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Re delle cose, autor del mondo, arcana Malvagità, sommo potere e somma Intelligenza, eterno Dator de’ mali e reggitor del moto,
io non so se questo ti faccia felice, ma mira e godi, contemplando eterno.
Natura è come un bambino che disfa subito il fatto. Vecchiezza. Noia di passioni piene di dolore e disperazione: amore.
Te con diversi nomi il volgo appella Fato, Natura e Dio.
Ma tu sei Arimane.
Taccio le tempeste, le pesti, tuoi doni; ché altro non sai donare. Tu dài gli ardori e i ghiacci.
E il mondo delira cercando nuovi ordini e leggi e spera perfezione. Ma l’opra tua rimane immutabile, perché natura dell’uomo sempre regneranno ’ardimento e l’inganno, e la sincerità e la modestia resteranno indietro, e la fortuna sarà nemica al valore, e il merito non sarà buono a farsi largo, e il giusto e il debole sarà oppresso.
Vivi, Arimane, e trionfi; e sempre trionferai.
Invidia degli antichi attribuita agli dèi verso gli uomini.
Perché, dio del male, hai tu posto nella vita qualche apparenza di piacere? l’amore?... per travagliarci col desiderio, col confronto degli altri e del tempo nostro passato?
Io non so se tu ami le lodi o le bestemmie. Tua lode sarà il pianto, testimone del nostro patire.
Pianto da me per certo Tu non avrai: ben mille volte
dal mio labbro il tuo nome maledetto sarà.
Mai io non mi rassegnerò.
Se mai grazia fu chiesta ad Arimane, concedimi ch’io non passi il settimo lustro. Io sono stato, vivendo, il tuo maggior predicatore, l’apostolo della tua religione. Ricompensami. Non ti chiedo nessuno di quelli che il mondo chiama beni: ti chiedo quello che è creduto il massimo de’ mali, la morte (non ti chiedo ricchezze, non amore, sola causa degna di vivere).
Non posso,
non posso più della vita.
Giacomo Leopardi, Ad Arimane (1835)
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Orson Welles / Une Histoire Immortelle / 1968
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Ma stanotte tu stai per apparire agli occhi della folla, nelle vie bagnate di zafferano punico, tra il clamore delle coorti. Nel mezzo delle torce numerose, come i miei desideri, sopra un carro trainato da elefanti bianchi. Così alto, che abbatteranno gli archi al tuo passaggio.
E faremo di fiori, gli archi.
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Fauré/Souzay, Les berceaux
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Caspar David Friedrich / An Bord eines Segelschiffes 1818-1819
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Love is life that lasts forever.
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Non ho più nome né sorte tra gli uomini;
ma il mio nome è Meriggio.
In tutto io vivo tacito come la Morte.
E la mia vita è divina.
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V'è sempre un barlume di luce
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Non vissi. Muto sulle mute carte ritrassi lui, meravigliando spesso. Non vivo. Solo, gelido, in disparte,
sorrido e guardo vivere me stesso.
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In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose. E così dimenticammo le rose. Dino Campana
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Chopin/Kapell Mazurka op. 41 n. 1
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April is the cruellest month, breeding Lilacs out of the dead land, mixing Memory and desire, stirring Dull roots with spring rain.
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Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io sono implicato nell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te.
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