#Canzone del Maggio
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diceriadelluntore · 1 month ago
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Storia Di Musica #350 - Miles Davis Quintet, Relaxin' With The Miles Davis Quintet, 1958
Per essere stata una piccola casa editrice musicale, la Prestige di Bob Weinstock è infarcita di leggende, come ho un po' raccontato in queste belle (per me, e spero pure per chi le ha lette) storie musicali novembrine. Che oggi toccano l'impressionante traguardo dei 350 dischi, e come tradizione vuole tocca a Miles Davis. Weinstock capì agli inizi degli anni '50 che Davis aveva un talento gigantesco sia come musicista ma forse ancora di più come band leader, tanto che fu uno dei suoi più grandi sostenitori ad intraprendere la costruzione di un suo gruppo. E Davis alla prima occasione dimostrerà il suo fiuto per la genialità musicale e nello scegliersi i musicisti, formando quello che è uno dei grandi gruppi di sempre, e apice dell'hard bop. Davis sceglie un giovane sassofonista della scuderia Prestige, John Coltrane, che in pochi anni diventerà uno dei giganti della musica del '900 e quella che è la sezione ritmica per eccellenza del genere: Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al basso e contrabasso e Philly Joe Jones alla batteria. Siamo nel 1955: come accennato, Weinstock era uno che metteva la praticità davanti all'estetica, e spinge il quintetto a registrare. I musicisti la prendono come un'occasione per provare come suoneranno il repertorio dal vivo. Davis ha già registrato con la Prestige il suo primo disco da 12 pollici, The Musings Of Miles, nel 1955 con Oscar Pettiford al basso, e vedendo l'aura del personaggio crescere enormemente come seguito, Weinstock pubblicò in vari Lp tutte le registrazioni su disco da 10 pollici che Davis, con varie formazioni, aveva fatto agli inizi degli anni '50. Ai leggendari studi Van Gelder, Davis e il suo quintetto registrano in due date, passate alla storia del jazz: l'11 maggio e il 16 ottobre del 1956. Sono già così affiatati e coesi, la magia e la bravura a livelli così alti, che registrano moltissimo materiale, che il buon Weinstock è ben felice di avere, dato che ha notizie sicure che la Columbia vuole mettersi Davis sotto contratto, cosa che avverrà alla fine dello stessio anno, il 1956. Per questo motivo, e per la bellezza della musica, le intere quattro registrazioni vengono pubblicate come 4 dischi: Cookin' With The Miles Davis Quintet nel 1957, Relaxin' nel 1958, Workin' nel 1960 e Steamin' nel 1961. Sebbene Davis sia già passato ad altre magie stilistiche già nel 1958, quando pubblica quel capolavoro che è Milestones, i 4 dischi sono considerati insieme non solo uno dei gioielli del catalogo Prestige, ma come lo stato dell'arte del bop nella seconda parte degli anni '50.
Scelgo Relaxin' With The Miles Davis Quintet nella tetralogia perchè è unanimemente considerato il lavoro più palpitante e musicalmente ineccepibile, sebbene il repertorio scelto fosse, e da questo il titolo, il lato più intimo e dolce dei brani registrati. In questo disco la tromba di Davis, con i suoi interventi delicati e strutturati sulla ripresa di poche note caratteristiche del brano, diventerà iconica, tanto che chiunque pensi solo di avvicinarsi al suo stile verrà etichettato come "davisiano". Tra l'altro persino nelle versioni rimasterizzate più recenti, quelle del 2005 nientemeno che da Van Gelder in persona, rimangono ancora gli intermezzi di dialoghi all'inizio di ogni brano, dove Davis discute con i musicisti sul da farsi. In scaletta 6 brani, tutti standard, che in questa registrazione troveranno la loro forma definitiva: If I Were A Bell è un brano scritto da Frank Loesser per il famosissimo musical Guys And Dolls (uno dei grandi successi di Broadway, che ispirò il film Bulli E Pupe con Marlon Brando e Jean Simmons), qui è nella sua versione decisiva con gli assoli di Garlad e Coltrane e la tromba di Davis, che qui usa una sordina Harmon che diventerà una sorta di feticcio tra i trombettisti. You're My Everything è una canzone del 1931, altra canzone da un musical epocale è I Could Write A Book di Rodgers e Hart, cantata nella versione originale da Gene Kelly nel musical Pal Joey come It Could Happen To You, tratta dal film della Paramount And The Angels Sing del 1940. Due invece sono i brani scritti da jazzisti: Oleo è un brano di Sonny Rollins, il quale era molto stimato da Davis: i due spesso hanno suonato insieme, ma mai con assiduità, avendo un grande rispetto reciproco. L'altro brano è Woody 'n' You di Dizzy Gillespie, uno dei tre arrangiamenti realizzati da Gillespie per la big band di Woody Herman, anche se all'epoca non venne utilizzato; gli altri due erano Swing Shift e Down Under.
Nasce in questo disco la sintonia musicale quasi sincronica di Davis e Coltrane, che nel 1959 porteranno ai picchi inarrivabili di Kind Of Blue: la sezione ritmica diventerà lo standard, tanto è che Coltrane, che inizierà i suoi lavori solisti proprio con la Prestige, se li porterà appresso.
Il quintetto lavorerà fino al 1960, non senza dissidi e pause, primo fra tutti il fatto che Red Garland porterà Coltrane alla dipendenza dall'eroina, cosa che Davis non gli perdonerà mai (tanto è vero che Garland non suona in Kind Of Blue). Chambers, un genio, anche lui attraverserà una devastante dipendenza dalla droga e addirittura morirà per complicazioni da tubercolosi nel 1963, a 33 anni.
Nel 2006 la Concorde Records, che detiene il catalogo Prestige, pubblicherà in una scintillante confezione box da 4 cd The Legendary Quintet Sessions, che ai 4 capolavori aggiunge 'Round Midnight, presente in Miles Davis And The Modern Jazz Giants e una serie di registrazioni inedite in jazz club e show in televisione. Un tesoro per gli appassionati più accaniti, ma per un approccio genuino e affascinante al jazz basta ascoltare la bellezza del disco di oggi, una delle innumerevoli magie di Miles Davis.
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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Ieri a S.Anna di Stazzema molte parole, già sentite mille volte, dai rappresentanti delle istituzioni sul palco. Difficile per loro rinunciare all'occasione di sottolineare l'assenza di un rappresentante del governo. Difficile per noi trovare quale differenza abbia determinato questa assenza nel nulla politico dei discorsi.
Se fosse stato installato un filtro antiretorica al microfono, che avesse cancellato le frasi fatte e i buoni propositi da copertina mai diventati azione politica, il silenzio avrebbe accompagnato la manifestazione. Se avessimo potuto non vedere le persone in divisa e con le armi sul piazzale, lo avremmo svuotato della metà. Una manifestazione militare a commemorare centinaia di vittime di militari.
Avremmo sentito solo marce di guerra accompagnare l'ingresso di gonfaloni. Avremmo sentito una serie di ordini di attenti e riposo, Avremmo sentito ripetere decine di volte la parola onore, un balletto di movimenti agli ordini di una voce stentorea per rendere omaggio a donne, uomini e bambini trucidatə. Alla medaglia d'oro al valor - indovinate - militare (!) conferita al comune di Stazzema si rende onore con un minuto di silenzio. Ma prima avremmo sentito echeggiare la marcetta della Leggenda del Piave. Quella del 24 maggio, quella che "non passa lo straniero", ma nessuno sembra trovare fuori luogo la celebrazione guerriera di una vittoria davanti all'ossario delle vittime di S.Anna. Non eroici fanti, se mai ne sono esistiti: solo donne uomini bambine e bambini. Avremmo sentito un coro di voci bianche, bambinə dai 6 ai 12 anni, cantare l'inno nazionale, bambinə che cantano "siam pronti alla morte" davanti alle ossa delle decine di bambini e bambine uccise dai nazisti. Anna Pardini, la più piccola, nata da venti giorni. Avremmo sentito due volte, rabbrividendo, orrore inedito alla commemorazione, il sorvolo di due jet militari, coordinato da un gruppo radio appositamente preparato all'ingresso del piazzale.
Non siamo stati in silenzio. Abbiamo cantato "Bella ciao" come contrappunto alla Canzone del Piave. Abbiamo ricordato con slogan che la Costituzione ripudia la guerra. Abbiamo gridato forte "Vergogna!" dopo il passaggio dei jet militari. E chi ci era amico ed era sul palco ci ha sentito, forte e chiaro. Ci ha ringraziato. E i suoi ringraziamenti, l'aver cercato di dare una dimensione di umanità a questa orribile esaltazione della guerra sotto mentite spoglie, ci ripagano delle critiche ricevute.
Non siamo noi a mancare di rispetto alla memoria.
Marco Frigerio, Facebook
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pensieri-inlacrime · 5 months ago
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85/95/96/97/98
85. Ultima volta che sei andata al cinema che film hai visto?
Prima della mia ansia andavo al cinema 2/3 volte al mese. Guardavo di tutto. Ad oggi è più di un anno che non ci vado. L'ultimo è stato il 5 maggio 2023, Guardiani della galassia 3.
95. Canzone preferita?
Domandone da 1 milione di euro anche questo, ne ho tantissime. Andrò su un vecchio classico che non mi annoia mai: Bohemian rhapsody dei Queen
96. Consiglia 4 canzoni
Le consiglio più varie possibili, che io ascolto un po' di tutto. Direi:
Tetris - Pinguini tattici nucleari
Shadow of the day - linkin park
Take me to church - hozier
Monster - skillet
97. Consiglia 4 film:
Perfetti sconosciuti (commedia/drammatico)
Shutter island (thriller/mystery)
Klaus (commedia/animazione)
The Greatest Showman (musical)
Ho lasciato fuori le grandi saghe e i supereroi sennò me ne servivano 500 di punti 🤣
98. Consiglia 4 serie TV
Le regole del delitto perfetto (dramma/giallo)
Black mirror (fantascienza/thriller)
Scrubs (commedia)
BoJack horseman (animazione per adulti/drammatico)
Grazie per queste domande, mi hai fatto pensare un botto 🤣
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vintagebiker43 · 6 months ago
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«La "Storia di un impiegato" l'abbiamo scritta, io [De Andrè], Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo... "
...ed è proprio durante questo periodo di difficile gestazione che Fabrizio De Andrè e il produttore del disco Roberto Danè si imbattono in un brano trovato quasi per caso tra il numeroso materiale di propaganda politica che leggevano in cerca di ispirazione.
"C'era una ragazza che cantava questa canzone. Un inno del maggio parigino, anzi l'inno più famoso di quei giorni. Ce ne innamorammo subito e pensammo a una traduzione. Telefonai a Parigi, contattai amici discografici per avere la sub edizione di quel brano e poterlo così tradurre in Italia. Be', era strano, non si riusciva a stabilire un contatto preciso"
Tramite conoscenze nell'ambiente di estrema sinistra Roberto Danè riesce a trovare un contatto:
"Wolinski, che mi consegna con fare sospetto a una persona di sua fiducia. [...] Questa persona mi fa salire su un'auto malmessa [...] che a fatica riesce a muoversi [...] Bene, alla fine di un lungo giro che non finisce più, mi portano al quarto piano di una casa di periferia; e in quella stanza lontano da tutto e da tutti, vuota, incontro una ragazza, la ragazza della canzone, quella che cercavo. Era ricercata. Io non lo sapevo, l'ho scoperto lì; e ho scoperto anche che lei non voleva avere diritti su quella canzone.
Mi disse 'Ve la regalo, è una canzone di tutti'."
Quella ragazza che non volle nemmeno i diritti di autore si chiamava Dominique Grange, cantautrice militante nella Gauche Prolétairienne, e quel brano si intitolava "Chacun de vous est concerné" (Ognuno di voi è coinvolto), De Andrè ne fece "La Canzone del Maggio" e quando "Storia di un impiegato" viene pubblicato ci si limitò a scrivere: ''tratto da una canzone del maggio francese''.
Nella sua prima stesura De Andrè si era limitato a tradurre testualmente il brano, e solo successivamente vene introdotta la strofa:"Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti" oscurando l'originale: "Voi non avete fermato il vento gli fate solo perdere tempo".
"Un impiegato ascolta, cinque anni dopo, una delle canzoni del maggio francese 1968. É una canzone di lotta: ricorda i fatti accaduti durante la rivolta nata dagli studenti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque, anche chi in quelle giornate si è chiuso in casa per paura, è ugualmente coinvolto negli avvenimenti."
(nella foto Dominique Grange)
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anticlimatteo · 3 months ago
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Uno dei pochi pezzi che mi piace davvero di faber
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miniatdetective · 9 months ago
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Un artista eclettico e grande innovatore.
Franco Battiato nasce il 23 marzo 1945 a Riposto (Catania); appassionato di musica, interrompe gli studi universitari per occuparsi a tempo pieno della sua passione; segue un decennio di sperimentazioni tra rock progressivo e new wave.
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Suona la chitarra al Cabaret 64 Club, dove apre lo show con un repertorio di canzoni siciliane; nel 1981, con l'album La voce del padrone vende oltre 1 milione di copie, entrando a far parte della storia del pop italiano con brani leggendari come Bandiera bianca, Cuccurucucù e Centro di gravità permanente.
Con la sua opera Genesi, Battiato prosegue alternando musica leggera e lirica; si dedica al genere etnico, riflettendo nei suoi testi l'interesse verso esoterismo e filosofie orientali. Nel 1988 pubblica Fisiognomica, dove si trova il celebre brano E ti vengo a cercare.
A metà degli anni Novanta, esce l'album pop L'ombrello e la macchina da cucire; nel 1996 realizza l'album L'imboscata, al cui interno troviamo il brano La cura.
Nel 2011, insieme a Loca Mandoia, partecipa al Festival di San Remo con la canzone L’alieno; nel 2019 esce l'album Torneremo ancora.
Dopo una lunga malattia, Franco Battiato muore il 15 Maggio 2021 a Milo, in provincia di Catania.
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dailydavide · 1 year ago
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E ti dissolvi nella neve elettrica
Premo il tasto Lo schermo sfarfalla E tra le righe che scivolano Compari tu Come ti ricordavo Il sole di maggio Che si attorciglia attorno ai tuoi capelli Sensazioni tra le statiche L'abito estivo che ondeggia Come in una canzone di Springsteen Cammini mentre la tua mano Accarezza la pietra del ponte Non c'è musica Non c'è il rumore Del piccolo ruscello sotto di noi O del campanile del paese Avrei dovuto dirtelo allora Non era facle Eppure eri lì Mi avevi donato tutto Ma proprio tutto Ora non so più Rispondere a certe domande Premo il tasto E ti dissolvi Nella neve elettrica
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solosepensi · 2 years ago
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24 anni senza Faber...
Caro Faber,
da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità.
Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch’io ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell’esclusione.
E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».
La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dell’amore», una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà.
E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.(…)
Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire l’amore, come a ogni inverno segue la primavera [«Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l’amore ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da L’amore, ndr].
È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
Caro Faber, grazie!
Ti abbiamo lasciato cantando Storia di un impiegato, Canzone di Maggio. Ci sembrano troppo attuali. Ti sentiamo oggi così vicino, così stretto a noi. Grazie.
E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Caro Faber, parli all’uomo, amando l’uomo. Stringi la mano al cuore e svegli il dubbio che Dio esista.
Grazie.
Don Gallo
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seoul-italybts · 2 years ago
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Con Amore, Agust D | 15.04.23⠸
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Con amore, Agust D
Uno sguardo al viaggio musicale di SUGA attraverso Agust D
__ di KANG MYUNGSEOK | 15. 04. 2023
Twitter | Orig. KOR
Prima abbiamo SUGA, il membro dei BTS. Quando SUGA produce della musica per altrə artistə, al di là dei BTS o se stesso, il titolo della canzone è seguito da “Prod. SUGA”. E poi c'è Agust D, il suo alter ego, che è apparso con le sue due mixtape, Agust D e D-2, nonché, ora, per il suo album D-DAY, in uscita il 21 aprile. Con Agust D abbiamo quindi un resoconto completo della sua vita come SUGA, membro dei BTS, il produttore SUGA e Min Yoongi, l'individuo qualunque. Nel 2016, quando i BTS avevano appena iniziato la loro sfilata al successo con l'album The Most Beautiful Moment in Life, del 2015, SUGA ha pubblicato Agust D, in cui esaminava la sua vita, partendo dal suo “arrivo a Seoul, il 7 novembre 2010” (“724148”) fino a quando ha trovato un “successo che neppure la mia famiglia avrebbe potuto immaginare” (“Give it to me”). Quando, 4 anni più tardi, ha rilasciato D-2, era ormai una superstar globale e si etichettava come qualcuno che forse, sì, è “nato in un fosso ma cresciuto fino a diventare un drago” (“Daechwita”). In quel lasso di tempo—agli albori del 3 maggio 2014, prima ancora che The Most Beautiful Moment in Life vedesse la luce—SUGA, nei panni di Agust D, parlava del “fingere di non sentirmi solo, di non esser preoccupato, di star bene, dare l'impressione d'essere forte, e invece mi trovo di fronte ad un muro” (“140503 At Dawn”). Era approdato nella sua era D-2: un periodo in cui “le cose cambiano per tuttə”, incluso lui che “ho provato il vuoto perché ho volato troppo alto” (“Moonlight”)—, in seguito ad aver raggiunto un livello di popolarità apparentemente senza fine. In ognuno dei suoi album, SUGA , nei panni di Agust D, si fa un bell'esame personale— questi album, infatti, rappresentano una mappa delle sue origini e della persona ed artista che sta diventando.
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“Ci sono momenti difficili, in cui non ce la fai più”, dice SUGA parlando della traccia “People” - tratta da D-2 – nel documentario SUGA: Road to D-DAY, in uscita su Disney+ e Weverse il 21 aprile. “In quei momenti, io ascolto questa canzone. E piango tanto”. Il viaggio intrapreso da SUGA, partendo da Agust D fino ad arrivare a D-2, e specialmente “People” lì in mezzo, è una testimonianza dei cambiamenti occorsi nella sua vita in quel periodo. In “The Last” - traccia contenuta in Agust D -, confida di aver sofferto di “odio per me stesso e, di nuovo, depressione” nel dover fare i conti con le conseguenze del suo “incidente quando ero un fattorino”, finché non ha “debuttato stringendo la mia ca**o di spalla distrutta”. Ed infatti, nel suo documentario, SUGA menziona di aver “espresso cose per cui ero particolarmente in ansia”, in Agust D. Nonostante i suoi sogni di successo sembrassero a portata di mano, la sua spalla continuava a fare male, e tutto il dolore che si è sempre portato dietro - a partire dal debutto, fino agli anni del successo – forse ha contribuito a renderlo, usando le sue parole, “ansioso”. Ma quando scrive “People”, sembra già molto più leggero: “Perché così serio? … Io sono serio?” Anche se i problemi non svaniscono con la fama: “A volte fa ancora male, a volte sono talmente arrabbiato da piangere”. Ma ciò che è diverso, è che ora SUGA comprende ed accetta ci siano “tanti punti di vista differenti” e che lui non è che “una persona tra le tante”, a dispetto del suo enorme successo. Ha raggiunto la fama cui aspirava, ma ora sa che “finiremo tuttə per sbiadire” e che “non c'è nulla di eterno nella vita”.
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“People” segna una svolta importante nella trilogia di Agust D. Dopo “People”, abbiamo altri due brani: “Interlude: Set me free” - l'ultima traccia di D-2 - e “Dear my friend”, triste racconto di ciò che è accaduto tra lui ed un amico. In quest'ultima traccia, SUGA non si concentra tanto sull'aprire il suo cuore riguardo il passato, come è stato invece per Agust D, ed invece rappa “Ca**o, ti odio ancora da morire” sulle note calme e riflessive delle tastiere. In D-2, SUGA attinge appieno dalla parola “People / gente, persone” e cerca di comprenderle ed accettarle, osservandole dalla sua personale prospettiva e, al contempo, abbandona il ricordo rancoroso che ha del passato. Ha mosso, insomma, un ulteriore passo avanti e, una volta realizzato che la sua crescente popolarità potrebbe non durare per sempre, ha potuto crearsi un giudizio di sé più equilibrato.
Road to D-DAY è sia un'esplorazione della musica cui ha lavorato SUGA durante i preparativi per l'album che la ricerca di una verità più grande. Lo vediamo preoccuparsi di ciò di cui potrebbe parlare nell'album che diventerà D-DAY. Ma continua, comunque, a scrivere musica e lo seguiamo accingersi con trepidazione ad un incontro con Ryuichi Sakamoto – da poco venuto a mancare –, nella speranza di trovare una sua direzione musicale. Perché, allora, è ancora alla ricerca di una sua identità artistica quando, praticamente, ha già ottenuto tutto ciò che viene comunemente considerato come successo? SUGA è partito dal fare i conti col suo passato in Agust D, formandosi una nuova prospettiva su se stesso e sul mondo, in D-2, fino ad approdare a D-DAY e alla messa in questione della natura stessa della musica in quanto artista. Parte della risposta ai suoi quesiti la si può trovare in “People Pt.2” featuring IU, la traccia che, il 7 aprile, ha anticipato il rilascio del nuovo album.
“Se non riesci a trattenere le lacrime, puoi piangere”
In “People”, SUGA parlava della relazione tra una persona e l'altra gente, esplorando il mondo e la società in generale: (“La gente cambia / Proprio come sono cambiato io”); in “People Pt.2”, tutto ciò diventa una sorta di dialogo tra lui e IU in cui le due parti riflettono “quel 'noi' che sognava un futuro insieme non c'è più” perché “quel castello di sabbia.. siamo noi ad averlo distrutto”. La prima “People”, di fatto, era al singolare, ma “Pt.2” sicuramente è plurale. L'amore è possibile solo in un legame plurale, dunque “persone a non finire” possono sperimentare “un amore ormai finito”, con tutti gli interrogativi che questo comporta: “Può l'amore essere perfetto come l'amore stesso? … L'abnegazione può, di fatto, sfociare nell'egoismo”. Eppure, “si dice la vita sia una lotta tra resistenza e sottomissione / per come la vedo io, è una lotta contro la solitudine” ed è per questo che la gente ama.
Ciò che è cambiato tra “People” e “People Pt.2” è che l'artista che le ha create ha sviluppato un maggiore interesse ed affetto per il prossimo ed il mondo in cui viviamo tuttə. Ha imparato a definirsi “solo un'altra persona tra tante” e ora riesce a percepire e vedere appieno il mondo e la società che lo circonda ma, non è tutto, si spinge fino al riflettere su come la gente possa continuare ad amare a dispetto del proprio dolore interiore. SUGA, l'artista che si è fatto strada attraverso innumerevoli sofferenze, che ha trovato conforto in Agust D e poi D-2, ci appare, in D-DAY, come qualcuno finalmente in grado di parlare dell'amore per il prossimo. Sul lungo, difficoltoso percorso che è la vita, alcune persone trovano l'amore come solo un artista sa fare.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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diceriadelluntore · 7 months ago
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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cartacei · 1 year ago
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mentre sono sulla vespa canto. canto da sempre. canto da quando ho avuto il primo mezzo a due ruote con dentro ai jeans il mangiacassette e poi il lettore cd & mp3 e l’iPod e ora col cellulare e spotify (nemmeno crakkato). canto da sempre e lo faccio malissimo. amici e conoscenti hanno pareri uguali sull’intonazione e contrari sulla presenza scenica e logistica. alcuni mi fotografano e fanno video quando mi vedono. gli sconosciuti invece, quasi sempre, non capiscono e guardano increduli: come quando da maggio a settembre cammino scalzo ovunque. ma io canto sempre e cammino scalzo da maggio a settembre lo stesso. oggi c’era il sole. col sole si canta ancora più forte perché la serotonina circola considerevolmente. dopo una canzone imbarazzante dei pere ubu che skippo tempo zero arriva la moda del lento e la subitanea sensazione di freddezza, ma anche l'idea del ritorno della "moda del lento" dopo molto tempo. e ogni volta che Francesco con "100.525 storie di tormento" implica una vasta gamma di esperienze e difficoltà che possono verificarsi durante questo periodo di attesa, io letteralmente non canto più. io urlo. urlo di tutte le cacate tormentose con cui ho avuto a che fare e non mi hanno affossato. urlo perché canto ancora come sempre pure a trentanove anni. urlo squarciandomi anche se gli amici di un tempo che urlavano pure loro e avevano le kefieh oggi lavorano per amazon, non urlano più e a stento parlano. io canto sempre e al semaforo, dentro una macchina indefinibile, vedo dallo specchietto una ragazza rossa che sorride e cattura la mia attenzione con la mano. dice canti la moda del lento? l’ho ascoltata dieci minuiti fa. continua a dire che forse siamo gli unici in questa città ad averlo fatto. mi sorride con tutto: con la bocca, gli occhi e la fronte. mi sorride con tutto il volto e con tutto il corpo. la ragazza si chiama Veronica. le dico ah si? e intono qualche verso dell’anonima canzone. Veronica sorride e quando lo fa è meglio dei raggi del sole per la serotonina. poi dice non mi era mai capitata questa cosa, è stato umanamente bello. si, ha detto proprio umanamente bello e non bello e basta. è umanamente bello che abbia detto è umanamente bello. le dico che solitamente non capita di parlare al semaforo. ecco si, il semaforo, vero. io canto sempre sulla vespa, canto anche fermo ai semafori con gli auricolari bluetooth e certe volte li stoppo per parlare con Veronica che dopo il verde e alla seconda suonata di clacson dietro di lei mi saluta con la mano e con gli occhi sorridenti e va via. ho pensato di seguirla e chiederle almeno il cognome ma ho subito reputato che essere perduti oggi deve - per forza di cose - durare solo pochi attimi.
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orotrasparente · 2 years ago
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perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte, per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti
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personal-reporter · 2 years ago
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Addio a Francesco Nuti, l’arte di ridere alla toscana
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Si è spento questa mattina a Roma, all’età di 68 anni, l’attore Francesco Nuti, a darne notizia è stata  la figlia Ginevra assieme ai familiari che ringraziano di cuore il personale sanitario e tutti coloro che hanno avuto in cura l’attore durante la sua malattia.  Francesco Nuti nacque  a Prato il 17 maggio 1955 e da studente iniziò a esibirsi come attore dilettante, scrivendo da sè i propri testi e fu notato da Alessandro Benvenuti ed Athina Cenci, coppia già attiva nel panorama cabarettistico con il nome di Giancattivi. Nuti si unì ai due  e in un primo periodo i successi sembravano  arrivare grazie a trasmissioni televisive come Non stop e Black Out. I Giancattivi arrivano al cinema nel 1981 con Ad ovest di Paperino, dove viene riproposto parte del loro repertorio cabarettistico. Nel 1982 Nuti deceise di separarsi dai compagni e  interpretò tre titoli per la regia di Maurizio Ponzi Madonna, che silenzio c'è stasera (1982), Io, Chiara e lo Scuro (1983) e Son contento (1983) che gli diedero una straordinaria notorietà. Dal 1985 passò dietro la telecamera e Casablanca, Casablanca fu il suo esordio registico,  dove ammiccava  garbatamente al mitico film di Bogart-Curtiz e nel quale ripropose i personaggi di Io, Chiara e lo Scuro,  poi scrisse, girò e interpretò storie ricche di bizzarro romanticismo come Tutta colpa del paradiso (1985) e Stregati (1986). Anche i lavori successivi come Caruso Pascoski di padre polacco (1988), Donne con le gonne (1991) e Willi Signori e vengo da lontano (1989), ebbero un buon riscontro. Nel 1988 partecipò come cantante al Festival di Sanremo con Sarà per te, canzone che verrà poi incisa da Mina e, nel 1992, duettò con Mietta nel brano Lasciamoci respirare. Al 1995 risale la travagliata lavorazione di OcchioPinocchio, costosa pellicola dalle grandi ambizioni, che purtroppo ebbe un bassissimo successo. Nuti tornò nel 1998 con Il signor Quindicipalle, che riuscì a recuperare almeno in parte il pubblico, poi diresse "Io amo Andrea nel 1999, con Francesca Neri e nel 2000 Caruso, zero in condotta. Nel mese di maggio 2006 Nuti fu il  protagonista di un intervista per Radio 24 durante quale si notarono i vari problemi psico-fisici di cui ormai da tempo si parlava. All'inizio di settembre dello stesso anno fu ricoverato d'urgenza al Policlinico Umberto I di Roma in prognosi riservata, a causa di un grave ematoma cranico provocato da un incidente domestico. Costretto su una sedia a rotelle e muto dal giorno dell'incidente, a Nuti fu dedicato un documentario, Francesco Nuti... e vengo da lontano, presentato al Roma Film Festival del 2010. Read the full article
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anticlimatteo · 2 years ago
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Non siete assolti
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gaysessuale · 2 years ago
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guardare il concertone è un continuo ripetersi di "ma chi?" dopo che annunciano il cantante di turno, finchè non si fa sera e escono i cantanti che conosco
beloved a questo punto per arrivare alla sera con il mood giusto ecco a te le regole principali del Concertone Drinking Game (titolo provvisorio)
Fai un sorso ogni volta che:
non conosci la persona sul palco
il/la cantante aizza la folla (2 sorsi se chiede di alzare le mani)
il/la cantante fa massiccio uso di autotune
il/la cantante ringrazia Roma / la famiglia / la troupe / il primo maggio / il pubblico (cumulabile)
ci sono dei balletti sul palco (2 sorsi se sono discutibili)
qualcuno inciampa
Bevi uno shot ogni volta che:
il/la cantante non sa dove andare alla fine della performance e si guarda attorno come un cerbiatto
i presentatori pronunciano male un titolo o il nome di un/a cantante
il/la cantante sconosciuto/a canta una generica canzone indie che ti fa rotolare via le palle
il/la cantante sconosciuto/a canta una generica canzone rap/trap, uno shot e mezzo se in questa canzone parla di vita di strada
Tira giù tutto il bicchiere se:
qualcuno fa qualcosa di visibilmente illegale sul palco
qualcuno, colto dal fervore politico, decide di usufruire del tempo della seconda canzone per leggere un infervorato monologo politico contro il governo, questo atto sarà poi seguito dalla ripartenza del PCI
qualcuno cade dal palco / scale / transenne ed è necessario l'intervento delle guardie mediche
Divertiti beloved! Si può fare anche con le bevande analcoliche!
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nipresa · 2 years ago
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“Complesso del primo maggio” è divertente, ma il concerto di San Giovanni non è più quella cosa lì da tempo (forse non lo era già più quando uscì la canzone).
Sul disco, è introdotta da questa gemma di purissimo Rocco Tanica, cantata da Finardi, che invece non invecchia mai
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