#Cibo Naturale Per Cani
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Alimentazione Naturale Per Cani - Real Bowl
Come posso nutrire il mio cane in modo naturale?
Nutrire il tuo cane con una dieta naturale significa fornirgli alimenti integrali e minimamente trasformati che assomigliano molto a quelli che i loro antenati avrebbero mangiato in natura. Ecco alcuni passaggi per aiutarti a nutrire il tuo cane in modo naturale:
Ricerca e consulta un veterinario: prima di apportare qualsiasi modifica alla dieta del tuo cane, �� essenziale fare ricerche approfondite e consultare un veterinario. Possono fornire indicazioni in base alle esigenze nutrizionali specifiche del tuo cane, allo stato di salute e ad eventuali restrizioni dietetiche.
Scegli ingredienti di alta qualità: cerca ingredienti di alta qualità che siano minimamente lavorati e privi di additivi artificiali, conservanti e riempitivi. Optare per ingredienti biologici e di provenienza locale quando possibile.
Includere una varietà di proteine: i cani sono onnivori, ma prosperano principalmente con proteine di origine animale. Includi nella dieta del tuo cane una varietà di carni come pollo, tacchino, manzo, agnello e pesce. Assicurati di somministrare tagli magri di carne e di rimuovere eventuali ossa e grasso in eccesso.
Incorpora frutta e verdura: frutta e verdura forniscono vitamine, minerali e fibre essenziali per i cani. Alcune opzioni sicure includono carote, fagiolini, piselli, patate dolci, mele, banane e frutti di bosco. Assicurati di lavare e tagliare accuratamente frutta e verdura prima di darle al tuo cane.
Includi grassi sani: i grassi sani, come quelli presenti nell'olio di pesce, nell'olio di cocco e nell'olio d'oliva, sono essenziali per la pelle, il pelo e la salute generale del tuo cane. Assicurati di incorporare questi grassi nella dieta del tuo cane con moderazione.
Evita cibi dannosi: alcuni alimenti possono essere tossici o dannosi per i cani, tra cui cioccolato, uva, uvetta, cipolle, aglio, avocado e xilitolo. Assicurati di evitare di dare questi alimenti al tuo cane.
Monitora le dimensioni delle porzioni: il controllo adeguato delle porzioni è fondamentale per mantenere il peso e la salute generale del tuo cane. Segui le linee guida sull'alimentazione in base all'età, alla taglia, al livello di attività e al tasso metabolico del tuo cane. Regolare le dimensioni delle porzioni secondo necessità per evitare una sottoalimentazione o una sovralimentazione.
Offri acqua fresca: assicurati che il tuo cane abbia sempre accesso ad acqua fresca e pulita. L'idratazione è essenziale per la salute e il benessere generale del tuo cane.
Considera gli integratori: a seconda delle esigenze specifiche del tuo cane, potrebbe essere necessario integrare la sua dieta con vitamine, minerali o altri integratori nutrizionali. Consulta il tuo veterinario per determinare se è necessaria un'integrazione per il tuo cane.
Transizione graduale: se stai passando il tuo cane a una dieta naturale dal cibo per cani commerciale, fallo gradualmente nel corso di diversi giorni per prevenire disturbi digestivi. Inizia mescolando una piccola quantità del nuovo cibo con il cibo attuale e aumenta gradualmente la proporzione del nuovo cibo nel tempo.
Nutrire il tuo cane con una dieta naturale richiede un'attenta pianificazione e considerazione, ma può portare a un miglioramento della salute, dell'energia e del benessere generale del tuo amico peloso.
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Alimenti naturali per cani: una spinta al benessere animale
Per il tuo #cane scegli una #dieta 100% #cibo fresco e naturale: sarà più in #salute, con il pelo più bello e lucido e con più energia. Scopri in questo articolo i benefici di un'#alimentazione naturale per i nostri fedeli amici a #quattrozampe.
Negli ultimi anni, c’è stata una crescente consapevolezza riguardo all’importanza di una dieta sana e naturale non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri amici a quattro zampe. I proprietari di cani stanno sempre più cercando modi per offrire ai loro animali domestici un’alimentazione più naturale e nutrientemente equilibrata. Questo approccio si basa sull’idea che una dieta adeguata…
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Buonasera, mi rivolgo per chiederle un consiglio. Dopo mesi e mesi in casa in tre ( Darsia (una barboncina di 12 anni) io e mio padre) ci ritroviamo a stare lontani per quasi un giorno intero. Io posso stare con lei solo la notte e la mattina, mio padre poche ore al pomeriggio. Quando siamo via Darsia resta a casa di mia madre, ma mi chiedo come potrei rendere questo tempo di qualità. Essendo anziana non le interessa più giocare, né con giochi o altri cani, o camminare a lungo. Basta spazzolarla, coccolarla e dormire assieme? Dopo così tanto tempo insieme h24 mi sembra di abbandonarla (oltre la paura di trovarla morta al risveglio o quando stacco dal lavoro)
Grazie infinite per la disponibilità
Ciao @pandainteiera,
grazie per le bellissime parole che hai scritto.
Essendo anziana non le interessa più giocare, né con giochi o altri cani, o camminare a lungo. Basta spazzolarla, coccolarla e dormire assieme? Dopo così tanto tempo insieme h24 mi sembra di abbandonarla (oltre la paura di trovarla morta al risveglio o quando stacco dal lavoro)
Capisco benissimo Darsia e, da umano inesorabilmente avviato verso il mio declino fisico e cognitivo, (come mi hanno fatto notare proprio stamani @yomersapiens e @kon-igi in una canzone*) ti assicuro che sto progettando la mia vecchiaia senza lunghe passeggiate, incontri casuali o viaggi esotici.
Quello che vorrebbero tutti gli esseri viventi prossimi alla loro naturale dipartita (è triste in modo straziante ma possiamo solo imparare a conviverci), e Darsia te lo sta dicendo chiaramente non mostrando interesse per le attività tipiche dei giovinastri, è proprio stare tranquilli tra i nostri cari e goderci il loro amore incondizionato.
Quello che stai facendo va più che bene ma, se proprio vuoi aggiungere qualcosa, e Darsia non ha problemi di alimentazione, puoi inserire un paio di sessioni al giorno di giochi di ricerca olfattiva di piccoli premietti della durata di qualche minuto (vedi di smettere prima che si stanchi troppo). In questo modo le darai anche un passatempo che i cani apprezzano sempre a qualsiasi età: trovare cibo particolarmente gustoso grazie al loro naso.
Uno dei primi video teorici, e magari anche pratici, che andremo a fare sarà quello del nose work, prometto.
Grazie a te della tua empatia, rallegra il mio spirito.
*work in progress, avremo anche una sigla vera!!!
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ma quindi se gli integratori sono inutili per chi ha una dieta varia e completa, vuol dire che la dieta vegana/vegetariana (che necessita di integratori) è, come dire, "contro natura"?
la cosa bella di Tumblr è che poi ti arrivano questi messaggi e tu ha l’opportunità di partire per la tangente e parlare di tutt’altro, quindi CARI ANON CONTINUATE A CHIEDERE, che mi date pure spunto per altri video.
Parliamo d’altro, più o meno
Va prima di tutto data una definizione di “naturale” e di “non naturale” o “contro natura”. Di primo acchito uno direbbe che naturale è tutto quello che esiste senza l’intervento umano. Quindi un frutto che nasce dall’albero è naturale, uno pneumatico che nasce dalla fabbrica non lo è. Chiaro, limpido, facile. E probabilmente sbagliato, ma qui si entra nel campo delle opinioni personali, della propria realtà, se così vogliamo metterla.
Ho detto che il frutto che nasce dall’albero è naturale, e probabilmente è così, perché l’essere umano non fa nulla per farlo accadere, è quello che fa l’albero da solo: fa i fiori e fa i frutti, è il suo lavoro. Ma siccome fa i frutti, è molto probabile che l’uomo l’abbia selezionato, l’abbia migliorato, l’abbia portato a produrre il frutto che a lui serve. Quindi anche quella pianta è frutto dell’essere umano. E così le galline, così i gatti, i cani, le pecore, i maiali... Insomma, l’uomo ha plasmato la realtà a suo uso e consumo. Faccio molta fatica a distinguere qualcosa che anche solo vagamente riguardi la vita dell’essere umano e non considerarla artificiale in qualche modo. E quindi contro natura.
Poi pero...
Cavoli... l’essere umano stesso... è artificiale? Cioè... se andiamo a vedere la definizione che abbiamo dato, l’uomo esiste senza l’intervento umano, non c’è stato Adamo che ha detto “da qui in poi costruisco tanta gente come me”, piuttosto c’è stata una Eva (Lucy) che si è limitata a fare figli, come tutti gli altri animali del mondo. Mica l’ha fatto apposta a fare l’essere umano! Quindi l’essere umano... è naturale! Quindi eccoci al punto. Le api fanno gli alveari, e noi li consideriamo naturali, non perché crescano dagli alberi ma perché sono costruiti da un animale. Anche i nidi delle rondini sono naturali. Persino le dighe dei castori sono naturali. E allora perché la mia casa non è naturale? Sì, certo, ho inventato il cemento armato, ho inventato il mattone, ho inventato il vetro... ma tutte queste cose le ho sintetizzate da robe trovate nell’ambiente, non le ho certo create. L’intelligenza umana che mi permette di costruire una casa o fabbricare uno pneumatico è del tutto naturale. E perché il cartone del nido del calabrone è naturale mentre il cemento armato della mia casa non lo è?
Quindi eccoci al paradosso. Niente che riguardi anche solo vagamente l’uomo è naturale... ma allo stesso tempo tutto è naturale. In alimentazione, poi... praticamente niente di quello che portiamo nel piatto ha una vaga parvenza di naturalità, se lasciassimo le risaie abbandonate a loro stesse il riso scomparirebbe dal mondo, così come le pecore o le mucche. Sono robe artificiali! Ma allo stesso tempo, dato che sono create dall’uomo, che è un animale, sono naturali.
Da qui rispondo alla domanda
CERTO che la dieta vegetariana è contro natura! La dieta vegetariana è possibile solo nel nostro mondo civilizzato e siamo fortunati a poterla seguire, perché abbiamo le conoscenze intellettuali e tecnologiche necessarie per poter fare questa scelta.
Ma anche la dieta mediterranea è artificiale... senza aver inventato la cottura non esisterebbero i legumi nel piatto, o i cereali, quindi niente pasta e pane.
Per non parlare di altre diete che richiedono integratori, come la paleodieta o la chetogenica.
Tra parentesi, in una dieta onnivora non c’è bisogno di B12 perché la B12 è presa dagli animali di allevamento con il loro mangime, quindi l’onnivoro non prende B12, ma la prende il suo cibo. Non è che sia poi così tanto naturale pure questo... ops, è sicuramente naturale, dato che è fatto dall’uomo.
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Nella mia famiglia gli animali domestici non erano né cani né gatti né uccelli. Nella mia famiglia gli animali domestici erano i poveri. Ognuna delle mie zie aveva il suo povero personale e incedibile, che veniva a casa dei miei nonni una volta alla settimana, a prendere con un sorriso grato la razione di vestiti e cibo. I poveri, oltre a essere ovviamente poveri (preferibilmente scalzi per essere calzati dai padroni, preferibilmente stracciati per potere vestire camicie vecchie che si salvavano in questo modo da un destino naturale di stracci, preferibilmente malati per poter ricevere una confezione di aspirina) dovevano possedere altre caratteristiche imprescindibili: andare a messa, battezzare i figli, non ubriacarsi e soprattutto rimanere orgogliosamente fedeli alla zia a cui appartenevano. Mi sembra ancora di vedere un uomo in sontuosi cenci, che assomigliava a Tolstoj perfino dalla barba, rispondere offeso e superbo a una cugina distratta che insisteva nell’offrirgli una maglia che nessuno di noi voleva «Io non sono il suo povero io sono il povero della signorina Teresinha.» Il plurale di povero non era poveri. Il plurale di povero era questa gente. A Natale e a Pasqua le zie si riunivano in combriccola armate di fette di bolo-rei, sacchetti di mandorle e altre delizie equivalenti e si dislocavano pietosamente nel luogo dove abitavano i loro animali domestici, e cioè un quartiere di case di legno della periferia di Benfica, a Pedralvas e vicino alla via militare, con lo scopo di distribuire in uno sfarzo da re magi calzettoni di lana, mutande, sandali che non servivano a nessuno, immaginette della Madonna di Fatima e altre meraviglie dello stesso calibro. I poveri spuntavano dalle loro baracche agitati e grati e le mie zie mi anticipavano subito scacciandoli con il dorso della mano «Non ti avvicinare troppo che questa gente ha i pidocchi.» In queste occasioni, e solo in queste occasioni, era permesso regalare monete ai poveri, dono sempre pericoloso perché correvano il rischio di essere spese («Questa gente poverina non ha la nozione dei soldi») in modo deleterio e irresponsabile. Al povero di mia zia Carlota, per esempio, fu proibito di entrare a casa dei miei nonni perché quando lei gli mise dieci quattrini sul palmo, raccomandando, materna, preoccupata per la salute del suo animale domestico «Ora vedi di non spendere tutto in vino» Lo sfrontato le rispose in modo molto maleducato «No signora mia mi compro un’Alfa Romeo.» I figli dei poveri si riconoscevano perché non andavano a scuola, erano magri e morivano molto. Nel chiedere il motivo di queste caratteristiche insolite mi fu detto facendo spallucce «Che ci vuoi fare questa gente è cosi» e io capii che essere povero, più che una coincidenza del destino, era una specie di vocazione come essere portato per il gioco del bridge o per suonare il piano. All’amore dei poveri presiedevano due creature dell’oratorio di mia nonna, una in argilla e l’altra in fotografia, che erano Padre Cruz e Sãozinha, le quali dirigevano la carità sotto un crocifisso di mogano. Padre Cruz era un individuo smunto, con la tonaca, e Sãozinha una giovane donna piena di medaglie con un sorriso ruffiano da attrice del cinema con la cingomma, e che, mi informarono, aver offerto in modo esemplare la vita a Dio in cambio della salute dei genitori. L’attrice tirò le cuoia, il padre stette benissimo e a partire da quel momento in cui mi rivelarono questo miracolo tremavo dalla paura che mia madre, starnutendo, mi ordinasse «Forza offri la tua vita che sono stanca di soffiarmi il naso» e io andassi dritto dritto al cimitero perché lei non dovesse bere tutti quei tè al limone. Nella mia immaginazione Padre Cruz e Sãozinha erano sposati ancor più perché, in una rivista a cui la mia famiglia era abbonata, chiamato Almanacco di Sãozinha, si narravano in comunione dei beni i miracoli di entrambi, che consistevano generalmente nella cura di paralitici e ventesimi premiati, miracoli incredibilmente accompagnati da aromi dolcissimi di incenso. Tanta povertà, tanta Sãozinha e tanto odore mi irritavano. E credo che fu all’epoca che cominciai a guardare con affetto crescente un stampa polverosa buttata in soffitta che mostrava una giubilante folla di poveri attorno alla ghigliottina dove tagliavano la testa ai re.
Antonio Lobo Antunes - I poveri (racconto tratto dalle Crónicas)
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Alimenti Naturali Per Cani - Real Bowl
Quale cibo può sostituire il cibo per cani?
introduzione
Quando finisci il cibo per cani, ci sono alcune opzioni alimentari che puoi nutrire in sicurezza con il tuo cane come sostituto temporaneo. Tuttavia, è importante notare che queste alternative non sono complete dal punto di vista nutrizionale e non dovrebbero sostituire la dieta regolare del tuo cane. Hanno lo scopo di fornire una soluzione temporanea fino a quando non sarà possibile acquistare più cibo per cani. Sii sempre consapevole delle esigenze dietetiche specifiche del tuo cane e consulta un veterinario in caso di dubbi.
Opzioni alimentari sicure
Ecco alcune opzioni alimentari sicure che puoi prendere in considerazione per nutrire il tuo cane quando hai finito il cibo per cani:
Avanzi: puoi creare un sostituto del pasto per il tuo cane utilizzando gli avanzi dei tuoi pasti. Tuttavia, è importante essere consapevoli degli ingredienti e delle proporzioni per ridurre al minimo i rischi associati all'allontanamento dalla dieta tipica del tuo cane
Sostituzioni di proteine e carboidrati: se stai seguendo ricette di cibo per cani fatte in casa, puoi sostituire diverse fonti di proteine o carboidrati, come frutta e verdura, purché i nuovi ingredienti siano adatti ai cani e soddisfino le esigenze nutrizionali del tuo cane
Cibo umano: in tempi di disperazione, puoi dare al tuo cane del cibo umano come cibo per cani di emergenza. Tuttavia, è fondamentale garantire che gli ingredienti scelti siano sicuri per i cani e non aggravino eventuali allergie alimentari o peggiorino condizioni di salute croniche. Evita ingredienti tossici per i cani, come cioccolato, cipolle, aglio, uva e uvetta
Dieta blanda: se il tuo cane ha mal di stomaco, puoi provare a dargli una dieta blanda composta da cibi come pollo bollito e riso. Questo può aiutare ad alleviare il disagio intestinale fornendo loro alimenti facilmente digeribili
Considerazioni importanti
Sebbene queste alternative possano essere utilizzate in situazioni di emergenza, è importante tenere presenti le seguenti considerazioni:
Equilibrio nutrizionale: le alternative sopra menzionate non sono complete dal punto di vista nutrizionale e non dovrebbero sostituire la dieta regolare del tuo cane. Sono pensate per essere soluzioni temporanee fino a quando non sarai in grado di ottenere cibo per cani adeguato .
Consulta un veterinario: se hai dubbi sulla dieta del tuo cane o se ha specifiche restrizioni dietetiche o condizioni di salute, è sempre meglio consultare un veterinario per un consiglio personalizzato.
Transizione graduale: se decidi di cambiare marca di cibo per il tuo cane o di introdurre nuovi ingredienti, si consiglia di farlo gradualmente. Sostituisci gradualmente ogni giorno una piccola porzione del nuovo cibo con quello vecchio per ridurre al minimo i disturbi digestivi
Ricorda, la salute e il benessere del tuo cane dovrebbero sempre essere una priorità assoluta. È importante fornire loro una dieta equilibrata e nutrizionalmente completa che soddisfi le loro esigenze specifiche.
#riso soffiato per cane#dieta naturale per cani#cibo pronto per cani#il cane pet foodm#magime per cani economico#farina di riso per cani#miglior cibo per cani problemi digestivi#dieta casalinga cane 20 kg#carne surgelata per cani#cibi per cani fatti in casa
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Anche i nostri cani devono mangiare bene. Scopri la dieta barf
In cosa consiste la #dieta naturale #barf per i nostri amici #cani? E' consigliata dai #veterinari? Quali effetti sulla #salute del #cane e sul suo benessere? Scoprila nell'articolo. Se hai un cane, tu sei a favore o contro la #dietabarf? Perché?
Cosa c’entra il cibo per cani con un sito di ricette? Ti starai chiedendo perché abbiamo deciso di dedicare un articolo alla dieta barf per cani, una modalità di alimentazione naturale che sta guadagnando sempre più consensi tra i proprietari di amici a quattro zampe. La risposta è semplice: perché anche i nostri cani meritano di mangiare bene e di stare in salute, e perché la dieta barf può…
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ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE EVOLUTIVA
Si sono svolte alcune sere fa, all'interno prima di una libreria e poi di uno spazio sociale della città di Bergamo, un incontro con Carlo Zanni, noto istruttore di fitness, personal trainer e massofisioterapista di un centro della media-bassa Valle Seriana, sempre della provincia orobica.
Al centro di questi incontri, il tema sull'alimentazione, declinato in chiave "consapevole evolutiva" che peraltro è anche il titolo del libro dello stesso Zanni.
Questo libro, così come -ovviamente- gli incontri, ha come intento quello di confrontare e analizzare quei concetti derivati da un'osservazione della realtà "alimentare", e per farlo lo scrittore ha portato alcuni esempi: uno è quello relativo a come si nutrono gli animali e soprattutto quando hanno bisogno, non "ricorrendo" (termine non corretto ma che illustra un po' ciò che è l'esempio stesso) a orari convenzionali come per noi esseri umani, abituati ad alimentarci a una tal'ora piuttosto che a un'altra. Altra abitudine (o consuetudine) vuole che noi esseri umani ci alimentiamo e ci nutriamo perchè i ritmi della vita ce lo impongono, non come gli animali che si nutrono PER vivere.
Inoltre, è stato rimarcato come un sano stile di vita e in particolare una corretta attività fisica sia alla base del nostro benessere fisico e anche psicologico.
Zanni ha illustrato la metafora dell'acqua del rubinetto come l'acqua del nostro corpo che non viene attivata tramite il movimento, quest'ultimo la "scintilla" che fa scorrere acqua come energia per il nostro organismo. Da qui anche il giusto nutrimento paragonato a un bel film che ci lascia buone sensazioni contrariamente a un genere drammatico e che lascia scorie non facilmente smaltibili (metafora riguardante il cibo "spazzatura").
Attraverso altri esempi, altre metafore e altri paragoni, Zanni ha puntato il "dito" sul fatto di come gli uomini si ammalino rispetto agli animali che -salvo qualche rarissima eccezione- difficilmente abbiano serie conseguenze per via di un'alimentazione naturale, in particolare per quegli animali non domestici, non "alimentati" dalla mano dell'uomo a differenza di quegli animali come cani, gatti, ecc..., che "supportati" dall'uomo non di rado soffrono di patologie (esempio: le crocchette, esistono in natura oppure costituiscono un processo chimico come lo possono essere per noi i cibi raffinati dei supermercati?). Allo stesso modo, gli animali "in natura" non sono soggetti a problemi di peso, mentre gli stessi nostri "amici a 4 zampe" hanno problemi nello specifico.
La giusta alimentazione, dunque,
come "carburante-motore" essenziale per il nostro corpo e per il nostro organismo, "frugivoro", ovvero un organismo che affida alla frutta il giusto benessere e il giusto equilibrio. Per fare ciò, non è sufficiente abolire del tutto cibi grassi, raffinati, con un'alta percentuale di zuccheri, e i risultati non saranno nell'immediato, ma nel tempo grazie alla costanza e a una maggior parte di sali contenuti nella frutta e nella verdura. Inoltre, è stato fatto un parallelo con le specie "antropomorfe" come scimmie, scimpanzè, ecc..., che si cibano esclusivamente di frutta, ed essendo specie simili all'uomo, anche noi "umani" dovremmo avere innato il fatto di alimentarci con i loro stessi alimenti come banane, papaya, mango, e così via.
Un altro interessante parallelo è stato fatto con le automobili che, se troppo "cariche" possono avere come conseguenza il fatto di ingolfare il motore, così come un eccesso di cibo "processato", magari unito a una mancanza di attività fisica adeguata, appesantisce il nostro organismo: l'esempio calzante e lampante è quello relativo alla digestione quando ci alimentiamo con i "classici" primo, secondo e dolce (e qui tralasciamo l'elenco dei cibi in questione) che rallentano la digestione, mentre il mangiare soltanto una mela aiuta nell'attività digestiva, e così la frutta in genere.
In questo senso, senza ricorrere a grossi sacrifici alimentari, anche una diminuzione di cibi zuccherati e un graduale aumento di frutta, verdura e anche di acqua, costituisce già un inizio di benessere, togliendo al nostro corpo la fatica di smaltimento e di sovraccarico.
Non da sottovalutare l'apporto dei cibi integrali, che seppur non hanno lo stesso beneficio di frutta e verdura, aiutano l'organismo a elaborare meno grassi.
Zanni ha poi illustrato la differenza tra "cibo vivo" e "cibo morto", ovvero a quei tipi di alimenti che non apportano grossi benefici al nostro corpo (esempio: la pizza contenente farina "00" e quindi acido folico è da considerare un cibo morto), mentre il cibo cosiddetto vivo come abbiamo visto apportano la giusta dose di energia.
Inoltre da non sottovalutare, secondo Zanni, uno stile di vita sano e non sedentario aiuta nel miglioramento e nel mantenere in buona salute l'organismo. Pure la tecnologia applicata allo stile di vita e all'alimentazione se ben usati nella giusta maniera possono aiutare in questo senso (esempio: l'uso del cacciavite per "offendere", seppur un cacciavite non ha un aspetto tecnologico impattante, potrebbe essere evitato sotto questo aspetto), lo stare troppe ore davanti al pc, e l'uso smodato dei cellulari e dei moderni smartphone hanno la conseguenza di rendere "apatica" la persona, causando problemi allo stesso organismo.
Zanni è poi tornato sulle problematiche dei cibi "processati" come i salumi, facendo notare come il procedimento di fabbricazione di tali cibi sia poco consono a una sana alimentazione e come tali cibi vengano spesso consumati nelle varie sagre estive, fornendo l'esempio delle costine e dei vari fritti di carne accompagnate dall'ingerimento di sostanze alcooliche che sono un grosso ostacolo a una corretta digestione, oppure su alimenti come le "merendine" per i piccoli che danno dipendenza favorendo dal canto loro problemi come -nel tempo- il diabete, il colesterolo e dovendo poi obbligare a un richiamo di farmaci specifici.
Altri aspetti interessanti ha poi analizzato Zanni, aspetti che rimandiamo al suo libro: al termine delle sue illustrazioni, si sono aperti due brevi ma interessanti dibattiti.
Il libro, edito dalla "Italica Editrice" è acquistabile attraverso i vari circuiti delle librerie alternative.
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PetsMart.Com lancia il primo negozio naturale online
PETsMART.com, la destinazione più popolare di Internet per articoli per animali domestici e per la cura degli animali domestici, ha annunciato oggi il lancio di "The Natural Store", il primo negozio online dedicato al cibo naturale e ai prodotti sanitari per cani e gatti. Situato su www.petsmart.com, The Natural Store è uno sportello unico che offre oltre 175 prodotti naturali, informazioni approfondite sulla cura naturale degli animali domestici, recensioni di prodotti e una serie di attività basate sulla comunità. Per celebrare l'apertura, gli amanti degli animali possono approfittare della promozione del 20% di sconto di The Natural Store per le prossime due settimane.
"Gli americani si stanno concentrando sempre di più sui prodotti naturali per promuovere la loro salute e il loro benessere e il nostro nuovo Natural Store consente agli amanti degli animali di ottenere gli stessi vantaggi per i loro cani e gatti", ha affermato Tom McGovern Presidente e CEO di PETsMART.com. “I proprietari di animali troveranno un modo conveniente per acquistare una vasta gamma di alimenti naturali e prodotti per la salute insieme a una vasta gamma di materiali educativi sulla cura naturale e olistica degli animali domestici. The Natural Store è il primo tra gli e-tailer di animali domestici e riflette ulteriormente la posizione di PETsMART.com come principale destinazione online per i proprietari di animali domestici.
The Natural Store offre un'ampia selezione di prodotti naturali per cani & amp; gatti, compresi cibo, lettiera, vitamine e amp; integratori, ossa e amp; mastica e tratta. Gli amanti degli animali possono trovare marchi come gli snack per cani completamente naturali di Veterinarian’s Best Nature's Creations, Dancing Paws Coat Shine Premium e Kava Kava for Pets 21st Century Vitamins.
I proprietari di animali domestici possono scoprire una grande quantità di informazioni nella sezione Natural Health, inclusi suggerimenti su come selezionare un professionista olistico qualificato e informazioni importanti su erbe essenziali, vitamine e persino sull'agopuntura. C'è anche un'area dedicata alle recensioni dei prodotti scritte dagli utenti di PETsMART.com dove i proprietari di animali domestici curiosi possono consultare e offrire le proprie risposte.
Come parte dei festeggiamenti per il lancio, PETsMART.com ospiterà una chat alle 19:00 PST / 22:00 EST questa sera con noti veterinari dalla mentalità olistica, i dott. Roger e Rahmie Valentine.
PETsMART.com è il sito di animali domestici online più popolare secondo Media Metrix. PETsMART.com offre un'ampia selezione di prodotti, un eccellente valore per il cliente, un servizio superiore e contenuti accattivanti. PETsMART.com, Inc. è stata fondata nel maggio 1999 ed è una società privata con sede a Pasadena, CA. PETsMART.com, Inc. ha stipulato un'alleanza strategica con PETsMART, Inc. (Nasdaq: PETM), un importante rivenditore di alimenti per animali, forniture e servizi.
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L’ADOZIONE DI UN CANE
Considerazioni Generali sull’adozione
Partiamo innanzitutto dall'adozione canonica di un cucciolo.
Dal secondo al terzo mese di vita il cucciolo verrà tolto alla sua famiglia naturale e affidato agli adottanti per il resto della sua vita.
Sembra terribile, vero? Forse non così tanto.
-Nota a margine sull'antropomorfizzazione (di cui parleremo in seguito)-
L'empatia generata da questo stimolo/immagine risveglia subito in noi la visione di neonati strappati alle braccia della madre. Immediatamente dopo i moduli cognitivi cercano conferme (molte) o smentite (poche) su abbandoni, adozioni, traumi ecc ma solitamente con parametri umani per poi generare conclusioni imperfette, attribuendo, per coerenza e carenza (di sufficienti informazioni), le stesse modalità di cure parentali ad entrambe le specie.
Una specie di effetto Dunning-Kruger con cortocircuito emotivo.
Per questo tendo a diffidare della coerenza autoreferenziale come unica arma di decisione (non me ne abbiano i terrapiattisti - vi lovvo comunque in quanto complottisti). -non è sarcasmo: seguo la legge del decimo uomo:
youtube
Questa è antropomorfizzazione; non credere che il proprio cane possa offendersi o, più in generale, esibire emozioni complesse e sottili. Questo è capacità di comprensione empatica ed è quella che ci consente di essere così profondamente in sintonia con i nostri cani.
Non ci rinuncerei per niente al mondo.
(complimenti! avete appena partecipato ad una delle mie onidivagazioni(tm) per le quali, la mia ex-moglie, amante di Benni, mi aveva soprannominato Dottor Divago)
Ebbene, sì! Per il cucciolo l’adozione da parte di una famiglia di homo sapiens sarà di certo una delle esperienze più significative ed estreme della sua vita.
Apparentemente il cucciolo viene "rapito dagli alieni" e portato in una nuova dimensione, da solo, senza nessun punto di riferimento nella sua nuova realtà, non c'è più mamma né fratelli. Continuo?
...ambiente circostante pieno di stimoli uditivi, visivi, olfattivi, luce forte, scimmie glabre e schiamazzanti ovunque che mi si gettano addosso urlando e tirandomi da tutte le parti, apparentemente impazzite...stanco, frastornato da un viaggio impossibile... senza correre...
(Fonte: https://markingourterritory.com/page/65/)
Agghiacciante, vero? Fortuna vuole che l’evoluzione, o meglio i meccanismi di co-evoluzione così complessi tra le nostre due specie abbiano fornito ad entrambe gli strumenti necessari per ridurre il trauma dell’evento e anzi rafforzarlo in un binomio emotivo-relazionale unico e riccamente elaborato.
Se vi sembra troppo elaborato per la mente di un animale -a meno che non parliate di alcuni esseri umani- per ora fidatevi, la mente di un’ape è già una struttura cognitivamente complessa, figuratevi quella di un cane. Ne parleremo a lungo, spesso più di quanto ci piacerebbe, ma soprattutto non costringetemi a citare di nuovo Bloch.
Di cosa stiamo parlando? Se il cucciolo ha passato i 2/3 mesi precedenti in un contesto sano con relazioni stabili e serene con la sua famiglie di riferimento, quella biologica e quella umana di provenienza -lo so, un enorme se- avrà ottime disposizioni e fiducia per affrontare le nuove sfide.
In più, se i nostri rapitori alieni ci forniscono un contesto di risorse primarie e secondarie più che adeguato: affetto, sicurezza, cibo, contatto (in medio stat virtus) , gioco, riparo ecc... ci adatteremo facilmente alla nuova situazione; nel senso: vi voglio molto bene, ma se dovessi scegliere tra restare in questo mondo e seguire Spock e Kirk con 2 balene... Ciaone terra!
Ci sono rapimenti alieni e rapimenti alieni, non è che si possa fare di tutta l’erba un fascio... visto? se inquadrato correttamente, anche un evento così orribilmente, potenzialmente traumatico può diventare una fantastica avventura, where no man has gone before. at least, without dog...
Inoltre l’evoluzione ha fornito al canis familiaris un intero set di strumenti di adattamento al lento ed emotivamente ottuso primate, dalla capacità di interpretare in modo corretto, fin dalle prime settimane di vita, i nostri schemi emotivi, un’impregnazione (analoga all'imprinting ma per mammiferi e specie con cure della prole articolate) ancora estremamente plastica, un sistema MOLTO versatile di apprendimento e spiccate capacità di adattamento anche a situazioni estreme *sigh*.
Il cucciolo è arrivato sul ponte di comando, la prossima volta parleremo di cosa significa in realtà e di cosa fare.
Aye, aye, sir
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Avete mai sentito parlare di “riflesso pavloviano”?
Forse vi è capitato di leggere qualcosa sul “riflesso condizionato”?
Ivan Pavlov era un etologo, uno scienziato che studia il comportamento animale, che visse e lavorò tra fine Ottocento ed inizio Novecento, in Russia.
Pavlov era senza dubbio un grande scienziato e ricevette il Nobel solo dopo avere fatto una scoperta davvero eccezionale: il riflesso condizionato, anche detto “riflesso pavloviano”: mentre studiava il sistema digerente dei cani, Pavlov si rese conto che le bestiole avevano degli atteggiamenti “strani” quando si trattava di essere nutriti con carne.
Non c’era nulla di strano, a dire il vero, ma lo scienziato russo notò qualcosa che era sfuggita a molti: quando al cane veniva presentato il pasto a base di carne la bestiola iniziava a salivare abbondantemente.
Questa si chiama “risposta incondizionata”, ovvero un riflesso naturale, un istinto se volete, che il cane associa a un determinato cibo.
Fin qui non c’era nulla di rivoluzionario nelle osservazioni di Pavlov.
Una idea si affacciò nella mente dell’etologo russo: era possibile condizionare dei riflessi?
Pavlov si mise al lavoro e diede il via a quell’esperimento che viene chiamato “il cane di Pavlov”: cominciò a suonare una campanella prima di dare la carne al suo cane, misurava la salivazione del cane appena dopo aver suonato la campanella e poi all’arrivo della carne.
Ogni volta, prima di servire carne, si prendeva il disturbo di suonare una semplice campanella in modo che il cane potesse sentirla.
In breve, ripetendo l’esperimento, si accorse che la salivazione del cane iniziava ad aumentare non più all’arrivo della carne, ma al suono della campanella… il cervello del cane oramai abbinava il suono alla carne.
Alcuni di voi potrebbero pensare che una scoperta simile non valga poi molto, ma si sbagliano di grosso!
In realtà, il suo lavoro, risultò rivoluzionario per la fisiologia, per la psicologia e per la psichiatria!
Gli esperimenti ed i risultati di Pavlov ispirarono, fra gli altri, John Watson, psicologo statunitense, che pochi anni dopo gli studi dello scienziato russo, decise di fare un esperimento su un uomo, su un bambino a dire il vero: un bimbo di soli undici mesi.
All’epoca, si parla del 1920, erano permessi esperimenti che ad oggi non sono nemmeno pensabili: il piccolo Albert, così è passato alla storia lo sfortunato infante, fu esposto ad un condizionamento per quanto riguarda lo studio della paura.
Vicino ad Albert veniva posto un topo bianco da laboratorio, la cui presenza non sembrava infastidire per niente il piccolo. Appurato questo, ogni volta che il bimbo provava a toccare o a interagire con il roditore, esplodeva nella sala un forte rumore.
Ogni volta che le sue mani si avvicinavano al topo, le orecchie del piccolo Albert venivano scosse da un rumore fortissimo generato con un martello che percuoteva un tubo di metallo. Un frastuono terribile.
I rumori forti sono “riflessi incondizionati” per tutti noi.
Chiunque, se sente all’improvviso un forte rumore entra subito in allarme: i rumori inaspettati e potenti non ci piacciono, li temiamo.
Così la mente di Albert cominciò ad associare il topo al rumore.
Risultato dell’esperimento? Il piccolo sviluppò una vera e propria fobia per i topi e non solo…era terrorizzato da qualunque cosa bianca e pelosa, anche la barba di un Babbo Natale e una coperta lo terrorizzarono!
Esperimenti di questo tipo, grazie al Cielo, non sono più permessi ma i risultati furono molto apprezzati dalla comunità scientifica.
Al di là della poca simpatia che possano suscitare le attività di Watson, è innegabile che scoprire che si possono condizionare emozioni così forti e nette negli esseri umani ha avuto un valore scientifico estremamente importante.
Ma a cosa è servito tutto questo studio a proposito dei riflessi incondizionati e quelli condizionati?
Che risultati ha dato nella quotidianità di tutti noi?
I riflessi condizionati sono oggi usati nella comunicazione molto più di quel possiate credere: nessuno vuole indurvi ad avere terrore di oggetti bianchi e pelosi, ma molti vorrebbero che voi vi sentiste spinti a fare shopping quando ricevete certi stimoli.
Un esempio? E’ molto semplice: immaginate se voi foste esposti numerose volte ad associare ad un noto sigillante, del silicone in parole povere, una donna nuda.
Cosa vi succederebbe quando andrete al supermercato e vi troverete di fronte uno di quei tubetti? Una sensazione di piacere si attiva in voi…quel prodotto, inconsciamente, lo associate alla donna nuda.
Non è un caso che si usi una donna nuda per un prodotto che prevalentemente viene utilizzato dagli uomini e non c’è nessuna ragione per la quale una donna nuda dovrebbe essere utile a parlarvi di un sigillante.
Ogni riferimento a spot pubblicitari televisivi oramai non più in circolazione, è puramente casuale!
Perché questa strategia funzioni è importante che si ripeta lo stimolo più volte possibile perché il cervello umano è abituato a considerare vere le informazioni che gli vengono ripetute più volte in condizioni diverse.
Ecco perché ci sentiamo spinti verso una determinata bibita e non verso un’altra.
Ecco perché le auto nelle pubblicità sfrecciano continuamente in meravigliose strade perse nella natura e non sono mai imbottigliate in ingorghi di traffico.
Ecco perché chi usa il rasoio giusto nelle réclame, avrà una moglie bella, alta, snella e sorridente.
Chi preferisce un’altra marca non precisata dovrà radersi in un bagno buio, con una moglie orrenda e di pessimo umore.
E’ così che funziona…volete anche voi il bagno bellissimo e la moglie sorridente, è ovvio!
Una donna che si lancia con il paracadute perché dovrebbe essere associata ad un assorbente? E’ un’associazione che si basa sulla sicurezza ed ecco il perché del paracadute: ogni donna vuole essere rassicurata dai propri assorbenti.
Chi acquista le merendine per i bambini? Le mamme.
Questo spiega perché un bell’attore spagnolo, pieno di fascino, è più adatto a fare da testimonial!
Potremmo fare centinaia di esempi.
Ecco l’uso che quotidianamente si fa nella nostra società di quegli effetti studiati, oramai un secolo fa, da Pavlov e da Watson.
Riflessi incondizionati e condizionati. Stimolo e reazione.
Sui condizionamenti dei mass media e sulla comunicazione persuasiva scriveremo un articolo la prossima settimana e vi raccomandiamo di non perderlo.
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19 FEB 2020 09:48“COME FAI AD ESSERE AMICO DI SORDI? AVARO ANCHE DI SENTIMENTI” – L’ULTIMA BOMBASTICA INTERVISTA DI FLAVIO BUCCI BY GIANCARLO DOTTO: "SORDI MI MANDAVA LA SARTA NELLA ROULOTTE A RIMEDIARE TRA GLI AVANZI DEI CESTINI LE OSSA PER I CANI. MA MANFREDI ERA PIU’ ANTIPATICO DI LUI - CASTELLITTO E’ LA MIA CONTROFIGURA. POVERACCIO, SE DEVE FA’ ‘NA PLASTICA”. "PLACIDO? UNO CHE NON SA DOPPIARE NEMMENO SE STESSO”. NANNI MORETTI? L’INSUCCESSO GLI HA DATO ALLA TESTA”. MONTESANO NON LO SOPPORTO - MASTROIANNI? A CENA CON LA DENEUVE ESPLOSE: “NON TE PIACE NIENTE, PIJATELA NER CULO” - LE DONNE? SONO SEMPRE VOGLIOSO. NON PRENDO FARMACI. LA SANDRELLI? LA PIÙ SUBLIME" - VIDEO
Giancarlo Dotto per Diva e Donna
Flavio Bucci è un uomo, al confine dei settant’anni, che se ne frega di quello che è stato ieri o che sarà domani e se ci sarà un domani. Gli basta poco. Dategli un pacchetto di sigarette e l’occasione di fare il suo mestiere. Non ha altro da chiedere. E nemmeno questo chiede. Una bella faccia, anche un po’ sinistra, di uno che ne ha di vite e di storie da raccontare, a cominciare dalla sua. Attore dal talento smisurato, disperso e spesso voluttuosamente sprecato, senza un vero perché, in quarant’anni di cinema, teatro e televisione, da Elio Petri a Paolo Sorrentino, da “La piovra” a “I promessi sposi”.
Alla fine degli anni ’70 era un italiano celebre, un divo nazionalpopolare, nei panni e nella pelle di Ligabue, il pittore lunatico e naif, sceneggiato televisivo Rai da 20 milioni di spettatori a sera. Ha scelto di vivere distratto e smemorato a Passoscuro, contrazione di Passo Oscuro, tanto per darsi un nome adeguato al destino, paesino di pescatori a nord di Roma, fuori dai flussi turistici.
Agli “ergastoli domiciliari”, come dice lui . Da lì si sposta il meno possibile. Eccezione, il volo per Amsterdam, a trovare la compagna olandese e il figlio Ruben. Un fratello, Riccardo, che lo protegge con discrezione dagli ingiuriosi disagi del mondo reale.
Assolutamente ipnotico è il racconto di Flavio a tavola. Sarà per quella sua voce da caverna, sarà la tavola, sarà il vino bianco che va giù facile, a litri. “Punto, punto e virgola, punto a capo” è la sua locuzione preferita, quando si stufa e deve liquidare un argomento. Si comincia dal Capoccione.
Chi è Capoccione?
“Elio Petri. Il mio indiscusso maestro. Detto così per intuibili motivi”.
Con Petri, la tua prima parte da protagonista, il Total di “La proprietà non è più un furto”.
“Avevo già girato due anni prima “La classe operaia va in paradiso”, un film culto dell’epoca”.
Gli attori di allora. Da brividi. Gian Maria Volonté. Salvo Randone, Mariangela Melato, Mario Scaccia, Ugo Tognazzi.
“Gian Maria e Corrado Pani sono stati i primi che ho conosciuto a Trastevere, quando arrivo a Roma. Con Volonté parlavamo sempre di politica, con Corrado solo di sesso e di donne”.
Bell’uomo Corrado Pani, ex di Mina.
“Aveva perso la testa per lui. Era quel tipo di figlio di puttana fascinosissimo che piaceva alle donne. Il nostro James Dean, di una simpatia rara. Non so quante macchine ha sfasciato”.
Comunista convinto Gian Maria Volonté.
“Il padre era un gerarca fascista. Busso alla porta di casa sua. Mi vede, neanche mi fa entrare e mi porta a fare la tessera alla vicina sezione del partito”.
E tu l’hai fatta?
“Dovevo mangiare”.
Sei stato anche con Mario Monicelli ne “Il Marchese del Grillo”.
“Quando mi mandò il copione, gli dissi: “Maestro, io piemontese, molisano da parte di padre e pugliese da parte di madre, non posso fare il romano con Alberto Sordi. E lui: “Fa come cazzo te pare, basta che lo fai”.
Enrico Montesano ha riportato di questi tempi il Marchese del Grillo a teatro.
“Attore che non sopporto. Tu mi devi spiegare quale presunzione ti spinge a rifare un personaggio che ha fatto un grande come Sordi. Non è normale”.
Dimmi di Alberto Sordi.
“Impossibile averci a che fare. Un grande attore, ma un pianeta a parte. Indescrivibile”.
Perché impossibile?
“Non l’ho mai sopportato, ma era un grande. Come fai ad essere amico di Sordi? Avaro anche di sentimenti. Neanche Fellini gli era amico. Mi divertivo a provocarlo”.
Come?
“Lo aspettavo fuori del bar di Cinecittà. “Mi offri un caffè?” gli chiedevo. E lui: “Ma perché me devi rovina’ la giornata?”. Mi mandava la sarta nella roulotte a rimediare tra gli avanzi dei cestini le ossa per i cani”.
Hai incrociato tutti i più grandi della tua e precedente generazione.
“La cosa più curiosa è che più grandi erano e meno se la tiravano. Penso a gente come Mastroianni e Tognazzi”.
Se ti dico che Tognazzi è stato un talento naturale assoluto?
“Dici bene. Amava la vita. Il cibo e le donne. Se l’è goduta”.
Vittima a fine corsa di depressione, come l’amico Gassman.
“Ugo organizzava ogni anno quelle feste a Torvaianica abbinate al tennis, piene di gente famosissima. L’ultima volta non lo vedo. Salgo su, lo trovo sdraiato su un lettino. “Che scendo a fare, non conosco nessuno”.
Diversissimi Gassman e Tognazzi.
“Storie diverse. Vittorio era il teatrante della prosa. Ugo veniva dalla rivista. A me interessa solo l’essere umano. E Ugo era il più grande. Punto, punto e virgola, punto a capo”.
Più vicino, come umano, Mastroianni a Tognazzi.
“Cena di Capodanno. Marcello stava con Catherine Deneuve. Arriva ogni bendidio. E lei, schizzinosa: “Je ne pas…”. Al terzo o quarto “Je ne pas”, Marcello esplode: “Non te piace niente, pijatela ner culo”.
Grande Marcello.
“Se non c’era, bisognava inventarlo”.
Nino Manfredi, l’altro grande dell’epoca.
“Bravo. Dopo Sordi, c’è lui. Ma più antipatico di Sordi. Un borghese piccolo piccolo. Sordi era talmente surreale da diventare simpatico”.
Hai lavorato con Pasquale Festa Campanile.
“Un geniaccio, completamente fuori di testa. Cominciava a bere gli amari alle quattro di mattina. Faceva il cinema perché gli permetteva di scrivere romanzi. Scriveva di notte. Non dormiva mai. Tranne che sul set”.
Sul set con Toni Servillo ne “Il divo”. Ti piace? .
“No. Lo trovo molto freddo come attore. Nel nostro mestiere tu devi arrivare col cuore allo spettatore dell’ultima fila. Che me ne frega della tecnica”.
Vi confondono ancora tu e Castellitto?
“E’ la mia controfigura. Poveraccio, se deve fa’ ‘na plastica”.
Hai doppiato John Travolta in “Grease” e tanti altri film.
“C’incontriamo in un ristorante a Roma, Lucherini fa a Travolta: “Lui è la tua voce italiana”. E io: “E lui la mia faccia americana”.
Hai doppiato Gerard Depardieu.
“Quasi tutti, tranne uno, che l’ha doppiato Michele Placido. Uno che non sa doppiare nemmeno se stesso”.
Hai prodotto Nanni Moretti in “Ecce bombo”.
“Dio mi perdoni. Un altro borghese piccolo piccolo. L’insuccesso gli ha dato alla testa”.
Hai mai mandato qualche regista a quel paese?
“Alberto Lattuada. Mi aveva chiamato per “Cuore di cane”. “Ti ho fatto preparare un costumino…”. Manco fossi una ballerina del Bolshoi. M’è venuto uno sbocco di sangue. Mai più voluto vederlo, neanche in foto”.
Con “Ligabue” hai conosciuto la nazionalpopolarità, quella vera.
“Per carattere, non me n’è mai fregato nulla. La gratificazione, se viene, la vivo come un diritto. Fa parte della paga. Non mi monto la testa per queste cose”.
Premi e osanna per la tua interpretazione.
“Ho studiato due documentari su Ligabue e mi sono fidato del mio istinto. Questo è quanto. Me ne sbatto di scuole e maestri. L’unico genio che ho conosciuto nella finzione del gioco si chiama Cesare Zavattini”.
Uomo e attore di una generazione che non ha avuto paura degli eccessi.
“Ho avuto il mio periodo. Alcol e cocaina insieme. Tiravo cinque grammi al giorno e ci mettevo sopra una bottiglia di vodka. Ne ho fatte di tutte. Fumo da sempre. Prima o poi la faccenda si conclude”.
Niente approdo senile al salutismo o alla fede?
“No. Resto un materialista inguaribile. Tutto è opinabile. Si muore a diciotto anni, si nasce morti. Mi rompe i coglioni morire, ma non mi lamento, ho avuto tutto dalla vita”.
Sei stato sposato con la principessa Micaela Pignatelli, anche lei una storia d’attrice.
“Quando arrivava la pasta a tavola e facevo la scarpetta col sugo, la suocera inorridiva: Ma come, due carboidrati? Non poteva funzionare”.
La compagna olandese?
“Tutta un’altra storia. Viviamo separati, ma ne sono ancora innamorato dopo vent’anni”.
I figli?
“Ne ho tre. I primi due non li vedo da una vita. M’incuriosisce che, dei tre, nessuno abbia seguito le orme del padre. Non me ne frega niente, ma lo trovo singolare”.
Ti assolvi come padre?
“Non mi sento un padre che si è comportato bene. Ho tante colpe. Sono stato egoista. Ma sono stato in giro per cinquant’anni. Ancora adesso, che mi sono fermato, ogni tanto mi chiedo dove sto”.
Le ricordi tutte le donne che hai avuto?
“Alcune le ho dimenticate. Anche volutamente”.
Bucci e le donne oggi.
“Ancora mi piacciono molto. Sono sempre voglioso. Non prendo farmaci. Se ce la faccio da solo, bene. Mi piace proprio la presenza femminile. E’ l’altra parte di noi. Una cena di solo uomini mi rompe”.
Indimenticabile?
“La storia con Stefania Sandrelli. Una donna magica. La più sublime che abbia mai incontrata. Sessualmente e come essere umano”.
La tessera del partito comunista l’hai stracciata?
“Mai stracciata. Non so più dove sia. La tessera, ma anche il partito…”.
Cosa ti fa stare bene oggi?
“Una sola cosa, il lavoro. Cinema, teatro, qualunque cosa. Del resto non me ne frega niente. Punto, punto e virgola, punto a capo”.
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Il piccolo comune di Orvinio è situato in provincia di Rieti, sulle pendici di un colle a 840 metri s.l.m.. Orvinio è inserito nel Parco dei Monti Lucretili ed è menzionato tra i Borghi Più Belli D’Italia, un riconoscimento che si è guadagnato grazie al suo fascino, alle sue casette arroccate ed ai suoi romantici vicoli. Conta oggi poco circa 400 abitanti e le sue origini sono databili nel periodo in cui i siculi conquistarono la Sabina. Il borgo rietino fu centro di grande fama e prestigio ed era conosciuto nel Medioevo come Canemorto, un toponimo che la leggenda attribuisce al nome che i soldati di Carlo Magno avrebbero dato ai saraceni qui uccisi in battaglia nell’817: “cani morti”, appunto. Dopo essere stata per secoli sotto il dominio dei monaci Benedettini di Santa Maria del Piano, diviene nel XVI secolo feudo di nobili famiglie come gli Orsini, i Muti ed i Borghese, per entrare poi a far parte dello Stato Pontificio nell’800. Un luogo dalle vicende storiche movimentate, che conserva oggi l’eleganza di un centro medievale ed i ritmi assolutamente lenti di un tempo. È l’ideale per un weekend di charme, tra strette viuzze e antichi castelli. Cosa fare e cosa vedere nel borgo di Orvinio Orvinio è una gemma del Lazio tutta da scoprire che conserva nel perimetro dei suoi limitati confini incantevoli chiese e solenni palazzi fortificati. Tra le cose da vedere a Orvinio, c’è la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, costruita nella seconda metà del XVI nella zona più sopraelevata del borgo, e famosa per custodire al suo interno preziose opere del pittore secentesco Vincenzo Manenti, a cui Orvinio ha dato i natali, e del padre Ascanio anch’esso nato tra le mura dell’antica Canemorto. Nel centro storico della città si trova anche la Chiesa di San Giacomo, eretta invece nel 1612 per volere di Giacomo Muti, barone dell’epoca, ed anch’essa scrigno di prestigiosi dipinti del Manenti. Il centro di Orvinio conserva alcuni tratti visibili della cinta muraria che un tempo la cingeva, e passeggiando tra le strade del nucleo residenziale si possono ammirare splendidi esempi di abitazioni di epoca rinascimentale. Attrazione principale di Orvinio è però il suo Castello, che difende la città fin dall’anno Mille e che ancora oggi mantiene fascino e arcaico carisma. La struttura oggi visibile è frutto di numerosi rimaneggiamenti ordinati dai diversi proprietari che hanno posseduto il castello, tra cui gli Orsini, che nel corso del Cinquecento lo ampliarono notevolmente. Le sue mura di cinta occupano gran parte del centro storico, e le sue stanze sono oggi spesso utilizzate per cerimonie e principeschi soggiorni, per gentile concessione dei marchesi Malvezzi-Campeggi, attuali proprietari. Durante la bella stagione Orvinio diventa base perfetta per emozionanti escursioni a piedi, in sella ad una mountain bike oppure a cavallo tra i sentieri del Parco dei Monti Lucretili. La riserva naturale è un paradiso incontaminato disseminato di boschi di castagni e faggi, grotte ed altri siti di interesse geologico. Uno dei trekking più interessanti porta da Orvinio lungo i sentieri boschivi circostanti alla ricerca della Chiesa di S. Maria in Piano, per finire ad ammirare poi la suggestiva cascata sul vicino Rio Petescia, caratterizzata da acque incredibilmente cristalline. Oltre che per aver dato i natali a celebri pittori come Vincenzo Manenti, Orvinio è anche stata culla di altri grandi ingegni, come l’incisore settecentesco Girolamo Frezza ed il romanziere Virgilio Brocchi. Le mura del borgo trasudano insomma arte e cultura da ogni singolo mattone. Cosa mangiare a Orvinio Un tour di Orvinio che si rispetti non può non includere un assaggio dei suoi sapori più genuini. Come spesso accade nei territori più autentici, al buon cibo sono dedicate a Orvinio numerose sagre gastronomiche che riempiono ogni anno il paese di gusti e profumi imperdibili. Il polentone ad esempio è la polenta locale a cui è dedicato un festival con ben due appuntamenti annuali, a gennaio e ad agosto, mentre il cecamariti è un tipo di pasta tradizionale fatta in casa, la cui sagra va in scena nel mese di giugno. Ad ottobre invece si tiene Enorvinio, una grande manifestazione dedicata ai migliori vini ed alle più particolari birre, con focus sia sui prodotti del territorio sia alle eccellenze delle altre regioni italiane. Alle degustazioni alcoliche si uniscono proposte dalla migliore gastronomia locale, comprendente tra le altre prelibatezze sagne all’aglione o ai porcini e specialità alla brace, ed un ricco palinsesto di concerti ed esposizioni di manufatti artigianali. @123rf https://ift.tt/31gC7ts Cosa vedere nel borgo di Orvinio Il piccolo comune di Orvinio è situato in provincia di Rieti, sulle pendici di un colle a 840 metri s.l.m.. Orvinio è inserito nel Parco dei Monti Lucretili ed è menzionato tra i Borghi Più Belli D’Italia, un riconoscimento che si è guadagnato grazie al suo fascino, alle sue casette arroccate ed ai suoi romantici vicoli. Conta oggi poco circa 400 abitanti e le sue origini sono databili nel periodo in cui i siculi conquistarono la Sabina. Il borgo rietino fu centro di grande fama e prestigio ed era conosciuto nel Medioevo come Canemorto, un toponimo che la leggenda attribuisce al nome che i soldati di Carlo Magno avrebbero dato ai saraceni qui uccisi in battaglia nell’817: “cani morti”, appunto. Dopo essere stata per secoli sotto il dominio dei monaci Benedettini di Santa Maria del Piano, diviene nel XVI secolo feudo di nobili famiglie come gli Orsini, i Muti ed i Borghese, per entrare poi a far parte dello Stato Pontificio nell’800. Un luogo dalle vicende storiche movimentate, che conserva oggi l’eleganza di un centro medievale ed i ritmi assolutamente lenti di un tempo. È l’ideale per un weekend di charme, tra strette viuzze e antichi castelli. Cosa fare e cosa vedere nel borgo di Orvinio Orvinio è una gemma del Lazio tutta da scoprire che conserva nel perimetro dei suoi limitati confini incantevoli chiese e solenni palazzi fortificati. Tra le cose da vedere a Orvinio, c’è la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, costruita nella seconda metà del XVI nella zona più sopraelevata del borgo, e famosa per custodire al suo interno preziose opere del pittore secentesco Vincenzo Manenti, a cui Orvinio ha dato i natali, e del padre Ascanio anch’esso nato tra le mura dell’antica Canemorto. Nel centro storico della città si trova anche la Chiesa di San Giacomo, eretta invece nel 1612 per volere di Giacomo Muti, barone dell’epoca, ed anch’essa scrigno di prestigiosi dipinti del Manenti. Il centro di Orvinio conserva alcuni tratti visibili della cinta muraria che un tempo la cingeva, e passeggiando tra le strade del nucleo residenziale si possono ammirare splendidi esempi di abitazioni di epoca rinascimentale. Attrazione principale di Orvinio è però il suo Castello, che difende la città fin dall’anno Mille e che ancora oggi mantiene fascino e arcaico carisma. La struttura oggi visibile è frutto di numerosi rimaneggiamenti ordinati dai diversi proprietari che hanno posseduto il castello, tra cui gli Orsini, che nel corso del Cinquecento lo ampliarono notevolmente. Le sue mura di cinta occupano gran parte del centro storico, e le sue stanze sono oggi spesso utilizzate per cerimonie e principeschi soggiorni, per gentile concessione dei marchesi Malvezzi-Campeggi, attuali proprietari. Durante la bella stagione Orvinio diventa base perfetta per emozionanti escursioni a piedi, in sella ad una mountain bike oppure a cavallo tra i sentieri del Parco dei Monti Lucretili. La riserva naturale è un paradiso incontaminato disseminato di boschi di castagni e faggi, grotte ed altri siti di interesse geologico. Uno dei trekking più interessanti porta da Orvinio lungo i sentieri boschivi circostanti alla ricerca della Chiesa di S. Maria in Piano, per finire ad ammirare poi la suggestiva cascata sul vicino Rio Petescia, caratterizzata da acque incredibilmente cristalline. Oltre che per aver dato i natali a celebri pittori come Vincenzo Manenti, Orvinio è anche stata culla di altri grandi ingegni, come l’incisore settecentesco Girolamo Frezza ed il romanziere Virgilio Brocchi. Le mura del borgo trasudano insomma arte e cultura da ogni singolo mattone. Cosa mangiare a Orvinio Un tour di Orvinio che si rispetti non può non includere un assaggio dei suoi sapori più genuini. Come spesso accade nei territori più autentici, al buon cibo sono dedicate a Orvinio numerose sagre gastronomiche che riempiono ogni anno il paese di gusti e profumi imperdibili. Il polentone ad esempio è la polenta locale a cui è dedicato un festival con ben due appuntamenti annuali, a gennaio e ad agosto, mentre il cecamariti è un tipo di pasta tradizionale fatta in casa, la cui sagra va in scena nel mese di giugno. Ad ottobre invece si tiene Enorvinio, una grande manifestazione dedicata ai migliori vini ed alle più particolari birre, con focus sia sui prodotti del territorio sia alle eccellenze delle altre regioni italiane. Alle degustazioni alcoliche si uniscono proposte dalla migliore gastronomia locale, comprendente tra le altre prelibatezze sagne all’aglione o ai porcini e specialità alla brace, ed un ricco palinsesto di concerti ed esposizioni di manufatti artigianali. @123rf Il borgo medievale di Orvinio, nel Lazio, è tutto da visitare, scoprendo il centro storico, l’affascinante castello e assaggiando i prodotti enogastronomici.
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Manzo RAW - Real Bowl
Il nostro ragù crudo di bovino monoproteico e grain free è una pappa cruda per cani, completa e bilanciata senza l’aggiunta di cerali, da conservare in freezer. Grazie alla qualità degli ingredienti di cui è composto, nutrirà al meglio il vostro amico a quattro zampe che preferisce nutrirsi come facevano migliaia di anni fa i suoi antenati. Un insieme di bovino, mele, carote, olio di semi di girasole, vitamine, minerali e rosmarino lavorati con amore e professionalità dai nostri “chef” esperti per garantire la massima qualità. Non dovrai fare altro che lasciare la sua pappa fuori dal freezer qualche ora prima di servigliela. https://realbowl.it/recipe/manzo-raw-crudo/
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Dunque, mi pare di non essermi mai presentata nonostante questo blog non sia stato creato da poco. Lo faccio ora perché bho, così, semplicemente perché mi va. Tra l'altro vorrei instaurare un qualche tipo di rapporto con i lettori e il primo passo per farlo penso sia far sapere almeno chi sono. (ne siete tanti e ogni tanto un piccolo segnale da parte vostra mi piacerebbe leggerlo, lo ammetto) Mi chiamo Paola, ho 21 anni e sono di Napoli. Il mio nome e la mia città sono due cose che mi piacciono molto, forse le uniche due cose che apprezzo di me. Ebbene sì, non ho molta autostima, probabilmente non ne possiedo neanche un pò: Non mi piaccio. Non mi piaccio neanche un pò, non mi piaccio affatto.Trovo che nella mia persona non ci siano cose belle, né fisicamente e né caratterialmente. Penso che si dovrebbe rifare tutto daccapo. Mi piace invece leggere e scrivere, mi piacciono le parole, credo che queste siano un potente mezzo di comunicazione, di aiuto. Possono salvare anche una vita, talvolta. Ho una sorta di attrazione per le cose strane, fuori dal comune. Io stessa mi reputo abbastanza strana, o comunque sicuramente poco conforme alla “ragazza tipo” di questi ultimi tempi. Spesso sono introversa, altre volte sono socievole. Credo di essere intrappolata in un corpo che non mi appartiene, o forse sì, dato che convivo con lui da una vita, ma insomma è un qualcosa che mi sta stretto, che disprezzo, disprezzo profondamente perché mi reprime e non mi fa sentire libera di essere me stessa. Credo di essere prigioniera del mio corpo, sì. Credo che con un aspetto fisico diverso, anche molti altri aspetti della mia vita sarebbero diversi e sicuramente migliori. Ogni giorno è una continua lotta con me stessa, con la mia testa e con i miei pensieri, soffocanti da morire. A volte mi chiedo se il loro scopo sia quello di farmi soffocare per davvero. Sono decisamente autocritica, instabile, lunatica, bipolare. Il mio umore cambia in continuazione, cambia per poco, cambia così in fretta che a stento riesco a stargli dietro. Sono disponibile con chi lo merita. Mi piacciono i thriller, in particolare quelli psicologici, film pieni di ansia e tensione che non ti fanno rilassare neanche per un attimo e ti stimolano la mente durante tutta la visione. Do peso a tutto, a volte anche rendendomi la vita complicata. Per l'appunto, suppongo di possedere una spiccata abilità nel complicarmi la vita. Ho numerose fobie, paure. Ho davvero paura quasi di qualsiasi cosa: ho paura degli alieni, dei fantasmi e di tutto ciò che riguarda il paranormale. Ho paura degli ascensori e delle lucertole. Ho paura di morire, dell'aldilà, ho paura del dolore, ho paura del male e del bene e dei loro ipotetici rispettivi “rappresentanti”. Ho paura di essere lasciata. Paura di rimanere sola, paura di essere delusa. Ho paura dei clown, delle maschere, del futuro e del destino. Ho paura dell'amore e dei legami, di affezionarmi a qualcuno. Ho paura di me stessa e… mi fermo, no? Sono una persona morbosamente gelosa, pessimista, sono paranoica e sono terribilmente pesante, spesso. In me ci sono tante, tantissime insicurezze che non so bene come attenuare e che spesso mi creano problemi. Adoro i cani, i gatti e stare nella mia stanza al buio, o comunque con una luce soffusa che non mi dà fastidio agli occhi. Il mio rapporto con il cibo e i miei chili è disastroso. A chi voglio mostro il mio lato dolce, premuroso e tenero, senza che me ne accorga. Sono rancorosa, molto, e per “ farmela passare” ci vuole un pò di tempo e pazienza. Ah, di pazienza non ne ho molta, o comunque dipende: per alcune persone ne trovo sempre un pò. Non sono molto brava ad aspettare, a volte pecco di volere tutto e subito. Sono enormemente emotiva e sensibile, poco basta a ferirmi. Piango spesso, ho spesso momenti no, ma in un modo o nell'altro trovo sempre la maniera di tirarmi su e rialzarmi. Mangerei chili e chili di anguria, mi piace da morire. Ho una mentalità molto aperta, non mi scandalizzo facilmente, al contrario provo interesse per ciò che è considerato “strano” da persone bigotte e con una certa ristrettezza mentale, considerandolo naturale e bellissimo nella sua naturalezza. Mi reputo una persona sincera, istintiva e talvolta impulsiva. Vivo d'ansia. E non scherzo, vivo d'ansia per davvero. In futuro aspiro ad un lavoro che oltre a darmi soldi, mi dia anche una certa soddisfazione, un certo appagamento morale, che mi faccia essere in pace con me stessa sapendo che durante la giornata qualcuno abbia tratto beneficio da me, dalla mia persona. Ho un grosso problema di fiducia nel genere umano. Mi fido ben poco di qualsiasi persona e pensandoci sì, qualche muro per difendermi l'ho costruito anch'io. In realtà però non è un muro chissà quanto forte, diciamo che è più una sorta di sottile separazione tra me stessa e ciò che potrebbe farmi stare male. Tuttavia è un qualcosa di poco spessore, un qualcosa di sottile, appunto, e quindi di conseguenza facilmente distruttibile. A volte sono la prima a demolirlo e a gettarmi a braccia aperte nel dolore, figuratevi. Forse perché il dolore è una costante nella mia vita e un pò mi ci sono affezionata anche, devo dire. Sono abbastanza lamentosa e lagnosa, molto curiosa, ho complessi di ogni tipo compresi quelli di inferiorità e delle volte ho l'apatia iniettata nelle vene, tipo oggi. Ho un punto debole, debolissimo, per le persone anziane: divento estremamente emotiva quando si tratta di un vecchietto o una vecchietta, che siano in difficoltà, segnati mentalmente e fisicamente dai troppi anni sulle spalle, o che siano ancora pieni di una dolce serenità, magari invidiata da persone più giovani. Ho una certa ampiezza musicale, nel senso che adoro la musica e la apprezzo in tutte le sue forme, in tutte le sue diversità, senza pormi alcuna barriera. Mi piace molto il pop Coreano, genere non ascoltato da tutti ma sicuramente molto valido, spopolato ormai un pò ovunque da tempo. Mi piacciono i fiori, le rose in particolare. Mi piace ricevere complimenti anche se faccio molta fatica a crederci, ricevere regali anche se non sono una persona materialista, mi piace percepire di essere importante per qualcuno. Questo penso valga per tutti, certo, perché quanto è bello sapere e… sentire, di essere importante per un'altra persona? Credo che sentirsi voluti e desiderati sia una sensazione terribilmente bella. Sono pigra. Dio santo, sono una scansafatiche e ho sempre sonno. Su questo rischio di essere patologica perché davvero provo sonnolenza in ogni momento della giornata e ah, adoro dormire e adoro il mio letto, ovviamente. Così come adoro le sorprese e i bei messaggi. Quelli sinceri, pieni di sentimento, pieni di desiderio e intensità. Ho la mania di fotografare un pò tutto, tutto ciò che cattura la mia attenzione e che merita di essere ricordato. Così come ho una strana tendenza ad autolesionarmi. No, non intendo i famosi “tagli”, anche se purtroppo spesso la voglia malsana di sentire il dolore sulla pelle è prevalsa sulla ragione e sul mio buonsenso. Intendo anche lesioni mentali. Insomma, tendenzialmente cerco sempre di migliorarmi, di farmi del bene e tutto quanto ma oh, quei momenti di pura autodistruzione devo dire che mi prendono. Nella vita ho avuto batoste, pugni in faccia, delusioni e secchiate colme di acqua gelida gettate addosso. Sono stata amaramente scottata, ed è stata una “scottatura” a lungo termine: non è terminata subito, no, sono rimasta lì a bruciare per mesi e mesi, curandomi e leccandomi le ferite da sola, stando attenta a stringere bene le bende per fare in modo che almeno non gocciolasse troppo sangue. Ora ho cicatrici ben marcate, ma le ferite sono tutte chiuse e risanate e nonostante tutto credo che l'amore sia esattamente quello di cui ho più bisogno nella vita. Credo che tutti abbiano bisogno di amore, amore vero, amore che ti può salvare la giornata e forse anche l'esistenza. E ringrazio una persona, importante, speciale e fondamentale per me, che è probabile stia leggendo e che sicuramente capirà: Grazie. Grazie per ciò che provi per me, per il profondo amore che mi trasmetti ogni giorno, ormai da tempo, e perdonami se precedentemente non sono stata così brava da afferrarlo e tenerlo a me sin da subito. Nonostante tutto, dentro di me posso intravedere della speranza e mi aggrapperò a quella finché ne avrò la forza.
Vi saluto 🌹
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31 dic. 2018 - 8 gen. 2019
Puerto Madryn e Ushuaia [Argentina]
Abbiamo sempre odiato l'aria che si respira sotto capodanno, quell'obbligo di fare festa ad ogni costo, come se ubriacarsi in questa notte potesse in qualche modo portare bene per l'anno che comincia. Cerchiamo quindi di evitare le grandi folle, gli schiamazzi e le urla, preferendo rimanere in ostello. Anche qua, è un fermento generale: c'è chi si dà da fare in cucina tra pomodori ripieni, pollo e patate al forno, altri grigliano, affumicando tutti gli abitanti di questa micro comunità. E poi ci siamo noi, entrambi cuochi, che prepariamo una modesta pasta al burro, aglio e peperoncino e la condividiamo con una ragazza tedesca che offre verdure al forno. Aspettiamo il nuovo anno tra un bicchiere di vino e un altro. A 00:05 siamo a letto, auguri a tutti, baci e abbracci.
Inauguriamo il 2019 con una visita alla Peninsula Valdés, una riserva naturale che ospita fenicotteri, pinguini, leoni ed elefanti marini, conigli, guanacos. A novembre, migliaia di balene vengono in questo luogo per le favorevoli condizioni climatiche e non è raro avvistare anche le orche, terribili predatrici di leoni ed elefanti marini. Noi siamo in ritardo per entrambe purtroppo.
A scorrazzarci in giro in auto sono due famiglie di brasiliani che la sera prima abbiamo "abbordato" in ostello. Presi in contropiede dalle nostre abilità di persuasione, o forse solo in preda ai fiumi dell'alcool, hanno accettato di accompagnarci, risparmiandoci la noia e la spesa dei tour privati.
Sono giovani, solari e simpatici; parlano un portoghese misto ad inglese e spagnolo, e si portano dietro quattro bambini piccoli. Forse per questo, hanno anche una buona propensione verso le bevande alcoliche. Stanno viaggiando per il Sudamerica in auto, macinano migliaia di km al giorno e, guarda caso, vanno proprio nella nostra stessa direzione, Ushuaia. Non diciamo nulla, ma in cuor nostro speriamo in un invito. Sfoderiamo le nostre migliori doti oratorie e l'atteggiamento più ruffiano possibile fino a quando Juliano, il capobanda, pronuncia la fatidica frase: "Se fate i bravi, domani vi portiamo con noi!". Rispondiamo con un composto "Grazie, non è necessario", così poco credibile che le parole faticano ad uscirci di bocca, mentre dentro di noi esplode un'esultanza silenziosa. Dopotutto, questi otto brazileiros iniziano davvero a piacerci. Così, il passaggio alla Peninsula Valdés diventa la prima tappa di un viaggio di quattro giorni insieme, che passa inizialmente per Punta Tombo, una colonia di ben 700 mila pinguini che scorrazzano liberi tra le persone. E se il primo incontro con questi buffi animali ci aveva divertito, il secondo ci ha fatto innamorare. Passiamo la giornata camminando tra i loro nidi, con il suggestivo e instancabile "piopiopio" dei piccoli, che interpretiamo come un grido di fame, insensibilmente ignorato dai pinguini-genitori.
Il viaggio prosegue quindi in direzione Ushuaia, la fine del mondo, passando per Commodoro Rivadavia e Rio Gallegos, due orrende città petrolifere, e la Patagonia argentina: migliaia di km di nulla in ogni direzione, una steppa arida, brulla e piatta, popolata da guanacos, volpi, struzzi e condor. Vento e strada, cielo e deserto. Le distanze sono siderali, l'immensità della natura esige silenzio. La strada, la ruta n°3 è perfetta e scorre veloce, un tappeto vellutato di asfalto che taglia in due la steppa. Un paradiso per autisti e motociclisti. È solo quando raggiungiamo la Tierra del Fuego che la vegetazione, così come il clima, inizia a cambiare. Ci accoglie una neve lieve e sottile, in piena estate, in questa terra dove tutto è estremo. Intorno a noi, riappaiono gli alberi e compaiono le montagne, ridicolmente basse (non superano i 1500m) eppure tutte innevate. Il vento ci taglia la faccia e l'odore di ghiaccio e freddo ci annuncia che siamo arrivati alla fine del mondo, alle porte di Ushuaia.
Un Viaggio non è altro che la somma di tanti viaggi minori. Alcuni durano ore, altri giorni. La sensazione, guardando allontanarsi le auto dei nostri nuovi amici brasiliani, è che un altro piccolo viaggio si sia concluso. Grazie e buona fortuna, brazileiros! Ci eravamo abituati alla loro presenza, ai loro figli e alle loro auto, e ci sentivamo ricambiati. Però, così è viaggiare: gli incontri sono tanti, così come gli addii. Ci si abitua, prima o poi. E se sei fortunato, come lo siamo stati noi, ad un addio segue subito un nuovo incontro, un altro viaggio. Ironia della sorte, ogni volta che i brasiliani ci hanno portato ad un campeggio (il servizio di drop-off e pick-up era incluso nel passaggio), quest'ultimo si è rivelato inesistente, ed Ushuaia non ha fatto eccezione. È così che conosciamo Claudia, suo marito ed i suoi amici missionari cileni. Anche ora che scriviamo, ci chiediamo quale sia l'impressione che suscitiamo nelle persone che incontriamo sul nostro cammino, perché sembra che si sentano sempre in dovere di aiutarci. Facciamo pena? Ispiriamo simpatia? O più semplicemente qua le persone sono più buone? Nel caso dei cileni la risposta è facile: come i Blues Brother, sono in missione per conto di Dio, vanno per il Sudamerica predicando la Parola e sono quindi in dovere di aiutare due pecorelle smarrite come noi. Ci offrono quindi alloggio nella loro roulotte per la notte, una doccia e un thé caldo. Quello che non sanno è che il viaggio ci ha resi intraprendenti e facciatosta. Così, il soggiorno di una notte finisce per trasformarsi in un' "occupazione abusiva" della loro casa rodante per ben cinque giorni! Del resto, gli alloggi ad Ushuaia sono carissimi, e noi vogliamo risparmiare per andare al ristorante!
Ushuaia è una cittadina portuale che vive di quel turismo un po' da ricchi che prevede negozi outdoor di marca, ristoranti cari, casinò e boutiques di souvenirs. Eppure la cornice di questa città dalle casette colorate ci incanta: da una parte lo stretto di Beagle, dall'altra le montagne spruzzate di neve ed il ghiacciaio Martial. Per raggiungere quest'ultimo affrontiamo una lunga salita sotto grandine e neve, con cracker e formaggio spalmabile per ricaricarci. Arriviamo sudati e congelati nel punto in cui dovrebbe scorgersi il ghiacciaio ma, ahinoi, si vede ben poco. Delusi, torniamo sui nostri passi con la prospettiva di farci altre tre ore di camminata, ma il freddo ci spinge a chiedere un passaggio per il ritorno. Per tirarci su di morale quale cosa migliore di una buona cena al ristorante? Armati di forbici e scetticismo, ordiniamo una centolla (Granchio Reale) che ci sorprende per il gusto squisito! Stessa cosa vale per la merluza negra: mai mangiato un merluzzo tanto buono! Andiamo a letto assolutamente contenti e soddisfatti.
Dedichiamo la giornata seguente al Parque Nacional Tierra del Fuego, dove ci confrontiamo per la prima volta con gli sconfinati parchi del Sudamerica. Non possiamo che sentirci piccoli di fronte a tanta maestosità, a laghi e montagne dipinti di colori tanto sgargianti. Rimaniamo in silenzio, ammirando, ancora una volta, ciò che la natura è riuscita a creare.
La nostra permanenza a Ushuaia sta per volgere al termine e, proprio quando pensavamo di essere scappati indenni a discorsi religiosi con i missionari, ecco che Claudia parte all'arrembaggio. Inizialmente ci parla di Gesù, come se stesse raccontando una favola a dei bambini, poi di come si sia convertita qualche anno fa, quindi pone la fatidica domanda: "Siete credenti?".
Claire. Da qui, per quanto mi riguarda, è un disagio crescente. Mi va bene parlare di Dio, ascoltare storie di come abbia guidato le persone verso la retta via, ma non mi piace che si cerchi di convertirmi. E Claudia ci prova, insistentemente, riservandomi uno sguardo di pena quando affermo, per l'ennesima volta, di non credere. Marco invece ripete un sermone in spagnolo e riceve la Grazia (oltre ad un caloroso abbraccio). Il mattino dopo mi guardano tutti con pietà, ripetendomi che Dio mi ama e che lo capirò, prima o poi...
Marco. Il discorso di Claudia degenera prevedibilmente in un tentativo di conversione per Claire, di risveglio spirituale per me. Lei è scettica, atea fino al midollo; io mi lascio ammaliare: credo nello spirito e ammiro la gioia e la serenità delle persone che hanno fede. Che lo si chiami Dio, Allah, Tutto o Felicità, mi piacerebbe sentire quel tocco di puro miracolo che provano coloro che credono. Quindi accetto il regalo, in fondo è gratis...
I nostri benefattori cileni lasciano la città per fare proselitismo altrove e noi, improvvisamente senza più un tetto, siamo costretti a fare lo stesso. Forti dell'aiuto di Dio (non per entrambi), ci mettiamo in strada per fare autostop, destinazione Punta Arenas o Puerto Natales. La strada però è già piena di gente col dito alzato ed il cartoncino in mano: siamo in ritardo. Decidiamo quindi di camminare, per allontanarci dalla folla. Nemmeno qualche minuto ed un furgone si ferma poco avanti a noi: è un allevatore di cani da slitta, si offre di accompagnarci ad un campeggio lungo la strada. Parlando, viene fuori che il suo allevamento è di fianco all'imbocco del sentiero per la Laguna Esmeralda, un luogo che proprio il giorno prima una ragazza di Ushuaia ci aveva descritto come imperdibile. Sembra un segno. Abbiamo giusto il cibo per la notte e qualche ora di cammino per raggiungere la Laguna. Prendere o lasciare. Il bello del viaggiare come stiamo facendo noi è proprio questo: poter prendere al volo le occasioni che arrivano. Ed arrivano, se sai guardare.
Scendiamo dal truck, ringraziamo e ci incamminiamo verso la Laguna. Incontriamo solo gente di ritorno e già pregustiamo l'idea di trovarci soli a dormire sulle sponde del lago. Il sentiero è bellissimo, si snoda prima in una foresta per poi aprirsi in una vallata ai piedi di un monte. Il freddo si intensifica ed il sole comincia a scendere quando finalmente giungiamo a questo meraviglioso lago smeraldo ai piedi di un ghiacciaio. Piantiamo la tenda e ci abbandoniamo ad un sogno gelido che sa di realtà, grati al Tutto (Marco) o al caso (Claire) per questo bellissimo regalo.
La nostra canzone di Puerto Madryn e Ushuaia è: Modena City Ramblers - Canzone dalla fine del mondo
Il nostro piatto di Puerto Madryn e Ushuaia è: la centolla e la merluza negra
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