#Che dilemma
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bookmark-extraordinaire · 8 months ago
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Ogni tanto mi preoccupo che i miei amici possano vedere quello che scrivo per sfogarmi e prendersi male QUINDI l'unica soluzione è scrivere in italiano ogni volta che mi sento male.
Però ho anche almeno due (2) persone italiane che seguono questo blog quindi il problema è uguale. Oppure non esiste visto che questo è il mio blog e posso fare quello che voglio
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aphfroghat · 7 months ago
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Now for the final question:
Do i genuinely dislike france or am i just patriotic
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ross-nekochan · 2 years ago
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Oggi in ufficio le colleghe hanno detto:"Nella palestra dove andiamo noi siamo tutte femmine, più qualche vecchietto". E invece proprio qualche giorno fa mi sono accorta che nella mia sono TUTTI maschi (con qualche femmina sparsa qua e là) e questo è proprio indice di una palestra perfetta per me.
Però questo mi porta a non saper fare conversazione. Io già di solito non guardo in faccia a nessuno quando mi alleno, però sto notando che pure quelle quattro parole che mi dicevano gli istruttori non me le dicono più e mi dispiace, sia perché non vorrei risultare così "antipatica" sia perché in verità vorrei che le parole aumentassero e non l'opposto. Ma come si fa?
E di quelle poche femmine che ci sono 3/4 si allenano una chiavica e con intento zero e il restante 1/4 (tipo solo due in totale) l'intento ce lo mette pure ma si allena comunque una merda e devono venire a cacare il cazzo e occupare le cose che servono proprio A ME. Brutte stronze bagasce andate a zappare la terra invece di cacare il cazzo.
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pier-carlo-universe · 21 days ago
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"Il Prezzo della Giustizia" di Marcello Risicato: Quanto sei disposto a sacrificare per proteggere la tua famiglia?. Recensione di Alessandria today
Sottotitolo: Un thriller psicologico intenso che esplora il confine tra giustizia e vendetta, spingendo il lettore a interrogarsi sui limiti dell’amore e della protezione
Un thriller psicologico intenso che esplora il confine tra giustizia e vendetta, spingendo il lettore a interrogarsi sui limiti dell’amore e della protezione. Il Prezzo della Giustizia di Marcello Risicato è un thriller psicologico che tiene il lettore sospeso tra colpi di scena e dilemmi morali. Al centro della storia troviamo Ethan, un ex poliziotto segnato da un tragico incidente, costretto…
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falcemartello · 3 months ago
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e lo facevano nel nome dell’interesse pubblico a “evitare la disinformazione” e “limitare l’anarchia sul web”: “Non è che questi tycoon privati si possono sentire al di sopra delle leggi!”
E fin qui, avremmo a che fare con una tesi politica, una tesi straordinariamente ottusa, ma formalmente rispettabile come tutte le affermazioni politiche.
Solo che poi mi è sovvenuto che su quelle stesse pagine, proprio le stesse, durante la pandemia si giustificava la censura sui social, anche quando era totalmente e manifestamente pretestuosa, e lo facevano nel nome del fatto che “dopo tutto i social sono imprese private, e fanno quello che gli pare; se non ti piace, puoi sempre andartene”.
Questo, per dire, veniva sbattuto in faccia quando veniva chiusa la propria pagina per un mese per aver pubblicato un articolo del British Medical Journal che contrastava la narrazione ufficiale (ogni riferimento a cose e persone riconoscibili è puramente intenzionale).
Dunque finché censura in linea con la narrativa ufficiale è un'impresa privata libera di fare fa quel che gli pare, quando non censura è un'impresa privata che deve essere messa in riga nel nome dell'interesse pubblico.
Ora, la questione che mi si pone è l’eterno dilemma: “Ci sono o ci fanno?” Vedo infatti solo due interpretazioni possibili, che potremmo chiamare, per darci un nome icastico, l’interpretazione alla Carlo Maria Cipolla e l’interpretazione alla Sartre.
La prima interpretazione accetta la possibilità che questa gente, nonostante spesso si tratti di affermati professionisti, giornalisti, persino accademici, molto semplicemente sia così sconfortantemente scema da non vedere la contraddittorietà dei propri criteri.
In effetti una profonda verità del più citato dei libri di Cipolla (peraltro, grande storico) è che “La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.” (II legge fondamentale).
E a questa verità, per sconfiggere la mia incredulità, si affianca la Prima Legge: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.”
La seconda interpretazione assume invece che questi soggetti non siano stupidi, ma siano in malafede. Diciamo che è gente così in malafede che persino la loro malafede soffre di malafede.
Questa genia è disposta serenamente a qualunque menzogna, contraddizione, doppio e triplo standard purché ciò si attagli ai propri interessi del momento.
Qui l’onnicomprensività della malafede semplicemente ha abolito le funzioni di verità, viste come orpelli inutili.
Avremmo dunque a che fare con il cinismo utilitaristico più conclamato, dove ogni appello al vero e all’integrità sarebbe sconfitto in partenza dalle esigenze pragmatiche correnti.
C’è, tuttavia, temo una terza interpretazione, che fonde entrambe le precedenti.
A metterci sulla buona strada è ancora una volta Cipolla, questa volta con la Terza Legge: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita."
Dovremmo fare spazio all’amara possibilità che l’abolizione di ogni criterio di verità, integrità, ragione nel nome di una concezione utilitaristica del vero (“Proclamo come vero ciò che mi serve”), abbia finito per creare le condizioni per la più perfetta stupidità: la stupidità in malafede, che avendo perduto ogni contatto con il vero e il reale non è più nemmeno in grado di percepire il proprio porco interesse.
Questo è il più grande dei pericoli, in cui se non mi inganno stiamo sguazzando: la presenza diffusa di un gran numero di persone disposte a mentire, distorcere, falsificare opportunisticamente, ma senza più nemmeno la capacità di percepire cosa sia nel loro, per quanto meschino, interesse.
Ecco a voi il Male.
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schizografia · 2 months ago
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Non che, nonostante tutto il mio leggere, sottolineare e prendere appunti, io sia diventato del tutto altruista. Un detto attribuito a un egotista di chiara fama come Lord Byron fa colpo su di me con la sua melliflua saggezza, riassumendo in sole sei parole quello che già allora mi sembra un dilemma morale di insuperabili proporzioni. Con una certa audacia strategica, lo cito ad alta voce alle compagne che mi resistono sostenendo che sono troppo intelligente per certe cose. - Studioso di giorno, - le informo, - dissoluto di notte -.
Philip Roth, Il professore di desiderio
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pensieripronfodi · 2 months ago
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Mi capita di incantarmi a ripensare a certe cose e se capita quando sono in mezzo ad altra gente, nessuno se ne accorge. E ció mi fa capire quanto io sia sola. La solitudine non mi fa bene, vorrei poter avere qualche amico o amica per parlare liberamente, convinta che non racconti le mie cose ad altri, ma è difficile. Nonostante io desideri avere qualcuno con cui parlare, allo stesso tempo ho paura di averlo per timore che mi giudichi o che mi sputtani.
Questo è un bel dilemma.
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kon-igi · 3 months ago
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Salve Kon.
Oggi ho portato dal veterinario un gatto che vive da quando è nato a casa mia. Da abusivo, così come la mamma e la nonna. Vivo praticamente in campagna, i gatti vanno e vengono. E si riproducono. Vado al dunque: ha perso l’uso delle zampe posteriori, la coda è spezzata, gli sfinteri rilasciati. L’ho trovato così qualche giorno fa, ha senz’altro beccato una ruotata da qualche stronzo che andava a manetta. Non ha praticamente speranze di recuperare l’uso delle zampe, dalla lastra che il veterinario ha fatto si vede la vertebra spezzata. In più non ha reagito agli stimoli fatti con la pinza sui polpastrelli. Il micio (Apu per la cronaca) mangia e beve, ma sempre dalla lastra si vede la vescica gonfia, pipì e popó escono per caduta, non sente gli stimoli. Ha solo due anni, è giovane, e fino a qualche giorno fa, è vissuto libero di andare e fare quello che voleva. Non lo vedo proprio con un pannolino su un carrellino. Credo di avere già preso una decisione in merito a cosa fare, ma ho un enorme dubbio, misto a magone: è giusto/ corretto che sia io a decidere sull’esistenza di Apu?
Terribile dilemma e ancora più terribile proporlo qua su tumblr, dove il gatto è l'animale guida di una buona percentuale di utentə.
Andrò subito al punto (non è vero)...
Tu hai già preso una decisione.
E non mi riferisco a eutanasia sì/eutanasia no ma al fatto che, per quanto selvatici e 'di campagna', hai comunque deciso di intrecciare la tua vita con la loro e dal quel momento sei diventata responsabile della loro vita, in tutte le accezioni.
In natura, senza nessuno che lo nutra, Apu sopravvivrebbe pochissimi giorni e sì, essere responsabile di un essere vivente significa anche decidere quando lui non può farlo.
La paraplegia è una condizione molto seria che richiede attenzione e cure costanti, con un rischio nemmeno troppo remoto di blocco intestinale o vescica neurologica, rischio sempre più consistente man mano che il gatto invecchia.
Salutalo con amore e fa' che nel tuo dolore per la sua perdita crescano cose luminose per chi rimane.
<3
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relaxbeach1 · 5 months ago
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L'infinito è troppo lontano per raggiungerlo, preferisco un orizzonte che vada bene!!!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 01/07/2024
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Il Dilemma è: Essere un Infinito (in genere irraggiungibile) o un Orizzonte! (Che può essere toccato.)
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parlamitucheiononmiparlopiu · 4 months ago
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guardo gli altri amarsi senza confini e mi chiedo com'è che ci si sente ad essere amati sinceramente. Ho amato, ma essere amata per me resta un dilemma.
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ossicodone · 17 days ago
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Ho un dilemma etico, la barista dove prendo sempre le cigarettes mi ha chiesto Instagram. Lei sempre molto gentile con me, mi chiede sempre come é andato lavoro quando mi vede in divisa o se sto attaccando mi dice "buon riposo" dato che "buon lavoro", l'ho indottrinata bene, porta male per noi. Ora il problema di tutto é che ha le foto in evidenza in una cartella "Albania" con un ragazzo di un metro e novanta palesemente albanese. Il problema che vi pongo é: che rischio c'è che finisco sparato?
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susieporta · 2 months ago
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L'Eremita
"Dal Buio alla Luce, passando per l'Infinito"
C'è un passaggio stretto, ma bello, che stiamo affrontando.
Ci stiamo accorgendo di quanto sia frustrante "tornare dentro" per l'ennesima volta e affrontare temi che pensavamo oramai risolti o trasformati.
In realtà essi non sono affatto "quelli di prima", hanno mutato forma e significato. Si sono evoluti, insieme alla nostra capacità di accoglierli, sondarli e offrirgli un significato nuovo e propositivo.
E' vero, ormai ne siamo consapevoli: ad ogni passo verso una certezza, ad ogni traguardo, si apre un'ennesima sfida emotiva e si spalanca un nuovo dilemma.
Ma questo fa parte della ristrutturazione del nostro edificio interiore: ogni pezzo logorato e decadente va restaurato prima di divenire testata d'angolo per la nuova struttura.
Alla fine avremo una casa funzionale, calda, accogliente e moderna. Pronta ad ospitare nuovi affetti ed esperienze, a divenire sede di incontri gioiosi e arricchenti.
La sensazione di solitudine di questi giorni è reale.
Come Esseri umani oggi siamo profondamente "divisi".
E non solo a causa delle politiche di Sistema.
E' nella "Solitudine di relazione e di contatto" che inizia il vero percorso d'Anima, quello che guida, quello che ci porta a riflettere sulla Direzione, a conoscerci nella nostra vera Forza e nel nostro immenso Coraggio.
Coloro che gettano la spugna perché tanto "non vedo progressi", "i temi sono sempre quelli", "sono stanco di essere deluso dagli Altri e dalla Vita", "non cambierà mai nulla", "ho già lavorato su queste cose e sono ancora povero e solo", hanno abdicato alla Spada.
La Spada ci rende retti e integri.
Maschili interiori deboli amano rivestirsi del ruolo di Vittima. E utilizzano la loro estrema corruttibilità per giustificare atteggiamenti di inerzia o di commiserazione.
Ma questo non è un tempo per i Deboli. Questo è il tempo del Coraggio e della Forza. Questo è il tempo del Cuore.
Ed è per questo che le "iniziazioni" sono "varchi" e non aule aperte al pubblico.
Occorre purezza d'intento, onestà, entusiasmo e amore per "entrare".
Entrare dove?
Dentro "all'infinito di se stessi".
Siamo Spirito e Materia.
Siamo la straordinaria danza delle Frequenze della Creazione.
Abbracciamo questo passaggio stretto. Perché solo nel buio profondo possiamo intravedere le "Stelle".
E da lì proveniamo. Ed è li che torneremo.
In questa Vita. Non nella prossima. In questa.
Mirtilla Esmeralda
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ambrenoir · 4 months ago
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RAPPORTO DI COPPIA
Durante un seminario, una donna chiese: "Come faccio a sapere se sono con la persona giusta?"
Il docente notò allora che accanto a lei sedeva un uomo robusto, così disse: "Dipende. È il tuo partner?"
Lei rispose: "Come fa a saperlo?"
"Lascia che ti risponda a questa domanda perché è probabile che ti stia assillando." replico il docente.
Ecco la risposta:
Ogni relazione ha un ciclo... All'inizio ti innamori del tuo partner. Aspetti le sue chiamate, desideri il suo contatto e ti piacciono le sue stranezze. Innamorarsi non è stato difficile. In realtà, è stata un'esperienza completamente naturale e spontanea. Non dovevi FARE niente. Ecco perché si chiama "innamorarsi".
Le persone innamorate a volte dicono: "Mi sono lasciato travolgere". Immagina l'espressione. Implica che eri semplicemente lì fermo, senza far niente, e poi ti è successa una cosa.
Innamorarsi è un'esperienza passiva e spontanea. Ma dopo alcuni mesi o anni insieme, l'euforia dell'amore svanisce. È un ciclo naturale di OGNI relazione.
Lentamente ma inesorabilmente, le telefonate diventano un fastidio (se arrivano), il contatto non è sempre gradito (quando avviene), e le stranezze del tuo partner, invece di essere carine, ti fanno uscire di testa. I sintomi di questa fase variano a seconda della relazione; noterai una netta differenza tra la fase iniziale in cui eri innamorato e una fase successiva molto più noiosa o addirittura arrabbiata.
A questo punto, tu e/o il tuo partner potreste iniziare a chiedervi: "Sono con la persona giusta?". E mentre rifletti sull'euforia dell'amore che provavi un tempo, potresti iniziare a desiderare quell'esperienza con qualcun altro. È in questo momento che le relazioni falliscono.
La chiave per avere successo in una relazione non è trovare la persona giusta, ma imparare ad amare la persona che hai trovato.
Le persone incolpano i loro partner per la loro infelicità e cercano la realizzazione fuori dalla coppia. La realizzazione extraconiugale si presenta in tutte le forme e dimensioni.
L'infedeltà è la più comune. Ma a volte le persone si dedicano al lavoro, a un hobby, all'amicizia, alla televisione in modo eccessivo o a sostanze stupefacenti. Ma la risposta a questo dilemma NON si trova al di fuori della tua relazione. Si trova al suo interno.
Non sto dicendo che non potresti innamorarti di qualcun altro. Potresti farlo. E TEMPORANEAMENTE ti sentiresti meglio. Ma ti troveresti nella stessa situazione pochi anni dopo.
Perché (ascolta attentamente questo)
La chiave per avere successo in una relazione non è trovare la persona giusta, ma imparare ad amare la persona che hai trovato.
Mantenere l'amore non è un'esperienza passiva o spontanea. Devi lavorarci giorno dopo giorno. Richiede tempo, impegno ed energia. E, soprattutto, richiede SAGGEZZA. Devi sapere COSA FARE per farla funzionare. Non sbagliarti.
L'amore NON è un mistero. Ci sono cose specifiche che puoi fare (con o senza il tuo partner), proprio come ci sono leggi fisiche dell'universo (come la gravità), ci sono anche leggi per le relazioni. Se sai come applicare queste leggi, i risultati sono prevedibili.
L'amore è quindi una SCELTA.
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grlbts · 3 months ago
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un piccolo frammento per ricordare due fantastici attori di un cinema che non esiste più.
In questa scena due estranei si ritrovano a fare conoscenza in un momento difficile per entrambi.
Vogel, interpretato da Gian Maria Volonté è un evaso, tutti lo inseguono, poliziotti, cani, posti di blocco, è un animale braccato che ha paura e non sa se potrà ancora fidarsi di qualcuno.
Corey, il personaggio di Alain Delon è invece appena uscito di prigione per buona condotta. Ha scontato la sua pena ma si rende conto di avere ormai perso tutto della sua vita precedente, la sua donna, gli amici, tutti lo hanno abbandonato, è un uomo allo sbando che sembra non provare più nessuna emozione.
Come in molti altri ruoli di Delon c'è anche un secondo livello, Corey è un uomo bellissimo e molto elegante, questo fatto non viene esplicitato in nessun modo durante il film ma è evidente agli occhi di tutti. Corey è bello e impossibile nella cella del carcere, mentre vaga all'alba tra bar e sale da biliardo nei bassifondi di Marsiglia, in questa scena in aperta campagna in cui il fango arriva fino alle caviglie. Tutti gli altri personaggi lo notano e hanno una naturale reazione, lo invidiano, lo disprezzano, non si fidano.
Alcuni dettagli rendono questo incontro per me indimenticabile cinematograficamente. Lo zoom che trasforma il campo larghissimo in un campo americano mentre Volontè si avvicina, come a sottolineare la distanza che si assottiglia tra i due uomini, e poi il momento topico della sigaretta: Vogel stringe la pistola con la destra e il pacchetto nella sinistra, così l'accendino gli cade a terra, se vuole recuperarlo deve distogliere sguardo e arma dall'altro uomo, è un dilemma, lo vediamo esitare e infine cedere, metaforicamente sotterrare l'ascia di guerra e accettare Corey, condividere una sigaretta che sancisce una fratellanza.
Il tutto in un paio di secondi e senza dire una parola, solo con gesti e sguardi. Tornare dopo questo a guardare un film americano in cui i gangster parlano del più e del meno e si urlano insulti e parolacce senza soluzione di continuità è un vero shock culturale.
da Le Cercle rouge di Jean Pierre Melville
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crazy-so-na-sega · 11 months ago
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Utopisti a rovescio
Ecco quindi il dilemma fondamentale della nostra epoca: Noi siamo inferiori a noi stessi", siamo incapaci di farci un'immagine di ciò che abbiamo fatto. In questo senso siamo "utopisti a rovescio": mentre gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ciò che abbiamo prodotto.
G. Sanders (tesi sull'età atomica)
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unpensieroallavolta · 4 months ago
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L'etica dell'uomo che torna alla caverna
Il mito della caverna di Platone è una potente allegoria della conoscenza e della verità, ma nasconde anche una profonda riflessione sull'etica. L'uomo che riesce a uscire dalla caverna, scoprendo la verità al di là delle ombre, affronta un dilemma morale cruciale: tornare nella caverna per liberare gli altri o rimanere fuori, godendo della sua nuova comprensione del mondo?
Platone suggerisce che chi conosce il Bene è moralmente obbligato a condividerlo. La vera conoscenza trasforma l'individuo, rendendolo incapace di ignorare il bisogno degli altri di essere liberati dall'ignoranza. Il filosofo, in questo contesto, non solo possiede la verità, ma è anche eticamente vincolato a guidare gli altri verso di essa. Tuttavia, questo compito non è privo di rischi: chi cerca di illuminare coloro che sono ancora intrappolati nelle ombre può incontrare resistenza, incomprensione o persino ostilità. Il ritorno alla caverna diventa quindi un atto di altruismo, un sacrificio personale per il bene comune.
L'innocenza di coloro che non ne sono mai usciti
Coloro che rimangono nella caverna, osservando solo ombre e riflessi, vivono in una condizione di innocenza. Essi non sono colpevoli della loro ignoranza; la loro realtà è tutto ciò che conoscono. Per Platone, questa innocenza non è però una condizione positiva, ma una limitazione che impedisce all'individuo di raggiungere il suo pieno potenziale. Tuttavia, non possiamo condannare chi non ha mai visto la luce per non averla cercata: la loro condizione è il risultato delle circostanze e non di una scelta consapevole.
Questa innocenza comporta anche una resistenza naturale al cambiamento. Quando l'uomo liberato torna nella caverna per condividere la verità, incontra spesso scetticismo e paura. La familiarità delle ombre è più rassicurante della sconosciuta realtà al di fuori della caverna. Comprendere questa innocenza significa riconoscere che la strada verso la conoscenza non è lineare né semplice, e che l'ignoranza è spesso protetta da barriere psicologiche ed emotive che richiedono pazienza e comprensione per essere superate.
La complessità dell'istruzione di coloro che non conoscono
L'educazione di coloro che sono ancora nella caverna è un'impresa complessa e delicata. Non si tratta semplicemente di fornire informazioni o di rivelare una verità preconfezionata. Il vero compito dell'educatore, secondo Platone, è guidare gli altri lungo un percorso di scoperta personale, aiutandoli a mettere in discussione le loro percezioni e a sviluppare una comprensione più profonda della realtà.
Questo processo richiede tempo, empatia e la capacità di adattarsi al ritmo dell'altro. L'educatore deve essere in grado di affrontare la resistenza iniziale e di creare un ambiente in cui l'apprendimento possa avvenire in modo naturale e volontario. Non tutti sono pronti a uscire dalla caverna allo stesso modo e allo stesso tempo. La complessità dell'istruzione sta proprio nel riconoscere e rispettare queste differenze, fornendo gli strumenti necessari affinché ogni individuo possa, alla fine, trovare la propria via verso la luce.
Il mito della caverna, quindi, non è solo una metafora della conoscenza, ma anche un potente invito a riflettere sull'etica dell'educazione e della liberazione dall'ignoranza. Il filosofo che torna nella caverna lo fa con un senso di responsabilità morale, consapevole della complessità del compito e dell'innocenza di coloro che ancora non conoscono. Il suo obiettivo non è solo quello di impartire la verità, ma di creare le condizioni affinché ciascuno possa scoprirla per sé, rispettando i tempi e i processi personali. In questo modo, la vera educazione diventa un atto di amore e di servizio verso l'umanità.
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