#Bruegel il Vecchio
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Grazie a Basquiat, Bruegel il Vecchio, Repin, Bosch, Caravaggio, Annella di Massimo, de Chirico, Capa, anonimo viennese, Ivanauskas, Millais, Munch1, Courbet, Munch2, Picasso, Munch3, Nolde, Munch4, Lowry, Munch5, Munch6 e Legros per le immagini, e grazie anche alla Banda Jonica per la Marcia Funebre di sottofondo.
Da
#Basquiat#Bruegel il Vecchio#Repin#Bosch#Caravaggio#Annella di Massimo#de Chirico#Capa#Ivanauskas#Millais#Courbet#Picasso#Munch3#Nolde#Lowry#munch#legros#banda jonica#art#music#arte#musica#aitan
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23 febbraio 2009
– Jan Bruegel il Vecchio con Pieter Paul Rubens –– Allegoria della Vista (dal ciclo dei cinque sensi) (inizi XVII sec.) – Nel linguaggio dei greci il chaos non significa affatto disordine, indeterminata mescolanza, confusione, quanto soprattutto incolmabile distanza, propriamente abisso. […] Chaos è propriamente lo spalancarsi, è lo spazio della separazione in cui non si tocca il fondo, in senso…
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Pieter Bruegel il Vecchio: Vita Contadina e Allegorie
Pieter Bruegel il Vecchio è stato un artista molto importante del XVI secolo nei Paesi Bassi. Era famoso per i suoi paesaggi e scene di vita contadina, dettagliati come nella pittura fiamminga. Bruegel amava mostrare la vita del popolo, mettendo in evidenza la natura e l’umanità. Le sue opere spesso avevano un significato allegorico e satirico, riflettendo la situazione storica e politica del…
#Arte fiamminga#Iconografia allegorica#Maestro fiammingo#Opere pittoriche#Paesaggi europei#Pieter Bruegel il Vecchio#Pittura rinascimentale#Simboli nascosti#Storia dell&039;arte#Vita contadina
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#arte#artesplorando#storia dell'arte#esplorazione#divulgazione#artesplorazioni#audioquadri#pieter bruegel il vecchio
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Bologna, agosto 1980
Le nostre vacanze di quell'estate 1980, in Austria, finirono troppo presto e per colpa mia.
Avevo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato dal propretario) in un silo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattinata culturale. Il costo del parcheggio era diviso in fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti sulla durata che avrebbe dovuto avere la visita per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Dürer, Bruegel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nell'orario in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini, uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria del museo, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita in Austria era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio, mi misi alla guida cercando di guadagnare l'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimè, così al coperto, e abituato a guidare una Mini, non avevo valutato l'altezza del furgone e, a una curva troppo stretta, feci impuntare il tettino in uno spigolo di cemento sporgente, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera: accorsero subito un paio di sorveglianti per vedere che cosa fosse successo, passò una mezz'ora o più e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la salata fascia oraria in cui eravamo rientrati per quei minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentire a lui e alla famigliola di andarsene in vacanza. Che cosa potevamo fare? Certo non raccontare l'accaduto, a rischio creare dei problemi familiari a Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia (non c'erano i cellulari!), di rientrare qualche giorno prima, per consentire a un mio amico carrozziere, che avevo rintracciato ancora nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciarsi della vacanza per pagare il lavoro.
Io fui immediatamente esonerato dalla guida in città ma poi mi alternai con Domenico durante il rientro; eravamo abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, e decidemmo, per fare prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva andare a Pisa, con Domenico, per ripartire subito dopo verso la Puglia, dai suoi. Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me nel mio paesello di mare e fatto aggiustare il danno alla carrozzeria del mio amico. Visto il rientro anticipato, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non aveva motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non era particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo col camper nella zona dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso casa mia: volevamo arrivare dai miei sul fare della notte.
La cena, finalmente tra le mura familiari, fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri. La mattina dopo, sabato 2 agosto, Domenico ed io dormimmo fino a tardi; a tavola, all'ora di pranzo, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile televisore rumoreggiava in sottofondo, ma non lo ascoltavamo, tutti presi a rispondere alle domande dei miei sulla nostra vacanza; a un certo momento però ci accorgemmo che alla TV parlavano di Bologna, della stazione e ci voltammo meccanicamente per vedere e sentire cosa dicevano. "Eravamo lì ieri pomeriggio...", feci alla mamma, con la bocca piena.
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato? Decine di morti, centinaia di feriti... Muti, un raggrinzire della pelle... ci prese, stretti, quella commozione che ti fa luccicare gli occhi; e ci fu un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano o non viaggiando di notte, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.
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La novena di Natale, 20 dicembre
O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. Pieter Bruegel il vecchio, Adorazione dei pastori, 1556 circa, Museo reale delle belle arti, Bruxelles
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Caduta di Icaro
La Caduta di Icaro è un dipinto a olio su tavola (73,5x112 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1558 circa e conservato nel Museo reale delle belle arti del Belgio.
[…]
Descrizione e stile
Il tema della caduta di Icaro, descritto da Ovidio, è qui trattato con estrema originalità: relegato in un angolo del dipinto, in basso a destra, tra l'altro senza alcun attributo come le ali di cera. La maggior parte della tela è infatti occupata da una visione mutuata dai suoi appunti di viaggio nello Stretto di Messina; difatti la luce e la conformazione del territorio che trova una corrispondenza con l'Etna sullo sfondo, lasciano intendere che il punto di vista dell'osservatore sia collocato sulla costa reggina dello Stretto arioso e inondato di luce, visto con una linea dell'orizzonte piuttosto alta che dà un effetto quasi "a volo d'uccello". La città sulla sinistra sarebbe dunque una importante e rara testimonianza di Reggio con il porto integro, prima dell'inabissamento di Punta Calamizzi. In primo piano un contadino sta arando il terreno con un cavallo al giogo, mentre un po' più sotto un pastore, col cane, sta facendo pascolare un gregge di pecore. I due personaggi principali, dunque, sono ritratti immersi nelle proprie attività e non si rendono conto dell'evento drammatico che avviene alle loro spalle; solo un uomo accovacciato, in basso a destra nella tavola, sembra sporgersi pigramente verso il luogo della sciagura. Un veliero passa lì vicino e altri si trovano nell'ampia veduta marina, tra scogli e città di mare, sorte all'ombra di ripide montagne. Nel cespuglio a sinistra si scorge il teschio di un uomo morto tra le frasche, una chiara allusione al proverbio fiammingo "nessun aratro si ferma perché muore un uomo". Il tema stesso del dipinto, quello più profondo, sembra infatti ispirarsi a questa massima, leggibile in chiave didascalica, ma anche politica: per quanto si stia verificando un evento di importanza eccezionale, la vita e le fatiche degli uomini comuni proseguono senza stravolgimenti.
Alcuni elementi della tavola sono stati letti come simboli alchemici: il sole sarebbe l'oro filosofale e il vascello l'atanor, ovvero il forno dove si completava la trasmutazione alchemica, mentre il mare simboleggerebbe l'acqua mercuriale.
Nel complesso la parte che più spicca è il magnifico paesaggio con la distesa marina, inondata da una luce dorata del sole che divampa al centro del cielo. Sviluppatissime appaiono le capacità dell'artista nel modulare gli effetti atmosferici e di distanza tra i vari piani, commistionando la precisione "cartografica" alla fiamminga con l'ampiezza di respiro delle vedute della tradizione artistica italiana.
(via Caduta di Icaro - Wikipedia e https://en.wikipedia.org/wiki/Landscape_with_the_Fall_of_Icarus)
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Esiste un denso microsaggio dell'architetto Emanuela Pulvirenti attorno al ruolo dell'uovo in arte.
Non senza aver prima sottolineato le implicazioni concettuali dell'oggetto (uovo cosmico; simbolo di Resurrezione per il Cristianesimo; fusione del cerchio - emblema del divino - con il triangolo - raffigurazione dell'ascesi mistica), Emanuela enumera illustri pittori che se ne sono occupati nel corso della Storia.
Tra di loro, Velazquez, Bruegel il Vecchio, De Chirico, Dalì.
Via tutto, ora.
Sì, se mi scusate la brutalità, Vi chiedo di fare tabula rasa dei riferimenti testè esposti.
Perché la fotografia di Leonardo Baldenegro merita di essere delibata d'acchito, beandosi del suo valore fotografico ed iconografico senza filtri culturali, solo - ma è molto - lasciandosi intridere della sua fine sapienza realizzativa e compositiva.
Certo, anche Leonardo conosce gli antecedenti, in arte.
E questa è una fotografia di chi ha respirato pittura.
Molta pittura, da essa estraendo personale sintesi che esprime peculiare cifra stilistica.
Cifra stilistica promanante severa icasticità, ove il netto stagliarsi delle parti non abdica a sobrietà timbrica e coloristica misura.
E con tanto passato evocato e trasformato, la nota d'attualità:
il tatuaggio del punto e virgola.
Non lo sapevo, pare simboleggi tormentata vittoria dopo accidentato percorso psicologico.
E come segno paragrafematico, l'intermediatezza di cesura tra proposizioni, ergo situazioni.
Ecco, come il dolce penetrare del passato nel presente che Leonardo introduce.
Perché se πάντα ῥεῖ, nondimeno il flusso conosce tappe.
Luoghi in cui guardare, con la soddisfazione di riscontrare che tracce, rivissute e reinventate, permangono.
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Claudio Trezzani
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(Image of The Fight Between Carnival and Lent, by Pieter Bruegel the by Bruegel, Pieter the Elder (c.1525-69)から)
Blind
Detail. Behind a red cart, is a parade. On the four-wheeled cart, in a chair, is sitting a man wearing a pointed hat. On the left, is a basket full of fish. On the centre, beggars and a cripple ask for charity. CREATOR: Bruegel Pieter il Vecchio LOCATION: Kunsthistorisches Museum, Wien, Austria
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"L'incanto di Orfeo" a Palazzo Medici Riccardi
Un evento che si configura come una esposizione di rara bellezza e profondità, che attraversa epoche e linguaggi artistici diversi per esplorare uno dei temi più evocativi e multiformi della mitologia classica, il mito di Orfeo ed Euridice.
La mostra, curata da Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, rappresenta una testimonianza del modo in cui questo antico racconto continua a influenzare e ispirare l'arte dall'antichità ai giorni nostri.
Il mito di Orfeo, con la sua discesa negli inferi per tentare di riportare alla vita la sua amata Euridice, tocca temi universali quali l'amore, la perdita, la morte, e il potere della musica e dell'arte di trasmettere emozioni e messaggi profondi.
La scelta di opere che comprende dipinti, sculture, disegni, manoscritti, installazioni e film, offre ai visitatori un'occasione unica di avvicinarsi alla storia di Orfeo ed Euridice da molteplici prospettive, apprezzandone le diverse interpretazioni e rielaborazioni attraverso i secoli.
Il rilievo marmoreo neoattico mostra il momento drammatico del definitivo distacco tra Orfeo ed Euridice, un'immagine che ha toccato profondamente anche il poeta Rainer Maria Rilke,
il quale nei suoi ‘Sonetti a Orfeo’ esplora il dolore della perdita e la trasformazione del lutto in ispirazione artistica.
Oltre a Rilke, artisti del calibro di Tiziano, Parmigianino, Bruegel il Vecchio, e molti altri, hanno trovato nell'episodio di Orfeo una fonte inesauribile di ispirazione, interpretando e rinnovando il mito in chiave personale.
Attraverso questa mostra, il Museo Novecento di Firenze e MUS.E offrono al pubblico non solo l'opportunità di ammirare capolavori dell'arte legati al mito di Orfeo, ma anche di riflettere sul significato e sull'attualità di questi temi.
"L'incanto di Orfeo" diventa quindi uno spazio dove l'arte antica e contemporanea si fondono per rivelare quanto il mito continui a essere una fonte viva di ispirazione, capace di parlare al cuore e alla mente di ogni visitatore.
Questa mostra rappresenta una celebrazione della capacità dell'arte di attraversare i secoli, mantenendo vivo un dialogo con i grandi temi della condizione umana, tra cui l'amore che sfida la morte, la forza dell'arte come mezzo di espressione emotiva e spirituale, e la ricerca incessante dell'uomo per dare significato all'esistenza.
La Mostra nel palazzo Medici Riccardi di Firenze, con circa 60 opere d’arte esposte dedicate a una delle più importanti e immortali figure del mito classico, sarà visibile a partire dal 20 marzo e fino all'8 settembre 2024.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 19 marzo 2024
MUSE Firenze Palazzo Medici Riccardi
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18 agosto 2009
Jan Bruegel il Vecchio – L’arca di Noè Ci son due coccodrillied un orango tango,due piccoli serpentie un’aquila reale,il gatto, il topo, l’elefante:non manca più nessuno;solo non si vedono i due leocorni
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file: Pieter bruegel il vecchio, Caduta degli angeli ribelli, 1562, 10.JPG
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Pieter Bruegel il Vecchio | paesaggio con la caduta di Icaro
#youtube#arte#artesplorando#storia dell'arte#esplorazione#divulgazione#artesplorazioni#Pieter Bruegel il Vecchio#audioquadro
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BRUEGEL and his time Pieter Bruegel il Vecchio fu tra i più attivi nello sviluppo dell’arte del disegno nelle Fiandre del XVI secolo
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Novena di Natale, 20 dicembre
O Chiave di Davide,scettro della casa d’Israele,che apri, e nessuno può chiudere,chiudi, e nessuno può aprire:vieni, libera l’uomo prigioniero,che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. Pieter Bruegel il vecchio, Adorazione dei pastori, 1556 circa, Museo reale delle belle arti, Bruxelles
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