#Anna Sarfatti
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Due giugno quarantasei
il popolo italiano
vota per la Repubblica
non vuole più un sovrano.
Vota il popolo intero
finalmente anche le donne.
L’italia repubblicana
è nata con le gonne.
Democrazia vuol dire
popolo che decide
che pensa, sceglie, elegge
chi sono le sue guide.
L’italia da oggi unita
alza la sua bandiera
col bianco rosso e verde
ride alla primavera.
Anna Sarfatti
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persinsala · 6 years ago
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Ogni bambino è un cittadino
Ogni bambino è un cittadino
A Fucecchio si esplorano i principi della Costituzione con Ogni bambino è un cittadino in scena al Nuovo Teatro Pacini. (more…)
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redazionecultura · 6 years ago
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Parole a Scuola: insegnanti e studenti a lezione di web e social media
Parole a Scuola: insegnanti e studenti a lezione di web e social media
“Tecniche di narrazione con Instagram”, “Riconoscere fake news e hate speech”, “I social più usati dai ragazzi spiegati agli insegnanti”, “Essere adolescenti a colpi di like” sono solo alcuni dei titoli degli oltre 30 workshop che comporranno “Parole a scuola”, la giornata di formazione gratuita a Bari sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi.
Tanti gli esperti, i…
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lamilanomagazine · 3 years ago
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Milano, Museo del Novecento: debutta "Sintesi e grandiosità”, la retrospettiva su Mario Sironi
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Milano, apre al pubblico da domani negli spazi espositivi del Museo del Novecento la mostra “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità”, una grande e approfondita retrospettiva che ripercorre l’opera dell’artista a sessant’anni dalla morte. L’esposizione, in programma dal 23 luglio 2021 al 27 marzo 2022, è curata da Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento, in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald (Associazione Mario Sironi, Milano) e Romana Sironi (Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma). Oltre cento le opere esposte, che ricostruiscono l’intero percorso artistico dell’artista: dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo; dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano; dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta; fino al secondo dopoguerra e all’ Apocalisse dipinta poco prima della morte. Un progetto scientifico originale capace di restituire una inedita lettura dell’opera e della vicenda umana dell’artista. “Il Museo del Novecento prosegue con il suo lavoro di ricerca sugli autori italiani del XX secolo con un artista che, come pochi altri, ha saputo vivere lo spirito della nostra città, continuando a innovare stile e linguaggi – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Ed è questa attitudine al continuo rinnovarsi una cifra artistica di Sironi, che ha saputo farsi interprete emblematico della pluralità di esperienze espressive che hanno animato il primo Novecento italiano”. La mostra comprende anche le sale “sironiane” del Museo stesso e della Casa Museo Boschi Di Stefano, e si avvale di prestiti dai maggiori musei italiani, tra cui la Pinacoteca di Brera, Ca’ Pesaro e la Fondazione Guggenheim di Venezia, il MART di Trento e Rovereto e da collezioni private, riunendo così in un unico contesto i lavori più significativi del Maestro. Sono esposti, infatti, alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica di Sironi da quasi mezzo secolo (l’affascinante “Pandora”, 1921-1922; “Paese nella valle”, 1928; “Case e alberi”, 1929; “L’abbeverata”, 1929-30), e altri ancora completamente inediti. Ampiamente rappresentato in mostra è il ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919 ed esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di costruire, in tutti i sensi. Tra questi ci sono capolavori ben noti come “Sintesi di paesaggio urbano”, 1921; “La cattedrale”, 1921; “Paesaggio urbano col tram” 1925-28, del Museo del Novecento, esposto alla Biennale di Venezia del 1928; la “Periferia” del 1943. Sironi però è stato anche un grande interprete della figura umana. Ne danno testimonianza in mostra un nutrito gruppo di opere, tra cui il pierfrancescano “Nudo” del 1923, prediletto da Margherita Sarfatti; la misteriosa “Donna con vaso” del 1924; il “Pescatore”, 1925; “La fata della montagna”, 1928; la “Niobide” del 1931, e il doloroso “Lazzaro” (1946) dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare da quella fascista in cui aveva creduto. Ampio spazio è poi dedicato al suo legame con la pittura murale negli anni Trenta, di cui fu teorico e interprete. Presenti capolavori monumentali quali la luminosa “Vittoria alata”, il gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma, il visionario “Condottiero a cavallo” (tutti realizzati nel 1935) e il potente studio preparatorio, lungo quasi sei metri, della “Giustizia Corporativa” (1937-38). Lasciata alle spalle la sezione dedicata alla pittura murale, il “viaggio” nell’arte di Sironi volge al termine nelle ultime sale che documentano i drammatici anni finali dell’artista, tormentato anche dalla perdita della fi-glia Rossana, che si toglie la vita nel 1948 a diciotto anni. Ad accompagnare la mostra, un prestigioso catalogo realizzato della Casa Editrice Ilisso. Il volume, oltre al saggio introduttivo di Anna Maria Montaldo, riporta un ampio saggio e le schede analitiche di tutte le opere a cura  di Elena Pontiggia, studiosa dell’artista e autrice della sua prima biografia (“Sironi. La grandezza dell’arte, le tragedie della storia”, 2015); inoltre, gli approfondimenti di Fabio Benzi sul futurismo sironiano e di Maria Fratelli, direttrice della Casa Museo Boschi Di Stefano, che esplora con lettere ine-dite il rapporto di Sironi con i collezionisti Antonio e Marieda Boschi. “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità” fa parte de “La Bella Estate”, il palinsesto culturale estivo promosso dal Comune di Milano che, fino al 21 settembre, proporrà ai milanesi e ai visitatori della città un ricco calendario di iniziative artistiche, culturali, sportive, ricreative e del tempo libero. Read the full article
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samdelpapa · 6 years ago
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Libertaria senza compromessi Così era la rivoluzionaria venuta dall’Ucraina che, in nome dei suoi principi, finì per mettersi al servizio dei despoti. Dal 1880 al 1965 una vita straordinaria. Una biografia ce la narra
Destino tragico e paradossale quello di Angelica Balabanov, la rivoluzionaria ucraina figlia di un ricco proprietario terriero ebreo, fuggita da Cernigov giovanissima alla ricerca di sé, e divenuta un’icona del socialismo rivoluzionario europeo a cavallo dei due secoli. Una vicenda che Amedeo La Mattina, giornalista de la Stampa ci racconta con rigore e minuzia esemplari nel suo Mai sono stata tranquilla. La vita di Angelica Balabanoff. La donna che ruppe con Mussolini e Lenin (Einaudi, pp. 314, euro 20). E il senso amaro di quel destino sta proprio in questo: aver creduto nei despoti nel segno di un’utopia libertaria e senza compromessi. Per poi restarne delusa e tradita, fino a consegnare quella sua utopia a ciò che da giovane massimamente detestava: il riformismo ministeriale (quello di Saragat). Maledicendo inerme e dimenticata quell’epilogo finale, pur senza nulla rinnegare delle sue scelte (a parte l’invocazione struggente in punto di morte alla madre dalla quale s’era strappata per vivere la sua vita).
DALL’OTTOBRE A SARAGAT
E però tra la sua nascita in Ucraina attorno al 1880 e la sua morte solitaria a Roma nel 1965 si consuma una vicenda straordinaria. Quella che ci racconta con finezza La Mattina. E dentro ci sono il socialismo nascente in Europa, le origini del fascismo, l’Ottobre 1917, e poi il fascismo la guerra, l’antifascismo. E un corteo di donne eccezionali che furono amiche di Angelica. L’anarchica Emma Goldmann, Rosa Luxemburg, Anna Kulisciov, Clara Zetkin. Fascino non secondario di queste pagine, filo d’Arianna tra le tragedie di un secolo.
Tra i pregi più importanti del libro ve ne è uno speciale: la capacità di illuminare il rapporto di Angelica coi despoti. E di raccontare la loro mente. Prima di tutto quella di Mussolini, che Angelica letteralmente tiene a battesimo a Zurigo attorno al 1902, tra emigrati e fuorusciti sovversivi d’Europa. A lei che già conosce i grandi del socialismo Turati, Labriola, Kautski Benito si presenta come un derelitto che si autocompiange. Spiantato senza arte né parte, rabbioso e disperato. Angelica non solo lo educa alla filosofia e al socialismo, ma lo persuade di valere qualcosa. E se ne innamora, divenendone presumibilmente l’amante. Potenziandone l’ego ferito. Vellicandone la mania di grandezza frustrata. Mussolini stesso lo riconoscerà parlandone da «Duce» con Yvonne De Begnac: «Senza la Balabanov sarei rimasto un piccolo fuzionario, un rivoluzionario della domenica». Angelica spinge via via Benito al successo. Alla vittoria massimalista nel congresso socialista di Reggio Emilia del 1912. E l’anno prima a un ruolo di primo piano contro la guerra in Libia. Fino alla direzione de l’Avanti! Ma nell’ottobre 1914 si consuma il tradimento: Mussolini passa alla «neutralità attiva» sulla guerra, e subito dopo all’interventismo. In più, nella vita di Benito, già sposato con Rachele, compare un’altra donna decisiva: Margherita Sarfatti. Altoborghese ebrea e «modernista»: sarà lei, a sua volta ripudiata dal Duce antisemita, a forgiare il Mussolini «novecentista» in arte, a fargli amare i futuristi e poi il «ritorno all’ordine» estetico. Sicché il risentito Benito può convertire l’irruenza plebea nel rivoluzionarismo conservatore e populista. Nel fascismo. Strana mescolanza di sovversivismo dall’alto e dal basso, per opera di un uomo marginale che ha di mira il potere, nella crisi dell’Italia liberale. Mussolini sommerso e salvato, fatto uomo e despota dalle donne. Potrebbe essere (anche) questa una delle chiavi del libro di Mattina sulla Balabanov, fonte più vera di tante altre sulla vera indole del Duce di Predappio: il trasformismo d’assalto e il mimetismo psicologico da zelig sovversivo.
IL RUSSOCENTRISMO
Quanto a Lenin, la vicenda è diversa. Angelica lo ammira e ne diffida: è probo, ascetico e tranquillamente feroce. Aderisce da socialista alla sue tesi comuniste, ma se ne dissocia nel 1921. Quando vede che quello bolscevico è un dispotismo russo-centrico, cinico e anche terroristico. Ostile ad ogni umanitarismo etico. Nondimeno Angelica resterà marxista e socialista, intransigente oltremisura (si oppone a Nenni e all’unità coi comunisti italiani). Assediata da spie di Mussolini (che ancora la temeva) emigra in America, e lì diviene testimone del socialismo libertario antiriformista. Al ritorno in Italia uscirà dal Psi per andare nel Psdi, da sinistra! Ennesima delusione e grande lezione «impolitica». Ma soprattutto grande testimonianza sulla scuola e la psicologia dei dittatori.
Una che capisce di politica e geopolitica ed eravamo nel primo dopoguerra
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tmnotizie · 6 years ago
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SAN BENEDETTO – Gherado Colombo presenterà domani, giovedi 28 marzo alle ore 21.30 all’Auditorium Tebaldini il libro”Democrazia“. Conversa con l’ autore il professore Fabio Giallombardo. Evento organizzato da I Luoghi della Scrittura, La Bibliofila in collaborazione con il Liceo Classico Leopardi e l’IC Centro con il Patrocinio e il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della regione Marche.
Gherardo Colombo per oltre trent’anni ha fatto il magistrato presso il Tribunale, la Procura della Repubblica di Milano e la Corte di Cassazione, contribuendo ad alcune inchieste celebri, dalla Loggia P2 a Mani pulite, dal delitto Ambrosoli al processo IMI-SIR. Nel 2007 ha lasciato la magistratura e da allora si dedica alla riflessione pubblica sulla giustizia, con i ragazzi delle scuole e tramite il suo sito www.sulleregole.it.
Tra i suoi saggi: Ameni inganni (con Corrado Stajano, 2001), Sulle regole (2008), Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini(con Anna Sarfatti, 2009), Il peso della libertà (in Fëdor Dostoevskij, Il Grande Inquisitore, 2010), Le regole raccontate ai bambini (con Marina Morpurgo, 2010), Educare alla legalità (con Anna Sarfatti, 2011), Il perdono responsabile. Perché il carcere non serve a nulla (2013), La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo (con Piercamillo Davigo, 2016) e Il legno storto della giustizia (con Gustavo Zagrebelsky, 2017).
Imperfetta, esigente, fragile. Eppure irrinunciabile, perché non ha rivali se si tratta di garantire la ricerca della felicità individuale, nel rispetto e nella considerazione degli altri. È la democrazia. La respiriamo ogni giorno, fa così parte del nostro paesaggio mentale e del nostro vocabolario di base che avremmo difficoltà a delinearne i connotati, come accade quando qualcosa ci sembra troppo familiare.
Probabilmente non andremmo oltre la definizione scolastica, «governo del popolo», senza sospettare che niente è ovvio in quei due concetti, governo e popolo, e che coniugarli comporta premesse e conseguenze di estremo rilievo. Di più: implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole e attivo, non si accontenti di delegare chi lo rappresenta. Per governare una società complessa occorre infatti stabilire principi, regole, finalità, limiti, ma anche educare alla cittadinanza. «Democrazia» significa tutto ciò.
Lo spiega benissimo Gherardo Colombo, con la semplice cordialità di chi compie un gesto civile. Maneggiate da lui, le parole dense di una elaborazione secolare – libertà, diritti, doveri, uguaglianza, giustizia – rivelano una stretta pertinenza con i modi del vivere insieme, qui e ora, e riservano qualche sorpresa. Alla fine è ancora più chiaro che la democrazia, la si chiami forma di governo o modello organizzativo della società, parla di noi, della nostra sofferta perfettibilità.
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Nola: Premio Candelaio junior. Giovedì la cerimonia di premiazione
Nola: Premio Candelaio junior. Giovedì la cerimonia di premiazione #Candelaiojunior #premioletterario
Fulvia Degl’Innocenti, Anna Sarfatti, Cristina Zagaria e Michele Casella sono i vincitori del premio letterario il “Candelaio junior”. L’importante riconoscimento sarà conferito giovedì 17 gennaio alle ore 10.30 presso il teatro Umberto di Nola. L’iniziativa, alla IV edizione, é promossa dal circolo culturale Passepartout con la direzione letteraria della nota scrittrice campana Chiara Patarino,…
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worldfoodbooks · 7 years ago
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NEW IN THE BOOKSHOP: DECORATIVE ART AND MODERN INTERIORS 1967/68 (1968) • 1967/68 edition of Decorative Art and Modern Interiors, one of the finest book series from Studio Vista (UK). • Each handsomely designed volume showcases a selection of the finest examples of new architecture, interior design, environmental design, textiles, furniture and product design, including profiles on highlighted architectural projects that are documented through beautiful colour and b&w photography, descriptive texts, and axonometric, plan and section drawings, plus "Trends in Furnishings and in the Decorative Arts", which gives fine examples of new design in furniture, lighting, ceramics, glassware, silverware, textiles, etc. • This 1967/68 edition includes work by architects, designers, manufacturers : Bruno Munari, Stig Lindberg, Sergio Asti, Enzo Mari, Gillian Lowndes, Raili Konttinen, Alexander Girard, Bent Severin, Sigurd Persson, Joe Colombo, Angelo Mangiarotti, Afra and Tobia Scarpa, Cassina, Emma Gismondi Schweinberger, Vico Magistretti, Eero Aarnio, Helmut Jacoby, George Ciancimino, Roberto Menghi, Rolf Middelboe, Jørn Utzon, Leo Venchiarutti, Lanfranco Bombelli, John C. Parkin, Esko Pajamies, Toivo Korhonen, Arflex, Raija Tuumi, Lucie Rie, Robert Welch, Arne Jacobsen, Børge Mogensen, Marco Zanuso, Claudio Salocchi, Cesare Casati, Tecno, Sormani, Gino Sarfatti, Robert Welch, Jo Hammerborg, Pierre Paulin, Ilmari Lappalainen, Marcel Breuer, Beisl leuchten, Bruno Morassutti, Anna Castelli, Vicke Lindstrand, Oiva Toikka, Bjørn Wiinblad, Annikki Hovisaari, Nanny Still, Josef Hurka, Kartell, Artemide, Hans-Agne Jakobsson, Mosuke Yoshitake, Søren Georg Jensen, Timo Sarpaneva, Danese, Emma Schweinberger, Carl Pott, and so many more; plus an introduction by editor Ella Moody. Translated from English to additional German and French. • An invaluable series of books on architecture, interior and product design from the 1960s-1980s. • One copy via our website and in the bookshop. • #worldfoodbooks #decorativeartinmoderninteriors #1967 #1968 (at WORLD FOOD BOOKS)
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caveartfair · 8 years ago
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TEFAF Maastricht Sees Brisk Sales Early for Works Under €100,000
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Entrance of TEFAF Maastricht, 2017. Photo by Loraine Bodewes. Courtesy of TEFAF Maastricht.
Champagne flowed and oysters were shucked as TEFAF Maastricht celebrated its 30th year as one of the world’s most prestigious art and antiques fairs. The crowd, mostly older and mostly European, seemed jubilant and engaged, oblivious, at least for a few hours, to the wave of right-wing populism sweeping across the continent (and almost to the front door of the fair—the party of Dutch far-right politician Geert Wilders currently polling about 15% ahead of next Wednesday’s election).
Those darker thoughts were left well outside the Maastricht Exhibition and Congress Centre, a massive convention hall transformed for ten days into an elegant wonderland of museum-quality art, antiques, jewelry and modern design. As in recent years, visitors were greeted by the spectacle of thousands of flowers hung from the ceiling, each in slender individual vases, floating in a cloud over TEFAF’s welcome desk. Massive flower arrangements, fragrant with roses, punctuated the walkways, a hint of nature to distract from all the man-made beauty on display.
With New York’s Armory Show barely in the rearview mirror and Art Basel in Hong Kong less than two weeks away, TEFAF’s opening day drew a mostly European crowd, seasoned with a handful of American and Asian collectors. So how did the “global art circuit” become oddly parochial? Several dealers said the proliferation of art fairs around the world may have had the perverse effect of making once-international events regional, since Americans can now visit TEFAF twice a year in New York (in October and May) and Asia’s calendar of events grows ever-richer. 
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Installation view of Cardi Gallery’s booth at TEFAF Maastricht, 2017. Photo by Loraine Bodewes. Courtesy of TEFAF Maastricht.
Roxana Afshar of London’s Waddington Custot said she’s seen fairs go “from regional to international back to regional,” noting that collectors in Paris at last October’s FIAC were mostly French, while at TEFAF she was seeing mainly Dutch and Belgian buyers.
“It’s a very strong base,” she said. “The Dutch and Belgian collectors are great collectors in Europe so we’re very happy to meet them.” But where are the Americans?
“I think they’re all recovering from Trump,” her colleague joked.
Clémence Krzentowski of Galerie kreo, one of 13 exhibitors in TEFAF’s expanded design section, also saw her Dutch collector base grow. She stocked her booth with high-profile Dutch designers such as Hella Jongerius, whose Dragonfly Coffee Table (2013), one of a limited edition of eight, sold right off the bat, as did one of the lawn chairs Jongerius designed for the United Nations. The gallery also sold a vintage 1954 Gino Sarfatti neon lamp, for between €50,000 and €100,000. Krzentowski said what struck her about TEFAF’s attendees was the seriousness of their interest, regardless of where they were from.
“The ambiance is really a collector’s ambiance, rather than a social one,” she said.
Anna Ostellari of Tornabuoni Art agreed. The VIP opening, while still full of clinking champagne glasses and trays of exquisite food, remained a collector’s affair. Last year, she joked that it was more “les amis des amis des amis,” people who had been given tickets by their friends who were in Maastricht “just for the fun.” This year, she said “it’s the more serious people.” As with other galleries, she had seen mostly a local crowd, and one collector from Buenos Aires. “Not many from the U.S.,” she mused. “I think they can find something good in Miami.”
By the evening of opening day, the gallery had already sold three works, including a raised and indented white canvas, Superficie bianca (2001), by Enrico Castellani for €800,000. A 1994 work by Alberto Biasi, which sees a white swirl of PVC strips create an optical illusion, sold for €100,000. And yet another all-white work, an uneven terrain of plastic drinking straws by Francesca Pasquali, a young artist from Bologna, went for between €20,000 and €22,000.
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Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1964, on view at Cardi Gallery. Courtesy of TEFAF Maastricht.
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Michelangelo Pistoletto, Maria A Colori, 1962-1993, on view at Cardi Gallery. Courtesy of TEFAF Maastricht.
Nicolò Cardi of Cardi Gallery in Milan and London said he saw a similar dynamic, collectors who are “very focused into buying; it’s not just tourists.” Hours into the fair, he had three works on reserve, by Cy Twombly, Lucio Fontana, and Michelangelo Pistoletto. He attributed the art market’s stronger start in 2017 to, at least in part, the conclusion of the U.S. presidential election, and the modicum of certainty that provided.
“At least there is a new president of the U.S., even if nobody likes [him],” he said. “I’m not saying it’s good, it’s bad. But it happened, and also Brexit happened—at least everybody knows it happened.”
Last year, he said, was a soft year all around for the global art market, as people held their breath and waited to see the outcomes of those two major geopolitical events. Nonetheless, sales in 2016 edged up modestly to $45 billion from estimates of market size in 2015, according to TEFAF’s new global art market report, which relied on a new methodology that cut the overall size of the market by roughly a third. But the report said a substantial amount of sales activity had shifted to the private market, as consignors, hesitant to sell at auction, sought more discretion and control.
Cardi acknowledged the upcoming European elections do still pose some uncertainty, but he said their effect would be minor compared with the size and import of the U.S. 
At Galerie Thomas, director Jörg Paal said TEFAF’s stability and consistent identity, along with its proximity to the rest of Europe, could be one reason why the fair was off to a brisk start, relative to its usual pace, with plenty of interest in a large bronze Max Ernst sculpture, La Grande Genie (1967/ posthumous cast 1998) encircled by shrubs and ferns, and works by August Macke and Peter Halley.
“TEFAF is TEFAF for so many years, and people like that nowadays,” he said. “There are so many changes worldwide. Being stable, [collectors] know the fair, they know the high quality.”
TEFAF is indeed known for its quality: Each object admitted to the fair is rigorously vetted, although there have been some questions raised of late after several dealers who show regularly at the fair were accused of selling forgeries at other venues. But dealers also noted the quality of the collectors, who one frequently hears described as “sophisticated” and “learned.”
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Installation view of Beck & Eggeling’s booth at TEFAF Maastricht, 2017. Photo by Harry Heuts. Courtesy of TEFAF Maastricht.
“The kinds of questions they ask, it’s much better here,” said Katja Ott, gallery director at Beck & Eggeling in Düsseldorf. She had recently been at The Armory Show in New York, where she found people often seemed intimidated or shy to inquire about artists they didn’t know—or they asked more about the condition of the work, something that affects works’ monetary value, rather than the artist’s motivations or materials.  
Michael Beck agreed that the European client base at TEFAF was a much better fit for their gallery.
“If I come with my European stuff to America, people don’t know the artists,” he said, and without bothering to learn, they show little interest in buying.
But back on the continent, the gallery sold a number of works on opening day: a 2015 video work, Water Circle, by Fabrizio Plessi, On the top (1967) by Raimund Girke, an untitled work from 1963 by Gotthard Graubner, and an oil on canvas work by Piero Dorazio, granarossa (1960). Ott pointed to several other factors behind the auspicious start to the fair, including robust financial markets, strength in Europe’s major economies, and the promising results at Christie’s and Sotheby’s London sales over the previous two weeks.
Antiques dealers and galleries specializing in pre-19th-century art saw a more international collector base, possibly because TEFAF remains the premier fair for those categories, even as other fairs specializing in contemporary art have gained prominence. Pippa Cooper of Johnny van Haeften, a private dealer of Old Master paintings, said their booth had been visited by a number of North American collectors and institutions, as well as Asian visitors. While they had yet to post a sale as of midday Friday, she said interest had been strong after a Chinese television station recorded an interview with van Haeften in his booth. 
At Ben Janssens Oriental Art, a London-based dealer of Chinese and Japanese works, a set of four iron paintings that had been exhibited at the Metropolitan Museum of Art were bought by a private collector, said research assistant Grace Tu. The asking price for them had been between €50,000 and €60,000. A similar smaller pair also sold, with an asking price between €15,000 and €20,000.
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Kate Malone, Kryptonite magma vase, 2016, on view at Adrian Sassoon at TEFAF Maastricht, 2017. Courtesy of TEFAF Maastricht.
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Felicity Aylieff, Blue & white monumental vase Landscape II, 2014, on view at Adrian Sassoon at TEFAF Maastricht, 2017. Courtesy of TEFAF Maastricht.
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Bouke de Vries, Memory Vessel XLVIII, 2016 on view at Adrian Sassoon at TEFAF Maastricht, 2017. Courtesy of TEFAF Maastricht.
The very eclecticism of TEFAF’s Maastricht fair—Chinese antiques next to Old Masters next to Louise Bourgeois sculptures—makes it an exceptional educational experience, said Philip Hewat-Jaboor, chairperson of the art fair Masterpiece London and an art advisor and collector. In his view, TEFAF was one of the first and most successful fairs to mix disciplines, hopefully inspiring cross-pollination such as the juxtaposition of a large Vik Muniz photograph of a bee amidst pink flowers in a roomful of 18th-century furniture at Galerie Perrin.
“This is really the most wonderful way to open your eyes to new things,” he said, noting that he’s seen a “slight resurgence” in interest in exceptional works of furniture and objects, which are starting to be seen as works of art in their own right, and less as utilities.
“I think beauty is coming back,” he added.
At Adrian Sassoon’s booth, brisk sales of extraordinary glassware proved Hewat-Jaboor’s point. Director Mark Piolet said vases, urns, and bowls from designers such as Kate Malone, Felicity Aylieff, Rachael Woodman, and Bouke de Vries had all sold in the first two days, mostly to private collectors. A set of porcelain vases by artist Robin Best was acquired by an American institution for around €39,000. 
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Annibale Carracci, Portrait of an African Woman holding a clock, circa 1585, on view at Tomasso Brothers Fine Art at TEFAF Maastricht, 2017. Photo by Loraine Bodewes. Courtesy of TEFAF Maastricht.
Dino Tomasso of Leeds-based Tomasso Brothers Fine Art said his booth had drawn many of his known clients, who do travel from the U.S. and South America to see his wares, which range from antiquities statues to neo-classical works.
“We don’t get really walk-in and buy clients,” he said, noting that his specialties make him more of a destination.
He was already in negotiations for two much-discussed works, a fragment of a painting by Annibale Carracci, Portrait of an African woman holding a clock (1583/85), and a statue of Julius Caesar by Giambologna (c. 1551), although the sales were not yet finalized as of mid-day Friday.
TEFAF has long been associated with a slower pace of sales in comparison to its contemporary counterparts, despite the fact that Tomasso said “the connoisseur-collector has become less prominent,” over the years. Along with the category—and high price—of much of the work on view, the fair’s 10-day-long run, more than double many others, makes for a slower burn.
Under the €100,000 mark, however, sales were brisk throughout TEFAF’s opening days. At the booth of Gallery Delaive, an Amsterdam-based dealer of modern and contemporary art, gallery assistant Robrecht de Vocht stood with a bottle of champagne in hand as he went over some of the day’s sales, several in the €20,000 range, such as a massive box of chocolates by Peter Anton, Vivacious Variety (2016), and a couple in the €40,000 range, including an untitled 1975 oil painting by Karel Appel.
“It’s been busy,” he said, especially after last year, which got off to a slower start. He excused himself after a couple of minutes of polite chit-chat—he had to go pour the champagne for some friends and clients before it went flat.
—Anna Louie Sussman
from Artsy News
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Tre libri per insegnare la parità a bambini e bambine, a cura di Barbara Leda Kenny
Tre libri per insegnare la parità a bambini e bambine, a cura di Barbara Leda Kenny
Cittadine e cittadini si diventa e la parità è un concetto che, se acquisito durante la crescita, può portare a cambiamenti di lungo periodo. Ci sono libri pensati per educare bambini e bambine alla parità, dando loro gli strumenti per capire la storia e le conquiste dei diritti delle donne e la relazione con il loro presente.
Quante tante donne di Anna Sarfatti parla in rima di parità tra…
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tmnotizie · 6 years ago
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SAN BENEDETTO – Gherardo Colombo presenterà il libro “Il legno storto della giustizia” domani sera, mercoledì 4 luglio alle ore 21,30 presso il Circolo Nautico Sambenedettese. Conversa con l’ex magistrato Favorita Barra. L’incontro è organizzato dall’associazione “I Luoghi della Scrittura” e dalla Libreria “La Bibliofila” con il patrocinio ed il sostegno dell’Amministrazione comunale e del Circolo Nautico.
La corruzione è una piaga che infetta gran parte della vita sociale e politica del nostro Paese, in misura non solo eticamente inaccettabile ma anche economicamente insostenibile. Proprio all’Italia sembra infatti spettare un non onorevole posto tra le nazioni più corrotte al mondo: ovunque si formino aggregati di potere, lì alligna il rischio del malaffare.
Prendendo le mosse da questi presupposti drammatici che troppo spesso consideriamo immutabili e ai quali sembriamo quasi assuefatti, Gherardo Colombo e Gustavo Zagrebelsky si confrontano con schiettezza e reciproco rispetto discutendo da punti di vista diversi e complementari il senso ultimo del nostro vivere in comunità.
Con la consapevolezza che la democrazia può rappresentare un ambiente favorevole alla diffusione della corruzione e scavando nella nostra natura e nel desiderio tipicamente umano di raggiungere fama, potere e ricchezza anche a costo di sopraffare il prossimo, i due autori discutono di letteratura e filosofia del diritto, spaziano dalla storia all’attualità più recente, in un dialogo che sarà motivo di riflessione per quanti ancora credono nell’onestà, nella correttezza e nei principi della nostra Costituzione.
Gherardo Colombo per oltre trent’anni ha fatto il magistrato presso il Tribunale, la Procura della Repubblica di Milano e la Corte di Cassazione, contribuendo ad alcune inchieste celebri, dalla Loggia P2 a Mani pulite, dal delitto Ambrosoli al processo IMI-SIR. Nel 2007 ha lasciato la magistratura e da allora si dedica alla riflessione pubblica sulla giustizia, con i ragazzi delle scuole e tramite il suo sito www.sulleregole.it.
Tra i suoi saggi: Ameni inganni (con Corrado Stajano, 2001), Sulle regole (2008), Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini (con Anna Sarfatti, 2009), Il peso della libertà (in Fëdor Dostoevskij, Il Grande Inquisitore, 2010), Le regole raccontate ai bambini (con Marina Morpurgo, 2010), Educare alla legalità (con Anna Sarfatti, 2011), Il perdono responsabile. Perché il carcere non serve a nulla (2013), La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo (con Piercamillo Davigo, 2016)
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