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La Storia e l’Utilità degli Zaini come Gadget Promozionali
Gli zaini, nella loro forma più semplice, sono sacche in tessuto assicurate con due fasce che vanno sopra le spalle e sotto le ascelle. La praticità di uno zaino risiede nella distribuzione del peso, che rende più agevole il trasporto di carichi pesanti per lunghi periodi. Questo lo rende un prodotto ideale non solo per l’uso quotidiano ma anche come gadget promozionali, offrendo un valore aggiunto significativo per chi li riceve.
L’Evoluzione degli Zaini: Dalle Origini ai Modelli Moderni
Il trasporto di carichi è stato da sempre un’esigenza fondamentale per le popolazioni montane. I primi zaini erano spesso realizzati in legno, simili a ceste, e dotati di spallacci fatti di semplici funi. Con il tempo, si è passati a materiali più evoluti come la pelle animale e la tela, migliorando il comfort e la capacità di carico. Questo miglioramento tecnologico ha trasformato lo zaino in un oggetto molto più funzionale e versatile.
Gli Zaini in Ambito Militare e Civile
In ambito militare, l’uso della tela per la produzione di zaini ha dominato per decenni, grazie alla sua economicità e facilità di produzione. Gli zaini militari, progettati per trasportare carichi pesanti su lunghe distanze, hanno influenzato profondamente il design degli zaini civili. Oggi, materiali come il nylon e la cordura, resistenti e leggeri, sono comunemente utilizzati sia per scopi militari che civili. Questo progresso ha reso gli zaini non solo più confortevoli ma anche più robusti e capaci di resistere all’usura, migliorando la loro utilità come gadget promozionali.
Classificazione degli Zaini per Capacità di Carico
Gli zaini possono essere classificati in tre grandi gruppi a seconda della loro capacità di carico:
Zaini piccoli (fino a 40 litri): Ideali per escursioni giornaliere.
Zaini medi (da 40 a 65 litri): Utilizzati per trekking di più giorni.
Zaini grandi (oltre 65 litri): Adatti per alpinismo o usi militari, specialmente per spedizioni in aree remote.
Usi Speciali degli Zaini
Esistono zaini progettati specificamente per trasportare particolari oggetti di valore, come computer portatili e attrezzature fotografiche. Alcuni modelli sono dotati di serbatoi d’acqua con tubicini per bere durante il movimento, ideali per escursioni su sentieri o trekking, migliorando ulteriormente la loro utilità come gadget promozionali.
Gli Zaini come Gadget Promozionali
Gli zaini sono uno dei gadget promozionali più efficaci per le aziende. Offrono un’ampia superficie per la personalizzazione con loghi aziendali e messaggi pubblicitari, aumentando la visibilità del marchio. La loro utilità pratica garantisce che saranno utilizzati frequentemente, offrendo un’esposizione continua del brand. Gli zaini promozionali sono particolarmente apprezzati durante eventi sportivi, fiere e campagne di sensibilizzazione ambientale, dove possono fungere da strumenti di marketing potenti e duraturi.
La Storia degli Zaini
I primi zaini erano rudimentali e realizzati con materiali rigidi come il legno. Nel tempo, l’evoluzione dei materiali ha portato all’uso di tela e pelle, rendendo gli zaini più confortevoli e funzionali. Nelle regioni montane, ancora oggi si producono zaini in pelle naturale o scamosciata, usati principalmente per la caccia. Durante il XIX secolo, l’otre era l’unico contenitore economico e leggero disponibile, ma con l’invenzione dello zaino moderno da parte di Pietro Guglielminetti, si è aperta una nuova era per il trasporto di carichi.
Innovazioni e Sviluppi Recenti
Gli zaini moderni, utilizzati in ambito alpinistico e militare, sono progettati con materiali avanzati che offrono resistenza e comfort. Lo schienale rigido e le cinture imbottite migliorano l’ergonomia e la distribuzione del peso, rendendo possibile il trasporto di carichi pesanti con minore fatica. Questa evoluzione ha reso gli zaini non solo strumenti essenziali per gli escursionisti e i militari, ma anche gadget promozionali di alto valore.
Conclusione
Gli zaini rappresentano un perfetto esempio di gadget promozionali che combinano utilità, durata e visibilità del brand. La loro lunga storia e continua evoluzione dimostrano la loro rilevanza e versatilità. Le aziende che scelgono gli zaini come gadget promozionali possono beneficiare di un marketing efficace, offrendo ai propri clienti un prodotto utile e apprezzato che durerà nel tempo. Gli zaini, quindi, non solo soddisfano le esigenze pratiche di trasporto, ma rappresentano anche una strategia di marketing potente e sostenibile, promuovendo il marchio in modo efficace e duraturo.
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Avete provato a sollevare lo zaino di un qualsiasi alunno delle elementari?
Fatelo e poi chiedetevi come faranno a crescere con una spina dorsale normale.
Invece di pensare ai dinosauri, il saccente Valditara potrebbe cominciare a chiedersi perchè siamo uno dei pochi paesi in cui gli edifici scolastici vengono utilizzati solo al mattino e magari, in attesa di una modifica seria del nostro sistema scolastico, dotare gli stessi edifici di armadietti in modo che i bambini si portino a casa solo quello che serve per fare i compiti per il giorno dopo.
#valditara #zainetti scolastici #scuola elementare
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Conoscete la storia del "tempo che passa", vero?
Già. L'avrete sentito dire a tantissime persone, anche voi l'avrete detto molte volte.
Il tempo passa, anzi scorre fra le nostre dita e spesso non ce ne accorgiamo. Impegnati a vivere gli attimi della vita che, se sommati, formano il tempo.
Vivere, già... bisogna avere anche una buona dose di fortuna per vivere; diversamente si sopravvive.
"Il tempo passa" e lo sappiamo tutti, ma arrivano dei momenti nella vita in cui effettivamente ce ne accorgiamo. Ci rendiamo conto che il tempo è passato, come se tutto d'un tratto ci svegliassimo da un torpore. Come se ci fossimo assopiti sul treno, durante un viaggio, svegliandoci di soprassalto al sentire un voce gracchiante da un altoparlante di una stazione.
In questi giorni intensi ho avuto delle concrete prese di coscienza del tempo che passa.
Figli. Questo mese di settembre sono riprese le scuole, ho visto i ragazzi per le vie della città con i loro zainetti e cartellette avviarsi in lunghe file verso le proprie scuole. Ho visto genitori accompagnare i bambini con i loro piccoli zainetti verso le scuole dell'infanzia o di primo grado.
Così mentre li osservavo ho pensato ai miei figli. All'autonomia che hanno i ragazzi universitari.
Non hanno più bisogno di me, dei passaggi o dei trasporti. Dei colloqui con i docenti e delle presenze nello studio.
Santo cielo, sono uomini che si organizzano e hanno appuntamenti di studio e corsi, e lezioni.
Di pranzi o cene con gli amici, di viaggi nel fine settimana e di discussioni e pensieri. Hanno sempre fretta, come se avessero un cronometro messo nel cervello.
Vorrei dire ogni tanto a ognuno di loro: "Riposati"; poi penso a quando li esortavo a studiare e non "perdere tempo".
Ma il tempo non si perde, esso scorre. Sta a noi decidere se viverlo appieno o lasciarlo scivolare inerti.
Madre. Che la tua ragione sta sfumando, non averne a male se ti ho portato in un posto dove ti aiuteranno. Spero di riportarti presto a casa, per vederti ancora tra i tuoi ricordi e le cose a te care. Sistemo casa tua e vedo le foto in bianco e nero o con quei colori anni ottanta. Quante volte le ho viste, ma con la tua presenza andavano in secondo piano. Ora nel silenzio dell'assenza pesano come pietre miliari, segnando la strada del tempo passato.
Il tempo passa. Venticinque anni sono passati dalla sepoltura di mio padre. In questi giorni è stato riesumato.
Mio padre, non ha mai mollato nella vita. Testa bassa e lavoro, fino allo stremo.
Solo un cancro lo ha sconfitto prematuramente.
Così ho assistito alla sua esumazione, pensavano di trovare ossa i necrofori. Ma lo avevano assicurato per la loro esperienza nel settore: "Deve sapere che dopo venticinque anni saranno solo ossa"; mi hanno detto.
Mio padre invece non si è consumato, ha resistito.
Ho avuto pietà per quei resti umani, ho avuto pietà per me che sono restato umano.
Ho sussurrato "Scusa", a quei resti. Perché di scuse ne avevo tante da porgere a mio padre, usando la mia bocca. Perché di scuse me ne doveva anche lui, con la sua bocca.
Così in questi giorni mi sono svegliato a una stazione, a bordo di un vagone, per via di una voce gracchiante dal profondo della mia anima. Sono risvegli duri, che ti lasciano un po' stordito, con quel malessere diffuso.
Il tempo passa e lo sa solo il cielo di quanto ne ho sprecato.
Mi domando se riuscirò, per quanto mi rimarrà di vivere, di sentirmi completato. Ma poi penso al fatto che, ognuno di noi, ha più tempo che vita.
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Mia zia Ida aveva un pappagallo parlante, Ruggero. Ricordo che se ne stava appollaiato su un braccio di lampadario e da li parlava molto di piu' di quando era in gabbia. Era bravo a ripetere le lamentele di mia zia, una volta i pochi soldi della sua pensione: "maledetti, maledetti, appena ottocentomilalire dopo 30anni di lavoro". Un'altra volta dal braccio del lampadario, ripeteva " l'amministratore e' un ladro, un ladro". Ruggero era un pappagallo raro. "Parlatori" come lui ce n'erano 3 o 4 in Italia. Eh, quel pappagallo valeva soldi, tanti soldi. Oggi invece il nostro paese conta 60milioni di pappagalli. Tutti a ripetere quello che dice la zia di turno. Una volta il problema piu'a cuore per gli italiani sono i rave party, un'altra e' la guerra in Ucraina, un'altra ancora l'immigrazione, poi la benzina, l'inflazione, la sanita', gli zainetti per la scuola o le pesche che regalano i figli ai genitori divorziati. Insomma, i potenti dettano i temi e i pappagalli li ripetono, mettendoli in cima ai loro problemi quotidiani (come rilevano tutti gli istituti demoscopici). Una cosa e' certa: io non mi porterei a casa nessuno di questi 60 milioni di pappagalli. Preferirei averne uno intelligente, uno che mi ripeta come un matra i suoi veri problemi: "non voglio solo semi, voglio anche la banana e una foglia di lattuga, brutto stronzo".. @ilpianistasultetto
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L'UNICO EFFETTO DEI POST CHE NON DANNO IL PERMESSO A ZUCKERBERG DI FARE COSE...
Come sapete su Facebook c'è un algoritmo di visibilità.
Cosa fa quest'algoritmo, a parte oscurare i post che parlano dei massacri perpetrati da eserciti nella S di G e mettere in punizione le pagine che li pubblicano, riducendo la visibilità di tutti i loro contenuti, per indurle a parlare di pupazzi di peluche e zainetti?
Quest'algoritmo ci classifica per proporci spot pubblicitari su misura.
Una volta ho commentato il post di una conoscente che raccontava i suoi problemi di salute e l'algoritmo mi ha inquadrato a modo suo.
L'algoritmo si è detto: «Bene, questo tizio sui cinquant'anni (età che comincia a stimolare certe riflessioni) ha manifestato interesse per queste cose. Provvedo subito».
Risultato: per due settimane Facebook mi ha sommerso di pubblicità su badanti e case di riposo.
Dunque l'algoritmo ci classifica. Ci mette un'etichetta addosso e dirotta verso di noi inserzioni personalizzate. Le sue conclusioni sono spesso grossolane e iperboliche, ma ci prova.
La stessa cosa accade quando copiamo e incolliamo post che non autorizzano Zuckerberg a fare cose.
L'algoritmo di Facebook trae delle conclusioni su di noi.
E Facebook ci sommergerà di pubblicità riguardanti creme che promettono di eliminare le smagliature già dopo la prima settimana.
FINE
[L'Ideota]
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quanto sono felice con il 1/3 dei miei nuovi zainetti
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LILIANA MORO, ANDANTE CON MOTO (parte I)
Che “Bella ciao” sia ormai un canto di protesta contro gli oppressori ed un inno alla libertà, è ormai universalmente riconosciuto. Naturalmente lo era anche nel 2010, quando Liliana Moro lo scelse per una essenziale ma toccante installazione sonora che è stata ricostruita nella sala d’ingresso del Pac di Milano in occasione della mostra, appena conclusasi ed intitolata “Andante con moto”. La sequenza continua di varie versioni in molte lingue, fuoriesce da una tromba acustica che pende dal soffitto: quasi una dichiarazione d’intenti, messa in grande evidenza, prima che il visitatore intraprenda il percorso verso le (altre) opere. Sulla parete di fondo una gigantografia in b/n del paesaggio industriale di Milano visto da via Breda, quartiere Bicocca, prima della sua trasformazione in zona universitaria, che sembra manifestare un desiderio di affermazione identitaria dell’artista. “Andante con moto” è una mostra da vedere e da ascoltare, come già fa presumere il titolo. Il suono, con le sue potenzialità comunicative e, perché no, ideologiche, è un mezzo ampiamente utilizzato dall’artista italiana nelle installazioni ambientali. E non è una novità che oggi, sempre più spesso, gallerie d’arte, spazi espositivi e musei, lo utilizzino per “accompagnare” le opere esposte. Siamo quindi in presenza di un avvenimento precursore di tendenze che sembrano ormai avere sempre più spazio. “Le nomadi” è una essenziale installazione costituita da una serie di zaini e zainetti, depositati a terra, dai quali fuoriescono famose arie d’opera cantate da Maria Callas, alternate e confuse con piste sonore che riproducono il rumore dell’acqua che scorre, e dedicata idealmente alle donne che hanno avuto un certo peso nella vita dell’artista. Si può dire che sue opere il suono diventi una sorta di architettura, capace di modellare gli spazi e di dar loro senso. Per Liliana Moro, l’estetizzazione dell’opera sembra essere un ostacolo al suo diretto intento comunicativo che è il vero scopo del suo agire. In “Moi” questo obiettivo risulta più evidente che mai: in questa installazione del 2012, dodici casse acustiche su lineari supporti e disposte in cerchio con la nota dell’artista che dice: “Studio per un probabile equilibrio in movimento”. Poi un’opera del 1977 dove due donne legate tra loro fanno suonare una nota su una pianola ancorata al fianco di una delle due donne (Liliana Moro stessa). Bisogna ammettere che l’operazione appare piuttosto cervellotica e che i risultati non sembrano essere efficaci come la macchinazione messa in atto. (continua)
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Altre cose (è un periodo così, frammentato)
Una piccola percentuale di miei contatti in un noto sistema di messagistica telefonica ha come immagine di profilo delle foto in déshabillé estivo che tipicamente nella stagione calda non noto ma d'inverno se capita di smessaggiare li guardo e penso "soccia, ma non hanno freddo?" (certo, potremmo fare anche delle considerazioni di buongusto ma se avessi a cuore il buongusto nelle autorappresentazioni digitali mi toccherebbe togliermi gli occhi col cavatappi ogni due giorni - e poi fare seppuku per colpe mie)
Vicino a dove lavoro c'è la sede di una ditta di consulenza che sembra particolarmente importante, di quelli con un acronimo che sembra scelto da un gatto che passato una tastiera, e che ogni mattina ha la processione di gente elegantissima con zainetti da portatile nerissimi e facce tristissime che entra in uffici illuminatissimi. Ogni volta che vedo questa processione penso che se per disgrazia uno finisce a fare un lavoro in cui gli tocca di mettersi in tiro tutti i giorni, apparentemente gli uomini se la cavano con un'uniforme fatta da completi bluscuri e camicie bianchine lasciando come unica attività decisionale il colore della cravatta e la ricerca delle scarpe più brutte possibili da associare al completo. Le donne se da un lato hanno più scelta, dall'altro vuole pure dire che se vuoi vestirti da ufficio elegante ti tocca inventarti qualcosa dall'aspetto moderatamente costoso ogni due giorni, che è un po' la mia definizione di incubo.
È incredibile quanto possa stupirti la gente quando non ti aspetti un cazz tappo. Ma è incredibilmente difficile non aspettarsi mai un cazz tappo.
Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve schiaccia l'anima che geme nel suo tedio infinito, e in un unico cerchio stringendo l'orizzonte fa del giorno una tristezza più nera della notte; ecco, qui il signor Baudelaire a sua insaputa non stava descrivendo lo spleen ma la stagione fredda. Io non so quando l'ha scritta ma di sicuro non era d'estate. Fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle santalucialanottepiùungachecisia ma l'epifania è dietro l'angolo e dopo si apriranno almeno altri due o tre mesi di freddo odioso resi meno sopportabili dall'assenza di feste comandate e di mandarini decenti.
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che odio le persone (specie i vecchi e i boomer) che occupano i posti con le borse e quando vedono che stai in piedi manco le levano, a meno che tu non lo chieda (e in quel caso farebbero gli scazzati). cioè ma porcodio dovrebbe venire automatico che se non c'è posto normalmente e voi li occupate con i vostri zainetti minuscoli di merda forse sarebbe il caso di levarli.
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mi hai fatto questa foto quando siamo andati a Roma, ti piacevo anche con i capelli tutti scompigliati da appena sveglia e raccolti senza criterio, vestita con le prime cose pescate dalla valigia, borse e zainetti vari con una peroni da 66
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A me tutte le volte che una cosa parte con "i nostri nonni..." mi sale il nervoso.
Che poi non è nemmeno difficile pensare a dei "nonni" che abitavano in zone "calde" e che non si vestivano.
Ma saranno cazzi dei vostri nonni ormai? Che non si può fare meglio?
Eh ma signora mia il cat calling...
Eh ma signora mia le minigonne...
Eh ma signora mia giocavamo nel fango...
Eh ma signora mia gli zainetti...
Eh ma signora mia la Spagnola...
Eh signora mia la carbonara...
E non è nemmeno vero che gli indigeni sapessero sempre più dei colonizzatori o che la medicina tradizionale ha sempre delle basi scientifiche etc...
Sono argomenti che non portano acqua a nessun ragionamento sensato. Perchè appunto non è poi difficile trovare controesempi.
Ed è la prateria perfetta in cui pascolano poi quelli de "non tutti gli uomini...".
I nonni nell'arco di secoli, a volte di decenni hanno finito per pensare una cosa e poi il suo opposto senza motivazioni razionali.
Rifarsi ai nonni è una variante del giusnaturalismo... che poi quando vai a vedere finisce che ti tocca ricordare a Vannacci che come direbbe Bergoglio Giulio Cesare era frocio.
P.S. a proposito del fare meglio e dello strato di ozono
Ah rimane che se siete colonizzatori... siete stronzi, se menate le donne, le pagate poco e gli dite che devono andare a stirare siete stronzi, se rompete il cazzo aə trans siete stronzi, se frignate per le minigonne, i capelli colorati, gli uomini che si baciano, le macchine elettriche, il fatto che non si possa corteggiare più come una volta... siete stronzi...
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Zainetti bellissimi e dove trovarli.
@unmeinoakaito
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Rose e Jack
- Papà...
- Dimmi Gabri
- Questo fine settimana Rebecca starà da noi tre giorni, arriverà venerdì
- Uh, qual è il motivo? Ultimi giorni di ferie prima della scuola e volete passare più tempo insieme?
- Non proprio, domenica sarà un anno che siamo insieme
- Oh, che bello e cos'hai in mente?
- Le farò una sorpresa
Gabriele, figlio 2 quello che spesso sembra il più freddo dei due. Quando vuole mi sa sempre stupire con attenzioni inaspettate.
Per tutta l'estate si è trovato un lavoro part-time per racimolare quattro soldi ed essere indipendente.
Cerca sempre di non farle mancare nulla con molte attenzioni.
In alcuni momenti mi sembra Jack, il personaggio del film Titanic di James Cameron.
Quando lei gioca alla Nintendo collegata alla TV in sala e lui abbracciandola da dietro l'aiuta con il controller nel gioco.
Sembrano Rose e Jack sulla prua del Titanic.
Un destino crudele quello di Rose e Jack del Titanic, nel mare hanno trovato un destino avverso.
Già il mare. Gabriele ha deciso di portarla a Genova città di mare, a visitare l'acquario di quella città uno dei più belli che abbia visto. Pieno di creature del mare.
Quando Rebecca viene ospitata a casa lei e Gabriele dormono in salotto. Un letto gonfiabile moto alto e comodo viene affiancato al divano, hanno la stessa altezza e così uno su divano e l'altra sul materasso a una piazza e mezza dormono vicini.
Sabato sono partiti presto e vuoi la fretta di non perdere il treno, il controllare gli zainetti e prepararsi i panini hanno fatto si che il materasso fosse lasciato gonfio e incustodito.
Così mentre io passavo la mattinata in giardino scoprendo che qualche ora dedicata alla pulizia del verde corrisponde a una donazione all'AVIS (zanzare di merd*), e che le cimici che da ottobre utilizzano il bucato steso come cavallo di Troia per entrare in casa, durante l'estate vivono una vida loca tra le fronde degli alberi. Nutrendosi e copulando come se non ci fosse un domani.
Ecco mentre io osservavo tutto ciò, il gatto Alvin decideva che quel materasso era molto figo e spassoso. Così un suo artiglio è riuscito a forare il materasso.
Un forellino. Quando me ne sono accorto ho rimediato subito con una colla per PVC e toppe speciali per riparare i materassini. Le istruzioni davano 24 ore di tempo per la massima resa.
Io 24 ore non le avevo così la sera quando i due naufraghi dell'Acquario di Genova, erano stanchissimi, dopo una breve cena ho gonfiato il materasso e il buco riparato teneva alla grande.
Peccato che dall'altra sponda del materasso Alvin aveva lasciato un altro ricordino, un forellino non visto, più piccolo ma inesorabile nel far sgonfiare il materasso.
Guardo Gabriele lui guarda me, io guardo Rebecca e Rebecca guarda me, guardo Alvin e Alvin fa finta di nulla fischiettando in gattese.
- Beh ragazzi, questa sera dormirete separati. Tu Gabri torni nel tuo letto vicino a tuo fratello e lei dormirà sul divano che ci sta comoda.
- Ma no pa' si sgonfia piano, magari mi regge per una notte. Ci sto sopra io tranquillo.
Sembrano Rose e Jack, lei sulla tavola in legno sicura e lui nel mare insicuro. Si addormentano subito, tenendosi per mano come i protagonisti del Titanic.
Il Titanic affondò nella notte alle 2:20 circa. Io verso le 3:00 colto da un senso di protezione mi alzo e vado in sala.
La scena è da Titanic, il materasso oramai è quasi del tutto sgonfio, Gabriele per cinque centimetri non è ancora sul tappeto della sala. Dorme e tiene la mano di lei. Della sua Rose.
Mi avvicino e lo sveglio. Gli faccio capire che deve abbandonare la scialuppa. Cioè il materasso sgonfio, che non può dormire sul tappeto. Così mezzo rintronato si lascia convincere e va nel suo letto.
Non è finita come nel Tianic, appena sveglio Gabri-Jack corre da Rebecca-Rose e la raggiunge sul divano. Abbracciandosi e stendendosi insieme.
In quel momento realizzo che se Rose avesse fatto posto a Jack nel film Titanic, Jack si sarebbe salvato. Cacchio se ci stavano sicuri in due sulla tavola in legno. Cameron dovrebbe rifare quella scena cribbio.
L'amore è un mare, a volte calmo a volte in tempesta. Auguro loro di non affondare mai, di non annegare nelle lacrime. Comunque andrà manterrò sempre il ricordo del mio Jack che teneva la mano a Rebecca, mentre affondava con un materasso forato dall'iceberg Alvin.
Quando vorrò ricordare al mio cuore cos'è l'amore mi ricorderò di quella notte. E ricorderò.
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Imbrattano il muro di una casa con bombolette spray: 8 ragazzi denunciati per danneggiamento a Lissone (MB)
Imbrattano il muro di una casa con bombolette spray: 8 ragazzi denunciati per danneggiamento a Lissone (MB). A Lissone (MB), i Carabinieri della locale Stazione hanno denunciato in stato di libertà otto ragazzi di età compresa tra i 15 e i 20 anni per il reato di danneggiamento. La sera del 25 gennaio scorso, i Carabinieri, nel corso del quotidiano servizio di controllo del territorio, hanno notato il gruppetto di giovani che stava imbrattando il muro di una abitazione privata con delle bombolette spray. Dal controllo è emerso che i ragazzi avevano negli zainetti più di 80 bombolette. Il proprietario dell’abitazione ha sporto querela per danneggiamento e 6 degli 8 giovani sono stati deferiti alla locale Procura della Repubblica perché poco più che maggiorenni. I due minorenni sono invece stati segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Dalla Polizia locale di Sassari tanti doni ai bimbi per iniziare bene l’anno scolastico
Sassari. L’anno scolastico inizia in bellezza per 80 piccoli studenti dell’Istituto comprensivo San Donato che hanno ricevuto in dono dalla Polizia locale altrettanti zainetti nuovi. Un venditore ambulante che ha chiuso la propria attività aveva letto dell’impegno del Comando nel campo della solidarietà e così ha pensato di affidarsi agli agenti per far arrivare questi regali ai destinatari…
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