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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8081 L'INGIUSTO COMMISSARIAMENTO DELL'ISTITUTO DEL VERBO INCARNATO (IVE) di Giano Colli La recente decisione di commissariare la Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato (IVE) ha suscitato non poche perplessità tra coloro che conoscono da vicino il lavoro e l'impegno di sacerdoti e suore di questa congregazione. Sebbene il Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica abbia evidenziato difficoltà negli itinerari formativi e nella fase del discernimento vocazionale, la realtà vissuta da tanti fedeli laici e religiosi dell'IVE racconta una storia ben diversa. Chi ha avuto l'opportunità di collaborare con l'IVE sa bene che i membri di questa famiglia religiosa si dedicano con passione alla formazione e all'educazione della gioventù, alla missione evangelizzatrice e a numerose opere di carità e assistenza sociale. Tra le iniziative più apprezzate ci sono i ritiri per famiglie e le attività culturali e spirituali che hanno contribuito alla crescita cristiana di molte persone. Ridurre la storia e l'azione di questa comunità religiosa a mere problematiche interne significa ignorare un lavoro che da decenni porta frutti abbondanti. UN PROVVEDIMENTO SPROPORZIONATO La decisione di affidare entrambi i rami dell'IVE a delegati pontifici con pieni poteri di governo, inclusa la possibilità di modificare le Costituzioni e sospendere per tre anni le nuove vocazioni, appare eccessiva e penalizzante per una comunità che ha dimostrato un grande slancio missionario. Si rischia, infatti, di minare la fiducia di chi, con dedizione e spirito di sacrificio, ha abbracciato questa vocazione e opera quotidianamente per il bene delle anime. Se è vero che ogni istituto religioso è chiamato a vigilare sulla qualità della formazione e sul discernimento vocazionale, è altrettanto vero che tale processo non può essere giudicato in modo generalizzato e sommario. Molti sacerdoti e suore dell'IVE sono esempi luminosi di dedizione e fedeltà alla Chiesa, e la loro formazione non può essere ridotta a una serie di "criticità" che giustifichino un commissariamento così drastico. L'IMPORTANZA DEL DIALOGO CON LA CHIESA La Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato ha sempre mostrato una profonda fedeltà alla Chiesa e al Papa. Il provvedimento di commissariamento dovrebbe essere accompagnato da un dialogo aperto e costruttivo che permetta alla congregazione di rispondere alle osservazioni mosse senza però azzerare la sua identità e il suo carisma. La Chiesa ha bisogno di comunità vive e dinamiche, capaci di affrontare le sfide del mondo contemporaneo con fede e speranza. Sospendere le vocazioni e imporre una revisione drastica delle Costituzioni potrebbe avere conseguenze negative su un istituto che ha dato tanto alla Chiesa e ai fedeli. La speranza è che questa decisione non soffochi l'entusiasmo e l'opera evangelizzatrice dell'IVE, ma che invece si possa trovare una via di rinnovamento che valorizzi i suoi punti di forza senza penalizzarne l'identità. Nota di BastaBugie: Stefano Chiappalone nell'articolo seguente dal titolo "Commissariata la Famiglia religiosa del Verbo Incarnato" spiega cosa è successo all'IVE e perché. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11 gennaio 2025: Recano la data dell'8 dicembre 2024 i decreti del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica relativi rispettivamente al ramo maschile e a quello femminile della Famiglia del Verbo Incarnato. Mons. José Antonio Satué Huerto, vescovo di Teruel y Albarracín, sarà delegato ad nutum Sanctae Sedis dell'Istituto del Verbo Incarnato (ovvero i sacerdoti e fratelli coadiutori), mentre suor Clara Echarte, F.I., lo sarà per le Servidoras del Señor y de la Virgen de Matará (il ramo femminile). L'obiettivo, stando ai decreti, è quello di una «conversione ecclesiale». All'Istituto e alle Suore vengono ora contestate «gravi difficoltà negli itinerari formativi (...) e, in modo speciale, nella fase del discernimento vocazionale» - le criticità e i relativi provvedimenti si ripetono nei due decreti - e pertanto «pur evidenziando il grande slancio missionario dell'Istituto e un lodevole impegno personale di molti dei suoi membri» si dispone la sospensione di nuove vocazioni per tre anni e una «una profonda revisione del diritto proprio, che comporterà anche una decisa riduzione dei vari manuali e regolamenti attualmente in vigore». Entrambi i delegati pontifici guideranno i rispettivi rami «ad nutum Sanctae Sedis, con tutti i poteri di governo, a norma del diritto universale e delle sue Costituzioni, con pieno potere di abrogare queste ultime, se ritenuto opportuno e necessario. Successivamente verranno conferiti altri eventuali poteri che si rendessero necessari». Si sottolinea, inoltre, la necessità di «mantenere i contatti con i Vescovi delle Diocesi in cui è presente l'Istituto e svolgerà il proprio apostolato, in particolare con i Vescovi di Velletri-Segni (Italia) e San Rafael (Argentina)» (cioè dove la congregazione fu eretta canonicamente e dove nacque). Apostolato che si svolge anche in Medio Oriente: a loro è affidata la cura della nuova chiesa del Battesimo di Gesù, consacrata ieri in Giordania dal cardinale Parolin, in presenza del patriarca Pizzaballa che nel suo indirizzo di saluto ha pubblicamente ringraziato «la Congregazione del Verbo Incarnato, che, con i suoi sacerdoti e suore, ci offrirà un servizio spirituale in questo luogo».
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3646 PSICOLOGO CONDANNATO PER AVER SOSTENUTO CHE UN GAY PUO' USCIRE DALL'OMOSESSUALITA' di Luciano Moia Fa lo psicologo da trent'anni. È specializzato in psicoterapia cognitivo comportamentale, ha conseguito sette perfezionamenti universitari e tre master, ha scritto anche saggi e insegnato la materia a cui ha dedicato la vita. Ma secondo il Consiglio dell'ordine degli psicologi della Lombardia ci sarebbero lacune nelle sue conoscenze scientifiche. Tanto gravi da fargli meritare una condanna a tre mesi di sospensione. Non appena l'atto sarà formalizzato non potrà lavorare e dovrà anche cancellare da tutti i siti la pubblicità del suo studio. Vittima del provvedimento è Paolo Zucconi, 64 anni, sposato, due figli, udinese d'origine ma con studio a Milano, zona Loreto. La sua colpa? Il 19 luglio 2013, sul sito 'guida psicologi.it' ha osato rispondere a un visitatore che, non si sa quanto ingenuamente, aveva chiesto: «È possibile uscire dall'omosessualità?». Zucconi articola la sua risposta citando i protocolli della terapia cognitivo-comportamentale, da tempo utilizzati con successo negli Stati Uniti ma anche in Europa, e spiega che «quando una persona avverta un evidente disagio nel suo comportamento sessuale», è possibile ricorrere a queste terapie. Apriti cielo. Un collega napoletano chiede immediatamente la rettifica e poi lo denuncia all'ordine. Gli psicologi della Lombardia avviano un procedimento e, dopo un 'processo deontologico' tenutosi a Milano lo scorso 11 dicembre, gli annunciano la punizione: tre mesi senza lavorare. UNA GRANDE OSTILITÀ IDEOLOGICA Zucconi racconta che durante la seduta, lui seduto davanti a quindici colleghi, ha avvertito una grande ostilità ideologica: «Tutto sembrava gi�� preordinato. Ho subìto un lungo interrogatorio tutto giocato sull'efficacia delle cosiddette 'terapie riparative'. Io mi sono limitato a citare la letteratura scientifica sull'argomento, ma ho affermato di non aver mai avuto l'occasione di sperimentarne l'efficacia. Certo, ho ammesso che se un paziente mi chiedesse di essere aiutato, esaminerei il caso e non mi tirerei indietro ». Probabilmente, dice, è la frase che fa scattare la sanzione. 'Sospeso'. L'unanimismo del pensiero unico, quando si parla di identità sessuale, non accetta discussioni. Il terapeuta che devia, anche solo in linea di principio, va criminalizzato e sanzionato. Il presidente dell'ordine degli psicologi della Lombardia, Riccardo Bettiga, rigetta però qualsiasi intento persecutorio e sostiene che tutto si è svolto in modo regolare. Rifiuta di entrare nel merito della vicenda – ancora in itinere e quindi a suo dire riservata – spiega che il giudizio è stato limitato agli aspetti deontologici della professione. E, a proposito delle terapie riparative, conferma quanto già dichiarato sul sito professionale. E che cioè «l'ordine degli psicologi della Lombardia difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l'orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l'eterosessualità o verso l'omosessualità è contraria alla deontologia professionale». Ineccepibile, quando si tratta di 'condizionare'. Ma se è il paziente stesso a chiedere aiuto? Se dichiara di vivere con disagio la propria sfera identitaria e intende verificare le possibilità di rimuovere l'origine del problema? In questo caso le 'terapie riparative' sarebbero lecite? Domande che sembrano destinate a rimanere senza risposta, perché la questione appare comunque sgradita, imbarazzante, politicamente scorretta. Lo specialista che affronta il tema rischia di finire sotto inchiesta. A questo proposito occorre ricordare che già in passato, almeno in due casi, l'ordine degli psicologi della Lombardia ha avviato procedimenti disciplinari contro terapeuti in odore di accogliere pazienti che vivevano con disagio la propria omosessualità. Un altro procedimento è in corso presso l'ordine degli psicologi della Toscana. Ed è noto il fuoco incrociato che si scatenò nel 2008 contro Tonino Cantelmi, presidente degli psichiatri cattolici, per aver sostenuto l'opportunità di affrontare dal punto di vista terapeutico il 'disagio omosessuale'. LA TERAPIA RIPARATIVA Anche in quel caso la lobby seppe muoversi in modo scattante e compatto, con tutto l'armamentario deontologico - e ideologico - del caso. Perché l'intera questione, secondo quanto riferiscono gli specialisti che si sono occupati del tema, sembra fondata su un enorme equivoco. La 'terapia riparativa' non intende affatto 'riparare' l'omosessualità, come fingono di credere gli oltranzisti della sessualità gaia e felice. Ma occuparsi invece di 'riparare' la ferita originaria nella relazione con il padre che, secondo alcuni studiosi, sarebbe all'origine dei disturbi dell'identità sessuale. Tesi discutibile? Benissimo, se ne discuta, si aprano dibattiti, si dia la parola ai sostenitori dell'una e dell'altra posizione. Invece nel 2010, una delibera dell'ordine nazionale degli psicologi, ha vietato sic et simpliciter qualsiasi ricorso alla 'terapia riparativa', con un sillogismo che – a parere di non pochi psicologi – traccia una premessa e arriva a dettare una conclusione apodittica senza dimostrare nulla. Quando c'è in campo la soggettività della psiche - osservano gli specialisti - non può esistere un 'pensiero unico' e occorre chiedersi allo stesso tempo a quale scientificità si fa riferimento quando si parla di scienze umane. Come è possibile parlare di scientificità in campo psicologico per esempio, quando ci sono non pochi medici che rifiutano di considerare 'scientifica' la psicoterapia? Domande legittime di fronte a un provvedimento come quello inflitto a Paolo Zucconi. Ma anche in riferimento al dibattito, tutto ideologico, scatenatosi in occasione del convegno sulla famiglia promosso dalla Regione. La vicenda dello psicologo 'punito' forse ci aiuta a comprendere meglio quale sia il 'pensiero unico' che soffia sul fuoco di certe questioni e pretende di imporre una visione che è vietato discutere, se non a rischio di finire sul banco degli accusati.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8080 LETTERE ALLA REDAZIONE: LE POLEMICHE DI SANREMO 2025 di Giano Colli Egregio Direttore di BastaBugie, siete un faro nella tempesta e vi ringrazio quindi per il vostro stupendo sito che leggo volentieri da molti anni. Le scrivo per condividere alcune perplessità sul recente Festival di Sanremo. Inizio con il sottolineare la crescente esposizione mediatica di Papa Francesco, che ha raggiunto livelli che ritengo poco opportuni per la figura del Pontefice. L'ultimo episodio è accaduto proprio a Sanremo. Il conduttore ha trasmesso durante la prima serata del Festival, non si sa se con il permesso o meno del Papa, un suo videomessaggio che ha suscitato in me e in molti fedeli non poca perplessità. La presenza del Papa in un contesto del genere, spesso caratterizzato da spettacolarizzazione e polemiche di dubbio gusto, rischia di banalizzare il suo messaggio e di svilirne la portata spirituale. Questa tendenza all'eccessiva presenza nei media è apparsa evidente anche poche settimane fa con l'intervista concessa a Fabio Fazio, che, al di là dei contenuti, ha alimentato un'immagine più mondana che pastorale del Santo Padre. Mi chiedo se tutto questo non sia un segno di un cambiamento comunicativo che rischia di allontanarsi dalla sobrietà e dall'autorevolezza tipica della Chiesa. Un altro tema che mi ha colpito è stata l'intervista al calciatore Edoardo Bove, in cui si è parlato della sua miocardite, ma senza accennare minimamente a un possibile legame con la vaccinazione anti-Covid. Mi chiedo se sia stata una dimenticanza o una scelta deliberata, e in tal caso, con quale finalità. Chiedo questo perché già nel primo anno di vaccinazione di massa si era riscontrato un aumento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti con morti improvvise tra i calciatori superiori alla media: le morti improvvise segnalate nei giocatori di calcio dalla FIFA erano state 31 nel 2021 mentre la media degli anni precedenti 2009-2020 era stata 7 all'anno, con un aumento di oltre il 400%. Addirittura in questa settimana, come riportato dalla Bussola Quotidiana, il tribunale del lavoro di Reggio Emilia ha accolto la richiesta di un invalido da vaccino che si batte per il risarcimento. La cosa bella è che invece di citare in giudizio l'Asl, ha chiamato in causa direttamente il Ministero della Salute e Aifa. Il processo non potrà ignorare il nesso di causa già accertato nel suo caso. Infine, vorrei chiederle un suo parere sulla polemica legata alla maglietta indossata da Johnson Righeira sul palco dell'Ariston quando ha cantato, nella serata dedicata alle cover, il suo successo del 1985 "L'estate sta finendo". Il cantante ha espresso il suo disappunto per essere stato costretto a indossare la maglietta al rovescio durante l'esibizione, a causa della scritta "Se ti conosci ti eviti" presente sul capo. Righeira ha sottolineato che la maglietta era una sua creazione personale, non associata a marchi noti visto che la Rai ha sostenuto che doveva prevenire la promozione non autorizzata di marchi durante le esibizioni del Festival. Grazie ancora per quello che fate per la diffusione della verità, "merce" assai preziosa nel mondo di oggi. Sergio RISPOSTA DEL DIRETTORE Caro Sergio, ti ringrazio per la tua lettera, perché tocca punti che credo vadano affrontati con grande serietà. Sono d'accordo con te: vedere il Papa "ospite" del Festival di Sanremo ha lasciato un senso di stonatura. Tralasciando di commentare i contenuti del messaggio, va evidenziato che l'averlo inserito in un contesto come quello dell'Ariston, tra polemiche, canzonette e provocazioni di ogni genere, anche se il Pontefice avesse detto le cose più belle del mondo con inviti alla conversione e ribadendo la morale cattolica, questo avrebbe comunque banalizzato la figura del Papa. Un intervento del genere riduce il successore di Pietro a un testimonial, e questo non può che preoccupare. Anche la terza intervista concessa a Fazio poche settimane fa va nella stessa direzione: un Pontefice che ormai sembra sempre più una figura televisiva che spirituale. Non che il Papa debba essere distante dalla gente, ma c'è una differenza tra avvicinarsi e lasciarsi inglobare nella macchina dello spettacolo. E mi chiedo: questa sovraesposizione aiuta davvero la Chiesa o la rende sempre più simile a un'istituzione terrena, priva della sua dimensione trascendente? Sul caso Bove, la tua osservazione è più che lecita, ma non tiene conto di alcuni fattori. Innanzitutto non possiamo sapere se nel suo caso ci fosse correlazione tra la vaccinazione anticovid e il suo malore. Anzi non mi risulta nemmeno che ci sia una dichiarazione ufficiale del giocatore della Fiorentina in merito alla sua vaccinazione, ma magari mi è sfuggita. In ogni caso, a prescindere dal suo caso, è innegabile che la Rai, come del resto tutta l'informazione mainstream, abbia volutamente ignorato a quel tempo, e continui a ignorare ancora oggi, quello che ormai è evidente di tutta la pessima gestione della cosiddetta pandemia. Abbiamo per questo pubblicato il primo, e per ora ultimo, libro di BastaBugie che riporta in oltre cinquecento pagine gli articoli che abbiamo pubblicato in quegli anni. Significativamente il titolo del libro è "Ci hanno preso per il Covid". Non è quindi per nulla strano che in un'intervista sul palco dell'Ariston si sia evitato del tutto il tema della correlazione con il vaccino Covid per non mettere in discussione le scelte fatte negli ultimi anni, ma si sia preferito sottolineare l'importanza della rapidità dei soccorsi al giocatore che si è accasciato sul campo di gioco. Per quanto riguarda infine la polemica sulla maglietta di Johnson Righeira, non entrerò nella sterile polemica tra il cantante, residuo dell'ormai disciolto duo che ebbe successo per poco tempo negli anni '80, e la Rai che censura inutilmente una innocua frase scritta su una maglietta. Ti confesserò invece che a me questa frase è piaciuta e semmai vorrei commentarla come fosse la cosa più seria del Festival, che peraltro non né visto, né sentito alcuna canzone. La frase "Se ti conosci, ti eviti" mi sembra che rappresenti un gioco di parole ironico e paradossale, che ribalta il luogo comune secondo cui la conoscenza di sé sia un percorso sempre positivo e arricchente. Il suo significato, per quanto umoristico, apre a riflessioni più profonde sulla natura dell'introspezione e sulle possibili conseguenze di un'autoanalisi troppo accurata di una psicologia che pretenda di risolvere tutti i problemi delle persone. La conoscenza di sé, esaltata nella famosa incisione sul tempio di Apollo a Delfi, è spesso presentata come necessaria per raggiungere una vita più autentica e serena. Tuttavia, la frase del Righeira suggerisce che scavare troppo a fondo nella propria psiche possa portare a scoperte scomode, al punto da voler evitare la propria stessa compagnia. Infatti l'introspezione psicologica non è sempre un processo piacevole. Guardarsi dentro con sincerità significa anche affrontare i propri difetti, le contraddizioni, i fallimenti e le insicurezze. Da questo punto di vista, la frase censurata a Sanremo "Se ti conosci, ti eviti" suggerisce che, una volta compreso davvero chi siamo, potremmo non essere del tutto soddisfatti di ciò che scopriamo. Questo accade perché spesso ci costruiamo un'immagine idealizzata di noi stessi, filtrata dal desiderio di apparire migliori di quanto siamo. Tuttavia, tolto il velo dell'illusione, il confronto con la realtà potrebbe portarci a un senso di disagio o di autocritica eccessiva, spingendoci a prendere le distanze da noi stessi. Al di là di queste riflessioni, la frase funziona anche come una battuta irriverente sulla tendenza umana a prendersi troppo sul serio. L'introspezione psicologica può diventare un esercizio sterile di autocommiserazione o un viaggio senza fine nel labirinto dei propri pensieri. L'umorismo dissacrante della frase invita a ridere di sé e a non perdersi troppo sul serio. Questo potrebbe aiutare a non cadere nell'ossessione moderna di ricorrere allo psicologo per qualunque problema senza andare alla radice vera dei nostri problemi che sono invece di origine religiosa e spirituale (come abbiamo sottolineato in recenti articoli rilanciati sul nostro sito: qui e qui). Per questi problemi occorre invece un buon cammino nella vita di fede e un padre spirituale di provata fede cattolica che sia anche un uomo di preghiera. In conclusione non posso che confermare come giusta la mia decisione di non guardare nemmeno quest'anno il Festival di Sanremo. Come BastaBugie ci siamo solo permessi di ricordare che esattamente dieci anni fa c'era lo stesso conduttore di quest'anno, il toscano Carlo Conti, il quale fece almeno una cosa buona con l'intervista alla famiglia più numerosa d'Italia: i cattolici Anania con i loro sedici figli.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8067 OMELIA VII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,27-38) di Giacomo Biffi In questa pagina del Vangelo di Luca Gesù delinea la figura ideale del suo discepolo in alcuni tratti tipici e particolarmente rilevanti. Viene così configurato un tipo d'uomo del tutto originale, che si comporta in maniera che spesso agli occhi del mondo apparirà incomprensibile. Il cristiano, secondo questa descrizione, è uno che non risponde al male col male, non reagisce alla violenza con la violenza, non coltiva lo spirito di vendetta ma cerca di esercitare sempre, con chi l'ha trattato ingiustamente, la legge del perdono. San Paolo enuncia lo stesso concetto quando esorta: Non lascarti vincere dal male, ma vinci il male col bene (Rm 12,21). Per imprimerci bene questo insegnamento difficile, il nostro Maestro si esprime paradossalmente, cioè con frasi che, più che essere prese alla lettera, vanno capite nel loro significato sostanziale. Dice ad esempio: A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra (Lc 6,29). È un'espressione famosa, sulla quale si è fatto qualche volta dell'ironia. Qualche altra volta è stata invece travisata, facendone contro ogni buon senso un principio di comportamento per le stesse pubbliche autorità, a tutto vantaggio dei prepotenti agguerriti e a tutto svantaggio degli onesti indifesi. È molto istruttivo rileggere il commento che su di essa fa san Tommaso d'Aquino, uno dei più grandi teologi della storia: «Dobbiamo intendere la Scrittura alla luce dell'esempio di Cristo e dei santi. Gesù non porse l'altra guancia allorché fu schiaffeggiato in casa di Anna, così come non la porse san Paolo quando, come raccontano gli Atti degli Apostoli, fu bastonato a Filippi. Non bisogna pertanto ritenere che Cristo abbia comandato alla lettera di presentare l'altra guancia a chi te ne ha già percossa una; occorre invece intendere le parole del Signore come riferite alla disposizione interiore; in altri termini, quando è necessario, dobbiamo essere disposti a che il nostro animo non muova ad ira contro chi ci percuote, e pronti a sopportare qualcosa di analogo e anche di più. Come appunto fece il Signore quando consegnò il proprio corpo alla morte» (In Ev. Ioannis espositio et lectura, 18,37). L'AMORE MISERICORDIOSO DI DIO VERSO DI NOI FONDA LA NOSTRA MISERICORDIA VERSO GLI ALTRI Possiamo individuare la fonte della norma di comportamento assegnataci nel fatto che noi siamo figli di Dio. Questo è il grande annuncio che il Signore è venuto a portarci, anzi questa è la stupenda ricchezza che ci è stata ottenuta dalla sua azione redentrice. Ora, è giusto e bello che i figli assomiglino al padre e si adoperino a conformarsi ai suoi esempi: proporci di imitare Dio nostro Padre nella sua attitudine ad amare e a donarsi, questo è il traguardo altissimo e affascinante che ci viene sorprendentemente indicato nella legge della Nuova Alleanza. Dio ci ha fatti oggetto della sua benevolenza quando eravamo ancora ostili a lui e ribelli, al punto da sacrificare per l'umanità peccatrice il suo unico Figlio. Perciò ci viene ordinato: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano (Lc 6,27); che è una cosa bellissima, facile da dire ma difficilissima da mettere in pratica. Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano (Lc 6,28). Gesù non si è limitato a suggerircelo a parole, ce lo ha insegnato con la vita. Già confitto alla croce, ha invocato sui suoi uccisori la misericordia di Dio: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). A sua imitazione Stefano, il primo martire, mentre moriva sotto i colpi di pietra aveva la forza di supplicare perché il peccato dei suoi assassini non venisse loro imputato (cf. At 7,60), dimostrando così di aver imparato bene la lezione del suo Redentore. L'amore più arduo da esercitare è proprio l'amore misericordioso, cioè l'amore che sa raggiungere anche i colpevoli e coloro che, sbagliando, si sono messi contro la verità, contro la Chiesa, contro di noi. Ma appunto di questo amore il Creatore ci ha dato l'esempio; e ce lo dà continuamente, sopportando la malvagità e le offese che a lui sciaguratamente sono rivolte. Perciò ci viene raccomandato: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36). IL DOVERE DI NON GIUDICARE LA COSCIENZA DI NESSUNO, CHE SOLO DIO PUÒ SCRUTARE Senza dubbio la comprensione verso i nostri nemici non deve significare assenza di reazione nei confronti del male, della menzogna, del travisamento della realtà delle cose. A questo proposito mette conto di rileggere quanto è stato insegnato dal Concilio Vaticano II: «Certamente l'amore e l'amabilità [verso i nemici] non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo a annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra l'errore, sempre da rifiutarsi, e l'errante, che conserva sempre la dignità di persona anche quando è macchiato da false o meno accurate nozioni religiose. Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori, perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque» (Gaudium et spes, 28). Non giudicate è in effetti uno dei precetti più caratteristici e importanti di tutto il Vangelo. Ogni uomo è per gli altri uomini un mistero insondabile: che cosa ci sia nel suo cuore, da che cosa siano condizionati i suoi pensieri, in che misura gli accadimenti e i suoi dati fisici e psichici determinino le sue deliberazioni, tutto questo non è consentito a noi di sapere. Resta il segreto di Dio. Noi possiamo e dobbiamo valutare l'oggettività degli atti, ma non le intenzioni profonde e le responsabilità personali. Sarebbe ugualmente sbagliato sia non distinguere più tra bene e male, ritenendo che le azioni siano sottratte alla valutazione della morale oggettiva, sia pretendere di sostituirci al Signore nel giudicare il mondo intimo e segreto del soggetto che agisce. Gesù infine ci ricorda che a coloro che si impegnano a praticare il comando dell'amore, della misericordia, della generosità verso tutti, è riservata una ricompensa munifica: Una buona misura, pigiata, scossa, traboccante vi sarà versata nel grembo (Lc 6,38). Date e vi sarà dato (Lc 6,38): per quanto largamente possiamo donare a Dio in questa vita, più largamente sarà donato a noi da Dio nella vita eterna. Dio è più grande del nostro cuore (1 Gv 3,20) e sarà per noi un premio molto eccedente la magnanimità con cui l'avremo saputo amare.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8076 RICONOSCIUTA COME PERSONA UNA MONTAGNA, MA NON IL BAMBINO di Manuela Antonacci Una montagna di diritti... ma nel senso letterale del termine! Perché, ebbene sì, succede che nel nostro folle mondo, una montagna acquisti, a tutti gli effetti, lo status di “persona”. È quanto accaduto in Nuova Zelanda, dove il monte Taranaki ora possiede legale personalità giuridica, proprio come un essere umano, anziché essere considerato un, seppure bellissimo, ma oggettivo e puro e semplice, elemento del paesaggio! E tutto ciò dopo che la stessa follia era avvenuta anche per il fiume Whanganui, collegato nell'immaginario collettivo dei maori, al Taranaki. Secondo una leggenda, il monte Taranaki, dopo aver litigato con il monte Tongariro per conquistare le grazie del monte Pihanga, lasciò l'Isola del Nord e si trasferì al mare, lasciandosi dietro un solco delle sue stesse dimensioni. Il monte Tongariro riempì il solco di acqua, dando vita al fiume Whanganui. Insomma, una leggenda che, per quanto poeticamente possa spiegare la nascita di un fiume, tuttavia, in un'epoca come la nostra in cui l'antropocentrismo è considerato un male, al punto che l'uomo è considerato (nella migliore delle ipotesi) solo una delle tante creature del mondo o (nella peggiore delle ipotesi) addirittura il cancro del pianeta, sta portando a conseguenze assurde e, se vogliamo, andando contro ogni buonsenso, anche ridicole. MONTAGNE E FIUMI La CNN, dal canto suo, ha reso noto che questa decisione bizzarra risalirebbe, in realtà, ad un trattato del 1840, che le tribù Māori firmarono con i rappresentanti della corona britannica, che garantiva ai nativi neozelandesi, di mantenere la loro terra e le loro risorse. Ma nel 1865, parte di quella terra, compresa la montagna, fu presa dagli inglesi in risposta a una ribellione Māori contro la Corona portando, questo popolo, a non avere voce in capitolo sulla montagna. In poche parole, la decisione attuale, sarebbe un modo per dare alla montagna un riconoscimento e, dunque, un risarcimento dei torti del passato. Sarebbe interessante, però, capire come mai la stessa importanza e la stessa dignità giuridica, il governo neozelandese, così vicino alla sensibilità di montagne e fiumi, non le conceda ai bambini non nati, considerati, se si va a vedere la loro legge sull'aborto, praticamente dei fantasmi, visto che fino alla ventesima settimana di gestazione, possono essere eliminati senza problemi, dopo aver consultato anche, semplicemente, un'ostetrica e un infermiere. Invece la montagna è «un tutto vivente e indivisibile» e comprende Taranaki Maunga e le aree circostanti, «incorporando tutti i loro elementi fisici e metafisici», secondo la legge. E verrebbe da chiedersi, spassionatamente, quali siano gli elementi metafisici del vulcano, considerato che, per quanto una montagna possa essere considerata un luogo di spiritualità, per la bellezza e il silenzio, tuttavia non possiede elementi spirituali propri. Mentre, ne possiede eccome il bambino, che anche se non ancora nato ha un'anima già bella e formata, un'attività cerebrale già in azione nel grembo materno e persino una comunicazione ormonale con la propria mamma, al punto che oggi si parla di “lettere d'amore” del feto alla madre, come dimostrano i tantissimi studi scientifici recenti che analizzano la vita intrauterina. PRIMA DI TUTTO L'UOMO E allora viene da citare la bellissima poesia di Nazim Hikmet “Prima di tutto l'uomo” che sembra parlare tanto alla nostra epoca così ferocemente scientista e che oggi andrebbe imparata a memoria, davvero in tutte le scuole del mondo, per ricordare il giusto ordine di priorità: «Non vivere su questa terra come un estraneo e come un vagabondo sognatore. Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo. Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l'uomo. Senti la tristezza del ramo che secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo. Ti diano gioia tutti i beni della terra [...] ma soprattutto, a piene mani, ti dia gioia l'uomo». Ma, tant'è, l'uomo evidentemente nei secoli, è diventata una creatura così intelligente da darsi la zappa sui piedi da solo e decidere di non meritare, lui solo, una speciale protezione, ma, al contrario, proprio nella fase in cui è più indifeso, di dare agli altri la possibilità di eliminarlo come se fosse un tumore. «Oggi, Taranaki, il nostro maunga, il nostro maunga tupuna, è liberato dalle catene, dalle catene dell'ingiustizia, dell'ignoranza, dell'odio», ha detto Debbie Ngarewa-Packer, co-leader del partito politico Te Pāti Māori e discendente delle tribù Taranaki. in Nuova Zelanda, da oggi, un vulcano è diventato persona e ai bambini non nati non viene riconosciuto nemmeno il diritto alla vita.
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VIDEO: Vance alla Conferenza di Monaco ➜ https://www.youtube.com/watch?v=zd1IN99OZR0 TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8084 L'ATTACCO DI VANCE METTE A NUDO UN'EUROPA CHE TRADISCE SE STESSA di Eugenio Capozzi Le ultime settimane sono state un autentico incubo per le classi dirigenti dell'Unione Europea. A partire dal discorso di insediamento di Donald Trump dall'America sono arrivate bordate devastanti, una dietro l'altra, che hanno fatto a pezzi tutte le convenzioni e le argomentazioni retoriche sulle quali il loro potere tentava di legittimarsi agli occhi dei cittadini delle loro nazioni e del mondo. Prima il ripudio radicale del globalismo ideologizzato, con la nuova uscita degli Stati Uniti dal Trattato di Parigi sul clima e quella annunciata dall'Oms. Poi la minaccia concreta dei dazi "reciproci", che smaschera il protezionismo sedimentato praticato dal vecchio continente verso il nuovo, e obbligherà i leader dei paesi Ue a scomodi negoziati bilaterali. Poi le proposte spiazzanti di risoluzione del conflitto a Gaza, che mettono a nudo la totale impraticabilità della formula retorica dei "due popoli due Stati" con cui le classi politiche europee a lungo hanno comodamente tenuto il piede in molte scarpe sui temi del Medio Oriente, e certificano l'irrilevanza di queste ultime nei giochi di potenza in evoluzione in quell'area. Infine, l'annuncio choc dell'avvio di un negoziato di pace diretto tra Stati Uniti e Russia sul conflitto russo-ucraino, che lascia da parte senza complimenti l'Ue e il governo ucraino di Zelensky da essa sostenuto "senza se e senza ma" dall'inizio del conflitto. Ma i colpi più ferali ai "mandarini" continentali sono arrivati negli ultimi giorni da un componente della nuova amministrazione statunitense la cui rilevanza essi avevano forse sottovalutato: il vicepresidente J.D. Vance (nella foto LaPresse). Quest'ultimo è "calato" in Europa per pronunciare due discorsi pubblici, evidentemente pensati e preparati con cura, in cui ha rivolto alle classi politiche europee critiche severissime su temi che toccano nervi particolarmente sensibili e dolorosi per le élites del vecchio continente, e anche dell'intero Occidente, negli ultimi decenni, e ha aperto di fatto un vero e proprio dibattito "sui massimi sistemi" dei fondamenti della civiltà euro-occidentale. Prima, nell'"Action Summit" sull'intelligenza artificiale convocato a Parigi da Emmanuel Macron nella speranza di controbilanciare l'accelerazione impressa da Washington sul tema, Vance ha avvisato con molta chiarezza che gli Stati Uniti non accetteranno che lo sviluppo della ricerca sull'AI venga soffocato dalle iper-regolamentazioni e dalle tendenze alla censura e al controllo, le quali invece sembrano rappresentare ancora le principali preoccupazioni dei vertici dell'Ue in materia. Poi, dopo qualche giorno (14 febbraio), nella Conferenza internazionale di Monaco sulla sicurezza dedicata all'Ucraina il vicepresidente americano ha preso di petto, spiazzandoli, i leader dei Paesi Ue con un intervento che è stato un pesantissimo atto d'accusa nei loro confronti sul tema, appunto, dei princìpi ispiratori dell'Occidente. Vance ha sostenuto, come ormai è noto, che la peggiore minaccia alla sicurezza dell'Europa non viene da nemici esterni, come la Russia o la Cina, ma dall'interno, ed è una minaccia di natura culturale, etica, spirituale. In sintesi, il braccio destro di Trump ha denunciato il fatto che il modello politico costruito dall'Unione europea e da gran parte dei governi del continente appare oggi, visto dall'esterno, inclinare decisamente verso l'autoritarismo, e configurare un vero e proprio tradimento dei valori di libertà e democrazia che, pure, a parole quei governi sostengono con tanta enfasi. E ha fatto, a tale riguardo, esempi molto precisi, che sono certamente suonati per molti degli ascoltatori presenti come un vero e proprio schiaffo in pieno viso: l'irregimentazione soffocante dei social media; la censura e la repressione sempre più ferree della libertà di opinione e di espressione (con un particolare affondo sulla libertà religiosa e il diritto a pregare vicino alle cliniche per aborti); l'esplicita tendenza a manipolare i risultati elettorali quando non sono conformi a determinati dettami ideologici (in particolare, il caso incredibile della Romania); il tentativo di ghettizzare ed escludere dal dibattito pubblico forze politiche dal consenso anche rilevante, additandole unilateralmente come "impresentabili"; la promozione dell'immigrazione di massa incontrollata che mina la vita, la sicurezza, le libertà dei propri cittadini. Per di più, lo ha fatto da un punto di vista politico-culturale che per le élite euro-globaliste ha lo stesso effetto dell'aglio per i vampiri: quello di un conservatore assolutamente pro-vita e antiabortista. Le reazioni piccate (come innanzitutto quelle dei vertici tedeschi e francesi), sdegnate, o sprezzantemente sarcastiche di alcuni "mandarini" al discorso di Vance, o addirittura il silenzio in cui alcuni altri hanno tentato di farlo cadere, sono la più chiara dimostrazione di come quell'attacco abbia colpito al cuore le residue sicurezze e i radicati pregiudizi di gran parte delle élites europee. Non sono stati soltanto i contenuti delle accuse a fare male. È stato, forse, ancor più il tono autorevole, sicuro, senza la minima concessione al "politicamente corretto", con cui Vance le ha pronunciate, anzi scandite. Il tono di un emissario che mette pesantemente sul piatto il giudizio, severissimo, di chi tiene in questo momento le redini dell'Occidente e non ha intenzione di fare sconti a nessuno, nemmeno agli amici. «È arrivato un nuovo sceriffo in città», come ha chiosato sorridendo lo stesso vicepresidente. E il nuovo sceriffo - questa è stata forse la frustata più dolorosa - non ha come bussola ispiratrice soltanto il principio dell'"America first", dell'interesse nazionale, ma ha anche un'idea molto precisa della direzione in cui le democrazie alleate dovrebbero muoversi, e non ha nessun ritegno nel comunicarlo. Quella direzione - lascia intendere Vance - sarà d'ora in poi criterio dirimente nei rapporti tra gli Stati Uniti e ciascuna di esse: abbandonare ogni velleità da Stato, o Superstato, etico che pretenda di "educare" i propri cittadini; abbandonare l'ideologia soffocante dell'ambientalismo antiumano e antieconomico; fare marcia indietro sull'indottrinamento woke; tornare a consentire un dibattito politico aperto, a 360 gradi, in cui vengano pienamente ammesse anche le forze populiste e sovraniste, in modo da muovere il continente verso politiche più realiste, orientate alla crescita e alla tenuta di un solido tessuto comunitario. Insomma, Vance ha lasciato inequivocabilmente intendere come l'amministrazione Trump 2 sia tutt'altro che isolazionista o disinteressata ai rapporti con l'Europa, come molti pensavano. Al contrario, essa è estremamente preoccupata per la deriva autolesionista di un continente chiuso in una "bolla" ideologica, votato alla decrescita e alla decadenza, sempre più fragile ed esposto a influenze di poteri estranei alle sue radici. E lancia alle sue classi dirigenti un avvertimento deciso: o state con noi, con la linea di conservatorismo realista, de-regolatore e identitario di Trump, o prima o poi non ci sarà più tra noi una vera alleanza, con tutte le conseguenze negative che per voi potranno derivarne. Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Romania, Trump toglie la copertura al golpe UE" racconta che la Commissione Europea ha annullato le elezioni presidenziali in Romania perché i vincitori non gli erano graditi. In questo modo la democrazia diventa la parodia di sé stessa. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 febbraio 2025: L'intervento promosso dalla Commissione Europea che ha portato all'annullamento delle elezioni presidenziali in Romania è stato uno degli esempi eclatanti che il vicepresidente americano JD Vance ha portato nel suo storico discorso del 14 febbraio scorso alla Conferenza Internazionale sulla sicurezza svoltasi a Monaco. Quello di Vance non è stato l'unico intervento della nuova amministrazione USA sul caso Romania. Sempre la scorsa settimana il presidente Donald Trump ha inviato a Bucarest l'incaricato speciale della Casa Banca Richard Grenell (nella foto LaPresse, con il presidente Trump). Da lui è arrivata la denuncia di come l'amministrazione Biden abbia cercato di boicottare i conservatori ed i loro candidati con la complicità dell'Unione Europea, questione che riguardava anche il caso romeno contro il vincitore del primo turno elettorale dello scorso inverno Călin Georgescu. Secondo il New York Sun della scorsa settimana, l'accusa è stata formulata nel corso di una revisione delle azioni diplomatiche estere della Casa Bianca sotto il governo di Joe Biden. Sarebbero emersi dati, seppur aggiornati alla sola primavera 2024, che proverebbero l'influenza USA sul sistema giudiziario della Romania, non per irrobustirne l'indipendenza, piuttosto per farne strumento di azioni contro i partiti conservatori e, molto probabilmente anche contro il candidato indipendente Călin Georgescu, vincitore del primo turno il 24 novembre scorso. Abbiamo denunciato a suo tempo, su queste pagine e per primi, lo scandalo di un vero e proprio colpo di Stato attuato a Bucarest, sotto l'egida della UE e rivendicato dall'ex commissario europeo Thierry Breton con la complicità della Amministrazione Biden. Ad oggi, i sospetti che portarono all'annullamento del voto espresso da milioni di cittadini e le preoccupazioni euro
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8072 UN RAPPORTO ALLARMANTE SUI CRIMINI CONTRO LE CHIESE IN FRANCIA di Paola Belletti È la comunità ebraica il bersaglio più colpito dall'odio antireligioso in Francia, con un preoccupante 62% di atti antisemiti, contro un 7% di quelli contro i musulmani e un allarmante 31% che ha per destinatari i cristiani. Anche se gli atti contro la comunità cristiana sono diminuiti dal 2023 al 2024, si registra un significativo aumento per due anni di fila degli incendi dolosi contro luoghi di culto, cresciuti anche i furti in chiese e edifici religiosi cristiani. «Meno atti anticristiani, - dunque, riporta Europe 1 - ma più chiese prese di mira. Secondo un rapporto dell'intelligence territoriale consultato da Europe 1, la polizia ha registrato un calo degli attacchi anticristiani lo scorso anno (770 incidenti, -10%). (...) per il secondo anno consecutivo, lo scorso anno le chiese sono state nuovamente prese di mira in modo particolare. Nel 2024 sono stati registrati quasi 50 (...) incendi dolosi contro luoghi di culto cristiani. Nel 2023 sono stati 38, con un aumento di oltre il 30%». Un aumento favorito anche dalle rivolte contro il governo di Parigi scoppiate nel maggio del 2024 nella comunità francese della Nuova Caledonia (arcipelago francese in Oceania, Ndr). Numerose le chiese prese di mira dai rivoltosi e date alle fiamme. In Francia sempre nel corso del 2024 due sono stati gli incendi a danno di chiese e comunità cattoliche: il 2 settembre è stata colpita la chiesa di Saint-Omer che ha visto andare distrutti tetto e campanile; il 3 ottobre è toccato alla chiesa di Saint-Hilaire-le-Grand a Poitiers oggetto di due roghi simultanei e di altri danni materiali alle statue presenti nell'edificio sacro. A offrire questo quadro preoccupante è un rapporto dell'intelligence francese che definisce il fenomeno preoccupante anche per il fatto «che si inserisce in un contesto mondiale di degrado e profanazione del patrimonio religioso francese». Il trend purtroppo riguarda anche i furti: si è passati dai già numerosi 270 del 2023 ai 288 dell'anno da poco concluso, un aumento del 7 %, il che ha significato in media 5 furti nelle chiese ogni settimana. «Le regioni più colpite sono Nouvelle-Aquitaine, Île-de-France, Grand Est, Alvernia-Rodano-Alpi e Occitania, dove sono stati segnalati diversi casi di saccheggi e danni». Anche se prevalgono gli attacchi a edifici e oggetti sacri, non sono mancate azioni contro i fedeli, soprattutto con azioni di disturbo durante le celebrazioni, un fenomeno particolarmente intenso durante il periodo del Natale. Così riferisce un'altra testata, Breizh info: «A Bordeaux, due individui ubriachi hanno causato il caos durante la messa. A Saint-Germain-en-Laye, un uomo ha interrotto una funzione gridando “Allah Akbar” prima di salire sull'altare e mostrare il suo posteriore davanti ai fedeli. Lo scorso anno la minaccia contro i cristiani non si è limitata ad atti vandalici. Il 5 marzo 2024, un uomo di 62 anni, islamista, è stato arrestato dalla DGSI mentre pianificava un attacco a una chiesa. Grazie all'intervento dei servizi segreti la tragedia è stata evitata». Con l'apertura dell'Anno Giubilare le preoccupazioni in merito ai rischi per fedeli e patrimonio culturale sono ancora più elevate. Le autorità raccomandano prudenza e misure di prevenzione, ma resta il grande interrogativo sulle cause profonde di questa violenza e sulle misure non estemporanee per arginarla. Come cristiani sappiamo che alla radice di ogni persecuzione contro tutto ciò che è cristiano, dall'insofferenza fino all'odio più implacabile, c'è quello che Cristo stesso ci ha annunciato. La certezza dell'ostilità al Suo nome e la sicura ricompensa nei cieli per chi avrà perseverato. Di sicuro non significa che chi ha responsabilità di governo possa sottrarsi al grave dovere di impedire e limitare questi attacchi, fosse anche solo per amore della propria nazione e dei beni, materiali e non, che custodisce. Ciò che colpisce, infatti, non è tanto l'odio contro i cristiani di chi cristiano non è - e aspetta senza saperlo l'annuncio del Vangelo -, ma quella sorta di malattia tutta occidentale (del laicismo che ha preso a lungo il sopravvento) che ci vede spesso intenti a soffocare le nostre stesse radici. Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Attentato in Austria, il jihadismo è la nuova normalità europea" spiega che non solo in Francia, ma in tutta Europa l'immigrazione ha avuto conseguenze catastrofiche. Per esempio il recente attentato a Monaco di Baviera da parte di un afghano arrivato in Europa con un barcone. Poi un altro attacco c'è stato a Villaco, in Austria, ad opera di un siriano: sempre in nome di Allah. Un grave errore sarebbe quello di sminuire la matrice islamista. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 febbraio 2025: Dopo la Germania, l'Austria. Dopo Monaco di Baviera - dove in conseguenza delle gravi ferite riportate nell'attentato di giovedì 13 febbraio sono morte una mamma e la figlia di due anni, investite al grido di «Allah Akbar» - la scia di sangue è arrivata a Villaco (Villach), dove è morto un quattordicenne. La città della Carinzia, così vicina all'Italia (tanti italiani di confine la frequentano), è stata dunque il proscenio dell'ultimo attentato con coltello che il terrorismo islamico ha regalato all'Europa. È un sabato pomeriggio ancora sonnolento quello del 15 febbraio, sono circa le 16, a pochi passi da Hauptplatz, la piazza principale di Villaco circondata da negozi e caffè all'aperto; mentre il fine settimana ancora non s'è animato, un siriano di 23 anni si lancia sui pochi passanti con un coltellaccio che stringe nella mano sinistra. Trafigge al cuore un quattordicenne: morirà pochi minuti dopo, dissanguato. Cinque i feriti che combattono tra la vita e la morte in ospedale. Poi un venditore ambulante, pare anch'egli siriano, si mette in macchina per mettere fuori gioco il terrorista, investendolo. Un gesto che ha probabilmente evitato una strage. L'aria, al centro di Villaco, s'è fatta immediatamente cupa. E mentre ancora echeggiava il grido di «Allah Akbar», il giovane attentatore si faceva fotografare sorridente non lontano dal luogo dell'attentato. Poco più in là, vicino al ponte sulla Drava, le immagini diffuse su Internet lo presentano a fissare la fotocamera con un ghigno ostentato, per niente scomposto, mentre, seduto su una panchina e senza una scarpa, persa nella tentata fuga, tiene l'indice della mano destra alzato verso il cielo. È il gesto di omaggio ad Allah, la firma dei jihadisti da ormai tanti anni. Villaco è un città blindata. Un paio di elicotteri delle forze dell'ordine solcano il cielo. La squadra speciale della polizia austriaca è convinta che il siriano se ne sia andato in giro accompagnato. L'atmosfera è inquietante. La città è vuota d'un tratto. Qualcosa più di un film dell'orrore. Fino appunto alla notizia del venditore ambulante che ha investito il terrorista. Sembra ieri quando nel 2020, a Vienna, in quattro vennero uccisi dall'Isis, nel più grave degli attentati in Austria dal 1985. Che avrebbe ceduto il primato se, lo scorso agosto, un tentativo di attentato, targato Stato Islamico, ad un concerto di Taylor Swift non fosse stato sventato in tempo. Ma torniamo a Villaco. «In 20 anni di lavoro non ho mai visto una cosa del genere», ha commentato il portavoce della polizia locale. Il siriano aveva con sé un tesserino che lo identificava come un richiedente asilo e pare vivesse nel centro di accoglienza di Langauen. Devoto di Allah, era un assiduo frequentatore di imam su TikTok. Quelli che, dopo la stretta all'islam decisa da Sebastian Kurz nel 2018, sono diventati abbastanza introvabili in Austria. Nell'abitazione dell'attentatore è stata trovata anche una bandiera dell'Isis. Interrogato, ha ammesso di aver agito proprio in nome dello Stato Islamico. Eppure non era tra i 150 islamisti sotto osservazione del governo di Vienna. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. E pensare che solo la settimana scorsa sono fallite le trattative per un nuovo governo. Il Partito della Libertà (FPÖ, di destra) e il Partito Popolare (OVP, conservatori) non hanno trovato l'accordo per un esecutivo che, comunque, sarà il più a destra dal secondo dopoguerra. Il leader del Partito della Libertà, Herbert Kickl, che ha vinto le elezioni parlamentari a settembre, per la prima volta nella sua storia, ha chiesto «una drastica riduzione del diritto d'asilo». L'Austria ospita una numerosa popolazione di rifugiati siriani, circa 100.000 persone. Dopo la caduta di Bashar al-Assad a dicembre, Vienna ha congelato le domande di asilo pendenti presentate dai siriani, per riesaminare la loro situazione. E ha posto fine ai ricongiungimenti familiari, oltre che inviato almeno 2.400 lettere di revoca dello status di rifugiato. Il Ministero dell'Interno, dal canto suo, ha appena dichiarato che sta preparando «un programma coerente di rimpatrio ed espulsione in Siria». Il governatore della Carinzia, Peter Kaiser, membro dei socialdemocratici, ha chiesto «le sanzioni più severe». Poi ha aggiunto che «l'Austria e l'Unione Europea hanno bisogno di attuare delle direttive molto restrittive in materia di immigrazione e asilo». Ancora una volta, infatti, si tratta di terrorismo islamico legato all'immigrazione. Come a Monaco. Medesima strategia, diversa tattica. L'afghano che ha ucciso a Monaco di Baviera aveva fatto l'ormai ben noto e collaudato iter. Nel 2016, era arrivato con il classico barcone
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VIDEO: VIDEO: trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0 TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085 UN EROE SCONOSCIUTO, UN FILM SU FEDE, FIDUCIA E FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi Un eroe sconosciuto (titolo originale Unsung Hero) è un film del 2024 che racconta la vera storia della famiglia australiana Smallbone. Gli eventi narrati commuovono fino alle lacrime e invitano a guardare al di là delle inevitabili difficoltà della vita con fiducia e speranza, rimboccandosi le maniche nelle difficoltà, ma confidando in Dio quando le forze vengono meno. Il capofamiglia David Smallbone è un manager discografico specializzato nella promozione di artisti di musica cristiana. Gestisce tour e concerti per vari artisti, tra cui la cantautrice Amy Grant. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie e della recessione economica in Australia, la sua attività subisce un tracollo e perde molti soldi trovandosi costretto a vendere la casa per pagare i debiti. A questo punto David decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti in cerca di nuove opportunità. La moglie Helen non è d'accordo in quanto si tratta di sradicare i figli dal tessuto sociale in cui sono ben inseriti ed inoltre è in attesa del settimo figlio, ma decide di ubbidire al marito seguendo il suo progetto di ripartenza. Avendo con sé soltanto i loro figli, le sedici valigie (in aereo se ne potevano portare due a persona) e l'amore per la musica, gli Smallbone affrontano la sfida di ricostruire la loro vita a Nashville, nello Stato del Tennessee. Un eroe sconosciuto offre una riflessione autentica sull'importanza della famiglia, del sostegno reciproco e della fiducia in Dio. I coniugi si sono sposati a venti anni ed hanno accettato con generosità e riconoscenza i figli che Dio voleva donare loro, come promettono gli sposi nel giorno del matrimonio. Uno degli elementi centrali è il ruolo della famiglia nel sostegno reciproco dei suoi membri e nella crescita e nella formazione dei figli. Per questo il padre del protagonista dice al figlio che «la famiglia non ti ostacolerà, ma sarà il tuo sostegno». Inoltre attraverso le sfide che affrontano, i genitori dimostrano che l'unità familiare educa i figli con l'esempio concreto di fede in Dio. Negli Stati Uniti i genitori passano all'istruzione parentale per educare alla luce dei principi cristiani i loro figli. LA MIA VITA È UN'AVVENTURA All'arrivo nella nuova casa gli Smallbone scoprono che non ci sono mobili: niente tavoli, sedie, armadi, letti. I figli chiedono: «Mamma, che cosa facciamo? dove dormiamo?». Invece di disperare, Helen affronta la situazione con ottimismo e con il sorriso. Presto sono pronti i giacigli per la notte, costituiti dalle lenzuola riempite dai vestiti a mo' di materassi. Poco prima di addormentarsi un figlio chiede: «Ehi mamma, quando potremo dormire su letti veri?». Lei risponde prontamente: «Beh, avete tutta la vita per dormire su letti veri... ma è così noioso. Pensateci... cowboy, astronauti, cavalieri in armature luccicanti, non hanno bisogno di letti veri perché loro dormono su quello che capita e si ripetono: "Non so che cosa succederà domani perché la mia vita è un'avventura". Per noi è lo stesso... è un'emozionante avventura... insieme!». Il giorno dopo il padre, dopo l'ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a vuoto, rientra a casa sfiduciato e trova il resto della famiglia, mamma inclusa, a giocare in soggiorno. Un figlio esclama: «Papà è fantastico, si può giocare a cricket in casa!». Come si vede il personaggio di Helen, moglie e madre, emerge con particolare intensità. La sua dedizione nel seguire il marito, sostenendolo nei momenti di fallimento e difficoltà, non è solo una dimostrazione d'amore, ma anche un esempio di sacrificio e forza. Helen incarna il ruolo di una moglie che crede nel coniuge, pur sapendo che le sfide richiederanno sforzo e coraggio. Non rivendica parità di diritti, ma si sottomette volontariamente alla decisione del marito di cambiare casa, amici e nazione. Seguire il marito risulterà vincente per mantenere unita la famiglia. Si può fare a questo proposito un confronto con il bellissimo film The Song. In questa trasposizione in chiave moderna della storia di Salomone, il protagonista è un cantante famoso, ma sua moglie decide di non seguirlo nei suoi tour e resta a casa con il loro figlio. Questo però è all'origine dei tradimenti del protagonista il quale si sente abbandonato dalla moglie e non ha la forza di resistere alla tentazione. In Un eroe sconosciuto invece la moglie segue il marito e soffre con lui delusioni, fatiche e privazioni, sostenendolo nel momento più basso della vita quando resta a letto senza motivazioni. LA PRESENZA DI DIO NELLA QUOTIDIANITÀ Il film ruota attorno a una fede incrollabile in Dio, che non è mai dipinta come astratta o lontana, ma come una presenza viva e concreta nella quotidianità. I genitori invitano i figli a scrivere su dei foglietti le loro richieste a Dio e ad attaccarli alla parete sotto la scritta "Per favore". Quando poi le richieste sono state esaudite, il foglietto va staccato e posizionato sotto il cartello "Grazie". Divertente quando un figlio piccolo chiede a Dio che i prodotti da acquistare siano più economici. Grande è lo stupore quando dei buoni sconto trovati dal fratello maggiore consentono di ridurre i prezzi alla cassa. Tornato a casa il bambino che aveva scritto il biglietto lo sposta tra i ringraziamenti a Dio. L'insegnamento che se ne ricava è che a Dio si può chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, ma vanno anche riconosciuti i suoi doni nelle piccole cose della quotidianità. Questo invita lo spettatore a riflettere sul valore della gratitudine a Dio e sull'importanza di affidarsi a Colui che rende tutto bello al tempo opportuno ben evidenziata dalla colonna sonora del film con l'inizio della canzone You make everything beautiful (Tu rendi bella ogni cosa): «Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza». Come abbiamo detto, il film racconta una storia vera. La figlia più grande diventa famosa con il nome d'arte Rebecca St. James, cantante e attrice cristiana evangelica. Nella sua carriera canora di christian music ha espresso apertamente la sua fede in Cristo, attraverso la sua musica e i suoi libri. Ad esempio ha sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale ben espressa nella canzone del 2007 Wait for me. I due fratellini che fanno da coro a Rebecca diventeranno il duo canoro For King & Country. Inoltre nel film Joel, uno dei figli del capofamiglia, interpreta suo padre David firmando anche la regia del film. In una toccante scena l'ultimogenita viene consegnata alla madre subito dopo il parto da una infermiera interpretata proprio dalla bambina appena nata ormai adulta. Rebecca, la figlia cantante, compare in una scena dell'aereo come assistente di volo. Come in tutta la loro vita, gli Smallbone hanno collaborato ciascuno a vario titolo alla realizzazione di questo film che solo nel finale rivela chi sia l'eroe sconosciuto a cui allude il titolo. Nel doppiaggio italiano i protagonisti dichiarano alla dogana di essere cattolici, ma nella realtà la famiglia è protestante. Questo non toglie che un cattolico possa trarre buoni insegnamenti da questo film visto che parla della fede in Gesù, della bellezza della famiglia numerosa, dell'affidamento alla Provvidenza, della sottomissione della moglie al marito: tutti principi tratti dalla Parola di Dio e quindi validi per tutti i cristiani. Il film si conclude con un appello urgente: «Se volete cambiare il mondo, andate a casa e amate la vostra famiglia».
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VIDEO: La famiglia Anania a Sanremo ➜ https://www.youtube.com/watch?v=bs321gzT-yg TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3627 A SANREMO 2015 GLI ANANIA CON I LORO 16 FIGLI di Chiara Rizzo L'ultima volta che la cicogna è passata dalla famiglia Anania, per via Fleres a Catanzaro, è stata l'anno scorso, il 29 giugno, quando ha portato Paola: la sedicesima figlia della famiglia più numerosa d'Italia. Oltre a Paola, Rita e Aurelio sono genitori, nell'ordine, di Marta, 19 anni, Priscilla, 18, Luca, 17, Maria, 16, Giacomo 15, Lucia, 14, Felicita, 12, Giuditta, 11, Elia 10, Beatrice, 9, Benedetta 8, Giovanni 6, Salvatore, 5, Bruno, 4 e Domitilla, 3. Quasi un figlio all'anno, persino in tempi di recessione economica. Al rientro delle vacanze, Aurelio continua a ripetere, con la sua voce pacata e quasi divertita, dello stupore che suscitano gli Anania: «Non siamo anormali, né straordinari. Dico sempre che noi siamo una famiglia straordinariamente normale». Scusi Aurelio, ma la domanda è quasi d'obbligo. Chi ve l'ha fatto fare? Sedici figli sono tantissimi. Noi abbiamo solo risposto alla chiamata del Signore. Siamo cattolici e quando ci siamo sposati con mia moglie Rita non abbiamo fissato un numero. Non è che avessimo pensato di fare 16 figli o 20. Abbiamo deciso solo di fare la volontà di Dio, che poi si è tradotta in questa apertura alla vita. Ma non è che siamo straordinari. Io dico sempre che noi siamo una famiglia straordinariamente normale. Nel fare la volontà di Dio c'è anche la paura, il timore o la preoccupazione di non farcela. Ma c'è anche la fede che Dio provvede sempre. Guardi, prevengo le obiezioni: la nostra non è ignoranza, non siamo incoscienti. Siamo perfettamente consapevoli di quello che avviene e sappiamo che sempre Dio ci tiene per mano. Le posso anticipare una sua domanda? Prego. Sicuramente si chiederà com'è che non ci siamo fermati prima, o se abbiamo intenzione di farlo. No, non ci siamo mai fermati. È difficile spiegare come si fa ad arrivare a 16 figli. Qualcuno potrebbe pensare che siamo dei cattolici esaltati. Ma non è così. Siamo solo cattolici che vogliono fare la volontà di Dio, e questo può passare anche dall'avere una famiglia numerosa. Anzi, la più grande d'Italia. Ma non ci fermeremo. Il regista di questa storia è Dio, noi siamo solo degli attori e facciamo la nostra parte, seguendo le "direttive" che ci giungono tramite i fatti della vita quotidiana. Chi di voi lavora in famiglia? Solo io, lavoro all'accademia di Belle arti di Catanzaro, sono coaudiatore. Quello che una volta si chiamava "bidello". Quanto guadagna? Lo stipendio che ho preso oggi per il mese di agosto, comprensivo degli assegni familiari che spettano a chi ha dei figli, è di 3.500 euro. Che facendo un rapido calcolo fanno meno di duecento euro a testa per tutto il mese. Come fate a vivere? Vi aiuta qualcuno? La Provvidenza. Ripeto che non si tratta di essere bravi. Certo, stiamo attenti ai conti, e cerchiamo di fare la spesa al supermercato seguendo tutte le offerte. Ma siamo contenti della vita che facciamo. Vivo di Provvidenza, e questo significa che ogni volta che ci sono state delle necessità, il Signore si è presentato e ci ha aiutato. Per esempio? Quando abbiamo dovuto comprare i libri scolastici per i ragazzi, abbiamo trovato tra i librai sempre persone che ci conoscevano e che sapendo che in quel momento non potevamo pagare, ci hanno fatto la cortesia di farci acquistare "a rate", poco per volta. E noi puntualmente abbiamo sempre pagato. La Provvidenza non è trovare migliaia di euro ma solo il necessario a sopravvivere. Io non sono abituato a chiedere nulla agli altri, né a pretendere. Però quando abbiamo avuto bisogno, è sempre accaduto un fatto che ci rispondeva. Le racconto un altro episodio. Una sera non avevamo nulla da mangiare. All'improvviso ha chiamato un amico che era andato dal macellaio, dicendomi: "Senti non so perché, ma mi sei venuto in mente e ho preso della carne per te. Non è che ti offendi, se ti faccio questo regalo?". Quando è arrivato in casa era stupito che proprio quel giorno avessimo bisogno, e gli ho risposto: "Vedi, non mi sono offeso. Tu sei stato la risposta del Signore che per stasera ha provveduto al nostro bisogno". Il mio amico ci ha portato solo la carne per quel giorno, non per i successivi venti, ma non bisogna preoccuparsi. È come quando il Signore ha mandato la manna del cielo agli ebrei nel deserto: l'ha mandata poco per volta, giorno dopo giorno. Secondo me, noi cristiani dovremmo recitare ogni giorno il salmo 94. "Se oggi ascolti la mia voce non indurire il tuo cuore". Ad ogni giorno basta la sua pena. La maggior parte dei suoi figli è adolescente, quindi è lecito supporre che qualcuno di loro le avrà chiesto un vestito di marca, un motorino o il cellulare all'ultimo grido. Come fate? Certo che mi chiedono queste cose. È semplice. Abbiamo educato i più grandi come i più piccoli a non pretendere nulla, e che la cosa più importante è la fede. Ciò non toglie che ci siano anche i capricci, è normale. La mia seconda figlia ha compiuto 18 anni e ha ricevuto un paio di scarpe costose in regalo. Così anche le altre figlie mi hanno chiesto delle scarpe di marca, e io ho fatto loro un discorso. "Qual è la differenza tra un paio di scarpe di 250 euro e un altro di buona qualità? Le scarpe servono a camminare senza farsi male, e a non bagnarsi. Perciò un paio vale l'altro". Con mia moglie abbiamo sempre cercato di spiegare loro che la vanità non serve a nulla. A che serve acquistare il modello di cellulare più costoso, se tanto la funzione di tutti i cellulari è chiamare? Lapalissiano. Non è questione di povertà, ma di avere il senso dell'utilità delle cose. Detto questo, la Provvidenza ci accompagna anche nelle cose futili. Questo è il quindicesimo anno che andiamo in vacanza al mare e abbiamo trovato una casa adatta a tutti noi, grazie ad un nostro amico che ce l'ha affittata ad un prezzo ragionevole. L'anno prossimo vedremo. Lei vive in una zona del meridione dove la disoccupazione raggiunge proporzioni impietose. Cosa le dicono i suoi amici, quando lei parla con loro di Provvidenza? Qui si lamentano tutti. Ma la lamentela è normale. E io non è che mi lamento perché sono anormale. È che non ho nulla da lamentarmi. Io ho 46 anni, una che mi è stata data da Signore, anche con difficoltà. Ma su questo pianeta non sono solo, c'è Gesù Cristo. Una volta un mio amico è sbottato: "Con questa crisi, se tutti la pensassero come te, saremmo tutti felici". Gli ho risposto che non è utopia. È una vita possibile. Il Papa in questi giorni ha vissuto un lutto e per me è stato d'esempio. Non ho visto una persona disperata, che si è lacerata le vesti per aver perso i propri cari in un tragico e improvviso incidente. Ha mantenuto la sua fede e ringraziato con la preghiera Dio. Chi è un uomo di fede sa che l'esperienza su questa terra finisce, ma c'è un salmo che dice "Signore, insegnami a contare i miei giorni e arriverò alla pienezza del cuore". Chi si preoccupa o si lamenta non vive contando i suoi giorni o guardando alla pienezza del cuore. Se si pensa solo a fare i soldi, e si ama i soldi su tutto, è normale che poi non si abbia più rispetto per nessuno. Io non ho bisogno di una casa di 500 metri per essere felice. Preferisco il Paradiso. Come è organizzata la vita quotidiana in casa? Ci aiutiamo tutti, e fin da quando i bimbi sono piccoli. I figli più grandi pensano ai più piccoli, si occupano di lavarli e vestirli al mattino prima di uscire, o alla sera. Facciamo i turni per apparecchiare, sparecchiare, pulire. Per ora studiano tutti, la grande si è appena iscritta a giurisprudenza. Fanno il loro dovere, ma non sono gelosi degli altri fratelli. Beato lei, verrebbe da dire. Non siamo stati bravi noi. Si comportano così non perché sono anormali, ma perché sono stati educati a valori della vita che possiamo racchiudere nella parola "fede", e che concretamente significa essere coraggiosi, fiduciosi, generosi.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8066 OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,17-20) Beati i poveri. Guai a voi, ricchi. di Giacomo Biffi Ogni domenica, chiamandoci ad ascoltare la parola di Dio, la Chiesa ci propone di mettere seriamente a confronto la nostra vita con la dottrina di Cristo, che è la sola ad avere una validità intramontabile. La nostra vita, non la vita degli altri; vale a dire: la nostra riflessione non deve mai dare occasione a giudizi nei confronti del nostro prossimo e nemmeno a lamentele sull'ingiustizia del mondo esteriore. Ci viene chiesto invece di guardare a noi stessi e di commisurarci, per così dire, sull'ideale offertoci dall'insegnamento del Signore. E in questo riscontro immancabilmente ci ritroviamo lontani da quell'ideale, sempre ci vediamo oltrepassati, sempre siamo o dovremmo essere messi in crisi e quasi abbagliati dalla luce che ci viene dal Vangelo di Cristo. La pagina evangelica di oggi è un esempio evidente e clamoroso di questo nostro rilievo. San Luca condensa in quattro le otto beatitudini di san Matteo, ma vi aggiunge in parallelo e contrapposizione quattro minacce ("guai!"); e così ottiene un testo ancora più incisivo e inquietante. "POVERO" È CHI RIPONE LA SUA TOTALE FIDUCIA IN DIO I "poveri" - dice Gesù - sono fortunati e i "ricchi" sono in pericolo. Ma chi sono i "poveri" secondo il concetto di Cristo? Sono quelli che non riconoscono nella terra il loro "regno", cioè la realtà cui tende il loro cuore. Essi sono senza garanzie e senza difesa in questo mondo; ma soprattutto essi si affidano totalmente al loro Creatore e solo da lui si aspettano di ottenere giustizia e appagamento dei loro più intimi e fondamentali desideri. Perciò ad essi, che non hanno cercato nessuna gratificazione nei beni del mondo, è desti nato il "regno di Dio". Non è necessario andare troppo lontano per trovare di questi "poveri". Quei padri e quelle madri che non rifuggono dai loro compiti primari e non accampano continuamente il loro diritto "di vivere la loro vita" ma pensano solo ai figli che il Signore gli ha dato; che sanno mandare avanti la loro casa senza far chiasso, affrontando con silenzioso coraggio tutte le difficoltà e tutte le pene; che a prezzo di molti sacrifici fanno della loro famiglia un luogo di pace, di serenità, di concordia, dove si impara davvero ad amare, ad aiutare gli altri, a lavorare: costoro rispecchiano bene il tipo di persone che il Signore loda chiamandoli "beati". "RICCO" E "SAZIO" È COLUI CHE SI RITIENE APPAGATO DALLE COSE DEL MONDO Ancor più istruttivo per noi è vedere chi siano i "ricchi" che sono qui ammoniti in modo così duro e tagliente. Sono coloro che alimentano la loro sicurezza a una fonte diversa da quella della fede nell'unico Dio. Essi ripongono piuttosto ogni loro speranza nel conto in banca, nelle proprietà di cui dispongono, negli appoggi dei potenti che riescono a ottenere. Come se tutto non fosse destinato ad andare perduto nel naufragio col quale fatalmente la vita si conclude; naufragio dal quale ci sarà dato di salvare solo ciò che è stato fatto per amore di Dio e dei fratelli. Perciò a costoro è detto: Guai a voi, o ricchi! Sono coloro che si compiacciono della loro capacità di non impegnarsi mai in niente, della loro arte di non esporsi mai alle critiche di nessuno, della loro furbizia nell'evitare ogni fastidio, della loro determinazione a preservare senza affanni e senza imprevisti un'esistenza chiusa in se stessa e appagata. A loro Gesù dice: Guai a voi che siete sazi! Sono coloro che dimostrano una particolare abilità nell'assaporare tutti i piaceri e tutte le allegrie, facendone l'unica legge sopra ogni esigenza della coscienza e sopra ogni norma di vita morale. A loro è detto: Guai a voi che ridete! Sono coloro che sono sempre attenti a seguire le idee di moda, a lasciarsi trasportare con la corrente più forte, a non sfidare per amore della verità le opinioni della maggioranza, ad adeguarsi sempre alla volontà dei più numerosi e dei più prepotenti in modo da non avere mai nessun incomodo e in modo da ricevere possibilmente applausi e consensi. A loro Gesù dice: Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi! IL MONITO DI GESÙ INTERPELLA ANCHE NOI Dobbiamo confessare che queste frasi, per poco o per tanto, ci interpellano tutti. Nessuno di noi può esimersi dal dovere di scavare dentro di sé e di cambiare qualcosa nel suo modo di pensare e di compor tarsi, per diventare discepolo un poco più autentico di Gesù. In sostanza, si tratta di passare dall'atteggiamento di chi considera solo i giorni terreni e insegue solo gli appagamenti che ci possono provenire dalle cose di quaggiù, magari piegando a questo scopo anche la religione e l'appartenenza ecclesiale, all'atteggiamento di chi vuol puntare sulla ricchezza del mondo futuro ed eterno, e sulla felicità che ci attende nel mondo invisibile. Perché, come ci ha detto san Paolo, se noi abbiamo speranza in Cristo solo per questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. L'augurio che possiamo reciprocamente formularci è quello di meritare la benedizione del profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come l'albero piantato lungo l'acqua...; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti. Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire". Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno B (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui! Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8079 L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CINESE FA TREMARE L'AMERICA di Stefano Magni Liang Wenfeng, giovane imprenditore cinese, pareva solo un sognatore sempre spettinato e dall'aspetto trascurato. Nessuno lo aveva preso sul serio, finché non ha lanciato sul mercato DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, un programma di intelligenza artificiale (IA) generativa più potente dell'originale americano, ma molto più economico. E nei mercati è iniziato il panico, come dimostra il crollo dei titoli delle società legate all'IA, a partire da Nvidia, il 27 gennaio. «Abbiamo sempre visto l'intelligenza artificiale come qualcosa che arriva dall'Occidente», ha dichiarato Liang. «Ma perché dobbiamo essere solo fruitori e non protagonisti?». Il suo approccio mira a rivoluzionare la competizione fra Cina e Occidente: «La maggior parte delle aziende cinesi copia e adatta, noi vogliamo creare. Per troppo tempo, l'innovazione è stata vista come un lusso. Ma oggi la Cina ha le risorse per investire in ricerca di base». Amato dal Partito (almeno per ora), molto autarchico (ha assunto solo cinesi nella sua impresa), Liang ha però confezionato un prodotto che non è dissimile dalle altre copie cinesi di prodotti inventati in Occidente. Possono essere migliori o peggiori, costare meno, ma non si tratta di un cambio di paradigma, solo di una versione aggiornata di un'invenzione americana. STUPEFACENTE Quel che fa tremare le aziende statunitensi all'avanguardia è semmai il costo e il tipo di sviluppo. Nel 2021, Liang Wenfeng ha iniziato la sua impresa acquistando unità di elaborazione grafica Nvidia per addestrare la sua chatbot a rispondere a ogni domanda. I suoi stessi soci non gli credevano. Per elaborare un programma così sofisticato, finora, sono occorse risorse ingenti che solo Open AI, Google, Meta, Amazon ed X si sono potuti permettere. La nascita di DeepSeek è la dimostrazione che anche una startup può farcela, con materiali facilmente reperibili sul mercato e a circa il 4% dei costi. L'altra sfida è il tipo di sviluppo: mentre i colossi statunitensi tengono gelosamente per sé le versioni più avanzate dei loro programmi generativi, Liang Wenfeng ha reso subito open-source i suoi. Come sia stato possibile un tale risparmio di tempo e denaro è ancora oggetto di studio. Non ha funzionato la strategia di Biden, protezionista, che consisteva nel limitare e controllare la vendita di chip alla Cina. Non è stata efficace, sia perché Liang Wenfeng ha iniziato a lavorare al suo progetto (acquistando le unità da Nvidia) prima dell'inizio delle sanzioni, sia perché ha in parte aggirato il problema della mancanza di velocità di calcolo dei suoi chip, con un metodo di addestramento più innovativo e razionale. L'analista Lennart Heim, della Rand Corporation, lo spiega così al Wall Street Journal: «Immaginate le prime versioni di ChatGPT come un bibliotecario che ha letto tutti i libri della biblioteca. Quando gli viene posta una domanda, fornisce una risposta basata sui molti libri che ha letto (...) DeepSeek ha adottato un altro approccio. Il suo bibliotecario non ha letto tutti i libri, ma è addestrato a cercare il libro giusto per trovare la risposta dopo che gli è stata posta una domanda». Una tecnica di ricerca diversa, dunque, che permette di risparmiare sulla velocità dei chip e sull'energia consumata. LA PRIMA DECISIONE DI TRUMP: PIÙ LIBERTÀ AGLI SVILUPPATORI Come risponderanno adesso gli Usa? La prima decisione di Trump, nel campo dell'Intelligenza Artificiale è stata quella di rimuovere controlli e restrizioni imposti da un ordine esecutivo dell'amministrazione Biden. In base a quell'ordine, le aziende che sviluppano modelli di IA che pongono un "serio rischio" per la sicurezza nazionale, la sicurezza economica o la salute e la sicurezza pubblica avrebbero dovuto informare le autorità di regolamentazione quando addestrano i loro modelli e condividere i risultati dei test di sicurezza. Trump sta invece iniziando a dare più libertà agli sviluppatori: un approccio molto più rischioso, ma anche molto più orientato allo sviluppo. Se finora la Cina era rimasta indietro nella competizione sull'IA è infatti a causa della sua struttura troppo dirigista, rigida e controllata dal Partito Comunista che impone vincoli ideologici. La creatività individuale, alla base del successo di Liang Wenfeng, è comune in America, ma in Cina è l'eccezione. E il controllo del Partito tuttora pesa sullo sviluppo della nuova DeepSeek: chi scrive ha provato a chiederle cosa sia successo il 4 giugno 1989 a Tienanmen e la risposta, prevedibile, è stata «Scusa, ciò va oltre il mio scopo. Parliamo di qualcos'altro». (In compenso, la nuova chatbot cinese conosce molto bene La Nuova Bussola Quotidiana e, alla domanda su cosa sia, ha dato una risposta impeccabile. La Cina è vicina...). Nota di BastaBugie: Daniele Ciacci nell'articolo seguente dal titolo "Ucraina, banco di prova per l'intelligenza artificiale militare" parla della guerra in Ucraina, primo conflitto nell'era dell'IA. Sia i russi che gli occidentali stanno sviluppando sistemi sempre più autonomi. Ma così la guerra è sempre meno umana. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 gennaio 2025: La guerra in Ucraina sta catalizzando una rivoluzione tecnologica nell'industria bellica globale, portando a una rapida innovazione nei sistemi di armamento sia sul fronte russo che su quello occidentale. Mentre l'aeronautica militare russa sta migliorando le proprie capacità attraverso avanzati sistemi di difesa aerea e nuovi impieghi dei suoi jet da combattimento, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno implementando intelligenze artificiali nei droni per trasformare la guerra in un'attività per procura. Questa competizione tecnologica rappresenta non solo un cambio di paradigma, ma anche una pericolosa accelerazione dell'escalation militare. L'aeronautica militare russa è stata coinvolta in numerose innovazioni tecnologiche, come dimostrato dall'adozione del sistema S-500 Prometheus, un'avanzata tecnologia di difesa aerea progettata per neutralizzare minacce come missili ipersonici e aerei stealth. Il primo reggimento S-500 è stato schierato per difendere il ponte che collega la Crimea alla Russia, un'infrastruttura strategica vitale. Parallelamente, i piloti russi continuano a utilizzare caccia come il Su-27 Flanker, pur aggiornati per affrontare le nuove armi occidentali impiegate in Ucraina. L'integrazione di radar potenziati, contromisure elettroniche e missili avanzati riflette uno sforzo costante di Mosca per mantenere la superiorità aerea in un teatro di guerra sempre più complesso. Questi sviluppi mostrano come la Russia stia evolvendo le proprie capacità belliche per adattarsi a un ambiente caratterizzato dalla crescente potenza delle armi occidentali. Sul fronte occidentale, gli Stati Uniti stanno utilizzando l'Ucraina come laboratorio per testare sistemi di droni dotati di intelligenza artificiale. Secondo un articolo pubblicato su Lawfare, la sperimentazione di droni autonomi sta avanzando con velocità, con tecnologie che permettono alle macchine di identificare e colpire obiettivi in autonomia o in sciami coordinati. Questo sviluppo, sebbene efficace in battaglia, solleva interrogativi etici significativi sull'autonomia decisionale delle macchine in ambito bellico. Un report dell'Atlantic Council sottolinea come l'Ucraina rappresenti un banco di prova essenziale per i droni intelligenti, con progetti come lo sviluppo di missili guidati da AI e sistemi anti-drone progettati per affrontare sciami nemici. La combinazione di queste tecnologie potrebbe ridefinire completamente il modo in cui i conflitti vengono combattuti, rendendo l'intervento umano diretto sempre meno necessario. La guerra in Ucraina ha fatto da acceleratore a una rapida evoluzione dell'industria militare. Entrambe le parti del conflitto, così come i loro alleati, stanno impiegando risorse ingenti per sviluppare sistemi sempre più sofisticati. La Russia, ad esempio, punta non solo al potenziamento dei sistemi di difesa, ma anche all'innovazione nella robotica militare e nell'integrazione AI nei suoi sistemi terrestri. Allo stesso modo, l'Occidente si muove nella stessa direzione, con un forte impegno per superare i limiti attuali delle tecnologie belliche e aumentare l'efficacia delle proprie forze sul campo. Questo fenomeno evidenzia una realtà preoccupante: i conflitti moderni sono sempre più tecnologici e meno umani. Se da un lato ciò può ridurre il numero di vittime tra i soldati, dall'altro contribuisce a una spirale di armamenti sempre più letali e disumanizzanti. L'escalation tecnologica nel contesto bellico non è priva di conseguenze. L'uso di sistemi autonomi basati su intelligenza artificiale e di armi sempre più avanzate pone questioni etiche di fondamentale importanza. Chi decide il grado di autonomia concesso a un drone in battaglia? Quali sono le responsabilità quando una macchina causa vittime civili? Inoltre, la rapidità con cui vengono adottate nuove tecnologie belliche rischia di alimentare una corsa agli armamenti senza precedenti, in cui le nazioni rivali cercano di superarsi a vicenda sviluppando sistemi sempre più sofisticati. Questa dinamica potrebbe sfociare in conflitti più devastanti, compromettendo ulteriormente la stabilità globale. Mentre la Russia rafforza il proprio arsenale aereo e difensivo, l'Occidente sperimenta droni intelligenti e altre tecnologie dirompenti. Questa accelerazione tecnologica, sebbene strategicamente ri
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8063 SAI CHI HA INVENTATO I MATTONCINI LEGO? di Rino Camilleri Oggi vogliamo ricordare un luterano la cui fede era superiore a quella di molti cattolici. [...] Il luterano di cui dicevamo è Ole Kirk Kristiansen, nato nel 1891 a Omvraa Mark e morto a Billund, nella Danimarca occidentale, nel 1958. I suoi erano poveri contadini dello Jutland e lui, che era il tredicesimo figlio (!) dovette fin da subito lavorare in fabbrica. Qui apprese il mestiere di falegname, dopoché fu emigrante all'estero, in Germania e poi in Norvegia. Appena fu in grado di racimolare un gruzzolo sufficiente, tornò in patria e aprì una falegnameria sua. Nel 1916 si sposò con la figlia di un casaro, Kristine Sorensen, che gli diede quattro figli ma che morì nel 1932 dopo aver dato alla luce l'ultimo. Nel 1924 i primi due figli, Gotfryd e Karl, erano cresciuti abbastanza da poter dare una mano nell'azienda familiare. Ma un brutto giorno, nel manipolare la colla a caldo, alcuni trucioli presero fuoco e in breve il rogo divenne ingovernabile. Fu persa anche la casa dei Kristiansen, adiacente al laboratorio. Già, tutto legno. COME GIOBBE Ole che fece? Come Giobbe, si inginocchiò. Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Suo nome. «Mi sono fermato un attimo per inginocchiarmi davanti a Dio. Ho ribadito la mia gratitudine all'Onnisciente, e questo mi ha dato la pace dello spirito». Così ricordò nelle sue memorie. Rialzatosi, anziché perdersi d'animo si diede a raccogliere prestiti, che gli furono tranquillamente concessi perché era nota la sua affidabilità. In capo a un anno l'azienda era più grande e «più bella che pria», per dirla con Petrolini, e in breve annoverò una quarantina di dipendenti. Con una piccola variante: Ole tutte le mattine, prima del lavoro, li riuniva e guidava la preghiera, avendoli dotati di un libro dei Salmi ciascuno. Le cose andarono bene fino alla Grande depressione, che nel 1929 dagli Usa si propagò in tutto l'Occidente economicamente interconnesso con l'America. Le dittature italiana e tedesca ne sarebbero uscite applicando le dottrine keynesiane, gli Usa intervenendo nella Seconda guerra mondiale. Intanto, i Kristiansen arrancavano fabbricando oggetti casalinghi e giocattoli. Ma erano fatti così bene (Ole all'ingresso del laboratorio aveva fatto scrivere: «Neppure il meglio è buono a sufficienza») che andavano a ruba. Specialmente i giocattoli, tra i quali spiccava la famosa paperella con le ruote che apriva e chiudeva il becco mentre i bambini la trascinavano con la cordicella. I Kristiansen decisero, infine, di concentrarsi sui giocattoli. Ole convocò i dipendenti e chiese loro di decidere, insieme a lui, il nome della nuova attività. Dalla consultazione uscì fuori LeGo, contrazione che in danese sta per «Leg Godt», «giocare bene». DAL LEGNO ALLA PLASTICA Durante un viaggio di osservazione in Inghilterra, il fondatore portò a casa una nuova idea: i mattoncini da costruzione. Era persuaso che i bambini fossero più creativi degli adulti e in questo non sbagliava: chi ha la mia età sa che un bambino può inventarsi giochi anche senza avere in mano niente, anche in una stanza completamente vuota. Ma i mattoncini da costruzione dei Kristiansen erano, ovviamente, di legno, e non avevano ancora la possibilità di incastrarsi l'uno con l'altro. L'idea gli venne durante una fiera, ascoltando le recriminazioni di uno standista: le muragliette costruite con i mattoncini avevano il difetto di crollare a ogni minima disattenzione. Venne la guerra e venne l'invasione tedesca. I Kristiansen non ebbero particolari noie, ma nel 1942 ecco di nuovo il fuoco. Tutto andò in fumo un'altra volta e un'altra volta Ole dovette ricominciare da capo. Ma ormai la ditta Lego era così rinomata che non ebbe necessità di particolari sacrifici per tornare in - è il caso di dirlo - gioco. Fu nel 1947 che avvenne la svolta definitiva. L'invenzione della plastica. Ole comprese subito le potenzialità del nuovo materiale e decise di riconvertire tutto il processo di produzione. Non più giocattoli assortiti ma solo mattoncini di plastica, incastrabili grazie a cilindretti e buchi corrispondenti. Era nata la Lego, quella che tutti conosciamo. Una delle aziende di giochi più famose del mondo. La versione finale dei mattoncini, nella forma e col materiale che tutti conosciamo, fu brevettata nel 1958. Ole Kirk Kristiansen morì nello stesso anno, ma ebbe la soddisfazione di vederla. Dieci anni dopo a Billund sorse il primo parco Legoland del mondo, dove i maggiori monumenti del pianeta sono ricostruiti coi famosi blocchetti e dove milioni di turisti, grandi e piccoli, vanno ogni anno. SETTE PARCHI Oggi di questi parchi ne esistono altri sette, in California, Florida, New York, Dubai, eccetera. Il primo riconoscimento extra Danimarca il fondatore lo ebbe in Italia, a Roma, dove nel 2002 il parco comunale di Silva Candida è stato intitolato a Ole Kirk Kristiansen. La Lego è oggi presente in centotrenta Paesi e nel 2000 il suo mattoncino è stato proclamato «giocattolo del secolo». Quel tredicesimo figlio di poveri contadini, che riponevano in Dio ogni loro speranza, dimostrò che davvero un figlio è un investimento. Un Dio creatore che ama creare (sennò non si spiega, per esempio, l'esistenza di coloratissime orchidee al centro dell'Amazzonia, dove crescono da millenni senza che nessuno possa vederle) di certo gioisce come un padre a cui nasce un erede: un nuovo figlio è una nuova speranza. Nei secoli cristiani lo si sapeva bene, infatti sul tetto delle cattedrali ci sono spesso statue invisibili dal basso: i maestri medievali non costruivano per i turisti. Un giorno un amico, pur credente, mi chiese a che cosa servisse una Ferrari sulla via della salvezza. Neanche una rosa - risposi - serve a niente. Ma se Dio stesso ci ha circondati di cose inutili (le galassie, le libellule...), chi sono io per pontificare? Savonarola, grazie a ragionamenti analoghi, ridusse la capitale del Rinascimento in un luogo di «piagnoni», coi suoi «falò della vanità» che mandarono in cenere capolavori. È vero, oggi la Lego, come la Disney, subisce il contagio woke. Eh, i fondatori sono morti. A proposito di investimenti: Céline Dion è una tredicesima, e fu un prete a convincere la madre a tenerla. E poi Andrea Bocelli, Cristiano Ronaldo, Justin Timberlake... Nota di BastaBugie: Manuela Antonacci nell'articolo seguente dal titolo "Adesso pure i Lego sono omofobi" racconta l'ultima follia woke. Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 8 febbraio 2025: Il Museo della Scienza di Londra, in questi ultimi giorni, è oggetto di sbeffeggio sui social per aver organizzato un tour che promuove l'idea che i mattoncini Lego possano essere in qualche modo "omofobi" adducendo una motivazione che ha dell'incredibile... Tanto per incominciare, il tour si chiama Vedere le cose in modo queer (Seeing Queerly) e già il titolo è tutto un programma... ed è stato creato dal Gender e Sexuality Network del Museo della Scienza di Londra. Tra le tappe del percorso, nel museo, ce n'è una in cui i visitatori possono ammirare una vetrina con i mattoncini Lego, accanto a una guida che afferma che questi potrebbero rafforzare l'idea del binarismo dei sessi. Idea gravissima! Anzi idea violenta, nel mondo di oggi che arriva ad ignorare e a censurare il modo in cui l'umanità si è riprodotta nei millenni. Idea violenta e, dunque, violento, chi la diffonde. Ma in che modo l' "eresia" dell'esistenza dei due sessi biologici (che è bene ricordare, sono ancora "maschile" e "femminile"...) verrebbe incentivata dalla Lego? Per il fatto che, udite, udite, i mattoncini presenterebbero una parte superiore con i perni sporgenti che rappresenterebbe il "maschio" (del mattoncino?!?) ed una parte inferiore, con i fori per ricevere i perni che rappresenterebbe la "femmina". Dunque sarebbe una struttura "discriminatoria" perché ricorderebbe addirittura "l'accoppiamento" e ciò rafforzerebbe, secondo questa logica folle, l'idea delle relazioni come "eteronormative". Attendiamo solo, in quest'ottica delirante, a questo punto, che i Lego partoriscano... Sebbene la guida del tour sia stata pubblicata sul blog del museo più di due anni fa, è diventata virale, solo ora, dopo che il Telegraph ha pubblicato un articolo sulla questione. «Questo è un esempio di applicazione del linguaggio eteronormativo ad argomenti non correlati al genere, al sesso e alla riproduzione. Illustra come l'eteronormatività (l'idea che l'eterosessualità e il binarismo di genere maschio/femmina siano la norma e tutto ciò che ne esce è insolito) plasmi il modo in cui parliamo di scienza, tecnologia e mondo in generale». È precisamente quanto si legge sul blog. La direttrice del webmagazine Sex Matters, Fiona McAnena, che si batte contro le follie woke, ha risposto alle accuse di discriminazione sessuale da parte del museo, affermando che «il percorso autoguidato del Museo della Scienza su tutto ciò che e "queer" è completamente folle e include alcune affermazioni assurde». «Quando visitano il Museo della Scienza - ha sottolineato - le persone si aspettano di essere informate, istruite e ispirate, non di vedersi imporre affermazioni dubbie radicate nell'ideologia di genere». Mentre, dal canto suo, Elon Musk ha twittato in risposta all'articolo del Telegraph che ha raccontato la vicenda, inviando un'emoji con la faccia di un clown. Una menzione a parte merita l'editore emerito del Daily Wire Ben Shapiro che ha deriso l'idea, scrivendo su X: «Aspettate che il Museo della Scienza scopra che gli
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8073 I DAZI DI TRUMP METTONO A NUDO LO SFACELO DELL'UNIONE EUROPEA di Rino Cammilleri Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Si potrebbe ricorrere - si dovrebbe - a stantii modi di dire, tipo "in che mani siamo!". Si dovrebbe, infine, levare le braccia al cielo e supplicare: "Signore, salvaci!". Oppure si potrebbe rievocare l'aforisma di Carlo Cipolla che recita: "Chi fa male agli altri per avvantaggiare se stesso è un bandito; chi fa un danno a se stesso per procurare un vantaggio ad altri è un eroe; ma chi fa danno a se stesso e agli altri è un imbecille". Tutto questo viene in mente quando contempliamo lo spettacolo di un'Europa sbigottita di fronte alla minaccia americana di imporle dazi sulle merci da essa esportate. Ma come! -esclama in cuor suo la Ue - Ci siamo svenati per dare soldi e armi a un ex comico ucraino su input Usa (la padrinesca offerta-che-non-si-può-rifiutare), moltiplicando i morti ammazzati in una guerra locale che, diversamente, si sarebbe risolta in una settimana e che, diciamolo, non ci riguarda. Ci siamo privati del gas russo a basso costo per comprare il vostro che costa dieci volte di più. Abbiamo sopportato in silenzio che, per sicurezza, qualche manina abbia fatto saltare in aria il gasdotto che dava energia preziosissima alle nostre industrie. Per seguire supinamente le vostre follie elettriche abbiamo messo in ginocchio il nostro automotive, creando un inaudito buco tedesco nel settore. Abbiamo perciò perso la nostra "locomotiva". Abbiamo perfino adottato tutte le fesserie woke che ci avete rifilato per complicarci vieppiù l'esistenza. E ora per tutto ringraziamento, minacciate di strangolarci ulteriormente coi dazi? Di più: dobbiamo ormai affidarci alle capacità di intercessione di una Meloni, "fascista", sì, ma nelle simpatie di Trump, una di "estrema destra" (nella narrazione europea, pappagallescamente ripetuta dai tiggì, la destra è sempre "estrema", la sinistra mai) che abbiamo cercato di ostacolare in tutti i modi, arrivando a rifilarle un "torturatore" libico che avevamo lasciato liberamente circolare in attesa che si decidesse ad approdare in Italia. È vero, il nostro territorio è letteralmente trapunto di basi militari americane, che si aggiungono a quelle Nato (il che è lo stesso), perciò agli "alleati" d'oltreoceano non potevamo dire di no. Ma non vogliamo credere al "complotto": cioè guerra ucraina per ricacciare la Russia in Asia, ripristinare la guerra fredda che tanti affari ha implementato, ridimensionare l'Europa che era il maggior competitor economico degli Usa. Tuttavia, l'accoppiata Trump-Musk rivela che quel che si doveva temere non erano tanto gli Usa, ma i loro "dem". Lo sfacelo è iniziato e si è svolto sotto l'accoppiata Obama-Biden. La quale, come da aforisma di Carlo Cipolla, è stata letteralmente vomitata via dal popolo americano. E Trump, lo si ricordi, deve prima di tutto servire quegli americani che lo hanno eletto per due volte. I dazi? Intanto è solo una minaccia, che altri hanno evitato addivenendo a più miti consigli (v. Messico, Colombia...). Se costringeranno la Ue a darsi finalmente una regolata, ben vengano. Ma intanto la partita è aperta. Staremo a vedere. Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Gli Usa rifiutano l'ipocrisia Onu sui diritti umani" dice che Trump si ritira dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Non si tratta di uno schiaffo all'impegno di chi difende i diritti umani, ma la denuncia di un organismo Onu composto da paesi che i diritti li violano tutti. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 febbraio 2025: Che cosa ha firmato, oggi, Donald Trump? Fra un ordine esecutivo che vieta agli atleti trans di competere nelle squadre femminili e un altro in cui si prevede l'espulsione di criminali statunitensi in carceri all'estero (in Salvador, peggio che nelle peggiori prigioni statunitensi), il neo-presidente ha deciso di dare seguito alla promessa di ritirare gli Usa dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu (Unhrc). Non si tratta di una novità assoluta, considerando che Trump stesso lo aveva già fatto nel primo mandato e il suo predecessore George W. Bush non voleva aderire, quando l'organismo Onu, con sede a Ginevra, era appena stato costituito. I motivi del ritiro ordinato da Trump sono: non aver «raggiunto il suo scopo, oltre ad essere usato come un organismo protettivo per paesi che commettono orrende violazioni dei diritti umani». Trump condanna anche il forte pregiudizio anti-Israele: «Il Consiglio per i diritti umani ha dimostrato un costante pregiudizio contro Israele, concentrandosi su di esse e in modo non proporzionato nei suoi procedimenti. Nel 2018, l'anno in cui il presidente Trump si era ritirato dall'Unhrc, nella sua prima amministrazione, l'organizzazione ha approvato più risoluzioni di condanna di Israele, rispetto a quelle spiccate contro Siria, Iran e Corea del Nord assieme». E Trump sottolinea questo aspetto proprio nel giorno in cui il premier israeliano Netanyahu si reca in visita alla Casa Bianca, primo leader straniero ad essere ricevuto. La decisione di ritirarsi dall'Unhrc non arriva da sola, infatti: il presidente Usa ha anche firmato, contemporaneamente, l'ordine esecutivo con cui si bloccano tutti i fondi americani per l'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, sotto accusa per collusione con Hamas, al punto che suoi dipendenti hanno partecipato in prima persona al pogrom del 7 ottobre 2023, al confine con Gaza. Sicuramente la decisione di Trump di ripetere il ritiro dal Consiglio va inquadrata nella sua politica mediorientale, come un segnale di forte appoggio a Israele. Sempre ieri, Trump è anche tornato a premere sull'Iran, con un altro ordine esecutivo ancora che fissa come obiettivo quello di impedire alla Repubblica Islamica di dotarsi di armi atomiche. Ma non è solo la politica mediorientale a interessare Trump e a determinare la sua decisione di ritirarsi ancora da Ginevra. L'obiettivo è di più ampio respiro ed è parte della tradizione repubblicana. Lo dimostra il fatto che, nonostante le forti differenze politiche e caratteriali, questa sia una delle poche politiche in continuità con Bush. Il senso del tutto è che gli Usa non devono e non possono mettersi a giocare nel terreno dei diritti umani assieme a paesi, anche molto ostili, che non li hanno mai rispettati. Ad imbarazzare gli Usa è soprattutto la composizione del Consiglio. Fra i 15 nuovi membri eletti, entrati in carica a inizio 2024, figurano la Cina (deportazione di massa degli Uiguri, persecuzione di cristiani e musulmani, genocidio culturale in Tibet e Mongolia interna, sorveglianza di massa su tutti i cittadini, nessuna libertà politica e di espressione), Cuba (il paese comunista che resta dittatura ed è refrattario ad ogni riforma, continua a incarcerare dissidenti), oltre a paesi in cui i diritti umani sono solo in parte rispettati, come l'Indonesia e il Kuwait, entrambi paesi musulmani (benché il primo sia ufficialmente laico) in cui le minoranze hanno vita dura. Continuano a farne parte membri già eletti, quali: Algeria (una dittatura militare, oggi tornata alla ribalta per l'arresto arbitrario dello scrittore Bouallem Sansal), il Bangladesh (radicalismo islamico e repressione politica, sia prima che dopo la rivoluzione studentesca del 2024), l'Eritrea (una delle dittature militari più repressive dell'Africa, al sesto posto nella lista di Open Doors sulla persecuzione dei cristiani), il Kazakistan e il Kirghizistan (entrambe "democrature" post-sovietiche con ben poche libertà politiche e civili), la Malesia (emarginazione e pressione sui cristiani locali), le Maldive (paradiso per i turisti, ma non per le minoranze perseguitate dall'islam), il Qatar (il maggior finanziatore del radicalismo islamico nel mondo), la Somalia (uno Stato fallito piagato dal terrorismo islamico e dalla guerra civile infinita, al secondo posto nella lista di Open Doors per persecuzione dei cristiani), Sudan (guerra civile fra due dittatori militari che si contendono il potere, un ritorno di pratiche genocide nel Darfur) e Vietnam (regime comunista repressivo). Il problema del Consiglio per i diritti umani è nella sua stessa composizione, organizzata in quote rigide. Dei suoi 47 paesi membri, 13 devono essere eletti dall'Assemblea Generale dall'area Asia-Pacifico, 13 dall'Africa, 8 dall'America Latina, 7 del Gruppo Europeo Occidentale e 6 dall'Europa Orientale. Il problema è anche la partecipazione delle Ong, che aggiungono una forte carica ideologica ai lavori del Consiglio. Sono i Gruppi di Lavoro inerenti l'attuazione della Dichiarazione e del Programma d'Azione di Durban contro il razzismo, quella stessa conferenza in cui, nel 2001, si chiese ai paesi odierni europei di risarcire le colpe della schiavitù dei secoli scorsi e si voleva equiparare il sionismo al razzismo. Ci sono poi i Forum sulle questioni sociali, sulla democrazia e sullo stato di diritto, sui diritti delle minoranze e sulla tutela dei diritti umani, con composizioni a dir poco grottesche: l'Iran è stato eletto alla guida del Forum sociale, proprio nel 2023, anno record delle impiccagioni nella Repubblica Islamica. Non è dunque per mancanza di rispetto dei diritti umani che gli Usa si ritirano. Ma per evitare di continuare a rendersi complici di queste ipocrisie.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8078 DA PROMESSA STAR DI HOLLYWOOD... A SUORA IN VIA DI BEATIFICAZIONE: ''A DIO TUTTO, O NIENTE!'' di Costanza Signorelli Desiderare di consumarsi completamente, sino a sbiadire il proprio volto, sino a logorare mani e piedi, sino a perdere la voce. Dare tutto di sé e darlo subito, per offrire la vita intera a Dio. Un amore folle e radicale: "A Dio tutto, o niente!". Questa, in poche battute, era suor Clare Crockett. È chiaro, allora, che non fu il caso a volere che questa giovane Serva del Focolare della Madre rimanesse l'unica a morire sotto le macerie del tragico terremoto del 2016 a Playa Prieta. Tra tutte le sorelle del convento missionario in Ecuador, fu scelta solo lei. "Sola con il Solo": misteriosamente, si realizzava il motto di vita stabilito proprio nel giorno della sua consacrazione e ancor più si avverava quell'insondabile piano d'Amore che lei stessa aveva profetato: "Morirò giovane, a 33 anni, come Gesù". NASCERE E RINASCERE NELLO SPIRITO Clare Crockett vede la luce il 14 novembre 1982 a Derry, in una famiglia dell'Irlanda del Nord duramente segnata dalle feroci lotte tra cattolici e protestanti. Lei stessa però dirà che la sua vera nascita avverrà solamente l'11 agosto 2001, data in cui la giovane fanciulla fa il suo ingresso nelle Serve del Focolare della Madre come postulante. Sarà questa, infatti, per Clare l'occasione di una vera e propria rinascita nello Spirito Santo che, corteggiandola come il più appassionato tra gli amanti, la conquisterà completamente. Ma la strada che condusse Clare alla "vita nuova" fu tutt'altro che spianata. Per comprendere su quale terreno cominciò ad arare l'agricoltore e quanti rami ebbe a potare il vignaiolo, basti sapere che, quando Clare annunciò a parenti e amici il suo ingresso in convento, venne accolta con una fragorosa e corale risata. Gli stessi familiari erano convinti si trattasse di uno dei suoi colpi di testa che sarebbe durato pochi giorni, al massimo qualche settimana. Del resto, quella ragazzina a dir poco esuberante era nota a tutti come la futura stella di Hollywood per via del suo straordinario talento per la recitazione. Dotata di un agente dello spettacolo sin da piccolissima, Clare aveva conquistato da subito ruoli da protagonista sul piccolo schermo e alcune pellicole al cinema. Genitori, professori, amici... tutti quanti la spingevano in questa direzione, essendo convinti che un giorno sarebbe arrivata molto lontano. Quanto al rapporto con la fede, invece, non si poteva certamente festeggiare lo stesso successo. Clare, di famiglia cattolica più per etichetta che per sostanza, aveva ricevuto i sacramenti durante l'infanzia, ma ben presto, ai locali della parrocchia, aveva preferito quelli notturni che l'avevano eccitata ai piaceri del mondo. Alcol, droga e sesso erano diventati per Clare regola e dipendenza, complice l'ambiente dello spettacolo che l'aveva stretta, ancora piccola, tra le tenaglie del peccato. Eppure, nessuno poteva immaginare che la "follia" di quella ragazzina, che la spingeva a divorare sempre più vita, fosse in verità il sigillo messo da Gesù sul cuore della sua promessa sposa e che Dio stesso sarebbe stato pronto a tutto pur di portare a termine il suo piano d'Amore su quella vittima da Lui prescelta. LA "TRAPPOLA" DELLA VERGINE MARIA «Un giorno - racconta Clare durante una testimonianza - la mia amica, Sharon Dougherty, mi chiamò e mi disse: "Clare, vuoi andare in Spagna? È tutto pagato". "Un viaggio gratis in Spagna! - pensai - Dieci giorni di festa in Spagna con il sole". "Certo che ci vado!". Io, sinceramente, pensavo che saremmo andate su un'isola turistica come Ibiza. Chi avrebbe potuto immaginare che invece fosse tutta una mossa della Vergine Maria per riportarmi a casa, nel Suo Focolare, in quello di Suo Figlio?». Spiegarono a Clare che tutti quelli che volevano andare in Spagna si sarebbero dovuti presentare in una certa casa per ritirare il biglietto aereo. «Quando entrai nella casa - continua Clare - trovai un gruppo di 30-35 persone mature che recitavano il Rosario. Subito chiedo: "Voi andrete in Spagna?", "Sì", mi risposero con entusiasmo "ad un pellegrinaggio!"». Ovviamente Clare non ha la minima intenzione di partecipare a un ritiro spirituale, ma l'amica insiste: ormai il biglietto aereo è pagato, perciò non ci si può più tirare indietro. «Così arrivai in Spagna presso il monastero del Focolare della Madre, da sola e senza nessuna voglia di fare un pellegrinaggio». Era la Settimana Santa, ma Clare logicamente non lo sapeva e nemmeno poteva sospettare di dover partecipare per cinque giorni e con molto raccoglimento alla Passione, morte e Risurrezione del Signore. L'IRRESISTIBILE SPOSO CROCIFISSO È Venerdì Santo e qualcuno del gruppo dice a Clare che, in quel giorno, non avrebbe potuto star fuori dalla chiesa a fumare sigarette come sempre accadeva. La giovane, perciò, quasi costretta, si unisce alla Celebrazione liturgica della Passione e morte del Signore e col solito atteggiamento strafottente - come racconta lei stessa - sceglie subito di sedersi nei banchi più in fondo. Quando però arriva il momento in cui tutti si mettono in fila per l'Adorazione della Croce, Clare d'impeto li segue. «Quando toccò a me baciare la croce non mi ricordo se mi inginocchiai o se feci la genuflessione, mi ricordo solo che baciai il chiodo che era sui piedi di Gesù e sentii come uno schiaffo sul cuore. In un istante ricevetti la grazia di vedere come Egli, Dio, era morto per me sulla croce, per i miei peccati, per le mie vanità, per le mie infedeltà, per la mia impurezza... Compresi e vidi d'un tratto che io avevo inchiodato il Signore alla croce e che l'unico modo in cui io potevo consolarLo era con la mia vita. Ormai non valeva raccontare barzellette, né fare una bella rappresentazione teatrale: nulla, nulla di ciò che io potevo fare era in grado di consolare Gesù, se non dandoGli tutta la mia vita! Compresi questo in un lampo, senza avere alcuna formazione religiosa: ero pazza, andavo in discoteca, pensavo di andare a Ibiza e in quel momento, nel baciare la Croce, il Signore mi fece cadere completamente da cavallo. (...) Ebbi la certezza che il Signore era sulla croce per me e, assieme a questa convinzione, sentii un vivo dolore. Tornando al banco, iniziai a piangere, e a piangere, e a piangere... non potevo smettere. Dio mi aveva mostrato con chiarezza che era morto per me e che io dovevo dargli qualcosa, e quel qualcosa non era semplicemente un'Ave Maria, una messa o un impegno piccolo, ma era la mia vita!». PERCHE' MI CONTINUI A FERIRE? Nonostante le enormi grazie ricevute durante il pellegrinaggio, Clare torna a casa e precipita di nuovo nelle seduzioni del mondo. Sente con chiarezza di avere ricevuto la chiamata di Dio, ma non riesce in alcun modo ad abbandonare la vecchia vita. «"Non posso diventare suora! Non posso smettere di bere, di fumare, di andare a divertirmi e non posso rinunciare alla mia carriera, alla mia famiglia..." Mi ripetevo queste cose, tuttavia non riuscivo a fare tutto questo semplicemente perché non avevo ancora chiesto a Gesù il Suo aiuto». Non appena Clare si mette in ginocchio, il Signore corre in suo soccorso dandole la certezza che, se Egli le stava chiedendo qualcosa, certamente le stava anche donando la grazia e la forza per viverlo. E infatti, una notte accade qualcosa che cambierà l'esistenza di Clare per sempre: «Ero nel bagno di una discoteca, ero completamente ubriaca e stavo per vomitare, fu in quel momento che sentii con forza lo sguardo del Signore. Era così forte questo sguardo! E subito sentii dentro di me il Signore che mi diceva: "Perché Mi continui a ferire?". Sapevo che il Signore era lì e mi stava guardando. Sentire lo sguardo del Signore è qualcosa che ti lacera. Vidi che di nuovo stavo inchiodando il Signore alla croce con i miei peccati, con le mie ubriachezze. Io sentii che il mio modo di vivere e la mia mancanza di risposta a ciò che il Signore mi stava chiedendo facevano molto male a me stessa e anche a Dio». Fu questo il momento decisivo in cui Clare comprende che l'Amore di Gesù l'ha vinta per sempre: «Capii in quell'istante che dovevo lasciare tutto e seguirlo. Io sapevo che il Signore mi stava chiamando ad essere Sua nelle Serve del Focolare della Madre, a dargli la mia vita affinché altri Lo potessero conoscere. Sapevo con grande chiarezza che mi chiedeva di confidare in Lui, di porre la mia vita nelle Sue mani e di avere fede». E così accade: Clare, l'11 agosto 2001, giorno di santa Chiara D'Assisi, entra in monastero; e l'11 febbraio 2006 fa i suoi primi voti scegliendo il nome religioso di suor Clare Maria della Trinità e del Cuore di Maria. L'8 settembre 2010 emette i suoi voti perpetui. SERVIRE, FINO A CADERE A TERRA SFINITI Dal momento della professione solenne, in un potente crescendo di intensità, inizia per Clare una corsa pazza verso il Signore. Nei cinque anni da professa, viene inviata in numerose comunità delle Serve: a Belmonte (Cuenca, Spagna), a Jacksonville (Florida, Stati Uniti), a Valencia (Spagna), a Guayaquil (Ecuador) e a Playa Prieta (Manabí, Ecuador). Di luogo in luogo, la Serva lascia dietro di sé la scia del suo bruciante amore per il Signore, che non smette di crescere e che si manifestava in un'instancabile e impressionante carità verso il prossimo. Un esempio ne spiega bene la portata. Nel 2011, insieme ad altre 9 consorelle, suor Clare si trova ad accompagnare 140 ragazze alla GMG di Madrid. Ebbene, la Serva era così desiderosa che tu
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8074 LA FEDERAZIONE DI BOXE TIENE FUORI DAI MONDIALI FEMMINILI GLI UOMINI CHE SI SENTONO DONNE di Renzo Puccetti La medaglia d'oro per la boxe femminile delle olimpiadi di Parigi, non potrà partecipare al campionato del mondo che si terrà in Serbia il prossimo 8-16 marzo. Lo ha stabilito la International Boxing Association (IBA) sulla base dei risultati dei test effettuati sull'atleta nel 2023 che dimostrarono la presenza di un assetto cromosomico maschile ed elevati livelli di testosterone plasmatico. I risultati non furono presi in considerazione da parte del Comitato Olimpico Internazionale che lo additò "errato e illegittimo" e per questa decisione espulse l'IBA dall'organizzazione delle olimpiadi. In realtà il test non poteva essere messo in dubbio, essendo stato effettuato in maniera indipendente da due laboratori accreditati di due differenti Paesi, né d'altra parte il CIO produsse controanalisi che dimostrassero risultati diversi. Ciò che fu sufficiente per il Comitato Olimpico furono i documenti d'identità e i livelli ormonali entro gli intervalli accettati. Il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach, dichiarò: «Abbiamo due pugili che sono nate donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna». Sì, una chiara definizione secondo la teoria gender, non la biologia. Allora si parlò soltanto dei risultati del corredo cromosomico, ma l'elemento aggiuntivo che sembra oggi emergere, è che anche i livelli ormonali non rientrassero nei parametri. Forse non accettando il test genetico, anche quello ormonale fu scartato dal Comitato Olimpico? Com'è poi finita la storia è arcinoto: il pugile di nazionalità algerina ha preso a cazzottoni tutte le rivali vincendo la medaglia d'oro e annunciando poi cause risarcitorie. Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, il contesto si è capovolto. Sono stati firmati due ordini esecutivi che riconoscono l'esistenza di due soli generi stabiliti sulla base del sesso biologico, nelle scuole come nelle prigioni, nell'esercito, come nello sport, dove l'essenza etica non è l'inclusione, ma l'equità tra i contendenti; i pari si misurano con i pari e laddove la stazza e la forza sono essenziali, le donne gareggiano con le donne e i maschi con i maschi. Siamo al tramonto della follia gender? È presto per dirlo, ma la decisa marcia intrapresa negli USA offre qualche speranza anche da noi, dove purtroppo ancora oggi, nonostante i proclami pre-elettorali di Giorgia Meloni in terra spagnola nel 2022, "No alle lobby LGBT, No all'ideologia del gender", ribadito anche lo scorso anno, l'UNAR, ente dipendente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, bellamente continua a finanziare decine e decine di progetti delle organizzazioni LGBT. Aspettiamo un ordine esecutivo Trump style. Spes lata dea. Nota di BastaBugie: tra gli ordini esecutivi firmati da Trump, uno in particolare merita attenzione. Si tratta dell'ordinanza "Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili" la cui applicazione si estende a tutti gli sport e a tutte le età. Il momento della firma, avvenuta il 5 febbraio, è stato immortalato con il presidente circondato di giovani e giovanissime atlete sorridenti. Il testo dell'ordine "Keeping Men Out of Women's Sports" stabilisce che siano revocati i fondi dai programmi educativi "che privano donne e ragazze di giuste opportunità sportive". L'ordine stabilisce anche che la politica della nazione sia quella di "opporsi alla partecipazione competitiva maschile negli sport femminili in senso più ampio". Trump ha ricordato quanto sia stato ingiusto, degradante e pericoloso per le donne permettere agli uomini di competere negli sport femminili dal momento che "nega loro pari opportunità di partecipare ed eccellere negli sport competitivi". Tale ordine esecutivo definisce maschio e femmina in base a criteri biologici: femmina è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la grande cellula riproduttiva", mentre maschio è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la piccola cellula riproduttiva". (fonte: Sito del Timone, 10 febbraio 2025)
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8075 10 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO, PER NON DIMENTICARE LE FOIBE di Roberto de Mattei Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La "Giornata del ricordo", istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale". Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero "infoibati" ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze. Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980. Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento. IL MASSACRO Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani. In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità. FOIBA DI BASOVIZZA VANDALIZZATA DI RECENTE La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa "pulizia etnica". Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue. Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo "sospetti", vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo. Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Foibe: oltraggio alle vittime, pensioni d'oro ai carnefici" parla di Tito, dittatore comunista e medaglia al merito della Repubblica Italiana, onorificenza mai revocata così come i vitalizi pagati dall'INPS ai suoi soldati che divennero i boia dei loro connazionali. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2025: Sabato 8 febbraio, a quarantott'ore dal Giorno del Ricordo, e ottant'anni dall'inizio dei fatti, la foiba di Basovizza a Trieste è stata vandalizzata. Tre le frasi con l'inchiostro rosso: "Trieste è nostra", il motto usato dai comunisti; "Trieste è un pozzo", in riferimento alle foibe; "Morte al fascismo, libertà al popolo". E poi il numero 161, che sta per AFA, il collettivo antifascista internazionale d'ispirazione comunista. Ma l'oltraggio alle vittime delle foibe viene anche dai riconoscimenti istituzionali e dalle pensioni elargite ai loro carnefici. L'articolo 2 dello Statuto dell'Ordine «Al merito della Repubblica italiana», che disciplina il conferimento della più importante onorificenza del nostro Paese, prevede che il Presidente della Repubblica possa conferirla per «benemerenze di segnalato rilievo (...) e per ragioni di cortesia internazionale». La stessa «cortesia internazionale» che nell'ottobre 1969 (con il socialdemocratico Saragat al Quirinale e la Democrazia Cristiana al governo) consegnò la più alta delle onorificenze dello Stato italiano al dittatore Josip Broz, alias il maresciallo Tito, il dittatore comunista, assassino di nostri connazionali. Cinquantasei anni dopo, quella medaglia al merito è ancora lì, in palese contraddizione con una legge dello Stato che nel 2004, grazie al presidente Berlusconi, istituiva il Giorno del Ricordo per mantenere viva la memoria dei 10.000 italiani infoibati, della pulizia etnica d'Istria, Fiume e Dalmazia e dell'esodo di 350.000 italiani costretti a scappare dalle loro case. Insomma, mentre ricordiamo la tragedia degli italiani del Nord-Est ancora celebriamo la memoria dell'assassino Tito che li ha infoibati e costretti alla fuga. In questa legislatura ci sono due proposte di legge, alla Camera, primi firmatari Rizzetto (FdI) e Rampelli (FdI), e al Senato, primo firmatario Bizzotto (Lega), per revocarla post mortem. Sarebbe, infatti, un cavillo burocratico ad impedire di cancellare l'onorificenza di Tito: è morto. La legge già prevede di togliere l'onorificenza per «indegnità», come è stato fatto con al-Assad quando nel 2010 Napolitano gli aveva appuntato sul petto la stessa decorazione di Tito. Eppure, per un misterioso disegno, oltre che per ottusa burocrazia, da decenni, nessuno osa toccare quella medaglia che è un'offesa all'Italia. La nostra Penisola ha persino strade dedicate al comunista Tito. Un po' come se a Berlino, o in qualsiasi altro angolo d'Europa, ci fosse qualche piazza dedicata ad Hitler e nel mentre si celebrasse comunque la Giornata della Memoria. Con l'aggravante che per sessant'anni, in Italia, di
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8069 LA PORTAVOCE DI TRUMP HA 27 ANNI, E' SPOSATA, HA UN FIGLIO ED E' CATTOLICA di Paola Belletti «The President needs help», «Il presidente ha bisogno d'aiuto». Così si apriva l'introduzione del rapporto realizzato dalla Commissione Brownlow incaricata dal presidente Roosevelt di proporre soluzioni utili a migliorare l'efficienza del potere esecutivo degli Stati Uniti. Da quello studio e dagli atti che ne seguirono prese corpo l'organizzazione dello staff che supporta da quasi 90 anni l'attività del presidente. Dalla singola figura di segreteria, a cui si limitava prima del 1939 il personale di supporto, siamo arrivati a circa 500 figure, quelle che compongono l'ufficio esecutivo del presidente. Tra queste c'è anche quella di portavoce della Casa Bianca, nominato direttamente, i cui compiti consistono nel gestire le relazioni con i media e la stampa. Al suo secondo mandato, Donald J. Trump ha scelto per questo ruolo chiave Karoline Leavitt, che, con i suoi 27 anni, è la più giovane della storia Usa a ricoprire l'incarico, e non è la sola caratteristica distintiva. È nata e ha vissuto nel New Hampshire, educata nella fede cattolica sia in famiglia sia a scuola, università compresa. Ha anche frequentato un semestre a Roma, alla John Cabot University, e ne conserva ottimi ricordi, riferisce Repubblica. Sposata e con un bimbo di sei mesi ha dichiarato, leggiamo da Religion en libertad: «"La mia famiglia è il fondamento della mia vita, così come tutte le famiglie dovrebbero continuare a essere il fondamento della società. E la mia fede in Dio mi aiuta ad andare avanti", ha affermato in un'intervista del 2021 con The Catholic Current (podcast del network cattolico americano The station of the cross, ndr)». Parlando di quanto la scuola abbia inciso sulla sua formazione e sui principi che la guidano nella vita e quindi anche nel suo impegno pubblico, ha detto: «Mi ha insegnato la disciplina [...]. Mi ha avvicinato al mio rapporto con Dio e mi ha anche insegnato l'importanza del servizio pubblico e del contributo alla comunità [...]. "Avere un'educazione cattolica ha davvero plasmato la persona che sono"». Come molte madri sanno per esperienza diretta, riconosce ancora di più ora che ha un figlio l'importanza del suo contributo alla società e al bene comune: "La mia speranza in tutto questo è che quando un giorno racconterò a Niko tutto quello che ho fatto quando era nel mio grembo e quando è nato, lui si sentirà orgoglioso di sua madre [...]. «Se sa che il suo valore non deriva da nessun'altra persona, ma da Dio, può realizzare qualsiasi cosa». La presenza di Karoline Leavitt alla Casa Bianca è iniziata già durante la prima amministrazione Trump, quando da neolaureata, nel 2019, ha collaborato come autrice dei discorsi presidenziali e come assistente addetta stampa. Per questo conosce già dinamiche interne e pressioni esterne che non mancheranno senz'altro nemmeno ora che è passata alla prima linea. Da candidata al Congresso aveva ottenuto la nomination con i repubblicani per il primo distretto del New Hampshire nel 2022, perdendo in seguito contro il dem Pappas. Nel gennaio 2024, si è unita alla terza candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti in qualità di addetta stampa della sua campagna. «Karoline Leavitt - spiega - ha fatto un lavoro fenomenale nella mia campagna e sono lieto di annunciare che sarà la portavoce della Casa Bianca. È intelligente e ha dimostrato di essere una comunicatrice di effetto. Ho fiducia che farà un eccellente lavoro dal podio e aiuterà a diffondere il nostro messaggio», ha dichiarato Trump annunciando la sua nomina. E dunque avremo una moglie e madre cattolica della Gen Z alla Casa Bianca; fiera della propria fede e dei principi che da essa derivano. Una riflessione, però, va fatta in merito all'impatto che un impegno di questo tipo ha già avuto e avrà sulla vita del piccolo Nicholas. Confidiamo che possa ridurne al minimo gli effetti negativi e che continui ad essere motore e fonte di equilibrio per il suo compito. La croce ben visibile che porta al collo dalla sua apparizione in pubblico dopo l'incarico, possa essere il punto di osservazione costante dal quale prendere decisioni e attingere coraggio. Nota di BastaBugie: abbiamo rilanciato questo articolo per descrivere le prime mosse di Trump in questo secondo mandato alla Casa Bianca, non per indicare un modello di madre cattolica. Per noi restano validi gli articoli precedentemente rilanciati come ad esempio il seguente. COSA HO IMPARATO DIVENTANDO CASALINGA Alcuni dicono che è un sacrificio abbandonare la carriera ed essere una mamma a tempo pieno... ma quale sacrificio? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi? di Samantha Stephenson https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7989 I PRO-LIFE GRAZIATI DA TRUMP E LA RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO Raffaella Frullone nell'articolo seguente dal titolo "I pro-life graziati da Trump e la rivoluzione del buon senso" racconta chi sono i 23 attivisti liberati da Trump che erano stati incarcerati ingiustamente sotto Biden. Ecco l'articolo completo pubblicato sul Sito del Timone il 29 gennaio 2025: In Occidente non hanno fatto molto notizia. E l'Italia non fa eccezione. Perché raccontare chi sono i 23 attivisti prolife graziati da Donald Trump il giorno stesso del suo insediamento vorrebbe dire prendere atto delle ragioni per cui, nell'Occidente illuminato e dei valori, si possa finire in carcere. C'è padre Fidelis Moscinski, 54 anni, frate francescano del Rinnovamento, finito in carcere per aver impedito per due ore l'accesso ad una delle cliniche gestiste dal colosso abortista Planned Parenthood a New York. L'uomo, in un'azione di protesta, avrebbe messo delle catene e della colla all'interno della struttura, una sorta di sabotaggio per cui sono dovuti intervenire i vigili del fuoco e che lui non ha mai negato, spiegando che il suo scopo era quello di parlar con le madri che in quel lasso di tempo sarebbero dovute entrare. E' finito in carcere. Che è un po' come se da noi finissero in carcere gli attivisti di ultima generazione che un giorno sì e l'altro pure bloccano la circolazione danneggiando opere e beni pubblici e privati. Tra i condannati graziati da Trump ci sono poi Heather Idoni, Chester Gallagher, Calvin Zastrow, Eva Zastrow, James Zastrow, Coleman Boyd, Paul Vaughn, Dennis Green e Paul Place, che con una manifestazione pacifica, cantando inni e pregano, hanno bloccato l'ingresso ad un'altra clinica per aborti. Sono stati condannati per corspirazione contro i diritti civili e federali. Da segnalare che tra loro c'era anche Eva Edl, anni 89, sopravvissuta ad un campo di concentramento e che rischiava una condanna a 11 anni di carcere. La donna ha rilasciato un'intervista al Daily Signal parlando chiaramente di un treno metaforico che anche oggi conduce ad uno sterminio silenzioso milioni di vite ogni anno, ma evidentemente è una voce che in pochi vogliono stare ad ascoltare. E di cui certo non si vuol far Memoria. E' commuovente il video, che ha fatto parlare la stampa inglese, ma non ovviamente quella nostrana, in cui Bevelyn Beatty Williams riabbraccia la sua bambina di appena due anni dalla quale è stata strappata e suo marito. Anche lei è fra i dimostranti pro life perseguita dall'amministrazione Biden per il suo attivismo e condannata a 41 mesi di prigione per aver manifestato all'esterno di una clinica per aborti nel 2020 e inoltre ha partecipato ad un'azione dimostrativa che ha provocato un "ritardo" di diverse ore ad alcune donne che hanno scelto di abortire. Un fatto gravissimo insomma, Di una dei graziati anche qualche giornale nostrano però ha parlato, si tratta di Lauren Handy che si guadagna un titolo del Fatto Quotidiano «Trump grazia 23 anti abortisti, tra loro l'eroina pro life che nascondeva i feti nel seminterrato». In realtà non erano "nascosti" erano precisamente seppelliti, la donna infatti aveva intercettato un mezzo che stava trasportando quello che veniva definito materiale organico e che invece erano cadaveri di bimbi abortiti e aveva deciso di dar loro una degna sepoltura. Seppellire con dignità chi lascia questa terra. Gli esseri umani lo fanno più o meno da quando questo pianeta è abitato, ben anche prima che il cristianesimo facesse capolino. Ma seppellire un feto è consideato inopportuno, imbarazzante, fuori luogo. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che si tratti di una persona. Anche Calvin Zastrow è stato graziato. Pastore protestante, sposato da 41 anni, era stato condannato per aver pregato e cantato inni di fronte ad una struttura per l'aborto in Tennesee. Calvin ha raccontato di aver trascorso i mesi di carcere leggendo la Bibbia e parlando di cristianesimo ad i suoi compagni di prigionia «Molti di loro sono come il figliol prodigo che si crogiola nel fango ma in realtà vogliono tornare dal padre, io mi sento un missionario e sono qui per aiutarli a trovare la strada». Se l'obiettivo era quindi quello di impedire il proselitismo pro life, l'esito è stato esattamente l'opposto. Le vite di questi uomini e donne, che hanno saputo rischiare tutto per difendere i più indifesi, ci spronano ad abbandonare la timidezza e la comodità, la grazia del presidente Trump ci mostra che il vento può sempre cambiare. E che se contro l'aborto, anche negli Stati Uniti, c'è ancora molto da fare, almeno è sicuramente iniziata la rivoluzione del buon senso.
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