#Comune di Mondaino
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Martedì 27 agosto è arrivato a Mondaino l'ultimo artista selezionato nel contesto del progetto europeo Stronger Peripheries. Si tratta di Hamdi Dridi, artista di origini tunisine che vive tra Tunisi e Montpellier in Francia ma principalmente nomade, come preferisce definirsi beyond borders.
"Mi occupo di coreografia" racconta Hamdi "ma quello che mi interessa per primo è l'incontro con l'altro". Dan(s)e House trio and constellations è il titolo del progetto a cui sta lavorando: si tratta di un lavoro in cui danza, cucina e musica provano a mescolarsi sulla scena per creare un ambiente accogliente e immersivo per lo spettatore. Per questo, per la scrittura coreografica, Hamdi sta collezionando un archivio di gesti attraverso l'osservazione della preparazione di alcune ricette o particolari cibi che le persone che incontra gli propongono. L'archivio, costituito dai movimenti del corpo, in particolare tronco e braccia, servirà a definire la danza delle tre performer che saranno in scena: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, Debora N’Jiokou, danzatrici e dj, mixano, preparano le loro ricette tradizionali e danzano su una base hip hop le danze tradizionali dei loro paesi di origine, Polonia, Portogallo e Capo Verde, e le partiture di gesti scritti da Hamdi.
In queste prime giornate di residenza in Italia quindi, dopo aver trascorso nei mesi scorsi un periodo di residenza in Spagna e in Francia confrontandosi con le comunità di quei territori, Hamdi ha iniziato a incontrare alcune persone di Mondaino e dei dintorni per cercare nei loro gesti non solo l'amore per la cucina ma anche per lo stare insieme e condividere un tempo e uno spazio di vita: stare, osservare, raccontarsi e ascoltare.
Così scopriamo che il progetto è ispirato da una parte al ricordo del lavoro del padre e alla ripetizione dell'azione, nel suo caso del dipingere, dall'altro all'amore della madre per la cucina.
Nel giorno del suo arrivo a Mondaino è stato accolto da Elisa ed Erica, due sorelle che si sono trasferite da poco in collina e che hanno aperto un'associazione culturale Sentieri Felici che si occupa principalmente di curare progetti per l'infanzia.
Al nostro arrivo tutto è pronto per accoglierci al meglio. Subito entriamo in cucina ed Elisa ed Erica iniziano a illustrarci quello che ci preparerano di li a poco, cioè cassoni e piadine. E mentre mescolano gli ingredienti facendo scivolare farina e acqua tra le mani ci raccontano l'origine di quella passione per il cibo e il cucinare per qualcuno. La tradizione di famiglia, che è passata dalla nonna alla mamma, è fatta di ristoranti e forni, di gesti ripetuti e di cibi condivisi, di accoglienza e piatti tradizionali.
Nella piccola cucina si muovono agili mentre Hamdi le segue con attenzione, cercando di non perdere nessun frammento dei loro movimenti coordinati, ritmici e ripetuti: il tempo è scandito dalla ripetizione dei gesti, dall'impastare e dal farcire, dall'attesa del riposo dell'impasto alla foratura del cassone "per farlo respirare" fino alla cottura finale.
La condivisione del cibo con tutta la famiglia, i sorrisi dei bambini e i loro sguardi attenti, i profumi e i sapori chiudono per Hamdi la prima intensa giornata di incontro con la comunità.
"Si tratta", racconta Hamdi, "di comprendere un gesto che diviene ritmico: non è la danza che prende il sopravvento ma è il gesto che nel suo essere grezzo diventa ritmico e le due cose diventano organiche: è il gesto naturale che si fa danza inscrivendosi nei corpi".
Siamo a Marazzano ora, nel comune di Gemmano, e siamo a casa di Ivan Fantini dove ha sede il suo Boscost'orto. Ci accoglie insieme alla sua compagna, la danzatrice Paola Bianchi; poi seduti in giardino attorno a un lungo tavolo Hamdi e Ivan si raccontano, sorseggiando caffè e succo di mele appena fatto.
Ivan è un cuoco eterodosso, dimissionario e anarchico. Di origine romagnola proveniente da una famiglia del sottoproletariato inizia a cucinare in casa, a sette anni, per aiutare la madre e la nonna malate: così apprende la cucina tradizionale. Da qui in avanti non abbandonerà mai il mondo del cibo e della condivisione: dall'istituto alberghiero al primo lavoro a 16 anni in un ristorante famoso della zona, per poi entrare a far parte di un circolo culturale a Rimini, Quadrare il circolo, poi l'esperienza con festival e musei fino alla Biennale Teatro diretta da Romeo Castellucci dove curava installazioni gastronomiche d’arte, che potevano essere viste, toccate, mangiate. Infine un'osteria con cucina dentro un antico mulino prima di abbandonare tutto per ritirasi nella sua casa di Marazzano.
Ci racconta, infatti, come a partire dal 2008 con l'introduzione in Italia dell'HACCP, norma che concerne la sanificazione dei luoghi e degli alimenti, siano iniziati i problemi: Ivan non ha mai accettato di sottostare a quella norma e alle leggi del mercato: non ha voluto acquistare prodotti del mondo globalizzato ma ha continuato a lavorare con i contadini della zona, che ovviamente non potevano sottostare a queste norme e dopo tre anni di multe e una crisi depressiva ha scelto di uscire dal sistema.
Ha abbandonato, si fa per dire, il suo mestiere per fare quello che non sapeva fare. Ha cominciato a scrivere. Ha disboscato un bosco per avere un'autonomia alimentare. Ha iniziato a recuperare lo scarto del capitale, ciò che la comunità non acquista, e a saccheggiare quello che la natura offre vivendo di baratto.
E proprio grazie al baratto, un amico gli ha portato del pesce fresco. Così ci mettiamo in cucina, Ivan inizia a muoversi tra lavello e spianatoia, il dialogo prosegue mentre pulisce e disseziona seppie e sgombri, affetta cipolle, raccoglie foglie di alloro, rametti di rosmarino e scorze di limone per produrre un trito aromatico speciale. Il suo ritmo è serrato e sincopato allo stesso tempo, i gesti ripetuti sono ritmici e sicuri, le mani si muovono veloci e violente.
"Vivo il lusso della povertà: ho relazioni umane e politiche molto potenti in tutta Italia. Sono felice, malgrado quello che accade nel mondo", ci dice. Intanto i suoni e gli odori del cibo iniziano a pervadere lo spazio nonostante siamo all'aperto.
E Hamdi osserva, registra con gli occhi ogni movimento e con le orecchie, grazie anche al supporto di Anouk nella traduzione, le parole: lo sguardo non si arresta, entra ed esce dalla cucina, segue ogni movimento di Ivan.
E si tessono fili.
"La cucina è musica: come reagisce chimicamente la padella è un concerto."
"Conoscere le regole per poterle sovvertire. Opero come fa un musicista jazz che conosce le note e improvvisa."
"La cucina è una danza, un gesto poetico e brutale allo stesso tempo!"
"La cucina come tutto è poetica e politica: quando cucino ho una specie di rabbia".
Così, tra una battuta e l'altra, si arriva al pranzo condiviso in giardino: il lungo tavolo apparecchiato si riempie e ci accoglie. E ce ne andiamo, ricchi di questo nuovo incontro.
#Tandem 11
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On Tuesday, August 27, the last artist selected for the European project Stronger Peripheries arrived in Mondaino. His name is Hamdi Dridi, a Tunisian artist who lives between Tunis and Montpellier in France but is primarily nomadic, as he prefers to define himself beyond borders.
“I work in choreography,” Hamdi explains, “but what interests me most is the encounter with others.” The project he is working on is titled Dan(s)e House Trio and Constellations: it is a work in which dance, cooking, and music try to blend on stage to create a welcoming and immersive environment for the audience. For this, in choreographic writing, Hamdi is collecting an archive of gestures through the observation of the preparation of certain recipes or particular foods proposed by the people he meets. The archive, consisting of body movements, especially torso and arms, will be used to define the dance of the three performers who will be on stage: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, and Debora N’Jiokou, dancers and DJs who mix, prepare their traditional recipes, and dance traditional dances from their countries of origin—Poland, Portugal, and Cape Verde—on a hip-hop base, along with the gesture scores written by Hamdi.
In these first days of residency in Italy, after spending time in Spain and France in the previous months interacting with communities in those regions, Hamdi has started to meet some people from Mondaino and the surrounding areas to look for not only the love for cooking but also for being together and sharing a time and space of life: being, observing, storytelling, and listening.
We discover that the project is inspired partly by memories of his father’s work and the repetition of the action, in his case painting, and partly by his mother’s love for cooking.
On the day of his arrival in Mondaino, he was welcomed by Elisa and Erica, two sisters who have recently moved to the hills and opened a cultural association, Sentieri Felici, which mainly deals with projects for children.
Upon our arrival, everything is ready to welcome us in the best possible way. We immediately enter the kitchen, and Elisa and Erica begin to show us what they will prepare for us shortly: cassoni and piadine. As they mix the ingredients, letting flour and water slide between their hands, they tell us about their passion for food and cooking for others. The family tradition, passed down from grandmother to mother, is made of restaurants and bakeries, repeated gestures, shared foods, hospitality, and traditional dishes.
In the small kitchen, they move gracefully while Hamdi watches them closely, trying not to miss any part of their coordinated, rhythmic, and repeated movements: time is marked by the repetition of gestures, from kneading and stuffing, from waiting for the dough to rest to puncturing the dough box “to let it breathe” until the final baking.
Sharing the food with the whole family, the smiles of the children, and their attentive gazes, the aromas and flavors close for Hamdi the first intense day of meeting with the community. “It’s about,” Hamdi recounts, “understanding a gesture that becomes rhythmic: it’s not the dance that takes over but the gesture that, in its rawness, becomes rhythmic and the two things become organic: it’s the natural gesture that becomes dance inscribed in the bodies.”
We are now in Marezzano, in the municipality of Gemmano, at Ivan Fantini’s home where his bosco-storto (wooded garden) is located. He welcomes us together with his partner, dancer Paola Bianchi; then seated in the garden around a long table, Hamdi and Ivan share stories while sipping coffee and freshly made apple juice.
Ivan is an unorthodox and anarchic cook. Of Romagnolo origin, coming from a working-class family, he began cooking at home at the age of seven to help his sick mother and grandmother: this is how he learned traditional cooking. From then on, he never left the world of food and sharing: from culinary school to his first job at 16 in a famous local restaurant, then joining a cultural circle in Rimini, Quadrare il Circolo, then working with festivals and museums up to the Biennale Theater directed by Romeo Castellucci, where he curated gastronomic art installations that could be seen, touched, and eaten. Finally, an inn with a kitchen inside an old mill before abandoning everything to retire to his home in Marazzano.
He tells us how, starting from 2008 with the introduction of HACCP in Italy, a regulation concerning the sanitation of places and food, problems began: Ivan never accepted complying with that regulation and market laws: he did not want to buy products from the globalized world but continued to work with local farmers, who obviously could not comply with these regulations, and after three years of fines and a depressive crisis, he chose to leave the system.
He “left,” so to speak, his profession to do what he didn’t know how to do. He began writing. He cleared a forest to achieve food self-sufficiency. He started recovering discarded capital, what the community does not purchase, and to forage what nature offers, living off barter.
And it was thanks to barter that a friend brought him fresh fish. So we enter the kitchen, Ivan starts moving between the sink and the counter, the conversation continues as he cleans and fillets cuttlefish and mackerel, slices onions, gathers bay leaves, rosemary twigs, and lemon peels to make a special aromatic blend. His rhythm is tight and syncopated at the same time, the repeated gestures are rhythmic and sure, his hands move quickly and forcefully.
“I live the luxury of poverty: I have very strong human and political relationships throughout Italy. I am happy, despite what happens in the world,” he tells us. Meanwhile, the sounds and smells of the food begin to fill the space even though we are outside.
And Hamdi observes, recording with his eyes every movement and with his ears, thanks also to Anouk's help with the translation, the words: his gaze does not stop, entering and exiting the kitchen, following every movement of Ivan.
And threads are woven.
“Cooking is music: how the pan reacts chemically is a concert.”
“Knowing the rules to overturn them. I operate like a jazz musician who knows the notes and improvises.”
“Cooking is a dance, a poetic and brutal gesture at the same time!”
“Cooking, like everything, is poetic and political: when I cook, I have a kind of anger.”
So, between one comment and another, we arrive at the shared lunch in the garden: the long table is set and welcomes us. And we leave, enriched by this new encounter.
#Tandem 11
#stronger peripheries#residenza creativa#danzacontemporanea#progetto europeo#Hamdi Dridi#Dan(s)e house
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C.G.J. – Collettivo Giulio Jari #PAS DE DEUX
Jari Boldrini e Giulio Petrucci collaborano singolarmente con diverse realtà internazionali italiane ed estere e collezionano esperienze in comune con gli autori Fabrizio Favale, Cristina K. Rizzo, Virgilio Sieni e Stefano Questorio. Fanno parte assieme ad altri sette danzatori dello "Stabile di Lì" che avvia flussi di stimoli artistici e scambi di pratiche. Nel 2018 nasce C.G.J. Collettivo Giulio e Jari, un progetto di ricerca e creazioni di formati perforativi che si interessa di osservare i molteplici aspetti celati nella quotidianità di ogni cultura. Nel 2020 ottengono il sostegno di Nexus Factory di Simona Bertozzi, con il progetto “Evento” vengono selezionati alla Vetrina Anticorpi XL 2020, ad Anghiari Dance Hub 2020, al premio Twain_DirezioniAltre 2020 e nello stesso anno vincono il premio Danza&Danza come interpreti emergenti.
C.G.J. – Collettivo Giulio Jari | Giulio Petrucci & Jari Boldrini Pas de deux
17 – 22 maggio residenza creativa a cura di ACS - Abruzzo Circuito Spettacolo
14 – 28 giugno Teatro Errico Petrella di Longiano (FC) residenza creativa a cura di L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
21 settembre – 1 ottobre Teatro alla Misericordia, Sansepolcro (AR) residenza creativa a cura di Capotrave / Kilowatt
#residancexl2021#residenze creative#pas de deux#C.G.J. – Collettivo Giulio Jari#Giulio Petrucci#Jari Boldrini#Jari Boldrini e Giulio Petrucci
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Le colline della Riviera #mondaino #mondainofficial #mondainonelcuore #rivieraromagnola #rimini #riminiitaly #panorama #centrohistorico #tramonto #collineromagnole #saluteviaggiatore (presso Comune di Mondaino) https://www.instagram.com/p/CicZpqDoGmN/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#mondaino#mondainofficial#mondainonelcuore#rivieraromagnola#rimini#riminiitaly#panorama#centrohistorico#tramonto#collineromagnole#saluteviaggiatore
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Spettacolo di Teatro
BELLO MONDO
di
Mariangela Gualtieri
Teatro Valdoca
Sabato 02 Marzo alle ore 21.15 e Domenica 03 Marzo alle ore 18.15
+
Cena Domanica dalle ore 20.00
Re: act / Stagione Teatrale 2018/2019 All'interno di CURA Centro Umbro Residenze Artistiche con il contributo di Comune Di Foligno Regione Umbria Mibac Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno a cura di ZUT & ZoeTeatro Re: act è la rassegna di teatro contemporaneo di Foligno, è una proposta della Cooperativa Gecite (ZUT) Ex Cinema Vittoria, e di Zoeteatro, ed è giunta al suo quinto anno. Nove appuntamenti per dieci spettacoli, dieci tappe, dieci punti di domanda, dieci tentativi di risposta intorno alla società odierna proposte dal teatro contemporaneo. BELLO MONDO - Mariangela Gualtieri Sabato 2 Marzo ore 21.15 Domenica 3 Marzo ore 18.15 rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri con la guida di Cesare Ronconi cura e ufficio stampa Lorella Barlaam produzione Teatro Valdoca con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena Biglietti: intero €10 - ridotto €7 Prenotazioni: t. 389 0231912 (orario biglietteria 15-18) [email protected] Domenica 3 Marzo ore 21.15 in Zut Gallery, incontro con l'artista a cura di Teatro e Critica In Bello Mondo Mariangela Gualtieri cuce versi tratti soprattutto da Le giovani parole (Einaudi), uscito nel 2015, ma inserisce anche poesie da raccolte precedenti, al fine di comporre una partitura ritmica che passa dall'allegretto al grave, dall'adagio fino al grande largo finale, col suo lungo e accorato ringraziamento al bello mondo, appunto, con la sua ancora percepibile meraviglia. La natura e le potenze arcaiche della natura sono in primo piano, con un io in ascolto delle minime venature di suono, con un tu al quale vengono rivolte parole d’amore, senza tuttavia trascurare la fatica del tenersi insieme. Una sezione particolarmente intensa è dedicata alla madre, in uno scambio in cui i ruoli sbiadiscono e si invertono, in uno sbigottimento di fronte all'inspiegabile disimparare il mondo, allo scolorire dei connotati nella feroce e dolce vecchiaia, al suo insegnamento. Vi è poi a tratti un noi accorato, straziato, rotto o severo, esortativo, secondo lo spirito epico delle più vive opere del Teatro Valdoca. In questo nuovo rito sonoro la Gualtieri continua il cammino dentro l’energia orale/aurale della poesia, nella certezza che essa sia un’antica, attuale via alla comprensione e compassione del mondo. Mariangela Gualtieri è nata a Cesena, in Romagna. Si è laureata in architettura allo IUAV di Venezia. Nel 1983 ha fondato, insieme al regista Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca, di cui è drammaturga. Fin dall'inizio ha curato la consegna orale della poesia, dedicando piena attenzione all'apparato di amplificazione della voce e al sodalizio fra verso poetico e musica dal vivo. Fra i testi pubblicati: Antenata (ed. Crocetti, Milano 1992), Fuoco Centrale (Giulio Einaudi ed. Torino 2003), Senza polvere senza peso (Giulio Einaudi ed., Torino 2006), Sermone ai cuccioli della mia specie (L’arboreto Editore, Mondaino 2006), Paesaggio con fratello rotto (libro e DVD, Luca Sossella Editore, Roma 2007), Bestia di gioia (Giulio Einaudi ed., Torino 2010), Caino, (Giulio Einaudi ed., Torino 2011), Sermone ai cuccioli della mia specie con CD audio (Valdoca ed. Cesena 2012), A Seneghe. Mariangela Gualtieri/Guido Guidi (Perda Sonadora Imprentas, 2012), Le giovani parole Einaudi, 2015), Voci di tenebra azzurra (Stampa 2009 ed., 2016). Un grande ringraziamento va ai nostri collaboratori e ai nostri partner grazie ai quali è stato possibile realizzare la stagione di quest’anno: City Hotel & Suites, Wuemme Palestra, Music Service Calderini
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Il Comune di Mondaino, in collaborazione con la Legio VI Ferrata, Compagnia Lupi del Malatesta, Associazione Napoleonica D'Italia e il Professor Angelo Chiaretti, propone un ciclo di appuntamenti che approfondiranno quattro audaci e coraggiose figure della nostra storia in un viaggio alla scoperta del modus vivendi, delle tecniche, del vestiario, delle armi romane, dei primi schioppetti medievali e il lento declino delle armature, del fante napoleonico e il suo moschetto, delle architetture difensive e gli studi di ricerca su Leonardo Vinci a Mondaino. La difficile e pericolosa vita di questi audaci protagonisti della storia raccontata da ricercatori in rigoroso abito storico, anche attraverso la proiezione di audiovisivi. Ad ogni incontro verranno allestite esposizioni con riproduzioni fedeli ai reperti museali. INGRESSO GRATUITO Sala del Durantino nella Rocca Malatestiana - ore 17.30 Piazza Maggiore MONDAINO RN Programma: 10 marzo ore 17.30: IL LEGIONARIO dell'Antica Roma, con una rappresentanza della Legio VI Ferrata di Rimini 17 marzo ore 17.30: il XV secolo e LE ARMI DEL DIAVOLO, le prime armi da fuoco della storia, a cura della Compagnia Lupi del Malatesta di Riccione 7 aprile ore 17.30: IL FANTE NAPOLEONICO, a cura dell'Associazione Napoleonica d'Italia 14 aprile ore 17.30: LE INNOVAZIONI DEL XVI sec.: LEONARDO DA VINCI E L'ARCHITETTURA DI TRANSIZIONE, a cura del Prof. Angelo Chiaretti (presso Mondaino) https://www.instagram.com/p/BtoTl_ciHj6/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1nwekr2qn6cp4
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“Giuramenti” 2017/18
Director, stage and lighting designer: Cesare Ronconi
Text: Mariangela Gualtieri
Dramaturgy of the body: Lucia Palladino
With Arianna Aragno, Elena Bastogi, Silvia Curreli, Elena Griggio, Rossella Guidotti, Lucia Palladino, Alessandro Percuoco, Ondina Quadri, Piero Ramella, Marcus Richter, Gianfranco Scisci, Stefania Ventura
Logistics and press office: Lorella Barlaam Costumes: Cristiana Suriani
Wooden structures: Maurizio Bertoni
Production Teatro Valdoca
in collaboration with L’arboreto -Teatro Dimora di Mondaino, Teatro Petrella di Longiano
with funding contributions by Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna supported by Emilia Romagna Teatro Fondazione
Showed in: Teatro Dimora (Mondaino), Teatro Petrella (Longiano), Teatro Bonci (Cesena), Teatro Vacello (Roma), Teatro Bellini (Napoli).
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“Giuramenti”, 2017/18
Director, stage and lighting designer: Cesare Ronconi
Text Mariangela Gualtieri
Dramaturgy of the body Lucia Palladino
With Arianna Aragno, Elena Bastogi, Silvia Curreli, Elena Griggio, Rossella Guidotti, Lucia Palladino, Alessandro Percuoco, Ondina Quadri, Piero Ramella, Marcus Richter, Gianfranco Scisci, Stefania Ventura
Logistics and press office Lorella Barlaam Costumes Cristiana Suriani
Wooden structures Maurizio Bertoni
Production Teatro Valdoca
in collaboration with L’arboreto -Teatro Dimora di Mondaino, Teatro Petrella di Longiano
with funding contributions by Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna supported by Emilia Romagna Teatro Fondazione
Showed in: Teatro Dimora (Mondaino), Teatro Petrella (Longiano), Teatro Bonci (Cesena), Teatro Vacello (Roma), Teatro Bellini (Napoli).
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Al Teatro Vascello, Festival Internazionale di danza Contemporanea, Fuori Programma dal 9 al 26 luglio
A Roma, al Teatro Vascello prende forma un Festival Internazionale di Danza contemporanea: Fuori Programma, un festival necessario per la capitale, per il nostro teatro e per gli operatori impegnati a promuovere la danza contemporanea italiana e internazionale. Un’attività inserita in un periodo lontano dalle programmazioni canoniche dei teatri, un’ulteriore offerta culturale per rafforzare l’immagine di Roma, non meno importante delle principali capitali europee.
Il programma di luglio 2017 è un timido ma forte segnale che ci auguriamo possa crescere negli anni, soprattutto se troverà consenso e interesse da parte del pubblico romano e nei tanti turisti di tutto il mondo che affollano nel periodo estivo questa meravigliosa città.
Il Teatro Vascello per la sua vocazione, da sempre orientata alla contemporaneità, con una spiccata attenzione alla scena coreutica avvia un nuovo progetto, in collaborazione con European Dance Alliance di Valentina Marini, per riportare la danza al centro delle programmazioni estive nella città di Roma.
FUORI PROGRAMMA nasce con l’intenzione di aprire uno sguardo sulla scena internazionale, raccogliendo una gamma di creazioni ed espressione di linguaggi differenti, legate a una geografia altrettanto variegata per portare in scena in cinque appuntamenti, durante i diciotto giorni di Festival, una sintesi delle più interessanti e recenti produzioni coreografiche su scala europea.
Siamo sempre stati convinti che la danza, per il linguaggio che esprime e per la sua universalità, possa rappresentare la chiave di volta per aggregare il pubblico, nonostante la sua apparente complessità di fruizione possa invece raggiungere tutti.
L’approccio alla danza contemporanea deve diventare un atto di fiducia per rinnovare i propri interessi, per la poetica e il senso estetico che appartiene alla nostra civiltà, lo strumento per riscoprire, attraverso l’uso del corpo e la musica, la sensibilità che si cela in ognuno di noi.
9 luglio – domenica h 21 PRIMA NAZIONALE
LA VERONAL (Spagna)
KOVA ¬ GEOGRAPHIC TOOLS
Regia, messa in scena, costumi: Marcos Morau / La Veronal.
Coreografia: Marcos Morau in collaborazione con il corpo di ballo.
Ballerini: Laia Duran, Lorena Nogal, Marina Rodríguez, Manuel Rodríguez, Sau Ching Wong.
Assistente coreografo: Lorena Nogal.
Consulenza drammaturgica: Roberto Fratini.
Space e light design: La Veronal & Enric Planas
Produzione esecutiva: Juan Manuel Gil Galindo
Assistente di produzione: Cristina Goñi Adot
Première: 21st – 22nd October 2016 / SaT! – Sant Andreu Teatre, Barcelona.
KOVA on TV: https://vimeo.com/191043736
“Il cammino di coloro che temono di raggiungere l’obiettivo si trasformerà molto facilmente in un labirinto.” Walter Benjamin
Durante il suo percorso La Veronal si è distinto, per coreografie e composizione, attraverso un linguaggio unico e personale, per l’interazione tra la danza e una combinazione variegata di discipline che si sono arricchite, ingrandite e, nel tempo, hanno acquisito potere. Marcos Morau ha dato vita al suo catalogo, guidato da un desiderio di esplorare la natura di alcuni specifici luoghi del pianeta. Il modus operandi si è rivelato un celato tentativo di ricerca del territorio enigmatico che nasconde la geografia del corpo umano e dei movimenti. In questo lavoro di composizione coreografica, che dura da ben cinque anni, Marcos Morau e il suo team di ballerini hanno sviluppato uno specifico codice di movimenti chiamato KOVA, un manuale, una mappa che include un set di regole che coordina il linguaggio coreografico. Così, dopo aver definito una topografia specifica, sorge chiaro il bisogno di presentare KOVA per la sua validità di strumento di ricerca. A fronte di questa presa di coscienza, in questo nuovo lavoro, con KOVA- Geographic Tools, La Veronal abbandona il carattere più drammatico, testuale, iconico e rappresentativo delle sue creazioni, per focalizzarsi nella pura dinamica del movimento espresso attraverso KOVA. In questo modo si rende un ritratto istantaneo della composizione, un ritratto di plasticità fisica, liberando la danza di un altro strato, quello dato dal testo e dall’immagine. KOVA trasmette una tensione attraverso una serie di regole dell’azione coreutica, che genera continui impedimenti e problemi, nei confronti del fisico del performer. In questo contesto, il ballerino che combatte per risolvere queste sfide auto-imposte, è capace di comunicare un interessante senso di libertà e di vastità di possibilità. Gli spettatori si trovano di fronte a un panorama coreografico ricco e complesso, un labirintico linguaggio del corpo, liberi da temi e forme programmate riconoscibili dentro uno schema figurativo. Geographic Tools vuole rendere le possibilità interpretative d’avanguardia e sceglie il corpo dei ballerini come unica immagine per comunicare con gli spettatori e con la danza, come unico testo possibile. In questo modo, KOVA esplora il territorio semiotico del movimento astratto.
Kova ¬ Geographic Tools è il risultato della fusione di codici di creazione di movimento, sviluppato da La Veronal negli ultimi cinque anni, come risultato di ricerca e combinazione di decisioni che permettono di riempire il buio/libertà/ vaste possibilità che si offrono ad un ballerino durante una performance. Sulla base di questa pura astrazione la forma si collega allo spazio e al tempo per provare a generare/complicare/risolvere i problemi che essa provoca. La Veronal lavora e sviluppa questi meccanismi e questi sistemi in maniera continuativa.
Il fatto che KOVA formi una fraseologia labirintica non implica solo che il movimento dettato dalla fraseologia è particolarmente ricco in direzioni, tendenze, divergenze, separazioni, diramazioni, perdite ma anche la sua logica, come qualsiasi altro labirinto, è allo stesso tempo chiaro e nascosto dalla sovrabbondanza, dalla ridondanza dei segni e delle indicazioni date. Essendo “intelligente” per definizione, il labirinto è una trappola per la percezione. Qui la vista d’insieme è nascosta da mille altre prospettive, mille immagini, mille svolte che il labirinto offre a chi lo attraversa. Per questo stesso motivo, si può dire che il labirinto sta alle regole della costruzione come la retorica sta alla grammatica. Se KOVA realizza queste costruzioni complesse, così difficili per chiunque provi a decodificarle attraverso i dettagli, è perché la grammatica di KOVA, che potrebbe dar delineare un discorso monotono, preferisce invece proliferare in fenomeni di alto contenuto retorico, in una grammatica che non nasce dal linguaggio comune ma direttamente dalla poesia. Anche quando il poeta scrive con la stessa grammatica del reporter o dello scienziato, il ruolo della poesia è esattamente uno: nascondere in maniera enigmatica quella grammatica (in un labirinto fatto di figure sfuggenti e ingannevoli), che si risolve ad un livello più alto, più frenetico e più oscuro e che perde le sue tracce nel groviglio del cambiamento, dove tutto è identico perché è tutto differente, dove lo stesso posto sembra essere un altro, mentre ci avventuriamo attraverso le curve della struttura, o dove l’altro luogo sembra essere lo stesso luogo. Roberto Fratini
11 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE
Gruppo Nanou (Italia – Ravenna)
Xebeche [csèbece]
coreografia Marco Valerio Amico Rhuena Bracci
coreografia: Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci
con: Carolina Amoretti, Sissj Bassani, Marta Bellu, Rhuena Bracci, Enrica Linlaud, Marco Maretti, Rachele Montis, Davide Tagliavini
suono: Roberto Rettura
light design: Fabio Sajiz
produzione: E / gruppo nanou, Ravenna Festival
con il sostegno di: L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Cantieri, Centrale Fies, Olinda – Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, Santarcangelo dei Teatri
con il contributo di: FONDO PER LA DANZA D’AUTORE della Regione Emilia Romagna 2015/2016, MIBACT, Regione Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura
Video promo https://vimeo.com/174812285
Il mio nome è Xebeche “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”.
Preferisco essere chiamato Nessuno. Jim Jarmush, Dead Man (1995)
Attraverso la negazione dell’identità, la sua scomparsa, il suo limarne i confini, il problema fondamentale è quello di produrre inconscio e, con esso, nuovi enunciati, altri desideri. Gilles Deleuze / Felix Guattari, Millepiani
Per la prima volta, Nanou si confronta con la struttura coreografica dell’ottetto attraverso il procedimento rigoroso di una strategia creativa, giocata sulla formalizzazione della figura e del recinto che la perimetra Il corpo è forma antropomorfica inevitabilmente in conflitto con il recinto geometrico.
La geometria del recinto assume l’esperimento retorico della perfezione, in quanto funzionale allo scatenamento prodotto sulla figura interna spaesata in un centro impossibile. La struttura coreografica è una continua mutazione che segue diversamente il passaggio del corpo e la trasformazione che questo dà al luogo.
Un infinito piano sequenza che si intreccia e si riversa su sé stesso fino a diventare nodo e quindi a scoppiare. Première dal 08 al 10 giugno 2016
14 luglio – venerdì h 21 PRIMA REGIONALE
Zerogrammi (Italia – Torino)
Jentu
progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
creato con Chiara Guglielmi
interpreti Chiara Guglielmi, Stefano Mazzotta
drammaturgia e collaborazione all’allestimento Fabio Chiriatti
luci Alberta Finocchiaro
produzione ZerogrammieStoriedivento
coproduzione Pim O” (It), LUFT casacreativa (It)
un ringraziamento a Chiara Michelini, Villa Cultura (It), Tersicorea
T.O” (It)
con il sostegno di Regione Piemonte, MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.
anno di produzione 2016
genere teatrodanza
durata 50 min. pubblico + 10
link video:
vimeo
Tutto solito. Nient’altro mai. Mai tentato. Mai fallito.
Fa niente.
Tentare di nuovo. Fallire di nuovo. Fallire meglio.
(S. Beckett)
JENTU è una creazione ispirata al “Don Quijote” di Miguel Cervantes. Nella lettura attenta dell’opera l’interesse per le gesta del protagonista e dei suoi compagni di viaggio (da Sancho Panza a Dulcinea) si è spostato sul senso che tali imprese possono ancora avere per noi oggi. Azioni senza lieto fine, inutili, consumate nella penombra di una stanza. Azioni capaci di prefigurare una nuova etica e un nuovo modello di eroe senza poteri speciali, senza gloria né squilli di tromba ad annunciarne la fragile umanità. I colori più accesi si diluiscono acquarellando la scena attraverso coreografie, soli e duetti, azioni e silenzi pervasi di un umore delicato. Si disegna con tratto leggero e sfuggente la figura di un eroe emblema di un’etica del fallimento che rilancia la sfida a provare di nuovo, daccapo, con coraggio. Che ci parla della capacità di cadere, di esistere persistendo nell’inseguire un ideale, il proprio, dell’incapacità di volersi arrendere a ciò che è dato e deve essere accettato così com’è perché il senso di ogni azione non sia tanto il risultato quanto la tensione necessaria per tentare di raggiun- gerlo riscoprendo la meraviglia di farsi viaggio. Così i personaggi di JENTU. Esiliati da un tempo cui non corrispondono o da un luogo che gli è stato sottratto, sospesi, stranieri, abitano un paesaggio leopardiano che ha per soglia la resa, unico possibile luogo di appartenenza e senso. (Chiara Michelini)
(…) Semplicemente il viaggio verso le proprie aspirazioni, le proprie passioni, la propria bellezza. Così tentano, falliscono, ricominciano, senza mai perdersi d’animo i due protagonisti di Jentu. Novelli Don Chisciotte, anti-eroi contemporanei, che perseguono i propri ideali, viaggiando insieme, paralleli, spronandosi a vicenda. È racchiusa in questa metafora poetica del viaggio e della non resa al mondo la riuscita di Jentu (…) (Maria Luisa Buzzi, DANZA&DANZA)
(…) un racconto a tappe, composto da una potente gesticolazione e da larghi passi danzanti, quasi tesi e protesi ad elastico da una finestra, luogo d’incontri e partenze. L’hidalgo è un anti-eroe, combatte contro illusioni, glorie e potere mondani. Jentu nella sua forma rotonda e compiuta riesce a raccontare tutto ciò con poesia. (…) (Marinella Guatterini, IL SOLE 24 ORE)
(…) Le coreografie ideate da Stefano Mazzotta evocano diversi stati d’animo, donandosi all’occhio e al cuore di chi guarda. (Miriam Arensi | LA VOCE)
(…) La partitura fluida di contatti e prese, di complicità e fratellanza (che rarità vedere un duo che non evochi l’amore tra l’uomo e la donna!) si alterna a malinconici momenti di sospensione alla finestra: quasi la realtà, impossibile da ignorare, finisse sempre per richiamare a sé stessa i due eroi. E anche se Chiara/Sancho non cessa si spronare il suo cavaliere (“alzati! corri! combatti!”), Stefano/Chisciotte, appeso il cappotto al chiodo, si allontana. Ma fuori dal palco, si sa, è ben più difficile dar corpo ai sogni. (Maddalena Giovannelli | STRATAGEMMI)
18 luglio – martedì h 21 PRIMA REGIONALE
Compagnia Zappalà Danza (Italia – Catania)
Romeo e Giulietta 1.1
la sfocatura dei corpi
coreografia e regia Roberto Zappalà
Musica Pink Floyd, Elvis Presley, Luigi Tenco, José Altafini, Mirageman, John Cage, Sergei Prokofiev
Interpreti Maud de la Purification, Antoine Roux-Briffaud
Testi a cura di Nello Calabrò
Luci e costumi Roberto Zappalà Direzione tecnica Sammy Torrisi Management Maria Inguscio
Una produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza
in coproduzione con Orizzonti Festival. Fondazione
In collaborazione con “Le Mouvement Mons” Festival (Belgio)
Prima nazionale 5/6 agosto 2016 Orizzonti Festival, Chiusi
con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
Video https://www.youtube.com/watch?v=fBAO0xM5Wx8
Dopo la festa/compleanno del quarto di secolo e gli ultimi anni ricchi d’intensa produttività Roberto Zappalà inizia un nuovo progetto dal titolo Antologia. Con Antologia si intende recuperare i lavori più interessanti che hanno lasciato un segno nel tempo e nella costruzione della linea coreografica di Zappalà e della compagnia. Il progetto non ha soltanto il compito di “recuperare” e di “rivisitare”, ma anche quello di originare attraverso un nuovo “contatto” nuove visioni; dove anche il “semplice” cambiamento degli interpreti può fare da primo mobile per un diverso approccio alla creazione da parte del coreografo. Tutto ciò non solo determinerà una riflessione sul passato ma inevitabilmente porterà a riflettere sul futuro.
“La sfocatura dei corpi” era il titolo del Romeo e Giulietta del 2006 che Roberto Zappalà ha deciso di riprendere e riportare in scena come primo spettacolo di Antologia.
Una revisione che è anche e soprattutto un rinnovamento. Un romeo e giulietta 1.1
Cosa ci fa sentire sfocati, quando ci sentiamo sfocati ? Tecnicamente, (in ottica, fotografia, cinema), la sfocatura è una questione di distanza. La distanza tra il centro focale dell’obiettivo è l’oggetto inquadrato; se questa distanza è inferiore o superiore ad una certa misura l’oggetto risulta, appunto, sfocato.
Riportando tutto ai due amanti di Verona ci sentiamo sfocati quando “percepiamo” che la distanza tra noi e il mondo, tra noi e l’amato non è quella giusta; quando la distanza che ci separa dall’essere amato è condizionata dal proprio essere nel mondo; quando siamo, ci sentiamo, crediamo di essere, troppo vicini, o troppo lontani. Siamo tutti Romeo e Giulietta.
Nella versione 1.1 il coreografo ha spostato la propria messa a fuoco, concentrandola più che sulla coppia di innamorati, sulla loro individualità di esseri che vivono singolarmente un disagio soprattutto sociale. Nelle note vicissitudini scespiriane si arriva all’amore sublimato dalla morte (e viceversa), la versione 1.1 vuole riflettere e al contempo “ribellarsi” ad un tempo storico (oggi) dove la pulsione di morte è sublimata solo da se stessa e contrapporle passione e rispetto nei confronti della vita.
Una riproposizione di Romeo e Giulietta che non vuole “parlare” d’amore ma essere un atto d’amore verso la vita.
Si ringrazia Simone Viola per i movimenti di danze da sala e Stefano Tomassini per aver seguito in qualità di studioso l’inizio del percorso di ripresa e rilettura dello spettacolo.
26 luglio – mercoledì h 21 PRIMA NAZIONALE
Company Chameleon (Inghilterra)
OF MAN AND BEAST
Coreografia: Anthony Missen
Musiche originali: Miguel Marin; Ocote Soul Sounds, Rage Against The Machine
Costumi: Company Chameleon
Performers: Anthony Missen, Theo Fapohunda, Lee Clayden, Taylor Benjamin, Thomasin Gülgec
Direttore prove: Anthony Missen
Commissionato da: Without Walls, Ageas Salisbury International Arts Festival and Merchant City Festival Glasgow
Durata: 30 min – Anno: 2015
Indimenticabile pièce di danza che esplora e svela le molte face della virilità, Of Man And Beast, offre uno sguardo sensibile e potente al comportamento e alle dinamiche di gruppo tra uomini.
La spavalderia e l’aggressività riempiono i diversi scenari, perché se vuoi far parte di una gang devi essere forte, veloce e divertente. Il cambiamento della scala gerarchica porta ad una rottura del gruppo e subito, i protagonisti sono chiamati ad interrogarsi sulle proprie identità individuali, su come adeguarvisi e farle proprie.
Carico e volutamente veloce, lo spettacolo, dal forte carattere innovativo, dimostra lo stile fisico unico della Company Chameleon e il ricco mix di danza e tecnica. La coreografia di Anthony Missen emerge, allo stesso tempo, grezza e raffinata, attraverso l’imponente abilità atletica dei cinque eccezionali performer. A tratti altamente comici, scuri e minacciosi in altri, l’opera è uno specchio emotivo e provocatorio dei nostri tempi
Commissionato da: The Lowry, DanceXchange & Live at LICA.
Trailer https://vimeo.com/132338564
Spellbound contemporary ballet (Roma Italia)
The hesitation day – The divided self
“THE HESITATION DAY”
Coreografia Mauro Astolfi
Musica Norn Amon Tobin
Disegno Luci Marco Policastro
Interpreti Fabio Cavallo Giovanni La Rocca Mario Laterza Giacomo Todeschi
Una produzione Spellbound realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con The Egg-Albany-NY/USA
The Hesitation day, una produzione Spellbound con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con The Egg/Albany di NY, ha debuttato in prima mondiale il 23 ottobre 2015 al The Egg/Albany di NY, con la coreografia Mauro Astolfi, musica di Norn, Amon Tobin e il disegno Luci Marco Policastro.
“È quel giorno, quel momento dove c’è una sospensione temporanea di un’azione, di un pensiero o di un giudizio. In realtà è un momento prezioso, quasi un reset dove ricordare cosa vogliamo portare di noi nel mondo esterno. L’altro significato di “esitare” è di trasportare qualcosa, di farlo arrivare a destinazione proprio questo doppio e apparentemente opposto significato della parola ha innescato questo lavoro a volte il non sapersi (apparentemente) decidere, sta comunque portando delle nostre informazioni da qualche parte e, di certo, qualcuno le avrà qualcuno ci comprenderà. Ma per molti rimarremo illeggibili e indecifrabili, per tutti quelli che sapranno leggere solo il movimento continuo e non tutto che è subito prima e subito dopo l’azione.”
Studio: https://vimeo.com/143480005
PRIMA REGIONALE
THE DIVIDED SELF
Coreografia Mauro Astolfi
Interpreti Serena Zaccagnini, Maria Cossu
Musica Rival Consoles Oto Hiax Nils Frahm Òlafur Arnalds
Una produzione Spellbound, prima assoluta Vitebsk Festival of Modern choreography, novembre 2015.
“The Divided self descrive alcuni gradi della difficolta’e della limitazione della liberta’ che inevitabilmente impone la presenza di qualcuno vicino a noi.
Cambia tutto quando non si devono spiegazioni del nostro modo d’essere, tutto’ scorre’ diversamente …cosi come è bello avere qualcuno con cui condividere…è altrettanto bello sentire il proprio silenzio e trasformarlo in azione.”
Questo duetto al femminile, inizialmente creato per due allieve dei corsi professionali del Daf Dance Arts Faculty di Roma ha debuttato il 21 novembre 2015 in Bielorussia a Vitebsk nell’ambito dell’international Festival of Modern Dance e si inserisce in un percorso di piccole creazioni e progetti volti a creare un trampolino di lancio e un avvio professionali ai migliori talenti cresciuti nelle fila del Daf di Roma sotto l’egida produttiva di Spellbound Contemporary Ballet.
La creazione è poi passata al repertorio della compagnia principale dal 2017.
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Biglietteria:
Intero € 18,00
Ridotto over 65 e studenti € 13,00
Servizio di prenotazione € 1,00 a biglietto
Abbonamento speciale Festival Internazionale 5 spettacoli 50,00 euro
TEATRO VASCELLO
via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma
Tel. 06.5881021/06.5898031
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“Un giorno, da grandi, andremo in campagna, ma non sapevamo quando. Poi all’improvviso ci siamo detti andiamo ed abbiamo abbandonato le nostre città”: così Cinzia e Alex hanno iniziato il loro racconto, subito dopo averci accolto in quella che definiscono il cuore pulsante della loro associazione, la yurta costruita all’interno del giardino che ospita anche un arboreto di duecento piante che stanno crescendo. “Avevamo bisogno di rallentare e costruire qualcosa di nostro” continuano ancora i fondatori di Strada San Germano APS, associazione culturale che si trova alle porte del territorio marchigiano, nello colline tra Tavullia e Pesaro, che ieri abbiamo incontrano insieme agli artisti rumeni in residenza a Mondaino.
Davanti a delle ciambelle fatte in casa e a una tazza di the caldo, Cinzia e Alex hanno condiviso la loro scelta di creare questo spazio che si nutre di natura e arte, un luogo dedicato ai bambini ma anche agli adulti e a chi ha bisogno di ascolto e attenzione.
Come alieni in un territorio dedicato al motociclismo, Cinzia e Alex, tessitrice lei e artista lui, hanno creato una realtà che cerca di sostenersi in autonomia e attraverso piccolo sostegni che negli anni hanno trovato. Il luogo infatti è stato strutturato in modo che sia autosufficiente e utilizzano la metafora dell’orto per raccontare come lavorano, come investono le risorse che arrivano dalle loro attività: “concimare, lavorare, togliere sassi e riconcimare, coltivare e poi dopo anni mangiare qualcosa e qualcosa utilizzare da piantare di nuovo nell’anno successivo. Così accade nella campagna e così è stato per la nostra attività”. E questa affinità con la campagna si ripercuote anche sul teatro: le rassegne teatrali che organizzano vengono immaginate come un buffet per far vedere alla gente la bellezza e la potenzialità del teatro e in questi semini che ogni anno immettono nelle persone che incontrano quello che succede è un processo di educazione alla visione del teatro. “Il teatro è come un pranzo” dice Alex “un mix di assaggi differenti che è anche come il mondo che mostra la diversità di individui che formano una comunità”.
Oltre alle rassegne teatrali le loro attività spaziano dalle feste ai laboratori, dai giochi passando ai corsi di telaio, dal supporto alle persone con difficoltà all’orto sociale, dalle api e biomonitoraggio della qualità dell’aria del territorio attraverso il loro aiuto. E proprio il mondo delle api, il loro modo di vivere e lavorare insieme per il bene comune, è parte di quel racconto che Alex nei panni di Florindo narra ai bambini e alle bambine delle scuole del territorio che scoprono grazie a San Germano APS la semplicità dell’essere umano e della natura. Qui è concesso tutto ai bambini e alle bambine che hanno un’unica regola da seguire: rispettare gli adulti, gli animali e le cose.
E poi: la tessitura come azione per entrare in un altro tempo; i corsi come momenti per far stare insieme le persone, per aiutare l’emotività attraverso la manualità; vedere gli adulti che i bambini già hanno in potenza; aprire il sacchetto della fantasia e mangiarsela; la fiducia delle maestre come gesto di coraggio; la necessità di creare una comunità consapevole sia della natura, della campagna, che del teatro; l’idea delle comunità utopiche che hanno come modello quello di autosostenersi e di non dipendere dallo stato.
Questi e tanti altri i discorsi che si sono aperti nella scorsa mattinata, ai quali nel pomeriggio si sono intrecciati i pensieri e le riflessioni emerse da un’altra comunità “fluida” che gli artisti hanno incontrato.
Davanti a un aperitivo, accolti dal Bar la Loggia di Mondaino, Erik, un ex professore tedesco che da anni abita in un paesino abbandonato sulle colline marchigiane, Stefano, un designer milanese, Silvia, un’attrice di origini marchigiane che abita nel paesino limitrofo, Saludecio, Bianca e Liliana, due donne rumene che con le loro famiglie da anni vivono nel nostro territorio, accompagnati dalla mediazione linguistica di Denisa, hanno condiviso le loro storie e le loro riflessioni sul futuro, sull’idea di comunità e sull’utopia.
L’innamoramento istantaneo nei confronti di Mondaino; l’utopia come forma di sopravvivenza; il modificarsi impercettibile delle cose; il turismo come forma di terrorismo; Ernst Bloch e il principio della speranza; l’architettura e le strutture urbane che influenzano la comunità; la struttura urbana di Mondaino che rappresenta la comunità che abbraccia, accoglie; l’utopia che non la si può toccare ma che è ciò che ti fa sognare; l’esistenza come preesistente all’essenza; se voglio trovarmi devo crearmi: queste alcune delle riflessioni emerse in questo lungo pomeriggio condiviso che, alla domanda “Che cos’è una comunità per voi?”, si sono chiuse con: la comunità è dove mi sento a casa.
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"One day, when we grow up, we will go to the country, but we didn't know when. Then, all of a sudden, we said: let's go and left our cities": this is how Cinzia and Alex began their story, immediately after welcoming us to what they call the beating heart of their association, the yurt built inside the garden that also houses an arboretum of two hundred plants that are growing. "We needed to slow down and build something of our own," continue the founders of Strada San Germano APS, a cultural association on the outskirts of the Marche region, in the hills between Tavullia and Pesaro, whom we met yesterday along with the Romanian artists in residence in Mondaino.
Over homemade donuts and a cup of hot tea, Cinzia and Alex shared their choice to create this space that feeds on nature and art, a place dedicated to children but also to adults and those in need of listening and attention.
Like aliens in an area dedicated to motorcycling, Cinzia and Alex, she a weaver and he an artist, have created a reality that seeks to sustain itself independently and through small supports they have found over the years. In fact, the place has been structured so that it is self-sufficient, and they use the metaphor of the vegetable garden to tell how they work, how they invest the resources that come from their activities: "fertilize, work, remove stones and recultivate, cultivate and then after years eat something and something use to plant again in the following year. That's how it happens in the countryside and that's how it was for our activity." And this affinity with the countryside is also reflected in the theater: the theater festivals they organize are imagined as a buffet for people to see the beauty and potential of theater, and in these little seeds that each year they put into the people they meet what happens is a process of educating them to see theater. "Theater is like a lunch," Alex says, "a mix of different tastes that is also like the world that shows the diversity of individuals that make up a community."
In addition to theater reviews, their activities range from parties to workshops, from games passing to loom classes, from supporting people with difficulties to the social garden, from bees and biomonitoring the air quality of the area through their help. And it is precisely the world of bees, their way of living and working together for the common good, that is part of that story that Alex as Florindo tells to the boys and girls of the area schools who discover thanks to San Germano APS the simplicity of human beings and nature. Everything is allowed here for the boys and girls who have only one rule to follow: respect adults, animals and things.
And then: weaving as an action to enter another time; classes as moments to bring people together, to help emotionality through manual dexterity; seeing the adults the children already have in power; opening the bag of imagination and eating it; trusting the teachers as a gesture of courage; the need to create a community aware of both nature, the countryside, and the theater; the idea of utopian communities that have as a model to be self-sustaining and not dependent on the state.
These and many others were the discourses that opened up last morning, to which in the afternoon were interwoven the thoughts and reflections that emerged from another "fluid" community that the artists met.
Over an aperitif, welcomed by the Bar la Loggia in Mondaino, Erik, a former German professor who has lived for years in an abandoned village in the hills of Marche, Stefano, a designer from Milan, Silvia, an actress of Marche origin who lives in the neighboring village, Saludecio, Bianca and Liliana, two Romanian women who living with their families in our area for years, accompanied by Denisa's language mediation, shared their stories and reflections on the future, the idea of community and utopia.
Instantaneous falling in love with Mondaino; utopia as a form of survival; the imperceptible changing of things; tourism as a form of terrorism; Ernst Bloch and the principle of hope; architecture and urban structures influencing community; the urban structure of Mondaino representing the community that embraces, welcomes; utopia that you cannot touch but is what makes you dream; existence as pre-existing to essence; if I want to find myself I must create myself: these were some of the reflections that emerged in this long shared afternoon that, when asked "What is a community for you? ", closed with: community is where I feel at home.
#residenze 2023#stronger peripheries#catinca draganescu#right to the future#the future belongs to those who hope#performing arts
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PUBBLICHIAMO OGGI LA SECONDA DI QUATTRO PARTI DEL DIARIO DI BORDO, FRUTTO DELL'INTRECCIO DI DIVERSE VOCI: quelle delle partecipanti al laboratorio, della coreografa Gloria Dorliguzzo, del musicista Gianluca Feccia, delle osservatrici Rebecca Casadei e Chiara Mannucci e Francesca Giuliani, che scrivono queste righe per raccontare ciò che sta accadendo lungo il percorso. Giovedì 21 novembre alle 20 al Teatro Dimora di Mondaino ci sarà la restituzione finale di questo inteso processo di creazione e partecipazione.
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Venerdì 15 novembre 2024
Nei giorni passati un nome riecheggiava spesso in sala, carico di professionalità e della promessa che una nuova figura avrebbe portato prima o poi linfa e concretezza al lavoro sul suono. Oggi finalmente quel nome si fa carne: il maestro Gianluca Feccia arriva a Mondaino e inizia a guidare le ragazze nella complessità del ritmo.
Nel Dies Irae la musica non è solo un accompagnamento: è un linguaggio, un corpo concreto con cui le interpreti dialogano. Ogni gesto è legato a un suono e ogni suono si trasforma in movimento.
Gli esercizi ritmici servono a creare una “partitura nella partitura” di contrappunti timbrici e ritmici che si intrecciano con la composizione originale di Ustvolskaya, creando un’opera che respira e si stratifica attraverso i corpi delle partecipanti. Tutto si fa strumento, tutto si fa protesi di un suono che entra nelle cose e ne struttura l’andamento.
“È tutto reale! Niente si deve nascondere! Accade tutto qui!”
Tra le donne si crea un’energia particolare, fatta di solidarietà e scambio. La serietà e la concentrazione non frenano l’attenzione e il supporto reciproco. Nei momenti di difficoltà, non mancano gli sguardi di incoraggiamento, i sorrisi e i gesti di conforto. È un’energia femminile che si consolida attorno a un obiettivo comune che non crea competizione ma alleanza.
Il gioco è tutto lì: saper dosare la forza in modo che non divori ma, al contrario, valorizzi la delicatezza. è il meccanismo che si innesca tanto nelle interazioni e relazioni umane quanto nel funzionamento della partitura.
“La sfida è proprio nel tenere il martello, cercare di utilizzarlo trasmettendo potenza, ma senza di fatto distruggere davvero. Può essere non immediato capire come dosare la forza, cercando comunque di produrre un suono e di creare un'azione credibile”.
Sabato 16 novembre 2024
Il ritmo del metallo sul legno scandisce il lavoro con una precisione implacabile e potente. Questo gesto di colpire non è solo fisico, ma emotivo. È un atto di affermazione, un’esplorazione del potere personale e collettivo, femmineo e tellurico.
“I martelli parlano di duro lavoro, di Madre Natura, di un femminile sottomesso che si libera.”
Le donne camminano sul palco, seguendo il ritmo della musica fino a sfondare sfrontate la quarta parete. Il gruppo che insieme si avvicina alla platea è potentissimo. In quel movimento c’è tutta la determinazione di chi sceglie di non fermarsi, avanza dritto e sicuro e rompe idealmente ogni barriera.
“È come se il camminare dicesse: ‘Credi in quello che fai e portalo fino in fondo.’”
E poi c’è la lastra, una superficie metallica che nasconde un dipinto, l’opera più luminosa di Turner: vibra sotto i colpi cercando suoni imprevedibili e intensi. Una delle donne impara a suonarla, esplorandone i timbri e le dinamiche, scoprendo che un semplice gesto può trasformarsi in un atto di creazione potente e poetico che riempie lo spazio e trasforma le cose spostandole dalla loro collocazione quotidiana.
“Sto imparando a suonare una lastra. Chi l'avrebbe mai detto?”
Piano piano tutte stanno diventando “donne col martello”. L’immagine di questa compositrice decisa, ferma e risoluta nelle sue scelte si staglia nei loro occhi informando uno stato d’animo che risveglia lati sopiti e incarna una presenza corporea maschile e femminile insieme, mai percepita prima.
... to be continued
#residenza creativa#gloria dorliguzzo#performing art#dies irae#progetto partecipativo#danzacontemporanea#gianluca feccia#la donna con martello#diario di bordo
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Hamdi Dridi in residenza per Dan(s)e house and constellations
27 Agosto 2024 - 08 Settembre 2024
Inizia domani la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Hamdi Dridi / Cie Chantiers Publics (TUN/FR). La compagnia selezionata per l’undicesimo tandem di produzione che vede coinvolti come co-produttori: Occitanie en Scène – Montpellier (France) & Théâtre + Cinéma, Scène Nationale Grand Narbonne (France), Transversal & Teatre Principal de Vilanova i Geltru (Spain), L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino (Italia).
Dan(s)e house and constellations è l’undicesima di dodici produzioni internazionali che sono state realizzate e coprodotte da altrettanti tandem produttivi nella cornice del progetto europeo Stronger Peripheries: A Southern Coalition, sostenuto da Europa Creativa. L’arboreto – Teatro Dimora è stato scelto come luogo di residenza creativa per sette di queste produzioni.
Dopo la prima residenza creativa a Narbonne e la seconda a Vilanova i Geltru durante le quali Hamdi si è concentrato sulla creazione del solo performato da Ewa Bielak e ha lavorato con le comunità locali di donne (in Francia) e di pescatori (in Spagna), dal 27 agosto all’8 settembre proseguirà le ricerche per Dan(s)e house and constellations presso il Teatro Dimora di Mondaino incontrando e lavorando con la comunità locale e focalizzandosi sull’estensione del solo per comporre un trio.
Dan(s)e house and constellations
coreografo, creatore del suono, scenografo Hamdi Dridi performers Ewa BIelak, Débora N’jiokou, Lucia Oliveira tecnico del suono Lucas Prud’homme ` assistente e responsabile di produzione William Petit tecnico luci Lucas Prud’homme, in collaborazione con William Petit video Léo Vuoso
coprodotto da Occitanie en Scène – Montpellier (France) & Théâtre + Cinéma, Scène Nationale Grand Narbonne (France), Transversal & Teatre Principal de Vilanova i Geltru (Spain), L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino (Italia)
Un’opportunità luminosa per colmare il divario. Una celebrazione per i vivi. Un evento globale di musica, cucina e danza per riunire le persone in un gesto comune, di incontro, abbraccio, sentimento, cura, condivisione. Una celebrazione gioiosa come manifesto, ognuno coinvolto nello stesso processo di stare insieme alla Dan(s)e house.
#residenza creativa#danzacontemporanea#stronger peripheries#Hamdi Dridi#performing arts#Cie Chantiers Publics#progetto europeo
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Alessandro Marzotto Levy in residenza per "Irene"
02 Ottobre 2023 - 13 Ottobre 2023
Inizia oggi la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Alessandro Marzotto Levy. Irene è il titolo del progetto, selezionato da DNAppunti coreografici 2022 – progetto di sostegno per giovani coreografi e coreografe under 35, che si trova oggi nell'ultima tappa di residenza prima del debutto a Romaeuropa Festival.
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Irene
ideazione e coreografia Alessandro Marzotto Levy composizione musicale Flavia Passigli assistenza artistica e produzione Alice Consigli / PHYSALIA disegno luci Camila Chiozza costumi Lisa Mobilio produzione TIR Danza partner Teatro Solare ph. Bianca Batistini
Progetto di residenza condiviso da CRID Centro di Rilevante Interesse nell’ambito della Danza Virgilio Sieni, Operaestate Festival / CSC Centro per la Scena Contemporanea del Comune di Bassano del Grappa,L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Fondazione Romaeuropa, Gender Bender Festival di Bologna, Triennale Milano Teatro
IRENE affronta la perdita. Attraversa lo spazio creato dalla mancanza. Il corpo sente, rivela, stabilisce un contatto con l’assenza che attraverso la danza torna presente. La danza è il tentativo di relazionarsi con l’invisibile, di affrontare il tempo. Sembra assurdo ricostruire il senso di un passato di gioia, follia, rabbia che tornano e sconvolgono. In un istante IRENE si slega dalla linearità per intraprendere un percorso caotico che diventa celebrazione.
#residenza creativa#danzacontemporanea#residenze 2023#performing arts#dna appunti coreografici#irene#Roma Europa festival#Alessandro Marzotto Levy
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08/12/2017 - 10/12/ 2017 #A Manual on Work and Happiness
Inizia oggi il quinto project meeting di A Manual on Work and Happiness, un progetto finanziato da Creative Europe della durata di due anni (2017-2018) promosso da: Rete Teatrale portoghese Artemrede e le municipalità di Alcobaça e Montijo sue associate (Portogallo), il Teatro Pubblico Regionale di Patrasso (Grecia) e due realtà culturali italiane, l’Associazione culturale l’arboreto di Mondaino (RN) e il Festival di Pergine Spettacolo Aperto (TN).
#A Manual on Work and Happiness#project European#Meeting#festiva pergine#rete teatrale artemrede#teatro pubblico regionale di patrasso#europa creativa#teatro dimora l'arboreto#Comune di Mondaino#photooftheday#5projectmeeting
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[ph. Mirco Lorenzi]
Come da tradizione, del contemporaneo, giovedì 26 dicembre l’arboreto ha ospitato L'atteso Concerto di Natale del Corpo bandistico di Mondaino. Ogni anno, il Teatro Dimora accoglie le principali attività di spettacolo e di incontro della comunità di Mondaino.
#corpo bandistico di mondaino#michele chiaretti#Comune di Mondaino#mirco lorenzi#foto romani#concerto di natale
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Nella residenza #A Manual on Work and Happiness
Ieri mattina alcuni abitanti di Mondaino hanno incontrato la compagnia Mala Voadora e lo scrittore Pablo Gisbert. Nell’intesa chiacchierata di due ore circa le due ragazze si sono confrontate con i rappresentanti anziani della comunità al suon delle domande che gli artisti avevano loro preparato.
Fra le tante alcune per gli anziani ai giovani:
[...] Fino a che punto conosci il tuo albero genealogico? Cosa significa per te lavorare? Chiedere ‘elemosina è un lavoro? Quali istruzioni o suggerimenti daresti a noi che stiamo per iniziare la nostra vita lavorativa? [...]
E per i giovani agli anziani:
[...] Vuoi avere figli? Perché? Uccidere gli animali è un lavoro? Sai che oltre la metà dei lavori del XX secolo non esiste più? Che cosa significa essere un eroe? [...]
#mala voadora#pablo gisbert#drammaturgia#a manual on work and happiness#project European#workinprogress#residenza creativa#Teatro Dimora#mondaino#Comune di Mondaino
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Nella residenza #Ex-Aequo
#residenza creativa#silvia gribaudi#network Anticorpi XL#resiDance XL#ex aequo#ex-Aequo#workshop#Danza Contemporanea#comunità#Comune di Mondaino
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