#villa da vendere
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Drinnn-drinnn-drinnn... guardo il cell, 02 ecc..ecc..e' il prefisso di Milano, mi dico. Sara' mia figlia che chiama da casa di qualche suo amico.
-pronto!
- buongiorno sig. Roberto, sono Giuseppe dell'agenzia immobiliare di Milano. Ci siamo sentiti qualche mese fa per la sua casa di NoLo. Allora, ha deciso di venderla?
Io cado dalle nuvole, credevo di aver detto chiaro e tondo che non avevo nessuna intenzione di vendere, visto che ho acquistato quella casa da poco tempo..
- No, guardi, ci deve essere un equivoco..
- Ma non le interesserebbe prendere una casa piu' grande? Guardi, ne abbiamo una in via Marco Aurelio, a 100metri da casa sua. Un vero affare, da non perdere. Un bel primo piano di 100mq a soli 500mila euro. Sa, sig. Roberto, occasioni cosi non capitano tutti i giorni. Anzi, forse non le capiteranno mai piu'. Una casa cosi' non si prende per meno di 800mila euro.
Io: scusi, sig. Giuseppe, i 100mq delle agenzie immobiliari li conosco bene, saranno 80 a malapena. E poi, con tanti "cummenda" che sono a Milano, "l'affare del secolo" lo propone a un terrone romano come me? E poi ancora, se e' l'occasione della vita, perche' non la ferma lei e poi la rivende mettendosi in tasca bigliettoni e bigliettoni di plusvalenza come il duo LaRussa- Santanche' con villa Alberoni?
Ho riattaccato senza nemmeno salutare..
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DISTOPIA 01: Redução da População | Live do Canal STUDIO17 com Sergio Beck e Claudio Suenaga
Sérgio Beck e Cláudio Suenaga falam sobre a Agenda de Despovoamento perpetrado pelas Elites Globais e todo o medo gerado nas mentes das massas para que possam mais facilmente nos controlar e nos vender soluções caras de escravidão. Essa farsa vem resultando em bilhões de dólares gastos para lutar contra o fantasma da chamada superpopulação e em muitos programas desumanos de controle populacional, incluindo guerras, pandemias e catástrofes climáticas.
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✅ "As Raízes Hebraicas da Terra do Sol Nascente: O Povo Japonês Seria uma das Dez Tribos Perdidas de Israel?"https://www.lojaenigmas.com.br/pre-venda-as-raizes-hebraicas-da-terra-do-sol-nascente-o-povo-japones-seria-uma-das-dez-tribos-perdidas-de-israel
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HAWAII, ARMI AD ENERGIA DIRETTA.
🔥Alle Hawaii non si è verificato alcun incendio fortuito, è stata bensì adottata una strategia specifica per eliminare in modo scientifico le abitazioni della popolazione locale per il tramite dell'utilizzo di armi ad energia diretta (DEW).
difesaonline.it/evidenza/appro…
Le case di Maui sono state bruciate chirurgicamente una ad una, mentre la vegetazione è rimasta intatta. Cinque dozzine di corpi carbonizzati, le abitazioni della popolazione hawaiana in cenere, il retroscena delle pressioni da loro subite per anni affinché vendessero ai miliardari delle elite. Siamo di fronte ad un attentato su larga scala compiuto con nuovi strumenti di guerra.
Hanno distrutto Lahaina Maui Hawaii con attacchi provenienti dal cielo per introdurre la mega Smart City Hawaina come previsto sin dal 2018 in un progetto del World Economic Forum
weforum.org/agenda/2018/08…
La parte dell'isola distrutta dagli incendi era un'area privilegiata e molto ambita proprio a ridosso a dei sontuosi palazzi dei miliardari. La gente del posto a Maui ha sempre rifiutato di vendere la propria terra. Ora, molti di questi saranno costretti a farlo, mentre gli altri sono tragicamente morti arsi dalle fiamme.
Ci si chiede come il fuoco abbia fatto ad evitare le ville più costose?
Qualche esempio?
Oprah Winfrey ha una villa di lusso a Maui, rimasta integra. Jeff Bezos ha una villa di lusso a Maui rimasta integra. Lady Gaga ha una villa di lusso a Maui rimasta integra. Bill Gates ha una villa di lusso a Maui rimasta integra. Morgan Freeman ha una villa di lusso a Maui rimasta integra. Will Smith ha una villa di lusso a Maui rimasta integra. Julia Roberts ha una villa di lusso a Maui rimasta integra.
Le immagini delle abitazioni e delle località colpite scientemente sono online ovunque, fate le vostre ricerche e diteci voi stessi come si possa non comprendere l'accaduto.
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Erano appena le tre e le si era liberata la giornata. Non aveva voglia di ritornare nel suo appartamento, in un anonimo palazzone della sterminata periferia romana. Aveva bisogno d'aria e di camminare per rammendare le idee. Puntò decisa verso Villa Borghese. Quel polmone verde, che dava respiro a tutto quel cemento che lo circondava, le ricordava vagamente la campagna dove era nata. Scelse con cura una panchina e si sedette a fumare e riflettere. Riavvolse il nastro della sua vita, con particolare attenzione a quell'ultimo anno. non le sembrava di avere davanti un bilancio troppo positivo. La linea spezzettata sul grafico, anche se non cadeva a picco, scendeva inesorabilmente verso il segno meno. Solo il lavoro faceva eccezione. Era un'agente immobiliare, vendere case le piaceva e con la gente ci sapeva fare. Aveva chiuso diversi contratti, alcuni molto travagliati e al limite del possibile; ciò le aveva permesso di guadagnare bene, oltre che in vile moneta, anche nella stima dei suoi colleghi. Ci sapeva davvero fare. Ma, tolto il lavoro, cosa le restava? Tolto il lavoro si poteva tranquillamente parlare di disastro. Disastroso il rapporto con i suoi genitori, disastroso il rapporto con gli amici, disastroso il rapporto con gli uomini. Già, gli uomini…ma che razza di bestie erano? Aveva trentaquattro anni, era una bella donna, lo sapeva e ne riceveva conferma ogni giorno. Ancora catturava occhi e sorrisi. Allora come mai si ritrovava da sola? Che fosse colpa sua? Certo, era finita da un pezzo l'epoca dei vent'anni. Col passare del tempo, era diventata molto più esigente ed insofferente. Non aveva voglia di accontentarsi, si rifiutava di accettare ciò che non riusciva a digerire. non voleva saperne degli altrui difetti, quelli che, come tutti dicono, poi impari ad amare. Se ne fotteva. E, soprattutto, non era disposta a cambiare, a cambiarsi. Non poteva condividere i sogni con chi, in ultima analisi, era incapace di sognare. O tutto, o niente. Forse davvero era colpa sua! Era diventata insofferente.
Anche gli uomini, però, ci mettevano del loro. E ne avevano da metterci! Anche quell'Umberto, per esempio, non era male…era un bell'uomo, elegante, curato, pulito, in sporadici casi, anche brillante, ma, come tipico della sua “razza”, demandava troppo spesso il compito di ragionare al suo fratellino più piccolo. Quanto piccolo sarà stato poi? Tale riflessione la fece ridere come una scema, ma riprese subito il controllo, sbirciando in giro a sincerarsi che nessuno se ne fosse accorto. Le venne in mente un brano di Davide Van De Sfroos, La ballata del Genesio, dove cantava: ho dato retta al cuore e qualche volta all'uccello. Centro. Era ciò di cui aveva bisogno: qualcuno che sapesse dar retta al cuore e all'uccello contemporaneamente. Non le sembrava chiedere troppo!
Accese un'altra sigaretta, guardò l'orologio: le cinque e trenta del pomeriggio. Alzò il viso e, solo allora, si avvide dell'uomo che, non più distante di una quindicina di metri, stava puntando dritto verso di lei. Lo soppesò con lo sguardo e decise che non c'era da preoccuparsi. Era decisamente attraente, si muoveva con estrema leggerezza, sembrava scivolare sul terreno come l’acqua; certo che era vestito in maniera del tutto anonima e pensò che fosse un vero peccato. E peccato anche che l'avesse puntata. Voleva starsene da sola e in silenzio. Niente mosconi a ronzarle intorno. Non oggi.
“Mi perdoni, ma avrei bisogno di accendere.” Disse l'uomo senza inflessioni dialettali nella sua voce, sbollando un pacchetto di Pall Mall.
La donna sbuffò infastidita e col tono del “con me non attacca, bello!”, rispose:“ E’ un po’ vecchiotta, forse ti conviene provare altrove.”
“Non importa che sia vecchia, non a me, comunque. L'importante è che abbia ancora voglia di accendersi e di accendere. Mi creda, non desidero altro.”
Lo fissò dritto negli occhi, occhi in moto perpetuo, non inebetiti sulle sue tette. Forse… ma no, l'approccio era stato di una banalità disarmante, così: “Mi dispiace, non ho da accendere” Soffiò fuori in fretta.
“Fa niente, andrò a cercare miglior fortuna altrove. Ma capita anche che le cose siano esattamente come sembrano. Mi perdoni l'intrusione. Le auguro che la sua giornata migliori.” Le disse con un accenno di sorriso e guardandola, per la prima volta negli occhi.
Fu sinceramente colpita da quella sorta di congedo. Lo seguì con lo sguardo e lo vide avvicinarsi ad una coppia di anziani, ottenendo, ormai era evidente, quello che stava cercando. Si era comportata come un qualsiasi idiota. Si era dimostrata prevenuta e scortese, Non le piacque affatto il suo comportamento di poc'anzi e tentò di rimediare.
“Ehi!” Gridò, agitando la mano per richiamare l'attenzione dell'uomo. Lui si voltò, le mostrò la sigaretta accesa, sorrise apertamente e tornò a voltarsi per la sua strada.
“Aspettami!” Disse ad alta voce, alzandosi dalla panchina per raggiungerlo. Non lo avrebbe lasciato andare portandosi via un'immagine di lei così odiosa.
“Non serve che si giustifichi, una brutta giornata capita a tutti.” La anticipò.
Fu di nuovo colta di sorpresa, le parole stentarono ad uscire, ma parlare era parte del suo mestiere, la parte che le riusciva meglio e se lo ricordò appena in tempo.
“Toccata! Mi sono comportata come una stupida. Ti avevo cucito addosso un bel giudizio precotto. Scusami di nuovo e, credimi, di solito non succede.”
“Sono felice per te. Perché, al contrario, di solito, è esattamente quel che succede. Affibbiare etichette sembra essere lo sport nazionale. Altro che il calcio. Forse è come con i cani, che hanno bisogno di marcare il territorio. Allo stesso modo, gli uomini devono orinare sui propri simili per avere l'illusione di saperli riconoscere.”
“Posso farti una domanda?” Non capiva cosa le fosse preso, ma ormai era andata.
“Certo, basta che non implichi il dovere di una risposta.”
“Ho smesso da un bel pezzo di pretendere.”
“Allora puoi andare con la domanda.”
“Di che colore sono i miei occhi?”
“Domanda a doppio taglio. Non è così facile come potrebbe sembrare…”
“Lo sapevo, peccato.” Pensò la donna, ma, ancora una volta, era giunta a conclusioni affrettate.
“Oggi, con questo sole abbagliante, di un bel celeste trasparente, ma direi che il più delle volte potrebbero essere sul verde, con tendenze al grigio nelle giornate di pioggia.” Sentenziò l'uomo, dopo una profonda boccata di sigaretta.
Partì anche la seconda domanda. Partì prima del pensiero, prima che la vergogna per averla fatta le incendiasse il viso:“E le mie tette come sono?”
Lui non si scompose e, senza distogliere lo sguardo da quello di lei rispose: “Dovresti fare più attenzione. Perché, a volte, potrebbe capitare che rubino il palcoscenico agli occhi.”
“Posso offrirti un caffè? Per rimediare!”
L'uomo la trapassò con la vista come una freccia di balestra e trapassò anche tutto quello che c'era dietro di lei, per finire dove nessuno sapeva dove. “Rimediare è un verbo privo di significato.” Disse “Non c'è possibilità di rimediare al passato; per quanto prossimo. Possiamo solo comportarci diversamente.”
“Sarebbe un no?”
“Al contrario, sarebbe un si. Non so se tu ti aspettassi un'altra risposta, nell'eventualità, mi dispiace. Ma io non rifiuto mai un buon caffè.” E sorrise.
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La società di oggi è ormai totalmente fuori binario su ciò che dovrebbe essere il punto focale dell'esistenza dell'essere umano, ovvero l'amore e l'altruismo, come hai scritto anche tu. Mi guardo intorno e non vedo altro che degli zombie, privi d'anima, schiavi del denaro e del materialismo. Ormai il valore di un uomo non si calcola più in base a quanto bene fa al prossimo o a quanto amore ha da offrire, ma da conto in banca e dalla posizione sociale. Sinceramente tutto questo mi fa vomitare.
Purtroppo hai ragione, la gente è diventata più egoista e attaccata ai soldi. Ma non tutti sono così per fortuna. Questo capita perché nasciamo avendo tutto. In Africa imparano cosa significa non avere nulla. In Ucraina,Siria e paesi in guerra sanno cosa significa avere tutto e poi perdere tutto quello che si aveva. Puoi avere ville e macchinoni ma nella vita non si sa mai, un giorno puoi perdere tutto per la guerra, un giorno muore il marito e la villa viene venduta perché non riesci più a pagare i debiti.. l’ultima è successa a una persona che conosco. Aveva tre macchine, una casa che hanno appena fatto costruire e poi un anno dopo averla costruita è morto il marito causalmente di Covid e i figli, la moglie non sono riusciti più a pagare i debiti e hanno dovuto vendere tutto perdendo tutto. La casa è durata solo un anno da quando l’hanno costruita. Era per loro ma poi è andata com’è andata
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"La Superba" di Maria Novella Viganò a Solbiate Olona
Comune di Solbiate Olona - Biblioteca Comunale Marco Paolo Dettoni - Sistema Bibliotecario Busto-Ticino-Valle Olona
Presentano il libro "La Superba" di Maria Novella Viganò Venerdì 8 Novembre 2024 ore 18 presso la Biblioteca Comunale in Via dei Patrioti 31 Per la Superba il dolore ha sempre forme visibili: piccoli buchi, fessure, crepe che attraversano il legno e il cemento delle sue stanze per prendere la forma di ferite sempre nuove. La Superba, infatti, è la villa che Corrado e Lucia Lissi hanno costruito nel 1923 nel cuore della Brianza, di fronte alla fabbrica di maglieria ricevuta in eredità dal fondatore e portata con fatica al successo. Il nome l’ha scelto Lucia, per ricordare quanta strada hanno fatto, lei e il marito, da quando hanno lasciato la cascina dove sono nati per trasferirsi in città, in tasca solo sogni. Ce ne sono voluti tanti, per fare la fortuna del Lissi: sogni e idee. E per decenni la fabbrica è cresciuta, tra la sperimentazione di Corrado e la creatività di Lucia, sempre attenta ai diritti delle lavoratrici, complice l’incontro con Anna Kuliscioff a Milano. Ma «il tempo di ogni cosa perfetta è troppo breve» e a metà del Novecento, con il passaggio di gestione prima al figlio Marco e poi al genero Alvise, le cose cominciano a cambiare. Fino alla decisione di vendere la Superba, sofferta e in apparenza irrevocabile. Questo romanzo familiare è un’opera piena di verità: quella della Storia, che si insinua tra le pieghe di una casa e di molte vite illuminando uno scorcio avvincente di Novecento, due guerre mondiali, il femminismo e il socialismo che si fanno strada. E la verità dei sentimenti, della dedizione e della devozione, dell’amore che resiste oltre i lutti e il tradimento, della generosità che può ribaltare una fine già scritta. Il festival proseguirà nella primavera 2025 con tanti altri incontri presso le biblioteche del sistema.
Solferino Libri
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Topazia Alliata
Topazia Alliata, intellettuale eclettica e anticonformista, spirito libero, sempre un passo avanti rispetto al suo tempo, pittrice, gallerista e curatrice, è stata una grande protagonista della scena culturale del Novecento.
Nata a Palermo il 5 novembre 1913 in una famiglia aristocratica di origini pisane, suo padre era Enrico Alliata duca di Salaparuta, proprietario delle cantine di Casteldaccia che producono i vini Corvo. Sua madre Oria Sonia Ortúzar Ovalle de Olivares, figlia di un diplomatico cileno, nata e cresciuta a Parigi, da ragazza era stata una talentuosa soprano allieva di Enrico Caruso.
Una famiglia di sangue blu che disdegnava i fasti conducendo una vita semplice e morigerata.
Il genitore, colto e illuminato, frequentava i salotti europei più innovatori, seguiva il socialismo umanitario di Tolstoj ed è stato tra i fondatori della cucina vegetariana. La madre, costretta ad abbandonare le velleità artistiche perché ai tempi non era conveniente per una nobildonna calcare i teatri, soffriva di malumori e risentimenti che ne hanno segnato l’esistenza.
Cresciuta in un ambiente di grande apertura, a contatto con diverse culture, aveva appreso, sin da bambina, l’inglese, lo spagnolo e il francese. È stata una delle prime donne in Sicilia a prendere la patente, indossava i pantaloni e fumava. Amava lo sport e la natura, è stata un’ardita arrampicatrice e sciatrice e ha compiuto varie ascensioni sulle Dolomiti.
Ha frequentato la Scuola Libera del nudo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, fino ad allora preclusa alle donne.
Ha viaggiato molto e incontrato personaggi come Paul Guillaume, che le ha fatto un ritratto e Pablo Picasso. Nel 1931 anche Renato Guttuso, che ne era invaghito, l’ha ritratta nel quadro Giovane donna ammantata.
Le sue opere, dalla forma essenziale, sono soprattutto ritratti e autoritratti.
Della sua produzione pittorica è rimasto ben poco a causa dei tanti trasferimenti e i furti subiti.
La famiglia avrebbe voluto farle sposare un nobile inglese, ma, incurante del parere dei genitori, nel 1935, a Firenze, ha sposato Fosco Maraini, giovane intellettuale che sarebbe diventato uno dei più grandi antropologi del Novecento.
Insieme hanno vissuto una grande e intensa storia d’amore caratterizzata dalla libertà dal vincolo dei pregiudizi, il trasporto per l’arte, l’amore per la vita e per i viaggi.
Nei primi anni abitarono a Fiesole in una casa modesta dove, nel 1936, è nata la loro prima figlia, Dacia. Tre anni dopo si trasferirono a Sapporo, in Giappone, dove lui aveva ottenuto un incarico universitario e dove, nello stesso anno è nata Yuki, per l’anagrafe italiana Luisa. Nel 1941, a Tokyo, è nata Antonella, detta Toni.
Antifascisti, quando si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, vennero internati in un campo di prigionia nipponico dove hanno sofferto fame e freddo. Di quell’anno terribile è rimasto un piccolo diario dove ha annotato condizioni e sensazioni. Nel maggio 1946 vennero rimpatriati su una nave militare. Tornati in Sicilia, andarono a vivere a Bagheria, nella monumentale Villa Valguarnera.
In un momento storico estremamente difficile, alla morte del padre, ha fatto di tutto per risollevare le sorti dell’azienda vinicola di famiglia, rivelandosi un’imprenditrice tenace e intraprendente. A lei si deve la creazione del Colomba platino, un bianco che ancora oggi è vanto del marchio Corvo. Ma, nonostante il grande impegno speso, nel 1959, si è vista costretta a vendere le cantine di Casteldaccia a un ente della Regione Sicilia.
Trasferitasi a Roma ha aperto una galleria d’arte a Trastevere, una vera fucina di nuovi talenti che ha chiuso nel 1964, dopo aver organizzato e curato circa sessanta mostre. Ha continuato comunque il suo lavoro di promozione e scoperta di artisti e artiste emergenti collaborando con diverse gallerie italiane e internazionali.
È morta a Roma il 23 novembre 2015, aveva 102 anni.
Sulla sua intensa vita e il potente contributo apportato alla scena culturale del secolo scorso, sono stati scritti diversi libri e le sono state dedicate mostre e premi.
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Marta Fascina compra casa dai cinque figli eredi di Silvio Berlusconi
La deputata Marta Fascina ha comprato casa in uno dei palazzi che erano di proprietà di Silvio Berlusconi. La politica 34enne è stata l'ultima compagna dell'ex leader di Forza Italia. Fascina ha concluso l'affare con i cinque figli eredi del Cavaliere. Le parti si sono incontrate a fine luglio nella villa di Arcore e davanti al notaio Arrigo Roveda, lo stesso che si era occupato dell'apertura del testamento. Proprio Silvio Berlusconi ha lasciato a Fascina cento milioni. Al momento la deputata ha incassato un quarto di quella cifra. Il resto le sarà liquidato gradualmente. Fascina si sarebbe presentata alla operazione immobiliare con sei assegni circolari Intesa San Paolo per un totale di 1,2 milioni di euro. In questa cifra sono compresi ventimila euro per i mobili già presenti. A vendere l'abitazione è stata Immobiliare Idra che, al momento della compravendita, è stata rappresentata dal suo amministratore delegato Augusto Barbieri. L'offerta della esponente di Forza Italia era stata presentata a inizio anno. A febbraio infatti c'era stato un passaggio formale nel consiglio di amministrazione Idra. Il rogito è avvenuto, sempre stando a quanto raccontato dal Corsera, il 22 luglio. L'appartamento si trova a Milano 2 (Segrate) ed è grande 250 metri quadrati: è all'interno di una palazzina di dieci piani. È costituito da un ingresso, soggiorno-pranzo, cucina, quattro camere, uno studio, quattro bagni, terrazzo, due balconi, un box di 45 metri quadrati e una cantina. Sembrerebbe che il futuro inquilino sarà il fratello della politica, Claudio Fascina che da qualche tempo lavora nel gruppo Mediaset. Read the full article
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Spaccio di Droga a Villa Bellini: denunciati spacciatore 19enne e i suoi clienti
I viali della Villa Bellini di Catania erano diventati il punto di riferimento per un giovane spacciatore di 19 anni. Il ragazzo, infatti, sfruttava la discrezione offerta dal parco per incontrare i propri clienti e vendere droga. A seguito di alcune segnalazioni, i carabinieri della stazione di Piazza Dante hanno organizzato dei controlli discreti nella zona, con l’obiettivo di monitorare le attività sospette all'interno del parco. Durante uno di questi appostamenti, intorno alle ore 09.00, i militari hanno notato il giovane spacciatore in compagnia di una ragazza, presumibilmente una cliente. Quest'ultima è stata vista ricevere qualcosa dalle mani del 19enne e si è immediatamente allontanata verso l'uscita. Insospettiti, i carabinieri hanno deciso di seguire il giovane e, dopo averlo pedinato, lo hanno fermato nei pressi dell'uscita di via Etnea della Villa Bellini per un controllo approfondito. Nel corso della perquisizione, i militari hanno scoperto nel borsello del giovane una dose di marijuana, conservata in una bustina di plastica sigillata, insieme ad altri 165 contenitori simili, tutti vuoti e pronti per essere utilizzati. Inoltre, è stato rinvenuto un bilancino di precisione, la somma di 25 euro, considerata il provento dell'attività illecita, e diverse cartine per la preparazione rapida degli "spinelli". Tutti questi elementi hanno confermato i sospetti delle forze dell'ordine sul coinvolgimento del ragazzo nello spaccio di droga. Le indagini successive hanno rivelato che il giovane utilizzava il proprio telefono per ricevere ordinazioni dai clienti, vantando la qualità della droga offerta. Gli scambi di messaggi recuperati dai carabinieri hanno mostrato come il pusher organizzasse gli incontri per la consegna della "merce" all'interno della Villa Bellini, lontano da occhi indiscreti. L'operazione dei carabinieri ha portato alla denuncia del 19enne per spaccio di sostanze stupefacenti, e sono in corso ulteriori indagini per verificare eventuali collegamenti con altre persone coinvolte nel traffico di droga. La Villa Bellini, uno dei principali parchi di Catania, era diventata così, per alcuni, non solo un luogo di svago ma anche un punto di riferimento per attività illecite, suscitando preoccupazione tra i cittadini. Read the full article
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Asilo Comandi per fanciulli in difficoltà
Nel 1876 a Firenze, in Via Gioberti (all'epoca via Aretina) tra Via Villari e Via Scipione Ammirato, esisteva l'Asilo Professionale, a completamento di un progetto di volontariato che mirava a prendersi cura dei ragazzi abbandonati. Venne creato da Giuseppe Comandi che, dopo una crisi mistica era approdato al protestantesimo, aderendo alla chiesa valdese. A nove anni dalla sua fondazione, l'Asilo accoglieva circa 100 allievi interni e moltissimi esterni. Vi erano ospitati giovani che andavano dai pochissimi anni di età fino ai vent'anni. La struttura interna prevedeva una suddivisione in "famiglie", gestite da alcune "madri" coadiuvante da sorveglianti. Lo scopo era quello di ricreare per i ragazzi un'atmosfera familiare. L' Asilo era dotato di scuole elementari interne e di botteghe artigiane ed officine che dovevano servire a preparare i ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro. Nel 1895 venne acquistata una proprietà agricola verso Monteloro, dando avvio anche ad una scuola di agricoltura. Successivamente venne aperta una scuola normale per la preparazione di maestri. Nella stessa strada, a pochissima distanza, anche i Salesiani avevano aperto la loro sede ed iniziato la propria opera nel 1881, con lo scopo di bloccare l'espansione dell'Asilo, ma nonostante questo l'Asilo continuò la propria attività fino al 1910, dopo la morte del suo creatore. La vedova non riuscì però a sobbarcarsi il carico di responsabilità derivanti dalla gestione dell'Asilo e dell'azienda agricola, che decise di vendere per acquistare una villa in Via Trieste che è rimasta in attività per molti anni ancora come Asilo Comandi per fanciulli in difficoltà.
Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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O GRANDE ISRAEL E A GUERRA SANTA DOS EUA, POR GREG REESE (LEGENDADO)
🤐Fazer guerra em nome de Deus🤐
👉Um vídeo que se tornou viral recentemente mostra o ministro das Finanças de Israel dizendo que o Estado judaico deve se estender à Jordânia, ao Líbano, ao Egito, à Síria, ao Iraque e à Arábia Saudita.
👉O presidente ucraniano Volodymyr Zelensky disse que quer que o seu país se torne um "Grande Israel". E enquanto jovens ucranianos são sacrificados para a guerra do Departamento de Estado dos EUA com a Rússia, colonos judeus de Israel estão construindo casas no seu lugar.
👉Dizem que Israel está só se defendendo do Hamas. Mas um telegrama que vazou de Israel afirma que o Hamas serviu como um grupo útil de contraponto contra a OLP (Organização para a Libertação da Palestina).
👉A CIA, o MI6, o Mossad e os seus homólogos dos serviços secretos têm um longo histórico de fomentar grupos terroristas e de os usar como "bicho-papão" para vender guerras ilegais ininterruptas no Médio Oriente.
👉 Israel e E.U.A continuam a bombardear o Líbano, assassinando inúmeros civis, alvejando crianças na cabeça e aproximando-se de uma guerra com o Irã. Uma guerra que inevitavelmente arrastará a Rússia para o conflito.
👉O falecido informante dos Serviços Secretos Navais, William Cooper, acreditava que sabia a resposta.
👉Israel foi criado como o instrumento para levar a cabo a "Batalha do Armagedom" e o cumprimento da profecia bíblica, uma guerra que será tão terrível que serão usadas armas nucleares, que os cidadãos americanos e os outros povos do mundo se ajoelharão e implorarão que não haja mais guerra.
👉Será dito então que a única forma de garantir que não haja mais guerra é DESTRUIR A SOBERANIA DAS NAÇÕES E NOS UNIRMOS COMO UMA SÓ HUMANIDADE EM UM GOVERNO ÚNICO MUNDIAL.
Título Original: Greater Israel and America's Holy War
Fonte: Greg Reese
Legendado em: 🇵🇹
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Palavras
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9 ott 2023 12:10
IL PABLO ESCOBAR DE' NOANTRI: ROBERTO GRAMOLA – I RACCONTI DEL NARCOS ITALIANO 79ENNE CHE HA SCONTATO 22 ANNI: “UN GIORNO MI CHIAMÒ IL MIO SOCIO, IL MARACHUCHO. ERAVAMO A MIAMI. IL GIORNO SEGUENTE ALL’HILTON, ENTRA UN RAGAZZO, MI GUARDA E DICE: “COMO SE LLAMA USTED?”. “ROBERTO, EL VIEJO”, RISPONDO. POI ESCLAMA: “ESTA BIEN!”, E SE NE VA. ERAVAMO APPENA PASSATI AL CARTELLO DI MEDELLIN. AVEVO PARLATO CON IL FIGLIO DI ESCOBAR” – “ENTRAI NEL MIRINO DI UN CERTO MR.COOK DELL’FBI. SCAPPAI IN SUDAMERICA DALLA MIA VILLA DI BASSANO LASCIANDO 1,5 MILIARDI DI COCA” -
Estratto dell’articolo di Nicolò Fagone La Zita per il "Corriere della Sera”
Non gli è stata dedicata una serie Netflix. Sulla sua storia è uscito un libro, sul quale non viene mai riportato il nome originale. È stato condannato a 22 anni di carcere senza che prendesse mai un’arma in mano. Dietro le sbarre delle Vallette, a Torino, dove oggi torna da volontario della Caritas, ha ottenuto il diploma di liceo classico e due lauree. In giurisprudenza e scienze politiche. Roberto Gramola, 79 anni, è stato uno dei più grandi narcotrafficanti italiani.
Uno degli uomini che, a cavallo fra gli anni 70 e 80, ha rivoluzionato la logistica dell’industria mondiale della droga. Se si doveva scovare un modo per trasportare la cocaina dal Sudamerica all’Europa, Roberto era il numero uno. Per questo è stato corteggiato e protetto dai cartelli. Non contava i soldi, li pesava. Negli Stati Uniti il suo nome è ancora cerchiato in rosso, perché non è mai stato un collaboratore di giustizia, e così lui se ne tiene a distanza, nonostante la famiglia viva lì e uno dei figli sia un agente dell’Fbi.
Roberto Gramola non è stato l’Escobar italiano, ma la figura che Pablo voleva sottrarre alla concorrenza.
«Un giorno mi chiamò il mio socio, il Marachucho. Eravamo a Miami e mi disse di prepararmi per un incontro a Panama. Gli chiesi per cosa, mi rispose di non preoccuparmi. Il giorno seguente ero all’Hilton, alle 16, in perfetto orario arriva una decina di persone, tutte armate. Tra loro c’è il mio socio, che dice solo: “Io esco”. Entra un ragazzo.
Mi guarda e dice: “Como se llama usted?”. “Roberto, El Viejo”, rispondo. Mi fissa negli occhi, a pochi centimetri, e inizia con una serie di domande. Poi esclama: “Esta bien!”, e se ne và. Rientra il mio socio e dice: “Le gustas”. Eravamo appena passati al cartello di Medellin. Avevo parlato con il figlio di Escobar, che voleva capire se fossi affidabile. In caso contrario sarei morto lì. Quando Escobar chiedeva, esisteva solo una risposta».
Quando era iniziato tutto?
«Sono nato a Roana, un paesino vicino a Vicenza, sotto la pioggia di bombe del 1944. Quando ero piccolo i partigiani spararono alla porta di casa, mio padre era fascista. Mi chiamo Roberto per l’asse Roma-Berlino-Tokio. Quella volta ci salvammo per miracolo. Sono l’ultimo di sei fratelli, “il preferito” di mamma. Quando uccideva una gallina, la carne arrivava solo a me. Diceva sempre che non sarei stato un figlio normale».
Il suo primo lavoro?
«Diventai geometra per il Comune di Vicenza: una noia mortale. Dopo un anno mi sono licenziato e ho iniziato a vendere piastrelle. Da lì sono cresciuto fino a diventare un imprenditore innamorato della pietra: marmi, onici, graniti. Commerciavo in Italia, poi in Europa, finché negli anni Settanta sono passato a Sudamerica e States, dove ho conosciuto la mia bellissima Gilda. Un periodo esaltante».
E poi cosa accadde?
«Gli affari rallentavano e un giorno un mio cliente (il Marachuco) mi disse che se gli facevo un favore poteva darmi 3.500 dollari al chilo. Vinsero la mia irrequietezza, il gusto per il rischio e una sorta di ribellione verso le istituzioni».
Cioè?
«Organizzammo una mini spedizione: io dovevo forare due dei miei blocchi di marmo e ricavare delle camere interne per nascondere il tutto. In un mese preparai e spedii 260 chili da San Paolo a Miami. Comprai subito casa e auto a Miami, presentandomi con 2 valigette di contanti».
Quanto ha guadagnato?
«Se in Sud America la cocaina la pagavi 6 mila dollari al chilo, in Europa valeva il sestuplo. In Italia tutti gli imprenditori più famosi la usavano nel weekend. La cocaina costa molto ed è classista, per questo mi sono fatto pochi problemi a trattarla».[…]
Come li trasportavate?
«La coca partiva dai porti brasiliani di Vitoria o Rio. I controlli all’andata non erano un problema. Al poliziotto che guadagnava 100 dollari al mese ne davi 500 e ti scortava. Io aspettavo l’imbarco, poi partivo e mi recavo a destinazione. Il metodo doveva sempre cambiare, anche se funzionava. Marmi farciti, container di vetro, cavi elettrici. Le bombole dei subacquei erano perfette, non lasciavano passare i raggi allo scanner. Trasportavamo fino a 2 mila chili per viaggio.
A volte gli stessi vestiti venivano imbevuti di coca, che poi veniva recuperata facendo bollire i capi per poi farli asciugare e rinsecchire. E c’era un’altra questione: come portare indietro i soldi, che facevamo viaggiare sempre in lavatrici o frigoriferi di cui ai tempi il Sudamerica era innamorato. Nessuno li controllava. Oggi tra droni, satelliti e chip sarebbe più complesso. Tranne per i pagamenti, visto che con i bitcoin si può fare di tutto».
Prima di Medellin, a quale cartello apparteneva?
«All’epoca ce n’erano tre: Cali, Medellin e quello più piccolo della Guajira. Si diceva che io fossi il capo di quest’ultimo, non era vero. Lavoravo per loro. Finché portavi qualche centinaio di chili alla concorrenza non interessava, ma quando fai un carico da più di una tonnellata si interessano. Quando andavo nelle ville dei narcotrafficanti era come si vede nei film:
grandi appezzamenti di terra, strutture meravigliose, piscine enormi, donne bellissime e tutti armati fino ai denti. Caduto Escobar, che aveva un esercito di 2mila persone e ne manteneva 50 mila si è rotto tutto: gli altri due cartelli sono durati poco e sono subentrati i messicani. molto più violenti. Se non passi da loro, oggi, sei morto».
Quando iniziarono i guai?
«Verso la fine degli anni 90, quando il mio socio per alzare qualche soldo in più si fece fregare da un agente in incognito. Per farla franca fece il mio nome. Da lì entrai nel mirino di un certo Mr.Cook dell’Fbi, e non ho più visto la mia famiglia fino al processo. Scappai in Sudamerica dalla mia villa di Bassano lasciando 1,5 miliardi di coca».
Quando la catturarono?
«Nel 1997, a causa di una soffiata. La “mula” (chi accompagna il carico) era stata beccata, così avevano tagliato un cavo e scoperto il trucco. Per non farsi il carcere, vendette me. Ai tempi ero già in trattativa con qualche colonnello. Loro mi lasciavano stare e io gli facevo trovare qualche carico ogni tanto.
Chiamavo dai telefoni pubblici per un minuto, poi mi spostavo e cambiavo per non essere rintracciato. Mi beccarono a Roma. Avevo 20 mila dollari, 3,5 milioni di lire e non so più quanta droga. Nella relazione però misero solo le lire. E mi diedero 36 anni in tre processi. Chi uccide prende di meno, ma gli americani volevano farmela pagare e condizionarono i giudici italiani». […]
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la casa nella prateria
resistenza
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Roma, doppia operazione anti-droga: sequestrato 1kg di stupefacenti, arrestate 4 persone
Roma, doppia operazione anti-droga: sequestrato 1kg di stupefacenti, arrestate 4 persone. Ancora arresti per droga da parte della Polizia di Stato. Sono 7 le persone arrestate perché gravemente indiziate del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Sequestrati più di 1 kg di droga e la somma di oltre 6 mila euro. Quasi un chilo di stupefacente e la somma di 6 mila euro quanto rinvenuto e sequestrato dal personale della Polizia di Stato dei Falchi della Squadra Mobile della Questura capitolina in una duplice operazione antidroga. Per entrambe le operazioni l’Autorità Giudiziaria ha convalidato i 4 arresti. Hashish La prima operazione, effettuata nella zona del Quarticciolo presso uno stabile, è arrivata alla fine di un’intensa attività di indagine che ha portato al rinvenimento all’interno di un appartamento di alcuni etti di hashish. Infatti, gli agenti della Mobile, messo in atto un espediente al fine di accedere di sorpresa all’interno dell’abitazione, riuscendo ad eludere l’alta soglia di ‘sorveglianza’ dedicata, dopo aver identificato le due persone all’interno, hanno effettuato la perquisizione che ha permesso di rinvenire lo stupefacente celato all’interno dell’appartamento. Le due persone, un uomo ed una donna, entrambe romane di 45 e 20 anni, al termine delle indagini sono state arrestate. Cocaina Anche nella seconda operazione, effettuata dai Falchi della Squadra Mobile di Roma, sono due gli arrestati in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, in concorso tra loro. Durante un mirato servizio contro lo spaccio di droga, in zona Casilino, gli investigatori hanno assistito, in diretta, a uno scambio di droga in cambio di denaro, dove un uomo, in atteggiamento di attesa fuori dalla propria autovettura, veniva raggiunto da un’altra persona, a bordo di un’altra autovettura, che parcheggiava dietro alla precedente. Il secondo arrivato scendeva con una busta che consegnava all’altro, in cambio di un involucro voluminoso. A quel punto gli agenti sono subito intervenuti bloccando le due persone e identificandole. Ingente il ‘bottino’ recuperato: oltre 7 etti tra cocaina e hashish e la somma in denaro di quasi 6 mila euro. Trastevere Mentre in zona Trastevere, gli agenti della Polizia di Stato del XV Distretto Ponte Milvio, a seguito di un servizio dedicato, hanno fermato due 15enni che ‘agivano’ all’interno di Villa Sciarra. I due fermati, è stato successivamente appurato, non avevano fatto accesso all’interno della Villa dall’ingresso principale, bensì da un’apertura creata nella rete di recinzione e, nei pressi di una panchina presente nella Villa, davano vita alla loro illecita attività. Gli agenti del XV° Distretto, dopo aver assistito ad uno scambio con un cliente, sono intervenuti riuscendo a bloccare i due ragazzi, non senza poche difficoltà. I due, infatti, per sfuggire agli investigatori hanno opposto notevole resistenza aggredendo i poliziotti. Il loro ‘modus operandi’, al quale sono risaliti gli investigatori tramite le chat scambiate su di una nota piattaforma di messaggistica, consisteva nello svolgere l’attività esclusivamente in orario pomeridiano, dalle 17.00 in poi, non limitandosi a vendere la droga al dettaglio, ma anche in grammature consistenti (da 50 a 100 grammi), ovviamente concordate prima, sempre attraverso messaggi. Pusher in erba Dal riscontro dei cellulari, oltre alla consolidata attività di spaccio posta in essere dai due minori, sono emerse anche le diverse modalità di acquisto offerte ai clienti quali uno ‘sconto’ a seconda della quantità di stupefacente ordinata, oppure, a seconda dell’importo di droga acquistato era possibile usufruire di una consegna a ‘domicilio’. I 2 pusher ‘in erba’, trovati in possesso di oltre 3 etti di hashish ed di un importo di 800 euro, al termine delle indagini sono stati arrestati per detenzione ai fini di spaccio e resistenza a Pubblico Ufficiale, avendo costretto alcuni agenti a ricorrere alle cure sanitarie con prognosi dai 5 ai 3 giorni. Convalidato infine l’arresto da parte dell’Autorità Giudiziaria. Casilino Infine, in zona Casilino, gli agenti della Polizia di Stato del VI Distretto, a seguito di una specifica attività d’indagine, tramite un escamotage, sono riusciti ad accedere all’interno di un appartamento dove un italiano di 47 anni celava diversi involucri di cocaina, una somma in denaro di 40 euro, materiale per il confezionamento e per la pesatura della sostanza stupefacente e la contabilità manoscritta riportante cifre e nomi dell’illecita attività di spaccio. L’uomo è stato così arrestato e l’Autorità Giudiziaria lo ha successivamente convalidato. Read the full article
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A rieccoci carissimi tutti/e, oggi vi porto a VILLA SELVATICO situata nel comune di BATTAGLIA TERME, in provincia di PADOVA, una di quelle VILLE che hanno segnato la STORIA di quei tempi, sorge in su di una collina che s'innalzava di 32 metri su un territorio all'epoca malsano. Era nota come la "Collinetta del Pignaro" e successivamente anche "Monte della Stupa" a causa del vapore esistente già dal XII secolo. Nella sua cima ospitava la Chiesetta di Sant'Elena costruita sulle preesistente di un altra Chiesa dedicata a S. ELISEO e nominata in un documento del 1156 e un ospedale per i pellegrini costruito nel 1199 grazie ad un lascito della nobile Speronella Delesmanini. Era di proprietà dei CARRARESI, in seguito alla loro caduta la Camera Fiscale di PADOVA vendette il Monte a tre soci: Francesco Capodilista, Marino Zabarella e Vezzelesi. Successivamente passò prima al figlio Marino e poi ad Agnese sua nipote con un tale Giacomo da Lion. Fu proprio la nipote di questi, ALBA da Lion a vendere la proprietà ai quattro fratelli BARTOLOMEO, BATTISTA, FRANCESCO E GIROLAMO SELVATICO il 25 febbraio 1561. I lavori di ristrutturazione iniziarono nel 1593 con l'idea di farne una residenza ma senza troppi eccessi visto che la famiglia pur nobile non era ricchissima. A mettere in contatto per la prima volta i SELVATICO, dove ora sorge la Villa con i suoi grandi territori fu Giovanni Canaro la cui figlia Agnese sposò ALVISE SELVATICO uno dei figli di Antonio. Agnese Canaro si portò in dote le Valli che erano molto vaste e comprendevano 393 campi compresi tra il canale di Battaglia e il canale di Arquà e i monti dell'Lispida a Galzignano. Agnese Lanari fu vedova del primo marito ma prima di convolare a nuove nozze, fece una donazione nel 1426 ai figli. La donazione venne confermata dopo trent'anni dopo alche restò all'unico figlio sopravvissuto Bartolomeo.
Se siete arrivati fino a qui vi posso affermare che dopo 15 anni di chiusura, dallo scorso marzo è possibile visitare VILLA SELVATICO.
A questo punto vi ringrazio per l'attenzione e a tutta la GRANDE FAMIGLIA di Padova in foto un abbraccio affettuoso a tutti voi.
Flora Mazzucato
Foto di Giada Occari 👍 Padova 🇮🇹💟
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