#Colline Piemontesi
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Il Diavolo sulle Colline di Cesare Pavese: un viaggio tra gioventù, inquietudine e bellezza. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che cattura l’anima delle colline piemontesi e della vita stessa
Un romanzo che cattura l’anima delle colline piemontesi e della vita stessa Cesare Pavese, uno dei più grandi narratori del Novecento italiano, ci regala con Il Diavolo sulle Colline una delle sue opere più intense e poetiche. Pubblicato nel 1948, il romanzo esplora i temi della giovinezza, dell’amicizia e del confronto con il mistero dell’esistenza, ambientando la storia tra le colline…
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Castello Grinzane Cavour
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Costruito intorno alla metà dell’XI secolo in cima a una collina, il Castello di Grinzane Cavour domina, con la sua bellezza e l’architettura inconfondibile, lo stupendo panorama delle colline di Langa, oggi patrimonio dell’umanità tutelato dall’UNESCO con i Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Nei secoli, il Castello è appartenuto a varie famiglie nobili piemontesi, tra le quali i Conti Benso di Cavour, il cui più noto esponente è stato Camillo Benso, celebre eroe del Risorgimento, che soggiornò al Castello e fu sindaco del piccolo borgo di Grinzane.
Come un vero scrigno, il Castello si aprirà per offrire al visitatore i tesori che custodisce, alla scoperta del Museo delle Langhe, delle affascinanti Sale storiche, dei preziosi Cimeli Cavouriani e dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour.
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Un viaggio nel passato alla scoperta di percorsi etnografici e cimeli storici, per conoscere le tradizioni e la cultura di queste colline uniche al Mondo.
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Le 4 stagioni della vite e il lavoro del vignaiolo, in un affascinante museo all’aperto.
“IN VIGNA” è il museo a cielo aperto dedicato alla vite e al continuo lavoro che un vigneto richiede, in funzione dell’alternarsi delle stagioni: un’eccezionale testimonianza della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione e del contesto rurale in cui affonda le sue radici il territorio di Langhe, Roero e Monferrato.
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Vini e percorsi piemontesi: Tenuta La Fiammenga tra le colline del Monferrato Astigiano rinasce grazie ai cugini Paolo e Guido Sartirano
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paese d'ombre, giuseppe dessì (il maestrale, 1972)
“Che cos’è l’amore, si chiedeva, se poi quando si soffre non si trovano nemmeno le parole giuste per consolarsi. Concluse che l’amore è muto, e che per questo si possono amare anche le bestie, che non parlano. Lei e Angelo non si erano mai detti molte parole. Si erano amati, si amavano in silenzio.”
Questo libro mi fu consigliato, ormai alcuni anni fa, da una persona che fin da subito mi colpì per la sua cultura e la sua vicinanza al territorio, che percepii fin dalla prima conversazione con lei. Non ho suoi contatti da un po’, eppure ancora mi porto nel cuore il calore di quella prima conversazione, da cui traspariva un fortissimo amore per le foreste e colline da cui proveniva, e che in qualche modo riuscì a trasmettere anche a me.
È questo stesso amore per la natura ciò che funge da base per la storia raccontata in Paese d’ombre, romanzo di Giuseppe Dessì vincitore del Premio Strega nel 1972. Il Paese di cui si parla è Villacidro, qui mascherato sotto il nome di Norbio, luogo natale dell’autore, a cui egli dedica quella che è una lunghissima lettera d’amore, per i suoi abitanti, il suo territorio, la sua storia e cultura. Infatti, pur ruotando intorno alla vita di un singolo personaggio, Angelo Uras, ciò che dà linfa al romanzo è proprio la storia corale dei vari cittadini, i quali formano un mosaico di vite e avvenimenti capace di ritagliarsi il suo posto nella Storia. A fare da cornice, poi, è proprio Lei: nel libro sono infatti presenti i principali episodi storici avvenuti tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, visti da una prospettiva sarda, che spesso si tende a ignorare in nome di una presunta prospettiva italianizzata, che tralascia i sentimenti delle regioni minoritarie, in particolare nel periodo post-unificazione. Ciò che colpisce è la visione di una Sardegna terra di confine, mal integrata rispetto alle regioni del Nord, e da sempre vista più come una colonia da sfruttare che una parte integrante del nuovo Stato, in realtà anch’esso poggiante su deboli fondamenta.
“La salvaguardia delle foreste sarde non interessava ai governanti piemontesi. La Sardegna continuava ad esser tenuta nel conto di una colonia da sfruttare, specialmente dopo l’unificazione del Regno, e i suoi abitanti eran considerati alla stregua dei briganti calabresi. Il governo regio e i fanatici dell’unificazione non avevano tenuto conto delle differenze geografiche e culturali, e avevano applicato sbrigativamente a tutta l’Italia un uniforme indirizzo politico e amministrativo. I politici, legati agli interessi del governo, predicavano la rassegnazione. I sardi si convincevano di essere sudditi e non concittadini degli italiani, e sempre più si abbandonavano alla loro secolare apatia e alla totale sfiducia nello Stato.”
Acquisiscono così nuova importanza fatti come l’introduzione della Legge delle Chiudende nel 1820, i cui echi permeano le vicende dei personaggi, in particolare di Angelo, homo novus motore del romanzo, che da povero contadino riceve una piccola fortuna, la quale servirà a dargli una posizione e un nome, crescendo man mano di più. Ciò che però non perde mai è la sua vena ambientalista, la quale diventa così uno dei messaggi principali del libro, e che lo porterà a difendere con forza e amore le foreste e i boschi del suo paese, ottenendo sempre più rispetto da parte dei suoi concittadini, dai quali fin da bambino era amato per il suo coraggio, i suoi ideali saldi e la sua moderazione.
“- Solo per piantare i pini - disse Angelo calmo. - Voi avete lasciato distruggere le foreste, io voglio piantarle di nuovo. - Ma perché proprio pini; perché pini e non querce?… I pini non danno frutti, non rendono. - Ma sono belli. Puliscono l’aria, fermano l’acqua e… non sono buoni da bruciare nelle fonderie. - Pura follia! - sospirò il vecchio Loru ormai più che novantenne. - Si tratta, per ora, di un progetto. Spero di riuscirci. - Ma chi te lo fa fare? - Mi piace. Fra cento anni questo paese… - Fra un secolo il cuore di questa gente sarà duro come è sempre stato. - Il cuore… l’anima... non m’importa di queste cose - disse Angelo tracannando d’un colpo un bicchierino d’acquavite. - Per questo non ho voluto farmi prete. Dopo pochi anni i pini erano quindicimila: una vera pineta giovane e vigorosa. Oggi, quasi un secolo dopo, a dispetto della cattiva amministrazione e della lottizzazione più volte minacciata e sempre incombente, i pini sono centocinquantamila e quando il vento soffia, rumoreggiano come il mare. Salendo verso la chiesetta, se ne vedono alcuni enormi, con i rami grigiastri come sconvolti da un vento cosmico che li abbia investiti, ma come il vento eterni, indistruttibili.”
Non solo Angelo, però, come già accennato, interviene nel libro: i personaggi sono tanti, ognuno dei quali è caratterizzato pienamente, e da cui è quasi difficile staccarsi a lettura finita. Uno di quelli che più mi è rimasto nel cuore è Sante Follesa, minatore a Buggerru, strenuo difensore dei diritti dei minatori. Per mezzo della sua figura ricevono un posto nel libro i fatti avvenuti nella cittadina mineraria nel settembre 1904, tristemente noti per l’eccidio che fu perpetuato nei confronti dei lavoratori in sciopero da parte dell’esercito italiano.
“Mi pare - disse Angelo - che ci sarebbe voluta più moderazione sia da una parte che dall’altra. Avete assalito i soldati: al loro posto, chiunque avrebbe fatto lo stesso. - Ma la questione sta proprio lì: i soldati non dovevano essere dov’erano. Li hanno fatti venire a Buggerru per spararci addosso e loro hanno sparato. No, non è questo il modo di risolvere le vertenze. - Tutti voi - continuò Sante - detestate la violenza e per voi gli armamenti non sono violenza. Gli altri subiscono, emigrano, non votano perché nullatenenti e analfabeti, e se si radunano in piazza per far valere le loro ragioni, gli si spara addosso. Voi, Angelo Uras, siete un uomo giusto, amministrate questo paese come se fosse roba vostra, come un padre di famiglia, ma non basta per cambiare il mondo. E il mondo ha bisogno di essere cambiato. Ci sono dei diritti uguali per tutti. E per questi diritti io sono pronto anche alla violenza. - Vuoi fare la rivoluzione? - chiese Angelo con tono scherzoso. - Se è necessario - rispose Sante con fermezza. - Non mi piace, come non piace a voi, ma non vedo altra soluzione. E quando si sparerà sul serio, io non sarò dalla vostra parte.”
Infine, come per chiudere un cerchio, vorrei focalizzarmi su un altro dei numerosi punti di forza di questo romanzo: le descrizioni. Anche a rischio di risultare pesante in alcuni punti, per via della mancanza di avvenimenti salienti, lo stile di scrittura poetico e appassionato riesce a rendere giustizia alla bellezza narrata in queste pagine: amore, natura, vita e morte trovano posto in queste vicende come in un quadro dipinto con sapienza, e numerosi passaggi riescono a smuovere nel lettore questi sentimenti in maniera fortissima.
“A Cagliari, sotto l’ampia tettoia della stazione furono circondati da un nugolo di piccioccus de crobi, i piccoli facchini cagliaritani, scalzi, vestiti di stracci e vispi come passeri, con le loro gialle corbule di giunco, sempre pronti a trasportare qualsiasi merce per pochi centesimi. Angelo di solito non rifiutava i loro servigi quando passava per il mercato a fare acquisti, prima di prendere il treno del ritorno; ma quel giorno era stanco e se li levò di torno in modo sbrigativo. Montarono sul tram a cavalli stracarico di gente sudata e impaziente, fiaccata dallo scirocco che portava, attraverso il mare, il fiato ardente del deserto africano. Pareva di essere ancora in piena estate. Il tram infilò la via fiancheggiata a sinistra dai grandi palazzi con gli alti portici ombrosi e a destra dai colossali ficus elastica dal fogliame folto, carico di polvere. Tra il fogliame s’intravedevano le locomotive e i piroscafi neri e rossi attraccati nella darsena accanto alle imbarcazioni a vela dalla poppa rotonda, quasi appoggiata alla banchina sulla quale si affaccendavano i facchini. Sul vocìo e lo sferragliare confuso, si alzavano tratto tratto il fischio delle locomotive o l’urlo cupo delle sirene. La via Roma era stipata di gente che non si capiva bene dove andasse, cosa facesse in quell’ora afosa, mentre il sole, nascosto dietro cumuli di nuvole, la accendeva di giallo, rosso, arancione, verde, turchino. Anche le facciate dei palazzi e le torri più alte del castello con le case stipate, stratificate fra ciuffi di palme e di agavi e i contrafforti dei bastioni medievali, si tingevano di quei colori fantastici che presto si sarebbero spenti lasciando la città sotto un cielo di ametista.“
Concludendo, questo non può che essere un libro da consigliare a tutti, non solo ai sardi, che sicuramente si ritroveranno nelle vicende di Angelo e dei suoi compaesani, ma anche chi della Sardegna sa ancora poco, perché in quest’appassionante cronaca di vita potranno cogliere un’occasione in più per entrare in contatto con questa terra ancora troppo bistrattata da chi non la comprende a pieno.
Una dolcissima dedica ricca d’amore all’Isola, che al tempo stesso in queste pagine si pone contro ogni guerra e sfruttamento inumano a danno dei suoi abitanti.
“In quel momento, mentre si alzavano i bicchieri e si brindava a non so quale felicità futura, dalla quale Marco e sua madre erano esclusi, in un punto lontanissimo, nella notte, morivano centinaia, migliaia di uomini. Anche se il babbo non stava morendo in quel momento, una pallottola poteva passare a un palmo dal suo cuore.”
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VINITALY/ BAROLO, ETNA, MONTALCINO: 3 TERRITORI SIMBOLO DELLA TRAZIONE ENOLOGICA ITALIANA IL CONTRIBUTO SUI TERRITORI VALE FINO A 10 VOLTE IL VALORE DELLA BOTTIGLIA
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Rally Regione Piemonte 2024: numerosi talenti internazionali che daranno vita ad una entusiasmante competizione sulle strade langarole
Il mondo del rally si prepara a vivere un nuovo capitolo emozionante, direttamente dalle colline piemontesi. Il rally Regione Piemonte, che va in scena ad Alba, è uno degli eventi più attesi del Campionato Italiano Assoluto. L’evento si svolgerà il 12-13 Aprile e le iscrizioni sono state prorogate fino al 7 aprile, il che significa che potrebbero esserci ulteriori sorprese sulla griglia di…
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Piemonte: i suoi vini pregiati e le sue cantine
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Il Piemonte è una delle regioni vinicole più importanti d'Italia, nota per i suoi vini pregiati e le sue cantine. Qui si producono alcuni dei vini più famosi del paese, tra cui il Barolo, il Barbaresco, il Barbera e il Moscato d'Asti. La regione vanta anche una lunga tradizione vitivinicola, che risale all'epoca romana. Il territorio Il Piemonte si trova nella parte nord-occidentale dell'Italia, al confine con la Francia e la Svizzera. Il clima della regione è influenzato dalla presenza delle Alpi, che proteggono la regione dalle correnti fredde del nord. Il terreno è composto da una varietà di suoli, tra cui quelli argillosi, calcarei e sabbiosi, che conferiscono ai vini della regione una grande varietà di sapori e aromi. Le varietà di uva Nel Piemonte si coltivano numerose varietà di uva, tra cui il Nebbiolo, il Dolcetto, il Barbera, il Moscato e l'Arneis. Il Nebbiolo è l'uva più importante della regione e viene utilizzata per produrre il celebre Barolo e il Barbaresco, due dei vini più famosi e pregiati d'Italia. Il Dolcetto, invece, viene utilizzato per produrre vini più leggeri e fruttati, come il Dolcetto d'Alba e il Dolcetto di Dogliani. Il Barbera è un'altra varietà molto importante e viene utilizzata per produrre vini rossi corposi e intensi. Il Moscato, invece, viene utilizzato per produrre vini dolci e frizzanti, come il Moscato d'Asti. Le cantine Il Piemonte è famoso per le sue cantine, molte delle quali sono state fondate da famiglie che producono vino da generazioni. Queste cantine offrono ai visitatori la possibilità di degustare i vini della regione e di apprendere la storia e le tecniche di produzione dei vini piemontesi. Tra le cantine più famose si possono citare la Cantina Produttori del Barbaresco, la Cantina Ceretto e la Cantina Giacomo Conterno. Barolo Il Barolo è uno dei vini più famosi e pregiati del Piemonte. Viene prodotto con uve Nebbiolo coltivate nelle colline intorno al paese di Barolo, nel sud-ovest della regione. Il vino deve essere invecchiato per almeno tre anni, di cui due in botti di legno, prima di essere messo in commercio. Il Barolo ha un colore rosso granato intenso e un aroma complesso e persistente, con note di frutta rossa, tabacco e spezie. In bocca è corposo e strutturato, con tannini decisi e un finale lungo e persistente. Barbaresco Il Barbaresco è un altro vino famoso del Piemonte, prodotto con uve Nebbiolo coltivate nelle colline intorno al paese di Barbaresco, a sud-est di Alba. Anche il Barbaresco deve essere invecchiato per almeno tre anni, di cui due in botti di legno, prima di essere messo in commercio. Il Barbaresco ha un colore rosso rubino intenso e un aroma intenso e complesso, con note di frutta rossa, spezie e erbe aromatiche. In bocca è elegante e equilibrato, con tannini delicati e un finale persistente. Barbera Il Barbera è un'altra varietà di uva importante del Piemonte e viene utilizzata per produrre vini rossi corposi e intensi. Il Barbera d'Alba e il Barbera d'Asti sono due dei vini più famosi della regione. Il Barbera d'Alba ha un colore rosso rubino intenso e un aroma fruttato e intenso, con note di ciliegia e prugna. In bocca è corposo e strutturato, con tannini decisi e un finale lungo e persistente. Il Barbera d'Asti, invece, ha un colore rosso rubino più chiaro e un aroma più delicato, con note di frutta rossa e spezie. In bocca è morbido e armonioso, con un finale fresco e persistente. Moscato d'Asti Il Moscato d'Asti è un vino dolce e frizzante prodotto con uve Moscato coltivate nelle colline intorno al paese di Asti. Il vino è caratterizzato da un colore giallo paglierino brillante e un aroma intenso e fruttato, con note di pesca, albicocca e miele. In bocca è dolce e frizzante, con un finale fresco e piacevole. Il Moscato d'Asti è un vino molto versatile, che si abbina bene con dessert a base di frutta fresca, dolci secchi e formaggi erborinati. Conclusioni Il Piemonte è una delle regioni vinicole più importanti d'Italia, conosciuta per i suoi vini pregiati e le sue cantine. Qui si producono alcuni dei vini più famosi del paese, tra cui il Barolo, il Barbaresco, il Barbera e il Moscato d'Asti. La regione vanta anche una lunga tradizione vitivinicola, che risale all'epoca romana. Grazie alla varietà di suoli e varietà di uva coltivate, i vini del Piemonte presentano una grande varietà di sapori e aromi, che li rendono unici e distintivi. Se sei un amante del vino, una visita alle cantine del Piemonte è un'esperienza da non perdere. Read the full article
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Come i Coma_Cose hanno ispirato Igor Nogarotto
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La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista il cantante Igor Nogarotto. Con lui parleremo soprattutto del suo ultimo libro dal titolo "Manuale per cuori spezzati". Il libro Manuale per cuori spezzati - Il metodo per far tornare l’ex in 50 giorni di Igor Nogarotto, edito Compagnia editoriale Aliberti, è una guida per cuori spezzati, per chi è stato lasciato, per chi vive una storia in crisi, per chi ha perso la fiducia in se stesso. https://www.youtube.com/watch?v=0tqvRynAfO4 A proposito del manuale Ci spiega l'autore Igor Nogarotto anche sul manuale: “ IComa_Cose sono a Sanremo con una canzone,L’addio, che parla proprio della loro crisi, superata con resilienza, combattendo per salvare l’amore, senza arrendersi. Ma loro, coppia nella vita e nella musica, mi ispirarono conChiamamicon le parole ‘Chiamami magari il mondo tra mezz'ora scompare... ci siamo persi ormai ma non cambia niente so cheritorneraicome fai sempre’”. Ascolta il nostro podcast L'ospite di oggi Igor Nogarotto Igor Nogarotto nasce nel 1974 nella provincia astigiana, ma sente da subito l’urgenza di emigrare in zone più ‘aperte’ alla creatività e all’età di 20 anni si trasferisce a Bologna, dove trova terreno più fertile per l’espressione artistica, rispetto all’indole introversa e tarpante delle colline piemontesi. E’ un creativo a 360 gradi (lui afferma “a 720 perchè essendo maniacalmente scrupoloso ho fatto 2 volte il giro”): cantautore, scrittore, autore di testi per comici di Zelig, autore di format tv e radio, Vocal Coach, nonché produttore discografico ed organizzatore di eventi con la sua agenzia di spettacolo SAMIGO che fonda nel 1995. Read the full article
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Colline piemontesi
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Dolci colline ammantate da vigneti entro cui si snodano i sentieri del Dolcetto e del Barbaresco da poter percorrere a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Questo è il colpo d’occhio che regala Neive, piccolo borgo delle Langhe piemontesi, in provincia di Cuneo. La storia Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e si potrebbe dire che ciò non stupisce affatto: il piccolo paese ha origine romaniche e pare debba il proprio nome alla gens Naevia, nobile famiglia romana della quale fu un possedimento: intorno al 100 a.C. era già un insediamento romano significativo, attraversato dalla via Aemilia Scauri. Nel Medioevo vi fu eretto un castello fortificato e nei suoi pressi venne costruito un monastero di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Fruttuaria nel territorio di San Benigno Canavese. Un panorama sulle Langhe, ph: lauradibiase (123rf) Il centro Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra. Tra le altre antiche testimonianze del passato ci sono poi la Torre dell’orologio, ultima testimonianza dell’antico castello, la barocca Arcinconfraternita di San Michele con il prezioso portale ligneo e la Casa Cotto con i suoi pregevoli soffitti e caminetti del XIII secolo. Il cuore del borgo è Piazza Italia: quasi un salotto settecentesco nel quale si affacciano soprattutto le sedi amministrative del paese. L’edificio bianco che salta subito all’occhio è l’antico Palazzo del Municipio, che tra archi e lesene slanciate, reca in alto, sotto l’orologio, un vistoso stemma. Gli uffici del Comune trovano oggi posto, dall’altro lato della piazza, in un edificio con la facciata in mattoni a vista, Palazzo Borgese. Si tratta della casa natale dell’architetto neivese Giovanni Antonio Borgesem la cui qualità artistica è riconoscibile in molte delle settecentesche dimore nobiliari e chiese del borgo. La cultura enogastronomica Siamo in uno dei distretti vinicoli più famosi del mondo, e più precisamente nella zona del Barbaresco, che tocca quattro centri: oltre a Neive e Barbaresco, anche Treiso e Alba, entrambe celebri pure per il tartufo bianco. Neive è anche meta di visite alle proprie aziende vinicole, spesso ospitate in dimore signorili, come il settecentesco Palazzo dei Conti di Castelborgo. I tipi di vini che si producono sulle colline neivesi sono quattro: Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Barbaresco e Moscato d’Asti. Nelle vecchie cantine del Palazzo Borgese (chiamate infernòt), rese accessibili da un vicolo esterno, si trova la Bottega dei Quattro Vini che promuove, e consente di degustare, la produzione delle cantine vinicole della zona. Non solo vino A Neive non si sono prodotti sempre e soltanto buon vino e tartufo. Per oltre sessant’anni, i fratelli Lidia e Romano Levi, continuando la tradizione dei loro antenati, hanno prodotto una Grappa unica, a tutti nota come “La Grappa della Donna Selvatica”. Si tratta di un distillato di vinacce che si distingue per essere frutto di una vera e propria arte, espressa nelle composizioni di erbe immerse nelle bottiglie o nelle etichette poetiche, disegnate a mano. Per queste composizioni è stata addirittura identificata una corrente artistica battezzata “arte-selvatica”. Alla grappa sono collegate anche delle bottiglie da collezione che ora hanno un Museo a loro dedicato, “Casa della Donna Selvatica” che si trova in Piazza Italia. In pochi hanno il coraggio di aprire queste bottiglie e berne il contenuto, ma è solo gustando la Donna Selvatica che la magia si compie. https://ift.tt/2r8KBoh Neive, borgo di dolci colline ed inebrianti profumi Dolci colline ammantate da vigneti entro cui si snodano i sentieri del Dolcetto e del Barbaresco da poter percorrere a piedi, in bicicletta oppure a cavallo. Questo è il colpo d’occhio che regala Neive, piccolo borgo delle Langhe piemontesi, in provincia di Cuneo. La storia Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia e si potrebbe dire che ciò non stupisce affatto: il piccolo paese ha origine romaniche e pare debba il proprio nome alla gens Naevia, nobile famiglia romana della quale fu un possedimento: intorno al 100 a.C. era già un insediamento romano significativo, attraversato dalla via Aemilia Scauri. Nel Medioevo vi fu eretto un castello fortificato e nei suoi pressi venne costruito un monastero di monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Fruttuaria nel territorio di San Benigno Canavese. Un panorama sulle Langhe, ph: lauradibiase (123rf) Il centro Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra. Tra le altre antiche testimonianze del passato ci sono poi la Torre dell’orologio, ultima testimonianza dell’antico castello, la barocca Arcinconfraternita di San Michele con il prezioso portale ligneo e la Casa Cotto con i suoi pregevoli soffitti e caminetti del XIII secolo. Il cuore del borgo è Piazza Italia: quasi un salotto settecentesco nel quale si affacciano soprattutto le sedi amministrative del paese. L’edificio bianco che salta subito all’occhio è l’antico Palazzo del Municipio, che tra archi e lesene slanciate, reca in alto, sotto l’orologio, un vistoso stemma. Gli uffici del Comune trovano oggi posto, dall’altro lato della piazza, in un edificio con la facciata in mattoni a vista, Palazzo Borgese. Si tratta della casa natale dell’architetto neivese Giovanni Antonio Borgesem la cui qualità artistica è riconoscibile in molte delle settecentesche dimore nobiliari e chiese del borgo. La cultura enogastronomica Siamo in uno dei distretti vinicoli più famosi del mondo, e più precisamente nella zona del Barbaresco, che tocca quattro centri: oltre a Neive e Barbaresco, anche Treiso e Alba, entrambe celebri pure per il tartufo bianco. Neive è anche meta di visite alle proprie aziende vinicole, spesso ospitate in dimore signorili, come il settecentesco Palazzo dei Conti di Castelborgo. I tipi di vini che si producono sulle colline neivesi sono quattro: Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba, Barbaresco e Moscato d’Asti. Nelle vecchie cantine del Palazzo Borgese (chiamate infernòt), rese accessibili da un vicolo esterno, si trova la Bottega dei Quattro Vini che promuove, e consente di degustare, la produzione delle cantine vinicole della zona. Non solo vino A Neive non si sono prodotti sempre e soltanto buon vino e tartufo. Per oltre sessant’anni, i fratelli Lidia e Romano Levi, continuando la tradizione dei loro antenati, hanno prodotto una Grappa unica, a tutti nota come “La Grappa della Donna Selvatica”. Si tratta di un distillato di vinacce che si distingue per essere frutto di una vera e propria arte, espressa nelle composizioni di erbe immerse nelle bottiglie o nelle etichette poetiche, disegnate a mano. Per queste composizioni è stata addirittura identificata una corrente artistica battezzata “arte-selvatica”. Alla grappa sono collegate anche delle bottiglie da collezione che ora hanno un Museo a loro dedicato, “Casa della Donna Selvatica” che si trova in Piazza Italia. In pochi hanno il coraggio di aprire queste bottiglie e berne il contenuto, ma è solo gustando la Donna Selvatica che la magia si compie. Incastonato nelle langhe piemontesi Neive è tra i Borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico medievale e le sue colline costellate di vigneti sono tutti da scoprire
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...un Pavese che non ti aspetti che si allontana dalle colline piemontesi ed approda al mare...A chi conosce gli ulivi ritorti e i sottili rii tra monti e riviera, a chi ha fatto una volta ritorno al paese e al passato e ne ha rivissuto i riti di un tempo, a chi cerca il coraggio di svegliare cosa sonnecchia sotto la scorza e non lo ha ancora trovato, a tutti questi 'La Spiaggia' parlerà dritto al cuore. E'un gioiello...una storia lieve che emana un profumo di erbe selvatiche, un calore di sole, il rumore incessante della risacca...La prosa di Pavese è davvero straordinaria, musicale, piacevole, suadente, s'accompagna a descrizioni vividissime, penetranti come sensazioni ed impalpabili al tempo stesso quasi ci si trovasse di fronte ad un dipinto ad acquerello nel quale gli oggetti non hanno contorno ma solo una sfumatura di colore ed una forma vaga, commovente, poetica...#instabook #igersravenna #ig_books #libri #instaravenna #consiglidilettura #bookstagram #booklovers #domenicaaperto #narrativaitaliana #cesarepavese (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CdchD_Nohfs/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Valmadonna, il fascino di un sobborgo collinare di Alessandria
Alla scoperta di Valmadonna: tra storia, natura e architettura.
Alla scoperta di Valmadonna: tra storia, natura e architettura.A pochi chilometri dal centro di Alessandria, sorge Valmadonna, una frazione collinare che racchiude in sé tutto il fascino della campagna piemontese. Questo sobborgo, situato a 116 metri sul livello del mare, offre panorami mozzafiato sulla valle quarta, un territorio di rara bellezza naturale e culturale. Con una popolazione di…
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Altro successo a Roma per la presentazione della #freisa 🍇 Questo vitigno, dall’incredibile versatilità , è protagonista di ben 7 doc piemontesi. Tradizionalmente vinificata come vino vivace, per l’acidità e il tannino deciso che la caratterizzano, è interpretata con successo anche nelle versioni ferma e Superiore. 🍽 Con l’Associazione @piufreisa ne scopriamo 5 esempi provenienti dalle aree più tipiche, #chieri e #asti , abbinate al menù proposto da @beefbazaar : un Trancio di Pizza romana con Stracciatella di Andria, dadolata di chianina IGP e datterini confit all'arancia, dei Fusilli pastificio Lagano con dry vellutata di datterini, guanciale di Cinta Senese e Pecorino Romano e la Scottona di Frisona Polacca. 🍷 @cascinagilli #freisadasti il Forno 2019. Vinificato in acciaio, esprime al meglio la straordinaria piacevolezza e bevibilità del vitigno, rendendone appieno i profumi fruttati e la freschezza tipica, con un tannino morbido e un grande equilibrio fra corpo ed acidità 🍷 @cascinaquarino #freisadastisuperiore Raria 2018: lasciato macerare 15 giorni sulle bucce, matura 15 mesi in botte. Un prodotto piacevole, con tannini morbidi, in grado di affrontare un invecchiamento medio lungo 🍷 @vini_stefano_rossotto #freisadichieri Superiore Andvinà 2017 nasce a cavallo tra le colline di Chieri e di Asti e producono ben 4 tipologie di Freisa, tra le quali un metodo classico. La versione Superiore è un Cru lasciato macerare 40 giorni sulle bucce, riposa in cemento e in botti vecchie e affina 12 mesi in bottiglia 🍷 @vinibalbiano #freisadichieri Superiore Vigna Villa della Regina 2016 è un rarissimo esempio di vino urbano, nato dal clone storico di Freisa impiantato nell’omonima residenza reale sabauda del ‘600, nel centro di Torino. Una produzione limitata di freisa superiore, fine ed elegante, con una buona struttura 🍷 @tenutasantacaterina #freisadastisuperiore SorìdiGiul 2016 nasce da un vigneto di oltre 50 anni; dedicata da Guido Carlo Alleva alla figlia Giulia, grande sostenitrice della Freisa, fermenta con lieviti indigeni e affina 3 anni in legno, per un vino ricco di profumi, con una buona struttura destinata a durare nel tempo. (presso Beef Bazaar) https://www.instagram.com/p/CXOELNkN5kp/?utm_medium=tumblr
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Ambiente estivo e arieggiato, quello che accoglie Cri+Sara Fou, impegnati in una serata di luglio all’Officina del Bar Dante di Acqui Terme (Alessandria). Il duo presenta le canzoni di Non siamo mai stati, album figlio di un incontro tutto sommato casuale e di una formazione che in realtà non sarebbe dovuta essere.
Mentre si litiga con accordatori elettronici e ci si gode la brezza della città termale, Sara ci racconta come la sua strada con Cri si sia incrociata quasi per sbaglio e come quello che doveva essere un “one shot” sia diventata una collaborazione stabile fra la cantante di Follonica e il chitarrista di Verbania.
“Stabile” non è invece quello che si può dire della serata, con l’inizio lungamente rinviato (si aspetta l’arrivo della “movida” acquese) e con qualche problema tecnico che si presenterà a più riprese. Il duo parte da Il vizio, che è anche il singolo di presentazione del disco, già in grado di far capire l’intensità delle canzoni del duo. Si transita poi attraverso Nei suoi passi.
Mentre Ciliegio mette in rilievo la chitarra, il set prende quota anche dal punto di vista dei volumi. Novembre è presentata con i ringraziamenti a produttori e collaboratori. Il brano è vivo e d’assalto fin dalle prime battute. Più discorsiva L’abitudine, in grado di mettere in evidenza tutte le qualità della voce di Sara.
L’ennesima canzone sul tempo, che nasce come duetto con Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi, che ha prodotto il disco e che qui ad Acqui è di casa. E infatti è presente, cappellino ben calcato in testa e sguardo benevolo nei confronti di Sara e Cri.
La canzone qui è eseguita per voce sola, tocca vette alte e corde intime. Poi si parte con qualche cover: Le vent nous porterà dei Noir Désir vede l’intervento di tastiere e ukulele arrangiato in funzione di basso: i risultati sono particolarmente urbani e a trama fitta. “Lui (Bertrand Cantat, ndr) è uno stronzo, ma la canzone è bella” è il succo del messaggio che Sara ci tiene a recapitare dopo averla eseguita.
Altra cover è un omaggio a Piero Ciampi, con Il Vino, particolarmente adatta alle colline piemontesi che circondano la location. Nel frattempo il tuo recensore ha il tempo di scambiare due chiacchiere con Archetti Maestri e di ringraziarlo per quel gioiello che è In Novembre (su Percorsi di musica sghemba, del ’96). Tra un brano e l’altro, ci spiega in due parole l’alluvione del ’94 e l’angoscia di vivere in un mondo senza comunicazioni.
Ed ecco materializzarsi proprio la cover di Lettera di morte apparente, degli Yo Yo Mundi appunto, purtroppo contrassegnata da qualche problema tecnico. Una costante della serata.
Si va verso la chiusura, con La linea della lama, d’impatto e convinta, con un certo rammarico: gli spettatori casuali non hanno prestato la giusta attenzione alla performance, la collocazione del palco non ottimale e le questioni tecniche hanno spesso rallentato, quando non rovinato, il lavoro dei due.
Peccato perché la sostanza, l’impegno, l’abilità e il talento c’erano tutti e, per chi ha prestato la giusta attenzione, si sono fatti sentire.
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Paolo Archetti Maestri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri+Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Cri @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
Sara Fou @ L’Officina del Bar Dante (Acqui Terme, Alessandria)
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Cri+Sara Fou ad Acqui Terme: il report Ambiente estivo e arieggiato, quello che accoglie Cri+Sara Fou, impegnati in una serata di luglio all’Officina del Bar Dante di Acqui Terme (Alessandria).
#2018#concerto#cri+sara fou#live#non siamo mai stati#officina del bar dante#paolo enrico archetti maestri#report#yo yo mundi
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Maltempo: -10 su colline di Langhe e Monferrato
(ANSA) – TORINO, 10 FEB – Minime sotto i -10, la notte scorsa, su molte zone collinari del Piemonte, in particolare Langhe e Monferrato. La rete delle stazioni meteo di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha registrato nella provincia di Asti -12,4 a Castell’Alfero, -10,4 a Nizza Monferrato e Mombaldone Bormida; nel Cuneese -12 a Saliceto. Nelle città piemontesi, -8.2 ad…
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Borghi storici piemontesi
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Il Piemonte è una regione ricca di storia e di tradizioni, e uno dei suoi tesori più preziosi sono i suoi borghi storici. Queste località rappresentano un patrimonio culturale e artistico di inestimabile valore, e offrono ai visitatori la possibilità di scoprire la bellezza e la ricchezza della regione attraverso la sua architettura, le sue opere d'arte e la sua cultura. I borghi storici del Piemonte sono caratterizzati da una grande varietà di stili architettonici, che spaziano dal Romanico al Barocco, dal Gotico al Rinascimentale. Ogni borgo ha la sua personalità e il suo fascino unico, che lo rende speciale e irripetibile. Uno dei borghi storici più famosi del Piemonte è certamente Alba, situata nel cuore delle Langhe. Questa località è famosa per i suoi vini pregiati e per le sue specialità gastronomiche, ma anche per la sua architettura medievale, che si può ammirare passeggiando per le sue strade acciottolate e visitando la Cattedrale di San Lorenzo, il Palazzo Comunale e la Torre dell'Orologio. Anche Asti è un'altra località di grande interesse storico e artistico. La città, situata sulla riva destra del fiume Tanaro, conserva molti monumenti medievali e barocchi, come il Duomo di Santa Maria Assunta, la Torre Troyana, il Palazzo del Comune e la Chiesa di San Secondo. Ma i borghi storici del Piemonte non si limitano solo alle grandi città: molte piccole località, come Nizza Monferrato, Canelli, Neive e Barolo, sono delle autentiche gemme nascoste, dove è possibile immergersi completamente nella storia e nella cultura della regione. Ad esempio, Nizza Monferrato è una piccola città situata tra le colline del Monferrato, famosa per il suo vino Barbera. Il centro storico è caratterizzato da un grande numero di edifici medievali e rinascimentali, come la Chiesa di San Giovanni Battista e il Castello di Mango. Canelli, invece, è una città che si trova nel cuore delle Langhe, famosa per i suoi vini spumanti. Qui è possibile visitare le antiche cantine sotterranee, che si estendono per chilometri sotto il centro storico, e ammirare le opere d'arte che adornano le chiese e i palazzi del centro storico. Neive è un'altra piccola città medievale, situata sulla cima di una collina tra le Langhe e il Monferrato. Il centro storico è caratterizzato da stradine acciottolate, case in pietra e antiche torri, e offre una vista spettacolare sulla campagna circostante. Barolo è una località famosa per il suo vino omonimo, ma anche per il suo castello medievale e per la sua chiesa parrocchiale, che ospita opere d'arte di grande valore. Non potevamo tralasciare di menzionare il borgo di Orta San Giulio, situato sulle sponde del Lago d'Orta, nella provincia di Novara. Il centro storico di Orta è caratterizzato da vicoli lastricati e da antichi palazzi, tra cui spicca il Palazzo della Comunità, risalente al Medioevo. Ma il vero gioiello del borgo è l'isola di San Giulio, che si trova al centro del lago. Sull'isola si erge la Basilica di San Giulio, un antico monastero benedettino che oggi ospita un convento di suore. La basilica è famosa per i suoi preziosi affreschi, tra cui spicca il "Ciclo di San Giulio", realizzato tra il XIV e il XV secolo. Un'altra attrazione imperdibile del borgo è il Sacro Monte di Orta, un complesso di 21 cappelle che rappresentano la vita di San Francesco d'Assisi e sono decorate con pregevoli affreschi e sculture in stucco. Inoltre, dal borgo di Orta è possibile godere di una vista panoramica mozzafiato sul Lago d'Orta e sulle montagne circostanti. Una visita a Orta San Giulio è un'esperienza unica e suggestiva, immersa nella bellezza del paesaggio lacustre e nella storia millenaria del borgo. Infine, ma non per importanza, menzioniamo il borgo di Saluzzo, situato ai piedi delle Alpi Marittime. Questa cittadina medievale è caratterizzata da strette strade lastricate e da numerosi palazzi storici, tra cui spicca il Castello dei Marchesi di Saluzzo, costruito nel XIII secolo. Saluzzo vanta anche numerose chiese antiche, come la Chiesa di San Giovanni e la Chiesa di San Bernardo, dove si possono ammirare affreschi e dipinti d'epoca. In conclusione, la regione Piemonte offre una grande varietà di borghi storici, ciascuno con la propria bellezza e fascino. La loro antica storia e le loro tradizioni culturali possono essere scoperte attraverso una passeggiata nel centro storico o una visita a monumenti e musei. Sono luoghi perfetti per immergersi nell'atmosfera delle epoche passate e godersi un'esperienza unica e suggestiva. Read the full article
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