#Colline Piemontesi
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Valmadonna, il fascino di un sobborgo collinare di Alessandria
Alla scoperta di Valmadonna: tra storia, natura e architettura.
Alla scoperta di Valmadonna: tra storia, natura e architettura.A pochi chilometri dal centro di Alessandria, sorge Valmadonna, una frazione collinare che racchiude in sé tutto il fascino della campagna piemontese. Questo sobborgo, situato a 116 metri sul livello del mare, offre panorami mozzafiato sulla valle quarta, un territorio di rara bellezza naturale e culturale. Con una popolazione di…
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unapinetaamare718 · 2 years ago
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Castello Grinzane Cavour
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Costruito intorno alla metà dell’XI secolo in cima a una collina, il Castello di Grinzane Cavour domina, con la sua bellezza e l’architettura inconfondibile, lo stupendo panorama delle colline di Langa, oggi patrimonio dell’umanità tutelato dall’UNESCO con i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Nei secoli, il Castello è appartenuto a varie famiglie nobili piemontesi, tra le quali i Conti Benso di Cavour, il cui più noto esponente è stato Camillo Benso, celebre eroe del Risorgimento, che soggiornò al Castello e fu sindaco del piccolo borgo di Grinzane.
Come un vero scrigno, il Castello si aprirà per offrire al visitatore i tesori che custodisce, alla scoperta del Museo delle Langhe, delle affascinanti Sale storiche, dei preziosi Cimeli Cavouriani e dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.
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Un viaggio nel passato alla scoperta di percorsi etnografici e cimeli storici, per conoscere le tradizioni e la cultura di queste colline uniche al Mondo.
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Le 4 stagioni della vite e il lavoro del vignaiolo, in un affascinante museo all’aperto.
“IN VIGNA” è il museo a cielo aperto dedicato alla vite e al continuo lavoro che un vigneto richiede, in funzione dell’alternarsi delle stagioni: un’eccezionale testimonianza della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione e del contesto rurale in cui affonda le sue radici il territorio di Langhe, Roero e Monferrato.
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osteneroshark · 3 months ago
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Vini e percorsi piemontesi: Tenuta La Fiammenga tra le colline del Monferrato Astigiano rinasce grazie ai cugini Paolo e Guido Sartirano
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jesaispasdancer · 5 months ago
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paese d'ombre, giuseppe dessì (il maestrale, 1972)
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“Che cos’è l’amore, si chiedeva, se poi quando si soffre non si trovano nemmeno le parole giuste per consolarsi. Concluse che l’amore è muto, e che per questo si possono amare anche le bestie, che non parlano. Lei e Angelo non si erano mai detti molte parole. Si erano amati, si amavano in silenzio.”
Questo libro mi fu consigliato, ormai alcuni anni fa, da una persona che fin da subito mi colpì per la sua cultura e la sua vicinanza al territorio, che percepii fin dalla prima conversazione con lei. Non ho suoi contatti da un po’, eppure ancora mi porto nel cuore il calore di quella prima conversazione, da cui traspariva un fortissimo amore per le foreste e colline da cui proveniva, e che in qualche modo riuscì a trasmettere anche a me.
È questo stesso amore per la natura ciò che funge da base per la storia raccontata in Paese d’ombre, romanzo di Giuseppe Dessì vincitore del Premio Strega nel 1972. Il Paese di cui si parla è Villacidro, qui mascherato sotto il nome di Norbio, luogo natale dell’autore, a cui egli dedica quella che è una lunghissima lettera d’amore, per i suoi abitanti, il suo territorio, la sua storia e cultura. Infatti, pur ruotando intorno alla vita di un singolo personaggio, Angelo Uras, ciò che dà linfa al romanzo è proprio la storia corale dei vari cittadini, i quali formano un mosaico di vite e avvenimenti capace di ritagliarsi il suo posto nella Storia. A fare da cornice, poi, è proprio Lei: nel libro sono infatti presenti i principali episodi storici avvenuti tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, visti da una prospettiva sarda, che spesso si tende a ignorare in nome di una presunta prospettiva italianizzata, che tralascia i sentimenti delle regioni minoritarie, in particolare nel periodo post-unificazione. Ciò che colpisce è la visione di una Sardegna terra di confine, mal integrata rispetto alle regioni del Nord, e da sempre vista più come una colonia da sfruttare che una parte integrante del nuovo Stato, in realtà anch’esso poggiante su deboli fondamenta.
“La salvaguardia delle foreste sarde non interessava ai governanti piemontesi. La Sardegna continuava ad esser tenuta nel conto di una colonia da sfruttare, specialmente dopo l’unificazione del Regno, e i suoi abitanti eran considerati alla stregua dei briganti calabresi.  Il governo regio e i fanatici dell’unificazione non avevano tenuto conto delle differenze geografiche e culturali, e avevano applicato sbrigativamente a tutta l’Italia un uniforme indirizzo politico e amministrativo. I politici, legati agli interessi del governo, predicavano la rassegnazione. I sardi si convincevano di essere sudditi e non concittadini degli italiani, e sempre più si abbandonavano alla loro secolare apatia e alla totale sfiducia nello Stato.”
Acquisiscono così nuova importanza fatti come l’introduzione della Legge delle Chiudende nel 1820, i cui echi permeano le vicende dei personaggi, in particolare di Angelo, homo novus motore del romanzo, che da povero contadino riceve una piccola fortuna, la quale servirà a dargli una posizione e un nome, crescendo man mano di più. Ciò che però non perde mai è la sua vena ambientalista, la quale diventa così uno dei messaggi principali del libro, e che lo porterà a difendere con forza e amore le foreste e i boschi del suo paese, ottenendo sempre più rispetto da parte dei suoi concittadini, dai quali fin da bambino era amato per il suo coraggio, i suoi ideali saldi e la sua moderazione.
“- Solo per piantare i pini - disse Angelo calmo. - Voi avete lasciato distruggere le foreste, io voglio piantarle di nuovo. - Ma perché proprio pini; perché pini e non querce?… I pini non danno frutti, non rendono. - Ma sono belli. Puliscono l’aria, fermano l’acqua e… non sono buoni da bruciare nelle fonderie. - Pura follia! - sospirò il vecchio Loru ormai più che novantenne. - Si tratta, per ora, di un progetto. Spero di riuscirci. - Ma chi te lo fa fare? - Mi piace. Fra cento anni questo paese… - Fra un secolo il cuore di questa gente sarà duro come è sempre stato. - Il cuore… l’anima... non m’importa di queste cose - disse Angelo tracannando d’un colpo un bicchierino d’acquavite. - Per questo non ho voluto farmi prete. Dopo pochi anni i pini erano quindicimila: una vera pineta giovane e vigorosa. Oggi, quasi un secolo dopo, a dispetto della cattiva amministrazione e della lottizzazione più volte minacciata e sempre incombente, i pini sono centocinquantamila e quando il vento soffia, rumoreggiano come il mare. Salendo verso la chiesetta, se ne vedono alcuni enormi, con i rami grigiastri come sconvolti da un vento cosmico che li abbia investiti, ma come il vento eterni, indistruttibili.”
Non solo Angelo, però, come già accennato, interviene nel libro: i personaggi sono tanti, ognuno dei quali è caratterizzato pienamente, e da cui è quasi difficile staccarsi a lettura finita. Uno di quelli che più mi è rimasto nel cuore è Sante Follesa, minatore a Buggerru, strenuo difensore dei diritti dei minatori. Per mezzo della sua figura ricevono un posto nel libro i fatti avvenuti nella cittadina mineraria nel settembre 1904, tristemente noti per l’eccidio che fu perpetuato nei confronti dei lavoratori in sciopero da parte dell’esercito italiano.
“Mi pare - disse Angelo - che ci sarebbe voluta più moderazione sia da una parte che dall’altra. Avete assalito i soldati: al loro posto, chiunque avrebbe fatto lo stesso. - Ma la questione sta proprio lì: i soldati non dovevano essere dov’erano. Li hanno fatti venire a Buggerru per spararci addosso e loro hanno sparato. No, non è questo il modo di risolvere le vertenze. - Tutti voi - continuò Sante - detestate la violenza e per voi gli armamenti non sono violenza. Gli altri subiscono, emigrano, non votano perché nullatenenti e analfabeti, e se si radunano in piazza per far valere le loro ragioni, gli si spara addosso. Voi, Angelo Uras, siete un uomo giusto, amministrate questo paese come se fosse roba vostra, come un padre di famiglia, ma non basta per cambiare il mondo. E il mondo ha bisogno di essere cambiato. Ci sono dei diritti uguali per tutti. E per questi diritti io sono pronto anche alla violenza. - Vuoi fare la rivoluzione? - chiese Angelo con tono scherzoso. - Se è necessario - rispose Sante con fermezza. - Non mi piace, come non piace a voi, ma non vedo altra soluzione. E quando si sparerà sul serio, io non sarò dalla vostra parte.”
Infine, come per chiudere un cerchio, vorrei focalizzarmi su un altro dei numerosi punti di forza di questo romanzo: le descrizioni. Anche a rischio di risultare pesante in alcuni punti, per via della mancanza di avvenimenti salienti, lo stile di scrittura poetico e appassionato riesce a rendere giustizia alla bellezza narrata in queste pagine: amore, natura, vita e morte trovano posto in queste vicende come in un quadro dipinto con sapienza, e numerosi passaggi riescono a smuovere nel lettore questi sentimenti in maniera fortissima.
“A Cagliari, sotto l’ampia tettoia della stazione furono circondati da un nugolo di piccioccus de crobi, i piccoli facchini cagliaritani, scalzi, vestiti di stracci e vispi come passeri, con le loro gialle corbule di giunco, sempre pronti a trasportare qualsiasi merce per pochi centesimi. Angelo di solito non rifiutava i loro servigi quando passava per il mercato a fare acquisti, prima di prendere il treno del ritorno; ma quel giorno era stanco e se li levò di torno in modo sbrigativo. Montarono sul tram a cavalli stracarico di gente sudata e impaziente, fiaccata dallo scirocco che portava, attraverso il mare, il fiato ardente del deserto africano. Pareva di essere ancora in piena estate. Il tram infilò la via fiancheggiata a sinistra dai grandi palazzi con gli alti portici ombrosi e a destra dai colossali ficus elastica dal fogliame folto, carico di polvere. Tra il fogliame s’intravedevano le locomotive e i piroscafi neri e rossi attraccati nella darsena accanto alle imbarcazioni a vela dalla poppa rotonda, quasi appoggiata alla banchina sulla quale si affaccendavano i facchini. Sul vocìo e lo sferragliare confuso, si alzavano tratto tratto il fischio delle locomotive o l’urlo cupo delle sirene. La via Roma era stipata di gente che non si capiva bene dove andasse, cosa facesse in quell’ora afosa, mentre il sole, nascosto dietro cumuli di nuvole, la accendeva di giallo, rosso, arancione, verde, turchino. Anche le facciate dei palazzi e le torri più alte del castello con le case stipate, stratificate fra ciuffi di palme e di agavi e i contrafforti dei bastioni medievali, si tingevano di quei colori fantastici che presto si sarebbero spenti lasciando la città sotto un cielo di ametista.“
Concludendo, questo non può che essere un libro da consigliare a tutti, non solo ai sardi, che sicuramente si ritroveranno nelle vicende di Angelo e dei suoi compaesani, ma anche chi della Sardegna sa ancora poco, perché in quest’appassionante cronaca di vita potranno cogliere un’occasione in più per entrare in contatto con questa terra ancora troppo bistrattata da chi non la comprende a pieno.
Una dolcissima dedica ricca d’amore all’Isola, che al tempo stesso in queste pagine si pone contro ogni guerra e sfruttamento inumano a danno dei suoi abitanti.
“In quel momento, mentre si alzavano i bicchieri e si brindava a non so quale felicità futura, dalla quale Marco e sua madre erano esclusi, in un punto lontanissimo, nella notte, morivano centinaia, migliaia di uomini. Anche se il babbo non stava morendo in quel momento, una pallottola poteva passare a un palmo dal suo cuore.”
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simonettaramogida · 9 months ago
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VINITALY/ BAROLO, ETNA, MONTALCINO: 3 TERRITORI SIMBOLO DELLA TRAZIONE ENOLOGICA ITALIANA IL CONTRIBUTO SUI TERRITORI VALE FINO A 10 VOLTE IL VALORE DELLA BOTTIGLIA
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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Rally Regione Piemonte 2024: numerosi talenti internazionali che daranno vita ad una entusiasmante competizione sulle strade langarole
Il mondo del rally si prepara a vivere un nuovo capitolo emozionante, direttamente dalle colline piemontesi. Il rally Regione Piemonte, che va in scena ad Alba, è uno degli eventi più attesi del Campionato Italiano Assoluto. L’evento si svolgerà il 12-13 Aprile e le iscrizioni sono state prorogate fino al 7 aprile, il che significa che potrebbero esserci ulteriori sorprese sulla griglia di…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Liguria, #pesto masterpiece: dopo Londra il mortaio gigante mette gli sci sulle piste di Sestriere
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Liguria, #pesto masterpiece: dopo Londra il mortaio gigante mette gli sci sulle piste di Sestriere Il mega mortaio di 8 metri per 6, che ha già navigato sul Tamigi di Londra in occasione della prima tappa della campagna di promozione del territorio di Regione Liguria e Agenzia in Liguria, è pronto a far tappa a Sestriere, venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 gennaio. Il mortaio verrà allestito ai 2035 metri del Colle del Sestriere, in Piazza Fraiteve, nel cuore della stazione turistica internazionale che fa parte del comprensorio sciistico della Vialattea. Per tre giorni attorno al mega mortaio saranno organizzate una serie di attività e appuntamenti di intrattenimento per grandi e piccini concentrati nel Pesto Snow Park, allestito per l'occasione, che avrà anche una pista di pattinaggio, accoglierà show cooking, après ski e degustazioni a tema (punto stampa del presidente Toti venerdì 26 gennaio alle 17.30 in piazza Fraiteve, Sestriere). "La promozione della Liguria sui principali mercati sta dando risultati concreti e importanti per il settore turistico, sempre di più una delle industrie di riferimento per il sistema del nostro territorio, ormai non più solo legato alla stagione balneare ma 12 mesi l'anno - commenta il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti –. Questo fine settimana saremo a Sestriere per far conoscere ancora di più la nostra regione, proseguendo la nostra campagna di promozione del territorio #Pesto Masterpiece of Liguria: abbiamo scelto questo luogo simbolo del turismo sciistico non solo per la grande visibilità che il mortaio gigante avrà in questa splendida località, che ospita alcune delle piste più belle delle Alpi, ma anche per rafforzare ulteriormente lo storico legame che Liguria e Piemonte hanno anche in campo turistico. Sono infatti circa 2 milioni e 500 mila le presenze di turisti piemontesi nella nostra regione registrate da gennaio a settembre. Siamo certi che questa iniziativa darà un ulteriore impulso a tutta la filiera". Dopo Londra, quindi, Sestriere, Sanremo, Milano e Parigi. La campagna di promozione e valorizzazione del territorio '#Pesto, Masterpiece of Liguria' non si ferma, e vuole agire sui mercati più importanti per il turismo nella nostra regione. "Siamo pronti ad accogliere con entusiasmo la Regione Liguria per quest'iniziativa di promozione turistica che rappresenta una straordinaria opportunità per tutti – ha dichiarato Gianni Poncet, Sindaco di Sestriere - Sono certo sarà una piacevole sorpresa per i turisti che soggiornano a Sestriere in settimana bianca che avranno modo di trovare una finestra aperta sulla Liguria. Una regione stupenda che ha nel mare, nel suo entroterra e nei sapori elementi che ne fanno un'eccellenza turistica a livello mondiale. Un territorio che può ben integrarsi, e divenire complementare, con la nostra offerta legata alla montagna puntando sulla promozione reciproca alpi, colline, mare". Ecco nel dettaglio tutti gli appuntamenti in programma al Pesto Snow Park di Sestriere. Venerdì 26 gennaio: ore 16.00 Apertura Pesto Snow Park e della pista di pattinaggio; ore 17.00 Show cooking di Roberto Panizza e degustazione di trofie; ore 18.00 Après-Ski con musica, trofie al pesto e intrattenimento per grandi e piccini. Sabato 27 gennaio: ore 10.00 apertura pista di pattinaggio; ore 11.00 apertura Scuola di Pesto per adulti e bambini - 6 partecipanti a turno; dalle 12.00 alle 14.00 showcooking di Roberto Panizza e degustazione di trofie al pesto; dalle ore 16.00 alle 18.00 Tappa Eliminatoria del Campionato del mondo di pesto con maestri di sci, personalità e pubblico; dalle 18:00 alle 20:00 Grande Festa Après Ski con trofie e musica in Piazza Fraiteve. Domenica 28 gennaio: ore 10.00 apertura pista di pattinaggio; ore 11.00 apertura Scuola di Pesto per adulti e bambini - 6 partecipanti a turno; dalle 12.00 alle 14.00 showcooking di Roberto Panizza e degustazione di trofie al pesto; dalle 16.00 alle 18.00 Scuola di Pesto per adulti e bambini - 6 partecipanti a turno (iscrizioni in loco); dalle 18.00 alle 20.00 Grande Festa Après Ski con trofie e musica in Piazza Fraiteve.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 2 years ago
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Piemonte: i suoi vini pregiati e le sue cantine
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Il Piemonte è una delle regioni vinicole più importanti d'Italia, nota per i suoi vini pregiati e le sue cantine. Qui si producono alcuni dei vini più famosi del paese, tra cui il Barolo, il Barbaresco, il Barbera e il Moscato d'Asti. La regione vanta anche una lunga tradizione vitivinicola, che risale all'epoca romana. Il territorio Il Piemonte si trova nella parte nord-occidentale dell'Italia, al confine con la Francia e la Svizzera. Il clima della regione è influenzato dalla presenza delle Alpi, che proteggono la regione dalle correnti fredde del nord. Il terreno è composto da una varietà di suoli, tra cui quelli argillosi, calcarei e sabbiosi, che conferiscono ai vini della regione una grande varietà di sapori e aromi. Le varietà di uva Nel Piemonte si coltivano numerose varietà di uva, tra cui il Nebbiolo, il Dolcetto, il Barbera, il Moscato e l'Arneis. Il Nebbiolo è l'uva più importante della regione e viene utilizzata per produrre il celebre Barolo e il Barbaresco, due dei vini più famosi e pregiati d'Italia. Il Dolcetto, invece, viene utilizzato per produrre vini più leggeri e fruttati, come il Dolcetto d'Alba e il Dolcetto di Dogliani. Il Barbera è un'altra varietà molto importante e viene utilizzata per produrre vini rossi corposi e intensi. Il Moscato, invece, viene utilizzato per produrre vini dolci e frizzanti, come il Moscato d'Asti. Le cantine Il Piemonte è famoso per le sue cantine, molte delle quali sono state fondate da famiglie che producono vino da generazioni. Queste cantine offrono ai visitatori la possibilità di degustare i vini della regione e di apprendere la storia e le tecniche di produzione dei vini piemontesi. Tra le cantine più famose si possono citare la Cantina Produttori del Barbaresco, la Cantina Ceretto e la Cantina Giacomo Conterno. Barolo Il Barolo è uno dei vini più famosi e pregiati del Piemonte. Viene prodotto con uve Nebbiolo coltivate nelle colline intorno al paese di Barolo, nel sud-ovest della regione. Il vino deve essere invecchiato per almeno tre anni, di cui due in botti di legno, prima di essere messo in commercio. Il Barolo ha un colore rosso granato intenso e un aroma complesso e persistente, con note di frutta rossa, tabacco e spezie. In bocca è corposo e strutturato, con tannini decisi e un finale lungo e persistente. Barbaresco Il Barbaresco è un altro vino famoso del Piemonte, prodotto con uve Nebbiolo coltivate nelle colline intorno al paese di Barbaresco, a sud-est di Alba. Anche il Barbaresco deve essere invecchiato per almeno tre anni, di cui due in botti di legno, prima di essere messo in commercio. Il Barbaresco ha un colore rosso rubino intenso e un aroma intenso e complesso, con note di frutta rossa, spezie e erbe aromatiche. In bocca è elegante e equilibrato, con tannini delicati e un finale persistente. Barbera Il Barbera è un'altra varietà di uva importante del Piemonte e viene utilizzata per produrre vini rossi corposi e intensi. Il Barbera d'Alba e il Barbera d'Asti sono due dei vini più famosi della regione. Il Barbera d'Alba ha un colore rosso rubino intenso e un aroma fruttato e intenso, con note di ciliegia e prugna. In bocca è corposo e strutturato, con tannini decisi e un finale lungo e persistente. Il Barbera d'Asti, invece, ha un colore rosso rubino più chiaro e un aroma più delicato, con note di frutta rossa e spezie. In bocca è morbido e armonioso, con un finale fresco e persistente. Moscato d'Asti Il Moscato d'Asti è un vino dolce e frizzante prodotto con uve Moscato coltivate nelle colline intorno al paese di Asti. Il vino è caratterizzato da un colore giallo paglierino brillante e un aroma intenso e fruttato, con note di pesca, albicocca e miele. In bocca è dolce e frizzante, con un finale fresco e piacevole. Il Moscato d'Asti è un vino molto versatile, che si abbina bene con dessert a base di frutta fresca, dolci secchi e formaggi erborinati. Conclusioni Il Piemonte è una delle regioni vinicole più importanti d'Italia, conosciuta per i suoi vini pregiati e le sue cantine. Qui si producono alcuni dei vini più famosi del paese, tra cui il Barolo, il Barbaresco, il Barbera e il Moscato d'Asti. La regione vanta anche una lunga tradizione vitivinicola, che risale all'epoca romana. Grazie alla varietà di suoli e varietà di uva coltivate, i vini del Piemonte presentano una grande varietà di sapori e aromi, che li rendono unici e distintivi. Se sei un amante del vino, una visita alle cantine del Piemonte è un'esperienza da non perdere. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Come i Coma_Cose hanno ispirato Igor Nogarotto
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La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista il cantante Igor Nogarotto. Con lui parleremo soprattutto del suo ultimo libro dal titolo "Manuale per cuori spezzati". Il libro Manuale per cuori spezzati - Il metodo per far tornare l’ex in 50 giorni di Igor Nogarotto, edito Compagnia editoriale Aliberti, è una guida per cuori spezzati, per chi è stato lasciato, per chi vive una storia in crisi, per chi ha perso la fiducia in se stesso. https://www.youtube.com/watch?v=0tqvRynAfO4 A proposito del manuale Ci spiega l'autore Igor Nogarotto anche sul manuale: “ IComa_Cose sono a Sanremo con una canzone,L’addio, che parla proprio della loro crisi, superata con resilienza, combattendo per salvare l’amore, senza arrendersi. Ma loro, coppia nella vita e nella musica, mi ispirarono conChiamamicon le parole ‘Chiamami magari il mondo tra mezz'ora scompare... ci siamo persi ormai ma non cambia niente so cheritorneraicome fai sempre’”. Ascolta il nostro podcast L'ospite di oggi Igor Nogarotto Igor Nogarotto nasce nel 1974 nella provincia astigiana, ma sente da subito l’urgenza di emigrare in zone più ‘aperte’ alla creatività e all’età di 20 anni si trasferisce a Bologna, dove trova terreno più fertile per l’espressione artistica, rispetto all’indole introversa e tarpante delle colline piemontesi. E’ un creativo a 360 gradi (lui afferma “a 720 perchè essendo maniacalmente scrupoloso ho fatto 2 volte il giro”): cantautore, scrittore, autore di testi per comici di Zelig, autore di format tv e radio, Vocal Coach, nonché produttore discografico ed organizzatore di eventi con la sua agenzia di spettacolo SAMIGO che fonda nel 1995. Read the full article
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testa-e-cuore · 4 years ago
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Colline piemontesi
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Dolci colline ammantate da vigneti entro cui si snodano i sentieri del Dolcetto e del Barbaresco da poter percorrere a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Questo è il colpo d’occhio che regala Neive, piccolo borgo delle Langhe piemontesi, in provincia di Cuneo. La storia Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e si potrebbe dire che ciò non stupisce affatto: il piccolo paese ha origine romaniche e pare debba il proprio nome alla gens Naevia, nobile famiglia romana della quale fu un possedimento: intorno al 100 a.C. era già un insediamento romano significativo, attraversato dalla via Aemilia Scauri. Nel Medioevo vi fu eretto un castello fortificato e nei suoi pressi venne costruito un monastero di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Fruttuaria nel territorio di San Benigno Canavese. Un panorama sulle Langhe, ph: lauradibiase (123rf) Il centro Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra. Tra le altre antiche testimonianze del passato ci sono poi la Torre dell’orologio, ultima testimonianza dell’antico castello, la barocca Arcinconfraternita di San Michele con il prezioso portale ligneo e la Casa Cotto con i suoi pregevoli soffitti e caminetti del XIII secolo. Il cuore del borgo è Piazza Italia: quasi un salotto settecentesco nel quale si affacciano soprattutto le sedi amministrative del paese. L’edificio bianco che salta subito all’occhio è l’antico Palazzo del Municipio, che tra archi e lesene slanciate, reca in alto, sotto l’orologio, un vistoso stemma. Gli uffici del Comune trovano oggi posto, dall’altro lato della piazza, in un edificio con la facciata in mattoni a vista, Palazzo Borgese. Si tratta della casa natale dell’architetto neivese Giovanni Antonio Borgesem la cui qualità artistica è riconoscibile in molte delle settecentesche dimore nobiliari e chiese del borgo. La cultura enogastronomica Siamo in uno dei distretti vinicoli più famosi del mondo, e più precisamente nella zona del Barbaresco, che tocca quattro centri: oltre a Neive e Barbaresco, anche Treiso e Alba, entrambe celebri pure per il tartufo bianco. Neive è anche meta di visite alle proprie aziende vinicole, spesso ospitate in dimore signorili, come il settecentesco Palazzo dei Conti di Castelborgo. I tipi di vini che si producono sulle colline neivesi sono quattro: Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Barbaresco e Moscato d’Asti. Nelle vecchie cantine del Palazzo Borgese (chiamate infernòt), rese accessibili da un vicolo esterno, si trova la Bottega dei Quattro Vini che promuove, e consente di degustare, la produzione delle cantine vinicole della zona. Non solo vino A Neive non si sono prodotti sempre e soltanto buon vino e tartufo. Per oltre sessant’anni, i fratelli Lidia e Romano Levi, continuando la tradizione dei loro antenati, hanno prodotto una Grappa unica, a tutti nota come “La Grappa della Donna Selvatica”. Si tratta di un distillato di vinacce che si distingue per essere frutto di una vera e propria arte, espressa nelle composizioni di erbe immerse nelle bottiglie o nelle etichette poetiche, disegnate a mano. Per queste composizioni è stata addirittura identificata una corrente artistica battezzata “arte-selvatica”. Alla grappa sono collegate anche delle bottiglie da collezione che ora hanno un Museo a loro dedicato, “Casa della Donna Selvatica” che si trova in Piazza Italia. In pochi hanno il coraggio di aprire queste bottiglie e berne il contenuto, ma è solo gustando la Donna Selvatica che la magia si compie. https://ift.tt/2r8KBoh Neive, borgo di dolci colline ed inebrianti profumi Dolci colline ammantate da vigneti entro cui si snodano i sentieri del Dolcetto e del Barbaresco da poter percorrere a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Questo è il colpo d’occhio che regala Neive, piccolo borgo delle Langhe piemontesi, in provincia di Cuneo. La storia Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e si potrebbe dire che ciò non stupisce affatto: il piccolo paese ha origine romaniche e pare debba il proprio nome alla gens Naevia, nobile famiglia romana della quale fu un possedimento: intorno al 100 a.C. era già un insediamento romano significativo, attraversato dalla via Aemilia Scauri. Nel Medioevo vi fu eretto un castello fortificato e nei suoi pressi venne costruito un monastero di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Fruttuaria nel territorio di San Benigno Canavese. Un panorama sulle Langhe, ph: lauradibiase (123rf) Il centro Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra. Tra le altre antiche testimonianze del passato ci sono poi la Torre dell’orologio, ultima testimonianza dell’antico castello, la barocca Arcinconfraternita di San Michele con il prezioso portale ligneo e la Casa Cotto con i suoi pregevoli soffitti e caminetti del XIII secolo. Il cuore del borgo è Piazza Italia: quasi un salotto settecentesco nel quale si affacciano soprattutto le sedi amministrative del paese. L’edificio bianco che salta subito all’occhio è l’antico Palazzo del Municipio, che tra archi e lesene slanciate, reca in alto, sotto l’orologio, un vistoso stemma. Gli uffici del Comune trovano oggi posto, dall’altro lato della piazza, in un edificio con la facciata in mattoni a vista, Palazzo Borgese. Si tratta della casa natale dell’architetto neivese Giovanni Antonio Borgesem la cui qualità artistica è riconoscibile in molte delle settecentesche dimore nobiliari e chiese del borgo. La cultura enogastronomica Siamo in uno dei distretti vinicoli più famosi del mondo, e più precisamente nella zona del Barbaresco, che tocca quattro centri: oltre a Neive e Barbaresco, anche Treiso e Alba, entrambe celebri pure per il tartufo bianco. Neive è anche meta di visite alle proprie aziende vinicole, spesso ospitate in dimore signorili, come il settecentesco Palazzo dei Conti di Castelborgo. I tipi di vini che si producono sulle colline neivesi sono quattro: Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Barbaresco e Moscato d’Asti. Nelle vecchie cantine del Palazzo Borgese (chiamate infernòt), rese accessibili da un vicolo esterno, si trova la Bottega dei Quattro Vini che promuove, e consente di degustare, la produzione delle cantine vinicole della zona. Non solo vino A Neive non si sono prodotti sempre e soltanto buon vino e tartufo. Per oltre sessant’anni, i fratelli Lidia e Romano Levi, continuando la tradizione dei loro antenati, hanno prodotto una Grappa unica, a tutti nota come “La Grappa della Donna Selvatica”. Si tratta di un distillato di vinacce che si distingue per essere frutto di una vera e propria arte, espressa nelle composizioni di erbe immerse nelle bottiglie o nelle etichette poetiche, disegnate a mano. Per queste composizioni è stata addirittura identificata una corrente artistica battezzata “arte-selvatica”. Alla grappa sono collegate anche delle bottiglie da collezione che ora hanno un Museo a loro dedicato, “Casa della Donna Selvatica” che si trova in Piazza Italia. In pochi hanno il coraggio di aprire queste bottiglie e berne il contenuto, ma è solo gustando la Donna Selvatica che la magia si compie. Incastonato nelle langhe piemontesi Neive è tra i Borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico medievale e le sue colline costellate di vigneti sono tutti da scoprire
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Fontanile (AT): un borgo tra storia, arte e paesaggi incantevoli. Recensione di Alessandria today
Alla scoperta di Fontanile, gioiello dell’Astigiano immerso nelle colline Patrimonio dell’UNESCO
Alla scoperta di Fontanile, gioiello dell’Astigiano immerso nelle colline Patrimonio dell’UNESCO Situato nel cuore delle colline astigiane, tra vigneti e panorami mozzafiato, Fontanile è un piccolo borgo che incanta per il suo fascino autentico e per il patrimonio artistico e culturale che custodisce. Inserito nel territorio riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, questo paesino…
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...un Pavese che non ti aspetti che si allontana dalle colline piemontesi ed approda al mare...A chi conosce gli ulivi ritorti e i sottili rii tra monti e riviera, a chi ha fatto una volta ritorno al paese e al passato e ne ha rivissuto i riti di un tempo, a chi cerca il coraggio di svegliare cosa sonnecchia sotto la scorza e non lo ha ancora trovato, a tutti questi 'La Spiaggia' parlerà dritto al cuore. E'un gioiello...una storia lieve che emana un profumo di erbe selvatiche, un calore di sole, il rumore incessante della risacca...La prosa di Pavese è davvero straordinaria, musicale, piacevole, suadente, s'accompagna a descrizioni vividissime, penetranti come sensazioni ed impalpabili al tempo stesso quasi ci si trovasse di fronte ad un dipinto ad acquerello nel quale gli oggetti non hanno contorno ma solo una sfumatura di colore ed una forma vaga, commovente, poetica...#instabook #igersravenna #ig_books #libri #instaravenna #consiglidilettura #bookstagram #booklovers #domenicaaperto #narrativaitaliana #cesarepavese (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CdchD_Nohfs/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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vinotv · 3 years ago
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Altro successo a Roma per la presentazione della #freisa 🍇 Questo vitigno, dall’incredibile versatilità , è protagonista di ben 7 doc piemontesi. Tradizionalmente vinificata come vino vivace, per l’acidità e il tannino deciso che la caratterizzano, è interpretata con successo anche nelle versioni ferma e Superiore. 🍽 Con l’Associazione @piufreisa ne scopriamo 5 esempi provenienti dalle aree più tipiche, #chieri e #asti , abbinate al menù proposto da @beefbazaar : un Trancio di Pizza romana con Stracciatella di Andria, dadolata di chianina IGP e datterini confit all'arancia, dei Fusilli pastificio Lagano con dry vellutata di datterini, guanciale di Cinta Senese e Pecorino Romano e la Scottona di Frisona Polacca. 🍷 @cascinagilli #freisadasti il Forno 2019. Vinificato in acciaio, esprime al meglio la straordinaria piacevolezza e bevibilità del vitigno, rendendone appieno i profumi fruttati e la freschezza tipica, con un tannino morbido e un grande equilibrio fra corpo ed acidità 🍷 @cascinaquarino #freisadastisuperiore Raria 2018: lasciato macerare 15 giorni sulle bucce, matura 15 mesi in botte. Un prodotto piacevole, con tannini morbidi, in grado di affrontare un invecchiamento medio lungo 🍷 @vini_stefano_rossotto #freisadichieri Superiore Andvinà 2017 nasce a cavallo tra le colline di Chieri e di Asti e producono ben 4 tipologie di Freisa, tra le quali un metodo classico. La versione Superiore è un Cru lasciato macerare 40 giorni sulle bucce, riposa in cemento e in botti vecchie e affina 12 mesi in bottiglia 🍷 @vinibalbiano #freisadichieri Superiore Vigna Villa della Regina 2016 è un rarissimo esempio di vino urbano, nato dal clone storico di Freisa impiantato nell’omonima residenza reale sabauda del ‘600, nel centro di Torino. Una produzione limitata di freisa superiore, fine ed elegante, con una buona struttura 🍷 @tenutasantacaterina #freisadastisuperiore SorìdiGiul 2016 nasce da un vigneto di oltre 50 anni; dedicata da Guido Carlo Alleva alla figlia Giulia, grande sostenitrice della Freisa, fermenta con lieviti indigeni e affina 3 anni in legno, per un vino ricco di profumi, con una buona struttura destinata a durare nel tempo. (presso Beef Bazaar) https://www.instagram.com/p/CXOELNkN5kp/?utm_medium=tumblr
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Maltempo: -10 su colline di Langhe e Monferrato
(ANSA) – TORINO, 10 FEB – Minime sotto i -10, la notte scorsa, su molte zone collinari del Piemonte, in particolare Langhe e Monferrato. La rete delle stazioni meteo di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha registrato nella provincia di Asti -12,4 a Castell’Alfero, -10,4 a Nizza Monferrato e Mombaldone Bormida; nel Cuneese -12 a Saliceto.    Nelle città piemontesi, -8.2 ad…
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koufax73 · 7 years ago
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Ambiente estivo e arieggiato, quello che accoglie Cri+Sara Fou, impegnati in una serata di luglio all’Officina del Bar Dante di Acqui Terme (Alessandria). Il duo presenta le canzoni di Non siamo mai stati, album figlio di un incontro tutto sommato casuale e di una formazione che in realtà non sarebbe dovuta essere.
Mentre si litiga con accordatori elettronici e ci si gode la brezza della città termale, Sara ci racconta come la sua strada con Cri si sia incrociata quasi per sbaglio e come quello che doveva essere un “one shot” sia diventata una collaborazione stabile fra la cantante di Follonica e il chitarrista di Verbania.
“Stabile” non è invece quello che si può dire della serata, con l’inizio lungamente rinviato (si aspetta l’arrivo della “movida” acquese) e con qualche problema tecnico che si presenterà a più riprese. Il duo parte da Il vizio, che è anche il singolo di presentazione del disco, già in grado di far capire l’intensità delle canzoni del duo. Si transita poi attraverso Nei suoi passi.
Mentre Ciliegio mette in rilievo la chitarra, il set prende quota anche dal punto di vista dei volumi. Novembre è presentata con i ringraziamenti a produttori e collaboratori. Il brano è vivo e d’assalto fin dalle prime battute. Più discorsiva L’abitudine, in grado di mettere in evidenza tutte le qualità della voce di Sara.
L’ennesima canzone sul tempo, che nasce come duetto con Paolo Enrico Archetti Maestri  degli Yo Yo Mundi, che ha prodotto il disco e che qui ad Acqui è di casa. E infatti è presente, cappellino ben calcato in testa e sguardo benevolo nei confronti di Sara e Cri.
La canzone qui è eseguita per voce sola, tocca vette alte e corde intime. Poi si parte con qualche cover: Le vent nous porterà dei Noir Désir vede l’intervento di tastiere e ukulele arrangiato in funzione di basso: i risultati sono particolarmente urbani e a trama fitta. “Lui (Bertrand Cantat, ndr) è uno stronzo, ma la canzone è bella” è il succo del messaggio che Sara ci tiene a recapitare dopo averla eseguita.
Altra cover è un omaggio a Piero Ciampi, con Il Vino, particolarmente adatta alle colline piemontesi che circondano la location. Nel frattempo il tuo recensore ha il tempo di scambiare due chiacchiere con Archetti Maestri e di ringraziarlo per quel gioiello che è In Novembre (su Percorsi di musica sghemba, del ’96). Tra un brano e l’altro, ci spiega in due parole l’alluvione del ’94 e l’angoscia di vivere in un mondo senza comunicazioni.
Ed ecco materializzarsi proprio la cover di Lettera di morte apparente, degli Yo Yo Mundi appunto, purtroppo contrassegnata da qualche problema tecnico. Una costante della serata.
Si va verso la chiusura,  con La linea della lama, d’impatto e convinta, con un certo rammarico: gli spettatori casuali non hanno prestato la giusta attenzione alla performance, la collocazione del palco non ottimale e le questioni tecniche hanno spesso rallentato, quando non rovinato, il lavoro dei due.
Peccato perché la sostanza, l’impegno, l’abilità e il talento c’erano tutti e, per chi ha prestato la giusta attenzione, si sono fatti sentire.
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Paolo Archetti Maestri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri+Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
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Cri+Sara Fou ad Acqui Terme: il report Ambiente estivo e arieggiato, quello che accoglie Cri+Sara Fou, impegnati in una serata di luglio all’Officina del Bar Dante di Acqui Terme (Alessandria).
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