#DIRITTI UMANI
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L’avevano fermata, le avevano detto che il suo velo era fuori posto, che doveva sistemarlo meglio, che coprisse come si deve. Uno sguardo di ammonizione, una regola ripetuta, e un comando che pesava come catene invisibili.
Ma invece di abbassare lo sguardo, di tirare quel velo come le avevano detto, si toglie il velo. Poi la giacca, la camicia. Strato dopo strato, libera la pelle, si scrolla di dosso le catene.
Nel cuore pulsante di Teheran, nel cortile dell’università, rimane in biancheria intima, ma rivestita di un coraggio e una dignità che superano ogni stoffa.
Gli sguardi si accalcano su di lei: alcuni pesanti, di giudizio; altri increduli, come se stessero respirando libertà per la prima volta. Lei è una nota stonata in un coro di silenzi, un punto esclamativo in un libro di regole immutabili.
La terra sotto i suoi piedi è sempre la stessa, ma il cielo sembra abbassarsi per accoglierla. Si domanda se il vento senta il peso di tutte le parole che non si sono mai osate.
Gli occhi degli altri si posano come pietre sul suo corpo, mentre le voci si sussurrano contro di lei, tempeste di giudizi. Ma nel suo silenzio c’è un grido che sfida il mondo.
Arrivano per spegnere la sua fiamma, ricoperti di divise che trasudano conformità. La afferrano con forza, la trascinano via, mentre lei resta muta, forte come una roccia. La portano in un luogo dove sperano di spezzarla, di soffocare quel fuoco indomabile. La trasferiscono in un ospedale psichiatrico, dove tentano di etichettare come “follia” il suo desiderio di libertà. Ma non capiscono che le idee non si possono ammanettare, né chiudere in una stanza bianca.
Donna. Libera. Rivoluzione che cammina a piedi nudi sul selciato della storia.
Il suo corpo è un manifesto, la sua pelle è inchiostro vivo, e oggi ha scritto una nuova pagina di libertà.
Nel dipartimento rimane il suo ricordo, un’ombra luminosa, un’equazione irrisolta sul muro. Perché spogliarsi dei simboli imposti è l’unico modo per rivestirsi di infinito.
PS: La ragazza si chiama Ahou Daryaei, studia letteratura francese all’Università di Oloom Tahghighat, in Iran.
Un’eroe di cui avevamo bisogno!
Un grosso problema sono le donne a favore della sharia, e se non sono tutte coese contro il regime religioso, sarà l'ennesimo martire di un ottusa religione.
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" In genere c’è uno strato di sottoproletariato, di proletariato, di iperevoluti di una società che non ha più bisogno di associazione, che, essendo libera dal bisogno ha già superato ogni forma e necessità di organizzazione: ma qui siamo in Sicilia, senza gli iperevoluti. Anche il nobilotto di questa zona lo considero un sottoproletariato perché non si è ingranato in questa società. Vede, non ce n’è di associazione, o è troppo scarsa, neanche nei sindacati, in nessun sindacato: nella Coltivatori diretti, ad esempio, uno va per avere il concime, per avere l’assistenza, per ottenere le cose Per me non dovrebbe esistere la CISL, la UIL, la CGIL, la CISNAL e via dicendo, ma il sindacato apolitico e apartitico. Sono bacati tutti, manca la maturità perché manca la cultura, manca cioè la scuola. Io di cooperative ne ho fondate a decine, a decine, io al cooperativismo ci ho creduto, ma praticamente sono fallite tutte. Organizzazione religiosa? Quella è un’altra cosa. Sono cattolico se i miei genitori mi hanno inculcato i sentimenti cattolici. La religione viene dalla convinzione, dalla tradizione, mentre l’associazione non ha qui una sua tradizione: in Sicilia vivono solo le forme clientelari. Nei partiti il 90 per cento ci si mette perché la DC dice: «Io ti garantisco questo», il PC dice: «Io ti garantisco quest’altro», gli altri partiti dicono: «Io ti garantisco quest’altro». Allora chi entra, aspetta per giudicare e quindi per convincersi, altro è dare adesione formale e altro è dare adesione sostanziale. Se uno non ottiene, cambia, uno passa da un partito all’altro, sbanda; se uno non vede raggiunti i suoi desideri immediatamente, immediatamente cambia partito o organizzazione perché ha bisogno. Nella iperevoluzione c’è la libertà dal bisogno, qui no. "
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Brano tratto da L’onorevole Calò, testo raccolto in: Danilo Dolci, Racconti siciliani; prima edizione Einaudi, 1963.
#Danilo Dolci#Racconti siciliani#raccolta di racconti#Sicilia#XX secolo#Storia d'Italia#letture#leggere#libri#citazioni#nonviolenza#progresso#civiltà#diritti umani#diritti civili#impegno#politica#attivismo#povertà#miseria#sottosviluppo#sciopero alla rovescia#coraggio#pacifismo#maieutica#educazione#scuola#cultura#associazionismo#lotta alla mafia
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QUANDO I DIRITTI UMANI HANNO UN PREZZO
L'idea disumana del governo per i richiedenti asilo:
«Vuoi evitare il CPR? Paga 5000 euro».
In pratica l'Italia vuole adottare una nuova Dichiarazione dei Diritti Umani. È uguale alla precedente, ma per ogni diritto è indicato un prezzo.
Diventerà una sorta di Catalogo dei Diritti Umani:
«Solo oggi, offerta speciale: due diritti al prezzo di uno. E per le prime 100 telefonate un diritto in omaggio».
«Affrettati: un diritto fondamentale di seconda fascia ti costa meno di un caffé al giorno. Approfitta delle nuove opportunità».
«Oggi anche tu puoi avere un diritto. Scopri i vantaggi di un finanziamento triennale».
«Diritti umani per tutte le tasche? Con noi è possibile. Contatta subito i nostri punti vendita. L'umanità non è mai stata così conveniente».
«E con la nuova stagione arrivano i saldi. Sconto del 50 per cento su tutti i diritti fondamentali».
FINE
[L'Ideota]
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[quando la droga ti fotte il cervello]
È indispensabile fumare cannabis a scopo ludico? NO - e quindi problema col codice della strada e con la mafia che guadagna sulle droghe illegali risolto ✔️
Sono i Diritti Sociali e Civili il problema da risolvere e non le istanze puerili dei bimbiminkia che fumano canne.
La droga fa male? Si, e tutta! (la legale, come l'alcol e anche quella illegale, come la marijuana): rende così dipendenti (intossicati) al punto da rompere il cazzo, un giorno si e l'altro anche, perché rendano legale quella per la quale lo spaccio non sia ancora regolamentato.
Quando pensi solo alla droga, lo fai perché sei tossico mica perché ti interessa la Libertà.
#Quando la droga ti fotte il cervello#cervello#tossicodipendenza#droga#indispensabile#fumare#cannabis#fumare a scopo ludico#scopo#ludico#illegale#pensare#tossico#libertà#interesse#spaccio#spacciare#rompere#rompere il cazzo#diritti#diritti umani#diritti sociali#diritti civili#alcol#sostanza tossica#bimbiminkia#risolvere#istanze#istanze puerili#puerile
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Mi sono ricordato di uno spezzone di intervista che mi è capitato di guardare ed era ad un ex prigioniero di Guantanamo. E lui, alla domanda: "Come descriverebbe la sua esperienza in quel luogo?" ha incredibilmente risposto: "Ha presente Harry Potter? Perché mi è capitato di leggerlo di recente... Nel mondo del libro avevano un luogo dove confinavano i malvagi, un posto dove ti rubavano la felicità. Sì, direi che era così".
In entrambi i casi, i buoni signore e signori.
#sì ma quando si tratta di noi lo facciamo con più classe#torture#diritti umani#vedere in bianco e nero
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Newborns die of hunger and mothers struggle to feed their children as Israel’s siege condemns Gazans to starvation | CNN
Troppo è troppo!
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La più grande democrazia del mondo, faro della Libertà e dei Diritti dell’Uomo, gli Stati Uniti, chiede l’estradizione di Julian Assange, alla culla della democrazia dell’Occidente, la Gran Bretagna, perché il giornalista ha preso troppo sul serio la parola Libertà, credeva di vivere in una Democrazia e riteneva di poter godere di alcuni Diritti in quanto Uomo. Assange, se estradato, rischia negli Stati Uniti una condanna fino a 175 anni di carcere perché accusato di spionaggio e per aver divulgato documenti segreti.
Dove finisce la libertà di informazione, dove il diritto dei cittadini di sapere cosa fanno i loro governanti, fin dove si può spingere la trasparenza delle azioni di governo, e dove bisogna preservare la sicurezza di uno Stato?
Assange non ha divulgato segreti militari, tecnologici, difensivi, non ha messo a rischio la sicurezza del Paese, ha solo scoperchiato l’ipocrisia dei politici che dicono di essere democratici, liberali e poi fanno politiche estere predatorie e usano gli stessi strumenti coercitivi e gli stessi strumenti terroristici delle peggiori dittature.
Quello istituito contro Assange non è un atto di giustizia, ma persecutorio e punitivo, gli Stati Uniti si comportano contro di lui esattamente come Assange ha mostrato che in realtà sono.
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>>> lettera aperta di artisti, letterati, intellettuali al mondo della cultura italiana - per la palestina <<<
per sottoscrivere la lettera aperta che segue, utilizzare l’email [email protected] LETTERA APERTA DI ARTISTI, LETTERATI, INTELLETTUALI AL MONDO DELLA CULTURA ITALIANA Gli artisti e le artiste, gli/le intellettuali, le associazioni culturali che firmano questa Lettera aperta, avvertono l’ineludibile bisogno di prendere posizione di fronte a quanto sta accadendo a Gaza e in…
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#aderire#apartheid#appelli#appoggio alla Palestina#art#arte#artisti#attacchi ai civili#bombardamenti#Cisgiordania#civili#Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU#crimini contro l&039;umanità#crimini di guerra#cultura#diritti umani#ethnic cleansing#film#Gaza#genocide#genocidio#governo israeliano#Hamas#IDF#il Natale di Erode#intellettuali#Israele#lettera aperta#letterati#MK-84
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Testimonianze d'amore
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Quale donna non si è mai imbarazzata almeno una volta nel dire a qualcuno di avere le mestruazioni? Tanti i modi di dire: “ho le mie cose“, “sono indisposta“, “sono in quei giorni“. E quante volte, invece, è capitato agli uomini di arrossire al solo sentir nominare la parola mestruazioni o assorbenti?
Ciò è dovuto al senso di vergogna ed inadeguatezza che con gli anni è stato associato a questo fenomeno fisiologico e non certo sovrannaturale.
Considerare le mestruazioni alla stregua di un “disturbo” ha origini antiche ed è un modo di pensare più radicato di quanto si creda.
Le religioni in questo hanno fatto la loro parte: nei secoli hanno avvalorato la tesi secondo cui le donne sono “colpevoli” di avere le mestruazioni. Sono immonde, impure e fragili. Sulla base di alcuni testi sacri è stata concepita l’idea della debolezza della donna, basata appunto sul fatto di avere le mestruazioni per sette giorni al mese.
In molte culture e religioni questo periodo biologicamente naturale viene usato per stigmatizzare la donna condannandola all’isolamento e alla vergogna.
La legge ebraica proibisce letteralmente qualsiasi contatto fisico tra uomini e donne durante i giorni delle mestruazioni. Questo in particolare tra marito e moglie. Sono due i temi che ricorrono più spesso in relazione alle mestruazioni: uno è quello dell’isolamento a cui le donne vengono destinate, quasi come fosse una punizione per qualcosa che non possono controllare; un altro è quello della sessualità, in quanto agli uomini viene severamente proibito di giacere accanto alla propria moglie durante i famosi sette giorni e di avere rapporti sessuali, in quanto il solo contatto fisico potrebbe renderli impuri. Ci troviamo ancora una volta alla riduzione della donna a puro oggetto del desiderio sessuale dell’uomo.
Anche il Cristianesimo si è servito delle mestruazioni per creare disuguaglianze e impedire alle donne di occupare posizioni autorevoli. Ci sono molti tabù all’interno della Chiesa che escludono le donne dall’assumere posizioni di una certa importanza all’interno della gerarchia ecclesiastica. Ciò accade perché anche nella Bibbia viene affermato che le donne sono impure, soprattutto durante il loro ciclo mestruale.
L’Induismo ha costruito negli anni una figura della donna “inquinata” e un’idea delle mestruazioni come una maledizione che bisogna combattere con l’isolamento. Il ciclo infatti viene visto come un evento privato che la donna deve vivere da sola. In molti Paesi e culture esse vengono isolate nelle cosiddette “menstrual hut” (capanne mestruali), che si trovano per lo più in luoghi isolati e senza accesso a servizi igienici.
Se una pratica così dannosa è però anche ben radicata in una cultura, cosa bisogna fare? In che modo si può attuare un cambiamento nel modo di percepire le mestruazioni?
L’istruzione è il primo elemento chiave su cui bisogna lavorare: la salute della donna non deve essere un tabù, ma deve essere spiegata nelle scuole così che le ragazze non vengano sorprese dall’arrivo del primo ciclo.
È ciò che è successo in Etiopia, dove Sara Eklund, madre etiope e padre americano, ha fondato il primo marchio africano di coppette mestruali per aiutare le donne, sia dal punto di vista economico che igienico-sanitario: “Noble cup”, coppette eco-sostenibili.
L’imprenditrice del Corno d’Africa non si è limitata a questo: alla creazione e distribuzione delle coppette alle ragazze e donne etiopi, accompagna una serie di incontri educativi sulla biologia femminile e le mestruazioni.
Smettere di considerare le mestruazioni un tabù e garantire l’accesso ai prodotti necessari è il primo passo per liberare le donne dallo stigma che le accompagna. Non stiamo infatti parlando di “affari da donna” bensì di qualcosa di più grande che riguarda tutte e tutti e che dovrebbe essere considerato un diritto imprescindibile.
#luposolitario00🐺#napoli#il ragazzo di napoli#mestruazioni#parità dei sessi#diritti umani#diritti#diritti di genere#femminismo💙#femminismo
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OVVIETÀ CHE I GIORNALI NON FANNO NOTARE
Cospito in carcere può parlare solo con tre mafiosi.
Con chi parla? Con loro.
Di cosa parlano? Della loro situazione.
Se sono caduto in un pozzo e con me c'è un altro individuo caduto nel pozzo, di che parliamo? Di calcio? Di fotosintesi clorofilliana? Del collezionismo di mappamondi? No, parliamo del pozzo.
Se sono stato sequestrato da un probabile serial killer e mi ritrovo in un antro buio con un'altra vittima nell'attesa angosciosa di terribili sofferenze, di che parliamo? Di fumetti? Di pornoattori? Del rapporto tra la commedia scollacciata degli anni Settanta e i cinepanettoni del decennio successivo? Oppure parliamo del pericolo che corriamo?
Se ho raggiunto un riparo dopo un cataclisma naturale e mi ritrovo con un gruppo di persone nell'attesa di soccorsi, di che parliamo? Del declino di Dario Argento come regista di film horror?
Ecco, Alfredo Cospito può parlare solo con mafiosi, perché non ha altri esseri umani a cui rivolgersi, perché non può fare altro, e molto probabilmente parlano del suo sciopero della fame e del 41 bis. Cioè parlano della loro vita quotidiana. È una cosa del tutto naturale e comprensibile.
Reazione politica e mediatica: «Visto? Parla con i mafiosi del 41 bis. C'è chiaramente un'alleanza!». [L'Ideota]
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Quando non esiste una sinistra politica per i Diritti Civili e Sociali, la destra politica vince facile - ed è più che giusto che ciò accada, perché rispecchia pienamente la volontà popolare.
Faccio i miei auguri a Trump: che porti avanti il suo mandato alla lettera.
Io non sostengo Trump: non lo farei nemmeno se costretta 😊 Il punto è che una società, a volte, ha bisogno di toccare il fondo per reagire - ed io spero che reagisca 😊
Sono Radicale, Attivista per i Diritti e mi ispiro all'ideale politico di socialdemocrazia strutturato da Olof Palme: si, certo che la mia è solo una provocazione 😊
Concordo sul reagire, ma non puoi farlo sulle piattaforme Meta, perché appena ti azzardi a fare critiche alla "sinistra", si riuniscono in gruppo e ti segnalano l'account. Per ciò che mi concerne, ho fatto del mio meglio, sia nella realtà sia nel virtuale, per chiedere a chi si ritiene di sinistra di non dare dell'ignorante a chi voti a destra, perché ciò fa solo si che le persone si sentano offese e non cambino idea. Niente da fare: sono ottusi.
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Zakaullah Saleem dal pulpito: “Bisogna scavare una buca profonda per ricoprire le parti intime e salvare il pudore, poi…”. Il filmato sul canale YouTube della Green Lane Mosque. Inchiesta per capire perché fosse stata finanziata una istituzione nota per essere radicale
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Ecogiustizia Subito: la prima tappa a Casale Monferrato contro l’inquinamento da amiantoUn flash mob e un Patto di Comunità per il rilancio ambientale e sociale
Un grido di giustizia per il popolo inquinato
Un grido di giustizia per il popolo inquinato Il 27 novembre 2024, Casale Monferrato è stata protagonista della prima tappa della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito: in nome del popolo inquinato”, promossa da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera. L’evento ha preso il via con un flash mob davanti alla Corte d’Appello di Torino, dove è in corso il processo…
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