#11 settembre morti
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perfettamentechic · 1 year ago
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11 settembre … ricordiamo …
11 settembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Carlo Alighiero, nome d’arte di Carlo Animali, attore, doppiatore e regista teatrale italiano. Fece parte della Compagnia Vittorio Gassmann. Sposato con l’attrice Elena Cotta. (n.1927) 2017: Peter Hall, Sir Peter Reginald Frederick Hall, attore e regista inglese. Sposato quattro volte con: l’attrice francese Leslie Caron;  Jacqueline Taylor; il soprano lirico Maria Ewing; e con Nikki Frei.…
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pettirosso1959 · 3 months ago
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A CHE SERVE L’UNIFIL?
La storia è nota. Migliaia di profughi della Guerra dei 6 Giorni vengono accolti dalla Giordania. Ma presto si dimenticano di essere ospiti di uno Stato. Girano per le strade armati e senza documenti, organizzano posti di blocco per raccogliere non meglio specificate tasse per la causa palestinese, perquisiscono i civili giordani, cercano di convincerli ad entrare nell’OLP nonostante siano soggetti alla leva militare giordana, rivendicano la competenza dell’OLP per i reati commessi in territorio giordano. Insomma, vogliono uno Stato nello Stato.
Quando nel 1970 questi profughi armati cercano addirittura di rovesciare re Husayn, la Giordania reagisce pesantemente. È il «Settembre Nero». Scoppia una guerra civile che durerà un anno. L’OLP sdogana la pratica degli scudi umani, che causano decine di migliaia di morti tra i civili, che per i miliziani islamici sono martiri. Rimarranno uccisi circa 6 mila guerriglieri. Gli altri si rifugeranno in Libano, dove li aspettano 100 mila profughi della Nakba, che non vedono l’ora di regolare i conti con Israele.
Le fazioni palestinesi si stanziano nel sud del Libano. E incominciano a fare il tiro a segno sulle città della Galilea. Di tanto in tanto sconfinano in Israele per compiere mattanze, come quella dell’11 marzo 1978, in cui muoiono 37 cittadini israeliani, tra cui 13 bambini.
Israele non resta a guardare. Il 14 marzo 30 mila soldati dell’IDF invadono il Libano ricacciando in una settimana l’OLP al di là del fiume Leonte, perdendo soltanto 20 uomini contro i 1000 dell’OLP, oltre a 3000 civili. In pochi giorni si riunisce il Consiglio di Sicurezza ONU, che emana la Risoluzione n. 425, con cui viene intimato ad Israele di ritirarsi, perché a calmare le acque ci penserà appunto l’UNIFIL, la Forza Multinazionale.
Questo UNIFIL, oltre ad assistere la popolazione civile, ha il compito di aiutare il Libano a ristabilire la propria sovranità, calpestata dai gruppi palestinesi che utilizzano il sud per lanciare attacchi a Israele. E dovrà coadiuvarlo nel disarmo delle milizie palestinesi. Il Consiglio di Sicurezza vuole che Israele se ne torni a casa, ma tra la linea blu e il fiume Leonte non dovrà rimanere neppure un Fedayyn con una scacciacani.
Israele si ritira. Ma sia l’esercito del Libano che l’UNIFIL non combinano nulla, a parte fare la guardia ai cedri millenari. Cacciate dall’IDF, nel giro di un anno le milizie palestinesi si ripresentano nel sud più agguerrite che mai. Nel frattempo Komeini è salito al potere ed è nata la sanguinosa Hezbollah, che riprende lo sport preferito dei guerriglieri islamici: i razzi verso la Galilea. Tanto che Israele è costretto nel 1982 a invadere ancora.
Sarà sempre la stessa storia, con ulteriore replica nel 2006. Da quasi mezzo secolo, nel rispetto delle decisioni del Consiglio di Sicurezza, ogni volta Israele lascia il Libano attendendo invano la bonifica proclamata dall’ONU, ossia il disarmo completo di ogni gruppo armato nel sud. Le successive quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza continuano a rimanere lettera morta.
Israele ha appena invaso per la quarta volta il Libano nel tentativo di sbaragliare Hezbollah, foraggiato dall’Iran che gli manda armi attraverso la Siria, sotto lo sguardo non troppo severo proprio di quelli dell’UNIFIL, che in tutti questi anni hanno visto sotto il naso spuntare come funghi kilometri di tunnel come quelli di Gaza. Ora Hezbollah, secondo una tecnica ormai collaudata, si è ritirata a ridosso della forza multinazionale, sulla quale Israele, visti i precedenti, ripone ben poca fiducia. Ma volendo chiudere i conti con il Partito di Dio una volta per tutte, Israele sta entrando in un pesante conflitto con la forza multinazionale, che non vuole saperne di andarsene, almeno per ora.
Ma se l’UNIFIL è stato inviato nel sud del Libano dal Consiglio di Sicurezza ONU per disarmare qualsiasi milizia ostile a Israele, visti i fallimenti dell’ultimo mezzo secolo, per quale motivo Israele non dovrebbe esigere che l’UNIFIL svolga il compito per cui è stato creato? «Se non ci pensate voi, ci pensiamo noi» avrebbe detto Herzl Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano.
Antonello Tomanelli.
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francescosatanassi · 20 hours ago
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QUASI 800 SOTTO GLI 11 ANNI D'ÈTA
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L'Italia è quel paese in cui con la scusa di una commemorazione, 1.300 neofascisti possono radunarsi per ricordare un regime che di morti ne ha fatti decine di migliaia. Soltanto in base alle stragi documentate, tra il settembre 1943 e il maggio 1945 sono state uccise dai nazifascisti quasi 24.000 persone, di cui oltre 12.000 civili, quasi 800 sotto gli 11 anni. Il 21% di questi crimini sono stati compiuti da italiani e non da tedeschi. Sono numeri reali. Il triste primato va alla mia regione, Emilia-Romagna, e alla vicina Toscana. Regioni che hanno dato un'enorme contribuito alla lotta di Liberazione. A questi numeri vanno aggiunte 4.596 condanne fatte dal tribunale speciale fascista negli anni precedenti alla guerra, per un totale di 28.000 anni di galera per dissidenti e oppositori. Nonostante siano dati pubblici e incontestabili, che proprio a livello statistico, nel caso tornasse quello stesso regime assassino, farebbero rientrare in questi numeri anche parenti, amici e conoscenti dei subumani di Acca Larentia, c'è ancora chi rimpiange un regime criminale e si viene ancora identificati se si grida "W la Resistenza." Sono trascorsi 80 anni ma siamo ancora lì. Cambiare tutto per non cambiare niente.
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Storie ed emozioni e lezioni di vita.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
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Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
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Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che, seppure in tantissimi anni di soprusi, che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io quì ci ho incontrato, conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
-Non dovevo rinnegare niente e nessuno, io ero cresciuto come uno spirito libero e sempre dalla parte dei deboli. Amavo gli indiani fin da piccolo e odiavo le promesse non mantenute cosi come facevano i bianchi con lingua biforcuta. D'altra parte gli indiani erano un popolo spirituale, che amava e rispettava la natura gli animali e gli altri esseri umani se agivano correttamente con loro e venivano in pace e rispettavano la parola data. Traditi più volte, reagivano con forza e coraggio come le madri quando difendono i loro figli. Per non dilungarmi oltre e concludere, quel Grande Spirito era non altro che lo Spirito Santo, avevo solo cambiato il nome ma era sempre il mio Dio.
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Ma il giorno dopo l'11 Settembre però, dopo aver appreso la notizia dai Tg, anch'io come tutti feci cordoglio. Un abominio, uno vero scempio circa tremila morti, ma gli esecutori, avevano toccato la pupilla di Dio e attirato la sua ira, mentre Bush dichiarava che tutto quello non sarebbe di certo rimasto impunito. Ecco cosi come sempre i capi dichiarano le guerre dai loro comodi salotti, e gli altri vanno a morire. Perchè non andate in testa voi come si faceva una volta? Ma non succederà mai. Ecco perchè il giorno dopo, ripensando alla storia di quei popoli innocenti e sottomessi, cosi come gli indiani e in accordo, con ciò che si può leggere nelle scritture: "Ciò che l'uomo semina, quello pure raccoglierà", ho scritto questa breve poesia già pubblicata, per non dimenticare:
"Guardando e riguardando queste foto degli indiani, mi viene in mente adesso la guerra ai talebani.
La lotta al terrorismo che il mondo sta facendo si dice è cosa giusta, ma la gente sta morendo.
L'America che spara, e che colpisce forte, non se ne rende conto che semina la morte.
Or tutti che l'aiutano perchè colpita al cuore ma intanto nessun ricorda che il talebano muore.
Tu un bel giorno hai deciso e hai decimato gli indiani, con le pistole, i fucili e loro con le mani.
Che senso d'impotenza devono aver provato, hanno difeso casa e non ti avevano provocato.
Ci vivevano da sempre, era la loro terra, ma tu per bramosia gli hai dichiarato guerra.
Li hai sconfitti, sei diventato padrone, loro erano i daini, tu eri il leone e quando eri sicuro che loro erano finiti, hai detto a tutto il mondo: "Ecco a voi gli Stati Uniti".
Ora ti ricordi che quel che è fatto è reso, che senso d'impotenza provi adesso popolo leso.
Eri certo ed eri sicuro che non sarebbe mai successo, del boomerang che è tornato te ne accorgi solo adesso.
Ma tu ti puoi difendere, puoi persino attaccare, la vittoria è quasi certa, ma poi dovrai pensare,
a come vivere in futuro e a far la strada dritta o pagherai di nuovo perchè ogni cosa è scritta".
lan ✍️🖤
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benzinazero · 4 months ago
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Le città con tante persone in bicicletta sono più sicure per tutti gli utenti della strada: pedoni, automobilisti, ciclisti, motociclisti [Journal of Transport & Health]
Immagine da ScienceDirect all’11 settembre 2024 Nonostante la bicicletta sia considerata dieci volte più pericolosa dell’automobile, l’evidenza di questo studio suggerisce che le città con un elevato numero di persone in bicicletta sono più sicure sia per i ciclisti sia per tutti gli altri utenti della strada, complessivamente con meno incidenti, morti e feriti. Lo studio è basato sull’analisi…
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Crisi climatica in Etiopia: siccità estrema e malnutrizione
«In Etiopia è in corso una delle peggiori siccità degli ultimi 40 anni. Cinque stagioni consecutive di pioggia saltate stanno portando il Paese in uno stato di emergenza umanitaria drammatico, che sta colpendo l’intero Corno D’Africa. Da un lato un periodo da record in stato di siccità, dall’altro le recenti devastanti alluvioni che hanno colpito almeno 36 milioni di persone in Etiopia, Kenya, Somalia. Un “paradosso climatico”, considerando che l’intero continente africano contribuisce per appena il 4% alle emissioni di gas serra globali, che alimentano l’emergenza». A lanciare l’allarme è Fondazione CESVI, che interviene proprio in Etiopia dal 2021 con progetti per rafforzare la resilienza della popolazione agli shock di tipo naturale e migratorio interno e per contrastare la crisi climatica. Crisi climatica in Etiopia, cos succede nel resto del mondo? La crisi climatica non risparmia nessuno, nemmeno l’Europa, con milioni di persone colpite da eventi estremi. Nel 2023 le temperature sono state sopra la media per 11 mesi, con livelli record a settembre, caratterizzato da un boom di giornate di caldo estremo, aumentando la mortalità legata al calore del 20% rispetto a 20 anni prima. In parallelo, le piogge sono aumentate del 7%, facendo salire il livello dei fiumi in modo allarmante o facendoli esondare, come in Emilia-Romagna, dove CESVI è intervenuta in risposta agli allagamenti del maggio 2023, costati la vita a 16 persone e causando più di 23 mila sfollati. L’Italia sperimenta però anche la siccità, come in Sicilia, dove sono stati dichiarati lo stato d’emergenza e il razionamento dell’acqua. Il Corno d'Africa Nell’area allargata del Corno d'Africa (GHoA) l’aumento dei disastri legati al cambiamento climatico, unito a povertà, instabilità e conflitti, oltre a causare un numero imprecisato di morti e centinaia di migliaia di sfollati, ha fatto sì che nella regione si concentri ormai il 22% dei bisogni umanitari del mondo. Sono quasi 50 milioni le persone in condizioni d’insicurezza alimentare acuta (IPC3+), fra cui almeno 10,8 milioni di bambini sotto i 5 anni d’età, numero destinato ad aumentare ancora. Secondo l’Indice globale della fame (GHI) 2023, diffuso da CESVI, in Somalia la situazione è estremamente allarmante, mentre in Etiopia e Kenya è grave. In questo contesto aumenta il rischio di epidemie, soprattutto nelle zone inondate dove l’acqua potabile non solo scarseggia, ma viene contaminata. Inoltre, la drammatica situazione ha fatto salire a 23milioni i rifugiati e gli sfollati interni nel Corno d’Africa e Regione dei grandi laghi, con i numeri più alti proprio in Etiopia, Uganda, Sudan e Somalia. In Etiopia oltre 21milioni di persone necessitano di aiuti, fra cui quasi 16 milioni per insicurezza alimentare, e l’Onu stima che 2,4 milioni di bambini sotto i 5 anni e 1,3 milioni di donne incinte o in allattamento abbiano bisogno di trattamenti contro la malnutrizione acuta. In un paese dove il 91% della popolazione vive in aree rurali e il mezzo di sostentamento più diffuso è la pastorizia, dal 2021 la siccità più grave della storia recente ha portato cinque stagioni delle piogge consecutive pressoché prive di precipitazioni. Attività della Fondazione CESVI Centinaia di migliaia di persone sono sfollate e la ripresa richiederà tra i 5 e gli 8 anni per chi ha perso tutto, come le comunità agro-pastorali. Nell'area di Borena, nell’Oromia, tra le più colpite dalla mancanza d’acqua, CESVI è attiva dal 2021.Le comunità di pastori dell’area negli ultimi anni hanno visto stravolgere la propria vita: l’80% dei capi di bestiame, che prima davano cibo e sostentamento alla popolazione, oggi è scomparso a causa dell’assenza quasi totale dell’acqua, alla cui ricerca e raccolta è oggi orientata l’esistenza degli abitanti. È possibile sostenere questo intervento attraverso una raccolta fondi aperta su GoFundMe con l’obiettivo di aiutare la comunità di Borena e contrastare la malnutrizione infantile che colpisce le famiglie più vulnerabili. Le conseguenze della crisi climatica in Etiopia e nel resto dell'Africa In Somalia siccità e inondazioni si alternano e hanno portato il Paese sull’orlo della carestia, spingendo dal 2021 lontano dalle proprie case 1,5 milioni di persone, uccidendo migliaia di animali, e il numero di sfollati è salito a oltre 2,6 milioni. Nel 2023, poi, le piogge hanno portato acqua, ma anche devastanti inondazioni, colpendo 2 milioni di abitanti e spingendo oltre 750mila a muoversi. Il livello di malnutrizione in Somalia è gravissimo, mentre le strade sono interrotte e i villaggi isolati, scuole e ospedali chiusi, il rischio di malattie è cresciuto. CESVI interviene nel Paese attraverso progetti sanitari con centri di salute e cliniche mobili dove prevenire e trattare la malnutrizione. In Kenya, segnato di recente da forti piogge e conseguenti inondazioni, almeno 267 persone sono morte, 280mila sono sfollate e 380mila colpite. Gli allagamenti hanno ucciso decine di migliaia di animali e distrutto campi coltivati, aziende, infrastrutture, fonti d’acqua. Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay Read the full article
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gaetaniu · 1 year ago
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Le conseguenze della tempesta a Derna, Libia
Le forti piogge di un ciclone nel Mediterraneo hanno inondato le città lungo la costa nord-orientale della Libia all’inizio di settembre 2023, causando migliaia di morti. La città portuale di Derna (Darnah), che ospita circa 90.000 persone, è stata una delle più colpite dalla tempesta e ha subito ingenti inondazioni e danni. Il 10 e 11 settembre, oltre 100 millimetri (4 pollici) di pioggia è…
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Allarme sepsi, responsabile di 11 milioni di morti all'anno
Cinquanta milioni di casi ogni anno; 11 milioni di morti, pari a circa un quinto della mortalità globale; quasi 3 milioni di decessi in bambini al di sotto dei 5 anni. Sono i numeri della sepsi ricordati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla sepsi, che si celebra il 13 settembre. La sepsi è una complicanza di un’infezione, soprattutto…
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kritere · 1 year ago
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Budapest, incidente durante l’air show, due morti e quattro feriti
DIRETTA TV 11 Settembre 2023 A perdere la vita secondo quanto riferito dalle autorità locali il pilota e un passeggero. A terra invece quattro persone sono rimaste ferite, di cui tre gravemente ustionate. 0 CONDIVISIONI Quella che doveva essere una festa con un’esibizione spettacolare si è trasformata in tragedia, con due persone morte e quattro rimaste ferite. Un aereo si è schiantato ieri…
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pietroalviti · 1 year ago
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Frosinone, l'altro 11 settembre, 80 anni fa le prime bombe sul capoluogo
Ce ne sarebbero stati altri 55, che avrebbero raso al suolo l’80% della città: Frosinone fu un obiettivo costante delle squadriglie alleate, soprattutto per la presenza dell’aeroporto. Le prime bombe arrivarono sulla città l’11 settembre del 1943 attorno alle 22, causando una ventina di morti. Il giorno dopo gli aerei puntarono invece sull’aeroporto, già occupato dai tedeschi. per restare…
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ilciambellano · 3 years ago
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Il fumo, le fiamme, la polvere che ricopre la città, il panico sui volti dei sopravvissuti, il crollo. Il World Trade Center non c’è più, migliaia di persone spariscono tra le macerie, mescolate ai mobili degli uffici, ai documenti bancari, alle macchine fotografiche dei turisti. Resto inchiodato per ore alla Cnn a guardare l’orrore in diretta. Chiunque di noi avrebbe potuto trovarsi lì. Cecilia aveva tre anni quando l’ho portata per la prima volta a New York. In cima al World Trade Center, la tenevo in braccio a guardare la città dall’alto, incollata alla vetrata da dove anche i grattacieli sembravano piccoli piccoli. Ci saranno stati molti altri bambini in cima alle torri oggi, 11 settembre 2001. Manhattan colpita a morte, e non è un film. Questa volta ci sono riusciti. Il World Trade Center, lo stesso obiettivo del 1993. Allora, il piano dei terroristi era di far cadere, con una potente bomba nel garage sotterraneo, una delle torri addosso all’altra, per provocare – stimavano – ventimila morti nel cuore di New York. Qualche errore e un po’ di “sfortuna”: sei morti e un migliaio di feriti. Adesso, purtroppo, ce l’hanno fatta. Mentre il Boeing 767 della United Airlines trapassa la torre sud come in un videogioco, mi torna un vago ricordo, avevo letto qualcosa di simile. Come si chiamava quel libro? Ci sono, The New Jackals, i nuovi sciacalli. Lo cerco tra i molti volumi collezionati negli anni scorsi sul terrorismo internazionale, sul mondo islamico e sull’Afganistan. Eccolo qua: i tecnici dei servizi segreti americani avevano lavorato a lungo – si racconta nel libro – sul computer di Ramzi Youssuf, l’organizzatore dell’attentato del ’93. Alla fine erano riusciti a entrare in un file molto protetto, e avevano scoperto il Bojinka Plot. Bojinka in serbo-croato significa “esplosione”. Cinque terroristi, agendo indipendentemente, dovevano mettere bombe su altrettanti aerei di compagnie americane, la United e la Northwest, e farli esplodere in volo. Evidentemente il piano è stato elaborato, adattato nel corso degli anni. Oggi gli aerei sono stati usati come missili in attacchi suicidi su New York e sul Pentagono. Che cosa starà pensando in questo momento Ramzi Youssuf, nel carcere dove è rinchiuso da alcuni anni? “Mi accusate di essere un terrorista. Sì, lo sono,” aveva detto ai giudici americani durante il processo del 1997, “e ne sono orgoglioso. Voi avete inventato il terrorismo, e le bombe sono l’unico linguaggio che capite.” Le rovine delle torri gemelle stanno ancora fumando, e per la prima volta la Cnn pronuncia il nome che molti stanno aspettando, Osama bin Laden. “La risposta degli Stati Uniti non si farà attendere,” assicurano i portavoce della Casa Bianca nelle prime conferenze stampa. Neanche di fronte al macello, alle urla e alle invocazioni di aiuto di chi sta per morire, la specie umana è capace di fermarsi, di riflettere. Ci sono ancora persone a brandelli là sotto, non sappiamo ancora quanti stanno agonizzando tra le macerie di New York, e già c’è chi pensa a un nuovo macello. Moriranno altri innocenti. Chi sono le migliaia di sepolti sotto le torri gemelle o tra le rovine del Pentagono, qual è la percentuale di vittime civili? E qual è stata nei conflitti degli anni precedenti? Quanti innocenti sono morti a Sarajevo e a Belgrado, a Mogadiscio e a Baghdad, a Tel Aviv e a Gaza e in tutti gli altri luoghi di guerra del pianeta? Nove volte su dieci, in ciascuna delle guerre di oggi, quel proiettile o quel razzo, quella bomba o quella mina hanno colpito un bersaglio incolpevole. Sono innocenti le vittime sepolte sotto le macerie delle torri. Saranno altrettanto innocenti le vittime che già si programmano tra gli afgani, colpevoli di essere stati invasi dai miliziani di Osama bin Laden. Ci sono molti amici in casa, che vanno e vengono fino a notte fonda. I telefoni non smettono di suonare. Sono teso, stanco. La pietà per le vittime si mescola alla rabbia quando iniziano i “commenti televisivi”. Non sopporto le chiacchiere di molti politici che hanno già capito tutto, individuato buoni e cattivi, e pontificano sul da farsi. So benissimo, tra l’altro, che per molti di loro Osama fino a stamattina poteva essere indifferentemente una città del Giappone o una marca di preservativi. Eppure sono già in onda, specialisti nell’indignarsi, perfino nel piangere se conviene farlo, pronti a tutto fuorché a capire. Orgogliosi della guerra, nostalgici della prima linea, non li sfiora neppure il dubbio che la guerra sia la più grande vergogna della specie umana, una specie talmente poco sviluppata da non riuscire ancora a trovare, dopo millenni di storia, un modo per risolvere i propri problemi che non sia l’autodistruzione. Una specie violenta, che benedice la violenza individuale e di stato, che pratica la violenza come deterrente psicologico, che gode del proprio essere violenta. Una specie capace di dare dignità di pensiero a bestialità quali “alla violenza si risponde con la violenza”. Domani, ne sono certo, i politici leggeranno dieci righe su qualche quotidiano – forse un box con la mappa del terrorismo islamico – e saranno convinti di conoscerne abbastanza per poter fare dichiarazioni infuocate, lanciare anatemi, promettere vendette e, quel che è peggio, prendere decisioni politiche. “Li staneremo col fumo dai loro buchi,” tuona Bush. Non si sa chi debba essere stanato, ma questo è per lui un dettaglio. “Colpiremo i responsabili e gli stati che li proteggono.” Ci risiamo, davvero.
Gino Strada - Buskashì
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perfettamentechic · 3 years ago
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11 settembre … ricordiamo …
11 settembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2014: Mirko Ellis, pseudonimo di Vladimiro Korcinsky, è stato un attore italiano di cinema, teatro e televisione. (n. 1923) 2013: Jimmy Fontana, pseudonimo di Enrico Sbriccoli, cantante, compositore e attore italiano. (n. 1934) 2011: Andy Whitfield, è stato un attore e modello britannico naturalizzato australiano. (n. 1971) 2011: Gino Latilla, nome d’arte di Gennaro Latilla, cantante italiano.…
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sciatu · 3 years ago
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La vendemmia in Sicilia 1929
11 Novembre - San Martino : si aprono le botti del vino nuovo
San Martino arriva tra le nebbie ed i voli delle gru che cercano il sole, foglie morte portate via dal vento, torrenti gonfiati dalle nuvole del furioso maestrale, filari di vite nudi e scheletrici. Eppure San Martino è l’inizio della nuova vita del vino. Non è una nascita ma un continuo. Le piogge di aprile, il sole di maggio, l’afa di luglio, il fuoco di agosto, le lacrime celesti di settembre, sono qui a cantare nelle botti, nell’instancabile fermentare del vino, nel suo mutarsi giorno dopo giorno, nell’essere zucchero e quindi ricordo, ebrezza, infine amore. San Martino viene in silenzio, nello spogliarsi di vita degli alberi, nel fermassi delle nubi appesantite dall’acqua sulla cima dei monti, tra i rami nudi dei boschi, nel silenzio che riempie come fredda lava che tutto cancella, il cuore degli uomini. In questo silenzio mutevole ed inquieto, i rossi accesi, i gialli dominanti si perdono, nel continuo cantare delle botti, tra le fiamme dei camini che fanno aprire le castagne con il loro gusto intenso e rotondo. Nel silenzio del cielo, tra il grigiore dei colli silenziosi e la danza del fuoco, senti l’anima tua seguire nel vento il rinascere continuo del mondo, l’evolversi delle stagioni e il mutare degli astri. L’anima tua sente che il silenzio del mattino, l’assenza di insetti, il sole nascosto tra le nubi, non è un approdo in cui nascondersi e chiudersi al mondo, ma un salpare, verso tempeste immobili e mareggiate silenziose, perché l’autunno non è nello spogliarsi degli alberi, nel cadere continuo di foglie imbrunite o di rami morti rubati dal vento. L’ autunno è nel fermentare del mosto maturato a vino novello e presto vino maturo, è nel suo essere ora schiumoso nella voce sua frizzante, ora quieto e fraterno nell’improvviso imbrunire del giorno, nel sapore intenso che dona alle caldarroste, nella forza gioiosa ed estatica con cui disseta i tuoi sogni.  Tutto questo è il sorriso dell’autunno, necessario abbandono, invisibile ambrata rinascita, tutto questo è San Martino.
San Martino arrives among the mists and the flights of cranes looking for the sun, dead leaves carried away by the wind, streams swollen by the clouds of the furious mistral, rows of bare and skeletal vines. Yet San Martino is the beginning of the new life of wine. It is not a birth but a continuation. The rains of April, the sun of May, the heat of July, the fire of August, the celestial tears of September, are here singing in the barrels, in the tireless fermenting of the wine, in its changing day after day, in to be sugar and therefore recall, joy, finally love. San Martino comes in silence, stripping the trees of life, stopping the clouds weighed down by water on the top of the mountains, among the bare branches of the woods, in the silence that fills the hearts of men like cold lava that erases everything. In this changing and restless silence, the bright reds, the dominant yellows are lost, in the continuous singing of the barrels, among the flames of the fireplaces that open the chestnuts with their intense and round taste. In the silence of the sky, between the grayness of the silent hills and the dance of fire, feel your soul following in the wind the continuous rebirth of the world, the changing of the seasons and the changing of the stars. Your soul feels that the silence of the morning, the absence of insects, the sun hidden among the clouds, is not a landing place in which to hide and close to the world, but a setting sail, towards motionless storms and silent sea storms, because the autumn is not in the stripping of trees, in the continuous falling of browned leaves or dead branches stolen by the wind. Autumn is in the fermentation of the matured must into new wine and soon mature wine, it is in its being now frothy in its sparkling voice, now quiet and fraternal in the sudden darkening of the day, in the intense flavor it gives to roasted chestnuts, in the joyful strength and ecstatic with which it quenches your dreams. All this is the smile of autumn, necessary abandonment, invisible amber rebirth, all this is San Martino.
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corallorosso · 3 years ago
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L'11 settembre 1973 il governo degli Stati Uniti, attraverso la direzione di un colpo di Stato, decideva di porre fine con un massacro al governo cileno e alle riforme popolari introdotte democraticamente dal governo socialista di Salvador Allende. Decine di migliaia di morti, esiliati, desaparecidos (scomparsi) furono la conseguenza di quel gesto. «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli», disse Henry Kissinger che sarebbe divenuto segretario di Stato statunitense 9 giorni dopo. Chissà se domani, 11 settembre 2021, almeno uno delle centinaia di canali radio, tv e giornali troverà spazio per ricordare questi fatti, oppure saremo travolti dalla retorica filo Washington sui noti, ma ancora oscuri, fatti dell'11 settembre di New York. (Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana)
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superfuji · 3 years ago
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2. Che l’Italia abbia partecipato a questa tragedia storica, presentata all’opinione pubblica come la falsa commedia degli “italiani buona gente”, preoccupati della condizione del popolo afgano e dalla miserevole condizione delle donne, è una vergogna che grava sul paese. E’ una colpa che coinvolge in modo equanime le forze del cosiddetto centro sinistra e quelle della destra: se è stato il governo Berlusconi a decidere nel 2001 (ma con un parlamento che al 92% votò a favore) la partecipazione alla guerra, il centro sinistra continuò su questa strada e cos�� tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi; fino al ritiro di qualche mese fa delle truppe italiane, sulla base della decisione americana di lasciare il paese. Tutti coloro che qui da noi hanno sostenuto questo tragico, sanguinoso e inumano gioco e che oggi parlano e straparlano a vanvera, hanno anch’essi sulle spalle morti, distruzioni indicibili e sperpero incommensurabile di risorse (comunque largamente intascate dai mercanti di armi) e dovrebbero assumersi in pieno le loro responsabilità; anzi dovrebbero essere chiamati a rispondere delle scelte che hanno fatto negli ultimi 20 anni. Molti sono gli stessi che nei giorni scorsi hanno elogiato i meriti di Gino Strada, quando hanno sempre agito in senso del tutto opposto alle sue proposte e al suo operato. Ma la categoria dell’ipocrisia, in un contesto di forti sconfitte del movimento dei lavoratori, è quella che va per la maggiore. 3. Le vicende dell’Afghanistan confermano anche un’altra costante storica: l’occupazione neocoloniale, l’intervento militare diretto di forze straniere, se in una prima fase può avere successo, non è però in grado di costruire un vero esercito locale autonomo, capace di operare indipendentemente dai padroni imperialisti; l’esercito “nazionale” locale risulta, per sua natura, segnato dalla dipendenza, dalla corruzione e naturalmente dalla diffidenza della popolazione. Gli 88 miliardi di dollari spesi per addestrare i 300 mila soldati afgani che si sono arresi senza combattere non sono serviti a nulla perché gli occupanti occidentali non potevano che basarsi sul denaro ed appoggiarsi ai locali signori della guerra insieme ai quali hanno fabbricato una classe dirigente corrotta. L’altra lezione che dobbiamo ricavare da questa esperienza è il carattere antipopolare e sostanzialmente parassitario degli apparati militari nostrani scaturiti dal “nuovo modello di difesa” coniato alla fine del secolo scorso proprio per scaraventare uomini, mezzi e risorse nei teatri della guerra globale. Al bilancio delle vittime va aggiunto il bilancio economico: 1 trilione di dollari è il costo sostenuto dagli Usa dall’ottobre 2001. Lo ammette perfino l’house organ di Confindustria: «uno dei più grossi sprechi compiuti dall’Occidente nel Dopoguerra». In seconda posizione il Regno Unito con 30 miliardi spesi, poi la Germania con 19 miliardi di dollari, quindi l’Italia con 8,7 miliardi di euro secondo uno studio dell’Osservatorio sulle spese militari Milex. Anche il bilancio politico e sociale è terrificante a partire dalla condizione di vita di donne e uomini che hanno avuto come unica colpa quella di vivere in Afghanistan. Secondo la Banca Mondiale il tasso di disoccupazione in Afghanistan è del 25% e il tasso di povertà del 47%. L’invasione non ha sradicato la povertà, non ha intaccato il monopolio dell’oppio e dell’eroina (il paese produce oltre il 90% dell’oppio illegale al mondo), non ha stimolato lo sviluppo di una società civile capace di anticorpi contro il settarismo religioso e la corruzione dei signori della guerra. Eppure Bush, Blair e Berlusconi all’indomani dell’11 settembre vollero chiamare l’invasione con il roboante nome di Enduring freedom, libertà duratura. I talebani, in realtà, furono, oltre trenta anni fa, non solo sostenuti a fondo dal regime pakistano, ma oggetto di colossali finanziamenti e di forniture militari proprio da parte delle amministrazioni Reagan e Thatcher (ma proseguiti anche con le amministrazioni democratiche), oltre che dal sostegno politico, coronati alla fine dal successo raggiunto con il rovesciamento cruento nel 1992 del governo laico di Najibullah, colpevole di filosovietismo (venne torturato, ucciso e trascinato per le vie della capitale). Dieci anni dopo nel 2001 gli USA di Bush, dopo una serie di contrasti e di trattative fallite con il governo talebano, con quasi tutto il mondo al loro seguito, decisero allora di smettere di finanziarli e di fare invece loro la guerra, proseguita poi, nei successivi 20 anni da tutti i successivi presidenti, repubblicani e democratici. Oggi, i talebani, quasi senza colpo ferire tornano al potere centrale nella città di Kabul. Molti commentatori hanno richiamato in proposito il Vietnam del 1975. Ma l’accostamento è possibile solo nelle immagini degli aerei che fuggono dalla capitale afgana. In Vietnam il 30 aprile del 1975 si concludeva con una straordinaria vittoria la lunghissima lotta di liberazione del popolo vietnamita contro l’imperialismo, prima quello francese e poi quello americano, portatrice di una reale indipendenza e di un progetto di trasformazione socialista; oggi a Kabul torna al potere una delle tante forze reazionarie, oscurantiste e capitaliste presenti in molte parti del mondo.
La catastrofe afgana e la costruzione del movimento antiguerra
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gaetaniu · 1 year ago
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Devastazione in Marocco
26 maggio – 11 settembre 2023. Un potente terremoto ha devastato le comunità del Marocco occidentale. Il sisma di magnitudo 6,8 ha colpito l’8 settembre 2023, a circa 70 chilometri (40 miglia) a sud-ovest di Marrakesh, a una profondità di 26 chilometri (16 miglia), scuotendo le case e causando migliaia di morti e danni diffusi. La mappa proxy dei danni mostrata qui sopra è una versione…
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