#vittorio capone
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La Magia del Natale 1° Edizione. Premiazione 21 dicembre a Matera
Sabato 21 Dicembre, nella splendida cornice della Città di Matera, alle ore 15,00 presso il Palazzo dell’Annunziata in Piazza Vittorio Veneto, si terrà la Premiazione del Concorso “la Magia del Natale” prima edizione, organizzato da Apt Officina Mediterra
Sabato 21 Dicembre, nella splendida cornice della Città di Matera, alle ore 15,00 presso il Palazzo dell’Annunziata in Piazza Vittorio Veneto, si terrà la Premiazione del Concorso “la Magia del Natale” prima edizione, organizzato da Apt Officina Mediterranea, in collaborazione con il Circolo Filatelico Numismatico Materano e Laura Capone Editore. Il Premio prevedeva quattro sezioni: • Sezione A…
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Altrove - Animali
Un efficace mix di cantautorato e world music per un brano dirompente di denuncia sociale
«”Animali” racconta tre storie, tre drammatiche vicende con riferimenti specifici ad accadimenti ricorrenti nella nostra società e che segnano uno stigma su una falla del sistema. Tre storie che si fanno simbolo di ogni sopruso, di ogni oltraggio, di ogni trasgressione alla Dichiarazione universale dei diritti umani.» Altrove
“Animali” è il nuovo singolo di Altrove (al secolo Ashai Lombardo Arop), primo tassello di un nuovo percorso musicale per l’artista genovese, dopo l’esordio del 2023 con l’album Tossica Animica, positivamente accolto dalla critica.
Una canzone caratterizzata da un testo duro di denuncia sociale, dove le voci delle vittime raccontano in prima persona storie drammatiche di soprusi e violenze, quando l’essere umano dimostra di utilizzare solo la parte più bestiale di sé, quella che lo avvicina agli animali del titolo.
Dal punto di vista musicale il brano è parte di un nuovo progetto discografico di Altrove, che affina la ricerca tra cantautorato e world music. Nato voce e chitarra è stato arrangiato poi da Stefano Saletti (creatore dello storico gruppo world Banda Ikona) con una mistura di percussioni dell’Africa Occidentale (dun dun e djembe, suonati dal vivo da Ruggero Artale) con l’intento di dare quella pasta sonora tipica del repertorio musicale dei popoli di quella regione. Questi suoni legati a tradizioni vive ma antiche sono commissionati e integrati con suoni più contemporanei come una chitarra distorta e un beat elettronico.
“Animali” è stata scritto da Ashai Lombardo Arop (Altrove) e prodotta da Stefano Saletti. Fabrizio De Carolis si è occupato del master presso il Reference Studio Roma.
Nata a Genova da madre italiana e padre Sud sudanese. Attrice, danzatrice e cantautrice. Ha lavorato con La Banda di piazza Caricamento diretta da Davide Ferrari, con la quale ha partecipato al primo disco; è stata la Cenerentola di Francesco Di Giacomo nel suo ultimo spettacolo "Cenerentola. La parte mancante" all'auditorium Parco della Musica di Roma; ha partecipato come corista e autrice nel disco jazz sperimentale Electric Sheep del collettivo omonimo, diretto dal trombettista Angelo Olivieri; ha lavorato con l'Orchestra di Piazza Vittorio, partecipando anche al film "Il Flauto Magico" nel ruolo di fata. Negli anni ha avuto modo di collaborare con Marcello Colasurdo, Antonio Infantino, NCCP, Carlo Faiello, Maurizio Capone, Arakne Medoterranea, Lino Canavacciuolo, Lina Sastri e molti altri. Tutto questo avveniva parallelamente al percorso lavorativo di attrice, danzatrice e insegnante di danze “etniche” e popolari, teatrodanza e movimento creativo. Il 20 gennaio 2023 pubblica “Tossica Animica” album d’esordio, con cui raccoglie preziose critiche. Il videoclip del singolo “Tossica animica” viene selezionato e proposto da Metromusic e viene premiato al concorso Doremifasud al C.I.Q. di Milano. Ad agosto 2023 il brano ”La Terra all’Umano” vince il premio come miglior brano Ecogreen del concorso ECOFUTURO del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti). Il 2 settembre 2023 Altrove vince il contest MUSAQ (Music & Street Art Quiliano) sempre in partnership con il MEI di Faenza. A febbraio 2024 esce “ANIMALI” il nuovo singolo, parte di un nuovo progetto discografico che affina la ricerca fra cantautorato e musica world.
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Silvio Berlusconi no era un corrupto sino un sistema de corrupción basado en saltarse las leyes del propio sistema... un buscavidas, que lo consiguió todo empezando por el final: representar a una sociedad harta de corruptelas que escoge al tipo más vulgar y avispado entre la delincuencia organizada... Su padre, un empleado de la Banca Rasini en Milán, se dedicaba a blanquear dinero mafioso (el banco, no necesariamente el empleado)... El Partido Socialista de Bettino Craxi ejercía el poder omnímodo en Lombardía y el constructor ansioso y condescendiente no era otro que Silvio. De rey del ladrillo fino a magnate de los medios de comunicación pasando por el espectacular embudo del fútbol... En su irresistible carrera de delincuente sólo fue condenado en firme por una ocultación a la Hacienda Pública. No se olviden, lo mismo le pasó a Al Capone... Luego estaban sus inclinaciones. Le gustaban las putas de lujo y a ser posible adolescentes. Arrasó en los medios de comunicación y su público lo jaleaba frente a unos adversarios convertidos en mendicantes de las apariencias... Cristiano viejo en costumbres, masón en la intimidad de la P2... Silvio no hizo mangas y capirotes con los besos a la mafia, como Andreotti. Él la metió en casa. A Vittorio Mancano, un asesino profesional de la Cosa Nostra le hizo ocuparse de sus caballos y a Marcello Dell´Utri, condenado por blanqueador, ambos sicilianos, los puso en nómina. Como estafador compulsivo llegó un momento que hizo saltar la banca, literalmente, cuando la prima de riesgo de Italia subió a 574. Sucedió en 2011 y en noviembre hubo de dimitir. Pero el baile siguió, lo llamaban bunga-bunga y tenía tantos adictos como forofos tiffosi... Quien fuera su virrey en España, el ideólogo arrogante Paolo Vasile, lo definió para el bronce: “la izquierda utiliza a la multitud, Silvio la amaba”... Roberto Saviano: “La santificación política de Berlusconi es una vergüenza democrática y un insulto a la verdad”. Quizá pronto surjan berlusconistas de derechas y de izquierdas. Pasó con Perón y nadie se sorprende
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hhhg more of vittorio because I wuv him please wuv him too
#ill make his stand tomorrow#but for now#i sweep#also god his 69ing eyes are so hard to draw what the fuck araki#my designs#my art#vittorio capone
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Poliziotto sprint (Highway Racer, 1977)
"No whiskey. Whenever Il Nizzardo beat the driver of a squad car, he used to drink a bottle of champagne to celebrate - two bottles if it was that son of a bitch Tagliaferri!"
"Alright, then we'll drink champagne and think of that asshole Tagliaferri."
"Only I call him a son of a bitch."
"But they're all assholes, really, aren't they?"
"No, not Tagliaferri. Tagliaferri is a man. He just stands on the other side."
#Poliziotto sprint#Highway Racer#poliziotteschi#italian cinema#Stelvio Massi#Maurizio merli#Gino Capone#Stelvio Cipriani#Angelo Infanti#Giancarlo Sbragia#lilli carati#Orazio Orlando#Glauco Onorato#Rosario borelli#Gaetano balestrieri#Mimmo poli#Vittorio fanfoni#Feels strangely prescient of the moods and styles of cinema to come: prefigures the 80s boom in Hollywood for buddy cop films#With a comic centre‚ particularly the Lethal Weapon kind‚ and the complicated relationship between hero and villain (part rivalry part#Mutual respect and just a frisson of homoeroticism..) feels very Point Blank. The whole film feels very US influenced except that it's#Happening before the US even really started in on these tropes... Idk. It's good tho‚ a fun bit of nonsense about cops and robbers which is#Really just an excuse for escalating car stunts (and some of them are absolutely nuts tbh) (like i mean they actually threw a car upside#Down‚ down a real public monument set of steps‚ that absolutely must have been damaged quite a lot) (they definitely didn't have permission#To shoot half the shit in this film‚ it's crazy). Strange to see Merli‚ so often a brooding and stoic antihero cop‚ playing a character who#Is still a cop but is SO much louder and dumber and hot headed. He probably shouldn't even be a cop but he drives good and apparently thats#More important than anything in 70s Italy. Much much stranger is seeing Merli without his trademark moustache! He looks bald#It's strange... Unsettling. Merli and director Massi (who sometimes used the amazing alias Max Steel) would go on to make a whole string of#Poliziotteschi films together‚ mainly including the fabled moustache‚ and only cut short by Merli's untimely death in the 80s#The Spanish steps!! I couldn't remember the name of them. Yeah they really smash some cars down those bad boys#Crazy stuff
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Nuovo post su https://is.gd/ce8lDz
Nell’epopea degli “ppoppiti”, la ricerca dell’identità salentina,
Giorgio Cretì
Poppiti (Il Rosone, 1996) è un romanzo moderno che ha sapore d’antico.
Ne è autore Giorgio Cretì (1933-2003), scrittore salentino, nato a Ortelle, in provincia di Lecce, ma trasferitosi presto a Pavia. Autore di vari racconti pubblicati su “Il Rosone”, la rivista dei pugliesi di Milano, e su altri periodici, Cretì, membro dell’Associazione Stampa Agroalimentare, ha dedicato i propri interessi di studio prevalentemente al settore della gastronomia e della cucina, dando alle stampe pregevoli testi come: Erbe e malerbe in cucina (Sipiel, 1987), il Glossario dei termini gastronomici, compresi i vocaboli dialettali, stranieri e gergali, annesso al volume I grandi menu della tradizione gastronomica italiana (Idea Libri, 1998), Il Peperoncino (Idea Libri, 1999), La Cucina del Sud (Capone Editore, 2000), A tavola con don Camillo e Peppone (Idea Libri, 2000), La Cucina del Salento (Capone, 2002), ed altri.
Il romanzo narra una storia d’amore che si volge nella campagna salentina, a Masseria Capriglia, fra Santa Cesarea Terme e Vignacastrisi, dove vivono i protagonisti del racconto, Poppiti appunto (o, nelle varianti Ppoppiti, con rafforzamento della lettera iniziale, o ancora Ppoppeti).
Varie le etimologie di questo termine gergale, ma la più accreditata è quella che lo fa risalire al latino post oppidum, ossia “fuori dalle mura del borgo”, ad indicare nell’antica Roma coloro che abitavano fuori dalle mura fortificate della città, dunque i contadini.
Questo termine è passato ad indicare la gente del Salento e in particolare dell’area più meridionale, ovvero di un territorio caratterizzato fino a cinquant’anni da un paesaggio prevalentemente agricolo e dominato dalla civiltà contadina.
ph Giorgio Cretì
La storia si svolge all’inizio del secolo Novecento e gli umili contadini del racconto sono Ia e Pasquale, il quale è chiamato alla guerra di Libia del 1911 ed è così costretto a lasciare soli la moglie ed il bimbo appena nato. L’assenza di Pasquale si protrae a lungo perché in guerra egli viene fatto prigioniero. Quando ritorna nel Salento, con grandi progetti per la sua famiglia, Pasquale non trova però la situazione ideale che aveva immaginato ma anzi incombe sulla Masseria Capriglia una grave tragedia.
Del romanzo è stato tratto un adattamento teatrale dalla compagnia “Ora in scena”, per i testi della scrittrice Raffaella Verdesca e la regia dello studioso Paolo Rausa. La rappresentazione teatrale è stata portata in vari teatri e contesti culturali a partire dal 2013 con un discreto apprezzamento di critica e di pubblico. In particolare, fra il maggio ed il giugno del 2014, ad Ortelle, città natale dello scrittore, nell’ambito della manifestazione “Omaggio a Giorgio Cretì”, venne allestita in Piazza San Giorgio, la mostra di pittura Ortelle. Paesaggi Personaggi … con gli occhi (e il cuore) di Carlo Casciaro e Antonio Chiarello, presso Palazzo Rizzelli. Ortelle commemorava così un suo figlio illustre, con una serie di incontri e conferenze e con la messa in scena dello spettacolo teatrale, a cura di Raffaella Verdesca e Paolo Rausa. Le parole del romanzo di un cultore di storia patria si intrecciavano ai colori e alle immagini di due artisti del pennello, anch’essi ortellesi. La mostra pittorica di Casciaro e Chiarello ha portato alla pubblicazione di un catalogo dallo stesso titolo della mostra, con doppia speculare copertina, realizzato con il patrocinio del Comune di Ortelle, dell’Università del Salento, del CUIS e della Fondazione Terra D’Otranto.
Sulla copertina, in una banda marrone nella parte superiore, si trova scritto: “Per un antico (pòppitu) eroe. Omaggio a Giorgio Cretì”. Nella parte centrale, la foto di un bellissimo antico portale del centro storico di Ortelle. All’interno del volumetto, Casciaro e Chiarello si dividono equamente gli spazi: da un lato le opere dell’uno e dal lato opposto quelle dell’altro, realizzando una sorta di residenza artistica o casa dell’arte su carta. Il catalogo è introdotto da una bellissima poesia di Agostino Casciaro, dedicata proprio ad Ortelle e da una Presentazione della critica d’arte Marina Pizzarelli.
uno dei dipinti di Carlo Casciaro
Quindi troviamo i volti di Carlo Casciaro, fra i quali il primo è proprio quello dello Pòppitu Cretì, in un acrilico su tela del 2014; poi quello di Agostino Casciaro, tecnica mista 2014, e quello del pittore Giuseppe Casciaro (1861-1941), ch’è forse la maggior gloria ortellese, pittore di scuola napoletana, del quale Carlo è pronipote. Inoltre, l’opera Ortelle, acrilico su tela 2012, con una citazione di Franco Arminio; Capriglia, acrilico su tela 2014, con una citazione dal romanzo di Cretì; Largo Casciaro, acrilico su tela 2013, e infine una scheda biografica di Carlo Casciaro. Di Carlo ho già avuto modo di scrivere che dalla fotografia alla pittura, egli comunica attraverso la sua arte totale. (Paolo Vincenti, L’arte di Carlo Casciaro in “Il Galatino”, 14 giugno 2013).
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, ha vissuto a lungo a Milano prima di ritornare nel borgo avito e qui ripiantare radici. L’oggetto privilegiato della sua pittura è il paesaggio salentino. Il suo è un naturalismo che richiama quello dei più grandi maestri, come Vincenzo Ciardo. È un paesaggismo delicato, fuori dal convenzionale, dal naif. Nelle sue tele, dai vivaci colori, in cui vengono quasi sezionati i reticolati urbani dei nostri paesini, più spesso le aree della socialità come le piazze, gli slarghi, le corti, si ammirano animali quali pecore, buoi, galline, gazze, convivere in perfetta armonia con oggetti e persone, in un’epoca ormai lontana, fatta di ristrettezze e di fatica, quella della civiltà contadina del passato. Il segno colore di Casciaro dà ai suoi paesaggi un’immagine di gioia temperata, di una serenità appena percepita, cioè non un idillio a tutto tondo, tanto che il cielo incombente sulle scene di vita quotidiana sembra minaccioso e il sole non si mostra quasi mai.
Nel microcosmo di una piccola e fresca cantina nella quale ha ricavato il suo studio, oggi Carlo fotografa vecchi e vecchine, parenti, amici, personaggi schietti e spontanei di quella galleria di tipi umani che offre la sua comunità, li immortala nei suoi ritratti a matita e pastello e li appende con le mollette a dei fili stesi nella cantina a suggellare arte e vita, sogno e contingenza. Una delle sue ultime realizzazioni infatti è Volti della Puteca Disegni-Foto-Eventi, Minervino Ortelle Lecce 2016 (Zages Poggiardo, 2017).
Mutando verso del catalogo, si ripetono la poesia di Agostino Casciaro e la Presentazione di Pizzarelli, e poi troviamo le opere di Antonio Chiarello. Fra i versi di Antonio Verri e Vittorio Bodini, sette acquerelli con una piantina turistica di Ortelle, cartoline e vedute panoramiche della città di San Vito e di Santa Marina e una Vecchia porta + vetrofania, L’uscio dell’orto (…e lucean le stelle), tecnica mista del 2011. Quindi, la scheda biografica di Antonio Chiarello. Anche di Antonio, fra le altre cose, ebbi a scrivere che egli, laureato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, utilizza, per le sue Pittoriche visioni del Salento, le tecniche più svariate con una certa predilezione per l’acquerello. (Paolo Vincenti, Da Sant’Antonio ad Antonio Chiarello in “Il Paese Nuovo”, 18 giugno 2011).
Nel 2005 Chiarello ha realizzato per la prima volta la mostra devozionale “San’Antonio giglio giocondo…”, con “tredici carte devozionali” dedicate al suo santo onomastico ed ha portato questo progetto- ex voto in giro per la provincia di Lecce in tutti i paesi dove vi sia il protettorato o almeno una devozione per il santo. Visceralmente legato alla patria salentina, Chiarello ne ha dipinto le grotte, i millenari monumenti, gli alberi, i suoi borghi incantati, le bellezze di Castro e di Porto Badisco, di Santa Cesarea e di Otranto, di Muro Leccese, di Poggiardo e di tutta la costa adriatica leucadense.
Autore anche di svariate realizzazioni grafiche e di manifesti, nella sua avventura umana ed artistica, ha interagito con amici quali Antonio Verri, Pasquale Pitardi, Donato Valli, Antonio Errico, Fernando Bevilacqua, Rina Durante. All’epopea degli ppoppiti, Chiarello e Casciaro confessano di sentirsi intimamente vicini per cultura, formazione e scelta sentimentale.
Ecco allora, nell’ideale ricerca di un’identità salentina, la pittura dei due artisti poppiti salentini intrecciarsi, in fertile connubio, con la scrittura di uno poppitu di ritorno quale Giorgio Cretì.
Nell’epopea degli “ppoppiti”, la ricerca dell’identità salentina, in Identità Salentina 2020, Salento Quale identità quale futuro? Contributi e testimonianze per la cultura e il governo del territorio, Italia Nostra sezione Sud Salento, a cura di Marcello Seclì, Collepasso, Tip. Aluisi, 2021
Su Giorgio Cretì vedi:
Giorgio Cretì – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
L’omaggio di Ortelle a Giorgio Cretì con la presentazione del volume antologico delle opere – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
Giorgio Cretì come uno sciamano – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
Storia di guerra e passione nel Salento rurale – Fondazione Terra D’Otranto (fondazioneterradotranto.it)
#Antonio Chiarello#Carlo Casciaro#Giorgio Cretì#Ortelle#Paolo Vincenti#Pòppiti#Arte e Artisti di Terra d'Otranto#Libri Di Puglia#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
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Pan Cagliari Respira, torna l'iniziativa podistica
Pan Cagliari Respira, torna l'iniziativa podistica. Podisti al via alle 10 di domenica 4 dicembre 2022 per la gara competitiva da viale Diaz con il campione uscente Khalid Jbari vincitore della scorsa edizione che dovrà guardarsi le spalle da Salvatore Gambino tra gli uomini, mentre in campo femminile è prevedibile il testa a testa tra Claudia Pinna e Alice Capone. "Abbiamo previsto oltre 2.600 partecipanti tra tutte le competizioni in programma" ha commentato con soddisfazione l'organizzatore dell'iniziativa Paolo Serra della ASD Cagliari Marathon Club, confermando come l'appuntamento sia uno dei più sentiti in città tra quelli legati all'atletica leggera. A fare gli onori di casa durante la conferenza stampa ospitata nella Sala Consiliare del Municipio di via Roma mercoledì 30 novembre 2022, è stato il Presidente del Consiglio Comunale Edoardo Tocco, affiancato dall'Assessora allo Sport, Fioremma Landucci. "Con manifestazione come questa – ha commentato il Presidente Tocco – vogliamo lanciare un messaggio che non sia legato solo allo sport ma anche alla salute, all'inclusione, all'aggregazione. Veniamo da un periodo che ci ha messo a dura prova e in questo momento Cagliari vuole ripartire in tutti i sensi. La corsa potrebbe influenza il traffico ma mi auguro che i cittadini capiscano che è giusto che si dia spazio a queste manifestazioni sportive". Messaggio rilanciato anche dall'Assessora Landucci: "Mi auguro ci sia una grande partecipazione di pubblico perché Cagliari ha potenzialità enormi per lo svolgimento dello sport soprattutto all'aperto. E in questo caso, sia come assessore che come medico, non posso che sottolineare l'importante valenza che manifestazioni di questo tipo hanno sia dal punto di vista sportivo che da quello sociale e sanitario". Spazi dunque agli sportivi ma non solo perché ogni tanto sono tantissimi gli appassionati e i bambini che decidono di prendere parte all'iniziativa podistica. Il clou della mezza maratona da 21 chilometri, infatti, è solo una parte della due giorni che prenderà il via sabato 3 dicembre alle 15 con la KidsRun dedicata ai bambini, per poi proseguire il giorno successivo con la KARALIStaffetta e la SEIkilometri. Spazio anche alla parte scientifica con il Convegno "Sport e Salute" in programma sabato 3 dicembre a partire dalle 10 presso il Padiglione I della Fiera della Sardegna. Un'occasione per mettere a confronto i principali esperti in materia di allergologia, pneumologia e medicina dello sport in Sardegna. "Le iscrizioni per la mezza maratona competitiva – è andato sullo specifico Paolo Serra – sono chiuse ma per gli altri appuntamenti sarà possibile fino a sabato alla Fiera. Con la nostra manifestazione vogliamo lanciare un messaggio salutistico: fare sport risulta essere una condizione che porta al benessere. E per questo possiamo concepire l'attività sportiva come un vero e proprio strumento terapeutico, riabilitativo ma soprattutto preventivo". Confermato il percorso dell'ultima edizione con alcune, inevitabili, limitazioni alla circolazione dei veicoli negli orari del passaggio della corsa. Che si snoderà da viale Diaz (Piazzale Marco Polo) proseguendo verso via Roma, Largo Carlo Felice, Corso Vittorio Emanuele II, viale Trieste da dove si farà ritorno verso viale Diaz. Da qui i podisti si dirigeranno verso il Poetto e faranno il loro ingresso nel Parco di Molentargius per poi arrivare a Su Siccu e portarsi verso la Fiera dove verrà sistemato il traguardo. Un giro unico che ha raccolto il favore degli atleti in gara nella precedente edizioni e che può far ammirare a tutti il passaggio dal centro storico al Lungomare di una città che offre scenari suggestivi per tutti i gusti. Presenti all'incontro con la stampa anche il Presidente della FIDAL Sardegna, Sergio Lai, il direttore commerciale di Superemme Antonello Ricco, il Presidente del Rotary Club Cagliari Est Paolo Lusci e il co-organizzatore dell'iniziativa Ivan Onnis.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Revisiting 15 June, 1990, an exceptionally unhinged day in Hollywood history
Sometime around early June in the year 1990, the tectonic plates of Hollywood shifted and released some long-dormant energy trapped beneath the Earth’s mantle. It swirled in chaotic flux for a course of days, hanging in the air as it awaited the right moment to manifest itself in some corporeal representation. Then, on 15 June, it seeped into multiplexes and brought about a cosmic confluence of strangeness the likes of which Tinseltown hadn’t seen before and hasn’t seen since.
Two movies, both well-funded studio projects from name-brand talents with vision and the determination to realise it, entered wide release on that fateful day. For that glorious week, multiplexes were a weirder and riskier place to be, thanks to a pair of untethered passion projects from directors refusing to hear the word ‘no’. It’s nothing short of an anomaly, a wrinkle in the fabric of reality, a glitch in the matrix – how else could one day have given us Joe Dante’s Gremlins 2: The New Batch and Warren Beatty’s Dick Tracy in one fell swoop of auteurist mania?
Both films hit that sweet spot in which it feels like the creator has gotten away with something, having appropriated the funds of a massive corporate entity for the unusual, the personal, or the defiantly uncommercial. In terms of style, motivation, influences and communicated ideas, both films stuck out from the cinematic landscape of their moment like sore thumbs. Though with all the behind-the-scenes squabbles between the directors and their executive handlers, the metaphorical extended digit was probably somewhere closer to the middle.
Warren Beatty fought for 15 years to bring the comic strip pulp detective to the big screen, only getting the elusive green light after promising his benefactors at Disney that he’d keep his budget to $25 million and that any overages would come right out of his fee. The price tag ultimately topped out at a bloated $46 million, but luckily for Beatty, enough moviegoers vibed with his throwback pastiche of noir serials to make it a minor hit.
Revisiting the film today, it’s astonishing that a work so idiosyncratic, unfashionable and fitfully bizarre ever got a foothold in the mainstream. More astonishing still is that it was ever assigned a PG rating and marketed to children; the most glaring peculiarity comes from the film’s unnatural marriage of its kiddie entertainment exterior with thoroughly grown-up impressions of sexuality and physical grotesquerie.
The image above says it all, between Madonna’s come-hither stare and the nightmare-haunting visages of Al Capone as “Big Boy” Caprice and his prosthetic-faced goons. No one under the age of, let’s say, 13 should under any circumstances be subjected to the ghoulish abominations approximating the rogues’ gallery that looked slightly less uncanny in the funny pages.
Beyond the dissonances intended or otherwise, Beatty’s work distinguished itself on every other front. Cinematographer Vittorio Storaro went wild with saturated color evoking the lurid look of the original comics, bathing streets in radioactive green or ethereal purple making every frame instantly recognizable.
Stephen Sondheim contributed original songs that Madonna then performed, turning the montages of condensed crime almost jarringly poignant. And there’s Beatty himself as the unstoppable detective and in the director’s chair, seizing this piece of intellectual property and refashioning it as a confessional about his reluctance to commit to a one-woman lifestyle.
It ends with Dick the ladykiller bitterly conceding to commitment, just as long as he won’t be made to actually say the word ‘marriage.’ It’s an indulgent preoccupation the average viewer would expect to find in Competition at the Cannes Film Festival, not in a mass-market would-be blockbuster.
Conversely, Joe Dante didn’t need to do much hoodwinking to make the movie in his head his way. After the fabulous box-office success of Gremlins, Warner Bros approached Dante about getting to work on a sequel right away, but he demurred over doubts that this completed story needed another chapter. The studio then approached a few other writers, all of whom delivered concepts deemed unsatisfactory, which sent the studio crawling back to Dante with a $50 million budget and the much-coveted offer of total creative control. With complete autonomy, he figured he could really do some damage.
His follow-up veered into lunacy with such gleeful vim that Key and Peele premised an entire comedy sketch on imagining how the pitch meeting must have gone. The New Batch does away with the original’s suburban setting, most of the characters, and whatever vague rules of biology to which it may have once adhered. The action moves to midtown Manhattan, into a skyscraper owned by the Donald Trump avatar Daniel Clamp, who employs our returning hero Billy Peltzer (Zach Galligan, transformed into a young adult after six years between installments). One floor houses a genetics lab where Gizmo toddles around and inadvertently spawns mutant offspring with unpredictable characteristics. Bat-Gremlin, Spider-Gremlin, Intelligent-Gremlin, Lady-Gremlin, et al.
All changes play to the newly antic, anarchic sense of humor adopted by the little critters in this installment, a continuation of the Looney Tunes ethic explicitly acknowledged with a fourth-wall-breaking cartoon before the film properly begins. Bugs Bunny and Daffy Duck squabble about who deserves top billing before saying to heck with it and starting the show. Another memorable cameo sees Hulk Hogan appear halfway through the film, after the reel has appeared to burn up, as a theater patron demanding they run the rest of the movie or else suffer a bout of Hulkamania. Dante fosters a zany permissiveness in which anything goes; logic, reason, rationality and the laws of physics have no purchase here.
The two films make for a glorious double feature on this, their joint thirtieth anniversary, as a bipartite fantasy of an industry that could never be. They imagine vivid worlds all their own, but they also imagine a Hollywood where artists have the latitude to chase their more outré whims and answer to fickler muses without compromise to the suits. If we’re lucky, we get one of these in a year – a Jupiter Ascending, a Mad Max: Fury Road, you know the sort. That we ever got two of such exceptional potency, and on a single day, qualifies as nothing short of a miracle.
The post Revisiting 15 June, 1990, an exceptionally unhinged day in Hollywood history appeared first on Little White Lies.
source https://lwlies.com/articles/15-june-1990-gremlins-2-the-new-batch-dick-tracy/
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Gabriele Capone è il nuovo direttore della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli
Napoli- Biblioteca Nazionale Salone di lettura Napoletano, laureato in lettere e filosofia con una vasta esperienza nel settore della professione bibliotecaria e archivistica e dell’amministrazione e comunicazione dei beni culturali, dal marzo 2019 Soprintendente Archivistico e Bibliografico della Campania, Gabriele Capone, assume dal primo maggio ad interim anche la prestigiosa quanto impegnativa...
Source
source https://www.ilmonito.it/gabriele-capone-e-il-nuovo-direttore-della-biblioteca-nazionale-vittorio-emanuele-iii-di-napoli/
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Altrove - Tossica Animica - Il primo album della cantante
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Dieci tracce che parlano di origini, di cultura e società, ma soprattutto dell’arte che tutto genera e unisce
Questo disco è il primo segmento di strada verso un “altrove” agognato tutta la vita. La genesi è in adolescenza, le influenze ogni singola nota ascoltata negli anni, le atmosfere e il mood li decideranno gli ascoltatori. Le tematiche sono ampie e interconnesse: le grandi sfide della nostra contemporaneità, come la diversità, l'identità, l'emarginazione, la libertà di scelta, la violenza di genere, accanto a fragilità, ispirazione, volontà e creatività e molto di ciò che rende gli esseri umani ciò che sono, nel bene e nel male.
«Alla fine di un lungo percorso c'è sempre l'inizio del percorso successivo e questo lavoro è in quell'intersezione, in quell'interstizio, su quella cima appuntita fra passato e futuro, in cui il presente è finalmente la condizione ideale. Unisce la me di prima, quella di ora e pone le basi per proseguire il viaggio, con molte consapevolezze raggiunte e tanta più forza quanta fragilità, tanto più amore per la vita.» Altrove
Chi è Altrove? Altrove non ha sinonimi attuali, è tutti i luoghi e nessun luogo, è l'identità originaria che è identica solo a se stessa. Altrove è. «Mi sono sentita senza appartenenza così a lungo da perdere il conto degli anni che passavano. Un giorno, dopo diversi viaggi in acque agitate e putrescenti, ho sentito un senso di calore asciutto e mi sono trovata lì, in un luogo che nessuno poteva contestare; ero lì, dove non c'è necessità di passaporto o certificato di nascita; ero esattamente dove dovevo essere e c'ero in ogni circostanza: Altrove. Altrimenti ove?»
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Nata a Genova da madre italiana e padre Sud sudanese. Attrice, danzatrice e cantautrice. Ha studiato Canto Pop al Saint Louis Music College di Roma e continua a studiare con Gabriella Aiello. Ha iniziato a scrivere canzoni a 11 anni e non ha mai smesso. A 20 anni è andata a Londra a fare la cantautrice, tra le altre cose, dove ha iniziato a studiare canto Gospel al Morley College e ha fatto parte del Morley College Gospel Choir, diretto da Colin Vassel. Tornata in Italia ha continuato a cantare i gospel nel coro Spiritual Ensamble di Bologna e le musiche del mondo nel il coro multietnico Mikrokosmos, diretto dal maestro Michele Napolitano sempre a Bologna, dove nel frattempo si è laureata in Discipline teatrali. Ha lavorato con La Banda di piazza Caricamento diretta da Davide Ferrari, con la quale ha partecipato al primo disco; è stata la Cenerentola di Francesco Di Giacomo nel suo ultimo spettacolo "Cenerentola. La parte mancante" all'auditorium Parco della Musica di Roma; ha partecipato come corista e autrice nel disco jazz sperimentale Electric Sheep del collettivo omonimo, diretto dal trombettista Angelo Olivieri; ha lavorato con l'Orchestra di Piazza Vittorio, partecipando anche al film "Il Flauto Magico" nel ruolo di fata. Il suo percorso è legato a doppio filo alle musiche del sud Italia e negli anni ha avuto modo di collaborare con Marcello Colasurdo, La NCCP, Carlo Faiello, Maurizio Capone, Teresa De Sio, Arakne Medoterranea, Lino Canavacciuolo, Lina Sastri e molti altri. Tutto questo avveniva parallelamente al percorso lavorativo di attrice, danzatrice e insegnante di danze “etniche” e popolari, teatrodanza e movimento creativo. Il 4 novembre 2022 pubblica “Altrove” title track che anticipa l’uscita dell’album omonimo.
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UNA MONTAGNA DI SOLDI IN LUSSEMBURGO E ISRAELE: ECCO IL “TESORO” DI MATTEO RENZI, REGALATO IN QUESTI ANNI DAI SUOI “PADRONI”
sabato 28 aprile 2018.
La partita delle nomine è fondamentale, per sbloccare la casella a cui tiene di più, quella dell’intelligence informatica, di Marco Carrai. Ma chi c’è dietro Carrai? Quali sono i suoi soci? E soprattutto: perché Renzi non può rinunciare alla sua nomina? La risposta è proprio nella rete di rapporti, soldi e uomini, legati a doppio filo con Carrai. Una rete che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare. Grandi imprenditori delle infrastrutture pubbliche, consiglieri di Finmeccanica, capi di importanti gruppi bancari, ex agenti dei servizi segreti israeliani, uomini legati ai colossi del tabacco. Oltre al solito fedelissimo renziano Davide Serra, finanziere trapiantato a Londra e creatore del fondo Algebris. Persino un commercialista accusato di riciclaggio.
Una rete che si snoda intorno a Carrai proprio dal 2012: negli stessi giorni in cui Renzi avvia la scalata al Pd e poi al governo. Una rete che arriva sino a oggi, alla Cys4, la società di Carrai per la cybersicurezza. La stessa società a cui il governo si è aggrappato per giustificare le competenze di “Marchino”, come lo chiamano gli amici, per guidare il comparto dell’intelligence. Persino il ministroMaria Elena Boschi ne ha dovuto rispondere in aula. Eppure, è proprio la presenza sul mercato della Cys4 a rendere Carrai un uomo in pieno conflitto di interessi.
Quell’estate calda in Lussemburgo. Torniamo quindi al giugno 2012. Renzi annuncia la sua candidatura alle primarie contro Pier Luigi Bersani. Due mesi dopo Carrai vola in Lussemburgo. È il primo agosto. Il Richelieu del premier crea una società, la Wadi Ventures management capital sarl, con poche migliaia di euro e un pugno di soci. C’è la Jonathan Pacifici & Partners Ltd, società israeliana del lobbista Jonathan Pacifici, magnate delle start up che dalla “silicon valley” di Tel Aviv stanno conquistando il mondo.
A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di e i manager e . I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le , omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: . Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.
A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di Vittorio Giaroli e i manager Renato Attanasio Sica eGianpaolo Moscati. I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le partecipazioni di un’altra società, omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: Wadi Ventures Sca. Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.
Il 26 ottobre “Marchino” crea l’embrione della sua futura creatura, quella dedita alla cybersecurity, e che vede Renzi, proprio oggi, impegnato ad affidargli il settore informatico della nostra intelligence.
La ramificazione israeliana. L’embrione della Cys4 si chiama Cambridge management consulting labs. È una società di consulenza aziendale, iscritta alla Camera di commercio il 6 novembre, un mese prima delle primarie. I soci della Cambridge? Gli stessi della Wadi Sarl lussemburghese. Che così controllano anche la cassaforte Wadi Sca. Nella quale, dopo Serra, entra la Fb group Srl, di Marco Bernabé, già socio della Cambridge.
Stessi uomini, società diverse, che dal Lussemburgo portano anche in Israele. Bernabè è socio di un’altra Wadi Ventures, con sede a Tel Aviv, al 10 di Hanechoshet street. È la stessa sede israeliana dell’italianissima Cambridge. Il 2 dicembre Renzi perde le primarie. Le società lussemburghesi legate a Carrai conquistano invece nuovi soci. Non dimentichiamo la squadra: gli uomini della Cambridge, sono gli stessi della Wadi sarl, che controlla la Wadi Sca. E in pochi mesi arriva un altro milione. Con quali soci?
A marzo 2013, nel capitale sociale, entra la Equity Liner con 100 mila euro, creata nel 2006 da tre società (Global Trust, Finstar Holding srl, Regent Sourcing Ltd) rappresentate da AnnalisaCiampoli. La Finstar Holding, è del commercialista e faccendiere romano Bruno Capone. La signora Ciampoli, pur non essendo indagata, è definita, in alcuni atti d’indagine – quelli su un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio transnazionale – la collaboratrice di Capone. Capone, invece, è indagato dalla Procura di Roma per riciclaggio in relazione a ingenti trasferimenti di denaro in Lussemburgo che non riguardano la Wadi.
Nel marzo 2012, dunque, il nuovo socio del gruppo di Carrai è un presunto riciclatore, tuttora indagato. Sei mesi dopo, la Equity Liner riconducibile a Capone, viene venduta a un’altra società, la Facility Partners Sa. E Renzi torna a candidarsi per le primarie.
Signori del tabacco e delle banche. In quei mesi, la lobby del tabacco è impegnata nella battaglia sulle accise. Il collegato alla Legge di stabilità prevede un aumento di 40 centesimi sui pacchetti più economici. L’operazione però salta. Renzi in quel momento non è ancora al governo. Ma è in corsa per le primarie, stavolta può vincere. Il presidente della Manifattura italiana tabacco, in quel momento, si chiama Francesco Valli. È lo stesso Valli che, fino al 2012, è stato a capo della British American Tobacco Italy. Non è di certo un uomo legato al Pd. Anzi. Presiede per tre anni, dal 2009 al 2012, la Fondazione Magna Charta creata dal senatore allora Pdl Gaetano Quagliarello. È lui il prossimo uomo ad aprire il portafogli. È il nuovo socio della Wadi Sca e del gruppo Carrai. Che la lobby della nicotina avesse finanziato Renzi, attraverso la fondazione Open, diventa noto nel luglio 2014, quando la British American Tobacco versa 100mila euro. Il Fatto può rivelare che l’interesse della lobby risale a un anno prima: tra aprile e settembre, Valli versa 150 mila euro alla Wadi Sca, diventando anch’egli socio di Carrai e Serra. Valli, contattato dal Fatto, ha preferito non commentare.
In pochi giorni si aggiunge anche Luigi Maranzana, che acquista azioni per 100 mila euro. È lo stesso Maranzana che oggi riveste la carica di presidente della Intesa San Paolo Vita, ramo assicurativo del gruppo bancario guidato da Giovanni Bazoli. Interpellato, non se n’è accorto: “Socio di Carrai e di Serra? Non ne so niente, Carrai non lo conosco, sono sempre stato lontano dalla politica – risponde al Fatto –. Ho solo fatto un investimento”. Chi gliel’ha suggerito? Clic.
Alla fine del 2013, quando Renzi diventa segretario del Pd e si avvicina a scalzare Enrico Letta, è il caso di fare qualche conto. Nella Wadi Sca, in un solo anno, sono entrati un milione e 50 mila euro e cinque nuovi soci. A controllare il tutto c’è Carrai. Non solo. Gli stessi soci di Carrai in Lussemburgo – Moscati, Bernabé, Pacifici, Sica e Giaroli – sono già attivi da un anno, in Italia, nella Cambridge, che a fine 2013 matura un utile di appena 46 mila euro. È destinato a salire vorticosamente nell’anno successivo. Quando Renzi diventa premier. Ed è proprio il 2014 a segnalare le novità più interessanti sul fronte lussemburghese.
Nominato in Finmeccanica, arriva il nuovo socio. Nella primavera del 2014, dopo aver conquistato la segreteria del Pd e varcato la soglia di Palazzo Chigi, Renzi è già impegnato nella sua prima tornata di nomine per le aziende di Stato. E nel cda di Finmeccanica entra un uomo che l’ha sostenuto sin dall’inizio: Fabrizio Landi, esperto del settore bio-medicale, tra i primi finanziatori della Leopolda con 10 mila euro. “Ma lei pensa che con 10 mila euro ci si compra un posto nella società più tecnologica del Paese?”, dice Landi all’Huffington Post. In effetti, tre mesi dopo la sua nomina in Finmeccanica, Landi versa altri 75 mila euro comprando altrettante azioni della Wadi Sca.
Non è l’unico a incrementare il capitale della Wadi e, soprattutto, a diventare socio del gruppo legato a Carrai. C’è anche un importante imprenditore che, proprio in quelle settimane, fatica a farsi ascoltare dall’ex ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, nonostante gestisca appalti pubblici per miliardi. Il suo nome è Michele Pizzarotti, costruttore.
“Sostegno all’estero” per l’uomo delle strade. Ad aprile Pizzarotti ha un problema: riuscire a parlare con l’ex ministro Maurizio Lupi. Per riuscirci, deve passare attraverso tale FrancoCavallo, detto “zio Frank”, amico di Lupi, che organizza tavoli con visione del ministro, annesso dialogo e strette di mano, in cene da 10mila euro: “Inizia alle 7? A che ora finirà? Si cena in piedi?”, chiede Pizzarotti a “zio Frank”, il 19 marzo 2014, annunciandogli la sua presenza. Dodici giorni dopo – il primo aprile 2014 – “zio Frank” gli fissa un appuntamento telefonico con Emanuele Forlani, della segreteria di Lupi, ma l’aggancio non funziona. “Mi ha detto ‘devo vedere’…”, spiega Pizzarotti a zio Frank, “per l’amor di Dio sarà impegnatissimo, però, ragazzi, stiamo parlando di un’impresa che ha in ballo 4 miliardi di opere bloccate per motivi burocratici assurdi”. Ecco, nell’aprile 2014, Pizzarotti ha un problema: tenta di parlare con Lupi perché vede le sue “opere bloccate per assurdi motivi burocratici”. Cinque mesi dopo, versa 100 mila euro in Lussemburgo, alla Wadi Sca, diventando socio degli uomini più vicini a Renzi. Eppure il business delle start up non è mai stato il suo core business. Due mesi dopo questo versamento Renzi è a Parma, nell’azienda Pizzarotti, dove lo accolgono il patron Paolo con i figli Michele ed Enrica: “Occorre far ripartire l’edilizia”, dice davanti alle tv, “il governo vuol sostenere le imprese italiane all’estero”.
Di certo, in quel momento, c’è che è proprio Pizzarotti a sostenere un’azienda all’estero, per la precisione la Wadi sca. Contattato dal Fatto, l’imprenditore spiega che i problemi sono rimasti anche con l’arrivo al posto di Lupi di Graziano Delrio che però, a differenza del predecessore, almeno l’ha ricevuto. “Ci ha accolto, sì, ma senza alcun vantaggio per i nostri lavori”. Chi l’ha invitata – chiediamo – a investire nella Wadi? “Pacifici. Non sapevo fosse controllata da Carrai”. E sono due. Poi aggiunge: “L’ho scelta perché investe in start up in Israele, Paese più innovativo assieme alla California, dove peraltro la mia impresa lavora, nella convinzione di fare un affare azzeccato. Pacifici mi invia periodicamente report sull’andamento dei nostri investimenti”. E Israele, in questa storia, è davvero centrale.
Dal Mossad agli affari. Alla Wadi Sarl, nell’estate del 2014, si aggiunge un’altra società, la Leading Edge, riconducibile a Reuven Ulmansky, veterano della unità 8200 dell’esercito israeliano, creata nel 1952, equivalente alla National security agency (Nsa) degli Usa, dedita da sempre alla guerra cibernetica e alla “raccolta dati” per l’intelligence israeliana. Ulmansky è socio di Carrai e degli stessi uomini che, pochi mesi dopo, nel dicembre 2014, partecipano con il 33 per cento alla neonata Cys4 che, guarda caso, vanta tre sedi in Italia e una a Tel Aviv.
Chi sono i soci della Cys4? Per il 33 per cento, appunto, sono Sica, Moscati, la Fb di Bernabè, Pacifici e Carrai. Quali sono i soci della lussemburghese Wadi Sarl? Sica, Moscati, Bernabé, Pacifici, Carrai. E Sica, Moscati e Carrai, amministrano la cassaforte Wadi sca, dove hanno investito i loro soldi Serra, il futuro capo di San Paolo Vita, Maranzana, il futuro consigliere di Finmeccanica Landi, l’uomo della lobby del tabacco Valli, il grande imprenditore Pizzarotti.
Con i nuovi soci si cresce. Il 30 novembre 2014 la società porta il capitale a 1,5 milioni e delibera aumenti fino a 3 milioni. Gestiti dagli stessi uomini che controllano, attraverso la Cambridge, il 33 per cento della Cys4. E sul fronte italiano? La Cambridge, amministrata dallo stesso gruppo, nel 2014 vede esplodere l’utile da 46 mila euro a 1,5 milioni.
Ieri Il Fatto ha contattato Carrai, che ha preferito non rispondere alle nostre domande. È per lui che il premier Renzi sta ridisegnando l’intelligence del Paese, ridistribuendo poteri e rischiando disequilibri e frizioni con il Quirinale. Il tutto solo per creare un ruolo chiave da assegnare a Marco Carrai.
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IL 7 NOVEMBRE 2017 IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA DECIDERA’ LE SORTI DELLA STORICA FABBRICA DI CAPPELLI FAMOSA IN TUTTO IL MONDO PER AVER COPERTO LE TESTE DI ATTORI FAMOSI,POLITICI,INDUSTRIALI,PERSONAGGI CELEBRI,GENTE COMUNE E,ANCHE,FAMOSI GANGSTER E BOSS MAFIOSI COME AL CAPONE NON RINUNCIAVANO MAI AL BORSALINO.
Lo storico marchio di cappelli nato originariamente per soddisfare la moda femminile del XX secolo,venne indossato dal 1920 come accessorio dagli uomini della classe agiata.
Il ‘borsalino’ è presente nel dizionario Treccani: “marchio registrato di un cappello floscio di feltro, per uomo, con cupola a tronco di cono e tesa di media larghezza, prodotto dalla fabbrica Borsalino”.
Ebbe il suo periodo di massima popolarità e diffusione nel 1930, fino a sostituire la Lobbia, in ogni colore pur essendo il nero, il marrone e il rosso quelli più comuni.
La fedora fu un simbolo femminile entrato nella cultura,gli usi e i costumi delle donne a partire dal 1891,quando a seguito della sceneggiatura di Victorien Sardou,scritta per Sarah Bernhardt,messa in scena per la prima volta in America,interpretava il ruolo della principessa Fedora. La moda maschile del Borsalino si impose nel XX secolo,quando molti Haredi e altri ebrei ortodossi indossavano Borsalini neri,ma non solo perché veniva spesso usato in città per proteggere la testa dal vento e dalle intemperie,ma poteva essere arrotolato se inutilizzato.
I cappelli non sono tutti uguali. Un borsalino è per sempre. Robert Redford addirittura scrisse una lettera a un ererde della famiglia Borsalino per avere il copricapo che indossava Mastroianni in “8 e 1/2“: “Dear Vittorio, you may remember me…my name is Robert Redford”.
Il cappello Borsalino ebbe un periodo di bassa popolarità verso la fine degli anni ’50-’60,ancora prima della west-coast degli USA nota più per l’abbigliamento casual.
Il cambio di moda di quegli anni con colletti e cravatte più sottili,l’introduzione delle auto negli anni ’50 che rendeva difficile indossare cappelli durante la guida,l’immagine di accessorio usato solo da persone anziane negli anni ’70 ne decretarono la “non essenzialità” e il declino.
Il Borsalino è un cappello invernale di feltro soffice incavato nella sua lunghezza è stato rivalutato negli ultimi anni,ma le “fedore” anziché grigie,marroni o nere hanno diversi colori e motivi,ma le più comuni sono quelle a scacchi anche se se ne vedono di nere con strisce bianche.
Il Borsalino è divenuto famoso per essere stato usato come accessorio quotidiano da personaggi celebri, quali AL Capone,Federico Fellini, e Mitterand; attori famosi come Humphrey Bogart, Harrison Ford,Dan Aykroyd,Robert Englund(Freddy Krueger),John Belushi nel film The Blues Brothers.
Il film Borsalino del 1970 con Alain Delon e Jean Paul Belmondo; indossato da Rorschach personaggio dei fumetti Watchmen,nel manga/anime One Piece in cui unop dei tre ammiragli vestito da gangster si chiama Borsalino.
Il cappello associato ai gangster nell’era del proibizionismo e ai detective che lo combattevano. Il cappello associato spesso a personaggi nella parte del “duro” veniva usato spesso da Micheal Jackson durante le sue esibizioni.
Alla Borsalino,celebre fabbrica fondata da “u siur Pipen” nel 1857,un pezzo d’Italia che ha fatto la storia del cinema e della moda nel mondo, si usa dire:”In passato creammo generazioni di stile. Oggi creiamo lo stile delle nuove generazioni”.
Il mito dei cappelli,Borsalino,però è destinata al declino se non si procederà al suo risanamento,che pur avendo chiuso il 2015 con un fatturato di 15 milioni di euro,e un più 20% nel 2016 rischia lo stop della produzione degli storici cappelli
I motivi sono da ricercare, come spiegava molto bene Piero Bottino de La Stampa nel 2015, nella speculazione della finanza e di come la finanza d’assalto possa condizionare un industria sana fino a portarla all’estremo del fallimento.
L’origine dei guai della Borsalino sono da imputare al finanziereastigiano,Marco Marenco, 61 anni, ex “re del gas” imputato per la maxi bancarotta fraudolenta delle sue società,e danni complessivi per oltre 3 miliardi di eurodi debiti non pagati con le banche e imposte e accise non versate all’Erario.
Dopo Parmalat il crack in Italia più oneroso.
Gli investigatori descrivono Marenco come un genio della matematica finanziaria e per uno “sfizio” aveva deciso di acquistare il marchio”Borsalino” di Alessandria,incrementando le scatole cinesi fatte di società dell’energia e un gioiellino della moda.
Le quote di almeno 11 società dopo il crack sono riconducibili al finanziere e messe sotto sequestro,ma tra queste compare anche la Borsalino di cui era proprietario per il 50,45%,oltre al 17,47% del cappellificio Finind commissariato per bancarotta.
I componenti del Cda della Borsalino,Marco Moccia, Francesco Canepa, Raffaele Grimaldi,deve pagare i dipendenti e in parte i fornitori,ma a causa della scarsa liquidità al tribunale di Alessandria il concordato preventivo: lo strumento giuridico per evitare il fallimento con cui si cerca un accordo per dare una parziale soddisfazione ai creditori e proseguire l’attività dell’azienda.
Borsalino è nel mirino dei creditori,o meglio è entrata nel crack di marenco,e il futuro è tutt’altro che scontato finchè Philippe Camperio, imprenditore italo-svizzero, alla guida di un ‘collective’ di investitori, decide di investire nel salvataggio de Borsalino.
Philippe Camperio con i suoi soci sembrano poter dare affidamento e continuità all’attività del cappellificio subentrano nella proprietà a Maggio del 2015,affittando un ramo d’azienda attraverso il fondo Haeres Esquita, per poi diventarne proprietario alla fine dell’iter previsto dalla legge.
La Borsalino non conosce crisi e continua a vendere senza registrare contraccolpi per le sventure finanziarie e a ottobre lancia il progetto itinerante del cappello su misura coinvolgendo nel progetto le boutique del marchio. L’alt del tribunale di Alessandria raffredda le speranze,ma non per la gestione italo-svizzero quanto ai problemi tecnico-contabili relativi alla precedente.
Il decreto del tribunale parla di sospetti giri di capitali fino al 2012-2013 con società del bancarottiere Marenco.
L’azienda non è fallita e non è a passo dal fallimento poiché nessuna istanza di fallimento è stata presentata, esiste invece il rischio di una chiusura contrariamente alla volontà di proseguire nella produzione dello storico marchio. Le ipotesi al vaglio per uscire dal vicolo cieco in cui l’azienda si è trovata sono quella di presentare un altro concordato, nuova ristrutturazione del debito con una nuova iniezione di denaro o il ricorso in Cassazione.
Giuseppe Borsalino, “u siur Pipen”, classe 1834,per avere la qualifica di Maestro Cappellaio aveva lavorato per lunghi 7 anni nel cappellificio Berteil in Rue du Temple a Parigi,tornato ad Alessandria aveva aperto il suo laboratorio in via Schiavina insieme al fratello,e sicuramente non avrebbe voluto vedere la sua creazione finire nelle aule di un tribunale.
Siur Pipen aveva intuito che la provincia non era il suo destino,ma l’internazionalizzazione dl marchio poteva fare la sua fortuna e quella dell’azienda. Inghilterra: Denton, Stockport, Manchester, con le macchine che avevano rivoluzionato il mestiere dei cappellai. Nel 1897 visita la fabbrica di Battersby a Londra dove di nascosto, “senza farsi vedere”, intinge il suo fazzoletto nella vasca della ‘catramatura’ e porta in Italia il segreto inglese per la fabbricazione delle perfette bombette. Ma questa è leggenda ,il resto lo ha fatto la storia del marchio.
la Borsalino ha dieci punti vendita di proprietà in Italia , uno a Parigi ed è presente nelle boutique e negli stores di tutto il mondo: da Saks Fifth Avenue a Harrod’s, da Galeries Lafayette a Printemps.
Dove l’uomo fa il cappello e il cappello fa l’uomo,ma per fare tutto questo occorrono 50 passaggi produttivi con un processo tramandato di generazione in generazione dove si alternano macchine e mano dell’artigiano: sfioccatura, soffiatura, imbastitura, pre-follatura, visitaggio, bagnaggio, follatura, assemblaggio, tintura, sbridaggio, apprettatura, informatura, pomiciatura, informatura di seconda, visitaggio, bridaggio e finissaggio e sette settimane di lavoro per ogni copricapo.
ALESSANDRIA. BORSALINO: L’AZIENDA DI CAPPELLI ALESSANDRINA FAMOSA NEL MONDO DA SALVARE. IL 7 NOVEMBRE 2017 IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA DECIDERA' LE SORTI DELLA STORICA FABBRICA DI CAPPELLI FAMOSA IN TUTTO IL MONDO PER AVER COPERTO LE TESTE DI ATTORI FAMOSI,POLITICI,INDUSTRIALI,PERSONAGGI CELEBRI,GENTE COMUNE E,ANCHE,FAMOSI GANGSTER E BOSS MAFIOSI COME AL CAPONE NON RINUNCIAVANO MAI AL BORSALINO.
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im going to be actually fully finishing this (maybe with a background idk well see probably not dont get your hopes up) but vittorio needs some colours
#pwease dont rebwlog mwister obwama!!!#uwu#owo#wuw#wip#also i gave him an ahoge despite the fact that no jojo character has an ahoge because#ahoge#thats why#vittorio capone
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Nuovo post su https://is.gd/t54qUR
Dialetti salentini: ìgghiu
di Armando Polito
In uno dei suoi primi racconti del 1946, Balletto delle fanciulle del Sud, Vittorio Bodini così lo definisce: “… frenesia infantile del riso femminile per nulla, detta igghiu, forse da illud, non da ictus: il pronome neutro latino ne renderebbe la cieca spinta d’un’indistinguibile sessualità.”
Posso condividere, per questo fenomeno che in italiano è chiamato ridarella, il riferimento (che può sembrare soggettivamente maschilista ma lo è oggettivamente, storicamente) alla sessualità femminile (nota antropologica che ha dei punti di contatto col fenomeno del tarantismo inteso come espressione particolare dell’isterismo1), ma per nulla la proposta etimologica. Lasciando da parte ictus (sia del Bodini o citazione da qualche studio letto o scambio di opinioni da lui avuto), che non sta né in cielo né in terra per motivi semantici e fonetici, debbo dire che illud (che significa quella cosa) è certamente suggestivo sul piano semantico con la sua generica allusività ma non regge su quello fonetico perché ha dato nel salentino come esiti iddhu nel Leccese e iddu nel Brindisino e non si capisce per quale motivo in questo caso avrebbe dovuto dare ìgghiu, se non interpretandolo come una sorta di deformazione eufemistica, fenomeno ricorrente nella terminologia sessuale (per esempio cacchio, e ancor più cavolo, per cazzo).
Secondo me ìgghiu deriva dal latino ìlium2, che significa bacino, fianchi, basso ventre, inguine. Il passaggio fonetico –liu->-gghiu– è lo stesso di filium>fìgghiu.
Credo che la mia proposta soddisfi entrambe le esigenze: la semantica (inguine conferma per altra via la mia condivisione, come formulata all’inizio, della valenza antropologica della proposta del Bodini) e la fonetica.3
______
1 La parola deriva da isterico, a sua volta dal latino tardo histericus, trascrizione del greco gr. ὑστερικός (leggi iustericòs), derivato da ὑστέρα (leggi iustera), che significa utero, per l’antica teoria che l’isterismo fosse tipico delle donne e causato da una malformazione uterina. Non a caso le nozze erano uno dei rimedi popolari suggeriti a colei che, nubile, ne mostrasse i sintomi, come se la causa fosse la, oltretutto presunta, inattività sessuale. Risulta non pervenuto il consiglio che veniva dato alla donna che anche dopo le nozze conservava gli spiacevoli sintomi.
2 Dalla variante ileum è derivato in italiano ìleo (nome di un tratto dell’intestino tenue e anche di un osso del bacino).
3 Per completezza d’informazione debbo dire che in Antonio Garrisi, Dizionario leccese-italiano, Capone, Cavallino, 1990 per ìgghiu non è riportato l’etimo ma al lemma igghiare (di seguito riprodotto) viene messo in campo il solito incrocio (uno di quelli che ho avuto occasione più di una volta su questo blog di definire pericolosi …).
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a couple of quick and sloppy giovannis
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Gabriele Capone è il nuovo direttore della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli http://dlvr.it/RVr71M
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