Tumgik
#Angelo Rotta
adrianomaini · 1 year
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Le poche notizie sull'Ungheria furono date da Radio Vaticana in spagnolo il 24 agosto 1944
Le scarne notizie trasmesse da Radio Vaticana sulla situazione italiana fino alla liberazione di Roma furono affiancate da un assoluto riserbo sugli altri fronti.Il silenzio più assordante forse è quello tenuto sui rivolgimenti politici in Ungheria e sulla sorte degli ebrei ungheresi a partire dal marzo 1944. L’instaurazione di un governo controllato dai tedeschi significò l’applicazione della…
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bagnabraghe · 1 year
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Le poche notizie sull'Ungheria furono date da Radio Vaticana in spagnolo il 24 agosto 1944
Le scarne notizie trasmesse da Radio Vaticana sulla situazione italiana fino alla liberazione di Roma furono affiancate da un assoluto riserbo sugli altri fronti.Il silenzio più assordante forse è quello tenuto sui rivolgimenti politici in Ungheria e sulla sorte degli ebrei ungheresi a partire dal marzo 1944. L’instaurazione di un governo controllato dai tedeschi significò l’applicazione della…
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fovarosiblog · 1 year
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1932: A hercegprímás megáldja a magyar gépjárműveket a Vajdahunyad vár udvarán
1937: Angelo Rotta pápai nuncius megáldotta a dunai csónakokat
1944: Megáldották a Magyar Szentföldön az új lourdesi kápolnát
1943: Csoportos kerékpáráldás a Hősök terén
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unfilmconsalvoficarra · 10 months
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Santocielo Regia di Francesco Amato
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/ReQRHrnxQl
:: Trama Santocielo ::
Aristide è un angelo adibito all'ufficio smistamento preghiere che sogna un trasferimento nel coro dell'Altissimo. Durante un'assemblea del consesso dei cherubini si vota se eliminare l'umanità con un diluvio universale definitivo per punirla della sua scelleratezza, o mandare sulla terra un nuovo messia come ultima possibilità prima dell'estinzione. La spunta la seconda opzione, e qualcuno dovrà scendere ad ingravidare una donna con il nuovo figlio di Dio. Aristide si dà volontario, sperando che quella sia la sua occasione di ottenere in premio l'ambita promozione al coro angelico: una volta atterrato, dovrà posare la mano sul ventre di una prescelta, e il gioco sarà fatto. Ma per una serie di equivoci finirà invece per toccare il ventre di Nicola, un vicepreside in rotta con la moglie, che si ritroverà incinto del messia. E per poter tornare in Paradiso Aristide dovrà trovare il modo di riparare il guaio commesso.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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santocielo2023italia · 10 months
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Santocielo
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/ReQRHrnxQl
:: Trama Santocielo ::
Aristide è un angelo adibito all'ufficio smistamento preghiere che sogna un trasferimento nel coro dell'Altissimo. Durante un'assemblea del consesso dei cherubini si vota se eliminare l'umanità con un diluvio universale definitivo per punirla della sua scelleratezza, o mandare sulla terra un nuovo messia come ultima possibilità prima dell'estinzione. La spunta la seconda opzione, e qualcuno dovrà scendere ad ingravidare una donna con il nuovo figlio di Dio. Aristide si dà volontario, sperando che quella sia la sua occasione di ottenere in premio l'ambita promozione al coro angelico: una volta atterrato, dovrà posare la mano sul ventre di una prescelta, e il gioco sarà fatto. Ma per una serie di equivoci finirà invece per toccare il ventre di Nicola, un vicepreside in rotta con la moglie, che si ritroverà incinto del messia. E per poter tornare in Paradiso Aristide dovrà trovare il modo di riparare il guaio commesso.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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mucillo · 10 months
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Willie Nelson - Angel Flying Too Close to the Ground (Official Audio)
youtube
Se non fossi caduto
Allora non ti avrei trovato.
Angelo che vola troppo vicino al suolo
E ho riparato la tua ala rotta e sono rimasto qui per un po'.
Cercando di tenere alto il morale e abbassare la febbre.
Sapevo che un giorno saresti volato via.
Perché l'amore è il più grande guaritore che si possa trovare
Quindi lasciami se ne hai bisogno, me lo ricorderò ancora
Angelo che vola troppo vicino al suolo.
Vola avanti, vola oltre, alla velocità del suono
Preferisco vederti su che vederti giù.
Quindi lasciami se ne hai bisogno, me lo ricorderò ancora.
Angelo che vola troppo vicino al suolo.
Quindi lasciami se ne hai bisogno, me lo ricorderò ancora
Angelo che vola troppo vicino al suolo.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Angelo Galluzzi
MEMORIE DI UN DETECTIVE PRIVATO
Storie, indagini e avventure fuori dall’ordinario
Faccendieri corrotti, ragazzi privi di rotta, coniugi colmi di segreti, impiegati disonesti, giri loschi, trafficanti, preti, poliziotti, amanti irrequieti: in “Memorie di un detective privato”, ribolle un’umanità variopinta, eterogenea e tumultuosa, turbolento calderone in cui l’investigatore privato Angelo Galluzzi – qui al suo esordio come romanziere – si è trovato a nuotare un’intera vita nel corso della sua ultraventennale carriera.
Caso dopo caso, capitolo dopo capitolo, avventura dopo avventura, Galluzzi si mette a nudo, agganciando il lettore con le atmosfere noir create dalla sua penna, portandolo con sé negli appostamenti e negli inseguimenti forsennati.
Questo, tuttavia, non è un semplice memoriale autobiografico: ripartendo dalla sua arrembante gioventù sotto le armi, dalle sue escursioni subacquee nelle profondità dei flutti, dalle mille esperienze di un’esistenza movimentata e da una salda visione del mondo, l’autore prova a fornire concrete e sincere linee di vetta, utili a districarsi nella giungla conformista e omologante del nostro tempo, dandosi una linea di Formazione viva e vitale, con la disciplina e la caparbietà del segugio che non è disposto a mollare la sua preda, a rinunciare alla verità e a smettere di essere.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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blogexperiences · 14 days
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Alla Cappella Espiatoria di Monza Angelo Caprotti incontra il pubblico
Arte contemporanea alla Cappella Espiatoria di Monza Angelo Caprotti incontra il pubblico per raccontare la sua installazione site-specific “La Rotta” Cappella Reale Espiatoria di Monzasabato 14 settembre, ore 11.30 Sabato 14 settembre 2024 alle ore 11,30 è in programma presso la Cappella Reale Espiatoria di Monza un incontro con l’artista Angelo Caprotti, autore dell’opera d’arte site specific…
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lamilanomagazine · 10 months
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Oristano, reintegro in servizio in chiave volontaria dei medici in pensione con possibilità di utilizzo dei ricettari per le prescrizioni mediche
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Oristano, reintegro in servizio in chiave volontaria dei medici in pensione con possibilità di utilizzo dei ricettari per le prescrizioni mediche Reintegro in servizio in chiave volontaria dei medici in pensione con possibilità di utilizzo dei ricettari per le prescrizioni mediche, rafforzamento degli Ascot che nei primi mesi di attività si sono rivelati un importante presidio sanitario nel territorio, immediato incontro con i sindacati di categoria per individuare una soluzione al problema della Guardia medica di Oristano. Dalla Conferenza dei Distretti sanitari della provincia di Oristano arriva un segnale di unità rispetto alle richieste da indirizzare alla Regione in vista del prossimo incontro con l’Assessore regionale alla Sanità Carlo Doria. Ieri sera, a Palazzo Campus Colonna, il Sindaco di Oristano Massimiliano Sanna ha riunito i Presidenti dei Distretti Sanitari della provincia per un confronto con il Direttore generale della ASL di Oristano Angelo Serusi. Erano presenti Stefano Licheri, Francesco Mereu, Luigi Tedeschi e Sandro Pili e insieme a loro il Vice Prefetto Giuseppe Rania, l’Amministratore straordinario della Provincia Massimo Torrente e il Direttore sanitario della ASL 5 Antonio Pinna. “Dal tavolo è emersa la forte volontà di lavorare tutti insieme, Comuni, Provincia, Distretti sanitari e ASL, per trovare le soluzioni a una condizione di sofferenza della sanità locale – dice il Sindaco di Oristano Massimiliano Sanna -. Oggi paghiamo il conto di scelte sbagliate compiute nel passato, prima fra tutte il numero chiuso nei corsi di laure in medicina. Ma, oggi, è fondamentale tamponare l’emorragia e, nell’attesa che si possa rinvertire la rotta, dare tutti un contributo per assicurare ai cittadini i livelli di assistenza necessari”. “A giorni è previsto un incontro con l’Assessore regionale alla Sanità e in quell’occasione proporremo soluzioni di buon senso che sono praticabili nel brevissimo termini – aggiunge il Sindaco Sanna -. Per far fronte alla carenza di medici, soprattutto di medicina generale, chiederemo di offrire la possibilità a chi ne farà richiesta di poter continuare a rimanere in servizio, anche negli Ascot, consentendo loro di poter utilizzare i ricettari rossi per la compilazione delle ricette. Gli Ascot, realizzati dalla ASL di Oristano grazie a una intuizione del Direttore generale Serusi, si sono rivelati un presidio indispensabile. Occorre dunque rafforzarli e nei limiti delle rispettive competenze, i Comuni si rendono disponibili a collaborare con la ASL per una gestione coordinata, almeno per le materie amministrative o assistenziali (attraverso i PLUS) nelle quali si può esercitare una collaborazione”. “Un capitolo a parte merita la Guardia medica di Oristano – conclude il Sindaco Sanna -. È evidente a tutti che il servizio non può continuare a essere prestato a singhiozzo. Occorre continuità anche considerando che il servizio oltre a Oristano ha una valenza strategica: opera a beneficio del capoluogo, ma anche dei centri limitrofi servendo un’ampia utenza, ma soprattutto consente di alleggerire il carico che grava sul Pronto soccorso dell’Ospedale. Oggi, francamente, non si comprende il motivo per cui non si riescono a trovare i medici disponibili a prestare servizio presso la Guardia medica di Oristano che non può certo essere considerata una sede disagiata. Avvieremo un confronto anche con i sindacati e gli organismi di categoria per approfondire le cause di questa situazione e individuare insieme una soluzione rapida ed efficace”. Il Direttore generale della Asl 5, Angelo Maria Serusi, ha aggiunto: “L’azienda sanitaria oristanese è soddisfatta per la prosecuzione del lavoro sinergico con le amministrazioni locali, che comprendono i momenti di difficoltà della sanità territoriale e che supportano continuamente le scelte della direzione generale”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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orianagportfolio · 10 months
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«Quando lei è felice, il nostro caffè è più buono», forse la morale è questa, ho bisogno che lo sia. Sclero di Edoardo Vecchioni il libro che fa pensare. / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone n° 59/60, dicembre 2021/gennaio 2022.
Forse perché è Natale. Forse perché ho finito di leggere il libro in treno con Michael Bublé nelle orecchie. Ma è l'ultima frase di Sclero che mi rimane in testa più di tutto il resto della rocambolesca storia scritta da Edoardo Vecchioni: «E quando lei è felice, il nostro caffè è più buono». Forse la morale è questa. O forse ho bisogno che lo sia. È la felicità che porta il buono. Non la frustrazione, non il rancore, non il bisogno di rivalsa, né la vendetta.
Cornelio, il protagonista di Sclero, è arrabbiato per la maggior parte del tempo. Vaga, per la maggior parte del tempo. Il mondo che vede intorno è distorto. Ma è questo l'effetto che fa una diagnosi cronica prima dei trent'anni. E se è degenerativa, come la sclerosi multipla, l'unica promessa che ti fa è che sarà sempre peggio. Ed è normale arrabbiarsi, sentire tutto, specialmente il negativo, amplificarsi ogni minuto che passa. Se poi la tua ragazza ti lascia perché non regge l'idea della malattia, ti cornifica col tuo migliore amico, ti trovi solo. Solo e arrabbiato. E se, per caso, ti capita di trovarti nelle mani di un altro, solo e arrabbiato più di te, che si propone come mentore, via d'uscita da quella rabbia e quella solitudine, beh, è facile che il tuo mondo si ribalti.
È difficile definire il romanzo di Edoardo. Ma è difficile sempre entrare nella testa di «uno di noi», B.Liver, ragazzi che con la malattia vanno a braccetto anche quando non te ne accorgi, quando è invisibile, quando ci ridono sopra perché faccia meno paura. Il nostro cervello diventa facilmente un labirinto intricato e impenetrabile, complesso da raccontare. Il cocktail di emozioni ha sapori strani, mai completamente felice, mai completamente arrabbiato, oppure sì, anche troppo. L'unica forma plausibile è suo fedele riflesso: un racconto strano, un'avventura che inizia romanzo di formazione, tocca lo splatter alla Tarantino, si rivela poi thriller, con romantico finale. Sembra e diventa tutto e il suo contrario.
Vi è mai capitato di sbagliare barattolo, e mettere il sale nel caffè, al posto dello zucchero? Ecco, a volte vivere con una malattia cronica, un passato orrendo, un trauma mai risolto, ha lo stesso sapore. In questo, molti personaggi di Sclero si somigliano: Angelo, affetto da nanismo e per questo abbandonato, Cornelio, neodiagnosticato con sclerosi multipla, Yayo, suo migliore amico, disorientato dai suoi cambi di rotta, Napoleone, doppiatore cinico ma con un gran bisogno di tenerezza... Tutti hanno una scelta. Rifilare per rabbia un pessimo caffè col sale a chiunque incontrino, o perdere un secondo in più, respirare profondamente e decidere di zuccherarlo.
«E quando lei è felice, il nostro caffè è più buono». Vale anche il contrario: se il caffè è buono, e me lo fai «sentire», io di riflesso torno felice. E non perché la rabbia, la frustrazione, la solitudine spariscano. Torneranno. Ma quel caffè concede una tregua, ossigena il cervello, fa dormire qualche ora in più, la visione del mondo è meno distorta.
Ed è più difficile che un nano sadico e fissato con gli imperatori romani ti usi come un burattino, usando la tua umana debolezza a suo disumano vantaggio. È il ruolo di Ambra, che da sempre lavora ad AmikaMokA, il bar dei suoi, e grazie a quel caffè non si limita a deliziare i clienti, ma li salva, in molti modi.
È difficile dire se, o a chi, consiglierei di leggere il romanzo di Edoardo Vecchioni. Non è semplice. Anzi, rasenta l'assurdo. Ma è il nostro mondo. Benvenuti tra i B.Liver. Vi va un caffè?
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delinquenzanews · 11 months
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Ragusa: bella vittoria per i ragazzi di Angelo Iozzia contro Enna alla prima di Serie C
Bella vittoria per i ragazzi di Angelo Iozzia contro Enna alla prima di Serie C Ragusa Rugby Union: Malfa S., Lorefice G., La Rocca R., Cicciarella L. F., Paternò G., Occhipinti T., La Rossa E. L., Brullo G., Corallo G., Muccio M., Battaglia A., Stracquadanio E., Dicaro V., Bonomo M., Guastella R. A disp: Carbonaro G., Gurrieri E., Rotta G., Gulino A., Cappello F., Aprile G., Modica A.   Unione…
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siciliatv · 2 years
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Palumbo: Favara ottiene riconoscimento COMUNE PLASTIC FREE. Sono solo due i comuni siciliani
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"La scorsa settimana, insieme agli assessori Lillo Attardo e Angelo Airò Farulla, abbiamo ricevuto a nome della città di Favara un importante riconoscimento come 'Comune plastic Free' da parte dell'associazione nazionale che si occupa di sensibilizzazione ambientale e della lotta all'abbandono dei rifiuti. Un premio che è stato assegnato in base ai risultati conseguiti in base a cinque criteri: 1) contrasto agli abbandoni illeciti; 2) sensibilizzazione del territorio; 3) collaborazione con l’associazione Plastic Free; 4) gestione dei rifiuti urbani; 5) attività virtuose dell’ente.   E' la prima volta che Favara ottiene questo riconoscimento e sono complessivamente solo due i centri siciliani che possono vantarsi di averlo ottenuto quest’anno su oltre trecento candidature in tutta Italia. Sono consapevole che riceverlo in questo momento, con lo spettro di una nuova emergenza rifiuti appena allontanato, porte può apparire contraddittorio. Ma la verità è che abbiamo avviato un percorso che vuole far davvero cambiare rotta alla città sul fronte dell'igiene ambientale e quanto sta avvenendo è nei fatti solo un contrattempo dovuto ad alcune scelte miopi che abbiamo contrastato e continueremo a contrastare". Lo dichiara il sindaco Antonio Palumbo. Read the full article
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ra-tolkein · 2 years
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Una caccia
Una caccia per Giulio Medici.
  L’ardito Giulio, al giorno ancora acerbo,
Allor ch'al tufo torna la civetta,
Fatto frenare il corridor superbo,
Verso la selva con la sua gente eletta
Prese il cammino, e sotto buon riserbo
Seguia de' fedei con la schiera stretta :
Di ciò che fa mestieri, a caccia adorni,
Con archi e lacci e spiedi e dardi e corni,
Già circondata avea la lieta schiera
Il folto bosco; e già con grave orrore
Del suo covil si deslava ogni fiera:
Givan seguendo i bracchi 'l lungo odore.
Ogni varco de' lacci e can chiuso era.
Di stormir, d’abbaiar cresce il romore:
Di fischi e bussi tutto il bosco suona:
Del rimbombar de' corni il ciel rintrona.
  Con tal romor, qualor l'aer discorda,
Di Giove il fuoco d'alla nube piomba:
Con tal tumulto onde la gente assorda,'
Dall'alte cataratle il Nil rimbomba :
Con tale orror del latin sangue ingorda
Sono Megèra la tartarea tromba.
Qual animal di stizza par si roda,
Qual serra al ventre la tremante coda.
  Spargesi tutta la bella compagna,
Altri alle reti, altri alla via più stretta:
Chi serba in coppia i can, chi gli scompagna,
Chi già il suo ammette, ch’il richiama e alletta :
Chi sprona il buon destrier per la campagna,
Chi l'adirata fera armato aspetta :
Chi si sta sopra un ramo a buon riguardo,
Chi ha in man lo spiedo e chi s'acconcia il dardo.
  Già le setole arriccia e arruota i denti
Il porco entro il burron : già d'una grotta
Spunta già il cavriol: già i recchi armenti
De' cervi van pel pian suggendo in frotta.
Timor gl'inganni delle volpi ha spenti:
Je lepri al primo assalto vanno in rotta.
Di sua tana stordita esce ogni belva:
L'astuto lupo vie più si rinselva :
 E rinselvato le sagaci nare
Del picciol bracco pur teme il meschino.
Ma il cervo par del veluro paventare,
Do' lacci 'l porco o del fiero maslino:
Vcdesi lieto or qua or là Volare
Fuor d'ogni schiera il giovan pellegrino:
Pel folto bosco il fier caval mette ale,
E trista fa, qual fera Giulio assale.
 Qual il Centaur per la nev osa selva
Di Pelió o d'Emo va feroce in caccia,
Dalle lor tane predando ogni belia,
Or l'orso uccide, or il lion minaccia:
Quanto è più ardita fera più s'inselva :
Il sangue a tutte dentro al cor s'agghiaccia,
La selva trema, e gli cede ogni pianta:
Gli arbori abbatte o sveglie o rami schianta.
ANGELO POLIZIANOS. Lode G. Medici 
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intotheclash · 3 years
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Quella mattina faceva un freddo cane nel nostro quartier generale. In barba all'estate, un vento impetuoso di tramontana spazzava la piazza con furia maniacale. Sbatacchiava senza pietà le chiome delle vecchie Paulonie, lì da sempre, danzava con le loro foglie e tutte le cartacce sparse per terra a quell'ora, per poi infilarsi direttamente su per i nostri calzoni corti, fino a ghiacciarci le palle. Ma non sarebbe durata. A Luglio, quel vento infame, di solito, aveva vita breve. durava appena lo spazio di poche ore, poi, come si era alzato, si riabbassava altrettanto improvvisamente, per poi sparire in chissà quale altro posto. Io, Sergetto, Tonino e il Tasso eravamo in attesa, sugli scalini della fontana, in attesa di quei dormiglioni di Schizzo e Bomba. Ci stava aspettando la nostra seconda giornata di lavoro. La prima ci aveva rotto le ossa, ma non ci aveva piegato. Certo, ci era andata molto vicino, ma avremmo resistito. Erano ormai quasi le otto e dei due perdigiorno, neanche l'ombra. anzi no, un'ombra sbucò all'improvviso dal vicolo che proveniva dalla Ripa dei Somari; chissà mai perché si chiamava proprio in quel modo curioso. quell'ombra avanzava verso di noi con una lentezza esasperante ed aveva una forma assai bizzarra: sembrava quella di un avvoltoio, uno di quelli che apparivano sempre, al tramonto, nei cartoni animati. Era Schizzo. Che arrivava da non si sa dove, visto che la sua casa era dalla parte opposta del paese. “Alla buonora!” Urlò il Tasso, non appena lo riconobbe. “Con calma, eh! Tanto noi non si sa cosa fare, possiamo aspettare!” Schizzo si bloccò all'ingresso della piazza, alzò quel suo sguardo assente che, generalmente, tendeva sempre a sfiorare l'asfalto, come se fosse una delle cose più interessanti del mondo, perse un po’ di tempo a metterci a fuoco, per via di quelle lenti esagerate che si portava addosso, e, con un candore disarmante, chiese: “Chi stavate aspettando?” Ci guardammo un attimo allibiti, poi scoppiammo a ridere, come se avesse detto la battuta del secolo. Schizzo era un comico nato, solo che lui non lo sapeva, si erano dimenticati di avvisarlo. “Ma brutto sciroccato di un quattrocchi! Si può sapere dove cazzo sei stato?” Gli urlò, di nuovo, il Tasso. “Sono passato a trovare mia nonna.” Rispose, spiazzandoci di nuovo. Non era mai scontato. “Tua nonna? Certe volte mi fai paura sul serio, Schizzo. Ma come tua nonna? tua nonna è morta l'anno scorso!” “Lo so che è morta, mica sono un idiota. C'ero anch'io al suo funerale. C'era un sacco di gente al suo funerale. Infatti non è che sono andato a trovare proprio lei…” “Giuro che non ti capisco.” Affermai. E, a giudicare dalle facce degli altri, era evidente che neanche loro avessero capito. “Sono andato a trovare la casa di mia nonna. Quella dove abitava quando era viva.” “Ecco, adesso si che è tutto chiaro!” Si intromise Tonino. “Sei stato a trovare la casa. Mi sembra giusto. Chi è che non va a trovare le case? Io stesso, ogni tanto, ci vado.” Ma il sarcasmo non sfiorava nemmeno Schizzo, che continuò per la sua strada: “Ci vado spesso. Ci passo quasi tutte le mattine. Mi fermo un po’ sotto al portone, guardo la facciata tutta scrostata, le persiane che, ormai, stanno cadendo a pezzi, annuso l'aria e ricordo com'era. E quasi mi sembra che ci sia ancora. Che non sia morta. La vedo esattamente come l'ho sempre vista. Con quella sua veste scura, con sopra il grembiule da cucina, a trascinare quelle sue gambettine rinsecchite da una stanza all'altra, sempre in moto, sempre indaffarata. Oppure la vedo davanti al camino, quello grande della cucina, dove ci appendeva un paiolo di rame grosso come una carriola e ci cuoceva certi minestroni profumatissimi, con dentro tutte le erbe selvatiche che trovava in campagna. Come era buono il minestrone di mia nonna! E anche lei era buona. non mi ha mai picchiato. Neanche una volta. Era un angelo mia nonna.” “Beato te, Schizzo,” Disse il Tasso con un moto di invidia, “La mia mi carica di botte. La stronza! A casa mia, tutti me le danno, lei compresa. E’ sciancata, cammina di traverso come i gamberi, ma come le passo a tiro di bastone, me la fa pagare, anche quando non ho fatto un cazzo. E’ cattiva nell'anima, la vecchiaccia. Non poteva morire la mia, al posto della tua! ci avremmo guadagnato tutti e due!” “Dio non è così giusto come dicono. Oppure è troppo vecchio per fare quel lavoro. E’ distratto, non si ricorda una sega…dovrebbe scegliere bene chi far morire. Forse sarebbe ora che si trovasse un aiutante, uno giovane e serio, che faccia il lavoro per lui.” “Infatti. A me quella cosa che se ne debbano andare i migliori, mi pare proprio una bella stronzata.” Aggiunse il Tasso. La fragorosa risata di Tonino ci colse tutti di sorpresa, così ci voltammo a fissarlo con aria interrogativa. “Ma che ti sei bevuto il cervello? La nonna di Schizzo è morta, la mia mi massacra di legnate e tu te la ridi? Bell'amico che sei!” “Scusa, Tasso, è che mi hai fatto venire in mente quella volta che abbiamo aiutato tuo padre con la lavatrice nuova. Te lo ricordi?” “E chi se lo scorda più! Ancora porto addosso la cicatrice!” Conoscevamo tutti la storia, non c'erano segreti tra noi. L'avevamo già sentita più di una volta, ma era una bella storia, divertente, e una bella storia non stanca mai. Poi avevamo tempo, visto che Bomba chissà dov'era. “Se ci ripenso, mi vien voglia di suonartele ancora oggi!” Disse minaccioso il Tasso, ma si vedeva bene che gli veniva da ridere. “A me? E che c'entro io? Hai fatto tutto da solo! Te le sei cercate. Quella volta, tuo padre aveva ragione!” Replicò, Tonino. “Col cazzo! Mio padre non ha mai ragione. E tu dovresti stare zitto, perché se no…” “Piantala, Tasso! E racconta.” Lo esortammo in coro. “E’ successo l'anno scorso, durante le vacanze di Natale. Alla vecchiaccia si era rotta la lavatrice, ma rotta, rotta, tanto che il tecnico non fu in grado di ripararla. Mio padre, allora, fu costretto a decidere di comprarne una nuova e di farle un regalo, anche se si vedeva che gli giravano i coglioni, sia per la spesa, che per il fatto che fossimo sotto Natale. Perché dice che, sotto le feste, quelle carogne dei negozianti aumentano tutti i prezzi e siccome alla gente non va di fare una figuraccia, di passare per pidocchiosa, va a finire che compra lo stesso. Si fece prestare il furgone da suo fratello, quello che fa il muratore, quello gentile, tant'è che dicono, anche mio padre lo dice, che sia dell'altra sponda. Però io, una volta, mentre me ne andavo in bici su per le curve di Orte, l'ho visto fermo sul ciglio della strada, dove stanno le donnacce. ciò significa che è solo gentile e quello che dicono di lui è una stronzata. Insomma, mio padre prende il furgone e va a Viterbo a comprare la lavatrice. Al ritorno, trova me e Tonino a giocare al calcio nella piazzetta, sotto casa di nonna, così ci chiede di aiutarlo a scaricare l'attrezzo e a portarlo su per le scale. ” Tonino rideva forte e si batteva le mani sulle gambe. “Non posso pensarci! Ancora mi piscio addosso dalle risate. Quante ne hai prese quel giorno!” “Tu non fiatare, bastardo di un amico! E, quel giorno non ne ho prese tante come dici. Non più di tutte le altre volte che me le ha date, almeno. la differenza è che le ho prese per colpa tua!” “Mia? Che colpa ne ho io se quell'affare pesava come un morto e, quando stavamo a tirarlo giù dal pianale, mi è sfuggito di mano e il morto è finito sul piede di tuo padre?” “Ecco, bravo, è proprio questo il punto. E’ sfuggito a te, ma il calcione nel culo l'ho preso io!” “Mi sembra giusto! mica sono io il figlio! Mica si possono picchiare i figli degli altri!” disse Tonino, che non la finiva più di ridere. “Mi fa incazzare ancora, ma fin qui ci posso stare. Dopo, però, sulle scale, il morto ti sarà sfuggito un'altra mezza dozzina di volte. Quindi le cose sono due: o tu hai le mani di merda, oppure lo facevi apposta!��� Il quesito era elementare, e il Tasso conosceva già la risposta. Tonino rise ancora più forte, quasi si strozzò per i singhiozzi. “Cazzo, tuo padre tirava fuori certi bestemmioni che non avevo mai sentito. E ti mollava certe sberle che l'eco rimbalzava giù per tutta la tromba delle scale che era una bellezza!” “Allora lo ammetti, vile traditore!” “Certo che lo ammetto, ma la cicatrice non è stata colpa mia. Quella te la sei cercata. Hai fatto tutto tu. E’ stato tutto merito tuo.” “Quale cicatrice?” Chiese improvvisamente Schizzo. “Quale cicatrice? Questa cicatrice!” Strillò il Tasso, mostrando con orgoglio il bottoncino, ancora rosso vivo, al centro del polpaccio. “E come te la sei fatta?” Ci rotolammo tutti in terra dal ridere. Ogni volta la stessa domanda, come se Schizzo non avesse mai ascoltato la storia. Il Tasso decise di non dargli peso e tirò dritto: “Una volta arrivati in casa, mio padre, sudando come un maiale per lo sforzo, liberò la lavatrice dagli imballaggi e iniziò ad armeggiare con i tubi per collegarla e metterla in funzione. Io E Tonino avevamo finito, non servivamo più, stavamo per andarcene, quando mi andarono gli occhi sulla marca della lavatrice. Mi voltai e guardai mia nonna che appoggiata al suo bastone, trascinava per casa la sua faccia cattiva e quella sua gamba matta. Mi uscì di bocca senza pensarci: bravo, papà! hai scelto la lavatrice giusta per la nonna. Una Zoppas! Calò un silenzio di tomba, poi questo giuda di Tonino scoppiò a ridere. Mia nonna faceva fiamme dagli occhi e prese ad insultare me e mio padre per avermi messo al mondo. Tentò anche di colpirmi con il bastone, ma fui lesto a schivare. Fui lesto a schivare pure il tentativo di presa al volo del mio vecchio, ma lui, con l'altra mano, afferrò il cacciavite e me lo lanciò contro, quando ormai, ero convinto di averla scampata. Sentii una fitta tremenda al polpaccio e mi schiantai in terra. Vidi quell'arnese infame piantato, per metà, nella mia gamba e il sangue che iniziava ad uscire. Cacciai un urlo che nemmeno Tarzan nella giungla si sarebbe mai sognato, mio padre si avvicinò lentamente, con la faccia soddisfatta, recuperò il suo maledetto cacciavite, lo pulì sui suoi pantaloni da lavoro e disse: Così un'altra impari a fare lo spiritoso! E se ne tornò soddisfatto alla sua cara lavatrice.” “Giuro che, in quel momento, non mi veniva affatto da ridere, anzi, mi presi pure un bello spavento; chi se la sarebbe aspettata una mossa del genere! Ma ora, ora che è passato, cazzo se mi fa ridere!” Terminò Tonino.
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corallorosso · 4 years
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Un fiore per Rosaria e Donatella "Era nella bara, vestita di bianco e aveva una lacrima, proprio sotto l'occhio destro". Quando lo racconta Letizia Lopez, sorella di Rosaria, si tocca il volto, indica un punto impreciso tra le labbra e i capelli. Poi, come ha raccontato Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera, si commuove. Perché certe cicatrici non si rimarginano mai. Neppure 45 anni dopo. Neppure rassettando con ostinazione il piccolo appartamento di famiglia a Roma in via di Grottaperfetta, quartiere Montagnola, la "borgata" che in fondo borgata non è mai stata, un quartiere della ex periferia Sud. Qui i Lopez abitavano tutti assieme, i vecchi genitori Maria Antonietta e Giuseppe, e otto figli. Donatella era la più piccola, l'ultima di quella famiglia emigrata dalla Sicilia a Roma negli anni Cinquanta. Aveva 19 anni, faceva la barista, cresciuta in un collegio di suore perché i soldi in casa erano pochi, troppo pochi. Massacrata al Circeo nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975. Seviziata, pestata, irrisa "perché femmina e povera", stuprata a turno da Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Izzo. Uccisa per affogamento nella vasca da bagno di Villa Moresca, la dimora di proprietà della famiglia Ghira. Tra una tortura e l'altra Gianni Guido prese la macchina e se ne andò a Roma, per cenare con i suoi nel bell'appartamento di via Capodistria 4, quartiere Trieste, dove oggi vive da uomo libero dopo aver scontato poco più di 14 anni di carcere tra evasioni, fughe all'estero, indulto, buona condotta e ottimi avvocati. Quella notte di 45 anni fa, dopo la cena, Guido tornò verso il mare per vedere come finiva "la festa". Non lontano c'è via Pola, dove venne parcheggiata la sua auto, una 127 bianca, che conteneva nel bagagliaio i "corpi delle morte, senti come dormono". Ci ridevano su i tre massacratori, criminali prima di allora di piccolo cabotaggio, fascistelli cresciuti con la convinzione di farla sempre franca ... Dai verbali dell'interrogatorio a Donatella. "Gianni Guido mi aveva fatto sdraiare per terra, mi aveva messo un piede sul petto e legato una cinghia attorno al collo. Ha tirato così forte che alla fine la fibbia si è rotta. Allora ha cominciato a infierire con la spranga e con i calci in testa. Sono svenuta, poi ho finto di essere morta. I morti non provano dolore". Donatella Colasanti se n'è andata, dopo una esistenza travagliata e dolorosissima, nel 2005 per un cancro al seno. Vittima anche lei, come Rosaria, di un incubo infinito. Ad Angelo Izzo fu concessa la semilibertà nel 2004. L'anno successivo uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano, madre e figlia. Valentina aveva solo 14 anni. Per questo duplice delitto sta scontando l'ergastolo. Andrea Ghira non ha mai fatto un giorno di galera. Grazie a coperture e amicizie importanti, fuggì poco dopo il massacro del Circeo. Si arruolò nella Legione Straniera, sarebbe morto di overdose a Melilla, nel 1994. Di Guido abbiamo detto: è libero. Il giorno dei funerali di Rosaria, 4 ottobre 1975, tutta la Montagnola scese in strada... Ad officiare l'omelia fu un vecchio prete partigiano, Don Pietro Occelli. Disse parole che restano scolpite: «Vi è qui una sperequazione evidentissima che il delitto sottolinea: "loro" hanno avvocati di altissimo grido, hanno una magistratura che guarda benevola, hanno sempre la libertà provvisoria: e hanno anche le smaccate evasioni fiscali di padri ricchissimi che erano e sono rimasti fascisti. I figli di queste canaglie possono ammazzare, spendere e spandere, assassinare per non annoiarsi....». ... Dove Donatella e Rosaria sono cresciute c'è un piccolo parco ora, in loro memoria, a tenere viva una ferita sempre aperta frutto di una "sperequazione evidentissima" e di una giustizia mai completa, di un concetto di impunità in cui alcuni sguazzano in virtù dell'arroganza del potere, dell'apologia dello stupro, dell'abuso, della violenza e, per citare Albinati, di "quella malattia incurabile dell'essere maschi". Quel parco è in via Pico della Mirandola 89 e dove oggi alle 17, per volontà dell'VIII Municipio, le ragazze massacrate al Circeo saranno ricordate insieme a tutte le altre: l'esercito inerme delle donne vittime di femminicidio. Ognuna, ognuno porti un fiore. di Daniela Amenta
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paoloxl · 4 years
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Modena, 9 gennaio 1950: uccisi 6 lavoratori | contromaelstrom
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Poco dopo le dieci di mattina una decina di lavoratori si trovavano all’esterno della fabbrica vicino al muro di cinta, cercando di parlare con i carabinieri schierati. Un carabiniere sparò con la pistola, a freddo, uccidendo Angelo Appiani [30 anni, partigiano, metallurgico] colpito in pieno petto. Immediatamente dal terrazzo della fabbrica altri carabinieri spararono con la mitragliatrice sulla folla di lavoratori che si trovava sulla Via Ciro Menotti oltre il passaggio a livello chiuso per il transito di un treno.
Arturo Chiappelli [43 anni, partigiano, spazzino] e Arturo Malagoli [21 anni bracciante] vennero colpiti a morte, molti furono feriti, alcuni gravemente. La gente scappava, cercava riparo dai colpi della mitraglia che continuava a sparare, altri cercavano di assistere i feriti con medicazioni improvvise e li trasportavano al riparo.
Roberto Rovatti [36 anni, partigiano, metallurgico] si trovava in fondo a Via Santa Caterina, vicino alla chiesa, dal lato opposto e distante 500 metri dai primi caduti, aveva una sciarpa rossa al collo. Mezz’ora era passata dalla prima sparatoria veniva circondato da un gruppo di carabinieri scaraventato dentro un fosso e massacrato con i calci del fucile, un linciaggio mortale. Ennio Garagnani [21 anni, carrettiere] veniva assassinato in Via Ciro Menotti dal fuoco di un’autoblinda che sparava sulla folla.
Lo sciopero generale partì spontaneamente appena si diffuse la notizia del massacro. Un’automobile della Cgil con l’altoparlante avvertiva i lavoratori di concentrarsi in Piazza Roma. Poco dopo mezzogiorno Renzo Bersani [21 anni metallurgico] attraversava la strada a piedi, in fondo a Via Menotti, all’incrocio con Via Paolo Ferrari e Montegrappa, un graduato dei CC distante oltre un centinaio di metri si inginocchiò a terra, prese la mira col fucile e sparò per uccidere.
Sei lavoratori assassinati, 34 arrestati, i numerosi feriti trasportati in ospedale vennero messi in stato di arresto, piantonati giorno e notte e denunciati alla magistratura per «resistenza a pubblico ufficiale, partecipazione a manifestazione sediziosa non autorizzata, attentato alle libere istituzioni per sovvertire l’ordine pubblico e abbattere lo Stato democratico».
Era questa l’Italia “democratica” ricostruita dopo il fascismo da padroni e democristiani. Ricostruita sulla pelle dei proletari e dei lavoratori che venivano sfruttati ferocemente nelle fabbriche e nei campi e, quando si ribellavano, venivano massacrati nelle piazze.
È QUESTA LA STORIA NASCOSTA E SCONOSCIUTA DI QUESTO PAESE. E oggi alcuni personaggi ambigui, provenienti da certa “sinistra” cercano di riscrivere la storia falsificandola per mezzo di libri, lezioni accademiche, programmi televisivi, film e spettacoli teatrali e facendo passare dirigenti democristiani, padroni e funzionari di Stato come “persone perbene”.
Ma cosa stava succedendo a Modena e nel resto del paese in quegli anni? Era in corso dal 1948 una controrivoluzione per azzerare la forza dei lavoratori nelle fabbriche e la tenuta dei sindacati e partiti di sinistra, una forza costruita nella resistenza e nell’immediato dopoguerra. I padroni volevano abbassare il costo del lavoro e aumentare la produttività per orientare la produzione verso l’esportazione. Gli strumenti che usarono: la serrata e i licenziamenti collettivi e selettivi per ridurre il potere contrattuale dei sindacati e delle commissioni interne, l’aumento del ventaglio retributivo, salario sempre più legato alla produzione (cottimo e premio di produzione differenziato), intervento della polizia per sciogliere i picchetti e le manifestazioni; scioglimento dei “Consigli di Gestione”.
Nella città di Modena nei due anni 1947-49, ben 485 partigiani furono arrestati e processati per fatti accaduti durante la lotta di liberazione. 3.500 braccianti arrestati e denunciati per occupazione delle terre; 181 volte la polizia intervenne nei conflitti di lavoro.
Le maestranze delle Fonderie Riunite, con 480 lavoratori – la metà erano donne- nel 1943 parteciparono agli scioperi contro la guerra e per il pane. Dopo la “liberazione” i padroni “tornano proprietari”, è questa la scelta democristiana. Anche il padrone delle Riunite, il fascista Adolfo Orsi amico di Italo Balbo. Orsi è padrone non solo delle Riunite, ma anche della “Maserati Alfieri”, delle “Candele accumulatori Maserati” e delle Acciaierie. Come altri padroni fascisti ringalluzziti dalle vittoria democristiana del ’48, padron Orsi inizia con tre giorni di serrata, chiamando la polizia a sgombrare i picchetti. È la prima volta, dopo la liberazione, che a Modena la polizia interviene nel conflitti di lavoro. Sarà la prima di una serie di interventi sempre più aggressivi.
L’anno prima del “massacro” è il 9 gennaio 1949, è domenica e si tiene a Modena un comizio sindacale in piazza Roma, Fernando Santi, segretario generale della Cgil denuncia i licenziamenti e la serrata alla fonderia Vandevit e alla carrozzeria Padana. Al termine della manifestazione, mentre la gente rientra a casa mescolandosi con chi esce dalla chiesa, si scatena una selvaggia e inspiegabile aggressione poliziesca con camionette e manganellate e perfino colpi d’arma da fuoco. Il cambio di rotta era stato deciso dall’alto: colpire senza sosta il movimento operaio e sindacale per interromperne l’avanzata e ridurne la capacità contrattuale.
Alla fine di quel ’49, padron Orsi regalò ai “suoi” dipendenti la seconda serrata e il licenziamento di tutti i 560 lavoratori. L’idea di Orsi era di assumere nuovi lavoratori non sindacalizzati né politicizzati. Le “rivendicazioni” di padron Orsi erano di revisionare in peggio il premio di produzione, abolire il Consiglio di gestione, far pagare la mensa ai lavoratori, togliere le bacheche sindacali e politiche, eliminare la stanza di allattamento che le operaie si erano conquistate per poter andare in fabbrica con i figli. Dopo un mese di serrata venne la risposta operaia: sciopero generale di tutte le categorie proclamato per il 9 gennaio 1950 in tutta la provincia.
Ma il prefetto e il questore [non dimentichiamo mai che prefetti e questori erano stati traghettati in blocco dal regime fascista a quello democratico/democristiano] negano alla Camera del lavoro qualsiasi piazza per la manifestazione sindacale. Si racconta che il questore rispose alla delegazione di parlamentari e dirigenti sindacali che chiedevano una piazza: “vi stermineremo tutti”. Dal giorno prima arrivano a Modena ingenti forze di polizia, si dice 1.500 con autoblindo, jeep, camion. Occupano la fabbrica e si dispongono sul tetto con le armi.
Da quel tetto spararono con la mitraglia sui lavoratori per uccidere.
“Affoga nel sangue il governo del 18 aprile“, titola a tutta pagina il giornale l’Avanti! del giorno dopo. [il governo del 18 aprile è quello scaturito dalla vittoria democristiana del 18 aprile ’48: il governo dell’atlantismo, della rottura dell’unità sindacale: nascita di Cisl e Uil con i soldi americani, della soggezione agli USA, della crociata anticomunista e soprattutto dell’abbattimento della forza operaia!
Modena non fu un fatto isolato. In quegli anni iniziava una repressione antioperaia feroce e sanguinosa [nel 1948 sono stati uccisi 17 lavoratori in conflitti di lavoro, centinaia feriti e 14.573 arrestati]. Il sindacato di classe fu buttato fuori da moltissime aziende, oppure ridotto e emarginato. La dirigenza della Cgil, del Pci e del Psi fu piegata a più miti consigli in merito alla logica del profitto padronale e allo sfruttamento operaio.
Dopo quella dura sconfitta che dal ’48 si protrasse per tutti gli anni Cinquanta la classe operaia riprese l’iniziativa all’inizio degli anni Sessanta.
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