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#Bersaglio mobile
akalpiace · 2 years
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007 - Bersaglio mobile (A View to a Kill, 1985), regia di John Glen 
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cellulari-spia · 3 months
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Cellulari spia - L'App Spia affidabile per proteggere ciò che ami di piu'!
Che cos'è un Cellulare Spia o Spyphone? Un Cellulare Spia, noto anche come Spyphone, è un dispositivo mobile che è stato appositamente modificato con App Spia o software spia per monitorare e registrare le attività di un utente.
Come funziona un Cellulare Spia?
Un Cellulare Spia funziona attraverso l'installazione di uno Spyware per telefono, un App spia nascosta nel telefono, invisibile e non individuabile. Questa Spyapp può registrare chiamate, messaggi di testo, attività su social media, posizioni GPS e altro ancora. I dati raccolti da questa applicazione nascosta per telefono, vengono inviati segretamente al pannello di controllo, consentendo all'utente autorizzato di accedere alle informazioni registrate.
Esistono diverse tipologie di Cellulari Spia, tra cui:
- App spia vendute per essere installate sul telefono target: Spy App acquistate e installate su smartphone standard per monitorarne le attività.
- Telefoni con il software spia preinstallato: dispositivi mobili già pronti all'uso con il software di monitoraggio già incluso
- Software Spia per forze dell'ordine con installazione online tramite injection: software riservati alle forze dell'ordine che possono essere installati online mediante tecniche di injection, senza la necessità del possesso fisico del telefono bersaglio.
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tecnowiz · 3 months
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Spiare Facebook: Le migliori App del 2024
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Sappiamo tutti che i social media sono il modo più semplice per cyberbullismo, minacce online, molestie e persino per diffondere notizie false. In questo articolo voglio proporti delle app di monitoraggio per spiare Facebook disponibili online che possono aiutare le persone e le aziende a tenere traccia dei propri cari e ad aumentare la propria presenza online sulla piattaforma.
Vuoi sapere cosa fanno i tuoi amici o i tuoi figli su Facebook? Leggi la nostra guida e scopri come monitorare chat, foto e attività in modo discreto e sicuro.
Queste app spia offrono una vasta gamma di funzionalità come il monitoraggio dei social media, il monitoraggio delle chiamate, il monitoraggio della posizione e molto altro. In questo modo I genitori possono monitorare attivamente l'attività su Facebook dei propri figli, mentre i datori di lavoro possono trovare utile monitorare le interazioni su Facebook dei propri dipendenti e ottenere informazioni dettagliate sui loro interessi e punti di vista. Ma senza perdere altro tempo vediamo quali sono le migliori applicazioni di monitoraggio di Facebook che possono aiutarti a tenere traccia dell'account Facebook del tuo target. Quindi se sei interessato mettiti comodo e leggi i prossimi paragrafi di questa guida.
Le migliori applicazioni per spiare Facebook
Le applicazioni che ho selezionato si distinguono per le loro funzionalità eccellenti, il costo vantaggioso e l’accessibilità. È importante notare che le versioni gratuite di app per spiare Facebook possono non offrire l’accesso a tutte le caratteristiche avanzate, come il monitoraggio delle chat di gruppo o l’ispezione dei messaggi privati e perché no anche spiare il cellulare del partner. È importante sottolineare che l'utilizzo di queste app che ti propongo in seguite senza il consenso del proprietario del dispositivo potrebbero essere illegale in alcuni paesi. Prima di utilizzarle è importante assicurarsi di conoscere e rispettare le leggi locali sulla privacy. mSpy
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mSpy offre un monitoraggio efficiente e semplice delle conversazioni su Facebook per i tuoi figli o chiunque altro. Questa app spia è considerata uno dei migliori strumenti per monitorare le attività di Facebook di una persona. Ha funzionalità user-friendly e può essere facilmente installato su qualsiasi smartphone Android oppure iOS. Dotato di funzionalità che vanno oltre il controllo delle interazioni Facebook del bersaglio, mSpy spia anche discretamente dove si trovano, la posizione e le telefonate, fornendo un monitoraggio completo. uMobix
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uMobix è un'altra applicazione spia Facebook ampiamente utilizzata sul mercato. Le sue solide competenze hanno contribuito a costruire una buona reputazione nel settore. L'app si distingue per monitorare con discrezione sia i dispositivi Android che iOS e garantire prestazioni ottimali quando è connessa a una rete Internet stabile. uMobix si presenta come una soluzione completa per il monitoraggio di smartphone e computer, offrendo una vasta gamma di funzionalità per tenere d'occhio l'attività di bambini, dipendenti o persone care. Flexispy
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Flexispy è uno strumento di monitoraggio che ti offre il controllo remoto completo tramite un dispositivo mobile o un computer. Questo potente strumento consente il tracciamento del dispositivo di destinazione e di tutti i suoi contenuti. Con Flexispy hai l'opportunità di spiare discretamente le attività Facebook di tuo figlio. Monitora perfettamente dispositivi e computer Android e iOS e acquisisce e tiene traccia dei dati in essi contenuti. EyeZy
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EyeZy funge da applicazione di monitoraggio del telefono che ti consente di monitorare discretamente le attività su Facebook di tuo figlio. Questo strumento spia non solo tiene traccia dell'utilizzo di Facebook da parte di tuo figlio, ma registra anche ogni conversazione sul suo Facebook Messenger. Inoltre, agisce come un bot spia di Instagram e include funzionalità per monitorare altre piattaforme di social media. EyeZy è disponibile per dispositivi Android e iOS. L'app richiede l'installazione su entrambi i telefoni: quello del genitore e quello del figlio. Una volta installata, il genitore può creare un account e iniziare a monitorare l'attività del telefono del figlio dalla sua dashboard online. EyeZy è una soluzione potente per i genitori che desiderano proteggere i propri figli dai pericoli online e assicurarsi che stiano utilizzando i loro telefoni in modo responsabile. Hoverwatch
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Hoverwatch si rivela uno strumento eccezionalmente potente per monitorare Facebook Messenger. Una volta installata sul telefono del bersaglio, l'app accede a Messenger e visualizza tutti i messaggi sul tuo smartphone. In particolare, Hoverwatch funge anche da intelligente robot spia di Instagram. Per espandere la sua portata, Hoverwatch spia attivamente varie altre app di social network tra cui WhatsApp, Snapchat, Telegram, Viber e WeChat. La robusta funzionalità stealth garantisce che Hoverwatch rimanga non rilevabile sul telefono dell'utente di destinazione. Cocospy
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Cocospy è un'applicazione facile da usare che ti consente di monitorare rapidamente l'attività di Facebook sul dispositivo di destinazione. L'installazione e l'utilizzo sono semplici e l'app rimane invisibilmente presente sul telefono della vittima. Puoi accedere da remoto all'app per monitorare l'esperienza di navigazione su Facebook dell'utente target. Tra le funzioni principali di Cocospy vediamo la possibilità di leggere messaggi di testo, SMS, WhatsApp, Facebook Messenger, Snapchat e altre app di messaggistica, visualizzare la cronologia delle chiamate, inclusi i numeri chiamati, ricevuti e la durata delle chiamate, tracciare la posizione GPS del dispositivo in tempo reale e visualizza la cronologia degli spostamenti, visualizzare foto, video e registrazioni audio archiviati sul dispositivo e tanto altro. Spyera
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Spyera è un'applicazione di monitoraggio avanzata che consente di tenere traccia delle attività di un dispositivo mobile in modo remoto e discreto. Funziona su iOS, Android e computer Mac e offre una vasta gamma di funzionalità per monitorare messaggi, chiamate, posizione GPS, attività sui social media, tasti premuti, screenshot e altro ancora. L'app è progettata per essere invisibile all'utente del dispositivo monitorato, rendendola ideale per il monitoraggio dei figli, dei dipendenti o di altri individui con il loro consenso. Spyera offre un'interfaccia web intuitiva che consente di visualizzare tutti i dati raccolti in modo organizzato e di impostare avvisi per determinati eventi. L'app è disponibile a pagamento con piani di abbonamento mensili o annuali. KidsGuard
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Monitora il cellulare di tuo figlio con questo software spia di Facebook Messenger. KidsGuard è compatibile sia con dispositivi Android che iOS, consentendo un monitoraggio remoto efficace del cellulare di tuo figlio. Lo strumento monitora l'attività su Facebook di tuo figlio, la cronologia di navigazione e i registri delle chiamate. KidsGuard offre inoltre funzionalità avanzate come il rilevamento del cyberbullismo, il monitoraggio delle parole chiave e il blocco delle app di gioco. L'app è discreta e funziona in background senza che il tuo bambino ne sia a conoscenza. KidsGuard è lo strumento perfetto per i genitori che desiderano proteggere i propri figli dai pericoli online e promuovere un uso responsabile della tecnologia.
Conclusione
In questo articolo, abbiamo esplorato diverse app per spiare Facebook nel 2024. Abbiamo evidenziato le funzionalità principali di ogni app, i loro pro e contro e la loro facilità d'uso. È importante ricordare che spiare Facebook può essere illegale a seconda delle leggi del tuo paese. Inoltre, è importante utilizzare le informazioni ottenute in modo responsabile e con rispetto per la privacy degli altri. Se sei ancora indeciso su quale app utilizzare, ti invitiamo a leggere le recensioni degli utenti e a confrontare le funzionalità di diverse app prima di prendere una decisione. E tu? Hai utilizzato app per spiare Facebook? Qual è la tua esperienza? Lascia un commento qui sotto e facci sapere la tua opinione!
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Spiare Facebook: Le migliori App del 2024. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest, Tumblr e Instagram per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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lamilanomagazine · 7 months
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Napoli, contrasti tra gruppi di giovani appartenenti a quartieri diversi: due minorenni arrestati per il reato di tentato omicidio aggravato
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Napoli, contrasti tra gruppi di giovani appartenenti a quartieri diversi: due minorenni arrestati per il reato di tentato omicidio aggravato. La Polizia di Stato di Napoli, su delega del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare che ha disposto la misura carceraria in IPM nei confronti di un diciassettenne e di un sedicenne per il reato di tentato omicidio aggravato. Il provvedimento compendia gli esiti delle indagini condotte dalla Squadra Mobile in relazione al ferimento a colpi d'arma da fuoco di un sedicenne avvenuto la sera del 27 dicembre 2023 a Napoli in piazza Carlo III, zona Vicaria. In quell'occasione la vittima giunse presso l'Ospedale dei Pellegrini ferito al braccio destro con un colpo d'arma da fuoco ed è stata ricoverata per diverso tempo presso il reparto di chirurgia del suddetto ospedale, in quanto il munizionamento utilizzato dall'autore del fatto è risultato essere di quello tipicamente utilizzato per la caccia, un proiettile a "pallini", che ha la caratteristica di frantumarsi in numerose particelle una volta a bersaglio. Per tale motivo il personale sanitario ha sottoposto la persona offesa ad un delicato intervento chirurgico per l'asportazione di tutti i frammenti balistici. Dagli accertamenti effettuati è emerso che l'evento è da ricondurre ad una conflittualità tra gruppi di giovani appartenenti a quartieri differenti: nello specifico si sono contrapposti dei ragazzi della zona del Borgo Sant'Antonio Abate, di cui la vittima fa parte, contro quelli del Rione Reggia, collocato nei pressi di via Stadera, nel quartiere Poggioreale, al confine tra i comuni di Napoli e Casoria. Il provvedimento eseguito riguarda due misure cautelari, disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunto innocente fino a sentenza definitiva.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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scontomio · 1 year
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gaetaniu · 2 years
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Come si è superato il limite di velocità di tracciamento con Webb
Serie di osservazioni della NIRCam Webb (filtro: F070W) da poco prima dell’impatto del DART, alle 19:14 EDT, 26 settembre, fino a cinque ore dopo l’impatto. Il successo di queste osservazioni è dipeso dall’implementazione di velocità di inseguimento del bersaglio mobile. A settembre, il James Webb Space Telescope ha osservato come il Double Asteroid Redirection Test (DART) della NASA ha…
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giallofever2 · 5 years
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seen-movies · 5 years
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Un Bersaglio mobile, ecco come mi sento.
Un-equilibrista-delcielo
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toscanoirriverente · 3 years
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Quando Vladimir Putin era “un dono del signore”: dieci anni di dichiarazioni d’amore dei nostri politici
Putin dono di Dio “Vladimir Putin è un dono del Signore” (Silvio Berlusconi, Forum sulla democrazia a Yaroslav, in Russia, 10 settembre 2010)
Celo, manca “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!” (Matteo Salvini su Facebook, 25 novembre 2015)
La sensibilità di Putin “Vladimir è sensibile, aperto, ha il senso dell'amicizia, ha rispetto per tutti, soprattutto per le persone umili, e una profonda comprensione della democrazia” (Silvio Berlusconi alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, 22 ottobre 2010)
Il Nobel a Putin “Bisogna dare il Nobel della pace a Berlusconi, a Putìn, che stanno veramente lottando per la pace nel mondo” (Antonio Razzi, senatore di Forza Italia, a La Zanzara su Radio 24, 19 marzo 2014)
Putin il n.1 al mondo “Ho un rapporto fraterno con Vladimir. Credo sia il migliore: ritengo che per la Russia sia una fortuna” (Silvio Berlusconi a Euronews, 17 gennaio 2013)
Putin e la Crimea Sulla questione ucraina ha ragione Putin? “Assolutamente sì. Putin porta le sue truppe sul confine e le porta perché gli abitanti della Crimea hanno paura che Kiev invii truppe che possano compiere stragi” (Silvio Berlusconi a Bersaglio mobile, La7, 20 maggio 2014)
Con Vladimir “Ci sono tante ragioni per cui dovremmo essere dalla parte di Putin” (Daniela Santanchè, Forza Italia, ad Agorà, Rai 3, 3 settembre 2014)
Il Vladimir giusto Gay: Salvini, “Luxuria? Ho scelto l'altro Vladimir, Putin” (Matteo Salvini commenta la cena Berlusconi-Luxuria ad Arcore, Ansa, 16 ottobre 2014)
Non rompetegli le palle Ucraina: Salvini, “non si rompano le palle a Putin” (Matteo Salvini, TgCom24, Ansa, 12 novembre 2014)
Putin premier, subito! “Fra Putin e Renzi io scelgo Putin tutta la vita. Putin lo vorrei domani mattina come presidente del Consiglio” (Matteo Salvini a Radio Anchi'io, 3 dicembre 2014)
I deficienti “Chi gioca contro Putin è un deficiente” (Matteo Salvini incontrando la stampa estera, 10 dicembre 2014)
Gli euro-buffoni “L’Europa processa Putin, ma io lo preferisco a tanti euro-buffoni!” (Matteo Salvini su Facebook, 11 marzo 2015)
Meglio Putin dell'Ue “Io credo che la Russia sia sicuramente molto più democratica dell’Unione Europea di oggi, una finta democrazia. Io farei a cambio, porterei Putin nella metà dei paesi europei, mal governati da presunti premier eletti che non sono eletti da nessuno, ma telecomandati da qualcun altro” (Matteo Salvini al Parlamento europeo, 11 marzo 2015)
Renzi per Putin “Putin è una delle persone con le idee più chiare al mondo, mi basterebbe essere a un minimo del suo livello. Scambierei Renzi con Putin domani mattina, saremmo un Paese migliore” (Matteo Salvini a Radio Cusano Campus, 20 marzo 2015)
Salvini sta con Putin (ANSA) - ROMA – Salvini posta sul suo profilo Facebook delle foto con Putin e poi scrive, “Io sto con lui” (Matteo Salvini 9 maggio 2015)
La maglietta di Putin e gli eurocretini (ANSA) - STRASBURGO – Matteo Salvini si è presentato oggi al Parlamento europeo con una maglietta bianca con la faccia di Vladimir Putin di profilo, sotto un colbacco militare. “L'ho comprata a Mosca”, ha affermato il leader del Carroccio, “è una risposta agli eurocretini che giocano alla guerra con Putin e con la Russia” (Matteo Salvini, 9 giugno 2015)
La tassazione russa “Preferisco Putin all'Europa, non ci sono dubbi. Basta pensare che in Russia hanno una tassazione bassa, al 15%” (Matteo Salvini a Zanzara, su Radio 24, 17 luglio 2015)
Vladimir guerriero della libertà “Putin è una persona sensibile, di sentimenti profondi, ha un sentire delicato: è un vero guerriero della libertà e della democrazia nel suo paese” (Il Cav. in una videointervista per il libro “Berlusconi si racconta a Friedman, my way”, 6 ottobre 2015)
La conferma di Meloni “Putin meglio di Renzi, ha ragione Salvini” (Giorgia Meloni a Otto e mezzo, su La7, 3 dicembre 2015)
Lo statista Putin e il futuro pacifico “Putin e Le Pen sono due tra i migliori statisti in circolazione. Noi siamo vicini a chiunque difenda un futuro pacifico per l'Europa” (Matteo Salvini a Montecitorio, 9 dicembre 2015)
Ansa – Russia: Salvini, venerdì a Mosca, vedrò anche Putin (12 dicembre 2015)
Ansa – Russia: Salvini a Mosca, mai detto che avrei visto Putin (18 dicembre 2015)
Fatiche letterarie Russia: Salvini presenta libro su Putin, “lui ha idee chiare” (Ansa, 21 dicembre 2015)
Carte false “Io farei carte false per avere domani mattina presidente Putin al posto di Renzi. Purtroppo oggi sono indegnamente rappresentato da Renzi. Ma mi riconosco di più in Putin” (Matteo Salvini a La Zanzara, 22 dicembre 2015)
Il 5 Stelle Manlio Di Stefano e Putin Come non ricordare anche Manlio Di Stefano, che nel 2016 definiva l’Ucraina “uno Stato fantoccio della Nato (Usa e Ue)”. Per lui, nel 2014 in Ucraina ci fu “un colpo di Stato” che mandò al potere “un governo composto da convinti neo-nazisti e dalla peggior tecnocrazia finanziaria internazionale” (Corriere.it)
“Ci rido sopra” “Mi aspetto che domani escano dossier segreti che coinvolgono Putin nella strage di piazza Fontana e sull'aereo di Ustica. O ci sono prove o ci rido sopra” (Matteo Salvini e le ipotesi di coinvolgimento del leader russo nella morte Alexander Litvinenko, Ansa, 21 gennaio 2016)
Ai fessi “Ai fessi che prendono in giro Salvini ricordo che lui con largo anticipo ha puntato su Putin, Trump e Le Pen. E voi, geni della geopolitica?” (Claudio Borghi, futuro parlamentare leghista, su Twitter, 11 novembre 2016)
Grillo e gli uomini forti Beppe Grillo e gli idoli Putin-Trump: servono uomini di stato forti come loro. Lui smentisce, ma il giornale francese Journal du Dimanche conferma: “Ha riletto il testo” (La Stampa, 23 gennaio 2017)
Grillo e il vantaggio per l'umanità “La politica estera degli Stati Uniti è stata un disastro sotto Obama. Se Trump ha voglia di convergere con Putin, di rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio Due giganti come loro che dialogano: è il sogno di tutto il mondo! Eravamo in guerra fredda, con l’arma nucleare. La politica internazionale ha bisogno di statisti forti come loro. Considero questo un vantaggio per l’umanità. Putin è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera” (La “traduzione autentica” dell'intervista rilasciata al settimanale francese Journal du Dimanche, a cura del M5S Europa, 23 gennaio 2017)
Salvini farà la storia “Faremo la storia con Trump, Le Pen e Putin” (Matteo Salvini, manifestazione a Milano, 29 maggio 2016)
Il gigante Putin “Renzi vede Putin? Un coniglio che incontra un gigante” (Matteo Salvini, Ansa, 17 giugno 2016)
Vladimir è la speranza Putin è una “fonte di speranza”, Donald Trump “un grande uomo”, Marine Le Pen una “donna forte”, e Nigel Farage “ha avuto il merito storico di aver creduto nella Brexit” (Matteo Salvini a die Welt, 3 gennaio 2017)
Garantisce Di Maio “L’alleanza Trump-Putin ci deve rassicurare” (Luigi Di Maio, M5S, a Di Martedì su La7, 10 gennaio 2017))
La salvezza putiniana “Trump, Le Pen, Putin e Salvini sono la salvezza per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. O si capisce questo o il futuro sarà solo di morte, terrorismo e violenza” (Tony Iwobi, responsabile federale Dipartimento Sicurezza e Immigrazione della Lega Nord, Ansa, 2 febbraio 2017)
Salvini e gli hacker russi “A parte il fatto che spiare l'inutile Gentiloni è fatica sprecata, ma ormai qualunque cosa accada al mondo è colpa di Putin”; “Il tuo televisore non funziona? Sono stati gli Hacker Russi. Hai perso a Risiko? Sono stati gli Hacker Russi. La benzina costa troppo? Colpa degli Hacker Russi. Ti hanno sospeso da Facebook? Sono stati gli Hacker Russi. Trump, Le Pen o Salvini vincono le elezioni? Merito degli Hacker Russi. P.s. Non guardate Sanremo, è truccato dagli Hacker Russi...VIVA GLI HACKER RUSSI!” (Matteo Salvini su Facebook, 10 febbraio 2017)
10 Putin per noi “Averne dieci di Putin in Italia, metterebbe un po' di ordine” (Matteo Salvini a Napoli, Ansa, 11 marzo 2017)
Angela chi?! “Se devo scegliere tra Putin e la Merkel... vi lascio la Merkel, mi tengo Putin! #ottoemezzo” (Matteo Salvini su Twitter, 25 marzo 2017)
E Di Stefano ora ammette: “Putin è già un interlocutore, ha vinto su tutta la linea” “Gli arresti a Mosca? E allora Guantanamo? Non tocca a me valutare la democrazia in un altro Paese” (Manlio Di Stefano, M5S, La Stampa, 30 marzo 2017)
Gasparri e le palle di Putin “Io sono amico della Russia, è un complotto?, no!, faccio dei convegni con i membri del partito di Putin, e me ne vanto. Il grande, grandissimo Putin! Magari averne uno in Italia... Questi deputati russi mi hanno regalato delle palle di Natale, eccole, queste sono le palle di Putin, non le palle di Renzi, che racconta da pallonaro qual è. Oggi c’è la grande repubblica federativa russa, del grande Putin, altroché rovinare la vita dell’Occidente con le bugie, ma andatevi a seppellire bugiardoni! Io ho fatto l’albero di Natale con le palle di Putin, alla faccia di Obama, della Clinton e di chi ci vuole male!” (Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato, pubblica un video su Facebook dopo aver addobbato il proprio albero di Natale, 10 dicembre 2017)
Blogger del piffero “Io sono sempre dalla parte dei governi legittimi. Come sono quello di Putin in Russia e quello di Maduro in Venezuela. Gli arresti in Russia riguardavano manifestazioni non autorizzate, rispetto a Grillo Navalny è un blogger del piffero” (Vito Petrocelli, senatore M5S, La Repubblica, 6 aprile 2017)
Slogan vincenti “Meno male che Putin c'è” (Matteo Salvini live su Facebook, 7 aprile 2017)
Amici di Putin
Di Battista parla russo con una giornalista: “Ora diranno che siamo amici di Putin” (CorriereTv, 18 maggio 2017)
Non manca più nessuno CasaPound: Di Stefano, noi fascisti, ci piace anche Putin (Ansa, 16 novembre 2017)
Credo in Putin (davvero) “Ritengo che Putin sia uno dei migliori uomini di governo al mondo. Lo dico perché lo credo e non perché me lo suggerisce qualcuno: se avessimo un Putin in Italia staremmo assolutamente meglio” (Matteo Salvini, Ansa, 28 novembre 2017)
Credo in Putin (gratis) “Putin mi piace perché lo stimo, non perché mi pagano per dire che mi piace” (Matteo Salvini su Radio 1, 11 dicembre 2017)
Forza Vladimir “Mi auguro che domani i russi rieleggano il presidente Putin, uno dei migliori uomini politici della nostra epoca, e che tutti rispettino il voto democratico dei cittadini” (Matteo Salvini su Twitter, 17 marzo 2018)
Fratelli di Russia “Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile” (Giorgia Meloni su Facebook, 18 marzo 2018)
Putin a pacchi “Vado a incontrare Putin. Uomini come lui, che fanno gli interessi dei propri cittadini, ce ne vorrebbero a decine in questo Paese” (Matteo Salvini durante un comizio nel Bresciano, 8 luglio 2018)
Salvini e la Crimea “L’annessione della Crimea alla Russia è avvenuta dopo un referendum”; “Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”. Che sia stato un referendum falsato dalla presenza dei militari di Mosca “è un punto di vista, ma non è il mio” (Matteo Salvini al Washington Post, La Stampa, 20 luglio 2018)
Putin non ti fa il tweet contro Vladimir Putin “è in assoluto il numero uno dei leader mondiali. Lo assumerei in una mia impresa”, “ha un'idea molto chiara della pace del mondo. Tra tutti i leader mondiali è quello che ha una visione più lucida della situazione mondiale”; Putin “è una persona di grandissima intelligenza e rispettosa degli altri, non prende il telefonino e fa un tweet quando sente che un capo di Stato gli ha detto qualcosa contro” (Silvio Berlusconi alla convention di Forza Italia a Milano, Ansa, 5 ottobre 2018)
E facciamoglielo dire “Io stimo Putin come uomo di governo e spero di poterlo dire anche se non sono pagato in rubli o matrioske, spero di poterlo dire senza subire sanzioni da qualcuno in Europa” (Matteo Salvini durante la presentazione del libro di Maurizio Molinari, Ansa, 24 ottobre 2018)
Di Battista e la pace mondiale Per la pace mondiale “meno male che c’è Putin”, dice Alessandro Di Battista (Il Post, 25 gennaio 2019)
Indicatori “Il fatto che, dopo Papa Francesco e il capo dello Stato Mattarella, Putin tra le personalità politiche incontri, oltre al premier Conte e i due vicepremier Salvini e Di Maio, il presidente Berlusconi, è un'ulteriore grande conferma che Berlusconi resta l'italiano più rilevante dal punto di vista internazionale. Conferma il suo valore sulla scena mondiale” (Lucio Malan, vicepresidente vicario di Forza Italia al Senato, a Spraynews.it, 4 luglio 2019)
Se la gioca con Trump “Lasciatemi dire che Putin è uno dei migliori uomini di governo che ci sia ora sulla faccia della terra... Insieme a Trump” (Matteo Salvini alla festa della Lega di Oppeano, Verona, Ansa, 12 luglio 2019)
Savoini e il caso Lega Russia: cosa c'è da sapere L'Espresso e Buzzfeed svelano i dettagli (con audio) di un incontro del 18 ottobre 2018 all'hotel Metropol di Mosca tra Gianluca Savoini, amico e collaboratore di Matteo Salvini, e altri personaggi italiani e russi per discutere di finanziamenti alla Lega. Da lì parte l'inchiesta della magistratura per corruzione internazionale e scoppia un caso politico che coinvolge il vicepresidente del Consiglio. (La Repubblica, 15 luglio 2019)
“Dopo aver elogiato anche Trump, Bolsonaro e Orban” “Putin è un grande presidente. E lo dico perché lo penso, non perché mi pagano” (Matteo Salvini alla festa della Lega Romagna, Ansa, 3 agosto 2019)
C'è stima “Putin è un uomo di governo stimato e stimabile” (Matteo Salvini incontra la stampa estera, 13 febbraio 2020)
Dream team per la pace “Voi ritenete davvero che Obama sia il buono e Putin il dittatore? Non insultate l’intelligenza della gente. (…) Io spero che Trump, Putin, Marine Le Pen e il sottoscritto possano fare qualcosa di utile per la democrazia e la pace nel mondo” (Matteo Salvini a Otto e mezzo, La7, 30 marzo 2017)
–– POCO PRIMA DELL'INVASIONE, IN QUESTI GIORNI…
Le ultime parole... (1)
Ucraina-Russia, Di Battista: “Putin riconosce Donbass? Nulla di preoccupante” “La Russia non sta invadendo l'Ucraina. Poi, per carità, tutto può accadere ma credo che Putin (e non solo) tutto voglia fuorché una guerra” (Alessandro Di Battista su Facebook, Adnkronos, 22 febbraio 2022)
Le ultime parole... (2)
“Non si capisce che convenienza avrebbe Putin a scatenare una guerra…” (Matteo Salvini a 24 Mattino, su Radio 24, 21 febbraio 2022)
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fuoridalcloro · 2 years
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“Conta che niente e nessuno ti ancori. Perché accettare situazioni o rapporti che ti chiedono (o impongono) di essere ciò che non sei? Sii un bersaglio mobile, ricordi? Di un oggetto di valore, facile da reimmettere sul mercato (sia una casa o un’opera d’arte), si dice: è un assegno circolare. Circolare, muoversi, scambiare, cambiare. Ne hai diritto. Oggi sei questo, sei qui. Domani potresti voler provare ad essere altro e altrove. Portando con te chi conta e quel che conta. O facendoti portare da loro, giacché tu per primo non devi essere una zavorra. Quindi controlla di che materiale sei fatto, quanto ingombri, se hai troppe pretese, debiti, aspettative, problemi irrisolti”.
Gabriele Romagnoli - Solo bagaglio a mano
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Un Giorno al Poligono.
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William Goldman: uno sceneggiatore da Oscar, uno scrittore da (ri)leggere
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Tutti probabilmente hanno visto Il maratoneta, capolavoro di John Schlesinger del 1976, con uno scontro ‘ad alta recitazione’ fra due mostri sacri: Laurence Olivier e Dustin Hoffman. Ma forse non tutti hanno letto il romanzo omonimo da cui è stato tratto il film, opera dell’ebreo newyorkese William Goldman. Difficile, come sempre, paragonare due forme artistiche così diverse come cinema e letteratura, ma in questo caso la medesima paternità è garanzia del massimo risultato. Nel libro c’è praticamente tutto: azione, stralci di storia contemporanea, caccia a criminali nazisti fuggiti in America del Sud per scampare ai processi, un feroce attacco al maccartismo, trame gialle e di spionaggio, pericolosi legami amorosi… Al protagonista, lo strambo Babe che ricorda un po’ il giovane Holden, mentre è intento a coltivare le sue due grandi passioni (la storia americana e la maratona: davvero esaltante la descrizione dell’impresa dell’etiope Abebe Bikila che a piedi scalzi trionfò alle Olimpiadi di Roma del 1960) capita di innamorarsi, di scoprire oscuri segreti familiari, di essere torturato da un dentista che non usa anestesia (è un ricordo autobiografico!) e di rischiare la pelle, in un susseguirsi a perdifiato di imprevedibili colpi di scena. La vicenda è raccontata con stile e linguaggio multiformi, che variano a seconda dei personaggi. La narrazione è vorticosa, avvincente, ironica e (vivaddio) politicamente scorretta. Ma cos’è l’umorismo? Goldman ne dà una definizione che sicuramente sarebbe piaciuta a Pirandello: “L’umorismo è l’inattesa giustapposizione dell’incongruenza”. Interessantissima l’introduzione, dell’autore stesso, sulla genesi del romanzo, della sceneggiatura e delle riprese, che potete leggere nell’edizione Marcos Y Marcos.
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Qualche parola su questo scrittore, uno dei più importanti sceneggiatori di Hollywood: nato a Highland Park (Chicago) nel 1931, pare che i genitori non riuscissero a tenerlo lontano dalle sale cinematografiche. Ha collezionato due Oscar: alla miglior sceneggiatura originale per Butch Cassidy con la strepitosa coppia, allora ancora inedita, Paul Newman-Robert Redford, “western insolito, accattivante e profondamente malinconico”, sulle note della colonna sonora di Burt Bacarach, e alla miglior sceneggiatura non originale per Tutti gli uomini del Presidente, con Dustin Hoffman e Robert Redford, storia di Carl Bernstein e Bob Woodword, i due giornalisti del «Washington Post» che svelarono lo scandalo Watergate, causando le dimissioni dell’allora Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.
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La sua prima sceneggiatura, era il 1963, fu per Soldato sotto la pioggia (anche in questo caso interpretato da una coppia di autentici fuoriclasse: Steve McQueen e Jackie Gleason) “fu anche il primo dei numerosi adattamenti realizzati per il cinema dai suoi romanzi”.
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Dopo una collaborazione con Michel Piccoli, 50.000 sterline per tradire (Masquerade, 1965), il successo è decretato dal bellissimo Detective’s Story (Harper, 1966) con Paul Newman e Lauren Bacall, tratto da Bersaglio mobile di Ross Macdonald.
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Non si maltrattano così le signore  (1968), con Lee Remick, George Segal e Rod Steiger, da un suo romanzo, racconta la storia di un serial killer che, ossessionato dalla figura materna, uccide donne di mezza età; il titolo si riferisce ad una frase pronunciata dalla madre del detective incaricato delle indagini; La pietra che scotta (1972) con Redford; Magic (1978), un horror-psicologico con Anthony Hopkins, ancora da un suo libro.
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Il resto è storia: da Papillon (1973), con il gigantesco duo Hoffman-McQueen, dal romanzo autobiografico di Henri Charrière, a Il temerario (1975), con Redford, a Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough con un cast stellare, a Misery non deve morire (1990) da Stephen King, a L’ultimo appello (1996) con Gene Hackman, da John Grisham.
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“Lavorò molto e sempre con risultati altissimi, spesso arrivando solo per rimettere a posto le cose o senza ricevere la firma sul film”; una delle sue caratteristiche fu anche la grande versatilità, che gli permise di spaziare da un genere all’altro.
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Ma ecco gli altri libri (ahimè non molti) dell’autore. Io sono Raymond (1957): “Illinois, fine anni ’50. Raymond Euripides Trevitt ha otto anni, è carino, ha un temperamento irrequieto e vuole trovare la sua identità, il suo posto nel mondo. Il passaggio dall’età dell’innocenza all’adolescenza lo cambierà profondamente, ponendolo di fronte a domande universali la cui sola risposta può arrivare dall’esperienza diretta. Come accadde all’Holden Caulfìeld di Salinger, Ray capirà attraverso le vittorie e i fallimenti, le amicizie e gli amori, i tradimenti e gli abbandoni, che l’unico modo per conoscere se stessi è accettare le esperienze che la vita ci pone innanzi. Un toccante e luminoso racconto su che cosa significhi affrontare un rito di passaggio, inevitabile e necessario”.
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Il silenzio dei gondolieri, pubblicato con lo pseudonimo di S. Morgenstein, “è una vera perla nascosta riscoperta grazie al traduttore, Dimitri Galli Rohl. Si narra che Goldman abbia avuto una folgorazione durante la sua prima visita a Venezia, e sia corso in albergo a scrivere questa storia che si era visto nella testa già completamente formata”. La recensione: “Un tempo, a Venezia, tutti i gondolieri cantavano, ed erano i più meravigliosi cantanti del mondo. Ma sono in pochi, ormai, a ricordare quei tempi gloriosi. Nessuno si spiegava perché all’improvviso tutti i gondolieri avessero smesso di cantare. Un bel giorno Goldman sbarcò a Venezia, ebbe un’illuminazione e andò sino in fondo al mistero. Scoprì così la nobile e triste storia di Luigi, il gondoliere con il sorriso da tontolone. La sua impareggiabile maestria, le sue disavventure e il suo riscatto finale. Ecco dunque tutte le verità mai raccontate su Giovanni il Bastardo, Laura Lorenzini, Enrico Caruso, il Piccoletto, Porcello VII, Sorrento il Grande, la regina di Corsica e naturalmente su Luigi, l’unico e il solo. Lui, che ha conquistato Venezia con un atto di coraggio maestoso, resterà per sempre anche nei nostri cuori, con il suo sorriso, il suo sogno e il suo canto”.
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La principessa sposa, da cui nel 1987 è stato tratto il film fantasy La storia fantastica, diretto da Rob Reiner, con la colonna sonora di Mark Knopfler, interpreti Peter Falk, Robin Wright e Billy Crystal; l’ormai introvabile Calore (1985), un thriller-noir ambientato a Las Vegas e Fratelli (1986), il seguito de Il maratoneta, libro veramente imperdibile che consigliamo per queste agognate, meritatissime vacanze!
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tma-traduzioni · 4 years
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MAG053 - Caso 9970509- “Crociato”
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GERTRUDE
Ti sei ripreso abbastanza?
WALTER
Sì, penso di si. Abbastanza da raccontare la mia storia, almeno.
GERTRUDE
Oh, bene.
Registrazione del sergente Walter Heller, riguardo una scoperta fatta vicino ad Alessandria durante l'Operazione Crociato nel novembre del 1941. Data della registrazione 5 settembre 1997.
Quando sei pronto.
WALTER
Giusto. Da dove vuoi che inizi?
GERTRUDE
Beh, hai detto che eri in servizio in Nord Africa quando è successo?
WALTER
Sì, ero con il Secondo Ussari Reali Gloucestershire . All'inizio non avremmo nemmeno dovuto essere in Libia, ma quando iniziò il contrattacco contro Rommel, l'intera brigata fu riassegnata. Avremmo aiutato con l’Operazione Crociato. Beh, per me andava bene, mio ​​fratello Frances era morto ad Arras quando i tedeschi erano avanzati l'anno precedente. Rommel era stato al comando lì, e l'ho odiato per questo. Sapevo che non avrei mai potuto fare nulla al riguardo, ma portavo sempre con me una sua vecchia foto che avevo ritagliato dal giornale, e mi ero assicurato di tenerla nel mio zaino così che l’avrei riconosciuto se mai l'avessi visto di nuovo, o per ogni evenienza.
Beh, eravamo in quattro nell'equipaggio del carro armato: Frank Malloy era al comando, Ralph McCulloch guidava e avevamo un artigliere di nome Dicky. Temo di non ricordare il suo secondo nome; non fu con noi per molto tempo. Io ero il cannoniere. Ho sempre avuto una buona vista, vedi, e ne hai davvero bisogno per sparare. Per Frank è facile indicare un granello all'orizzonte e darci l'ordine di sparare, ma io sono quello che deve allineare il tiro a circa un miglio di distanza, e trasformare un carro armato nazista in un mattone fumante prima che loro possano fare lo stesso a noi.
Ero bravo. Anche se sono riuscito a prendere tre M13 /40 quando erano iniziati i combattimenti. Mi sarebbe piaciuto provare con un Panzer, ma erano stati gli italiani a raggiungerci a Bir el Gubi, quindi non ne ho mai avuto l’occasione. Forse è stato meglio, a tutti gli effetti, i tedeschi avevano molto più addestramento, quindi forse sarebbe andata ancora peggio per noi. Ma odiavo comunque perdere tempo con gli italiani, quando sapevo che Rommel e i suoi Panzer erano là fuori da qualche parte nel deserto.
Fu tutto un po' un casino, a dire il vero, quella battaglia. Il nostro supporto aereo avrebbe dovuto ridurre i loro campi d'aviazione in macerie, ma il tempo li aveva tenuti a terra, quindi eravamo stati perseguitati dagli aerei tedeschi per tutto il tempo. Gli italiani avevano naturalmente imparato da Rommel e supportavano i loro carri armati con fanteria più pesante, mentre noi rimanevamo quasi completamente soli.
Frank prendeva la mitragliatrice quando riusciva a tenerla ferma, ma era abbastanza difficile tenere gli occhi sui carri armati nemici senza doversi costantemente preoccupare che un Panzerfaust ti si parasse davanti dal nulla. All'epoca eravamo ancora in un Crusader Mark 1, quindi avevamo la velocità per stargli davanti, ma ero praticamente inutile quando guidavamo. Ogni volta che ci fermavamo abbastanza a lungo per farmi dare un'occhiata a un carro armato italiano, finivamo col diventare bersaglio per la loro fanteria. Tutto sommato, penso che abbatterne tre sia stato uno sforzo abbastanza buono.
Sai, faceva caldo quel giorno. A quel punto ero stato nel deserto per meno di un paio di settimane, e il puro calore del posto era ancora uno shock. Vengo da Cheltenham, sai, quindi non sono esattamente abituato al sole cocente di un deserto libico. E un Crusader- beh, per tutti i suoi vantaggi, non aveva molto in termini di ventilazione, quindi passavamo molto tempo intrappolati in quello che era più o meno un forno mobile. Anche allora, potevo a malapena sopportarlo, ma una volta che i combattimenti erano iniziati e le pistole avevano iniziato a sparare, beh. Era solo un 2-pounder, ma il caldo era quasi insopportabile. 
La battaglia era iniziata da circa due ore quando accadde. Il cannone ora era così caldo che non riuscivo a toccarlo e dovevo asciugarmi un flusso costante di sudore dagli occhi ogni pochi secondi. L'intero deserto sembrava gonfiarsi e oscillare nella foschia calda, ma sentii chiaramente Frank dare un ordine per fare fuoco su un carro armato proveniente da est.
Ralph fermò il Crusader e sentii dall'interno il povero Dicky dire che eravamo liberi di sparare, imprecando continuamente per le sue dita bruciate. Potevo vedere la forma scura di un cannone italiano in lontananza e stavo cercando di ottenere l'angolazione corretta, ma la mia vista era così appannata dal calore intenso che era difficile mettere a fuoco correttamente il mio binocolo.
Poi lo vidi: un lampo di luce, un luccichio di sole scintillante dal carro armato nemico. Nel retro della mia mente, sapevo cosa significava: il sole che si rifletteva sul loro binocolo, che era rivolto su di noi, ma la mia testa era così annebbiata che per tutto il mondo sembrava che stessero ammiccando. Provai a dire qualcosa al resto dell'equipaggio, ma la mia bocca era troppo secca e tutto ciò che ne uscì fu un gracchiare sordo. Era strano, ma anche con l'intensa luce del sole che si rifletteva su quella distesa infinita di deserto luminoso, ricordo ancora di aver visto il lampo del loro fucile. Non lo sentii, però. Lo dicono sempre, no? Che non senti mai lo sparo che ti prende. Beh, di sicuro io non lo sentii.
Poi ero a terra con Frank e Ralph in piedi accanto a me. Ralph stava cercando di dire qualcosa, ma non riuscii a sentirlo a causa del forte ronzio nelle orecchie. C'era l'odore del metallo che bruciava e sotto di esso un altro aroma che non riuscivo a individuare. Provai a sedermi, ma nel farlo un dolore così lancinante mi percorse la gamba sinistra che crollai di nuovo.
A pochi metri di distanza sentivo il nostro Crusader, il fumo che si riversava dall'armatura incrinata. Mi sorprese quanto sembrasse intatta, finché non vidi le fiamme che fuoriuscivano dal portello. Fu allora che il suono nelle mie orecchie si affievolì abbastanza da farmi sentire: le urla dall'interno del carro armato. Dicky era ancora lì. Guardai i miei compagni e vidi nei loro volti che anche loro l'avevano sentito. Naturalmente non avrebbero potuto fare nulla per salvare il povero sciocco. Se, se lo avevano intrappolato lì dentro, allora, arrivare a lui sarebbe stato impossibile, e tentare li avrebbe solo uccisi. Quindi ho dovuto stare lì sdraiato e ascoltare Dicky arrostire a morte. Non so quanto tempo ci sia voluto, ma mi sono sembrate ore.
A un certo punto, deve essere stata ordinata una ritirata, siccome ho visto il resto dei Crusader arretrare. Frank riuscì a catturare l'attenzione di uno di loro, e il comandante accettò di portarmi in qualche posto in cui i medici avrebbero potuto darmi un'occhiata, ma non c'era spazio per tutti noi, quindi mi legarono letteralmente alla cima del carro armato, e andammo via, lasciando Ralph e Frank da soli.
Non è stato fino a quando ho rintracciato Ralph quasi 10 anni dopo che ho scoperto che erano stati catturati poco dopo e avevano trascorso il resto della guerra in un campo di prigionia italiano. Oh, da come l’hanno descritto, era stato abbastanza comodo, ma per quel che ne sapevo all'epoca li stavamo lasciando morire. Se, se non fossi stato così delirante per il caldo e il dolore, avrei potuto piangere. La mia memoria del viaggio di ritorno è frammentata e ho solo vaghi ricordi del dolore che ogni vibrazione dei motori del carro armato trasmetteva attraverso la mia gamba ferita mentre perdevo e riacquistavo conoscenza. 
Poi ci fu immobilità; urla. Ricordo una debole puntura nel braccio, e poi un diverso tipo di foschia si insediò nella mia mente mentre intorpidimento e sonno si diffondevano nelle mie vene. La cosa successiva che ricordo con chiarezza è il mio letto d'ospedale. Ero stato portato oltre il confine, di nuovo in Egitto, ed ero finito all'ospedale militare britannico ad Alessandria. Quando mi svegliai, c'era un silenzio tale che per un minuto, in preda al panico, ebbi l'improvviso pensiero che avrei potuto essere sordo. Ma in realtà era che dopo 70 giorni a sentire il rombo di un motore o di un altro, la pace di un ospedale quasi vuoto era così profonda e serena che non riuscivo a capirla.
Quando venne, l'infermiera fu abbastanza gentile da informarmi che ero uno dei primi feriti a essere tornati da Bir el Gubi, ma ne aspettavano di più. E infatti, nei giorni successivi il reparto si riempì e la mia pace scivolò via sotto il flusso costante di soldati feriti. Non mi dispiaceva troppo, dato che era ancora una vista dannatamente migliore che rotolare sul deserto in ebollizione in una bara di ferro. Per non parlare del fatto che si scoprì che non avrei perso la gamba, che è il tipo di notizia che ti mette di buon umore. I dottori mi avevano detto che probabilmente avrei zoppicato per sempre, come sono sicuro che tu abbia notato, ma non era infetta e non c'era il danno ai nervi di cui avevano avuto paura, quindi tutti hanno detto che era un ferita abbastanza buona da ottenere. 
Dopo alcune settimane, riuscivo a camminare senza troppo dolore e le infermiere mi consigliarono di iniziare a fare passeggiate occasionali intorno ad Alessandria. Lo feci, ma tra la gente del posto e l'esercito, era un posto affollato e rumoroso, anche di notte. Decisi di fare le mie passeggiate sempre più lontano dall'ospedale e dal centro città, e occasionalmente mi ritrovavo a vagare a una certa distanza oltre i limiti della città - almeno per quanto mi permettesse la gamba. Faceva ancora caldo, anche a fine dicembre, ma oltre il limite della città c'era un silenzio tranquillo che non riuscivo a trovare da nessun'altra parte.
Fu due giorni prima che tornassi in servizio attivo che accadde. Ero stato irrequieto per tutta la settimana e non riuscivo a sistemarmi o concentrarmi su nulla. Una volta uscito vicino al pilastro di Pompeo, la folla sembró disperdersi e la mia mente finalmente si schiarì un po'.
Continuai a camminare, anche se non stavo prestando particolare attenzione a ciò che mi circondava, finché non mi ritrovai abbastanza perso. Dopo diverse ore la gamba stava iniziando a farmi male e mi presi un momento o due per riposarmi contro una porta vicina. Il legno della porta era vecchio e secco e scricchioló quando misi il mio peso contro di essa. Non mi ero nemmeno accorto che si stesse piegando finché non fu troppo tardi. Un momento dopo ero disteso a faccia in giù in un seminterrato squallido, con la gamba che urlava di nuovo dolore.
Non si era rotta di nuovo, il che fu un sollievo, ma dovetti comunque restare lì seduto per un po’ per riprendermi dalla caduta. E nessuno sembrava aver notato ciò che era accaduto, o almeno non gliene importava, e mi presi alcuni istanti per guardare esattamente dov’ero.
Il seminterrato sembrava vecchio, davvero vecchio. Non sono un esperto di architettura egiziana, ma non assomigliava molto al resto di Alessandria. Oltre a ciò, a parte la porta ormai rotta, non sembrava esserci alcun ingresso del luogo o qualcosa che lo collegasse all'edificio sopra. Era asciutto e fresco, e non sembrava esserci nient'altro degno di nota, tranne che per una vecchia griglia in ottone, o forse bronzo, che supponevo portasse al sistema fognario della città.
Fu mentre finalmente, dolorosamente mi trascinavo in piedi che lo vidi. Da qualche parte molto al di sotto della griglia, mentre il sole calava su di essa, arrivò il bagliore di qualcosa di tondo e bianco. Fu solo per un secondo, e se non avessi trascorso così tanto tempo ad allenarmi per individuare gli oggetti a quella distanza probabilmente non l'avrei notato, ma c'era sicuramente qualcosa lì.
Mi avvicinai alla griglia di metallo aspettandomi di sentire l'odore di fogna dall’altra parte, ma invece arrivò l'aroma di qualcos'altro. A quel punto non avevo idea di cosa fosse, ma l'avrei descritto come non dissimile dal legno. Provai la griglia e scoprii che si staccava facilmente dal pavimento, lasciando un buco abbastanza grande da arrampicarsi senza problemi.
Avevo preso l'abitudine di tenere una torcia con me durante le mie passeggiate, poiché a volte avevo la tendenza a vagare troppo lontano, e quindi sarei tornato indietro al buio.  Illuminare il buco ora aperto rivelò quello che sembrava un vecchio tunnel. Non potevo dire se fosse stato creato dall'uomo, se fosse una grotta naturale o qualcosa nel mezzo, ma era abbastanza grande perché riuscissi a entrare. E ancora una volta vidi quel luccichio di bianco pallido molto lontano, quindi entrai.
Andavo piano, poiché la mia gamba era ancora debole e il pavimento del tunnel non era in piano. Mi dovetti accovacciare in certi punti e appoggiare le mani sulle pareti polverose per supporto. Dopo pochi minuti ero abbastanza in profondità che la mia torcia era l'unica fonte di luce, e il passaggio cominciò ad aprirsi in quella che sembrava essere una grande stanza.
Fu lì, in una piccola alcova scolpita nel muro, che vidi ciò che aveva catturato la luce. Era un vecchio rotolo di papiro che giaceva tra i resti in frantumi di questa custodia. Spostai la torcia in giro e vidi altri scaffali scolpiti nelle pareti della camera, ognuno dei quali ospitava il suo rotolo. Erano scritti in una lingua che non conoscevo, ma erano vecchi e puzzavano di età e di decadimento secco.
Non era l'unica stanza del genere, c'erano decine di camere simili, tutte le diverse forme e dimensioni collegate come gli scafi di un Wharram. Alcune erano vuote, alcune avevano ancora una manciata di vecchie pergamene lasciate nelle nicchie o cadute a terra. Sembrava che il posto fosse stato saccheggiato molto, molto, molto tempo fa.
Dopo aver controllato alcune stanze ero sicuro che qualunque cosa fosse, doveva essere una grande scoperta archeologica. Non sapevo davvero a chi dirlo, ma sapevo che dovevo dirlo a qualcuno. Mentre mi voltavo per tornare indietro verso l'entrata, il raggio della mia torcia cadde su qualcosa di scuro in una stanza adiacente.
Era un corpo. A quanto pareva, il cadavere era rimasto lì per tanto, tanto tempo e l'aria secca l'aveva quasi mummificato, lasciando la pelle essiccata tesa sulla struttura ossea. Indossava quelli che sembravano i resti di una cotta di maglia e un Karloff Tabard nero con una croce bianca appuntita decorata sul petto. Una spada spezzata giaceva nelle vicinanze, ora arrugginita quasi del tutto, e mentre guardavo il viso del morto non riuscii a fermare un brivido che mi scorreva lungo la schiena. Cercai di dirmi che era proprio il modo in cui il teschio si era deformato negli anni che lo faceva sembrare come se stesse urlando. I suoi occhi erano spariti, ma piuttosto che essere semplicemente decomposti nel nulla, c'erano graffi irregolari attorno al bordo delle orbite, che lasciavano cavità disordinate e vuote.
In quel momento avevo molta paura e mi ero appena voltato per andarmene quando la mia torcia si spense bruscamente. Fu una cosa stranissima. Avrebbe dovuto essere buio pesto. Non c'era luce che potesse filtrare in quelle caverne sotterranee, ma continuavo a vedere tutto. Ogni dettaglio del cadavere avvizzito davanti a me era chiaro come il giorno. Non c'era luce per vederlo, non posso spiegarlo, nemmeno descrivere davvero come mi sentissi, ma c'era oscurità assoluta e potevo ancora vedere. Allo stesso tempo ebbi improvvisamente la sensazione più intensa di essere guardato, come se mille occhi fossero rivolti a me contemporaneamente.
Rimasi pietrificato. Da qualche parte più in profondità di quella strana, antica biblioteca si udì un suono di movimento. Un fruscio di stoffa, e lenti passi ritmici che mi venivano incontro. Tornai indietro verso il tunnel che mi aveva portato lì, ma era difficile. La sensazione di essere guardato stava diventando più forte, un peso quasi fisico che sembrava trascinarmi giù.
Raggiunsi la bocca del tunnel proprio mentre una figura appariva in vista, indossando quelli che sembravano i resti di una veste antica, e nell'oscurità potevo vedere lunghe dita esili allungarsi, sondare verso di me. Nel suo enorme svolazzante cappuccio, non vedevo altro che un solo piccolo occhio. Non so a che punto abbia iniziato a urlare, ma so che non mi fermai finché non fui trattenuto dalla polizia militare e fuggivo per le strade di Alessandria nelle prime ore del mattino. Trascorsi un altro mese lì per sottopormi a valutazione psichiatrica prima di essere dimesso.
GERTRUDE
Capisco. Hai mai localizzato di nuovo quel seminterrato?
WALTER
Beh, volevo, ma sono stato supervisionato per il resto del mio tempo ad Alessandria.
GERTRUDE
Ne hai parlato con qualcuno dei tuoi superiori?
WALTER
No. Ero quasi convinto di aver immaginato tutto.
GERTRUDE
E hai rimesso a posto la griglia?
WALTER
[balbettando] La cosa?
GERTRUDE
Quella griglia di bronzo sopra l'ingresso dell'archivio. L'hai rimessa a posto quando sei fuggito?
WALTER
Oh sì, sì - sì, penso di averlo fatto.
GERTRUDE
Un'altra cosa. Quella sensazione di essere guardato. L'hai mai avuta da allora?
WALTER
Beh, non ero sicuro di quando dire qualcosa, ma sì. In questo momento. Quella strana svolta che ho preso scendendo le scale, l'ho sentita di nuovo. Tutti quegli occhi che mi guardano.
GERTRUDE
Grazie Walter. Ora, devo controllare alcune mappe con te, ma non credo che abbiamo bisogno che sia registrato. Stai bene qui per ora?
WALTER
Dovrei esserlo.
GERTRUDE
È improbabile che accada, ma se qualcun altro venisse qui -
WALTER
Dirò loro che sono un tuo vecchio amico che ti sta facendo visita.
GERTRUDE
Grazie. Questa dichiarazione non è ufficiale e non voglio che nessuno ti disturbi ulteriormente. Teniamola tra di noi.
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GERTRUDE 
Bene, questo è stato sicuramente utile.
Ci è voluto molto tempo per rintracciare qualcuno ancora in vita che abbia trovato il Serapeo di Alessandria. Non è una conferma completa della mia teoria sulle antiche iterazioni dell'archivio, ma mi sento sicuramente rassicurata per averlo perseguito.
Avevo lavorato sul presupposto che la grande biblioteca stessa avesse adempiuto alla funzione, ma ha molto più senso che fosse la derivazione del Serapeo. Le rovine dello stesso Serapeo principale vicino al pilastro di Pompeo sono abbastanza ben documentate, quindi potrebbero essere le grotte segrete menzionate in alcuni resoconti della sua distruzione.
Secondo Eunapio, la distruzione del Serapeo nel 391 d.C. fu condotta da una folla cristiana, incoraggiata dalle riforme di Papa Teodosio Primo, nel tentativo di scacciare il culto di altri dei da Alessandria. Ci sono altri resoconti, tuttavia, che affermano che gli studiosi si fossero barricati dentro con dei prigionieri e si fossero ritirati in caverne nascoste in profondità. Alcuni arrivano persino a sostenere che i prigionieri furono torturati nell'adorazione di divinità pagane od offerti come sacrifici di sangue. C'è anche uno storico contemporaneo senza nome che descrive la folla che aveva attaccato il Serapeo non come cristiani, ma usando una frase che si traduce approssimativamente come "quelli che cantano la notte".
Il cadavere trovato dal signor Heller sembrerebbero essere i resti di un cavaliere ospedaliero dell'ordine di San Giovanni, almeno sulla base della sua descrizione del Tabardo, molto probabilmente dal sacco di Alessandria nel 1365 di Pietro il Primo di Cipro. Sebbene generalmente raggruppato con il resto delle Crociate, questo è generalmente considerato uno dei pochi attacchi di questo tipo senza motivazione religiosa. Data questa scoperta, tuttavia, mi chiedo se ci possano essere stati... altri motivi. 
Indipendentemente da ciò, ho ulteriori ricerche da fare. La mia più grande preoccupazione in questo momento è qualunque creatura il signor Heller abbia incontrato lì. Era 56 anni fa, ma se è ancora viva, dovrei stare attenta. Cos'era? Un guardiano di qualche tipo? O forse... forse... una volta era anche lui un archivista.
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ARCHIVISTA 
Beh, solo due nastri finora e già io... non so cosa pensare.
Un altro archivio, una versione precedente. Faccio solo parte di una catena? Una lunga e infinita serie di persone che si definiscono "l'archivista" risalendo a...
Siamo tutti destinati a finire come Gertrude, seguendo la stessa strada? Devo scoprire di più su di lei. Una cosa sta diventando chiara, però. Non si fidava dell’Istituto Magnus. Qualcosa che mi preoccupa-
[Porta si apre] 
MARTIN
Stavo andando al bar, volevi un panino?
ARCHIVISTA
Dipende. Continuerai a ronzarmi attorno se vado alla mensa?
MARTIN
Mi preoccupo. Hai avuto bisogno di cinque punti dopo esserti accoltellato "accidentalmente" con il coltello del pane. Se stai ancora sostenendo che è quello che è successo–
ARCHIVISTA
Si
MARTIN
- allora mi perdonerai per la preoccupazione quando usi coltelli affilati.
ARCHIVISTA
Bene. Verrò con voi. Dammi solo un secondo per prendere il cappotto.
MARTIN
Sicuro.
[Porta si chiude] 
ARCHIVISTA
Il signor Heller è deceduto per un ictus nel 2004, rendendo difficile un’ ulteriore intervista per questo nastro. Ma ho trovato un articolo di giornale del marzo 1998, sei mesi dopo la registrazione della dichiarazione. Riferisce un'esplosione ad Alessandria che ha distrutto diversi edifici nelle vicinanze del pilastro di Pompeo e ucciso 17 persone. Le indagini ufficiali hanno determinato che si tratta di un'esplosione della rete del gas, ma... mi chiedo.
Gertrude Robinson non è chi pensavo che fosse.
Fine del supplemento. 
[Tradotto da: Jo]
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perfettamentechic · 4 years
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Azzedine Alaïa, couturier tunisino e designer di scarpe, particolarmente affermato a partire dagli anni ’80. La sua abilità nel taglio e le sue interpretazioni idiosincratiche su sagome classiche hanno reso popolare Alaïa per decenni.
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Alaïa, nato il 26 febbraio del 1935 a Tunisi – Tunisia – da genitori che coltivavano grano, è cresciuto con i nonni nella capitale. Azzedine aveva una sorella gemella, affascinante Hafida, sua ispiratrice nel tentare la strada della moda. Si pagava gli studi cucendo orli per una piccola sartoria della zona, imparò a tenere in mano ago e filo grazie alla sorella Hafida, che lavorava come sarta, era molto legato a lei. L’accademia lo aiuterà a scoprire il corpo e le forme. Fu anche influenzato dalla frequente lettura di Vogue.
Alaia mentì relativamente alla propria età per avere accesso al locale istituto delle belle arti a Tunisi, dove studiò scultura. Dopo aver terminato gli studi, Alaïa iniziò a lavorare come assistente di un sarto e nel 1957 si trasferì a Parigi, per lavorare nel campo del design della moda. All’istituto delle belle arti aveva conosciuto Leila Menchari (che per trent’anni disegnerà le vetrine di Hermès) insieme sognavano Parigi; fino a quando nel 1957 decisero di trasferirsi nella capitale della moda per eccellenza dove avrebbero avuto la loro possibilità. Non avevano denaro, ma molta ambizione, insieme prendono in affitto una chambre de bonne.
 Qui, Alaïa fu assunto presso Christian Dior, ma solo per cinque giorni, la Francia era in guerra con gli indipendentisti algerini e chiunque venisse dall’Africa del Nord non era ben visto. Bastarono questi pochissimi giorni alla Maison per capire che il suo unico desiderio era quello di vestire le donne, soprattutto quando vide l’attrice Marlene Dietrich scendere dall’auto con le sue gambe perfette.
La sua fortuna fu andare a lavorare come babysitter dalla marchesa di Mazan e la contessa di Blègiers per le quali cuciva abiti che loro indossavano a cene e teatri.
In questo periodo conobbe il suo compagno, il pittore tedesco Christoph Von Weyhe che gli rimarrà accanto per tutta la sua vita.
Lavorò per due con Guy Laroche per due stagioni, a cui seguì Thierry Mugler prima di decidere di aprire il proprio atelier, nell’appartamento in rue de Bellechasse, sulla Rive Gauche della Senna nei tardi anni settanta.
Da Dior sono rimasto il tempo di un soffio. Da Guy Laroche ho imparato tutto quello che bisogna sapere in fatto di tecnica. Una cosa, però, devo ammettere: detestavo disegnare. A me interessava capire cosa c’era sotto gli abiti, come facevano a stare in piedi. Da piccolo, sono cresciuto studiando le creazioni di Balenciaga sulle riviste di moda. Negli atelier, finalmente, avevo la possibilità di capire come fossero possibili. Ero l’incubo di tutti: passavo il tempo a guardare dentro ogni bustier, dentro tutti i cappotti, sotto ogni tubino.
Non si definiva un designer ma un Couturier, un sarto.
Per vent’anni Alaïa realizzò gli abiti per diverse donne di spicco dell’alta società francese come Marie-Hélène de Rothschild e Louise de Vilmorin.
1979 Alain Bernardin, fondatore  del Crazy Horse, chiede allo stilista di disegnare e realizzare i costumi i costumi delle 23 ballerine del noto locale di cabaret parigino.
Lavorare con le donne, è la cosa più importante per uno stilista. Ne apprendi lo charme, l’attitudine, il gusto. Ricordo quando Cecile Rothschild mi presentò Greta Garbo. L’attrice arrivò con un mantello, pantaloni larghi, camicia da uomo, un cappello e occhiali scuri. Era divina e non parlava molto. Raccontò che le avevano detto che ero bravo e lei voleva cappotti, mantelli e vestiti. Glieli confezionai e, dopo la sua morte, li riacquistai a un’asta.
Alaïa fonda il proprio marchio, a 40 anni, incoraggiato da Thierry Mugler. Lo stilista si impone con uno stile riconoscibile fatto di abiti scultorei. Della sua formazione iniziale di scultore si trovano le tracce lungo tutto il corso della sua carriera, in un notevole lavoro sulla silhouette che gli consente di essere oggi considerato come uno dei pilastri della storia della moda.
Nel 1980 fu prodotta la prima linea di prêt-à-porter dello stilista, con i riflettori puntati addosso, realizza abiti per le donne dell’alta società francese.
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Segna la storia il suo rapporto con Naomi Campbell:
Naomi è come una figlia. Mi fu presentata quando aveva quattordici anni da un’altra modella. La presi subito per una sfilata, ma la madre era contraria.  Quindi la chiamai, e lei mi disse che avrebbe accettato solo se avessi ospitato la figlia a casa mia. Così dopo la sfilata, passavamo le serate insieme. Naomi parlava un inglese terribile, che non capivo: quindi chiamavo al telefono la madre che parlava un po’ di francese, e facevamo assurde conversazioni a tre. In salotto, da soli, mettevo il film Donne di George Cukor e filmati di Josephine Baker. Le dicevo: guarda queste dive, devi imparare da loro.
Nel 1982 Alaïa presenta una sfilata nel grande magazzino di lusso Bergdorf Goodman di New York. Occasione che conosce la giornalista di moda Franca Sozzani con la quale inizia una lunga amicizia che durerà per tutta la vita: la “soeur italienne” la “sorella italiana” come la chiamava lui.
«Era il 1979, lavoravo per Vogue. Mi parlarono di questo sarto straordinario che trattava la pelle in maniera unica, realizzai uno speciale su di lui e volai a Parigi. Volle farmi un abito, iniziò a prendermi le misure commentandole: “Seno: perfetto. Vita: perfetta. Sedere: ah, che sedere mediterraneo!”. Iniziammo a ridere così tanto che tra noi si stabilì un’affinità di quelle che capitano poche volte nella vita. Il nostro era un rapporto d’amore, ammirazione e grandi divertimenti. Azzedine poi era incredibilmente orgoglioso di essere riuscito a farmi licenziare da Elle, che ai tempi dirigevo, per via di una cover mai uscita con un suo abito, da allora ribattezzato “la robe Carla”. Le diceva che l’abito dev’essere un bel ricordo, credeva nel lavoro, nella magia di quei momenti, nell’ideazione, nella creazione, nei dettagli che fanno la differenza, nei materiali, nelle prove dell’abito. Diceva: “Lavorare con le donne è la cosa più importante per uno stilista. Ne apprendi lo charme, l’attitudine, il gusto.”
Stesso anno conosce, attraverso l’illustratore e regista francese Jean-Paul Goude, la cineasta e ex modella di documentari francese Farida Khelfa.
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Maniaco della perfezione, incontra, s’innamora e veste una delle figure più emblematiche del tempo, la cantante Grace Jones.
Grace è un fenomeno della natura: appena entra in una stanza, ha la capacità di cambiarne i volumi e l’atmosfera, come fosse una scultura primitiva. È un’amica e una diva, una donna instancabile e bellissima.
Nel 1984 fu nominato “Miglior stilista dell’anno” e “Miglior collezione dell’anno“, durante la cerimonia di premiazione degli Oscar della Moda, indetta dal ministero francese della cultura nel 1984; in un evento memorabile in cui la cantante giamaicana Grace Jones lo ha portato in braccio sul palco. Anno, ’84, che lo stilista si trasferisce al numero 17 di rue du Parc Royal. La maison viene arredata dalla designer Andrée Putman. La sua carriera salì alle stelle quando due dei più potenti redattori di moda dell’epoca, Melka Tréanton di Depeche Mode e Nicole Crassat di French Elle, lo sostenevano nei loro editoriali. Grazie all’involontaria sponsorizzazione fornitagli dallo stilista Putman, le collezioni Alaïa iniziarono ad essere vendute anche negli Stati Uniti. L’interior designer Andrée Putman stava percorrendo Madison Avenue con uno dei primi cappotti in pelle Alaïa, fu fermata da un acquirente di Bergdorf Goodman che le chiese cosa indossasse, il che diede inizio a una serie di eventi che portarono alla creazione e alla vendita dei capi esortati e venduti a New York City e Beverly Hills
Dal 1988, furono aperte le boutique di Beverly Hills, New York e Parigi, e le creazioni dello stilista iniziarono ad essere sempre più richieste da celebrità come Grace Jones (che indossa i suoi abiti nel film Agente 007 – Bersaglio mobile), Tina Turner, Raquel Welch, Madonna, Brigitte Nielsen, Naomi Campbell, Stephanie Seymour, Carine Roitfeld, la giornalista Franca Sozzani e Carla Sozzani.
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I suoi vestiti seducenti e aderenti sono stati un enorme successo e dai media è stato chiamato “The King of Cling“.
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Nel 1989 Azzedine realizza gli abiti tricolori indossati dalla soprano Jessye Norman durante i festeggiamenti del 200° anniversario della Rivoluzione francese, compreso tutti i costumi della sfilata.
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Agli inizi degli anni ’90, ispirato dall’emergente musica hip hop e dallo stile street, propose il Total Look Maculato ottenendo un grande successo.
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La Collezione Primavera Estate 1992 diviene protagonista nel libro pubblicato da Prosper Assouline.
A metà anni novanta in seguito alla morte della sorella, Alaïa scompare dalle scene, pur continuando a lavorare per una clientela ristretta, e producendo le linee di prêt-à-porter. Ha presentato le sue collezioni nel suo spazio, nel cuore del Marais, dove ha riunito sotto lo stesso tetto il suo laboratorio creativo, la boutique e lo showroom.
Il mondo della moda inizia a cambiare diventa più globale, viene travolto dai grandi gruppi di lusso e dalle collezioni cadenzate con ritmi precisi. Alaïa farà un passo indietro perché, come dirà in seguito:
Non c’è più alcuno studio sugli abiti. Capire cosa significa davvero Couturier, ma soprattutto per comprendere come si possa ingannare il tempo tiranno e le logiche commerciali, rimanendo sempre fedeli a se stessi e coerenti ai propri ideali (di stile). Rema contro corrente, fieramente fuori sistema, rifiuta categoricamente i tempi altrui…Sfilo quando sono pronto.
Le sue collezioni uscivano anche due o tre mesi dopo gli altri, non guardava il lavoro dei suoi colleghi, non si faceva coinvolgere dai trend ma teneva conto di cosa andava di moda.
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Nel 1996 partecipò alla Biennale della Moda a Firenze, dove insieme ai dipinti dell’amico di lunga data Julian Schnabel, ha esposto un abito eccezionale creato per l’evento. I mobili progettati da Schnabel, così come le sue tele di grandi dimensioni, decorano ancora la boutique di Alaïa a Parigi.
All’uscita di Gianfranco Ferré da Dior, gli propongono il ruolo di direttore creativo, lui non accetta perché significherebbe chiudere la Azzedine Alaïa.
Nel 2000 firmò un accordo con il gruppo Prada, grazie al quale il nome del marchio Alaia sarebbe poi tornato in auge nel luglio 2007.
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Per la prima volta le Collezioni Estate Inverno 2002 vengono presentate nella boutique al numero 7 di rue de Moussy.
Nel 2007 riacquisisce il controllo della proprio Maison da Prada ed entra a far parte del gruppo Richemont, che possiede Cartier e Van Cleef & Arpels. Fonda l’Association Azzedine Alaïa insieme a Christoph von Weyhe e la gallerista Carla Sozzani per proteggere i suoi archivi di moda, design e arte con la prospettiva di farla sviluppare in una fondazione di interesse pubblico.
Nel 2008 ha ottenuto la Legion d’onore, la più alta onorificenza conferita dalla Francia.
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Nel 2015 espose i suoi abiti scultura a Villa Borghese a Roma ed espresse con un profumo la sua estetica, il profumo Alaïa, creato dal naso di Marie Salamagne, caratterizzato da note di pepe rosa, fresia, peonia, note animalico e muschio. Il film Van Gogh – sulla soglia dell’eternità di Julian Schnabel è dedicato a lui.
Lo stilista Azzedine Alaïa muore a Parigi il 18 novembre 2017, all’età di 77 anni, dopo che a luglio era tornato sulle passerelle con l’ultima collezione durante la settimana dell’haute couture di Parigi. Per l’occasione aveva sfilato per lui anche Campbell.
Alaïa è deceduto dopo diversi giorni di coma causato da una caduta, secondo le informazioni del settimanale Le Point e in seguito confermate da parenti e collaboratori.
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Un gigante in miniatura. Piccolo di statura, sarto massimo, si arrampicava letteralmente sulle modelle e sulle donne conquistando forme, curve e vette come farebbe un alpinista dello stile.
Non vi sono bozzetti delle creazioni Azzedine, non amava disegnare (come lui stesso aveva dichiarato), creava e realizzava ispirandosi direttamente sul corpo femminile di qualsiasi donna; amando e ammirando il corpo in tutte le sue forme.
Per conoscerlo bisogna amarle, le donne, e interessarsi a loro fino a dimenticarsi di se stessi, per questo io mi vesto sempre allo stesso modo.
L’abito di Madeleine Vionnet del 1935/36 è un esempio di cui nessuno comprendeva l’enigma del drappeggio. 
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Vengono inaugurate mostre in memoria dello stilista. A Parigi nella sede dell’associazione nel 2018, con un esposizione di quarantuno abiti, selezionati dal designer e storico di moda Oliver Saillard. Verso la fine dello stesso anno a London Design Museum, lo celebreranno nella mostra Azzedine Alaïa The Couturier a cura dell’illusionista Mark Wilson: presenti sessanta delle più emblematiche creazioni di Azzedine. 
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Una nuova era della maison è stata inaugurata con l’apertura del primo flagship store a Londra, in New Bond Street ad opera degli stilisti che hanno lavorato al suo fianco e porteranno avanti la sua tradizione.
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Nel gennaio 2019 è stata svelata una targa in onore del suo lavoro nel suo laboratorio del Marais.
EDITIONS ALAÏA
Le creazioni di Azzedine Alaïa resistono alla prova del tempo. La collezione Editions è costituita da modelli provenienti dall’archivio tra il 1981 e il 2017, incarna l’essenza della Maison ALAÏA: un connubio di tradizione e innovazione. Capi fedelmente riprodotti nei atelier  sulla base dei modelli originali, riflettendo l’inimitabile alla bellezza senza tempo di Alaïa e la visione, che aveva, della sensualità e della impeccabile tecnica sartoriale. All’interno di ogni capo, l’etichetta indica la stagione e l’anno, un omaggio al passato, rinnovato nel presente.
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aggiornato al 17 novembre 2020
Autore: Lynda Di Natale Fonte: maison-alaia.com, d.repubblica.it, web
Azzedine Alaïa – Maison Alaïa Azzedine Alaïa, couturier tunisino e designer di scarpe, particolarmente affermato a partire dagli anni '80. La sua abilità nel taglio e le sue interpretazioni idiosincratiche su sagome classiche hanno reso popolare…
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yelenabworld · 4 years
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Il fascino spigoloso di Grace Jones in 007 Bersaglio Mobile...
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