#Darkspace
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thehardgroove · 25 days ago
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DARKSPACE was founded by Wroth, Zorgh and Zhaaral in 1999 in Berne (Switzerland). Since then four albums and two EPs were released: Dark Space -II to Dark Space III I. The band rarely appears live. In 2019 Zorgh quit while the band was awarded the Music Prize of the Canton of Berne for the creation of their soundscapes and their atmospheric performances. In 2022 Yhs joined Wroth and Zhaaral to complete the three again. After the release of Dark Space -II in 2024 Darkspace is preparing the next step in their cosmic journey.
Line-up:
Wroth : Guitars, Vocals
Yhs : Bass, Vocals
Zhaaral : Guitars, Vocals
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rastronomicals · 2 months ago
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7:09 AM EDT October 5, 2024:
Darkspace - "Dark 1.1" From the album Dark Space I (October 13, 2003)
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monumental-darkness · 2 years ago
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drondskaath · 5 months ago
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Plutonian Khaos | Those Who Shall Arrive | 2024
Slovakian Raw/Atmospheric Black Metal
For fans of Darkspace
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galexibrain · 5 months ago
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Aaaaaaayyyyyyyy I haven't listened in Darkspace in so loooonnnngg OMG they're so good u.u
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distantobserver0 · 8 months ago
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My new single!
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justutter · 2 years ago
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khrushchov · 1 year ago
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goldenkranic360 · 2 years ago
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Super Sonic and Super Darkspace
Here we have Super Sonic but with my oc, Darkspace in a super form of his own when he uses the chaos emeralds. What are they doing? Perhaps they're teaming up to fight the titans on Starfall Islands
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mefrfuji · 2 days ago
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This is YOUR chance to get ME!!! to write (almost) ANYTHING!!!!
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Rules and requests on first chapter!!
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danzameccanica · 5 months ago
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Akhlys è la nebbia che compare agli occhi dei mortali quando sono in punto di morte; è come se la loro anima, in forma quasi tangibile eppure invisibile uscisse dagli occhi per tornare nel regno di Ade. Dall’invisibile verso l’invisibile. Esattamente come all’alba dei tempi, nell’ombelico della Sicilia, vicino a Enna, avvenne il ratto di Core. Nel momento in cui la terra si squarciò e apparve la quadriga di Ade, Core stava guardando un narciso. Guardava il guardare. Mentre lo stava per cogliere fu rapita dall’invisibile, verso l’invisibile. Korē non significa solo “fanciulla” ma anche “pupilla”, «la parte più eccellente dell’occhio» come disse Socrate ad Alcibiade; non è solo la parte più eccellente perché è quella che vede ma perché è quella dove chi guarda incontra, nell’occhio dell’altro, il simulacro di chi guarda. Nel momento in cui Core fu rapita ci fu chi sentì un grido. Ma che cosa significava quel grido? Era soltanto il terrore di una fanciulla rapita da un ignoto? O fu il grido di un riconoscimento irreversibile?*
Questa è l’immagine di House of the Black Geminus, terzo capitolo di questa nebbia-Akhlys che dura un attimo ma che riesce ad avvolgere tutti i paradigmi del black metal: la brutalita, la monumentalità, la trasversalità, la sfuggevolezza. Brutalità perché le urla lancianti sono come quelle delle Erinni o di Ananke: ci troviamo di fronte ad un prodotto dalla fisiologia nuova ma che incute lo stesso terrore e rispetto degli antichi. La batteria spinta velocissima a metà strada fra l’essere triggerata e digitale conferisce all’album un’aggressività ed una velocità particolare; a volte il black metal acquisirà sfumature quasi power-techno, soprattutto grazie alle esplosioni industrial-ambient. "Maze of Phoebetor" è un intricata matassa di riff vorticosi e gorgheggianti che richiamano i Blut Aus Nord di The Work Which Transforms God ma la particolarità e l'unicità di questo album è non fermarsi a solo un genere di sfumature.
La Monumentalità è evocata brano dopo brano, attraverso l’ampio minutaggio e i riff vorticosi che, susseguendosi, creano un gigantesco panorama astratto e scosceso. La militanza quasi ventennale nei Nightbringer da parte di Naas Alchamet si sente puntualmente anche nella nuova incarnazione benché sia difficile spiegare la differenza dei rispettivi modi di comporre riff, in entrambi i luoghi melodici ma dissonanti, in entrambi i luoghi capaci di invocare mitologie oscure e impossibili da gestire dagli umani se non da maghi o sacerdoti. Akhkys però è sempre stata una creatura più violenta che fa paura anche nei momenti di respiro. Il riff principale di "The Mask of the Night-speaking" è una chitarra che sembra un sintetizzatore; "Through the Abyssal Door" ha una grandiosità post-apocalittica già come sentito nei tre 777 francesi o, anche in questo caso, una rivisitazione mistica dei Godflesh. Stupendo anche la finale Eye of the Demon dove c’è una specie di rivisitazione di In the Nightside Eclipse 2.0, aggiornata e digitalizzata. Quello che fino ad ora potrebbe però sembrare una personale visione di un blackmetal a tratti industrial deve però ancora emergere più che con il resto dell'album, direi con la sua visione di insieme.
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La Trasversalità perché oltre a citare i grandi rivoluzionari all’interno del black metal contemporaneo, gli Akhlys aprono un’altra porta della percezione, con tocchi e condimenti electro/ambient. Se però prendiamo, ad esempio, quello che hanno fatto i Darkspace, noi vediamo che l’elettronica è una sorta di grembo (anti)naturale degli strumenti metal, ci sono dei passaggi organici fra una strumentazione e l’altra: è come se i synth generassero le chitarre e viceversa. La componente elettronica di The House of Black Geminus nasce da delle esplosioni: in quel secondo, secondo e mezzo di pulsazione, non si capisce se stiamo ascoltando un synth effettato o l’unione compressa di chitarra, basso e batteria che, alterati, creano un altro tipo di suono. Non sono le esplosioni che vengono generate dagli strumenti ma sono loro stesse che generano il resto della strumentazione. "Black Geminus", la traccia strumentale, è questo attimo preso, allungato, dilatato, reso sempre più astratto; tanto che nei suoi cinque minuti di lunghezza non fornisce una narrazione. Ma la modalità nella quale viene percepito ci fa anche pensare che possa essere stato composto con una strumentazione classica per poi essere manipolato. La manipolazione e l’alterazione sono le azioni più importanti e imprescindibili per capire appieno questo album. Le corde delle chitarre sono state manipolate, alterate in modo che i propri delay continuino a pugnalare la mente. Stessa cosa per la batteria, spinta al massimo sia nei termini di “suonabilità” che di sonorità il che ci porta alla sfuggevolezza.
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La Sfuggevolezza sta nella percezione. Tutto è alterato nella post-produzione di House of the Black Geminous è alterato proprio con lo scopo di svelare la disumanità. Alterando e occultando la tangibilità e la riconoscibilità si arriva ad un prodotto invisibile. Sempre secondo il principio della visibilità (che vale anche per un prodotto audio), quando la pupilla, dopo aver visto la propria duplicazione, subisce un’alterazione volontaria da una volontà estranea comporta un’amplificazione e quindi una distorsione. Se l’immagine viene spinta violentemente verso la nascita del cono ottico, quell’immagine si oscurerà perdendo il contorni che diventeranno sempre meno lineari, più astratti ma anneriti e amplificati dalla vicinanza; dall’estrema vicinanza. Se Core vede sé stessa nell’occhio di Ade e prende consapevolezza della propria coscienza; è l’umano che arriva ad una rivelazione. Ma l’azione inversa diventa terribile e insostenibile proprio per la sua impossibilità. L’occhio di Ade, l’occhio del rapitore, non può prendere coscienza di sé stesso perché è un dio antico un dio non può prendere coscienza di sé, o almeno non senza conseguenze ingestibili e insopportabili per il mondo umano. Basti ricordare cosa è successo a Semele quando ha ottenuto la visibilità di Zeus. Ecco, La sfuggevolezza di House of the Black Geminus riusciamo a percepirla e descriverla finché la consapevolezza del suono (e della visione) si avvicina quanto più possibile al nostro timpano, alla nascita del nostro cono uditivo (come quello visivo), un attimo prima dell'indistinguibilità del caos. Anche il precedente Melinoë aveva a che fare con il tentativo di dare un contorno percepibile ad un groviglio di urla e di caos. Ma in quel caso si andava a cercare una semplificazione dalla moltitudine. House of the Black Geminus è una sorta di semplificazione di tutto ciò che è appena udibile, riconoscibile nella nostra scala di valori; c’è anche qui la moltitudine, ma c’è il maggior numero di moltitudini sopportabili un attimo prima della definitiva e inevitabile distruzione e dissoluzione.
*Roberto Calasso - Le Nozze di Cadmo e Armonia 237-41
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thehardgroove · 2 years ago
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Dark Space -I
Dark Space I
Dark Space II
Dark Space III
Dark Space III I
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rastronomicals · 22 days ago
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4:06 PM EST November 4, 2024:
Darkspace - "Dark 1.1" From the album Dark Space I (October 13, 2003)
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z428 · 23 days ago
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Music for cold mornings, while trying to float through fog.
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drondskaath · 9 months ago
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Darkspace | Dark Space -II | 2024
Swiss Atmospheric/Ambient Black Metal
First album without Zorgh; falls a little short of previous works..
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darktripz · 9 months ago
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DARKSPACE -II
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