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#Domenico Donzelli
opera-ghosts · 2 years
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December 26. 1831 the first performance at the La Scala di Milano of the Opera „Norma“ from Vincenzo Bellini. Here we see singers of this evening: Giuditta Pasta Giulia Grisi and Domenico Donzelli.
At the same date also other first performances at the Scala:
1813 Aureliano in Palmira Rossini
1819 Bianca e Falliero Rossini
1833 Lucrezia Borgia Donizetti
1841 Maria Padilla Donizetti
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tonisemitoni · 11 months
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Domenico Donzelli per un giorno a casa sua
Il bel Museo della Musica di Bologna è racchiuso nel cinquecentesco, magnifico, Palazzo Sanguinetti, ultima famiglia a cui esso appartenne, a metà di Strada Maggiore. Palazzo Sanguinetti La famiglia Sanguinetti, acquistò questo edificio nel 1870 dal famoso tenore Domenico Donzelli, conteso dai più celebri operisti della prima metà dell’800 quali Rossini, Bellini e Donizetti, e dagli impresari dei…
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infosannio · 1 year
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Non solo Sgarbi e Santanché. Ecco tutti gli “impresentabili” di Meloni
Non solo Santanché e Sgarbi. Da Donzelli-Delmastro a La Russa e Lollobrigida. Tutti gli uomini che hanno messo in imbarazzo Meloni. (Domenico Di Sanzo – true-news.it) – Daniela Santanché e Vittorio Sgarbi sono soltanto gli ultimi due esponenti del governo ad avere messo in imbarazzo la premier Giorgia Meloni. Dal caso Donzelli-Delmastro alle gaffe di Lollobrigida. Tutti gli inciampi degli uomini…
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paoloferrario · 2 years
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Manifesto per riabitare l'Italia. Con un dizionario di parole chiave e cinque commenti, di: Tomaso Montanari, Gabriele Pasqui, Rocco Sciarrone, Nadia Urbinati, Gianfranco Viesti. - A cura di Domenico Cersosimo e Carmine Donzelli, Donzelli editore
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giancarlonicoli · 4 years
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10 mar 2021 12:55 1. POCHI SE NE SONO ACCORTI MA SOTTO LE MACERIE DEL CONTE 2 C’È ANCHE IL SUO PERSONAL GURU MASSIMO D’ALEMA, MENTORE POLITICO DEL MINISTRO DEL TESORO GUALTIERI E DI ARCURI. AMBEDUE SILURATI DA EPURATOR DRAGHI CHE PROSSIMAMENTE FARÀ FUORI ARCURI DA INVITALIA E I DALEMIANI IN CASSA DEPOSITI E PRESTITI: ERRORE (SACE) E IACOVONE (WEBUILD) 2. ALTRO CRACK: SULLE FORNITURE DI MASCHERINE È FINITO SOTTO INDAGINE ROBERTO DE SANTIS, IMPRENDITORE CITATO IN ALTRE INCHIESTE, DA SEMPRE VICINO (ANCHE IN BARCA) A MAX 3. PER LA GIOIA DELL’AMMINISTRAZIONE BIDEN, BAFFINO È ANCHE CONSULENTE DEI THINK TANK ORGANIZZATI INTORNO ALLA “VIA DELLA SETA” DELLA CINA, ED E' MOLTO ASSIDUO A PECHINO
DAGOREPORT
Pochi se ne sono accorti ma, con la caduta del governo Conte 2, è stato rottamato anche il suo consigliori “de sinistra” Massimo D’Alema, amico del ministro del Tesoro Roberto Gualtieri e mentore politico di Domenico Arcuri – ambedue messi da parte da epurator Draghi.
Dopo averlo portato a dirigere Sviluppo Italia (poi diventò Invitalia), D'Alema lo scortò alla presenza di Conte. La scintilla con l’ex premier sarebbe scattata su un finanziamento da 280 milioni di euro per lo sviluppo della Capitanata, nella provincia foggiana cara al presidente del Consiglio, che Arcuri avrebbe contribuito a sbloccare.
E quando Conte soffre D'Alema s'offre: “Io sono un sostenitore del presidente del Consiglio attuale per una ragione che potrà sembrare banale, cioè che non ne vedo di migliori all' orizzonte. Il presidente del Consiglio è stato il frutto di una selezione casuale, però questo è stato per volontà dei cittadini italiani, non colpa sua. Io non sono favorevole al metodo di "estrarre a sorte" il capo di governo però avendo adottato questo sistema, stavolta ci ha detto bene”.
Claudio Velardi, che lo conosce bene come ex Lothar, non ha problemi a confermare che “Dietro la schiena di Bettini si intravede l'ombra di Massimo D'Alema, che ha decretato all'inizio della crisi che non era possibile che l'uomo più popolare (Conte) venisse cacciato da quello più impopolare (Renzi)”. La disistima verso il bullo di Rignano ha origine dal fatto che fu Renzi a negare a D'Alema l'approdo a Bruxelles come Alto rappresentante per la politica estera della Ue.
Le disgrazie, si sa, sono come le ciliegie: una tira l’altra. E dopo la caduta di Conte e di Arcuri, nei giorni scorsi un’indagine della Procura sulle forniture di mascherine è finito sotto inchiesta anche Roberto De Santis, imprenditore già citato in altre inchieste, da sempre vicino (anche in barca) a Massimo D'Alema: è accusato di traffico di influenze.
L'ex premier italiano oggi è un agiato benestante grazie al fatto di presiedere l'Advisory Board di Ernst & Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone.  Così Donato Iacovone, capo di Ernst & Young Italia è diventato il presidente “Webuild-Salini Impregilo” (partecipata di CDP).
Non soddisfatto, Max convinse, con una chiacchierata a colazione, l’amministratore delegato di CDP, Fabrizio Palermo, a prendere come presidente della nevralgica SACE l’avvocato Rodolfo Errore che ci ha impiegato un minuto per prendere il sopravvento sull’Ad Latini. Draghi lo sa e, a partire da fine marzo, con il mandato di Palermo in scadenza, sistemerà il vertice della partecipata di Stato che gestisce il risparmio degli italiani. Naturalmente, anche per Arcuri, la direzione di Invitalia ha i giorni contati (L'ente ha il controllo anche della Banca Popolare di Bari, presieduta da Gianni De Gennaro).
Non dimentichiamo che D’Alema, per la gioia dell’amministrazione Biden, è anche consulente dei think tank organizzati intorno alla “Silk Road Initiative” del governo cinese, e molto assiduo a Pechino. Infatti, al convegno organizzato qualche tempo fa dal colosso cinese Zte, non poteva mancare il ghigno di Baffino, subito mitragliato dal politologo amerikano Edward Luttwak con un tweet. “Sono dispiaciuto”, ha scritto, “che proponga l' uso di router cinesi Huawei e Zte già rifiutati da Germania e ogni Paese che ha segreti tecnologici. Essendo lui stato al Copasir sa che le due aziende sono componenti dell'intelligence cinese”.
Ancora. Oltre ad essere presidente dalla ricca Fondazione Italianieuropei di cui è tuttora impossibile conoscere tutti i finanziatori, dal 2018 è stato professore straordinario del corso di "Storia delle relazioni internazionali" presso la Link Campus University, ateneo vicino ai 5 Stelle finito nella tempesta del Russiagate.
I contenuti di sei lezioni svolte presso l’università degli spione de’ noantri nella prima metà del 2019 e dedicate ad altrettante questioni di politica internazionale hanno prodotto l’ultimo libro del Leader-Maximo: “Grande è la confusione sotto il cielo” (Donzelli editore)
E ora che è la catena del potere è spezzata, D’Alema che fa? Tranquilli, Baffino è un’araba fenice. C'è chi ha ricordato che dopo la presidenza del Copasir, per non sparire dalla scena politica Spezzaferro si era "aperto" all'Opus Dei e ai gesuiti. C' è chi ne ha ricordato le sconfitte alle Regionali e in politica estera, leggi Afghanistan.
C' è chi diceva “D'Alema non ne ha indovinata una da quarant'anni, si presenta come il più esperto di tutti, in realtà le ha sempre sbagliate tutte. Non ne indovina una da quando non finì il corso di laurea alla Normale. Da lì è stato un susseguirsi di errori”, e la frase non è attribuibile a Gasparri ma ad Umberto Eco.
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barbarapicci · 7 years
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(via Mostre in Calendario [42] – 14/04/2017) Cosa troverete: la nuova mostra al Centro Pecci di Prato; Martino Genchi e Flavio Favelli a Venezia; Severino Salvemini, Joys e Peeta a Milano; i capolavori del Seicento italiano a Roma; Omar Galliani a Firenze; Pietro Donzelli a Rovigo; Maurizio Gabbana a Torino; Cristian Castelnuovo a Cagliari; Domenico Rambelli a Lugo; Maria Jole Serreli a Oristano; Francesco Bosso e Iginio Iurilli a Polignano a Mare; le Ceramiche Decò a Faenza; Bertozzi & Casoni ad Ascoli Piceno; una collettiva a Trieste & more… Clicca per vedere la lista: https://barbarapicci.com/2017/04/14/mostre-calendario-42/
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todayclassical · 8 years
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February 02 in Music History
1594 Death of Italian composer Giovanni Pierluigi Palestrina in Rome at age 68. 
1669 Birth of French composer and organist Louis Marchand, in Lyons.  1673 Death of German composer Kaspar Forster, at age 56 in Oliva. 
1687 FP of Pallavicino's La Gierusalemme Liberata at the Hoftheater in Dresden.
1714 Birth of German organist and composer Gottfried August Homilius in Rosenthal. 
1727 FP of J. S. Bach's Sacred Cantata No. 52 Ich habe genug on the Feast of the Purification, was part of Bach's third annual Sacred Cantata cycle in Leipzig.
1731 FP of Handel's opera Porus, King of India which ran for sixteen performances.
1748 Birth of German composer Christian Gottfried Thomas.
1750 Death of German composer Johann Graf, at age 65.
1762 Birth of castrato Girolamo Crescentini in Urbino. 
1770 Birth of bass Giuseppe Naldi in Bologna. 
1773 Birth of composer Vincenc Tomas Vaclav Tucek.
1779 Death of German composer Georg Philipp Kress, at age 59.
1780 Birth of American composer Ananias Davisson
1785 Birth of mezzo-soprano Isabella Colbran in Madrid.
1789 Death of French composer and organist Armand-Louis Couperin, at 63.
1790 Birth of tenor Domenico Donzelli in Bergamo. 
1794 Death of soprano Marie Fel.
1795 FP of Joseph Haydn's Symphony No. 102 in B.
1804 Birth of composer Leopold Eugen Mechura.
1817 Birth of composer Jose Maria de la Purificación Ventura.
1822 Death of French composer and violinist Jean-Baptiste Davaux, at age 79 in Paris.  1827 Death of composer Johann Nepomuk Kalcher, at age 62. 1837 Birth of German-Bavarian conductor and composer Max Zenger in Munich.  1840 Birth of French composer Louis Bourgault-Ducoudray.  1844 Birth of Dutch composer and Haarlem music school director, Leander Schlegel, in Oegstgeest.
1847 Birth of pianist and composer Jules Francois Blasini, in Curacaos. 1850 Birth of composer Makar Grigori Yekmalyan.
1869 Birth of baritone Jean Perier in Paris. 
1873 Birth of Austrian operetta composer Leopold Fall in Olmütz. 1875 Birth of Austrian-American violinist Fritz Kreisler in Vienna. 
1875 Death of bass Luigi Agnesi. 
1877 Birth of tenor Frantisek Krampera in Prague.  
1882 Birth of soprano Evgeniya Bronskaya in St Petersburg.  
1882 Death of Italian composer Fabio Campana, at age 63. 1883 Birth of Russian composer Mikhail Fabianovich Gnesin in Rostov on Don.  1883 Birth of Mexican composer Candelario Huízar in Jerez, Zacatecas, Mexico. 
1887 Death of tenor Georg Unger. 
1888 Birth of English pianist Irene Scharrer in London. 
1890 FP of Antonin Dvorák's Symphony No. 8, Op. 88, in Prague. Composer conducting. 
1893 Birth of soprano Jeanne Dusseau in Glasgow. 
1900 FP of Gustave Charpentiers opera Louise at the Opéra-Comique in Paris.
1900 Birth of soprano Anni Frind in Nixdorf, Czech.
1901 Birth of Russian-American violinist Jascha Heifetz in Vilnius. 
1901 Birth of German baritone Gerhard Hüsch in Hanover. 
1902 Death of composer Emanuil Mandlov, at age 42. 1904 Birth of composer Jose Enrique Pedreira. 1908 Birth of Slovenian composer Pavel Sivic in Slovenia. 
1908 Birth of Italian composer Renzo Rossellini.
1909 Death of German composer Johann Georg Herzog, at age 86. 1911 Birth of French organist and composer Jean-Jacques Grunenwald. 
1914 Birth of tenor Donat Antonovich Donatov in Pietrovich.  
1919 Birth of Swiss soprano Lisa Della Casa in Berne. 
1919 Death of composer Xavier Henry Napoleon Leroux, at age 55. 
1920 FP of Igor Stravinsky's ballet, The Song of the Nightingale at the Paris Opéra with choreography by Massine. 
1921 FP of Luis Bretan's opera Luceafarul 'The Evening Star', in Cluj, Romania. 
1923 Death of baritone Robert Leonhardt. 
1926 FP of Henry Cowell's String Quartet No. 1 Quartett Pedantic at Aeolian Hall by the Ralph Henkle String Quartet in NYC.
1921 Death of composer Luigi Mancinelli, at 72.
1925 Birth of composer Michel Paul Philippot.
1927 Birth of composer Richard Vance Maxfield in Seattle, WA. 
1928 Death of English composer Frederick Iliffe in Oxford.
1929 Birth of composer Reiner Bredeemeyer.
1929 Birth of tenor Waldemar Kmentt in Vienna.
1930 Birth of bass Reiner Suss in Chemnitz. 
1930 Birth of American composer Herbert Bielawa.
1933 Birth of baritone Patrick McGuigan in Dublin. 
1934 Birth of mezzo-soprano Maura Moreira in Brazil. 
1937 Birth of American soprano Martina Arroyo in NYC.  1941 Birth of French-American composer Serge Tcherepnin near Paris. 1944 Birth of English conductor Andrew Frank Davis in Ashbridge. 1944 Birth of American pianist Ursula Oppens in NYC. 1951 Birth of American composer Andrew Gelt in Albuquerque, NM.
1952 Death of German composer Gustav Strube, at age 85. 1954 Death of composer Theodor Rogalski, at age 52. 1956 Death of mezzo-soprano Marie Klanova-Panznerova. 
1960 Birth of American composer Harold Colin Cowherd.
1960 Death of composer Jeno Huszka, at age 84. 1961 Death of composer Adolf Vogl, at age 87. 1965 Death of composer Richard Wurz, at age 79. 1968 Birth of English composer Simon Wickham-Smith in Rustington.
1969 Death of MET Opera tenor Giovanni Martinelli at age 83.  1970 Death of composer Jaroslav Vogel, at age 76.
1971 Death of soprano and coach Franziska Martiensson-Lohmann. 
1974 Death of Belgian composer Jean Absil in Brussels at age 80. 1976 Death of composer Maurice Jacobson, at age 80. 1977 FP of Ned Rorem's A Quaker Reader for organ, in NYC.
1979 Birth of composer Marcus Hoffman.
1981 Death of soprano Xenia Belmas. 
1984 Death of soprano Margherita Perras.
1985 Death of bass Marco Stefanoni.
1986 Death of coach Margaret Krauss. 1987 Death of English composer and conductor Spike Partick Hughes.
1988 Death of British pianist Solomon Cutner.
1993 FP of Liebermann's Quintet for Piano & Strings, Peter Orth, piano; the Franciscan Quartet. 1993 Death of baritone Gino Bechi.
2000 Death of tenor Marcel Vercammen. 
2002 FP of Philip Glass' Symphony No. 6. American Composers Orchestra conducted by Dennis Russell Davies at Carnegie Hall in NYC.
2003 Death of American composer Lou Harrison at age 85 in Lafayette, Indiana.
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pangeanews · 5 years
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L’opera di Francis Scott Fitzgerald? Un infinto atto d’amore per capire Zelda, per conquistarla, per penetrare nella sua follia
Che F. Scott Fitzgerald e l’Italia fosse una scusa per parlare d’altro, credo sia stato evidente a chiunque si sia trovato tra le mani questo libricino. Certo, la situazione era favorevole a un saggio che indagasse il rapporto di F. Scott Fitzgerald con la critica italiana: c’erano state, negli ultimi anni, una tale quantità di nuove pubblicazioni che non si potevano spiegare solo con la liberazione dei diritti. E con questo intendo dire che, accanto a riedizioni e racconti per noi inediti, c’erano delle raccolte di lettere, come per esempio quella magistrale a cura di Leonardo Luccone Sarà un capolavoro. Lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori (minimum fax, 2017), che a prima vista potevano interessare solo gli addetti ai lavori e che invece venivano proposte al pubblico mainstream. Perché? Era una bella domanda, che poteva giustificare uno scritto.
*
Però ricostruire non sempre equivale a creare. Così il saggio ha preso una piega ulteriore, in qualche modo occulta. La tesi che ci tenevo a dimostrare era questa: se si leggono gli scritti di Fitzgerald in ordine cronologico, scopriamo che tutto ruota intorno alla coppia Scott & Zelda. Mi rendo conto che possa sembrare un assioma buttato là, ma il luogo per spiegarmi meglio rimane il libro. Una cosa, almeno per me, è certa: se cambiamo lente d’ingrandimento, questa può forse funzionare per uno o due scritti, ma mai per tutta l’opera di Fitzgerald. L’unica che funziona sempre e comunque ha un nome e un cognome precisi: Zelda Sayre.
*
Qui vorrei dire piuttosto qualche cosa sul metodo usato, che a guardare bene è stato spesso rigettato con incredulità. Il primo a suonarmele, fu l’amico e collega Michelangelo Franchini: per essere considerato tale, mi ha detto, un metodo critico deve essere reiterabile a più riprese. E quindi, anziché critica, sarebbe stato più giusto chiamarlo uno studio empatico, se questo significhi davvero qualche qualcosa. Poi fu il turno di Francesco Muzzioli, professore di critica letteraria all’Università La Sapienza di Roma: l’identificazione del lettore con uno o più personaggi è una delle maniere più puerili di leggere un libro. Ma F. Scott Fitzgerald e l’Italia non tentava una identificazione tra me e Fitzgerald, quanto semmai una sovrapposizione. Io posso dire di essere F. Scott Fitzgerald, ma non posso dire, per esempio, di essere anche Jack London, Ray Bradbury o Jack Kerouac (per rimanere su un paio di altri autori di cui mi sono occupato). Che si trattasse di esclusività, non lo nego: ma nel contenuto, non nella forma. La critica empatica può essere applicata da quanti studiosi lo si voglia, tuttavia non per tutta la propria carriera critica. Per funzionare, il critico e l’autore o l’autrice studiati devono tendere a una forma di empatia eccezionale.
*
Ecco però un nuovo problema: come facciamo a essere sicuri che quel rapporto stia avvenendo per davvero? L’empatia non si può misurare, non possiamo essere assolutamente certi che il critico non ci stiano prendendo in giro. La risposta è una sola: leggendolo. Ho sempre avuto un’idea piuttosto puerile della letteratura, per cui a interessarmi erano maggiormente gli uomini o le donne dietro il libro. Ogni lettore incontra, prima o poi, l’autore della propria vita – mi rendo conto che possa sembrare una conclusione banale, ma certo è meglio di usare espressioni come: autore preferito. C’è di più: ogni lettore incontra, prima o poi, l’autore che pare aver già raccontato la propria vita e che, non necessariamente, coincide con l’autore tipo precedente. Quello che ho immaginato è una costellazione di critici che raccontino delle loro sovrapposizioni esistenziali. E questo non ha niente a che vedere con la critica psicoanalitica o semplicemente con le biografie. A meno che il critico non si esponga con la sua storia privata, il lettore non potrà mai verificare quanto possa esserci di sovrapponibile tra due vite. Per essere ancora una volta banali: non troverete mai, se non in rari casi, il critico che vi dica all’autore è successa esattamente la stessa cosa che è successa a me e che vi spieghi anche che cosa. Dovrete affidarvi alla lettura: se la critica empatica funziona, sentirete che c’è qualcosa di diverso. Che ciò che vi stanno raccontando, riguarda i rapporti umani tanto quanto la letteratura. Che la vita può essere la letteratura, come scriveva Carlo Bo a proposito degli autori americani. In una parola: se siete dei tipetti sensibili o ne resterete incantati o denuncerete il critico come l’ennesimo pazzo megalomane.
Antonio Merola
***
Per gentile concessione dell’editore si pubblica un estratto dal libro di Antonio Merola, F. Scott Fitzgerald e l’Italia (Ladolfi Editore, 2018).
Conclusioni: il primo passo per una critica empatica 
Nello studio americano The foreign Critical Reputation of F.Scott Fitzgerald (1980),  Linda C. Stanley muoveva una forte critica alla critica italiana della prima metà del No­vecento: il nostro paese cioè sembrava preferire a Fitzgerald quegli scrittori (che consi­derava) proletari come Hemingway e Faulkner.
L’impegno principale della nuova critica in un primo momento è stato allora quello di conferire una «reputazione» allo scrittore-Fitzgerald, dissociandolo dalla leggenda biografica dell’uomo. Successivamente, grazie soprattutto alla partecipazione america­na, lo scrittore e l’uomo sono venuti finalmente a coincidere: il materiale della narrazio­ne proviene dalla sincerità con cui Fitzgerald elabora la propria esistenza – e viceversa. Oggi la recente traduzione a cura di Daniela De Lorenzo dello studio imparziale di Ri­chard Owen, Hemingway e l’Italia (Donzelli, 2017), ci chiarisce meglio la predilezione tutta italiana per lo scrittore.
Antonio Merola è l’autore di “F. Scott Fitzgerald e l’Italia” (Ladolfi Editore, 2018)
Rimane aperta tuttavia una problematicità: dopo avere superato l’esigenza della com­parazione, come bisogna affrontare criticamente Fitzgerald? La strada finora percorsa ci porta sulla topica della doppiezza. Anche qui però bisognerebbe capire anzi tutto sopra quale binarietà ragionare: per fare un esempio, è stato posto l’accento più volte intorno a quella parabola della felicità propria dello scrittore-uomo, che veniva spiegata con una biografia prima e dopo la malattia di Zelda, o alla crisi del Crack-up, oppure con la contrapposizione dell’enorme successo economico e di pubblico alla sopravvivenza come semplice uno tra (o dei) molti a Hollywood, ma potremmo continuare ancora con una critica testuale o tematica. Ser­gio Perosa in particolare individuava una preminenza speciale nella tematica dell’amore assieme a quella della ricchezza, che Fernanda Pivano nella introduzione ai Romanzi riassumeva nella esclusività della seconda: o meglio, la patologia di Zelda le sembrava una conseguenza della più ampia malattia generazionale verso il denaro e l’incapacità della donna di vivere al di fuori di quella leggenda. Pivano lamentava cioè l’assenza nel panorama italiano di uno studio che si concentrasse prevalentemente sul rapporto tra Fitzgerald e il potere suggestivo della materialità del successo. Ma più avanti, Barbara Nugnes nel proprio Invito alla lettura di Francis Scott Fitzgerald (1977), propone una suggestione sopra la ricchezza diversa: “Lo stesso tema della ricchezza, il più ossessivo e onnipresente nell’opera dello scrittore, e quello su cui più frequentemente si appuntavano le critiche dei con­temporanei, si rivelava ora, a ben guardare, carico di implicazioni simboliche. I ricchi di Fitzgerald non somigliano ai ricchi di Dreiser e non somigliano ai ricchi di James. Forse – come osservò Leslie Fiedler – essi non somigliano neppure ai veri ricchi. Fitzgerald si serve di loro come Melville si era servito della sua bale­na: sono un mito, un simbolo, l’incarnazione di tutte le ambiguità della vita, menzogna e fascino, incanto e orrore. Arrivare a conoscerli è conoscere la Veri­tà”.
Credo però che la questione dovrebbe venire presentata secondo una ulteriore prospetti­va: non voglio negare l’importanza (o sarebbe meglio dire il fascino) che «la leggenda del ricco» esercitò sopra la poetica di Fitzgerald, ma sancirne l’esaustività critica sareb­be come banalizzare la feroce lotta che l’uomo condusse nella seconda parte della pro­pria esistenza – se è giusto dividere una vita in partes. Dopo la pubblicazione de I Taccuini personali dell’autore, (introd. di Sergio Perosa, trad. Armando Pajalich e Domenico Ta­rizzo, Einaudi, 1980), l’ultimo ventennio ha portato alla luce una sequela di pubblica­zioni come Caro Scott, carissima Zelda. Lettere d’amore di F. Scott Fitzgerald e Zelda Fitzgerald, (trad. di Marina Premoli, La tartaruga, 2003), o le Lettere a Scottie, con lettere inedite di F. Scott Fitzgerald, (a cura di Massimo Bacigalupo, Archinto, 2003), e la recente Sarà un capolavoro: lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori (a cura di Leonardo G. Luccone, trad. di Vincen­zo Perna, Minimum Fax, 2017); assieme alla pubblicazione quasi completa dell’intera produzione minore dello scrittore, tra cui l’ultima Per te morirei e altri racconti perduti, (trad. Vincenzo Latronico, Rizzoli, 2017): tutto questo gigantesco lavoro di recupero ci fornisce finalmente la strumentazione da cui (ri)partire per una critica biografica della produzio­ne fitzgeraldiana.
E in particolare, ritengo che bisognerebbe riprendere quella «tematica amorosa» indi­viduata da Perosa: considerare cioè la storia creativa dello scrittore come una intima ri­flessione sopra la storia amorosa con Zelda Sayre. Abbiamo già avuto modo di suggerire come una inquadratura simile funzioni maggiormente rispetto a relegare la scrittura di Fitzgerald intorno all’età del jazz o a qualsiasi altro periodo storico particolare: se si cer­ca di leggere infatti l’intera produzione fitzgeraldiana come lo specchio di una singolari­tà temporale, la poetica comune dell’uomo rischia di sfuggire perché è la coppia che si muove negli Anni Venti, nella e oltre la crisi che segue il boom e infine nella grande oscurità che anticipa la guerra; ma se il successo porta Scott e Zelda a vivere quel primo decennio dalla cima di una montagna artificiale, e quindi a coincidere con esso (e se vo­gliamo a rappresentarlo), è pure vero che il resto della loro esistenza prosegue all’inter­no di un confine spirituale personale e appartato: la patologia psichiatrica della donna.
Se esiste in Fitzgerald una doppiezza è proprio verso la moglie: il lavoro continuo contro la pazzia, ma anche il dialogo con essa; la sublime coincidenza tra uno spirito di conservazione e uno di distruzione. Era impossibile per lui proseguire la vita senza la compiutezza dell’amore: o meglio, Fitzgerald lavora, e lavora sodo (anche fino all’infar­to), ma si muove nella società da allora in poi come il fantasma di se stesso; lavora per pagare la cura ormai senza speranza di Zelda. E se tornerà a scrivere con Gli ultimi fuo­chi, è per cercare lei in un mondo altro: lontano dalla clinica e ancora più lontano dalla realtà.
Il successo è solo una illusione di guarigione (peraltro momentanea): con il primo ro­manzo cioè aveva “conquistato” Zelda, per guardare poi alla ricchezza come a uno stru­mento principe di tranquillità. Ma già nel Belli e dannati comprende la superficialità di questa strategia; quando la moglie poi comincia a dare il primo segnale di confusione, Fitzgerald ci presenta Gatsby: al gangster non serve più il denaro, perché la «luce ver­de» non è altro che la normalità di Zelda, la sensazione atroce dell’incombenza della malattia. E con essa, persino l’esigenza della grande scrittura si allontana: la produzione di Fitzgerald per lungo tempo si limita alla commerciabilità della stessa sopra le riviste popolari. Tenera è la notte arriva solo dopo il lungo travaglio personale della coppia; ma il romanzo non poteva trovare allora favore nel grande pubblico, perché è il resoconto dettagliato di una esperienza titanica: la comprensione della pazzia. La critica sosteneva infatti che Dick Diver non sembrasse uno psichiatra: non aveva cioè la competenza (e la conoscenza) della medicina. Ma Fitzgerald ci presentava invece una storia diversa: l’universalità dell’amore; o meglio, la capacità dell’amore oltre l’individuo, che supera l’ideale romantico (che cioè si fonda sopra l’idea dell’altro) per incontrare e congiunger­si con l’altro fino alla creazione di un sentire doppio, e assieme comune.
Sembra una conclusione che poco ha di critico: servirebbe uno studio puntuale a par­tire dal testo, per dimostrare come la presenza di Zelda sia onnipresente in ciascuna fi­gura femminile (protagonista) della produzione fitzgeraldiana. A guardare bene infatti, romanzo e realtà biografica della coppia vengono sempre a coincidere: il pattern di ciascuna storia si muove intorno a una vicenda romantica e se si confronta quella finzio­ne con la corrispondenza biografica coincidente alla scrittura della stessa, è chiaro che Fitzgerald sta parlando a nome di lui e di Zelda. Ancora, abbiamo detto che una critica fitzgeraldiana debba necessariamente considerare la produzione intera dello scrittore: se per esempio ci avviciniamo al solo Di qua dal Paradiso, l’interpretazione che vuole Fitzgerald come il portavoce di una storicità particolare sembra funzionare; ma ecco che non appena allarghiamo il nostro orizzonte critico, ogni tentativo di categorizzazione particolare si dimostra inadeguato. Al contrario invece, la riflessione sopra la coppia reale rimane l’unica chiave di lettura che funziona e singolarmente e nella totalità della produzione: l’evoluzione (o l’involuzione) di ciascuna tematica, o ancora la pluralità delle ambientazioni, non servono a giustificare la coppia personaggio, non siamo di fronte cioè alla pretestualità della trama come esempio per spiegare romanticamente una idea a posteriori (e del resto abbiamo visto come accada che Fitzgerald trascenda se stesso durante il processo creativo); ma è l’agens stesso della coppia nella storia (o nella propria esistenza) che trascina con sé l’ambientazione o una tematica come una conse­guenza: dal dialogo con se stesso e con Zelda nasce cioè tutta l’opera di Fitzgerald.
Antonio Merola
*In copertina: Francis Scott Fitzgerald, Zelda e il figlio Frances, detto ‘Scottie’
L'articolo L’opera di Francis Scott Fitzgerald? Un infinto atto d’amore per capire Zelda, per conquistarla, per penetrare nella sua follia proviene da Pangea.
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paoloferrario · 2 years
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Manifesto per riabitare l'Italia. Con un dizionario di parole chiave e cinque commenti, di: Tomaso Montanari, Gabriele Pasqui, Rocco Sciarrone, Nadia Urbinati, Gianfranco Viesti. - A cura di Domenico Cersosimo e Carmine Donzelli, Donzelli editore
vai a: Manifesto per riabitare l’Italia. Con un dizionario di parole chiave e cinque commenti di Tomaso Montanari, Gabriele Pasqui, Rocco Sciarrone, Nadia Urbinati, Gianfranco Viesti. – A cura di Domenico Cersosimo e Carmine Donzelli SCHEDA LIBRO Nel dicembre del 2018 Donzelli pubblicava il volume Riabitare l’Italia, frutto dell’originale lavoro di studiosi di diverse discipline, di…
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