Tumgik
# detto
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA La Nazione di Oggi martedì, 03 settembre 2024
0 notes
toscanoirriverente · 1 year
Text
La norma sull'utilizzo delle fonti rinnovabili stabilisce standard non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. Ecco perché sarebbe meglio un approccio più pragmatico e meno ideologico
Azzeccare previsioni è relativamente semplice, purché non riguardino il futuro. Questa volta però una previsione la facciamo: non vi è alcuna possibilità che gli obiettivi fissati nell’aggiornamento della Direttiva europea (RED III) per quanto riguarda le fonti rinnovabili possano essere raggiunti. Almeno in Italia, ma gli altri stati europei non stanno meglio. L’obiettivo fissato è che al 2030 siano rinnovabili il 42,5% dei consumi finali di energia più un obiettivo non vincolante (ma che significa?) del 45%. Attenzione, questo obiettivo non riguarda la sola energia elettrica, se fosse così già quasi ci saremmo, ma il 42,5 di tutta l’energia. Quindi dobbiamo nello stesso tempo aumentare la quota di energia elettrica prodotta con le rinnovabili e aumentare la quota di elettricità sul totale di energia consumata. E la differenza è enorme. L’elettricità infatti è oggi solo il 21,5 per cento del totale dell’energia consumata.
Per capire di che cosa stiamo parlando è meglio cominciare dai consuntivi, che al contrario delle previsioni presentano numeri certi. Nel 2022, secondo i dati del MASE, solo il 19% dei nostri consumi finali erano da rinnovabili. Sole, vento, idro, geo, ma anche rinnovabili termiche, compresa la legna da ardere, e un po’ di biometano. Nel 2014 era al 17,1. In 8 anni siamo quindi cresciuti di 2 punti. Nei prossimi 7 dovremmo crescere di 23, 5 punti, 12 volte in più del tasso di crescita registrato fin qui. Anche se facessimo oggi tutta l’elettricità con le rinnovabili, cosa impossibile, ci fermeremmo al 31,8, più di 10 punti sotto l’obiettivo. In Europa le cose vanno appena meglio. Siamo al 21% medio, appena due punti sopra l’Italia, grazie soprattutto ad alcuni paesi del Nord Europa, come Svezia e Finlandia, ricchi di idroelettrico e legname.
Da noi la discussione è tutta centrata sulle rinnovabili elettriche, ma occorre capire che in realtà si tratta di perseguire, come detto, un doppio obiettivo. Non solo aumentare la produzione da rinnovabili, ma contemporaneamente aumentare di molto la quota di consumi energetici soddisfatti dall’elettricità. Dal 21,5 % di oggi al 29% nel 2030.  Sembrano pochi  8 punti. Ma il combinato disposto fra le due cose, più rinnovabili e più elettricità nei consumi finali in un tempo così breve, comporta obiettivi irrealizzabili. Stessa cosa per le altre rinnovabili termiche.
Diversi studi, TERNA, Confindustria, Università di Padova, hanno fatto i conti e indicato cosa occorrerebbe fare.  Bisognerebbe da oggi al 2030  installare 700.000 pompe di calore all’anno. Immatricolare 1 milione di auto elettriche all’anno. Nel 2022 sono state 50.000. Installare 120 GW di nuove rinnovabili al ritmo di quasi 20 all’anno contro i 3 dell’anno scorso e almeno 120 GWh di sistemi d accumulo. Aumentare di 15 volte la produzione di biometano. Naturalmente il mix può cambiare, ma siccome nessuno di questi obiettivi singolarmente ha serie possibilità di essere raggiunto le cose non cambiano. Non credo ci sia un solo esperto di problemi energetici che possa ritenere questi obbiettivi realizzabili. Rimane da capire perché l’Europa si ostini ad alzare l’asticella di obiettivi chiaramente non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. E perché l’Italia che pure ha fatto molti compiti a casa non faccia presente che forse un po’ di  realismo servirebbe. Negli stessi giorni dell’approvazione della Direttiva la Presidenza spagnola ha predisposto un documento dai toni più che allarmistici sulla carenza di una serie di materiali necessari per soddisfare tutte le esigenze. Con il rischio che i costi vadano alle stelle e la dipendenza dalla Cina, dice il documento,  raggiunga lo stesso livello di quella precedente dalla Russia. Suona quindi surreale il commento del relatore tedesco Markus Pieper del Ppe secondo il quale “questa direttiva dimostra che Bruxelles può essere poco burocratica e molto pragmatica”. Il punto è che la Ue si è incastrata da sola ponendosi un obiettivo, quello delle zero emissioni al 2050, che la costringe a stabilire  tappe intermedie altrettanto velleitarie. L’unico risultato per il momento è la perdita di competitività dell’industria europea, la creazione di mercati, auto elettriche e rinnovabili, per i produttori cinesi, l’aumento dei costi per imprese e famiglie. Nel frattempo il contributo delle emissioni europee al totale mondiale continua a scendere. Soprattutto perché crescono quelle degli altri.
34 notes · View notes
alephsblog · 4 months
Text
Com’è noto, il Corano che è giunto a noi è quello derivante dalla vulgata di Uthman e, di conseguenza, proprio come già nei Vangeli (redatti diverse decine d’anni dopo l’accadimento dei fatti descritti), non potremo mai conoscere il vero messaggio che Mohammad, profeta dell’islam, ha trasmesso ai suoi fedeli sulla base della tradizione della rivelazione. Però, anche basandoci sulla vulgata di Uthman, non posso non notare alcuni versetti che riporto:
“O mio popolo [gli ebrei], entra nella Terra Santa che Dio ti ha destinato” (Corano 5: 21, Sura al-Ma’ida)
“E in seguito abbiamo detto ai figli d’Israele: dimorate al sicuro nella Terra Promessa” (Corano 17: 104, Sura al-Isra)
Indipendentemente dalle note politiche di interpretazione del testo, le parole sono nette. La tradizione islamica, attraverso la comunicazione tra l’angelo Jibril e Mohammad, aveva ben chiaro che esisteva una terra promessa da Dio ai figli d’Israele. Non appare dunque quasi blasfemo negare quella promessa e incitare alla lotta contro l’occupazione? Soprattutto, perché non si sono mai uditi simili proclami quando le terre palestinesi erano occupate da Egitto e Giordania tra il 1949 e il 1967? Dunque, qual è il significato di occupazione? Non sarebbe più nello spirito del Corano - che riconosce l’esistenza della Terra per i figli d’Israele - invitare alla pace tra i popoli e alla costruzione di due Stati? Oltretutto si tratterebbe di un ulteriore Stato palestinese (oltre alla Giordania, che per più del 70% della sua popolazione è palestinese e la cui regina è palestinese) accanto allo Stato d’Israele che, di fatto, è già uno Stato misto arabo-ebraico. La Striscia non era più occupata da diciotto anni, perché dunque è stato possibile il 7 ottobre? Sono certa che Lei convenga con me che, senza il 7 ottobre, non ci sarebbe stata guerra. Però mi piacerebbe conoscere il Suo pensiero su questo. Non dovrebbe essere compito di imam illuminati lavorare per la pace invece che presentare ai fedeli una lettura incompiuta e decontestualizzata del Testo Sacro?
Perché incitare alle divisioni e alla “lotta con le mani” invece che predicare quella tolleranza che sta alla base dello stesso Corano?
Nel testo coranico e tra gli hadith, se presi singolarmente e con ambigua interpretazione letterale, ci sono più di 400 versetti dedicati ai cosiddetti infedeli: essi, da abili commentatori, vengono fatti apparire come disumanizzati, compagni di Satana e perversi, da combattere sino a che l’islam non resti la sola religione al mondo, da bastonare, da terrorizzare, da uccidere, da crocifiggere, da punire e da espellere. Gli islamici, secondo questa lettura, dovranno essere in guerra perenne nei confronti degli infedeli, ovvero contro i politeisti, i cristiani e gli ebrei. Dal momento che, secondo questi apologeti del terrore, è un preciso dovere islamico conquistare il mondo e imporre la Shari’a all’umanità, l’assenza di pace nel mondo è da imputare esclusivamente agli infedeli che rifiutano la sottomissione.
Non sorprende che a suggerire una simile lettura siano proprio coloro i quali desiderano uno scontro perenne. Anche lei, gentile imam, è di questa idea?
Restando sul tema dei Territori Palestinesi, in un sermone dell’agosto 2001 (un anno dopo il rifiuto da parte di Arafat di far nascere uno Stato palestinese con gli accordi di Camp David, sotto gli auspici di Bill Clinton), il funzionario dell’Autorità palestinese Ibrahim Madhi, imam della moschea di Gaza Sheikh Ijlin, aveva dichiarato: “Le lance devono essere dirette contro gli ebrei, i nemici di Allah, la nazione maledetta nel Corano. Allah li ha descritti come scimmie e maiali, adoratori di vitelli, idolatri…”. Successivamente, nei giorni degli attacchi contro Israele al confine con Gaza iniziati nel marzo 2018, un imam ha pronunciato un sermone in cui ha affermato che la “terra benedetta” veniva calpestata dai maledetti discendenti di scimmie e maiali. Cosa può dunque pensare un credente, magari illetterato, che ascolta simili sermoni?
0 notes
Text
Salvini: "Sulla legge sul fine vita in Veneto bene il no". Luca Zaia: "Ipocrita non volere una norma, il suicidio assistito c'è già"
“La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine, bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi. Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch’io in quel senso lì”. Lo ha detto il vicepremier e…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
crossroad1960 · 1 year
Text
0 notes
abr · 3 years
Quote
Il problema insuperabile di Fedez è quello di non sapere mai nulla di quello che dice oltre le 4 cose che gli segnalano le Fiorellino98 sul web o che si appunta sulla mano come in terza elementare e di diffonderle, però, con il piglio del rivoluzionario cubano. Mi ricorda un po’ Flavia Vento quando parlava di animali, che a forza di sentirle dire scemenze pure quando nella sostanza aveva ragione, si finiva per comprare un fucile a canne mozze per impallinare cerbiatti. (...) E il bello è che Fedez ha fatto una figura incresciosa giocando in casa con quei tre fuoriclasse amici di Civati/Zan/Cappato, figuriamoci cosa potrebbe fare in un confronto con degli avversari. Ti credo che rifiuta il caffè con Salvini. Roba che probabilmente scapperebbe prima di aver girato lo zucchero come Sandra Milo chiamando Ciroooooo e la Lega arriverebbe al 98 per cento, con voto della Boldrini incluso. Come al solito, la moglie che si sottrae alla dialettica e scrive banalità nelle sue storielle su Instagram senza rischiare nulla, è più furba di lui. (...) Lui si lancia con la superba vanità dell’arruffapopoli, con un italiano zoppicante, con una totale assenza di cultura giuridica e politica ma con indosso la maglietta del suo podcast che vende come gadget (...). (Segue elenco punto per punto delle sublimi cazzate cagate in sequenza  dal ripetente seriale sull'argomento a scelta. Ce le risparmiamo, ci crediamo sulla fiducia ).   Del resto, mica è un politico, l’ha detto lui. È solo un gran paraculo. E no, non è nemmeno utile a cause che spoglia di profondità, di spessore, di valore. Cause che veste di boria furba e superficiale. Del resto, per rimanere in tema, è la percezione che ha di sé, il suo guaio, ma per capirlo dovrebbe studiare cosa sia l’identità di genere. Lo farà con calma, magari dopo che una legge di cui non ha capito nulla sarà approvata, chissà. Senza fretta
Servaggia Lucarelli s’incazza perché ‘sto impresentabile cretinetti plebeo di Fedez le ha devastato dalle radici senza volerlo ‘a legge preferita dai suoi amichetti colti della ZTL, esponendo al pubblico ludibrio l’ignoranza beota di chi la appoggi; ben le sta cojona, dicesi ETEROGENESI DEI FINI via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-chi-conosce-suoi-limiti-si-ferma-prima-fedez-no-nbsp-lui-si-276091.htm
22 notes · View notes
italian-malmostoso · 5 years
Link
Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano” 
La notizia dei morti ammazzati in Sri Lanka è risaputa: circa trecento vittime. Le televisioni l' hanno lanciata e rilanciata, ma con garbo. Come se fosse un fatto ordinario, tipo tamponamento sulla Salerno-Reggio Calabria. Niente di eccezionale. Pochi (o nessun giornalista) hanno detto fuori dai denti che gli assassini sono musulmani esaltati, kamikaze, terroristi spietati persino contro se stessi, visto che si annientano goduti allo scopo di sterminare cristiani e occidentali. 
Il motivo che induce la mia categoria a essere prudente nell' accusare i maomettani di stragismo è drammaticamente semplice. Il pensiero unico progressista è che i figli di Allah spesso non sono figli di puttana, bensì bravi ragazzi fedeli di una religione nobile che hanno varie ragioni per odiare noi che non adoriamo il loro Dio. 
Siamo intimiditi dagli islamici e li rispettiamo al punto di non imputare loro crimini orrendi. E la sinistra in particolare, non più dotata di voti sufficienti per governare, però ancora padrona di molte leve di potere, cerca di proteggere gli immigrati dal Medioriente nella speranza di rabbonirli e farseli amici. Il fine è evidente, traspare dalla maniera in cui gli ultrà rossi agiscono. Non hanno neanche il coraggio di ammettere che il monopolio del terrorismo ce l' hanno i cannibali dell' islam. 
E se tu cronista racconti le cose come stanno e affermi che la cultura di certa gente è in contrasto con la nostra e sarebbe bene osteggiarla, vieni punito. È vietato dall' Ordine dei giornalisti descriverla in forma corretta, ossia proclamare che faremmo meglio a prenderne le distanze.
Non c' è verso di poter essere aderenti alla realtà, guai a fare un titolo che definisca bastardi gli attentatori. Non sei obbligato a lodarli, ma costretto a non deplorarli. Chi non si attiene a queste regole paradossali si becca la sanzione e deve stare attento se non vuole poi essere radiato.
Insomma i carnefici che in Sri Lanka hanno massacrato una moltitudine di persone sono degli illustri sconosciuti non meritevoli di essere insultati. Quando verrà fuori, e ciò sta avvenendo, che sono islamici saremo indotti, in omaggio alla deontologia del cavolo, a giustificarli.
Saremo pregati di usare, dandogli addosso, un linguaggio ossequioso perché - tutto sommato - chi uccide centinaia di uomini, donne e bambini, in fondo non ha torto. Così è anche se vi fa schifo, noi italiani siamo convinti che leccando i piedi ai musulmani avremo il vantaggio di essere soppressi per ultimi. Oriana Fallaci aveva intuito tutto, noi siamo persuasi che irrorando saliva su chi ci perseguita ce la caveremo, almeno per un po'. Illusione. 
1 note · View note
staipa · 2 years
Text
Tumblr media
Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giornata-internazionale-dellalfabetizzazione/?feed_id=382&_unique_id=6319a872c78e4 %TITLE% L'8 settembre è la Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, una ricorrenza istituita il 17 novembre 1965 dall'UNESCO al fine di ricordare alla comunità internazionale l'importanza dell'alfabetizzazione. Non si tratta solo dell'importanza di saper leggere, anche se in molte zone del mondo ci sono ancora vaste fasce di popolazione completamente analfabete, ma di saper analizzare e interpretare correttamente un testo. I diversi livelli di alfabetizzazione Il programma OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) riconosce sei livelli di alfabetizzazione principali: 1: competenza alfabetica molto modesta al limite dell’analfabetismo (analfabetismo funzionale grave);2: possesso di un limitato patrimonio di competenze di base (analfabetismo funzionale non grave). Implica saper riconoscere l’idea principale in un testo semplice;3: competenze sufficienti per poter analizzare un testo di cui si ha familiarità;4: buone conoscenze per poter analizzare la maggior parte dei testi;5: capacità riflessive ed interpretative tali da rendere possibile analizzare la quasi totalità dei testi, anche alcuni tra quelli complessi;6: conoscenze elevate o molto elevate che permettono di confrontare ed integrare in maniera dettagliata e precisa più informazioni da più testi complessi. Sotto il livello 1 si può parlare di analfabetismo totale. La maggior parte degli studiosi considerano il livello 3 come livello base per garantire un corretto inserimento nelle dinamiche della vita sociale, economica e occupazionale. Anche nei paesi che riteniamo sviluppati la situazione non è così idilliaca Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Identikit dell’analfabeta funzionale in Italia Secondo l’OCSE e l’ISFOL, l’analfabetismo funzionale non riguarda una specifica fascia della popolazione italiana; colpisce trasversalmente diverse fasce demografiche. Detto ciò, i dati riescono a fornire un identikit piuttosto preciso di coloro che sono più soggetti a questo fenomeno: Da un punto di vista anagrafico, uno su tre ha più di 55 anni; “solo” un giovane italiano su 6 non comprende a pieno il significato di ciò che legge. Una grande fetta è composta da pensionati;Da un punto di vista professionale, solo il 10% è disoccupato. Tra i giovani tra i 16 e 24 anni sono soprattutto coloro che vivono a casa dei genitori, non studiano, non lavorano e non cercano lavoro, i cosiddetti “Neet”; nella stragrande maggioranza dei casi svolgono lavori manuali e routinari (ad es.: lavori domestici non retribuiti) oppure svolgono lavori in nero o precari, in cui non sono previsti momenti di formazione sul lavoro;Da un punto di vista formativo, in generale sono poco istruiti. Molti hanno abbandonato precocemente il percorso scolastico;Da un punto di vista geografico, il Sud e il Nord-Ovest del Paese sono le regioni con le percentuali più alte; queste aree ospiterebbero più del 60% dei lavoratori non qualificati. Fonte: https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/ Analfabetismo di ritorno L'analfabetismo di ritorno è quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato. Un analfabeta di ritorno, dunque, dimentica via via quanto assimilato perdendo di conseguenza la capacità di utilizzare il linguaggio scritto o parlato per formulare e comprendere messaggi e, in senso più ampio, di comunicare con il prossimo e con il mondo circostante.[1] Per definizione l'analfabetismo di ritorno differisce dall'analfabetismo, che
è invece determinato dal non avere mai assimilato alcuna competenza di scrittura e di lettura. Il 98,6% degli italiani è alfabetizzato, ma sfiora il 30% la quota di cittadini tra i 25 e i 65 anni con limitazioni nella comprensione, lettura e calcolo. A tal proposito da un’indagine denominata ‘Istruzione e futuro: un gap da colmare’ realizzata per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dall’Istituto Carlo Cattaneo emerge che i bassi livelli di istruzione generano ingenti costi di seguito elencati: Costi a livello individuale: esclusione sociale, insicurezza, mancanza di autonomia, precarietà.Costi sociali: scarsa partecipazione al processo democratico, criminalità, maggior spesa per la salute.Costi economici: livello di sviluppo limitato, bassa propensione all’innovazione, scarsa produttività. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_di_ritorno Quindi? Quindi è importante riflettere su questa situazione, soprattutto perché il potere di voto è dato a chi non è analfabeta funzionale come a chi lo è, e le scelte, i voti, le decisioni influenzano tutti. L'unico modo per risolvere, seppur lentamente, questa situazione è investire sempre di più nell'istruzione.
Tumblr media
0 notes
telodogratis · 2 years
Text
Zorzi-Stanzani, c'è aria di crisi? L'ex gieffino risponde alle accuse di tradimento
Zorzi-Stanzani, c’è aria di crisi? L’ex gieffino risponde alle accuse di tradimento
Cosa ha detto l’influencer a chi ha tirato in ballo il pettegolezzo sul presunto tradimento nella coppia Tommaso Zorzi ha festeggiato da poco un anno di relazione con Tommaso Stanzani, l’ex concorrente della ventesima edizione&nbsp… Read MoreVipToday
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
zadigo · 3 years
Text
Anke questa scabbia creata in laboratorio qualcosa ci nasconde...
Mio cuggino ha detto che sui cuggino sa che non sono acari veri, ma nanorobot in grafene attivati dal 5G.
Gomblotto.....
0 notes
giancarlonicoli · 3 years
Link
8 set 2021 17:55
SE QUESTA È VITA - LA STORIA DI MASSIMO VITA, 57 ANNI, MORTO DOPO VENT’ANNI IN STATO VEGETATIVO DOPO UN TERRIBILE INCIDENTE D’AUTO: LA MOGLIE E IL FIGLIO GLI SONO SEMPRE STATI ACCANTO E HANNO COMUNICATO CON LUI CON LO SGUARDO – RICONOSCEVA IL PROFUMO DELLA COMPAGNA E PAREVA SORRIDESSE QUANDO ASCOLTAVA LA MUSICA – LA COMPAGNA: “AVEVA UN FORTISSIMO LEGAME CON LA VITA. SONO STATA CON LUI FINO ALL’ULTIMO RESPIRO…”
-
Nicolo Zancan per “La Stampa”
Vent' anni nella stanza dei pazienti che non guariranno mai. Vent' anni da marito, vent' anni da padre. Massimo Vita, 57 anni, un tempo tecnico informatico, sbatteva le palpebre per dire sì e restava immobile per dire no. Riconosceva il profumo di sua moglie e le feste del cane Tiffany. A tutti pareva che sorridesse con gioia quando gli facevano ascoltare le canzoni dei New Trolls. «Sorrideva davvero, sorrideva tanto.
Sono venuta a raccontargli ogni novità e ogni progresso scolastico di nostro figlio Andrea per tutti questi anni. Abbiamo passato insieme ogni Natale, ogni compleanno. Abbiamo superato anche la pandemia, quando per tre mesi ci siamo potuti fare solo delle video chiamate in cui io continuavo a fargli i nostri racconti. Ero con lui anche domenica mattina, a mezzogiorno e un quarto, quando ha smesso di respirare. Questo è stato il nostro viaggio, molto lungo e difficile. Ma è stato anche gratificante.
Non ho mai avuto dubbi sul fatto che fosse giusto farlo e sono felice di averlo accompagnato nella sua grande forza per stare attaccato alla vita. Anche se, subito dopo l'incidente, i medici ci avevano detto senza mezzi termini che non ci sarebbero stati progressi. Massimo sarebbe rimasto in stato vegetativo irreversibile. Con una prospettiva di quindici anni al massimo». Era il 7 novembre del 2001. Sembrava un giorno ordinario. L'ultimo giorno dell'esistenza di prima. «Andrea aveva 3 anni, era un po' malato. Mio marito era tornato a casa per pranzare con noi, verso le due del pomeriggio è salito in auto per andare ancora al lavoro. L'incidente è stato tremendo. Quando ci hanno chiamato dall'ospedale era in rianimazione».
Monica Pinton e Massimo Vita si erano conosciuti in coda alla gelateria De Marchi, erano andati a ballare insieme alla discoteca di Ponte di Brenta. Lei aveva 19 anni, lui 22. Hanno fatto il ricevimento di matrimonio al castello di Stigliano. «Era un ragazzo dolcissimo, educato, molto bello, altrimenti non mi sarei mai innamorata di lui». Quattro anni insieme con le parole, altri ventitré anni insieme con i silenzi.
«Ma lui parlava anche senza voce, Massimo riconosceva il rumore delle mie sneakers sul pavimento della stanza. All'inizio medici e infermieri non credevano a queste cose, ma poi tutti si sono accorti del suo fortissimo legame con la vita». Eccola, è la stanza nella struttura specializzata «Anni Sereni» di Scorzè, in provincia di Venezia. Nessun paziente ha mai abitato tanto a lungo questo luogo. «Nonostante la condizione di Massimo fosse molto compromessa, lui riusciva a essere di un'espressività incredibile», ricorda la coordinatrice sanitaria Elisabetta Cazzin. «Respirava spontaneamente, ma la nutrizione era artificiale.
Aveva un supporto come reggi capo. Sulla parete, dalla parte della postura lateralizzata, avevamo attaccato una grande foto della festa di matrimonio. Massimo Vita era immobilizzato in stato vegetativo, ma rideva quando sentiva i cartoni animati e la musica faceva emergere quello stato di coscienza impalpabile. In questi casi non sai mai dove possano arrivare i tuoi tentativi, fino a che punto arrivino le parole.
Ma Massimo ce la metteva tutta, ci seguiva con gli occhi, era sorridente. Quello che ho capito è che queste persone hanno diritto di essere assistite, non dobbiamo mai lasciarle sole. Con Massimo Vita abbiamo perso un nostro fratello». L'ultima settimana è stata la più difficile di questi vent' anni. Sono stati interpellati il comitato etico e la direzione dell'ospedale di Vicenza. Era diventato impossibile alimentarlo.
«Giovedì era ancora cosciente, apriva gli occhi», racconta la moglie Monica Pinton. «Venerdì si è aggravato. Sabato abbiamo passato tutta la giornata insieme. Domenica mattina eravamo in auto lungo la strada, quando un'infermiera ci ha telefonato per dire che restava poco tempo. Ma siamo arrivati subito. A mezzogiorno e un quarto ho mandato giù mio figlio con la scusa di un caffè, non volevo che vedesse.
Poi ho detto: "Vai tranquillo, amore, io sono qui. Adesso andrai in un posto migliore, dove potrai essere felice e correre tanto. Lui ha fatto l'ultimo respiro e se n'è andato». Ieri Andrea Vita, che adesso ha 23 anni e assomiglia come una goccia d'acqua a suo padre, è andato a prendere la fotografia appesa al muro della stanza: la festa di matrimonio. La porterà a Milano, dove il 23 settembre conseguirà la laurea in Comunicazione e Moda. «Mio padre con la sua forza è stato un esempio. Tutto quello che so l'ho imparato da lui». Oggi, alle quattro di pomeriggio, nella chiesa di San Marco a Ponte di Brenta, si terranno i funerali di Massimo Vita, l'uomo che ha vissuto vent' anni ballando con gli occhi. - Ha collaborato Giusy Andreoli
0 notes
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Corriere Della Sera di Oggi martedì, 03 settembre 2024
0 notes
toscanoirriverente · 1 year
Text
"I provvedimenti dei tribunali di Catania e di Firenze non sono persuasivi", dice Francesco Munari, docente di Diritto dell’Unione europea all’Università di Genova. "I tempi di trattenimento previsti per i richiedenti asilo appaiono compatibili con quelli delle norme europee"
"Il diritto d’asilo non equivale al diritto di entrare nel territorio di un altro stato e di circolare. Tale diritto comporta un obbligo per gli stati di valutare richieste di protezione internazionale, ma l’ampiezza di questo obbligo è grandemente ridotta quando i richiedenti provengono da un paese terzo sicuro. E tale accertamento spetta al governo, secondo quanto previsto (anche) dal diritto Ue”. Con queste parole Francesco Munari, professore ordinario di Diritto dell’Unione europea all’Università di Genova, partner di Deloitte Legal, commenta con il Foglio le polemiche nate in seguito alle decisioni dei tribunali di Catania e di Firenze di non convalidare il trattenimento di diversi migranti giunti dalla Tunisia, ritenendo le disposizioni del decreto Cutro incompatibili con il diritto europeo e spingendosi a definire la Tunisia “paese non sicuro”.
“Quando un paese è ritenuto sicuro – spiega Munari – le stesse norme europee consentono di dichiarare inammissibile una richiesta di asilo. Chiaro che, ove si adducano fatti straordinari, essi devono essere valutati, innanzitutto dalle autorità competenti, come il questore; se ciò non avviene è doveroso che il provvedimento sia sindacato dal giudice. Ma la valutazione se la Tunisia sia paese terzo sicuro è fatta esclusivamente dal governo sulla base di elementi conoscitivi che, con tutto il rispetto, nessuna persona singola può avere, perché riguardano la condizione complessiva del paese, la sua situazione politica interna, insomma informazioni qualificate che sono precisamente indicate anche nelle direttive europee e presuppongono livelli di conoscenza non necessariamente di dominio pubblico o suscettibili di interpretazioni soggettive”. 
“Premesso che dividersi in fazioni su un tema complesso come le migrazioni fa solo molto male a tutti, all’Italia in particolare, sul piano tecnico-giuridico ritengo che i provvedimenti dei tribunali di Catania e di Firenze non siano persuasivi”, afferma Munari. “Innanzitutto, i tempi del trattenimento previsti dall’attuale normativa per i richiedenti asilo appaiono compatibili con quelli delle stesse norme europee che si pretendono di applicare disapplicando il diritto interno. Periodi di diverse settimane sono la prassi generalizzata degli stati Ue. Non è neppure in discussione il fatto che nessuno stato europeo, incluso quello italiano, è contento di incidere senza motivo sulla libertà personale di qualunque individuo. Detto questo, da mesi vi è un flusso di migranti molto consistente, ed è necessario comprendere che, pur con tutti gli sforzi messi in campo, ci sono tempi tecnici per valutare le richieste d’asilo. Non credo si possa pretendere che le richieste, ove non evase nel giro di pochi giorni, impediscano allo stato di trattenere un migrante richiedente asilo. Principi di leale collaborazione tra i diversi poteri dello stato dovrebbero suggerire maggiore cautela prima di frustrare la pretesa dello stato di controllare i propri confini”.
“Una cosa è disapplicare il provvedimento del questore ritenendolo carente di motivazioni, altra cosa è spingersi a valutare complessivamente se le norme del decreto Cutro siano compatibili con quelle europee, giungendo alla loro disapplicazione. Valutazioni di così ampia portata potenziale devono avvenire nel contesto di una leale collaborazione, questa volta tra Unione e stato italiano in tutte le sue articolazioni: i giudici degli stati sono tenuti a garantire l’applicazione del diritto europeo; se un giudice ritiene che l’Italia abbia mal recepito le direttive, può richiedere un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia. Sarà la Corte a pronunciarsi in poche settimane e in questo modo si avrà una valutazione erga omnes, applicabile in tutti i casi”.
“Insomma, i giudici possono (e anzi debbono) utilizzare strumenti che possano essere davvero utili a tutti nella risoluzione di questioni complesse. Diversamente, il loro lavoro rischia di essere interpretato come una contrapposizione interna ai poteri dello stato. Così si crea soltanto un pasticcio, che non fa bene all’Italia, specie nei rapporti con gli altri paesi europei. La politica italiana sull’immigrazione non può dipendere, caso per caso, dalle sensibilità individuali di chi si occupa di una richiesta di trattenimento o di rimpatrio”, conclude Munari.
1 note · View note
alephsblog · 5 months
Text
"L'unica ambiguità che vedo oggi nella lotta al fascismo è quella veicolata da tutti coloro che di fronte all'invasione che subisce l'Ucraina dicono non mandiamo più armi, alziamo la bandiera della resa. Giorgia Meloni il 25 Aprile dello scorso anno ha detto parole chiare sull'antifascismo: 'Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana'. Non mi sembra un messaggio ambiguo. Sergio Mattarella, che non mi sembra nè un guerrafondaio nè una persona ambigua sull' fascimo, due anni fa ha detto che quando pensa a 'Bella Ciao' pensa all'Ucraina. e ha paragonato la Resistenza italiana, quella di un "popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista", alla resistenza di Kyiv.”
0 notes
Otto i palestinesi uccisi da Israele a Jenin in Cisgiordania 
Sono ora 8 i palestinesi rimasti uccisi nell’attacco dell’esercito israeliano a Jenin in Cisgiordania che è ancora in corso. Lo ha detto, citato dalla Wafa, il ministero della sanità locale che ha diffuso un nuovo bilancio secondo cui i feriti sono diventati 50, di cui 10 almeno in modo grave. E’ possibile – ha detto il ministero – che il numero dei morti salga nelle prossime ore. Degli 8 uccisi,…
View On WordPress
0 notes
crossroad1960 · 2 years
Text
Le dittature temono la verità e le condannano, le democrazie la ammettono e ne subiscono le conseguenze, ecco la differenza tra la tirannia vera e quella sono percepita🤡
0 notes