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#4 giugno 1944
italianiinguerra · 2 months
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18 luglio 1944, si conclude la battaglia di Ancona
Dopo lo sfondamento della linea Gustav e la conseguente conquista di Roma da parte statunitense il 4 giugno 1944 e il progressivo arretramento della linea tedesche verso nord, i porti di Ancona sul mare Adriatico al pari di Livorno sul Tirreno, acquisirono un importanza fondamentale per il rifornimento delle armate alleate. I porti di Brindisi e di Napoli erano ormai troppo lontani dal fronte per…
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lamilanomagazine · 3 months
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Vicenza, un pellegrinaggio civile nei luoghi del Capitano Giuriolo a 80 anni dalla sua scomparsa
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Vicenza, un pellegrinaggio civile nei luoghi del Capitano Giuriolo a 80 anni dalla sua scomparsa Un cammino fisico e spirituale sui passi del Capitano Toni, da Malga Fossetta, sull'Atopiano dei Sette Comuni, fino a Campogrosso, dove è prevista una celebrazione davanti alla sua lapide. In occasione dell'80° anniversario della morte di Antonio Giuriolo, il partigiano "Toni", caduto a Lizzano di Belvedere il 12 dicembre 1944, l'Istrevi (Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Vicenza "Ettore Gallo") e il Cai (Club alpino italiano )di Vicenza, di cui era socio, hanno progettato un'edizione straordinaria del Pellegrinaggio civile nei luoghi del Piccoli Maestri, domenica 16 giugno a Campogrosso. L'evento sarà preceduto dal cammino di quattro giorni (dal 13 al 16 giugno) che 19 soci del Cai percorreranno lungo i sentieri che si suppone Giuriolo abbia seguito, fuggendo dal tragico rastrellamento di Malga Fossetta del 5 giugno 1944. L'iniziativa è stata presentata ieri mattina a Palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza, da Stefano Fracasso, presidente Istrevi, Maurizio Dalla Libera, presidente CAI sezione di Vicenza e da Renato Camurri, storico dell'Università di Verona, alla presenza del sindaco Giacomo Possamai. «Ieri abbiamo affisso una lapide in ricordo di Giacomo Matteotti – ha detto il sindaco Giacomo Possamai - per farne memoria in modo concreto, a 100 anni dal suo barbaro assassinio. Oggi aderiamo con convinzione a questa iniziativa, con l'auspicio che quello di Giuriolo diventi un percorso conosciuto e amato nel panorama dei cammini italiani. Un cammino che, insieme all'andare in montagna, propone una riflessione sui valori della Resistenza e della Libertà». Nella primavera del 1944 i Piccoli Maestri, con a capo Toni Giuriolo, sono sull'Altopiano di Asiago, dove scelgono come campo base delle loro operazioni Malga Fossetta. Il 5 giugno 1944 inizia un rastrellamento nazifascista di eccezionale vastità che disperderà il gruppo. Alla fine Malga Fossetta è incendiata, alcuni di loro verranno uccisi, manca all'appello anche il Capitano Toni. Egli, sfuggito al rastrellamento, solo e senza notizie dei compagni, dopo una lunga marcia senza punti di appoggio, con la mano ferita e senza cibo, giunge a Campogrosso. Qui incontra l'amica Anna Correale, che gestisce il rifugio, poi Maria Setti, staffetta del gruppo, e il fratello Libero. Per ricordare quei tragici eventi, a 80 anni dalla morte di Toni Giuriolo, l'Istrevi ha spostato il tradizionale Pellegrinaggio civile da Malga Fossetta alla zona di Campogrosso. Contestualmente il Cai, in collaborazione con Istrevi, ha ideato il "Cammino Giuriolo": un percorso di 80 chilometri e oltre 4 mila metri di dislivello in cui, nei quattro giorni precedenti il Pellegrinaggio civile, un gruppo di soci percorrerà la fuga del Capitano "Toni" da Malga Fossetta verso Campogrosso. Non ci sono documenti che attestino con precisione il percorso di Giuriolo, ma numerose ricognizioni effettuate dal gruppo vicentino del Cai hanno permesso di individuare il tragitto più probabile da lui compiuto. Il cammino sarà descritto anche in un sito e in una guida, a disposizione di tutti gli escursionisti che vorranno ripercorrerlo. Il 16 giugno alle 10 è in programma l'incontro con i partecipanti al Pellegrinaggio civile 2024, per effettuare insieme l'ultimo tratto di cammino, dall'Ossario del Pasubio fino al Rifugio Città di Schio, a Campogrosso, dove si terrà la cerimonia conclusiva. All'arrivo, dopo i saluti delle autorità, sono previsti gli interventi di Renato Camurri, Università di Verona, e dello scrittore Giuseppe Mendicino. Ad essi si alterneranno letture de La Piccionaia e intermezzi musicali del Complesso Musicale Marzotto di Valdagno. L'evento avrà termine con un omaggio ad Antonio Giuriolo davanti al cippo a lui dedicato. Hanno dato il patrocinio all'iniziativa la Provincia di Vicenza, il Comune di Vicenza, il Comune di Arzignano, il Comune di Recoaro Terme. Hanno collaborato con Istrevi per l'evento il Cai, l'Accademia Olimpica, la Biblioteca Bertoliana, l'ANPI, l'AVL, la FIAP, l'Aned, l'Anei. Per informazioni: Istrevi tel.0444323228 - Email: [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 4 months
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Roma celebra l'80° anniversario della Liberazione Il 4 giugno Roma ha celebrato l'80° ann... #liberazione #LiberazionediRoma #rappresentanzainitaliadellacommissioneeuropea #RobertoSgalla #roma #romabpa https://agrpress.it/roma-celebra-l80-anniversario-della-liberazione/?feed_id=5660&_unique_id=665feef67b9c0
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carmenvicinanza · 5 months
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Walkiria Terradura
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Facevamo le pattuglie e le staffette. Combattevamo. Andavamo a prendere le informazioni nei paesi vicini, ci vestivamo da contadine, ci mettevamo i fazzoletti e partivamo.  Abbiamo avuto un ruolo molto più complesso di quello degli uomini.
La Resistenza non è fatta solo dagli uomini, è stata paritaria.
Pensate alle donne contadine che non hanno avuto uno straccio di riconoscimento mai, e nessuno ne ha mai parlato per anni, ci hanno curato, ci hanno ospitato nelle loro case, hanno diviso quel poco che avevano con noialtri, sono state delle donne meravigliose.
Walkiria Terradura partigiana e medaglia d’argento al valore militare.
Nata a Gubbio il 9 gennaio 1924, suo padre, avvocato e fervente antifascista, più volte arrestato e definitivamente liberato solo dopo la caduta di Mussolini, le aveva trasmesso l’odio verso la dittatura. Già al liceo, per il suo atteggiamento sprezzante verso il regime, aveva suscitato l’attenzione del fascio locale e fu più volte interrogata in Questura e redarguita severamente. Frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia quando, il 13 gennaio 1944, durante l’occupazione tedesca, i fascisti dell’OVRA fecero irruzione nel palazzo dei Duchi di Urbino in cui la famiglia risiedeva per catturare nuovamente il padre Gustavo ed è stata lei a trarlo in salvo in modo quasi rocambolesco.
Quando i nazifascisti se ne tornarono nelle loro caserme dopo otto ore di inutili ricerche, si è spostata tra i monti del Burano che separano l’Umbria dalle Marche, unendosi alla Quinta Brigata Garibaldi di Pesaro col nome di battaglia di Walkiria.
Da sottotenente aveva assunto il comando di una squadra di sei uomini, il Settebello, che era specializzata in sabotaggio: facevano saltare ponti, organizzavano agguati, rendevano impossibile la vita alle truppe nazifasciste impegnate nella zona.
Un giorno, dopo l’ennesima azione, accompagnata da un solo gregario, ha messo in fuga un intero reparto nemico a colpi di bombe a mano, consentendo tra l’altro ai partigiani di appropriarsi di armi e mezzi abbandonati.
Nonostante gli otto mandati di cattura spiccati nei suoi confronti dai nazifascisti che giravano con una sua foto per trovarla, non è mai stata catturata.
Sposata con il capitano dell’Oss Alfonso Thiele, dopo la guerra si era trasferita con lui negli Stati Uniti. Dopo essere stata posta sotto l’attenzione poliziesca del maccartismo, aveva deciso di tornare in Italia dove ha continuato il suo attivismo politico nel PCI e soprattutto dell’ANPI di cui ha fatto parte a lungo degli organismi di dirigenza nazionale.
Ha scritto numerosi articoli sull’esperienza partigiana, arricchendo le fonti storiografiche con lo straordinario punto di vista di donna combattente.
Alla fine della guerra è stata nominata sottotenente e, con decreto presidenziale del 26 giugno 1970 e ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana con la seguente motivazione: «Donna dotata di forte e generoso animo, entrava, malgrado la giovane età nelle formazioni partigiane della sua zona portandovi entusiasmo e fede. In lunghi mesi di lotta partecipava a numerose azioni contro il dotato avversario, mettendo in luce non comuni doti di coraggio e di iniziativa. Dopo essere riuscita con la squadra da lei comandata a fare saltare un ponte stradale, accortasi del sopraggiungere di un reparto avversario, incurante della grande sproporzione delle forze, attaccava con bombe a mano, di sorpresa, con un solo gregario l’avversario, infliggendogli dure perdite, ponendolo in fuga, recuperando altresì gli automezzi e le armi abbandonate. Valido esempio di determinazione, coraggio e alto spirito patriottico. Marche, 4 ottobre 1943-27 agosto 1944».
Fino all’ultimo ha continuato a tenere viva la memoria dell’antifascismo e della lotta partigiana, tra incontri pubblici e racconti, molti dei quali sono stati pubblicati da Patria Indipendente.
Una volta, chiamata a fare da consulente per un film a tema militare, ha stupito l’intera troupe montando e smontando uno Sten in appena tre minuti.
La sua storia è presente in diversi libri ed è stata protagonista di Walkiria, una guerrigliera sull’Appennino, docufilm di Gianfranco Boiani e Giorgio Bianconi.
Ha lasciato la terra quasi centenaria. Si è spenta a Roma il 5 luglio 2023.
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magauda · 8 months
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I primi bandi che ordinavano l'evacuazione della zona apuana apparvero a partire dall'inizio del mese di luglio
Con lo sfondamento a maggio del 1944 della Linea Gustav, gli Alleati fecero un importante passo avanti per la Liberazione dell’Italia. Il 4 giugno venne liberata Roma ed entro pochi giorni le prime città toscane videro l’arrivo degli Alleati, per l’esercito tedesco era giunto il momento di iniziare il ripiegamento sulle fortificazioni della Linea Gotica. In quest’ottica il comando militare…
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botallo · 8 months
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I primi bandi che ordinavano l'evacuazione della zona apuana apparvero a partire dall'inizio del mese di luglio
Con lo sfondamento a maggio del 1944 della Linea Gustav, gli Alleati fecero un importante passo avanti per la Liberazione dell’Italia. Il 4 giugno venne liberata Roma ed entro pochi giorni le prime città toscane videro l’arrivo degli Alleati, per l’esercito tedesco era giunto il momento di iniziare il ripiegamento sulle fortificazioni della Linea Gotica. In quest’ottica il comando militare…
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sapergo · 8 months
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I primi bandi che ordinavano l'evacuazione della zona apuana apparvero a partire dall'inizio del mese di luglio
Con lo sfondamento a maggio del 1944 della Linea Gustav, gli Alleati fecero un importante passo avanti per la Liberazione dell’Italia. Il 4 giugno venne liberata Roma ed entro pochi giorni le prime città toscane videro l’arrivo degli Alleati, per l’esercito tedesco era giunto il momento di iniziare il ripiegamento sulle fortificazioni della Linea Gotica. In quest’ottica il comando militare…
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bagnabraghe · 8 months
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I primi bandi che ordinavano l'evacuazione della zona apuana apparvero a partire dall'inizio del mese di luglio
Con lo sfondamento a maggio del 1944 della Linea Gustav, gli Alleati fecero un importante passo avanti per la Liberazione dell’Italia. Il 4 giugno venne liberata Roma ed entro pochi giorni le prime città toscane videro l’arrivo degli Alleati, per l’esercito tedesco era giunto il momento di iniziare il ripiegamento sulle fortificazioni della Linea Gotica. In quest’ottica il comando militare…
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bigarella · 8 months
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I primi bandi che ordinavano l'evacuazione della zona apuana apparvero a partire dall'inizio del mese di luglio
Con lo sfondamento a maggio del 1944 della Linea Gustav, gli Alleati fecero un importante passo avanti per la Liberazione dell’Italia. Il 4 giugno venne liberata Roma ed entro pochi giorni le prime città toscane videro l’arrivo degli Alleati, per l’esercito tedesco era giunto il momento di iniziare il ripiegamento sulle fortificazioni della Linea Gotica. In quest’ottica il comando militare…
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personal-reporter · 9 months
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Le grandi auto: Fiat Topolino
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L’auto che raccontò parte della storia dell’Italia tra le  due guerre… Nel 1934 l’ingegnere Lessia, direttore tecnico della Fiat, affidò al gruppo del ventinovenne ingegnere Giacosa, della sezione Motori Avio, il compito di progettare il telaio per una vettura piccola, che poteva essere venduta a 5.000 lire, secondo le direttive ricevute dal management. Il gruppo di Giacosa non aveva mai progettato un’automobile, ma ebbe subito l’idea di un telaio minimale e una scocca che collaborava alla rigidità dell’insieme. Un ulteriore elemento di innovazione, promosso da Fessia, fu la compatibilità del progetto con la trazione anteriore: con lo spazio completamente libero tra i fuselli delle ruote e la presa di moto sul cambio, la sospensione anteriore a balestra trasversale così la nuova automobile, con ritocchi significativi, aveva dei semiassi oscillanti a portare il moto alle ruote anteriori. A partire dal dicembre 1934 il progetto ebbe la denominazione e il nome commerciale di Fiat 500, poi presentata ufficialmente sul mercato il  15 giugno 1936 . Con il successo della iniziale versione berlina si affiancò ben presto quello della versione trasformabile, che dava  maggior comfort nella stagione estiva e la possibilità di guadagnare, a tetto aperto, ben due posti posteriori. La Topolino era una auto con una attenzione non comune alla carrozzeria e al prezzo di un’automobile di base. Già nel 1938 la 500 ebbe un ridisegno di tipo retrogrado, con il telaio  convenzionale prolungato per l’applicazione di balestre semi-ellittiche. La produzione si assestò oltre le 20.000 unità annualmente prodotte, ma l’inizio del conflitto impattò pesantemente sui dati di produzione fino a ridurre a solo 177 il numero dei prodotti nel corso del 1944. Dopo la pausa produttiva del ‘44-’45 il successo riprese on oltre 12.000 unità prodotte nel 1947. Nel 1948 fu presentato al Salone di Ginevra il modello Fiat 500 B , dove il telaio venne sensibilmente rinnovato con nuovi ammortizzatori, nuove balestre e pneumatici di maggior sezione. Il successo  venne confermato con otre 21.000 unità prodotte nel periodo 1948 – 1949, cui seguì la 500 C. on l’alloggiamento interno della ruota di scorta in un apposito vano, accessibile dall’esterno, dotato di sportello e serratura, i fanali incassati nei parafanghi e il cofano in unico pezzo con apertura comandata dall’interno. Accanto alla Berlina si affiancò subito la versione Giardiniera con pannelli e portiere lignee, così come era stato per il modello B. Nel 1951 la Giardiniera venne aggiornata con un modello, denominato Belvedere,  che sostituì alla scocca mista una interamente metallica che riprese, con un motivo a pannelli di diverso colore, il look della giardiniera senza ereditarne gli inconvenienti strutturali e di manutenzione. La versione Belvedere ebbe un successo straordinario, con la sua capacità di trasportare 4 persone più bagaglio e la sua versatilità che la fecero diventare un veicolo commerciale con un buon volume di carico. Questa duplice personalità segnò il paesaggio, urbano ed extraurbano, dell’Italia della ricostruzione ben oltre la cessazione della produzione della Fiat Topolino, avvenuta nel gennaio 1955, ma lasciando un segno indelebile nel cuore degli italiani. Read the full article
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marcogiovenale · 2 years
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oggi, martedì 28 febbraio su radio onda rossa: "scemo di guerra", di e con ascanio celestini
Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm oggi, martedì 28 febbraio 2023, alle ore 14:00 ● SCEMO DI GUERRA. Roma, 4 giugno 1944 scritto, diretto e interpretato da Ascanio Celestini Mio padre raccontava una storia di guerra, di quando era ragazzino. L’ho sentita per trent’anni. È la storia del 4 giugno del 1944, giorno della Liberazione di Roma. Per tanto tempo è stata per me l’unica storia…
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italianiinguerra · 4 years
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4 giugno 1944, gli yankees a Roma Il 4 giugno 1944, Roma abbandonata dalle truppe tedesche che avevano deciso di non ingaggiare battaglia all'interno di essa, venne raggiunta dalle avanguardie americane. 
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agrpress-blog · 7 months
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Una vera e propria “lezione di storia” sarà tenuta a Roma venerdì 16 febbraio (inizio alle ore 15.00) da Francesco Arcese, Antimo Della Valle, Gaetano De Angelis Curtis, Lutz Klinkhammer e Pino Pelloni nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto-Camera dei deputati in via del Seminario, 76. L’evento, promosso dalla Fondazione Giuseppe Levi Pelloni, dal titolo “Cassino 1944: bombe sull’Abbazia”, è dedicato all'Abbazia di Monteccasino in occasione degli 80 anni della sua distruzione ad opera dei pesanti bombardamenti delle Forze Alleate il 14 febbraio del 1944.  Il 15 febbraio 1944, durante la seconda guerra mondiale, il magnifico edificio fondato nel 529 da San Benedetto da Norcia, le cui spoglie accanto a quelle di Santa Scolastica riposano sotto l’altare maggiore, fu definitivamente raso al suolo dal violento e continuo bombardamento con cui gli alleati martellavano il caposaldo tedesco che bloccava loro la strada per Roma. Considerato il più insigne centro religioso e di studi delle abbazie benedettine, tramite i suoi monaci ha contribuito a salvare nei secoli e conservare nella sua biblioteca opere importantissime della letteratura antica, codici e incunaboli e preziose miniature. Distruzione inutile o necessaria? Su questo quesito e sul salvataggio di migliaia di opere si articolerà conferenza-seminario, che si gioverà del contributo di storici e ricercatori a ricordare il tragico e storiograficamente controverso evento bellico che ha portato alla distruzione dell'antica abbazia benedettina. Storiograficamente controverso dato che recenti ricerche presso archivi inglesi e statunitensi hanno evidenziato come l'abbazia di Montecassino venne distrutta da un errore di traduzione. Anzi per meglio dire fu uno scambio tra un nome di genere femminile e uno di genere maschile alla base dell’eliminazione di uno dei monumenti della cristianità, a causa di un bombardamento effettuato da una miriade di aerei anglo-americani. L'ordine fu dato dal generale americano Mark Wayne Clark, nella convinzione, poi rivelatasi errata, che l'interno dell'Abbazia fosse occupato dai tedeschi. In realtà, paradossalmente, proprio le macerie dell'abbazia furono utilizzate come trincee consentendo alle truppe tedesche di trovarvi rifugio e di continuare la battaglia. Cosa che in effetti fecero, con il risultato che la linea Gustav, che passava appunto da Cassino, poté resistere alla pressione degli Alleati fino a maggio di quell'anno. In totale, durante la battaglia di Montecassino, che si sviluppò da gennaio a maggio del 1944, persero la vita circa 135mila soldati tra alleati e tedeschi. Nel bombardamento persero la vita anche molti civili che proprio nel luogo di culto avevano cercato riparo sperando che fosse un luogo sicuro. L'abate Diamare ed i monaci sopravvissuti fuggirono poi a Roma per salvarsi. Il monastero fu preso il 18 maggio dai soldati polacchi, dopo molti mesi di violento conflitto e una perdita immensa di vite umane. Subito dopo, il 4 giugno, le forze alleate entrarono a Roma. L'Abbazia fu poi ricostruita nei primi anni Cinquanta del Novecento secondo le forme originali.
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der-papero · 3 years
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L'altro ieri sera ho visto per la prima volta Jojo Rabbit, e nelle sue scene ho pensato alla persona che prima viveva qui. Si chiamava Hermann, comprò di fresca costruzione nel 1971 la casa dove vivo adesso, passata a me nel 2018 dopo quasi 50 anni.
Quando ho sgombrato casa, ho trovato tanti quotidiani dell'epoca della guerra, quelli che sono in foto sono solo due di questi, abbastanza esemplari, uno il 27 luglio 1944, con una dichiarazione di Goebbels, braccio destro politico di Hitler, sull'implacabilità tedesca nella guerra e su come i traditori venissero fucilati senza pietà, e il secondo con data 17 giugno 1940, 4 giorni dopo l'entrata a Parigi dei tedeschi. Nella colonna di destra c'è una foto di militari ebrei, i "Vagabondi d'Europa" (così recita la didascalia), dileggiati dalla propaganda nazista, tutto quello che si legge in queste pagine è pura propaganda.
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Il signor Hermann ha conservato tutto di quei tempi, ho tanti quotidiani e documenti della propaganda, incluso un documento medico del campo di concentramento di Dachau.
Ora, del passato di Hermann non so nulla, tutto questo non dimostra inequivocabilmente che fosse un nazista, o che comunque avesse forti simpatie per quel periodo e quella ideologia. Quello che so è che conservava tantissimi lacci di scarpe, non ho mai visto tanti lacci di scarpe in vita mia, e sacchi interi di scatole di fiammiferi, di ogni colore, forma, provenienza. Erano in questo mobile,
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insieme ad ogni tipo di ferro arruginito, e oggi al suo posto c'è ogni ben di Dio della gastronomia italiana.
Era una persona profondamente incazzata, con tutti. Quando mi sono trasferito, i miei vicini mi hanno raccontato questi 50 anni di inferno, di Polizei che veniva chiamata al primo abbaiare del cane di un vicino, o, per una auto parcheggiata male, di minacce e pretesti per alzare la voce e litigare, del fatto che lo incontrassero nei viali e lui raccontava il suo terrore che lo spiassero, che gli iniettassero qualcosa negli occhi per controllare la sua mente. Mi è costato migliaia di euro di giardiniere per togliere siepi urticanti, che aveva fatto mettere ai lati della casa, affinché i vicini si ferissero durante la cura del prato. La figlia scappata negli USA, non ha più messo piede qui in Germania, se non per firmare l'atto di vendita, l'ho vista una volta sola in vita mia, col suo marito americano non proprio socievole. La moglie, morta a poca distanza dal marito, chiedeva perdono alla figlia, per via del comportamento del padre.
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Quello che c'è scritto fa male, ma fa ancor più male la scrittura lenta e dolorosa di quelle parole, specchio di una vita passata all'ombra dell'odio verso gli altri, una madre che ha dovuto subire questa scelta, e in questa lettera, scritta poco prima di morire, ha provato a chiedere scusa alla figlia, per tutto.
Insieme a tantissime foto, dove sembravano una famiglia felice come tante, le ho trovate insieme a quei quotidiani, ho spedito i loro ricordi nello North Carolina, venendo a sapere poi dai vicini dell'odio che la figlia aveva per il padre, e realizzai di aver fatto forse per l'ennesima volta del male a qualcuno, pensando di fare la cosa giusta.
Tutto questo per dire che, quando ho visto Jojo e il suo credere ciecamente nel nazionalsocialismo e nell'odio verso gli ebrei, con l'aiuto del suo amico immaginario Adolf, mi son immaginato la vita di Hermann, dove chissà, forse nazista lo era davvero perché Hitler non l'aveva mai lasciato, consegnandoli una esistenza di odio continuo, e deve essere stata davvero una cosa inimmaginabile, un tormento senza fine. Non sto parlando di tutto quello che già sappiamo e che la storia ha già da un lato sviscerato e dall'altro condannato in maniera inequivocabile, ma la scelta di mettersi una svastica su una banda rossa al braccio, e decidere di odiare a tutti i costi, provare a capire cosa si prova a fare della propria vita una scelta di odio. Jojo ha avuto la fortuna di avere un cuore buono, e quella banda non ha retto sul suo braccio, è caduta per l'amore di una ragazza ebrea, e ho amato ancor di più Yorki, questo figlio del suo tempo con un lanciarazzi su una spalla e sempre desideroso di un abbraccio, la scintilla che mi ha fatto pensare ad Hermann è stata questa sua frase, che l'ho trovata di una intelligenza e una consapevolezza senza fine.
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Oggi mangio alla stessa tavola dove mangiava lui, dormo nella stessa stanza dove dormiva lui, lavoro dove lui giocava a biliardo, e provo solo una tristezza infinita per quello che gli è accaduto. Non sono mai stato ferrato in storia, non ricordo nulla della linea Maginot, delle campagne in Africa, dell'entrata dei russi a Berlino, ma ricordo i racconti di mio nonno catturato sulle spiagge libiche, dei racconti del mio prozio che veniva saccheggiato dai fascisti quando le cose andavano bene, e dai nazisti quando andarono poi male, costretto a nascondersi insieme con i suoi figli maschi per evitare di essere fucilati, il ritorno a casa di mio nonno dopo circa 7 anni di prigionia, attraversando l'Oceano Indiano per giorni in nave col terrore che gli inglesi lo buttassero a mare, come è accaduto ad alcuni suoi compagni, la diserzione e la fuga dell'altro nonno, storie che mi venivano raccontate come se fossero favole, che non dimentichi più, e credo che da quei tempi bui si possa imparare tanto attraverso le storie che mi raccontavano da bambino, o rivivendo la vita di Hermann con i racconti dei vicini, o sentendo il dolore di una madre che ha perso la figlia, o provando la vergogna leggendo quelle pagine ingiallite.
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magauda · 3 years
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gregor-samsung · 3 years
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" Un sentimento sicuramente molto diffuso, e che alimentò la repulsione subito manifestatasi verso i fascisti repubblicani, sta nel carattere che quelli assunsero di lugubri ma sfacciati revenants. È vero, i quarantacinque giorni di Badoglio erano stati di falsa libertà, di dittatura militare, di torbidi compromessi. Ma il crollo verticale del fascismo in tanta parte dei suoi specifici apparati e dei suoi simboli era stato di natura tale da colpire gli animi come un evento dal quale mai si sarebbe potuti tornare indietro. Su questa strada la coscienza popolare aveva in ampia misura galoppato ben oltre le intenzioni, le paure e i maneggi del re e di Badoglio. Ora i fascisti resuscitati sembrava facessero, contro natura, scorrere il tempo a ritroso. Erano appena usciti dal sepolcro e subito davano ordini. I loro ostentati atteggiamenti vendicativi [...], il loro scorrazzare per le città in camicia nera e con divise raccogliticce, rialzando teatralmente i simboli del regime e ripristinando i nomi fascisti di strade e piazze, la riconquista di palazzo Venezia e della sede di piazza Colonna avvenuta a Roma mimando spedizioni punitive e assalti guerreschi contro nemici inesistenti, erano tutti spettacoli che scuotevano, spaventavano e intristivano anche coloro che non avrebbero poi maturato precise scelte resistenziali. L’occhio attento di Franco Calamandrei si posò, a piazza Colonna, sulla «gente che sosta nella piazza a guardare, con un’aria tra di curiosità, di timore, di compatimento e di irrisione, e una reciproca aria d’intesa» [Calamandrei, La vita indivisibile]. Non molto diversa è la memoria di un fascista: «I passanti sui marciapiedi appena alzavano gli occhi stupiti per quella cosa così inattesa, ci cercavano con visi increduli, ma noi eravamo già lontani» [Mazzantini, A cercar la bella morte]. Il fatto che i fascisti potessero esibire di nuovo la loro prepotenza soltanto perché protetti dai tedeschi privava quella resurrezione di ogni barlume di sia pur oscura eroicità. Certo, in questo modo i fascisti, e lo si è sopra fatto notare, si riqualificavano innanzi a se stessi e si ricaricavano contro i loro nemici. Ma si ricaricavano anche gli antifascisti, molti dei quali cominciavano a pentirsi di essere stati troppo clementi dopo il 25 luglio, di aver confuso il proprio senso di liberazione con una realtà che era invece ben più ostica e dura. In un clima «più intonato alla gioia che alla vendetta» era stato commesso un errore per troppa generosità e per incapacità di previsione: «Li abbiamo derisi, li abbiamo insultati, ed è finita lì» [testimonianze di Edovillo Caccia e di Alberto Todros]. Erano stati temuti i tedeschi ma non i fascisti. Durante i quarantacinque giorni, testimonierà dopo molti anni Ferruccio Parri, che era stato sempre vigilante sulle mosse tedesche, «la ripresa fascista non era scontata, poteva essere probabile, però devo dire che non si presentava come imminente» [Intervista sulla guerra partigiana concessa a L. La Malfa Calogero e a M. V. de Filippis]. Era comunque un errore che non andava ripetuto. «Non vi illudete con il ricordo dei quarantacinque giorni. Questa volta non la scamperete», scrisse «l’Unità» il 4 giugno 1944. E, nelle istruzioni diramate all’immediata vigilia dell’insurrezione, il vertice del PCI dichiarò: «Non possiamo fare un secondo 25 luglio». Tutta la Resistenza è attraversata da questa costante preoccupazione. «Il Combattente» scrive esplicitamente che il 25 luglio il popolo è stato troppo clemente. ”
Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati Boringhieri (collana Universale); prima edizione: 1991. [Libro elettronico]
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