#Contributi da Genova
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Fernanda Pivano Viaggo cose persone
Testi di: Alba Cappellieri, Ida Castiglioni, Guido Harari, Fiorella Minervino, Fernanda Pivano, Arnaldo Pomodoro
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2011, 224 pagine, 29,5x20,5cm, oltre 300 a colori e in b/n, ISBN 978-88-86899-85-7
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Milano Galleria Credito Valtellinese Stelline 6/IV 18/VII 2011
Giornalista, saggista e traduttrice molto ammirata, donna complessa e ironica, tramite culturale tra Italia e Stati Uniti per oltre sessant’anni: Fernanda Pivano (Genova, 1917 – Milano, 2009) è senza dubbio uno dei personaggi più amati del Novecento, e proprio a lei è dedicato questo volume che, in occasione di una mostra ospitata a Milano, vuole renderle omaggio a pochi anni dalla scomparsa.
Fernanda ha illuminato generazioni di italiani facendo loro scoprire i testi di Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner, Gertrude Stein, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Henry Miller, solo per citarne alcuni. Una carriera letteraria iniziata nel 1943, quando per Einaudi pubblica la prima traduzione italiana di Spoon River sotto la guida di Cesare Pavese e quella di Addio alle armi, libro proibito dal Regime per il quale finì in carcere. Ma appena riuscì a ottenere il visto, Fernanda andò in America per conoscere di persona quei grandi autori che le avevano fatto crescere la passione per la libertà, e che lei stessa ha contribuito a rendere “classici”.
In catalogo dunque, ecco documenti originali, dattiloscritti e testi autografi di grandi scrittori accanto alle poesie, alle lettere e ai disegni dedicatele da amici e artisti del mondo letterario e musicale. Nel ricco repertorio fotografico del volume spiccano i ritratti di Guido Harari e, ancora, altre testimonianze del carattere curioso e appassionato d’arte della Pivano, come i gioielli etnici raccolti durante i lunghi viaggi in giro per il mondo, o quelli disegnati per lei da Ettore Sottsass e Arnaldo Pomodoro.
Un volume, ricco di contributi, per ricordare una delle personalità più amate della cultura italiana del Novecento.
17/10/24
#Fernanda Pivano#mostra Stelline Milano 2011#Ettore Sottsass#Guido Harari#Arnaldo Pomodoro#fashionbooksmilano
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Il meteo torna a spaventare Milano
Dalla notte di giovedì a Milano sta piovendo con insistenza, come previsto dai bollettini meteo della protezione civile che per oggi hanno decretato una doppia allerta meteo arancione per la città. Dopo il nubifragio e gli allagamenti di martedì scorso, anche la giornata di oggi si annuncia difficile per Milano, dove nell'arco di 24 ore potrebbero cadere fino a 100 millimetri di pioggia. Alle 7.50 la protezione civile ha comunicato che il Lambro ha raggiunto la "soglia di allerta". Circa mezz'ora dopo la vasca anti esondazione del Seveso è stata aperta per contenere le acque ed evitare esondazioni in zona Niguarda. Comunità evacuate, Lambro al limite "Alle 8.30 ancora pioggia intensa a Milano e a nord. Dalle 3 circa sono caduti in città 35-40 mm di acqua, in Brianza 45-50 e a nord 60-70. Il Seveso ha subito un repentino innalzamento e alle 8.15 abbiamo attivato la vasca. Stiamo cercando di usarla solo in emergenza e immagazzinando meno acqua possibile per evitare di averla piena e non poter più bloccare l'esondazione su Milano. Purtroppo è ancora la sola vasca in funzione, e meno male che a Milano c'è. Siamo alla sesta volta nel 2024", ha fatto sapere l'assessore alla sicurezza del comune di Milano, Marco Granelli, in mattinata. "Il Lambro si sta ancora innalzando e a Milano è a 2,50 e a Brugherio è quasi a 3 metri. Le comunità del Parco sono evacuate. A Ponte Lambro siamo presenti con Mm e protezione civile dalle 4.00 di stanotte e stiamo monitorando fognatura e fiume, cercando di fare tutte le manovre possibili per evitare l'allagamento. Siamo al limite in quanto il Lambro è alto e crescerà ancora e la fognatura sta raccogliendo molta acqua dalle piogge intense", ha ammesso l'assessore. Allagamenti e disagi per i mezzi "Possibili allagamenti causa avverse condizioni meteo", l'avviso della polizia locale meneghina, che ha invitato tutti alla "prudenza nei sottopassi e lungo le strade a scorrimento veloce". Disagi anche per i mezzi Atm. Sulla stazione M3, ha fatto sapere l'azienda di Foro Bonaparte, due ingressi della stazione Corvetto sono chiusi per allagamento, mentre resta aperto quello di viale Lucania. Il tram 9 verso Porta Genova devia e salta le fermate da Stazione Centrale a Porta Venezia per "uno scambio allagato in viale Vittorio Veneto". "Vasca svuotata ieri" "Dalle 3.00 circa sta piovendo su Milano e su tutta la Brianza e le Prealpi", era stato il primo aggiornamento fornito poco dopo le 6 da Granelli. "Il Seveso a Milano è in salita con contributi locali nella zona di Cinisello e da nord. La vasca ieri è stata svuotata ed è pronta ad accogliere la piena", aveva chiarito. "Il Lambro a Milano è in salita e ha già superato la quota dei 2 metri, con contributi a Milano e da nord", aveva proseguito Granelli. A Ponte Lambro, quartiere che spesso finisce sott'acqua a causa dei temporali, "le squadre Mm e protezione civile sono presenti e stanno monitorando l'andamento della fognatura e del Lambro, pronti a intervenire in via Vittorini, Camaldoli e Rilke in caso di fuoriuscita dell'acqua". Alle 6.30 il Seveso aveva raggiunto 1,23 metri a Cesano Maderno, mentre il Lambro ha toccato quota 2,16 a Feltre. Read the full article
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Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio
Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio https://ift.tt/D36Zefu Bordighera (IM): la sede attuale dell'Unione Culturale Democratica (Via al Mercato, 8) Angelo Oliva, premio Cinque Bettole 1961 Enzo Maiolino e Giorgio Loreti - queste pagine non possono che iniziare dai loro nomi - hanno svolto per decenni un'opera di raccolta e salvaguardia delle memorie culturali del Ponente ligure e specialmente delle stagioni più intense di iniziative che ebbero come centro Bordighera nel cuore del secoloscorso e a cui hanno loro stessi contribuito. Negli archivi che Maiolino e Loreti hanno radunato e preservato si possono infatti ritrovare, rispettivamente, tutte le iniziative organizzate nell'ambito dei Premi Cinque Bettole, la cui parabola va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta, e le numerose attività del circolo creato alla fine degli anni Cinquanta e denominato a partire dal 1960 Unione Culturale Democratica. Il presente fascicolo e la riscoperta dell'esordio letterario di Angelo Oliva ci riportano precisamente all'incrocio tra queste due traiettorie, la manifestazione delle Cinque Bettole e il dinamismo dei giovani aderenti all'UCD, all'inizio di un decennio che si era aperto già in modo turbolento con il governo Tambroni e la contestazione antifascista al congresso nazionale del Movimento Sociale Italiano indetto a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza. Con l'edizione 1961 dei Premi, dopo la "gara estemporanea" organizzata nel 1958, lo svolgimento in una sola giornata di un concorso di pittura nel 1959 e la sospensione nel 1960, si tentò di rifondare quella che era stata per diversi anni la rassegna di punta delle estati bordigotte proprio coinvolgendovi nuove generazioni. [...] Angelo Oliva si vide invece attribuire il primo premio per il racconto Una grossa porcheria che si può infine rileggere in questo volume nella versione edita, come previsto a compimento della manifestazione, sulle pagine de "L'Eco della Riviera". [...] A distanza di più di sessant'anni è comunque difficile dire quanto possa avere influito nelle determinazioni della giuria il fatto che Oliva fosse già conosciuto come uno dei fondatori dell'UCD e tra i principali animatori del "giornale dell'Unione Culturale Democratica", dove i suoi articoli erano regolarmente affiancati da quelli firmati dagli stessi Seborga e Biamonti. La pubblicazione, realizzata in ciclostile dai giovani democratici, nacque, si sviluppò e fu poi interrotta proprio tra il 1960 e il 1961. L'ultimo numero, doppio, uscì a ridosso di quell'estate con in prima pagina uno scritto di Biarnonti in morte di Maurice Merleau-Ponty e uno di Oliva su Fidel Castro, in terza pagina una poesia inedita di Seborga che presentava più oltre alcuni versi del poeta cubano José Luis Galbe (che fu uno dei suoi traduttori). La ricchezza dei contributi raccolti nei fascicoli di questo giornale corrispondeva alla varietà di interessi dei giovani fondatori del circolo in virtù dei quali la cessazione delle pubibblicazioni, a metà del 1961, non coincise con una flessione delle attività del gruppo: nel giro di pochi mesi, presso il locale denominato "la Buca" perché seminterrato al n. 171 (l'attuale 187) di via Vittorio Emanuele di Bordighera, l'UCD organizzò infatti mostre personali di Enzo Maiolino, Mario Raimondo e Sergio Gagliolo, conferenze di Seborga sulla poesia civile in lingua spagnola o del maestro Raffaello Monti su Musorgskij, per poi festeggiare a ottobre l'anniversario della sua sede "rinnovata" con esposti alle alle pareti "quadri di pittori di Bordighera fra i quali: Maiolino, Truzzi, Gagliolo, Raimondo, Ciacio, Porcheddu e della pittrice Eny
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"Toti sottoposto a un ricatto: se non ti dimetti, non esci. È una forzatura inaccettabile" Carlo Calenda, lei ha definito «una brutta pagina per la democrazia» le dimissioni del governatore Giovanni Toti. Perchè? «Toti è un mio avversario, politicamente. Ma non si può non vedere quel che è successo. É stato sottoposto a un chiarissimo ricatto: se non ti dimetti non esci. Mi sembra una forzatura del tutto inaccettabile, indegna di uno Stato di diritto: per la Costituzione, Toti come tutti i cittadini, eletti o meno, è solo un indagato, innocente fino a condanna definitiva. Dovrà andare a processo, quando ci sarà, ma è anche stato eletto dai cittadini per governare la Liguria, e tenerlo agli arresti glielo ha impedito. Si è dovuto dimettere perchè non aveva altra scelta, a questo punto». Non è certo la prima volta che accade, in Italia. «Purtroppo no. Ho visto la vita di tanti governatori rovinata dalla stessa trafila: accuse, arresti, dimissioni. Poi magari vengono assolti in primo e secondo grado, come è successo in Basilicata a Pittella, e nessuno paga per il danno subito dalle istituzioni e dai cittadini. Mai. Abbiamo compilato un dossier alto così, con i casi di 150 sindaci indagati per abuso d’ufficio e spesso per questo costretti a farsi da parte: 150 inchieste che poi sono finite nel nulla cosmico, ma intanto sono state utilizzate per fini politici. Di fronte a questo non è accettabile che destra e sinistra non difendano i principi cardine dello Stato di diritto, se non saltuariamente e solo per i loro». Che idea si è fatto del caso Toti? «Dalla vicenda ligure sembrano emergere profili di conflitti di interessi che sono quanto di più estraneo alle scelte di Azione: noi non accettiamo contributi elettorali da nessun ente o concessionario pubblico, io come parlamentare rifiuto compensi per consulenze o simili. Ma un conto sono etica e opportunità nei comportamenti, un altro le inchieste penali». Toti doveva rimanere? «Avrebbe dovuto poter governare fino alla eventuale condanna. Possiamo considerare esecrabile accettare soldi da coop o concessionari, ma è consentito dalla legge. E li prendono tutti, a destra come a sinistra: provate a leggere gli elenchi di contributi ricevuti da ogni candidato governatore. Invece si decide arbitrariamente chi indagare e chino, e questo è inaccettabile. E poi che succede, se come penso Toti verrà assolto? Chi spiegherà ai cittadini che lo hanno eletto che il loro diritto è stato violato? Chi pagherà per la sua vita rovinata?». Il centrosinistra è andato fino in piazza a Genova a reclamare le dimissioni. «Quello del centrosinistra è solo tatticismo elettorale senza prospettive. Non capiscono che così segano il ramo dello Stato di diritto su cui sono seduti anche loro. Mi rifiuto di accettare questo imbarbarimento per cui si usano le inchieste come fondamento del confronto politico». Ora si andrà a nuove elezioni in Regione: voi come vi muoverete? «Noi siamo stati all’opposizione di Toti. Ma non accetteremo candidati imposti, né programmi che non siano estremamente seri, a cominciare dal completamento dei progetti di infrastrutture indispensabili alla Liguria che Toti e il sindaco di Genova Bucci hanno portato avanti. Nessuna ipoteca grillina». Vi unirete al campo largo? «Il “campo largo” non esiste: non ha posizioni comuni su nulla, dall’Ucraina alla Ue, come si è visto sul voto a Ursula von der Leyen, né su ambiente, lavoro, infrastrutture, investimenti. L’unico trait d’union è il “no alla destra ladra e fascista”: ma questo non può essere un programma di governo. C’è un vuoto di consapevolezza della gravità del momento, da entrambe le parti». Cosa intende? «Non si può andare avanti così: serve un’area repubblicana e europeista di governo che affronti pragmaticamente i problemi su cui l’Italia rischia di saltare per aria. Dalla questione siccità, che si ripropone da anni ma intanto restano 2500 società-poltronificio pubbliche che gestiscono una rete che perde il 42% del flusso idrico. Alle pensioni, per pagare le quali tra poco serviranno 20 miliardi l’anno. Mentre nessuno ne parla, e destra e sinistra pensano solo a urlarsi addosso. Basta».
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Sistema pensionistico dell'INPS vicino al crack finanziario
L’INPS è il più grande schema Ponzi della storia. Ecco perché l'INPS è un gigantesco schema Ponzi e riformare il sistema previdenziale è pressappoco impossibile. Agli inizi del secolo scorso tale Carlo Ponzi partì giovane dal porto di Genova con meta il Nord America. Storia comune a quella di milioni di altri emigranti italiani. Pochi spiccioli in tasca e la voglia di rifarsi una vita. Messo piede sul suolo degli States, americanizzò il suo nome in Charles. Non avrebbe immaginato che il suo cognome avrebbe fatto la differenza, diventando in futuro sinonimo di “truffa”. Già, perché il ragazzo si fece subito una fama attirando i capitali dei risparmiatori locali, perlopiù italoamericani in una prima fase. Prospettò loro guadagni elevati e ben sopra i livelli medi di mercato. Giustificò l’alta remunerazione con la capacità di trarre elevati profitti dagli investimenti in buoni di risposta internazionale, particolari francobolli vigenti agli inizi del Novecento per le missive inviate a soggetti residenti all’estero. In breve, Ponzi promise guadagni stellari, ma ben presto si scoprì che la vicenda fosse un raggiro ai danni degli ignari risparmiatori. Questi furono allettati dai pagamenti anche con interessi del 50% in tre mesi effettuati ai primi investitori. E’ la logica sottostante ad ogni catena di Sant’Antonio. Offro rendimenti altissimi ai primi investitori con i capitali versati dagli investitori arrivati dopo. In questo modo si sparge la voce che l’investimento sia realmente sicuro e redditizio e arrivano ulteriori capitali. Senonché l’italoamericano non stava investendo alcunché, limitandosi a prelevare i fondi degli ultimi arrivati per pagare coloro che volevano riscattare la quota con annessi interessi. “Buco” pensioni si allarga Fu questo il famoso “schema Ponzi”, che valse al suo ideatore anni di galera e il rimpatrio dopo la scarcerazione in Italia. Questo meccanismo è fallace, destinato a durare fintantoché l’ammontare dei nuovi capitali supera quello dei riscatti. Quando accade il contrario, il castello di carte crolla in un attimo. Ma quello di cui vi vogliamo parlare non è la truffa di un secolo fa, replicata in tempi recenti da personaggi come Bernard Madoff sempre negli Stati Uniti fino alla crisi finanziaria mondiale del 2008. Esiste un gigantesco schema Ponzi propinato dai governi di gran parte del pianeta. In Italia, riguarda l’INPS. Lo scorso anno, l’ente di previdenza spese più di 283 miliardi di euro in pensioni, coperte per poco più di 230 miliardi dai contributi. La differenza di quasi 53 miliardi l’ha dovuto coprire lo stato, pardon i contribuenti. Più o meno va così ogni anno e, soprattutto, nei prossimi decenni andrà probabilmente molto peggio. Come funziona l’INPS? Preleva i soldi dei lavoratori per pagare gli assegni a chi attualmente si trova in pensione. A loro volta, i lavoratori di oggi saranno mantenuti in pensione dai lavoratori di domani. Questo sistema, contrariamente a quanto molti di noi si ostinano a pensare, non presuppone alcun investimento. I nostri contributi, che pure sono annualmente rivalutati in base ad un dato coefficiente fissato per legge, nei fatti non arrivano mai sui mercati finanziari neppure per un euro. Vengono subito spesi per pagare le pensioni. Il sistema va avanti fino a quando la massa dei contributi versati è almeno pari alla spesa per le pensioni. Ciò è possibile a condizione che il numero dei lavoratori resti stabile o cresca e i salari da cui prelevare i contributi crescano anch’essi. Se per ragioni socio-demografiche la popolazione attiva si riduce e la crescita dell’economia rallenta, il sistema salta. Esattamente come per qualsiasi schema Ponzi. Ed ecco rendersi obbligatori rimedi come l’allungamento dell’età pensionabile, la riduzione degli assegni futuri, l’aumento dei contributi, l’importazione di un numero crescente di immigrati, ecc. Schema Ponzi per l’INPS, impossibile uscirne
Lo schema Ponzi su cui si basa l’INPS è noto in economia come sistema a ripartizione: i contributi dei lavoratori sono ripartiti tra i pensionati. Il modello alternativo si chiama sistema a capitalizzazione. E’ privatistico, cioè funziona così: i contributi dei lavoratori sono investiti sul mercato e generano rendimenti, così che i futuri pensionati possano percepire un giorno un assegno sufficiente per vivere. Qui, non esiste alcun legame tra lavoratori e pensionati. Ciascuno paga per sé. Perché non tendere a questo sistema? Perché se all’improvviso tutti investissimo i contributi solo per il nostro futuro, come farebbe l’INPS a pagare le pensioni di oggi? Almeno una generazione tra pensionati o lavoratori soffrirebbe: o i primi non riceverebbero alcun sostentamento o i secondi dovrebbero pagare il doppio dei contributi: per sé e per i pensionati del momento. Sarebbe in ogni caso ingiusto. Uscire dal sistema a ripartizione è impossibile senza sostenere grosse perdite per lunghi anni. Proprio come lo è disinvestire da uno schema Ponzi senza che il sistema imploda. Fu la miopia dei governi nel Secondo Dopoguerra ad avere intrappolato per sempre i popoli in una logica di “solidarietà intergenerazionale” divenuta semplicemente insostenibile per ragioni di matematica. Charles Ponzi sarebbe stato orgoglioso di avere ispirato niente di meno che i modelli previdenziali pubblici di mezzo mondo. Gli stipendi sono troppo bassi per garantire una pensione futura sufficiente ai giovani lavoratori. Manca (da troppo tempo) un salario minimo in Italia. Il problema delle pensioni future in Italia si chiama salario minimo. Cosa che da noi non esiste. L’Italia, come noto, è uno dei pochi Paesi fra i 27 membri della Ue a non aver ancora adottato il salario minimo. Ne deriva che, nel sistema contributivo, a bassi livelli di retribuzione non possa corrispondere un domani una pensione dignitosa. Con l’effetto che lo Stato debba continuamente intervenire con politiche assistenziali, per sostenere il potere di acquisto di chi non arriverà a percepire una rendita sufficiente per vivere. Negli ultimi dieci anni, giusto per rendere l’idea delle cifre in ballo, la spesa pubblica per il sostegno alle prestazioni più basse è passata da 140 a 208 miliardi di euro. Costi spalmati sulla fiscalità generale, ovviamente. Pensioni: cosa non funziona A fare il punto sulla criticità del nostro sistema welfare è il presidente uscente dell’Inps Pasquale Tridico in una intervista rilasciata dal Salone Internazionale del Libro a Tornio. Secondo il numero dell’Istituto, la sostenibilità delle pensioni passa anche e soprattutto dalla necessità di garantire a chi lavora una retribuzione dignitosa al pari di quanto già avviene da anni negli altri Paesi Ue. Cioè un salario minimo garantito per legge.Mentre gli altri membri europei – dice Tridico – hanno adottato misure di salvaguardia del potere di acquisto per lavoratori e pensionati, noi siamo rimasti fermi. Anzi siamo anche andati indietro diventando il fanalino di coda del continente. E’ quindi necessario intervenire subito per garantire a ogni lavoratore almeno 9 euro all’ora di retribuzione, come indicato dalla Ue nel 2022. Cifra anche bassa, oggi, considerando l’esplosione dell’inflazione. Il sistema pensionistico a ripartizione si regge, infatti, sulla contribuzione apportata dai giovani lavoratori ai pensionati. In Italia questo sistema è, oggi, compromesso da due problemi fondamentali: il primo è il salario minimo che manca, il secondo è il deterioramento del rapporto fra lavoratori e pensionati. Abbiamo oggi 1,4 lavoratori regolari per ogni pensionato, anziché 1,6 (soglia minima) come avviene in Francia e in Germania. Gli effetti sulle pensioni Ma torniamo al salario minimo. Come noto, l’Italia è rimasta molto indietro sul livello delle retribuzioni generali. Guadagniamo il 40% in meno dei francesi e il 60% in meno dei tedeschi che, al contrario, negli ultimi 10 anni hanno saputo adeguare le retribuzioni all’inflazione reale. In compenso, però, abbiamo più di mille tipologie di contratti di lavoro, ognuno dei quali nasconde insidie di vario genere per pagare il meno possibile la manodopera. Siamo l’unico Paese in cui negli ultimi 40 anni i salari sono diminuiti in percentuale (-1,9%) anziché cresciuti. Nemmeno la Grecia o Cipro hanno saputo fare peggio di noi. E la produttività degli ultimi 10 anni è stata 9 volte più bassa della media Ue, siamo ultimi con la Grecia per tassi di occupazione e di lavoro nero. L’introduzione del salario minimo porterebbe quindi notevoli benefici ai lavoratori italiani e, di consegneza, anche alle pensioni. Come sostiene da tempo Tridico “fissare una soglia sotto la quale le retribuzioni non possono scendere aiuta a far crescere l’importo delle pensioni future dei giovani”. Salario minimo e pensioni da fame Ottenere una pensione dignitosa, pari a quella delle generazioni del secolo scorso, quindi, sarà impossibile se il livello delle retribuzioni resta basso. Tridico suggerisce al governo di introdurre al più presto il salario minimo per i lavoratori ed estinguere la piaga cronica del lavoro nero che coinvolge più di 3 milioni di persone. In futuro, solo chi avrà alle spalle una carriera piena, continuativa e un lavoro degnamente retribuito potrà percepire una pensione sufficiente a campare. Oggi è possibile individuare tale soglia in 1.000 euro al mese. Livello che, però, non può essere sostenuto all’infinito con interventi assistenziali, ma dal lavoro regolare ed equamente pagato. In sintesi, bassi livelli salariali non possono sostenere a lungo la spesa per le pensioni. Il nostro Paese – sottolinea Tridico – produce troppi pochi posti lavoro, e questo non è un problema di rigidità, o di ragazzi che non hanno voglia di lavorare, né un problema di sussidi che fanno stare sul divano. Torna a salire l’inflazione ad aprile (+8,2%), per rivalutare le pensioni nel 2024 serviranno altri 20 miliardi. Riforme addio e Quota 41 sempre più lontana. L’inflazione non si ferma e per le pensioni si mette male. L’Istat ha certificato che ad aprile la corsa dei prezzi non si è arrestata, anzi ha ripreso a salire a fronte di un potere di acquisto delle famiglie che continua ad erodersi. L’inflazione di conseguenza si è attestata al 8,2% su base annua con un dato in crescita rispetto al 7,6% del mese precedente. In questo contesto diventa quindi difficile se non impossibile attuare una riforma pensioni favorevole per i lavoratori. In altre parole, trovare una quadra per future e nuove pensioni anticipate a partire dal 2024. Ricordiamo che a fine anno scade Quota 103 e, al momento, non è in previsione alcuna proroga della misura ponte verso il ritorno integrale alle regole Fornero. Inflazione alle stelle e riforma pensioni nella palude Di fronte a questi preoccupanti dati Istat a cui non eravamo più abituati da molto tempo, diventa difficile sostenere la spesa previdenziale nei prossimi anni. Soprattutto per via del fatto che la spesa pensionistica è in tendenziale rialzo, al netto dei dati inflativi. Cosa che peserà oltre misura sul bilancio dello Stato se bisognerà intervenire sulla rivalutazione degli assegni.Per il 2023 sono stati stanziati più di 22 miliardi di euro per la perequazione automatica di oltre 16 milioni di pensioni. Pur tenendo conto dei tagli che il governo ha apportato agli adeguamenti superiori a quattro volte l’importo del trattamento minimo. Ma nel 2024, di questo passo se l’inflazione non decresce, servirà un altro intervento di finanza pubblica pari a quello del 2023. Soldi che non si sa bene dove potranno essere trovati, anche perché non è più possibile aumentare la tassazione generale. Serviranno quindi altri tagli alle prestazioni visto che la base contributiva non sarà sufficiente a coprire interamente la spesa. Col rischio – come avverte il presidente dell’Inps Pasquale Tridico – che il patrimonio netto dell’Inps vada in rosso per 92 miliardi entro i prossimi sei anni. Riforma a rischio, cosa aspettarsi nel 2024 Sicché, se il taglio delle rivalutazioni delle pensioni (perequazione automatica) previsto anche per il 2024 non dovesse bastare, serviranno altri interventi strutturali. Uno di questi è sicuramente la non conferma di Quota 103 che, come per legge, terminerà il 31 dicembre di quest’anno. A ciò si potrebbe aggiungere la soppressione di Opzione Donna che potrebbe confluire in Ape Sociale, sia per caratteristiche che per questioni economiche. Il ritorno pieno alle regole Fornero è quindi scontato. Dal 2024 le possibilità di pensionamento saranno quindi ridotte a due: pensione di vecchiaia a 67 anni o anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in meno per le donne) a prescindere dall’età anagrafica. Resteranno in piedi le varie deroghe per i lavoratori in difficoltà e per i precoci. Mentre per Quota 41, come insiste la Lega, non ci sarebbero i presupposti per attuarla. Soprattutto dopo il flop di Quota 100 voluto proprio dal Carroccio col governo Conte I. A pesare sui conti delle pensioni sono soprattutto le rendite concesse in passato con troppo anticipo e con un sistema di calcolo (retributivo) diventato troppo oneroso per lo Stato. Sia numericamente (i pensionati sono oggi 16,1 milioni), sia quantitativamente (il costo è salito a 313 miliardi di euro nel 2021), circa il 16% del Pil. Inflazione picchia duro, Quota 41 verso il tramonto In questo contesto, Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi) – come detto – perde appeal. La rivalutazione delle pensioni nel 2024 sarà pesante e c’è ancora da recuperare per quest’anno uno 0,8% di differenza fra quanto già riconosciuto in via provvisoria (+7,3% di aumento) e quanto spetta in via definitiva (+8,1%). Bisognerà rivalutare circa 22 milioni di prestazioni previdenziali fra sette mesi e questo richiederà uno sforzo a bilancio straordinario. Unica soluzione, quindi, sarebbe quella di concedere in futuro la pensione anticipata con Quota 41 solo con il ricalcolo contributivo dell’assegno, come avviene per Opzione Donna. Read the full article
#carloponzi#catenaSant’Antonio#contributiprevidenziali#INPS#LeggeFornsero#pensione#previdenzasociale#sistemaPonzi
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Massimo Zamboni. L'ITALIAchiAMÒ – Contributi da Genova per la Festa dei Lavoratori 2022 - La premiere sarà online il 1 maggio alle ore 13.
Massimo Zamboni. L’ITALIAchiAMÒ – Contributi da Genova per la Festa dei Lavoratori 2022 – La premiere sarà online il 1 maggio alle ore 13.
Massimo Zamboni. L’ITALIAchiAMÒ – Contributi da Genova per la Festa dei Lavoratori 2022 In occasione della Festa dei Lavoratori, è tutto per voi questo racconto/intervista che può essere una utile riflessione sul tema della dignità dell’atto del lavoro. La premiere sarà online il 1 maggio alle ore 13. A cura di Fabrizio Benente e Davide Colombino Registrato a La Claque. Genova il 15 aprile…
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#1 maggio#A cura di Fabrizio Benente#A cura di Fabrizio Benente e Davide Colombino#Contributi da Genova#Cristiano Roversi#Erik Montanari#Festa dei lavoratori#Festa dei Lavoratori 2022#Gigi Cavalli Cocchi#L&039;ITALIAchiAMÒ#Massimo Zamboni#Simone Filippi.
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Con i soldi che il Governo oggi ha dato ad Alitalia potremmo costruire 7.500 posti di terapia intensiva Di Elisa Serafini Alla fine i contributi a pioggia ad Alitalia sono arrivati, come previsto. Non sono bastati i miliardi di euro già investiti nella compagnia di bandiera, che sarebbe ormai tecnicamente fallita da tempo. Il Governo in piena crisi Covid19, con ospedali al collasso ed economia in ginocchio, ha scelto di stanziare fondi nell’unico soggetto che non dovrebbe meritarne più, con una strategia che ricorda quella della sanatoria delle case abusive di Ischia inserita all’interno del Decreto Genova. Per dare un’idea dell’importo, è sufficiente pensare che con 600 milioni di euro, le Regioni avrebbero potuto realizzare oltre 7500 posti di terapia intensiva (è stimato un costo di circa 80.000 euro per postazione), aumentare il numero di borse di studio per gli specializzandi o il numero di personale sanitario operativo. Purtroppo l’ennesimo stanziamento di sussidi a beneficio di Alitalia rappresenta il problema più importante di questo Paese: la mancanza di programmazione a lungo termine. (...) Oggi i voli di Alitalia rappresentano circa l’8 per cento della quota del mercato da e per l’Italia. Per fare qualche confronto: Ryanair rappresenta il 22.6 per cento, Easyjet il 12.2 per cento. Persino Lufthansa batte la compagnia di bandiera italiana in quota di mercato. Negli ultimi 12 anni Alitalia ha già sprecato quasi dieci miliardi di euro pubblici. Paradossalmente con questi soldi, lo Stato Italiano avrebbe potuto comprare AirFrance-KLM, Lufthansa, SAS, Finnair, Norwegian e Turkish Airlines. Tutte quante queste compagnie insieme. L’importo stanziato all’interno del decreto di emergenza, probabilmente permetterà alla compagnia di sopravvivere per altri due o tre mesi, dopodichè però, si tornerà alla situazione di origine. Una situazione che vede i contribuenti italiani pagare per gli errori di manager ed azionisti evidentemente incapaci di far sopravvivere un’azienda. Un trattamento di disparità e di profonda discriminazione rispetto alle migliaia di imprenditori ed investitori italiani che ogni giorno rischiano i propri capitali e la propria reputazione per portare a termine iniziative aziendali. Un giorno ci guarderemo indietro e i miliardi saranno diventati quindici, venti. Una cifra che, assegnata agli stessi dipendenti della compagnia, avrebbe permesso a questi di poter essere formati e accompagnati verso nuove posizioni professionali. Ancora una volta lo Stato italiano ha scelto di non guardare lontano, e di mettere una pezza, il cui valore, oggi, non sarà calcolabile solo in moneta, ma, probabilmente, anche in vite umane.
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Modifiche al cartellone
Teatro Stabile Genova: Modifiche al cartellone
Ci spiace comunicare che rispetto al programma annunciato a giugno non saranno presenti tre spettacoli: Dissipatio H.G., I manezzi pe majâ na figgia e Ditegli sempre di sì.
Ci scusiamo per l’inconveniente ma abbiamo dovuto far fronte da un lato a qualche problema organizzativo e dall’altro ai tagli ai contributi ministeriali che hanno colpito anche…
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Caro affitti, stangata in arrivo per le famiglie (+25,6%)
Caro affitti, stangata in arrivo per le famiglie (+25,6%)
Il canone medio per un bilocale è di 945 euro al mese. Firenze prima per aumenti (+35,3%), seguita da Bologna, Genova e Napoli. Milano e Roma le più virtuose con aumenti sotto il +20%Economia, Affitti, Dichiarazioni e Adempimenti, Mercato immobiliare, Tasse e Contributi Tempi duri per le famiglie: ad aggravare uno scenario caratterizzato da caro energia ed aumento del carrello della spesa,…
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La capacità di comunicare in modo efficace attraverso la scrittura è in parte legata a doti naturali ma, per trasformarle in esiti di creatività significante, occorre alimentarle e sorreggerle con una preparazione culturale continua ed esercizi costanti. Lo scopo di un laboratorio è appunto guidare alle tecniche compositive differenziate per narrativa - poesia - teatro attraverso esercizi specifici, articolati per settore e per tematiche, al fine di realizzare elaborati di vario tipo che contemplino la scrittura di getto, la tessitura organizzata della narrativa, del dialogo teatrale e della poesia, quest’ultima accompagnata anche da nozioni specifiche di metrica. Per tutti i partecipanti è però fondamentale la passione , condizione e premessa indispensabile per ogni tipo di creatività. Gli elaborati migliori verranno inseriti nel Poetry Slam dell’8 settembre 2022. Docente di Storia del teatro e dello spettacolo e di Letteratura Italiana presso l'Università di Genova, Facoltà di Scienze della Formazione, è nota a livello internazionale soprattutto per la novità dei suoi contributi critici su Pirandello. Prenotazioni: [email protected] (WA +39 3920930335).
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Estratto conto dei dipendenti pubblici
Si è tenuto stamattina, presso la sede Inps di Palazzo Wedekind, il Convegno organizzato da Inps, Ministero della Giustizia e Ministero dell’Istruzione, sul tema “Estratto conto dei dipendenti pubblici”, per esporre i risultati della sinergia tra l’Istituto e i Ministeri, attivata nel 2019, per la valorizzazione e la sistemazione delle posizioni assicurative dei lavoratori pubblici dei due comparti, al fine di assicurare una liquidazione rapida delle prestazioni richieste e in particolare della rendita pensionistica. Ha moderato l’incontro Domenico De Fazio, Direttore dell’Ufficio Estratto conto e responsabile del progetto per L’Inps. Gabriella di Michele, Direttore generale Inps, nel salutare e ringraziare i partecipanti, ha ripercorso le varie tappe di quella che è stata in questi anni una vera e propria sfida verso la semplificazione e la digitalizzazione. Investendo una parte delle risorse umane appena acquisite tramite concorso, circa 80 unità, l’Inps ha avviato un progetto per rimediare al problema delle pratiche rimaste in cartaceo presso alcuni grandi Ministeri e che venivano definite solo al momento del pensionamento, con inevitabili ritardi in termini di liquidazione. Sono state lavorate in particolare in questi anni le pratiche per il Ministero della Giustizia e per il Ministero dell'Istruzione. Le più vecchie domande di riscatto, ricongiunzione, computo, accrediti figurativi e sistemazione delle posizioni assicurative di tutto il comparto giudiziario e amministrativo del ministero della Giustizia sono state quasi completamente definite. Per quanto riguarda invece il comparto scuola, sono stati stipulati molti accordi a livello territoriale con gli Uffici scolastici provinciali (Roma, Milano e Monza, Venezia, Genova, Bari, Cagliari) e così l'Ufficio ECO dell'Inps ha ottenuto il trasferimento di circa 16.000 fascicoli personali e circa 35.000 domande di prestazione di personale scolastico nato dal 1953 al 1965. Anna Macina, Sottosegretario di stato Ministero della Giustizia, ha tenuto a sottolineare questo importante progetto di condivisione, in quanto prova tangibile che la pubblica amministrazione, quando lavora in sinergia, riesce a ottimizzare i tempi di risposta dei servizi che è chiamata a rendere. Il governo ha il compito di valorizzare questi risultati nel metodo e nello spirito di collaborazione. Questo è un ottimo esempio di “best practice”, una svolta epocale nella mentalità della pubblica amministrazione, perché dietro le migliaia di domande gestite, ci sono carriere e persone. Dopo decenni è stato semplificato un sistema seguendo un modello innovativo e dando luogo a qualcosa che funziona nell’immediato. Pasquale Tridico, Presidente Inps, nel suo intervento ha affermato: "Oggi celebriamo un risultato importante, una collaborazione straordinaria tra pubbliche amministrazioni. Noi siamo al servizio del Paese, dei beni pubblici e privati e delle aziende che pagano i contributi. Quindi è paradossale rilevare dei problemi proprio con le istituzioni pubbliche. E questi problemi possono essere risolti solo con la condivisione e l'integrazione dei servizi e dei dati. L'occasione del Pnrr per il Paese è una straordinaria opportunità, per coltivare la collaborazione tra amministrazioni, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, come la digitalizzazione". Poi ha aggiunto: “Si è trattato di un'azione che è intervenuta per sciogliere problemi rimasti irrisolti già con l'ex Inpdap e che ha consentito di digitalizzare le pratiche dei dipendenti dei due ministeri. Stiamo cercando di far rivivere l'orgoglio del dipendente pubblico. In questo periodo l'istituto è stato al centro di tutte le politiche di sostegno del Paese, ed è emersa la sua funzione sociale. Ma abbiamo ancora tanto lavoro da fare: occorre una sinergia maggiore tra enti pubblici e abbandonare le gelosie. Una migliore condivisione favorisce il funzionamento dei servizi.” E ha concluso: “Servirebbe un accordo all'interno di tutta la pubblica amministrazione, più generale, con tutta la scuola, con l'università. Si deve garantire il diritto di tutti alla soluzione di continuità tra il lavoro e la prima pensione ricevuta.” Filippo Serra, Direttore generale del personale scolastico del Ministero dell’Istruzione è intervenuto da remoto per portare i saluti del dicastero di viale Trastevere e plaudire ai risultati della sinergia: “frutto di un lavoro congiunto per la digitalizzazione delle pratiche dei dipendenti del Ministero, grazie a queste attività di collaborazione sono state recuperate situazioni particolarmente gravose. La disponibilità degli uffici Inps è stata molto apprezzata”. Sono intervenuti all’incontro Carla Guglielmino, Dirigente Ufficio centrale Estratto conto Inps, Michele Sorge Segretario generale Cisl scuola Roma e Rieti, Alessandro Leopizzi, Direttore generale Personale dipartimento organizzazione giudiziaria Ministero giustizia, Tiziana Orru’, Comitato direttivo nazionale dell’Associazione nazionale Magistrati e, quale testimonianza dei positivi risultati degli accordi di collaborazione avviati, la D.ssa Nappa dell’Ufficio scolastico di Venezia e il Dr. Loddo dell’Ufficio scolastico di Cagliari. Tutti i partecipanti hanno evidenziato come sia stato determinante il lavoro di squadra. Per valorizzare le qualità professionali e umane del personale impegnato nelle attività descritte, è stato visionato un video realizzato dall’Ufficio Comunicazione esterna dell’Inps. Read the full article
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Identities: in mostra a Londra l'arte della fotografa italiana Lisetta Carmi
Di Redazione In24 @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND La straordinaria fotografa italiana Lisetta Carmi (1924-2022) sarà al centro della prima mostra britannica dedicata alla sua rivoluzionaria carriera. La mostra "Lisetta Carmi: Identities" sarà ospitata dalla Estorick Collection of Modern Italian Art dal 20 settembre al 17 dicembre 2023. L'arte di Lisetta Carmi: Identities in Mostra a Londra La straordinaria fotografa italiana Lisetta Carmi (1924-2022) sarà al centro della prima mostra in un museo britannico dedicata alla sua rivoluzionaria carriera. La mostra, intitolata "Lisetta Carmi: Identities", sarà ospitata presso la Estorick Collection of Modern Italian Art dal 20 settembre al 17 dicembre 2023, e rappresentando un'opportunità imperdibile per immergersi nel mondo di questa fotografa dall'approccio unico. L'opera di Lisetta Carmi è sempre stata guidata da un profondo spirito umanitario. La sua attenzione si è concentrata su individui emarginati dalla società, in particolare le comunità trans di Genova, la sua città natale. Ma non solo: il suo obiettivo ha abbracciato anche la vita dei lavoratori, mostrando una particolare sensibilità verso le condizioni di vita della classe operaia. La storia personale di Lisetta Carmi aggiunge un ulteriore strato di significato al suo lavoro. Nata in una famiglia ebrea borghese, fu costretta a fuggire in Svizzera con la sua famiglia a causa delle Leggi Razziali nel 1938. Inizialmente avviata alla carriera di pianista, decise di abbracciare la fotografia nel 1960 e, nonostante il successo come musicista, questa scelta avrebbe definito il suo impatto duraturo nell'arte visiva. Uno dei suoi contributi più notevoli è stato il ritratto compassionevole della comunità transgenere di Genova negli anni '60. Carmi ha rivelato che questa esperienza l'ha aiutata ad accettare se stessa come individuo senza ruoli predefiniti. La sua prospettiva sottolinea che ciò che è considerato maschile può essere anche femminile, e viceversa, sfidando le convenzioni imposte dalla società fin dalla giovinezza. La mostra "Identities" presenterà circa 30 opere che fanno parte di questa serie, tra cui fotografie a colori recentemente scoperte nella sua residenza in Puglia, dove la fotografa si ritirò nel 1979 per abbracciare la meditazione yoga. La mostra esplorerà anche il suo impegno nel documentare le difficoltà sociali legate al mondo del lavoro e le condizioni dei lavoratori. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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Imprenditoria femminile: al via il Fondo Perduto (F.P.) ed il Finanziamento Agevolato (F.A.) E' stato reso ufficiale l'attivazione del Fondo, per supportare le competenze e la creatività delle Donne, per chi sta per avviare l'attività imprenditoriale ed i progetti innovativi. Interventi presi in considerazione: Nascita: richiedendo i contributi F.P. Consolidamento: già avviate ma min. 1 anno, supportate con mix di F.P. e F.A. Diffusione della cultura imprenditoriale e formazione: da + di 3 anni, con spese di capitale agevolate dal F.P. e spese di investimento aiutato dal F.A. 40 milioni di € disponibili!!! . . .. . . . . #fiscogenova #commercialistagenovaromano #commercialistagenova #commercialista #genova #imprenditoriafemminile #fondoperduto #finanziamentoagevolato #impresa #aiuti #contributiafondoperduto
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La geniale idea di Toti di Giulio Cavalli Fermi tutti. Toti ha avuto un’idea. Sembra già incredibile, lo so. Il presidente della Liguria, come tutti quelli che non hanno capacità di costruire e allora agiscono per sottrazione, ha pensato bene di fare una legge che nega i fondi regionali per il turismo alle strutture alberghiere che hanno ospitato i migranti. Per farsi notare in questo gorgo nero di razzismo e per non rimanere inghiottito nelle acque melmose del suo partito, ha alzato la manina e ha detto voglio giocare anch’io! inventandosi una cosa che è stupida, oltre che razzista. Il Consiglio regionale della Liguria ha approvato la nuova legge che cambia i criteri di distribuzione degli incentivi alle strutture ricettive, bloccando i finanziamenti pubblici a quelle che hanno ospitato migranti negli ultimi tre anni. La proposta della Lega è stata approvata con 16 voti a favore (centrodestra) e 11 contrari (Pd, M5s e Rete a sinistra-LiberaMente Liguria). La norma esclude dai contributi per la riqualificazione turistica gli alberghi, gli ostelli, le strutture ricettive che hanno firmato le convenzioni del sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Le motivazioni? Ah, saperlo. Dice Toti che chi ha ospitato migranti (“legittimamente”, precisa, perché in fondo gli rimane l’animo ancora troppo moderato) fa “altro” rispetto il turismo. E fa niente che, magari, qualche hotel abbia risposto a un’esigenza prefettizia (verrebbe da scrivere di Stato), la disinfestazione dei luoghi sta talmente a cuore al pacioso Toti che si dice sicuro di avere dalla sua parte tutti i liguri (eh sì, come no). Siamo ai livelli della disinfettazione dei luoghi: una roba inimmaginabile anche negli incubi peggiori eppure realissima in quel di Genova e dintorni. Ah, una cosa banale: la norma è incostituzionale, vedrete.
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE”
Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
Roma – I rappresentanti di categoria dello spettacolo viaggiante ANESV AGIS, pezzo di storia della cultura e dello spettacolo popolare italiano hanno organizzato un tavolo di confronto alla presenza del ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli, che ha aperto un dialogo e ascoltato le richieste degli esercenti.
«Tra difficoltà nell’esercizio dell’attività e un rapporto distante con le istituzioni – racconta Ferdinando Uga, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti – lo spettacolo viaggiante è finito ai margini delle città, con luna park storici costretti a spostarsi in periferia. Questo confinamento dai cuori pulsanti degli agglomerati cittadini non giova al settore e ai cittadini, e dopo il dialogo col ministro Alberto Bonisoli siamo più fiduciosi: ha compreso le criticità, dimostrandosi disponibile a collaborare per trovare soluzioni». Durante l’incontro col ministro, svolto nella sede del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, i rappresentanti dell’ANESV hanno illustrato le problematiche di settore che da secoli porta spettacolo e divertimento in ogni angolo d’Italia, rivestendo un importante ruolo sociale e culturale. «Fin da subito – aggiunge Maurizio Crisanti, segretario nazionale Anesv – il ministro si è impegnato perché lo spettacolo viaggiante resti competenza del Mibac, e già questo è un ottimo segnale. Chiediamo che le istituzioni siano nostri partner nell’innovazione del settore, con una normativa al passo con i tempi: solo così possiamo garantire un futuro alle oltre cinquemila imprese e famiglie che quotidianamente regalano momenti di spensieratezza a grandi e piccini».
LE RICHIESTE DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE AL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
La legge 18 marzo 1968, n. 337, che da oltre 50 anni regola l’esercizio dell’attività, è stata aggiornata negli anni solo per abrogare alcuni articoli, rendendo il testo piuttosto incompleto e inadeguato a dar seguito all’impegno dello Stato a sostenere il “consolidamento e lo sviluppo del settore”, secondo il dettato dell’articolo 1. “Consolidamento e sviluppo” due termini che necessitano di un’aggiornata interpretazione. Cosa si intende nel 2019 per consolidamento sviluppo di un settore culturale? Non solo sostegno economico, peraltro non più così efficace come fino al 2013, ma orientato a favorire i seguenti punti.
Le opportunità di lavoro e l’esercizio
La legge 337 prevede all’articolo 9 che le amministrazioni comunali individuino un elenco di aree disponibili ed emanino un regolamento di concessione, per garantire la massima trasparenza. Attualmente solo alcune centinaia di comuni italiani (su oltre ottomila), ha rispettato la norma, nonostante alcuni richiami con circolari del Ministero dell’interno. Senza un nuovo impulso normativo, i luna park sono sempre più decentrati in aree difficilmente raggiungibili senza mezzi propri. Si propone quindi una nuova stesura dell’articolo 9 con la previsione che la Prefettura possa esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge 241/90 affinché i comuni deliberino l’elenco delle aree e il regolamento di concessione e le aree siano concesse direttamente ai richiedenti, evitando l’emanazione di bandi, che la legge 337 proibisce dal 1968. Il tutto nel rispetto del protocollo d’intesa tra l’ANCI, associazione dei Comuni italiani e l’ANESV.
La qualificazione professionale
Sulla professionalizzazione degli esercenti il problema è evidente. Attualmente chiunque voglia gestire un ottovolante alto 30 metri, che porta gli utenti ad oltre 100 km/h in pochi secondi, può richiedere in Comune la licenza di esercizio e ottenerla in pochi giorni, senza dover documentare il possesso di requisiti di professionalità, come invece avviene per chi si occupa di somministrazione, il commercio alimentare, installazione di impianti elettrici o caldaie. È tempo di introdurre requisiti tecnico professionali per la gestione delle attrazioni: la sicurezza è un elemento fondamentale, il più importante, nella gestione delle attrazioni. La crescita della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori del settore deve concretizzarsi anche in forme di tirocinio e formazione, necessarie per poter gestire un’attrazione.
L’innovazione che rende sempre nuova una forma di spettacolo
Che si tratti di luna park o di parchi di divertimento, le attrazioni dello spettacolo viaggiante sono inserite in un elenco emanato con decreto di concerto tra due Ministeri, quello dei Beni e Attività Culturali e dell’Interno. La ratio dell’articolo 4 della legge 337 era quella di valutare elementi oggettivi, legati alle attività di spettacolo – come teatro di burattini, o l’arte di strada – e alle attrezzature per spettacolo e divertimento, e a un aspetto tecnico, relativo agli aspetti di sicurezza, attraverso il parere delle commissioni di vigilanza sui luoghi di spettacolo. La legge 337 aveva quindi rimesso l’approvazione definitiva delle integrazioni all’elenco delle attrazioni ad una commissione ministeriale composta dai rappresentanti di vari dicasteri, competenti sui vari aspetti dell’innovazione, alla sicurezza, alla fiscalità. L’elenco delle attrazioni non è legato soltanto alla concessione dei contributi FUS, ma è uno strumento essenziale per la gestione delle attrazioni. Esso regola gli organici dei luna park, le licenze di esercizio, il rilascio dei codici identificativi comunali e gli aspetti di sicurezza delle attrazioni.
Si tratta quindi di un vero strumento di lavoro per i comuni italiani e gli esercenti dello spettacolo viaggiante. Attualmente è poco frequente che la commissione ministeriale, che solo in questa funzione non è “consultiva”, accolga l’inserimento di nuove attrazioni esprimendo un parere che può discostarsi da quello, allegato alla istanza, espresso dalle Commissioni provinciali di vigilanza che hanno visionato e testato l’attrazione. I dinieghi incidono negativamente sul mercato e sulla possibilità per gli esercenti di presentare nei parchi attrazioni di ultima generazione o orientarsi verso forme innovative di divertimento per i cittadini. È necessario pertanto snellire le modalità di aggiornamento dell’elenco delle attrazioni e prendere atto favorevolmente dell’esistenza di nuove attività di divertimento, apprezzate dal medesimo pubblico, come ad esempio i percorsi avventura, oltre 250 le installazioni in Italia, o altre giostre e attività che presentano elementi di innovazione ma vengono semplicemente assimilate ad attrazioni inserite molti anni prima, come accaduto recentemente.
Scolarizzazione
Il documento presenta anche altre proposte di adeguamento della legge 337 del 1968, per renderla più funzionale alle esigenze attuali e garantire che l’impegno dello Stato a garantire il consolidamento e lo sviluppo del settore trovi ancora una concreta applicazione. Una riguarda la scolarizzazione dei ragazzi di famiglie con attività itineranti, ai quali la normativa scolastica impedisce di fatto di concludere gli studi o rispettare, quanto meno, i termini dell’obbligo scolastico.
Su queste tre finalità Anesv e altre associazioni categoria hanno elaborato le proposte esposte al ministro Alberto Bonisoli, riguardanti i decreti attuativi previsti dal Codice dello spettacolo. Per Anesv è necessario introdurre alcune integrazioni alla legge 337, raccolte in un documento consegnato al ministro Bonisoli.
Ufficio Stampa Anesv
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
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