzurro, esaltavano la stupefacente bellezza di lei, sfumandone le ombre, enormi e radicali.
*
«L’Ottocento conobbe due vette della malinconia: Brahms e Sissi. Se la malinconia fosse l’unico metro per giudicare gli spiriti, la figura di Sissi si potrebbe senz’altro paragonare a Brahms», disse Emile Cioran, per cui la principessa fu uno spirito filosofico tra i più desti. Eccolo, il verso lunare, inquieto, selvaggio di Sissi, conservatoci in biglietti sparsi, frammenti di conversazioni, ma soprattutto Nei fogli di diario di Constantin Christomanos (il suo libro di memorie su Elisabetta d’Austria è in catalogo Adelphi). Il giovane greco, un dandy di buona famiglia, debole di cuore e vagamente timoroso del mondo, fu il confidente di Elisabetta dal 1891 per circa un anno, leggendole dei libri, conversando devotamente. Ne nacque un incontro esteticamente travolgente: per fortuna nostra il greco domina la lingua, pur aggravata da balconcini in stile liberty e barocchismi in libertà, così che il diario si legge come un romanzo, e Sissi emerge come una strepitosa Cassandra.
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Ovvio che una sgargiante ingioiellata capace di pronunciare parole nette e severe come queste, «L’unico scopo della vita è quello di superarla, come una malattia, nella forma che assume di volta in volta. E se si vuole superarla non si deve avere paura di nulla, si deve desiderare tutto, essere indifferenti a tutto», oppure, «La gente non sa che farsene di me, perché io non rientro in nessuna delle loro tradizioni, in nessuno dei loro concetti ormai consolidati. Non tollerano che qualcuno scompigli l’ordine dei loro cassetti», abbia sedotto stuoli di intellettuali. Avrebbero desiderato il suo talamo Stefan George e Karl Kraus, D’Annunzio e Hugo von Hofmannsthal, ha attratto pensatori eccellenti ed eccentrici come Cioran e Ceronetti, e vaporosi nietzschiani come Alfred Schuler (la volontà di potenza ha la gonna lunga!) o Ludwig Klages, un pericoloso cane sciolto, egoista perverso e superbo come Maurice Barrès, che riconobbe nei fogli di diario «il più stupefacente poema nichilista che mai sia stato vissuto alle nostre latitudini».
*
In effetti, bisogna dare atto al greco Constantin, grazioso fino al martirio, di aver reso letterariamente appetibile un animo oscuro e volubile come Sissi, genericamente colta (adorava Heinrich Heine e Richard Wagner, che «ha semplicemente incarnato nella musica la conoscenza dei nostri segreti profondi, maturati in noi a nostra insaputa»), ed esteticamente poco dotata (il fardello delle sue poesie è utile soltanto per pasteggiare di lei, la grande d’Austria). Sissi, figlia della più acuta decadenza, che prelude gli esistenzialismi del Novecento, seduce gli scettici, gli anticonformisti (ma da Leopardi in poi, in una sorta di riedizione dell’epoca alessandrina, ogni pensiero è sull’uomo, ormai irrimediabilmente perduto cosmo, mondo, e sistemi per l’enalotto filosofico relativi) non tanto per il suo pensiero (inesistente, che procura pruriti e bagliori), quanto perché esso è incarnato da lei, donna, superba e potente. Che aveva una perfetta, diabolica conoscenza della catena di montaggio fordista del reame («Ogni saluto ha il suo scopo, ogni sorriso chiede il suo compenso. Se non fosse così, ci sarebbe risparmiata anche tutta la messa in scena»), e amava gli opposti, il dominio del paradosso: «Avete notato che in Shakespeare i folli sono le sole persone assennate? È così anche nella vita: non si sa mai dove sia la ragione e dove la follia! Così come ignoriamo se la realtà è sogno, o il sogno realtà» (con chiusa psicoanalitica che manda in brodo un freudiano impertinente come Norman O. Brown: «Io sono propensa a considerare sani di mente coloro che vengono chiamati pazzi. L’autentico senno è considerato “pazzia pericolosa”»).
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Tutto fuorché una preziosa reginetta sull’orlo della finestra, prona a piangere il mondo e i suoi moti, Sissi è una rassegnata di diamante, che si specchia in un cammeo antigiovanneo: «Io sono come uno scoglio. E la luce non osa avvicinarsi a me. E se pure venisse – vi sono tenebre davanti alle quali ogni raggio di luce si dissolve, poiché esse succhiano tutta la luce e non la restituiscono più». Libera da ogni misticismo, Elisabetta è la dèa che osserva l’inevitabile consumarsi delle sue creature, deprecando le sorti disumane e progressive dell’uomo («Tutte [le cose] si muovono verso una meta, inconsapevoli ma senza incertezze. Noi ci illudiamo di trovare la nostra meta da soli, usando la ragione, mentre è possibile arrivarvi soltanto insieme – insieme con tutti gli altri esseri»), mormorando quella verità che è nei nostri pugni da sempre, e da sempre inascoltata, cioè che tutto è vano, e vacuo sforzo di fiato («Non avete visto il quadro appeso nella vostra camera a Lainz, quello di Titania con la testa d’asino? È la testa d’asino delle nostre illusioni, la testa che non ci stanchiamo mai di accarezzare. Ho un quadro simile in ogni castello: non smetterei mai di guardarlo»).
*
Sissi è da leggere al fianco di Marco Aurelio, tra i potenti che punteggiano la propria esistenza di pensieri capitali, radiosi? Non esageriamo: in Sissi si ammira il capodoglio moribondo, l’elefante imperiale che inarca la proboscide come un vessillo, cercando il proprio cimitero. Il suo sguardo, reso acuto da una spropositata serie di dolori (la sorella arsa viva, il cognato fucilato, il cugino prediletto annegato, un mucchio di parenti suicidi, infine il figlio, Rodolfo, suicida o assassinato il 30 gennaio 1889 nel castello di Mayerling), evoca la morte, la sua parola, simile a quella di un profeta sbalzato nel sale, rimbomba su Vienna, ne prevede la fine, teoria di cattedrali sgominate e defunte, di aule regali inondate dalle cavallette. In Sissi non occorre rimirare il tedio tardoromantico, o l’aristocratica ambizione al nulla, ma l’anticonformismo femminino, la lucidità, il disprezzo della cultura di regime, la severità, armata prima di tutto, e con effetti devastanti, contro se stessa. Il problema, semmai, è che oggi sbocciano Sissi a ogni fermata del tram. (d.b.)
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awardseasonblog · 2 years
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L'#Austria 🇦🇹 ha scelto come proprio rappresentante per gli #Oscar2023 per la categoria #BestInternationalFilm #Corsage diretto da #MarieKreutzer con #VickyKrieps, presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. TRAMA: L'imperatrice Elisabetta d'Austria è idolatrata per la sua bellezza e per aver ispirato le tendenze della moda. Nel natale del 1877, compie 40 anni ed è considerata una donna anziana. Deve cercare di mantenere la sua immagine pubblica. TRAILER: https://youtu.be/tBATiaVDRME FESTIVAL: miglior attrice nella sezione Un Certain Regard (Festival di Cannes), miglior attrice (Sarajevo Film Festival), San Sebastian International Film Festival, Munich Film Festival, London Film Festival, Jerusalem Film Festival. OSCAR 2022: lo scorso anno fu scelto Great Freedom di Sebastian Meise che entrò nella shortlist dei semifinalisti senza però riuscire ad ottenere la nomination. Nella storia degli Oscar l’Austria ha conquistato 4 nomination vincendo l’ambita statuetta 2 volte: Il falsario - Operazione Bernhard di Stefan Ruzowitzky (2008) e Amour di Michael Haneke (2013). #OscarsSubmission #95rdOscars #95rdAcademyAwards #Oscars2023 #InternationalFeatureFilm https://www.instagram.com/p/Cic8ckZMK1z/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lamilanomagazine · 2 years
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È morta la Regina Elisabetta II, Carlo nuovo Re
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È morta la Regina Elisabetta II, Carlo nuovo Re. “La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia Famiglia”. Queste le prime parole diffuse in una nota da Re Carlo III dopo la morte della Regina Elisabetta II, avvenuta oggi nella residenza scozzese di Balmoral. "So che la sua morte sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il Regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo", ha aggiunto il nuovo Re. Nonostante la tempra ferrea, le condizioni di salute della sovrana 96enne, già fragili negli ultimi tempi, nelle scorse ore si erano decisamente aggravate. Tanto da destare preoccupazione nella Famiglia Reale e nei sudditi accorsi in massa a Buckingham Palace. Due giorni fa, la Regina si era mostrata in pubblico per il passaggio di consegne alla testa del governo britannico fra Boris Johnson e Liz Truss. Era in piedi, ma dal volto e le mani trapelava tutta la sofferenza di una donna gravata dal peso di 70 lunghi anni di regno. Basti pensare che la Truss è la 15esima premier nell’era di Elisabetta II. L'annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: "Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral”. La Bbc ha fatto seguire l'annuncio da un momento di silenzio e dal suono dell'inno “God Save The Queen”. Il Re e la Regina Consorte, ora a Balmoral con il resto della Famiglia Reale, rientreranno a Londra domani. La morte della Regina Elisabetta «è uno shock per la nazione e per tutto il mondo». Così la premier britannica Liz Truss che ha parlato alla nazione da Downing Street. Elisabetta II d’Inghilterra, con i suoi 70 anni di Regno, potrà essere ricordata come la sovrana britannica più longeva di sempre. La Regina ha guidato la monarchia britannica dal travagliato tramonto di un impero alle sfide appassionanti dell'età moderna. Il destino le aveva consegnato la Corona all’età di 26 anni, quando nel 1952 moriva prematuramente suo padre, Re Giorgio VI. A dire il vero, Regina quasi per caso. Perché quando nacque, il suo destino non sembrava affatto segnato dalla Corona. Suo padre era soltanto il Duca di York, fratello del futuro sovrano. Ma l’abdicazione di Edoardo VIII catapultò sul trono il padre della piccola “Lilibeth", diventata all’improvviso l’erede designata. Fedele fino alla fine ai suoi doveri, Elisabetta ha svolto il suo ruolo fino in fondo. La sua era resterà impressa nella storia per le onorificenze alle star del rock, per gli immutabili copricapo o i vestiti color pastello, i viaggi planetari da regina moderna, per la passione inossidabile per i castelli di Windsor e Balmoral, per gli amati cavalli e gli adorati cagnolini.  Qualche storico sostiene che Elisabetta non sia da paragonare per personalità ad altri grandi sovrani longevi come Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria, o Luigi XIV di Francia, il Re Sole. Forse Elisabetta sarà ricordata per esser stata una regina “normale”. Non stravagante, non eroica, ma certamente punto fermo di un Paese traghettato con destrezza da un decennio all’altro.  Una donna che ha saputo anteporre il peso dell��Istituzione che rappresentava ad ogni interesse personale. Con una popolarità raramente messa in discussione e cresciuta a dismisura negli ultimi anni. La scomparsa del Consorte, il Duca di Edimburgo, avvenuta in piena pandemia, ha lasciato Elisabetta più sola che mai. Come testimoniato dall’immagine di lei persa nel dolore nella cappella di Windsor ai funerali del marito.  Ora le succede Carlo - che attende da una vita questo momento - a cui spetta seguirne i passi.... Read the full article
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nosferatummarzia-v · 2 years
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Si presume che Elisabetta in Baviera (Sissi o Sisi), futura imperatrice d'Austria, indossasse questo abito in occasione all’addio del suo nubilato, il 20 aprile 1854, ma il giorno non è certo.
L’abito della foto, che è esposto al Sisi Museum di Vienna, è una riproduzione.
La parte verde di ricamo sulla gonna ha una scritta in arabo. Dopo un minuzioso lavoro di ricostruzione, grazie all'Istituto di Arabistica di Vienna si è scoperto che questi ideogrammi sono ovviamente di origine araba stanno a significare "Oh mio Signore, che sogno magnifico". Poichè non si hanno notizie certe sulla provenienza di questo abito, non ci è dato sapere dove e in quali circostanze fu confezionato. E' lecito pensare che il Duca Max, padre di Sissi, quale amante dell'Oriente se lo sia fatto confezionare appositamente per il matrimonio della figlia o che lo abbia direttamente portato da uno dei suoi viaggi.
Dell’ originale è rimasto solamente il corpetto ( vedi foto nei “commenti”), che non può essere esposto per motivi di conservazione.
E’ custodito presso il l Kunsthistorisches Museum di Vienna dal 2004.
[http://elisabethsissi.blogspot.com/2014/04/](http://elisabethsissi.blogspot.com/2014/04/)
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VENERDÌ 04 MARZO 2022 - ♦️ SAN CASIMIRO ♦️ San Casimiro (Cracovia, 3 ottobre 1458 – Hrodna, 4 marzo 1484) è venerato come santo patrono della Polonia e della Lituania dalla Chiesa cattolica, che lo ricorda il 4 marzo. Casimiro della nobile famiglia dinastica dei Jagelloni, nacque a Cracovia nel Wawel, il famoso palazzo reale della città. Terzogenito di Casimiro IV re di Polonia, e della regina Elisabetta d'Austria, nipote di Ladislao II di Polonia. Suo nonno materno era Alberto II d'Asburgo, Re di Boemia, d'Ungheria, e "Re dei Romani" nel Sacro Romano Impero. Dall'età di nove anni ricevette la propria educazione da Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, e da Filippo Buonaccorsi (anche conosciuto come Callimachus). A tredici anni gli fu offerto il trono d'Ungheria dalle fazioni avverse al Re Mattia Corvino al momento in carica. Casimiro, inizialmente entusiasta di difendere i territori cristiani dai Turchi, esternò la propria disponibilità in tal senso e si recò in Ungheria per essere incoronato. La sua nomina aveva legittimazione per il fatto che suo zio Ladislao III, Re di Polonia e di Ungheria, era stato ucciso nella battaglia di Varna nel 1444. Appena seppe però della contrarietà del Papa Sisto IV alla sua incoronazione, contrarietà legata all'obiettivo di non accrescere le tensioni già elevate con l'Impero Ottomano, Casimiro fece ritorno nella propria terra polacca. Suo padre, Re Casimiro IV, iniziò allora ad indirizzarlo verso la politica interna della Confederazione polacco-lituana e sugli affari pubblici del regno e quando suo fratello Ladislao ascese al trono boemo, Casimiro diventò l'erede designato per il trono polacco. Nel 1479 il Re si recò per 5 anni in Lituania, lasciando di fatto il figlio al potere in Polonia. Dal 1481 al 1483 amministrò lo Stato con grande saggezza ed equilibrio. Suo padre nel frattempo cercò di combinare il suo matrimonio con la figlia dell'Imperatore Federico III, ma Casimiro preferì rimanere celibe. Per la sua grande devozione religiosa, si esponeva a frequenti e prolungati digiuni che forse minarono il suo stato di salute. Indebolito nel fisico, fu colpito dalla tubercolosi.. ➡️LLink in bio (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CarZevus6gl/?utm_medium=tumblr
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daniela--anna · 4 years
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Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nata duchessa in Baviera ( Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898), meglio nota come Sissi, fu imperatrice d'Austria, regina d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d'Austria.
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gabbianotitania · 3 years
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I miei occhi sono sempre rivolti a Miramar: dal Molo Audace con i piedi immersi nel mare, dal traghetto, dal Faro della Vittoria e poi, un'ultima volta, dal treno che mi riporta a casa. I miei occhi cercano il sogno, immaginano di vedere allontanarsi dal porticciolo del pallido castello una nave silenziosa che, fiera, porta lontano un'imperatrice gabbiano, inquieta viaggiatrice. I miei occhi sono sempre rivolti a Miramar, ed ora che sono lontana, immagino un gabbiano posarsi sulle sue torrette: è Elisabetta che saluta Thalatta, ha finalmente messo le ali.
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vampira-75 · 3 years
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corallorosso · 7 years
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Cléo de Mérode (Parigi, 27 settembre 1875 – Parigi, 17 ottobre 1966), è stata una ballerina francese. Di nobile nascita, figlia della baronessa austriaca Vincentia de Mérode (dama di Corte dell'Imperatrice Elisabetta d'Austria) e di un nobile viennese che volle mantenere l'anonimato, Cléo si chiamava in realtà Cléopâtre-Diane. Venuta al mondo in un appartamento borghese di Parigi, Cléo crebbe come una parigina; eletta reginetta di bellezza da un concorso indetto da una rivista illustrata, Cléo fu avviata alla danza in giovane età presso la scuola dell'Opéra di Parigi, dimostrando buona attitudine alla disciplina. Il suo debutto avvenne appena undicenne. In breve il successo le arrise, e la sua bellezza e grazia divennero un solido punto di riferimento per le donne francesi, che ne imitarono stile e modo di vestire. Cléo posò come modella per diversi artisti, tra i quali Toulouse-Lautrec, Edgar Degas e Giovanni Boldini, divenendo anche così il fulcro di quel mondo, cosiddetto di "fine secolo". Cléo in particolare ideò una pettinatura a bande piatte sulle orecchie, che sarebbe stata destinata a siglare la moda della Belle Époque. I fotografi dell'epoca fecero a gara nel riprodurne le fattezze, che finirono (per la prima volta per una "demi-mondana") anche sulle cartoline, cosicché la immagine di Cléo finì per raggiungere angoli del globo che ella non visitò mai. Celebre fu la sua relazione segreta con il monarca Leopoldo II del Belgio, ribattezzato nei salotti di Europa Cleopoldo. Il sovrano si era innamorato di Cléo dopo averla veduta in una rappresentazione della verdiana "Aida" in cui la giovane (all'epoca dei fatti quindicenne, mentre Leopoldo II aveva oltre 60 anni) impersonava una egizia. Mmorì, quasi dimenticata - largamente sopravvissuta al mondo del quale era stata l'idolo - a Parigi, in un appartamentino modesto nei pressi del Parco Monceau. Venne inumata nel cimitero di Père Lachaise.
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