#Chiese di Firenze
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Basta una parola
Scriveva Abatelunare, una decina di giorni fa, che spesso leggendo un libro si imparano delle parole nuove, e faceva riferimento a un toscanismo: costassù, trovato in una vecchia versione de Il ragazzo di Sycamore di Erskine Caldwell.
A me occorre poco, appena una parola, per impantanarmi in una serie di percorsi da cui poi faccio fatica a uscire; così è stato anche questa volta.
Infatti, in sintesi:
Da toscano conosco e uso la parola costassù, così come anche gli altri avverbi costì, costà, costaggiù; ricordo bene come, una decina di anni fa, me ne chiese il significato una collega, di madrelingua inglese, da poco arrivata a Siena.
Più di recente, saranno passati tre o quattro anni, durante una lettura condivisa de La vita agra del grossetano Luciano Bianciardi, le due amiche con cui leggevo, una di origine siciliana ma da anni a Napoli, l'altra veneta, mi chiesero lumi su due strane parole in cui si erano imbattute in quel testo: costì e costassù.
Ho chiesto ad Abatelunare chi avesse tradotto il libro, sospettando appunto un toscano, e mi ha indicato Marcella Hannau. Il mio sospetto era ben fondato, anche se non corretto, perchè la Hannau era nata a Trieste ma ha avuto frequentazione lunga e anche intima con la Toscana.
Le ricerche fatte mi hanno portato subito in ambiente fiorentino; la Hannau, traduttrice dall'inglese di oltre una settantina di libri, figlia di uno stakholder della Standard Oil, di famiglia ebraica, sposò molto giovane [nel 1921] Corrado Pavolini, nato a Firenze: regista, drammaturgo, critico letterario, poeta, librettista e traduttore. Corrado era figlio del professor Paolo Emilio, traduttore e docente universitario di Sanscrito, nato a Livorno da padre dell'isola d'Elba. La coppia frequentava l'ambiente culturale italiano del tempo: ci sono ad esempio foto degli anni '30, sulla spiaggia di Castiglioncello, sempre in Toscana (Livorno) in compagnia di Luigi Pirandello, Nicola De Pirro, Marta Abba, Maria Stella Labroca e Silvio D'Amico; le due famiglie, Hannau e Pavolini, frequentavano spiaggia, locali e ville di amici nella zona, già dalla fine degli anni 10 dello scorso secolo.
Corrado Pavolini era il fratello del gerarca fascista Alessandro, Ministro della Cultura Popolare e segretario del Partito Fascista.
Alessandro si rifiutò di aiutare il fratello e la cognata Marcella nel momento della promulgazione delle leggi razziali e Corrado e Marcella scapparono a Cortona (Arezzo) rifugiandosi nella villa dell'amico Debenedetti. A Cortona trovarono un buon nascondiglio anche gli Hannau, i genitori di Marcella, a cui offrì riparo il Vescovo, Monsignor Franciolini, direttamente nella sua abitazione.
Cortona piacque così tanto alla coppia Pavolini-Hannau che fecero della villa "del Bacchino" un loro punto di riferimento a guerra finita e poi, dal 1961, la loro residenza. Ecco come, con tutte queste frequentazioni toscane, la Hannau abbia potuto utilizzare parole ancora in uso nell'italiano del tempo, adesso segnalate dalla Treccani come semplici "toscanismi" vista la loro odierna più ristretta circolazione.
Restano da citare, in questi miei giri intorno alla coppia, due notiziuole "rosa": l'infatuazione per Corrado Pavolini, prima da parte di Anna Maria Ortese, poi di una sua carissima amica, Helle Busacca. [Interessante e rivelatrice questa pagina di Dario Biagi]. Su questo ramo della ricerca mi sono fermato, perché infiniti altri percorsi mi si sono aperti, relativi ai personaggi della cultura italiana dell'epoca e dei loro rapporti di amicizia, rivalità od odio.
Nonostante le ricerche sul web, non sono riuscito a trovare informazioni certe sulle date di nascita e di morte di Marcella Hannau; ho pensato allora di utilizzare il Copilot di Microsoft Bing. L'Inintelligenza Artificiale si è data da fare ma le date che cercavo non me le ha recuperate; in compenso ha tratteggiato un profilo, sintetico ma efficace, del marito Corrado. Peccato, però, che, da brava Inintelligenza, si sia confusa e abbia scritto i dati relativi ad Alessandro Pavolini, il gerarca titolare del MinCulPop e Segretario del Partito Nazionale Fascista, che fu processato per collaborazionismo, fucilato e poi esposto, insieme a Mussolini e alla Petacci, a Piazzale Loreto...
*Aggiornamento del 29/03/2024: Corrado Pavolini e Marcella Hannau riposano ora l'uno accanto all'altra nel piccolo cimitero del Torreone al sommo della collina di Cortona.
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mi rendo conto che sono una persona sensibile dal fatto che mi viene da piangere per sciocchezze almeno tre volte al giorno
ho appena visto una ragazza che conosco su IG che è a firenze e ha scattato delle polaroid con gli amici
è già il fatto che sia a firenze ha risvegliato tutti i ricordi sopiti di ottobre
poi che cosa carina farsi le polaroid
adesso voglio anche io una polaroid, portarmela dietro e centellinare le foto e le situazioni giuste da immortalare
e quanto sarebbe stato bello avere una polaroid quando ero in vacanza con m e farci le foto belle davanti alle chiese bicolore aaaa piango
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Firenze, settembre 1944. Un colonnello americano era in giro per la città conquistata quando vide i partigiani comunisti giustiziare bambini fascisti davanti a Santa Maria Novella. Accostò la sua Jeep e chiese spiegazioni ai comunisti. "Gridano continuamente 'Viva Mussolini' perché vogliono che li uccidiamo. Li abbiamo sorpresi a sparare ai nostri uomini dai tetti!" Disse uno di loro. L'americano non ce l'aveva fatta; sapeva che gli italiani erano noti per questo tipo di attività sabotatorie dietro le linee nemiche, ma rimase affascinato da una ragazza di quindici anni con gli occhi verdi che era nel gruppo. Erano tutti così giovani, ma non avevano paura. Ridevano alla vista degli uomini che discutevano del loro destino. "Il Comando alleato ha vietato le esecuzioni sommarie; non si può fare questo", ha detto, "deve giudicarle un tribunale militare". Poi uno dei ragazzi si fece avanti e, subito prima che un comunista gli sparasse a morte, gridò: "Smettila di parlare, americano. Moriremo con onore, qualcosa che non capirai mai".
-Curzio Malaparte (La pelle)
"Smettila di parlare, americano. Moriremo con onore, una cosa che tu non capirai mai" 👍
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La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull'omonima piazza.
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
L'ESIGENZA DEL SACRO
"Beato Angelico", strana figura di artista, tra il rivoluzionario Masaccio e l'ineguagliabile Piero della Francesca. Nella scia del primo, precorre il secondo. Perde le tracce del tardo gotico nella rivelazione della forma plastica data dal chiaroscuro. Eppure, la luce che irradia sulle sue figure indica un'esigenza incombente. Vive anni di estremo conflitto religioso: la fine della "cattività avignonese" sfocia nel "Grande Scisma". Poi, gli estremismi conciliari che provocarono il "Piccolo Scisma" nel tempo dei tentativi di riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Cambiamenti radicali che assegnano nuovi confini alla visione del mondo, infine sanciti nel 1453 con la caduta di Costantinopoli. Può udire le voci di Nicola Cusano e di Leon Battista Alberti. È uomo di fede. Appartiene all'ordine domenicano: sente la lezione di Tommaso d'Aquino e quella di Meister Eckhart. Questo il crogiolo rovente nel quale agisce. I suoi testi pittorici divengono espressione di un'esigenza mistica: l'ineffabilità di Dio è compensata dal sentimento del sacro. La matrice originaria della pittura occidentale, il fondo dorato dell'icona, lo induce a mantenere uno sguardo incantato su quell'alterità che non appartiene alla dimensione umana. Alterità che è distacco preminente dalla mondanità, caotica e conflittuale. Non vi può rinunciare: è una scelta. Schietta. La sua vena artistica appartiene a quella scelta. Nella quale, per coerente necessità, è escluso ogni dramma. Per queste ragioni, rimane confinato in un passato ideale. Ma l'esigenza del sacro, inteso come figura di pensiero, è rimasta desiderio irriducibile, capace ancora di percorrere, sotto altre forme o tentativi di forma, la pittura contemporanea.
- Beato Angelico, Fra' Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (1395 - 1455): "Pala di Fiesole", predella, particolare (Tutti i Santi), 1424 - 1425, Chiesa di San Domenico, Fiesole (Firenze) - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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Toto - Rosanna (LIVE throughout the years)
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Vi ho mai raccontato di quella volta che andai a Firenze al concerto dei Toto e non iniziava mai finché a un certo punto uscì Steve (Lukather) con la faccia tutta abbacchiata e disse che David (Paich) aveva mangiato troppo "castaghnassio" (disse proprio così) e che quindi non poteva suonare per lo strong mal di panza e dopo chiese se tra il pubblico ci fosse qualcuno che suonava le tastiere e che conosceva i loro pezzi e allora io alzai la mano e Steve.... vabbè non ve lo racconto che tanto non mi credereste.
Il video è solo per chi ama Rosanna.
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Nel 1801 il professor Francesco Boi, docente di anatomia umana nelle Facoltà di Medicina e di Chirurgia (all'epoca ancora divise in due corsi) dell'ateneo cagliaritano, chiese e ottenne dal viceré di Sardegna Carlo Felice di Savoia, il permesso di recarsi in viaggio di studio per approfondire e affinare le sue conoscenze.
Si recò dunque nelle città italiane sedi delle più prestigiose facoltà di medicina, tra le quali Pavia e Pisa. A Firenze ebbe modo di frequentare il Gabinetto Anatomico dell'arcispedale di Santa Maria Nuova, diretto dal professor Paolo Mascagni, illustre anatomista dell'epoca. Dall'esperienza fiorentina nacquero le famose cere anatomiche, che l'artista Clemente Susini tra il 1803 e il 1805, nel laboratorio di ceroplastica del Museo della Specola, modellò sulla base delle dissezioni su cadaveri praticate dal Boi.
Nel 1805 le cere arrivarono a Cagliari, acquistate da Carlo Felice per il suo museo di antichità e storia naturale, ospitato nel Palazzo Reale.[2]
Entrate in possesso dell'università, le cere anatomiche vennero trasferite nel 1858 a Palazzo Belgrano, sede dell'ateneo, e affidate in custodia al docente di anatomia[3]. Nel 1923 sono nuovamente spostate, questa volta all'interno del nuovo Istituto di Anatomia, in via Porcell.
La raccolta delle cere del Susini negli anni '60 fu riparata personalmente dal direttore dell'istituto di Anatomia umana Luigi Cattaneo e riportate all'antico splendore [4]. Nel 1964, prima di lasciare Cagliari per Bologna, Cattaneo curò la preparazione della prima edizione del catalogo delle cere anatomiche cagliaritane, poi pubblicato nel 1970 dall'Editore Sansoni.[5]
Nel 1991 per l'interessamento del curatore della collezione, il professor Alessandro Lodovico Riva e del rettore dell'Università, il professor Duilio Casula, le cere del Susini vengono collocate in esposizione permanente nella "Sala pentagonale" della Cittadella dei musei, in piazza Arsenale.
Nel 2010 alcune fotografie delle cere cagliaritane sono state scelte per un atlante di anatomia umana russo[6].
Parte della collezione di cere compare nel film del regista Enrico Pau L'Accabadora, del 2015.[7]
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Il mistero degli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi. Risolto?
Il mistero degli affreschi delle cappelle Medici e Pazzi.
Stiamo parlando della Sagrestia Vecchia nella basilica di San Lorenzo a Firenze e della Cappella Pazzi nel primo chiostro della basilica di Santa Croce sempre a Firenze. Ambedue capolavori architettonici di Filippo Brunelleschi.
Cappella Pazzi in Santa Croce
Sagrestia Vecchia in San Lorenzo Le interpretazioni sono state più di una, molti gli studiosi che si sono impegnati per risolvere questo enigma fiorentino; enigma centrato più che nell'arte pittorica nello scopo della rappresentazione scelta. Una prima interpretazione viene da Aby Warburg il quale ipotizzò che l'affresco fosse raffigurante la data corrispondente alla consacrazione dell’altare della basilica di San Lorenzo, cerimonia che si è svolta il 9 luglio 1422. Questa teoria è oggi accantonata ma abbiamo voluto verificarla comunque. Non vi inserisco la mappa stellare, ma decisamente non è corrispondente, la luna non è in Toro e il sole è quasi al davanti del cancro. Venere si pone in gemelli e Giove si è perso chi sa dove. Inoltre che senso avrebbe che i Pazzi riproponessero la duplicazione perfetta di quell'evento? Una nascita nella famiglia Medici? Il mistero deve in qualche maniera coinvolgere le due famiglie, la ragione deve essere super partes. Si suppone in questa ipotesi che l'opera sia da attribuire a Giuliano d’Arrigo detto Pesello (Firenze 1367-1446). Pesello era un esperto nel disegno degli animali e un abile ritrattista ma non aveva la cultura astronomica necessaria per una tale precisione, si crede che fosse stato guidato da un esperto astronomo quale Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482). Forti non postula nessuna teoria sul "motivo" dell'affresco ma analizza l'affresco solo da un punto di vista scientifico. Ancora un'ipotesi è che la famiglia Medici volesse celebrare la riunificazione delle Chiese d’Occidente e d’Oriente, evento fortemente voluto da Cosimo il quale fece di tutto per spostare il Concilio da Ferrara a Firenze. Infatti la firma del decreto “Laetentur coeli” avvenne il 6 luglio 1439 a Firenze e si raggiunse la completa riunificazione tra greci e latini. Al concilio parteciparono esponenti di grande prestigio per l'epoca da religiosi ad artisti, da architetti ad astronomi fra cui anche Paolo del Pozzo Toscanelli. Un altro astronomo, sempre di Arcetri, si è misurato con questo mistero aprendo una nuova via interpretativa. Fabrizio Massi analizzando la mappa stellare ha confermato il giorno 4 Luglio del 1442 come giorno rappresentato e per la precisione alle 10:30 del mattino. Masi però esplora una nuova strada. Afferma che la volta rappresentata non è del cielo sopra Firenze ma di un punto d'osservazione diverso e cioè la posizione geografica è da collocare presso Shanhaiguan in Cina. Ci fornisce le coordinate corrispondenti a 40° N 120° E. Queste coordinate, secondo google maps, cadrebbero in acqua, ma poco distante da Shanhaiguan circa a 18,5 km a nord-est. Posizionandosi sulla città di Shanhaiguan le coordinate sono circa 40° N 29" 119° E 46". Cominciamo la verifica. Impostiamo le coordinate fornite da Massi di Shanhaiguan (meglio quelle precise) e poi le due date possibili, quella sostenuta da Massi e quella del concilio. In entrambi i casi si deve adattare la visione verso ovest, non tenere conto dell'orizzonte e per ovviare a questi due problemi cambiare l'orario di osservazione sino ad ottenere corrispondenze migliori in orari notturni. Una teoria compiuta dovrebbe rispettare i parametri di cui disponiamo. L'affresco ha due sicure certezze, Il Sole fra cancro e gemelli e la Luna in Toro, sul muso del toro. L'idea di Francesco Masi di uscire dal concetto che sia il cielo sopra Firenze è interessante e potrebbe aprire a nuove teorie, cioè testimoniare a Firenze un luogo lontano da Firenze, interessante. Magari un luogo che non era ancora possibile raggiungere dati i mezzi disponibili e le conoscenze del tempo. Zheng He è un membro della dinastia dei Ming. Un eunuco compagno di giochi del piccolo principe Zhu Di. Quando Zhu Di divenne imperatore della Cina assumendo il nome di Yongle, ordinò nel 1403 la costruzione di una flotta imperiale sia per scopi mercantili sia come flotta da guerra e scopi diplomatici. L'imperatore nominò ammiraglio Zheng He e lo mise al comando di tutta la flotta. L'imperatore Yongle incaricò Zheng He di effettuare spedizioni navali a carattere diplomatico, scientifico e commerciale nei mari occidentali. Ora poniamo per un secondo che sia vero, una realtà, l'America è stata scoperta per la prima volta da Zheng He e che una delegazione cinese lo avesse fatto presente alla famiglia Medici fornendo la data e le coordinate di dove i cinesi si erano introdotti nel territorio americano. Prendiamo adesso le coordinate fornite da Masi 40°N 120° E e proviamo a mettere 120° Ovest. Impostandole su maps ci ritroviamo qua: https://goo.gl/maps/fd6ksPexQ41jMyGa8 Proviamo a inserire le coordinate nel programma stellarium e a giocare percorrendo le date dal 1421 al 1423 ed esattamente alla data 3 Luglio 1423, esattamente alle 19.30, abbiamo rappresentata questa volta celeste.
Con le coordinate della Sagrestia Vecchia spostate ad ovest, la situazione non cambia, l'immagine è praticamente la stessa. E se le cappelle fossero l'unica testimonianza della vera scoperta dell'America? Ovviamente un'ipotesi, ma... Magari Colombo è arrivato nel 1492 "sapendo" dove andava!
Jacopo Cioni Read the full article
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Custodi di arte e fede: Basilica di Santa Croce a Firenze
Il cuore della storia della città del Medici e una delle chiese più amate del mondo… La Basilica di Santa Croce è da sempre la chiesa dei fiorentini, infatti fu proprio la cittadinanza a finanziare i lavori di costruzione alla fine del Duecento. Alle origini collocata fuori dalle mura cittadine, la basilica venne edificata su una chiesa francescana, molto probabilmente su progetto di Arnolfo di Cambio. Se la facciata, in stile gotico rivisitato, risale alla metà dell’Ottocento, l’interno della chiesa ospita la cappelle riccamente affrescate dedicate alle prestigiose famiglie che ne finanziarono la costruzione e molti monumenti funebri di illustri fiorentini. Fra le tante opere della Basilica la più importante è il Crocifisso di Donatello, causa di una disputa fra l’artista e Brunelleschi che, trovandolo “rozzo e contadino”, ne fece uno più bello. Altre importanti opere sono l’Annunciazione Cavalcanti di Donatello e il Pulpito di Benedetto da Maiano, oltre a una Cappella Medici, opera di Michelozzo. La Basilica di Santa Croce,luogo di sepoltura di benestanti cittadini di Firenze, divenne dall’Ottocento un vero e proprio Pantheon di artisti e letterati, con nomi come Michelangelo, Galileo, Leon Battista Alberti, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo che riposano nella chiesa. Fu progettato un grandioso monumento per il più grande dei poeti della città di Firenze, Dante Alighieri, ma la sua salma restò nella città di Ravenna dove era morto in esilio. Da vedere sono il Monumento funebre di Carlo Marsuppini, realizzato da Desiderio da Settignano, la tomba di Michelangelo disegnata dal Vasari, il Monumento funebre di Vittorio Alfieri di Antonio Canova, il Monumento a Niccolò Machiavelli, un esempio di neoclassicismo fiorentino. Il Museo dell’Opera di Santa Croce è parte integrante del complesso della chiesa e dei chiostri adiacenti, fu istituito nel 1959 in spazi precedentemente occupati dal convento e accuratamente restaurato dopo i danni provocati dall’alluvione del 1966, e ospita splendide opere d’arte di scuola fiorentina. Capolavoro assoluto della storia dell’arte è il Crocifisso di Cimabue collocato nel Refettorio trecentesco, simbolo del passaggio alla pittura moderna, mentre gli interventi cinquecenteschi alla chiesa avevano coperto splendidi affreschi di Taddeo Gaddi e dell’Orcagna, che ora è possibile ammirare nel museo. Arricchiscono il patrimonio di Santa Croce una collezione di terracotte invetriate dei Della Robbia, una scultura in bronzo dorato raffigurante San Lodovico di Tolosa di Donatello, alcuni dipinti e arredi lignei. Gioiello architettonico del complesso è la Cappella Pazzi realizzata da Brunelleschi, un gioiello rinascimentale che vanta anche decorazioni di Desiderio da Settignano e Luca e Andrea della Robbia, cui si accede dallo splendido chiostro trecentesco del convento. Read the full article
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Nelle cartoline di Corinto Corinti: Firenze medievale (seconda parte)
si consiglia di ingrandire le immagini cliccandoci sopra ovvero Firenze che non c’è più: la chiesa di Sant’Andrea Fabio Borbottoni, la chiesa di Sant’Andrea a sinistra nel dipinto Tra le architetture della vecchia Firenze medievale vittime della rivoluzione urbana dell’architetto Poggi va ricordata la bella chiesa eretta tra via Calimala e via Pellicceria: Sant’Andrea, nell’omonima piazza,…
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#Corinto Corinti Le 36 chiese di Firenze nell&039;anno 1000#Fabio Borbottoni#Firenze che non c&039;è più#la chiesa di Sant&039;Andrea#map of old Florence#Nelle cartoline di Corinto Corinti: Firenze medievale (seconda parte)
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Comunque se l'adidas voleva fare l'effetto marmo come tributo all'Italia poteva benissimo riprendere i pattern decorativi delle chiese romaniche del nord della Toscana, anzi la facciata del duomo di Firenze era stata rifatta nell'Ottocento con marmi rossi, bianchi e verdi proprio in onore dell'unità d'Italia
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Pezzi di vita ritrovati per caso dentro una bozza mai inviata.
Le nuvole mi hanno rincorso in questo week end. La pioggia mi ha sfiorato riuscendo a prendermi soltanto oggi, quando il grigio del cielo si è sciolto in una pioggia triste e senza speranza.
Ieri, quando sono tornato a casa, c'era il cielo azzurro e Firenze mi è sembrata casa mia con tutti i suoi cantieri e le ferite inferte da una fiumana di clienti soddisfatti, arrivati qui da ogni distanza, per passeggiare dentro una storia unica, svenduta un tanto al chilo. Con il tempo ho anche imparato a rispettare la spocchia dei miei concittadini, a ridere della prosopopea con cui si ergono a padri della lingua, unici depositari di ogni verità e competenza in fatto di arte, di costume, di bon ton.
Poi li vedi contare i soldi come qualunque bottegaio e capisci che Firenze è un palcoscenico meraviglioso dove mandare in scena il peggio.
E allora guardi con occhi benevoli quello che sulla spalletta aspetta paziente che il sole scenda dietro Ponte Vecchio.
Con qualche filtro adatto la foto sarà magnifica, racconterà ai suoi amici una magia che esiste solo nella memoria.
Ma è di sicuro la città di mia figlia, è casa sua anche se è nata a Bagno a Ripoli perché il nostro Ospedale di riferimento fa parte di quel Comune: Ospedale Santa Maria Annunziata..
Gli ospedali storici sono quasi tutti intitolati ai Santi: Santa Maria Nuova è quello in centro costruito da Folco Portinai alla fine del 1200, poi c'è l'Ospedale San Giovanni di Dio che invece di illustre ha solo il nome, ereditato dal Vecchio Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti che risale al 1300, fatto costruire dalla famiglia Vespucci e infine lo Spedale degli Innocenti, primo brefotrofio in Europa.
A Napoli il complesso de "Gli Incurabili" è un magnifico insieme di chiese, dell'ospedale vero e proprio e della farmacia settecentesca.
Santa Maria del Popolo degli Incurabili.
Ora invece li chiamano Azienda Ospedaliera e non so se sia meglio farsi ricoverare in un posto che si chiama "incurabili" o in uno che si chiama "azienda".
Tutto questo discorso sui nomi degli ospedali non nasce dalla mia depressione.
Lavorando con i medici ho tutti i giorni a che fare con i reparti ospedalieri e mi ha sempre incuriosito la toponomastica.
A Udine per esempio, si chiama Santa Maria della Misericordia e l'indirizzo è Piazza Santa Maria della Misericordia, a Palermo si chiama Cervello..
Torino invece si è mostrata come al solito con il suo vestito antico ed elegante e le sue periferie degradate. La Stazione di Porta Nuova è una delle più belle in Italia e mi sarebbe piaciuto vederla nei primi anni del secolo scorso. Ho fatto solo due passi fino all'hotel dove c'era il convegno.
Ho ascoltato medici che parlavano anche del mio fegato, usando parole spaventose come epatocarcinoma o sigle poco comprensibili, SVR, che sta per guarigione, eradicazione del virus..
Sul treno di ritorno c'era una giovane donna su una carrozzella con un respiratore, che si esprimeva con suoni gutturali, non articolati. Sclerosi credo, SLA o qualche altra orribile patologia. Rideva, o forse era una paresi facciale ma tutte le donne che aveva intorno le parlavano, l'ascoltavano.. Mi sono sentito un po' stupido nei miei piccoli dolori ma lo so che è una visione inutile della vita, che non è cercando chi sta peggio che non senti male.
Stasera invece sto cercando il ragazzo senza qualità che assaggiava il mondo a bocca e occhi aperti e a volte mi sembra quasi di vederlo.
Ma per un attimo soltanto.
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𝗘𝗹𝗶𝘇𝗮𝗯𝗲𝘁𝗵 𝗕𝗮𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁 𝗕𝗿𝗼𝘄𝗻𝗶𝗻𝗴, divenne una delle più popolari scrittrici, nel 1844, con l’uscita dei suoi “Poems”: al punto che, la lettura della sua raccolta di poesie, spinse Robert Browning, poeta a sua volta, prima a scriverle tutta la sua ammirazione e, poco dopo, nel 1845, chiese di incontrarla.
La storia romantica di Elizabeth e di Robert, prende, a quel punto, vita: si sposano di nascosto, contro il volere del padre di lei, e fuggono a Firenze.
La loro storia d'amore fu così passionale, al punto da aver ispirato Virginia Woolf a scrivere Flush: una specie di biografia, in cui la scrittrice ricostruisce la vita di Elizabeth attraverso gli occhi amorevoli del suo cane (un cocker spaniel).
I “sonetti dal portoghese”, che Elizabeth scrisse, in segreto (pubblicati nel 1850), sono dedicati al poeta Robert Browning, prima che diventasse suo marito e compagno di vita.
I 𝗦𝗼𝗻𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼𝗴𝗵𝗲𝘀𝗲, furono completati due giorni prima delle nozze segrete con il poeta Robert Browning: all’epoca della stesura, lei aveva quarant’anni.
I 44 sonetti, scritti su 44 piccoli fogli, furono infilati furtivamente da Elizabeth nella tasca del marito, tre anni dopo, una mattina, in Italia, a Bagni di Lucca.
Robert le suggerì di intitolarli "Sonetti dal portoghese", in omaggio a una ballata di lei, di ispirazione portoghese, che aveva particolarmente amato.
𝙸𝚗𝚟𝚎𝚌𝚎 𝚊 𝚝𝚎
𝚒𝚘 𝚐𝚞𝚊𝚛𝚍𝚘, 𝚊 𝚝𝚎, 𝚟𝚎𝚍𝚎𝚗𝚍𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚕’𝚊𝚖𝚘𝚛𝚎
𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚖𝚘𝚛𝚎, 𝚎 𝚊𝚕 𝚍𝚒 𝚕𝚊̀ 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚖𝚎𝚖𝚘𝚛𝚒𝚊
𝚊𝚜𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚕’𝚘𝚋𝚕𝚒𝚘; 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚌𝚑𝚒 𝚒𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚘
𝚜𝚒𝚎𝚍𝚊 𝚎 𝚏𝚒𝚜𝚜𝚒, 𝚘𝚕𝚝𝚛𝚎 𝚒 𝚏𝚒𝚞𝚖𝚒, 𝚒𝚕 𝚖𝚊𝚛𝚎 𝚊𝚖𝚊𝚛𝚘.
(Si: l'amore eterno esiste - ma, non è per tutti)
A Firenze, Elizabeth e Robert, risiedevano in Piazza San Felice, in un appartamento a Palazzo Guidi che oggi è diventato il museo di Casa Guidi, dedicato alla loro memoria.
I medici avevano raccomandato ad Elizabeth di vivere in Italia, poiché il clima mite avrebbe giovato alla sua malattia ai polmoni.
Elizabeth morì a Firenze nel 1861: si trova sepolta al Cimitero degli inglesi di Firenze.
Robert morì nella casa del figlio di Ca' Rezzonico, a Venezia, nel 1889; la sua tomba di trova a Londra
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Il prof. Marco Revelli, noto relitto del bolscevismo giurassico, bolla con sdegno come inaccettabile, offensiva ecc. la lista di sinonimi per 'gay' sciorinata dal gen. Vannacci nel suo libro. Perché mai, si domanda il gen., dobbiamo per forza ricorrere all'inglese? L'italiano, osserva Vannacci, non ha forse termini adeguati per tutte le sfumature e tutti i livelli stilistici? E dà l’elenco, rigorosamente attinto ai più autorevoli dizionari. Checché ne dica, con plumbea intransigenza da Politburo, lo scandalizzato ‘politologo’.
Il modello-lista è illustre: rileggetevi il Belli, «Er padre de li Santi» e «La madre de le Sante» (poi scimmiottato da Benigni). Il gen. non è un fine prosatore, d'accordo; ma la denuncia dell'ipocrisia e - posso dirlo alla fiorentina? - della bischeraggine insite nel politically correct è meritoria indipendentemente dall’eleganza stilistica. Il vostro discorso ha un tono sostenuto? C’è ‘omosessuale' : un po’ lungo, ma corretto. Tono familiare, ironico ma non particolarmente ingiurioso? In Toscana si usava fin..x..e così via, di volta in volta scegliendo a seconda del contesto e delle circostanze. Ora no: gay e solo gay, imposto dalla cretineria anglo-neopuritana subito fatta propria dalle compunte pinzochere nostrane, egregiamente rappresentate dal prof Revelli.
E allora vi citerò uno che beghino politicamente corretto non era di sicuro: un uomo di rara cultura, raffinatissimo critico musicale e scrittore di un’eleganza, avrebbe detto Contini, da Jockey Club della prosa. Parlo di Paolo Isotta, notoriamente omosessuale. Una volta che un intervistatore gli chiese conferma della sua gayezza, Isotta rispose: «Io gay? Io? Io so’ ric….one». Ma come, l’arbiter elegantiarum della più sofisticata critica musicale era caduto nella ‘rozzezza omofoba' del gen. Vannacci? No: Isotta, semplicemente, era - all'occorrenza - provocatore e derisore della stupidità conformista come sapeva esserlo un suo caro amico (e mio caro amico, con cui ho condiviso per anni lo studio alla fac. di Lettere di Firenze dove lui, saggiamente, non mise mai piede), il critico Luigi Baldacci.
-Lucia Lazzerini 08
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"Pulcherrima testimonia" Basilica di San Lorenzo dicembre 2023
La quando il censire diventa possibilità di mostrare……. “Pulcherrima testimonia” è il titolo della Mostra delle opere d’arte “nascoste” inaugurata giovedì 7 dicembre 2023, nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, frutto di un enorme lavoro di inventariazione nelle chiese della diocesi di Firenze.Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità Opera Laboratori Ministero della Cultura Ministero del…
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